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LE PIAGHE DELLA CHIESA DOPO IL CONCILIO - Don G. Lentini - ed altri testi

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2016 12:43
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23/07/2012 00:40
 
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3. ACCETTAZIONE DA MOLTI DELLE FORME E DELLO SPIRITO DELLA RIFORMA PROTESTANTE

Paolo VI disse: “L’interesse per il rinnovamento conciliare da molti è stato rivolto all’accettazione delle forme e dello spirito della Riforma protestante” (15.1.1969). [SM=g1740732]
“Ciò che mi colpisce, quando considero il mondo cattolico, è che all’interno del cattolicesimo sembra talvolta predominare un pensiero non cattolico, e può avvenire che questo pensiero non cattolico all’interno del cattolicesimo diventi domani il più forte. Ma esso non rappresenterà mai il pensiero della Chiesa. Bisogna che sussista un piccolo gregge, per quanto piccolo esso sia” (Intervista a G. Guitton, Paolo VI segreto).   


Don Divo Barsotti è un anziano prete, scrittore e fondatore di un istituto secolare, tanto stimato da Paolo VI da volerlo come predicatore nei suo esercizi spirituali nella Quaresima del 1971, in pieno caos contestatario. Disse in una intervista: “Ci sono oggi teologi che credono possibile superare i dogmi; si impegnano in “riletture” che in realtà ne svuotano i contenuti. È vero, è indispensabile aprirsi ai valori di altre culture diverse dalla latina, ma ciò non significa un “pluralismo teologico” come l’intendono in tanti: il Cristo è colui che assume ciò che c’è di buono e di valido ovunque, ma lo incorpora, lo trasforma, lo fa inconfondibilmente suo, in quel corpo che è la Chiesa. Al termine del processo di “apertura” non c’è la divisione, non c’è neppure il pluralismo: c’è l’unità... La fede è poi minacciata da teologi intimoriti: c’è il complesso d’inferiorità dei latini verso ciò che è scritto in tedesco; c’è il complesso d’inferiorità della cultura cristiana verso quella laica, per cui si prende sul serio ogni sproposito che venga dall’incredulità o dall’agnosticismo, senza controbatterlo in nome della verità, come sarebbe doveroso. Paura anche dell’impopolarità, per cui certuni riducono il vangelo a ciò che (presumono) si aspetta la gente, dimenticando che Gesù stesso ha voluto deludere il suo popolo. La purezza sessuale, la penitenza, la vita eterna: temi che si evitano ormai nella predicazione, per timore di non riuscire abbastanza “simpatici”. Ma che ce ne faremo di un cristianesimo così? La carità non è filantropia: questa mette al primo posto l’uomo, quella l’uomo anch’essa, ma per amore di Dio. E ciò cambia tutto” (V. Messori, Inchiesta sul cristianesimo).

Mons. Luigi Giussani, il fondatore di Comunione e liberazione, “non ha dubbi: in questi anni i cattolici sono chiamati a schierarsi, e a battersi per il futuro stesso del cristianesimo. E gli avversari non stanno più soltanto fuori; ma i più insidiosi si anniderebbero anche dentro la Chiesa. “Oggi - dice testualmente - siamo tornati a una situazione simile a quella in cui visse sant’Ambrogio, quando quasi tutta la Chiesa sembrava divenuta ariana”.
L’arianesimo - sarà bene ricordarlo - è l’eresia che declassa il Cristo, riducendolo a un uomo eccelso, ma non della stessa sostanza del Padre.
Un ritorno all’arianesimo, ma anche il ritorno di un’altra eresia: il pelagianesimo. Dunque, la negazione del peccato originale, la relativizzazione dell’importanza di battesimo, grazia, penitenza, preghiera.
“Insomma - afferma don Giussani - circola nella Chiesa un miscuglio di antiche eresie presentate da qualcuno come cose nuove. C’è un battere continuo sulla sola ragione, intesa però in senso illuministico, come la mia opinione, come ciò che in quel momento sembra a me vero. È qui, soprattutto, che vedo in azione un processo che insidia mortalmente il cattolicesimo di oggi: il pericolo di una protestantizzazione, per cui la Chiesa non è più la struttura di salvezza in cui continua a vivere Cristo, il quale parla attraverso il Magistero, ma è un club  di lettori dello stesso libro. Il processo degenerativo è oggi rilevante. Ai tempi della Riforma, almeno Italia, Spagna, Portogallo restarono saldamente cattoliche. Ora lo spirito protestante serpeggia un po’ ovunque”.

Non c’è qui, io dico (V. Messori, l’intervistatore - ndr), una scarsa attenzione allo spirito ecumenico che il Concilio ha tanto raccomandato?
“Niente affatto - risponde l’intervistato. - Ho grande stima per l’esperienza protestante. Ma questo non impedisce di deprecare l’infiltrazione nel cattolicesimo di atteggiamenti estranei alla sua natura: e il protestantesimo è tra questi. Oltretutto (il protestantesimo - ndr) è un cristianesimo ridotto a sola Parola, a sola lettura della Bibbia, non più visto e vissuto come realtà... Per giunta la Parola cui è ridotto è sfracellata da una esegesi biblica che ha fatto dell’intelligenza illuministica il suo nuovo idolo”.

“Della confusione in cui è stata gettata la Chiesa - continua a dire don Giussani -, soprattutto a danno dei membri più semplici e indifesi, sono responsabili certi teologi con la loro leggerezza e il loro terrore di non essere graditi, alla moda, accettati, applauditi. Da un lato la ricerca teologica aveva, come sempre nella Chiesa, un suo preciso diritto. Dall’altro lato la divulgazione teologica - su giornali e libri - è stata maneggiata in modo irresponsabile, quando non strumentalizzata, come sfogo intemperante, come autoaffermazione vanitosa... Ciò che rimproveriamo a certa teologia post-conciliare è l’avere scelto di essere subalterna alla cultura laicista; di essersi fatta, e volontariamente, cortigiana e serva della mentalità egemone. E non si accorgono che quel laicismo che mette loro tanta soggezione e bisogno di riverirlo, è in agonia, assieme a tutta la modernità nata dall’illuminismo settecentesco... Comunque non possono pretendere di parlare secondo lo spirito del Concilio e si rifanno ai testi conciliari coloro che rimuovono al contempo l’insegnamento del  Magistero, dei Papi soprattutto, ossia l’interpretazione autentica del Vaticano II” (V. Messori, Inchiesta sul cristianesimo).


Da qualche mese viene diffuso in Italia un Dizionario della Bibbia, edito da Zanichelli, diffuso per corrispondenza dall’editore di area cattolica Piemme, con prefazione del "presunto" monaco cattolico Enzo Bianchi, sponsorizzato dal settimanale "cattolico" - si fa per dire - Famiglia Cristiana con giudizio persino positivo del celebre esegeta cattolico mons. Gianfranco Ravasi, riportato sul dépliant. Il dizionario è tradotto dall’inglese, il cui titolo originale è: Harper Collins Bible Dictionary, curato dalla Society of Biblical Literature; l’ edizione italiana è a cura di Piero Capelli.
Perché i lettori se ne facciano un’idea riproduco alcune voci, e solo nelle parti essenziali. Ecco.
Cercando Eucaristia si è rimandati alla voce Ultima Cena; vi si legge tra l’altro: “È l’ultimo pasto consumato da Gesù prima della morte”. Niente dunque memoriale.
Del capitolo VI del vangelo di Giovanni viene detto: “Almeno tre interpretazioni di queste parole sono possibili.
1) quando i fedeli mangiano il pane e bevono il vino, essi stanno partecipando del cibo e della bevanda sacri che danno la vita eterna;
2) il linguaggio di mangiare la carne e bere il suo sangue suggerisce come occorra appropriarsi della salvezza, resa possibile attraverso la morte di Gesù, unendosi spiritualmente al Crocifisso e Risorto;
3) alla luce di Gv 6,63, il linguaggio sconvolgente e offensivo (per es. nei vv.51.52-57) indica lo scandalo dell’incarnazione: per avere la vita eterna occorre affidarsi a Gesù in quanto rivelatore inviato da Dio, Verbo fatto carne (Gv 1,14)”. E così la realtà eucaristica di Sacrificio, Comunione e presenza reale di Cristo viene dimenticata e annullata.


Maria Vergine: “È la moglie di Giuseppe, conosciuta come “la Vergine””. Però, Paolo scrivendo “Giacomo, “fratello del Signore” in Gal 1,19 suggerisce che Maria avesse un altro figlio”. E salta la perpetua verginità di Maria.
Leggiamo ancora: “Marco ci presenta Maria negativamente... Per esempio, la risposta di Gesù, “un profeta non è disprezzato se non nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua” include evidentemente anche sua madre”... Matteo ci presenta Maria meno negativamente, e positivamente Luca... Le parole di Simeone a Maria: “Anche a te una spada trafiggerà l’anima” (Lc 2,35), la qualificano forse come una che ascolta e osserva la parola di Dio”.


Pietro: “Pietro è uno dei discepoli di Gesù. Secondo Marco fu scelto per la rivelazione del Cristo risorto (16,7). In questo modo Pietro divenne uno speciale destinatario della conoscenza e della rivelazione esoterica”. Si parla pure del primato di Pietro. Ma in che cosa consiste? Ecco: “I Sinottici insistono che Pietro fu il primo ad essere chiamato in ordine di tempo e il primo dei Dodici a ricevere un incarico; gli fu data una conoscenza esoterica eccezionale... Pertanto Paolo andò a consultare Pietro (Gal 1,18) per ottenere informazioni, riconoscendo in tal modo in lui, sulla scia dei Vangeli, la fonte delle informazioni esoteriche relative a Gesù”. Un disastro: il cristianesimo ridotto ad esoterismo!    

Eppure un tale Dizionario della Bibbia è presentato ai fedeli della Chiesa cattolica italiana, e in modo positivo, dal celebre monaco che si dice cattolico Enzo Bianchi, Priore di Bose; il quale afferma, a conclusione della sua presentazione: “Solo lo Spirito Santo è l’ermeneuta della Parola entrata nella storia facendosi scrittura e facendosi carne. Solo lo Spirito, che abita le Scritture e le rende ispiranti, può compaginare la comunione della comunità cristiana e può guidare le Chiese a quella unità visibile e storica voluta dal Signore affinché il suo corpo nella storia non sia lacerato”

Ma un tale principio non è quello di Lutero che ha frantumato la Chiesa di Gesù Cristo nella sua evangelica visibilità? Come può ricostituirlo?
Anche mons. Gianfranco Ravasi, qualificato come il più autorevole biblista italiano, dà, di un tale dizionario, un giudizio positivo sul settimanale cattolico della San Paolo Famiglia Cristiana, riportato nel dépliant della Piemme: Dizionario “eccellente - egli scrive - per la molteplicità delle voci, la legione degli ottimi collaboratori, la ricchezza e l’accuratezza dei contenuti. Esemplari le analisi di archeologia, economia, sociologia...”.

Poveri cattolici italiani, vittime di tali maestri!

Ecumenismo e dialogo ecumenico, anche su tale argomento gli equivoci, coscientemente o incoscientemente sono tanti.
A tale proposito Giovanni Paolo I, quando era ancora Patriarca di Venezia, scriveva il 14.3.1972: “Dialogo. Ricorre, esso o i suoi sinonimi, una cinquantina di volte nei documenti conciliari. Nel suo nome la Chiesa sta gettando ponti in tre direzioni: cristiani separati, non cristiani e non credenti; tenendo conto di più di quel che unisce che di quello che ci divide, essa ha risolto o tenta di risolvere malintesi vecchi di secoli, rende giustizia agli ebrei e a Galileo, confessa umilmente che alcuni suoi uomini hanno sbagliato. Ciò è bello, dice passione per l’unità dei cristiani, dice umiltà, apertura, comprensione, maturazione e rispetto verso le opinioni religiose altrui. Altra cosa - invece - è affermare - dialogando - che la Chiesa cattolica ha delle manchevolezze costitutive, né più né meno delle altre chiese; anch’essa non si trova in situazione migliore delle altre e, per arrivare all’unità, deve fare solo questo: salire con le altre chiese verso Cristo; confessare - sempre alla pari delle altre chiese - le proprie colpe e rinunciare alla antica sua sicurezza circa il proprio “Credo”. Questo porta a cedimenti e compromessi sul terreno della fede, ad un irenismo a spese di verità, che non sono cosa nostra, ma solo “deposito” a noi affidato e da conservare gelosamente. Sarebbe poi ingenuo credere che il dialogo dottrinale sia una cosa facile; esso ha i suoi rischi e lo può condurre utilmente solo chi ha sicura preparazione dottrinale e psicologica” (Opera omnia, vol. V, pp. 342-343.)

“Il vero ecumenismo - scriveva il cardinale Jean Danielou - si realizza in una convergenza progressiva verso la totalità delle affermazioni che sono integralmente conservate nella tradizione ortodossa, che si trovano ugualmente nelle massima parte della tradizione protestante, che sono quelle della tradizione cattolica. È attorno a queste affermazioni che è possibile sperare si possa giungere ad un autentico dialogo” (Memorie, SEI Torino 1974, p.184).

[SM=g1740771]  continua....


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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