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ATTENZIONE: SE VUOI AVERE UN FUTURO DIFENDI LA VITA, DA ADESSO

Ultimo Aggiornamento: 10/03/2017 13:01
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30/09/2014 17:54
 
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  MEGLIO TARDI CHE MAI......


Che sorpresa, ora anche la Coop tiene famiglia
di Rino Cammilleri28-09-2014
Un supermercato Coop

 

Leggendo su zenit.org il sunto del Rapporto Coop 2014 “Consumi&Distribuzione” presentato a Milano il 3 settembre viene da ghignare amaramente. Infatti, per la prima volta in vita sua detto Rapporto si occupa della “bomba demografica” italiana, accorgendosi, bontà sua, che è uno sboom. I cattolici lo dicono da sempre e addirittura un banchiere famoso come Ettore Gotti Tedeschi ne ha fatto il suo cavallo di battaglia, la sua profezia di cassandra, il suo tormentone, la sua coperta di Linus, il suo delenda Carthago: la crisi economica è una crisi innanzitutto demografica. 

La Coop se n’è accorta ora, nel 2014. Già, perché quando il portafogli piange non c’è ideologia che tenga. Bambole, non c’è (più) una lira, diceva Tino Scotti. E oggi la Coop getta la spugna e ammette che, sì, il re è nudo, contrordine compagni. Marco Pedroni, presidente di Coop Italia, primo distributore italiano di beni di largo consumo, arriva a dire, sconsolato, che «senza figli non c'è ripresa delle aspettative, non c'è incremento dei consumi, non c'è futuro». E lo manda a dire pure a Renzi: «Nel programma dei Mille giorni è fondamentale rimettere al centro una nuova politica di sostegno alle nuove famiglie e alla natalità: è questo lo choc di cui avremmo bisogno». Ma di certo chiacchiere e distintivo lo sa, solo che non sa che farci. 

Il mercato delle auto e quello degli immobili si è dimezzato. Pure i consumi alimentari (i più cari alla Coop) sono crollati. Il 2014 è stato l’anno col minor numero di nascite in Italia, Paese già recordman mondiale di denatalità. Ogni 100 giovani con meno di 15 anni sono 151 le persone con più di 65 anni. Con una speranza di vita diventata di 80 anni per gli uomini e 85 per le donne. La disoccupazione cresce così come il numero degli italiani che lasciano il Paese.  Di fronte a tutto ciò, il Fondo Monetario Internazionale ci manda a dire che dobbiamo tagliare le pensioni.

Il che, in un Paese di vecchi, darà il colpo di grazia ai consumi (e alla Coop). Ma non tutto è così nero, nel Rapporto Coop. Un segnale positivo c’è: il commercio elettronico, che nel 2013 ha registrato una crescita del 20,4% rispetto al 2012. Tradotto nella lingua di Bertoldo ciò significa che gli italiani si tolgono letteralmente il pane di bocca per comprarsi l’ultimo modello di iPhone, di tablet, di smart, di galaxy, di playstation eccetera. E non c’era bisogno delle cifre del Rapporto, perché, all’annuncio di una nuova uscita, ogni volta si vede la gente bivaccare (alcuni con la tenda!) fin dalla sera prima davanti ai negozi di elettronica. 

Circenses, così come le nozze gay e tutte le altre «priorità» che i nostri amministratori e governanti e magistrati si affannano a collazionare in nome di una «libertà» che, senza pane&lavoro, è solo fumo negli occhi. Dài e dài, sono riusciti a trasformare il Popolo dei Santi e dei Navigatori, che un tempo fu anche degli Artisti, dei Mercanti e dei Banchieri, in una folla indistinta di beoti sempre connessi e incollati a uno schermo. Basta fare un viaggetto in metropolitana per rendersene conto. L’Italia è fatta, ora bisogna fare gli italiani: così diceva Massimo D’Azeglio nel 1861.

Ci hanno messo centocinquant’anni e questo è il risultato. Ma ce lo vedete Matteo Renzi del Pd mettersi a chiedere «figli alla Patria» come Mussolini? Il giornale storico dei comunisti, «L’Unità», preferisce chiudere pur di non farsi comprare da Daniela Santanché, con la sola motivazione che costei è di destra e pure berlusconiana. Con simili teste ancora in giro, Matteo Renzi non oserà. Morirà sansone con tutti i filistei, e se i fatti contraddicono l’ideologia tanto peggio per i fatti (Ernst Bloch, filosofo marxista). L’Italia deve tornare alla pastorizia (ma non sui monti, perché là ci devono stare orsi e lupi), così è stato deciso dai veri padroni del mondo. E a poco servirà, temiamo, la tardivissima resipiscenza della Coop. 



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“Ecco com’è un bambino di 11 settimane nel grembo materno: i genitori di Ezekiel Burns ne danno testimonianza contro la pratica iniqua dell’aborto” di Pietro Romano


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Ne dà notizia il sito LifeSiteNews a testimonianza di come un essere umano di sole 11 settimane si presenta nel grembo materno, per volontà degli stessi genitori.
(https://www.lifesitenews.com/news/mother-shares-picture-of-11-week-old-stillborn-baby-my-sweet-little-mission)

Davanti all’evidenza solo un cuore di pietra può affermare che si tratti di un “agglomerato di cellule” o possa inventarsi qualche umana teoria che non si tratti “ancora” di una persona.

Lasciamo pertanto che Dio confonda le menti di chi si rende sapiente (ma in realtà stolto), felici di rimanere nella stoltezza per il mondo, ovvero saggezza per Dio, e continuare a sostenere chela persona è tale fin dal concepimentoche Dio infonde immediatamente ad essa l’anima immortale e pertanto l’aborto è in ogni caso un crimine, nonostante tutte le umane attenuanti si possano o vogliano cercare.

Dal profilo Facebook dei genitori leggiamo queste parole:
(https://www.facebook.com/photo.php?fbid=922581348918&set=a.566419355408.2054466.149700362&type=3)

“Questa è la mia mano che tiene il mio dolce piccolino, Ezekiel. L’ho partorito il 20 Gennaio 2016. Il suo cuoricino si è fermato a 11 settimane e 2 giorni. 
Egli aveva un battito. Un suono così dolce. Aveva vita ! Non era un ammasso informe. Non era un agglomerato di cellule. Era formato. Perfetto. Guardate i suoi dettagli. Le sue dolci dita. Dita dei piedi. Sono benedetta per essere sua madre. Ha vissuto per testimoniare agli altri la sua stessa vita!
Per favore sentitevi liberi di condividere la sua VITA con altri. E’ il mio piccolo Missionario!”

E lo faccio con piacere, sig.ra Burns, e la ringrazio a nome di quella Chiesa Cattolica che ancora si batte per i valori non negoziabili della vita.

bimbo11settimane

 

Articolo di Pietro Romano






EDITORIALE
Norma McCorvey
 

Norma McCorvey si è spenta a 69 anni. Fu lei, con lo pseudonimo di Jane Roe, a portare alla sentenza della Corte Suprema americana che nel 1973 sentenziò l'omicidio dei bambini in grembo. Anni dopo si convertì svelando le menzogne del femminismo che la usò senza scrupoli e girando in lungo e in largo gli Usa per offrire in sacrificio il suo errore e le sue riparazioni. 

di Benedetta Frigerio

Si è consumato ieri il suo ultimo sacrificio, dopo 27 anni in cui ha dovuto portare il peso enorme di essere stata la principale causa delle milioni di vittime dell’aborto, quelle che poi ha cercato di difendere con tutta se stessa. Norma McCorvey, simbolo mondiale della legalizzazione dell’aborto in Occidente e poi icona della causa pro life, è morta a 69 anni in una casa di riposo del Texas.

Nota con lo pseudonimo di Jane Roe, spinse la sua richiesta di normalizzare l’omicidio dei figli in grembo alle madri fino alla Corte Suprema, che accolse il suo caso emettendo la nota sentenza Roe vs Wade del 1973. Poi, come succede sempre in questi casi, aperta la diga americana, l’aborto legale si diffuse come un’onda in tutta Europa. Sì può quindi dire che grazie al sì di questa donna, oltre 60 milioni di bambini sono stati uccisi solo in Usa e quasi 7 milioni in Italia, per non parlare delle cifre di altri paesi e degli aborti non conteggiati, come quelli clandestini o provocati dalle pillole del giorno dopo. McCorvey allora era una 22enne, convivente con un’altra donna, quando portò come motivazione di fronte al tribunale la sua povertà, i suoi problemi di tossicodipendenza e il fatto che era stata stuprata, non immaginando però che ben 7 giudici contro 2, tre anni dopo, le avrebbero dato ragione. Come a dire che la strada era già stata spianata da anni di lavoro da parte del movimento femminista, a cui serviva solo un caso "estremo" per convincere il popolo e quindi rendere accettabile la decisione dei giudici.

Fu lei stessa, convertendosi al cristianesimo e ricevendo il battesimo nel 1995, a svelare la menzogna montata dagli attivisti della morte, che la usarono chiedendole di mentire su uno stupro mai avvenuto. Infatti, ammetterà McCorvey ,“sono stata persuasa da avvocati femministi a mentire, a dire che ero stata stuprata e che avevo bisogno di un aborto ma era tutta una bugia. E da allora oltre 50 milioni di bambini sono stati uccisi. Mi porterò questo peso nella tomba”. Il suo caso conferma dunque la tattica che ancora oggi viene utilizzata per far sì che siano approvate norme contrarie alla vita e alla famiglia, come le unioni dello stesso sesso, l’eutanasia e prima ancora il divorzio. Non solo, perché la vicenda di McCorvey parla anche a chi, pur dicendosi contrario all’aborto, ne fa una questione di coscienza personale, spesso sbeffeggiando quanti si battono pregando o mostrando alle donne ingannate dalla scappatoia abortista le immagini dei feti.

Nella sua biografia, “Won by Love ("Vinta dall'amore"), pubblicata nel 1998, McCorvey scriverà delle milioni di persone che dopo la sentenza cominciarono a pregare per lei e di quando, 17 anni più tardi, si convertì alla causa pro life: “Ero seduta in un ufficio quando ho notato un poster con uno sviluppo fetale. La crescita del feto era così evidente, gli occhi erano così dolci. Il mio cuore mi faceva male solo a guardarli. Sono corsa fuori dalla stanza e mi sono detta: "Norma hanno ragione”. Qualcosa in quel poster mi aveva fatto perdere il respiro, continuavo a vedere l’immagine di quel piccolo embrione di 10 settimane e non ho potuto non dire: questo è un bambino. E’ come se un paraocchi mi fosse caduto dagli occhi, ho capito subito la verità: è un bambino! Mi sentivo schiacciata sotto la verità di questa rivelazione. Ho dovuto affrontare una realtà terribile: l’aborto non si trattava di un “prodotto del concepimento” (...). Si trattava di bambini uccisi nel grembo della madre. In tutti quegli anni mi ero sbagliata. Tutto il mio lavoro nelle cliniche abortiste era sbagliato. Divenne chiaro, dolorosamente chiaro”.

Fu da qui che McCorvey si decise a dare tutta se stessa per combattere l’aborto, girando il paese senza sosta per svelare l’inganno. Accompagnata al battesimo dagli stessi preti pro life che aveva combattuto, nel 1996 dichiarò anche di aver abbandonato la sodomia. Nel 2003 fece anche ricorso alla Corte Suprema ammettendo di essere stata usata, proprio perché povera e ignorante, e di aver dato falsa testimonianza. Ma il ricorso fu respinto. “Aspetto il  giorno in cui giustizia sarà fatta e il peso di tutte queste morti sarà rimosso dalle mie spalle”. McCorvey non ha visto quel giorno, ma ha speso oltre due terzi della sua vita a immolarsi per riparare alla sua scelta di offrire il proprio braccio alla vittoria della causa abortista. E chissà se il sacrificio ultimo e supremo della sua vita non sia il presagio del compimento delle sue attese: la fine della causa principale delle guerre nel mondo, come spiegò santa Madre Teresa di Calcutta, chiarendo che una società in cui le madri arrivano a uccidere i loro figli non può che essere piena di odio. 





[Modificato da Caterina63 20/02/2017 17:57]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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