È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LE PIAGHE DELLA CHIESA DOPO IL CONCILIO - Don G. Lentini - ed altri testi

Ultimo Aggiornamento: 25/07/2016 12:43
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
01/08/2015 16:08
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


  Uno scheletro di Messa per una Chiesa scheletrica

 
Editoriale "Radicati nella fede" - Anno VIII n° 8 - Agosto 2015

Attendevano una nuova Chiesa, per questo si sono messi a cambiare la messa.
Volevano una chiesa con nuovi dogmi e nuova morale, allora hanno dovuto ritoccare la messa cattolica, così tanto da renderla uno scheletro di se stessa.
E a messa scheletrica, corrisponde uno scheletro di Chiesa, fatta di una dogmatica e una morale scheletriche.
 
Lo dicevamo il mese scorso [Non archeologisti, ma figli della Chiesa]: la nuova liturgia ha preteso di saltare due millenni di storia cristiana, con l'illusione di ricollegarsi ad un mitico inizio del cristianesimo. Hanno detto, i signori della riforma post-conciliare, che occorreva semplificare, per far emergere la nobile essenzialità del rito cattolico. Hanno ritenuto sostanzialmente negativo tutto il lavoro di secoli e secoli che la Chiesa aveva fatto, per rendere sempre più limpido ed educativo il rito cattolico.

Hanno tolto e tolto, considerando quasi tutto aggiunta negativa, e ne è venuto fuori uno scheletro di messa. Una messa piena di vuoti e di non-detto, vuoti e non-detto riempiti dalla fantasia del celebrante e dei fedeli. 

E le fantasie si sono moltiplicate quante sono le chiese del mondo, perché si sa che non si può vivere di uno scheletro: gli uomini lo rimpolpano lo scheletro, ma la carne e il sangue che gli danno non sono quelli di Dio, ma quelli normalmente della dittatura della mentalità comune. Così, a seconda delle stagioni, abbiamo avuto le messe socialiste, le messe impegnate, le messe intimiste, le messe allegre, le messe verbose, le messe catechistiche, le messe di guarigione, le messe carismatiche, le messe missionarie, le messe veloci e cosi via... insomma, la messa la costruisci tu, perché corrisponda a te e al tuo cristianesimo.
 
La messa così impoverita non ha nutrito più, e ci si è dovuti volgere alle varie ideologie del momento per rimpolparla. Togliendo molto di Dio, la messa la si è dovuta riempire molto dell'uomo, per ritenerla ancora utile: una tragedia, la perdita del cuore cattolico, cioè la redenzione operata da Cristo Crocifisso.
 
E la tragedia si propaga a tutto l'organismo cattolico: la messa nuova, scheletrica, piena di vuoti, è diventata così tanto ambigua da produrre un cristianesimo scheletrico, dal dogma e dalla morale scheletriche; un cristianesimo ambiguo.
 
I sacerdoti, ridotti a celebrare uno scheletro di messa, non sono stati più nutriti e difesi dalla messa stessa, così che a loro volta non hanno nutrito e difeso il popolo.
 
Dicevamo di un Cristianesimo dal dogma scheletrico:

cosa è rimasto, nella maggioranza dei cristiani di oggi, del dogma cattolico che sorge dalla Divina Rivelazione? Quasi nulla. Forse resta che esiste Dio, e che alla fine ci salverà: non c'è che dire, di tutta la Rivelazione, di tutto il dogma, di tutto il catechismo non resta quasi nulla, nel vissuto della maggioranza dei cristiani; ma allora, perché Dio si è rivelato, perché ha parlato nell'Antico e nel Nuovo Testamento, perché ha portato a compimento la Rivelazione in Gesù Cristo? Certamente non lo ha fatto per vedersi “semplificare” orrendamente nel cristianesimo moderno.
 
Qualcuno dirà che dimentichiamo la ricchezza biblica della riforma liturgica! Certo, di Bibbia se ne è letta tanta, ma ha vinto la messa scheletrica anche sulla Bibbia, tanto è vero che mai i cristiani sono stati tanto ignoranti come oggi nella Storia Sacra e nella Sacra Scrittura. Hanno letto sì la Bibbia in ogni occasione, ma sono stati formati come mentalità dall'ideologia di turno, che rimpolpava la messa scheletrica.
 
Dicevamo di un Cristianesimo dalla morale scheletrica:

cosa resta, nella maggioranza dei cristiani di oggi, della ricchezza morale cattolica? Sanno forse che Dio è amore, che dobbiamo volerci bene, e poco più: non c'è che dire, resta un po' poco. Della Morale Cattolica, della legge e della grazia, non si sa quasi più nulla. Ecco perché siamo terribilmente indifesi di fronte alla dilagante immoralità e di fronte, soprattutto, all’ideologia dell'immoralità, che vuole ammettere tutto sotto la scusa del voler bene. Assisteremo al compimento dell’apostasia: saranno varate le leggi più immorali con il silenzio dei cattolici, con il plauso di alcuni, e con la falsa prudenza dei pastori, che taceranno in nome della libertà e del rispetto umano. Più che morale scheletrica, è la sua morte vera e propria.

Tutto è cominciato con la scarnificazione della messa, svuotandola delle sue difese dogmatiche nelle parole e nei gesti.
E la rinascita inizierà con il ritorno alla vera e totale messa cattolica.

I riformatori post-conciliari volevano un nuovo cristianesimo più libero, più umanamente accattivante, per far questo hanno privato la messa delle sue difese, e non hanno voluto difendere il Cristianesimo di Dio.
 
Forse Paolo VI non aveva previsto questa tragedia, forse si era illuso di fermare la semplificazione e l'ammodernamento al solo linguaggio, forse... ma il linguaggio è contenuto; e i vuoti di linguaggio sono vuoti di contenuto, che il mondo si premura di riempire come vuole.
 
Forse Paolo VI non aveva immaginato tanto, ma è certo che oggi un Papa non potrà più fermare la deriva, senza accettare il martirio. Sì, dovrà accettare il martirio, perché se tenterà veramente di porre rimedio, sarà attaccato dal mondo e da quel mondo che si è infiltrato nella casa di Dio. Ma se non accetterà il martirio, rischierà di non fare il Papa.



L’Haec Sancta (1415), un documento conciliare che fu condannato dalla Chiesa

concilio-costanza

(di Roberto de Mattei) Il Concilio di Costanza (1414-1418) è annoverato tra i 21 Concili ecumenici della Chiesa, ma un suo decreto, la Haec Sancta del 6 aprile 1415 è considerato eretico, perché afferma la supremazia del Concilio sul Romano Pontefice. A Costanza, la Haec Sanctaebbe la sua applicazione nel decreto Frequens, del 9 ottobre 1417, che indiceva un Concilio cinque anni più tardi, il successivo dopo altri sette anni e poi uno ogni dieci anni.

Con ciò attribuiva di fatto al Concilio la funzione di organo collegiale permanente, che si affiancava al Papa e di fatto gli era superiore. Martino V, eletto Papa a Costanza nel 1417, nella bolla Inter cunctas del 22 febbraio 1418, riconobbe l’ecumenicità del Concilio di Costanza e tutto ciò che esso aveva deciso, sia pure con la formula genericamente restrittiva: «in favorem fidei et salutem animarum».

Non sappiamo se il Papa condividesse, almeno in parte, le teorie conciliariste o fosse obbligato a questo atteggiamento dalla pressione dei cardinali che lo avevano eletto. Di fatto non ripudiò la Haec Sancta e applicò con rigore il decreto Frequens, fissando la data di un nuovo Concilio generale, che si tenne a Pavia-Siena (1423-1424), e designò la città di Basilea come sede della successiva assise. Morì però il 21 febbraio 1431 e l’assemblea si aprì sotto il suo successore, Gabriele Condulmer, eletto Papa con il nome di Eugenio IV il 3 marzo 1431.

Fin dall’apertura nel Concilio di Basilea esplose il contrasto tra due partiti: i fedeli del Papato e i partigiani delle teorie conciliariste, che costituivano la maggioranza dei Padri conciliari. Il braccio di ferro conobbe momenti alterni. In una prima fase Eugenio IV ritirò la sua approvazione ai Padri ribelli di Basilea. Successivamente, cedendo alla pressioni politiche ed ecclesiastiche, fece marcia indietro e con la bollaDuduum Sacrum del 15 dicembre 1433, revocò lo scioglimento da lui già decretato del Concilio, ratificando i documenti che esso aveva emanato fino a quel momento, e perciò anche la Haec Sancta che i Padri di Basilea proclamavano come loromagna charta.

Quando  si rese conto che essi non si sarebbero arrestati nelle loro rivendicazioni, il Papa sconfessò nuovamente l’operato del Concilio, trasferendolo a Ferrara (1438), a Firenze (1439) e quindi a Roma (1443). Il trasferimento venne però rifiutato dalla maggioranza dei Padri conciliari che rimase a Basilea, continuando i lavori. A questo punto si aprì quello che è entrato nella storia come piccolo Scisma d’Occidente (1439-1449), per distinguerlo dal Grande (1378-1417) che lo aveva preceduto.

Il Concilio di Basilea depose Eugenio IV come eretico ed elesse il duca Amedeo VIII di Savoia antipapa con il nome di Felice V. Eugenio IV, da Firenze, dove era stato trasferito il Concilio, lanciò la scomunica sull’antipapa e sui Padri scismatici di Basilea. La Cristianità si trovò ancora una volta divisa, ma se nell’epoca del Grande Scisma avevano prevalso i teologi conciliaristi, in questa fase il Papa fu sostenuto da un grande teologo: il domenicano spagnolo Juan de Torquemada (1388-1468) (da non confondersi con l’omonimo Inquisitore).

Torquemada decorato da Eugenio IV del titolo Defensor fidei è autore di una Summa de Ecclesia, in cui afferma con vigore il primato del Papa e la sua infallibilitas. In quest’opera, egli dissipa con grande precisione gli equivoci che si erano creati nel XIV secolo a partire dall’ipotesi del Papa eretico. Questo caso, secondo il teologo spagnolo, è concretamente possibile, ma la soluzione del problema non va cercata in alcun modo nel conciliarismo, che nega la supremazia pontificia. La possibilità di eresia del Papa non compromette il dogma dell’infallibilità, anche perché se egli volesse definire un’eresia ex cathedra, decadrebbe in quel momento stesso dalla sua carica (Pacifico Massi, Magistero infallibile del Papa nella teologia di Giovanni de Torquemada, Marietti, Torino 1957, pp. 117-122). Le tesi di Torquemada vennero sviluppate nel secolo successivo da un suo confratello italiano, il cardinale Gaetano.

Il Concilio di Firenze fu molto importante perché, il 6 luglio 1439, promulgò il decretoLaetentur Coeli et exultet terra, che poneva fine allo scisma di Oriente, ma soprattutto perché condannò definitivamente il conciliarismo, confermando la dottrina della suprema autorità del Papa sulla Chiesa. Il 4 settembre 1439, Eugenio IV, definì solennemente «che la santa sede apostolica e il romano pontefice hanno il primato su tutto l’universo; che lo stesso romano pontefice è il successore del beato Pietro  principe degli apostoli, è autentico vicario di Cristo, capo di tutta la Chiesa, padre e dottore di tutti i cristiani; che nostro Signore Gesù Cristo ha trasmesso a lui nella persona del beato Pietro, il pieno potere di pascere, reggere e governare la chiesa universale, come è attestato anche negli atti dei concili ecumenici e dei sacri canoni» (Denz-H, n. 1307).

Nella lettera Etsi dubitemus del 21 aprile 1441, Eugenio IV condannò gli eretici di Basilea e i «diabolici fundatores» della dottrina del conciliarismo: Marsilio da Padova, Giovanni di Jandun e Gugliemo di Ockham (Epistolae pontificiae ad Concilium Florentinum spectantes, Pontificio Istituto Orientale, Roma 1946, p. 28 – pp. 24-35), ma nei confronti della Haec Sancta ebbe un atteggiamento esitante, proponendone quella che in termini moderni potrebbe essere definita una “ermeneutica della continuità”. Nel decreto del 4 settembre 1439, Eugenio IV afferma che la superiorità dei Concili sul Papa, affermata dai Padri di Basilea sulla base della Haec Sancta, è «una cattiva interpretazione data dagli stessi Basileesi, che di fatto si rivela come contraria al senso genuino delle Sacre Scritture, dei Santi Padri e dello stesso concilio di Costanza» (Decreto del 4 settembre 1439, inConciliorum Oecumenicorum Decreta, EDB, Bologna 2002, p. 533).

Lo stesso Eugenio IV ratificò il Concilio di Costanza, nel suo insieme e nei suoi decreti, escluso «ogni pregiudizio al diritto, alla dignità e alla preminenza della Sede apostolica», come scrive il 22 luglio 1446 al suo legato. La tesi dell’ermeneutica della “continuità” tra la Haec Sancta e la Tradizione della Chiesa fu presto abbandonata. La Haec Sancta è certamente l’atto autentico di un legittimo Concilio ecumenico, ratificato da tre Papi, ma ciò non basta per rendere vincolante sul piano dottrinale un documento del Magistero che si pone in contrasto con l’insegnamento perenne della Chiesa. Oggi noi riteniamo che si possano accettare tutti e soli quei documenti del Concilio di Costanza che non ledono i diritti del Papato e non contrastano con la Tradizione della Chiesa. Questi documenti non comprendono laHaec Sancta, che è un atto conciliare formalmente eretico.

Gli storici e i teologi spiegano che la Haec Sancta può essere ripudiata perché non fu una definizione dogmatica, in quanto mancano in essa le formule tipiche comeanathema sit e verbi come “ordina, definisce, stabilisce, decreta e dichiara”. La reale portata del decreto è di carattere disciplinare e pastorale e non implica l’infallibilità (cfr. ad esempio la voce Concile de Constance, del cardinale Alfred Baudrillart, nelDictionnaire de Théologie Catholique, III, col. 1221 – coll. 1200-1224).

Lo scisma di Basilea si concluse nel 1449 quando l’antipapa Felice V raggiunse un accordo con il successore di Eugenio IV, Papa Niccolò V (1447-1455). Felice abdicò solennemente e il Papa lo creò cardinale e vicario papale. La condanna del conciliarismo fu ribadita dal V Concilio Lateranense, dal Concilio di Trento, e dal Concilio Vaticano I. Chi oggi difende l’istituzione del Papato deve accompagnare lo studio di queste definizioni dogmatiche, con l’approfondimento delle opere dei grandi teologi della Prima e della Seconda Scolastica, per trovare in questa miniera dottrinale tutti gli elementi necessari a fronteggiare la crisi attuale nella Chiesa. (Roberto de Mattei)


[Modificato da Caterina63 25/07/2016 12:43]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 19:25. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com