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UN ROSARIO PER TUTTO IL MONDO PER L'ANNO DELLA FEDE

Ultimo Aggiornamento: 17/11/2013 20:25
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29/07/2012 10:34
 
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Un rosario per tutto il mondo


«L’Anno della fede è prima di tutto un anno in cui noi dobbiamo pregare per la fede, e domandare al Signore il dono di essa... (..)
diffonderemo un semplice rosario i cui grani intermedi tra una decina e l’altra saranno di diversi colori, a rappresentare i cinque continenti, a significare che quella decina è particolarmente dedicata alle esigenze dell’evangelizzazione e della fede in quel continente (i colori sono: bianco per l’Europa, rosso per l’America, giallo per l’Asia, azzurro per l’Oceania e verde per l’Africa). Lo diffonderemo in tutto il mondo, raccogliendo le richieste e le adesioni anche tramite internet. Così chiunque vorrà, potrà pregare la Madre di Gesù per l’annuncio del Vangelo in ogni continente. Mi piace pensare all’invito che, a Cana di Galilea, Maria rivolgeva ai servitori: «Fate quello che vi dirà». Se ascolteremo questo invito, siamo certi che il Signore non farà mancare alla Sua Chiesa il vino più buono della fede per tutto il mondo».

Intervista a tutto campo con il cardinale Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli.

Dalle ordinazioni dei vescovi cinesi alla “campagna” di preghiere per l’annuncio del vangelo in ogni continente


Intervista con il cardinale Fernando Filoni di Gianni Valente



Adesso lei è prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei popoli. Quali sono i criteri che la orientano nel compito che le è stato assegnato?

La Congregazione de Propaganda Fide è carica di storia. Chi lavora qui deve sentire il grande retaggio di questo dicastero che è stato e continua a essere così importante per aiutare la vita delle Chiese in tutto il mondo. La sua prima ragion d’essere è l’annuncio del Vangelo dovunque. E dato che la Chiesa ora è radicata anche in molti di quelli che un tempo erano territori di missione, Propaganda Fide continua a offrire il suo servizio ai vescovi, ai sacerdoti, ai religiosi e ai laici di quelle Chiese particolari. Essa in questo modo contribuisce a esprimere la «sollecitudine del Papa per tutte le Chiese»: una formula evocativa, che mi colpisce sempre. Nel tempo, anche le Chiese più giovani acquisiscono una loro consistenza in termini di seminari, sedi, scuole, università, assistenza sanitaria nelle città e nei villaggi. L’annuncio del Vangelo si esprime anche nel venire incontro alle necessità delle popolazioni. Vedo una saggezza antica nella scelta di aver affidato a Propaganda Fideil servizio e la cura a favore delle nuove Chiese non solo riguardo agli aspetti strettamente ecclesiali, ma anche nel sostenere le opere materiali grazie alle Pontificie opere missionarie, la rete nata dall’intuizione di Paolina Jaricot, la venerabile morta in povertà nelle strade di Lione proprio centocinquant’anni fa.

La propagazione della fede è assimilabile a una strategia di espansione culturale e religiosa?

La dinamica propria dell’evangelizzazione viene da Cristo stesso. È Lui, l’inviato del Padre, che ha mandato i suoi discepoli ad annunziare il Vangelo dapprima a due a due, e poi ridando loro questo mandato in pienezza e in modo definitivo prima dell’Ascensione. Le strategie di espansionismo rispondono a una logica commerciale o politica. Il dinamismo interiore della fede, in verità, non è paragonabile a tutto questo. Lo si vede in atto nei Vangeli: quando i primi discepoli incontrarono Gesù non gli chiesero se non di stare con lui, di conoscerlo, di ascoltarlo: «Maestro dove abiti?». «Venite e vedete». E rimasero con lui. Non c’era strategia, non c’era idea di espansione, c’era il desiderio di conoscerlo, perché nessuno parlava di Dio come lui. Evangelizzare è faticoso. Lo sapeva bene san Paolo e lo sanno bene i nostri missionari. L’evangelizzazione paga ogni anno un alto tributo anche di sangue, ma i nostri missionari, come l’Apostolo delle genti, hanno la consolazione di Dio, come per san Paolo, il quale, dopo innumerevoli persecuzioni, ebbe in sogno il Signore che gli diceva: «Coraggio! Come hai testimoniato per me a Gerusalemme, così è necessario che tu mi renda testimonianza anche a Roma» (At 23, 11).

Come prefetto di Propaganda Fide, lei si trova di nuovo a trattare le vicende della Chiesa in Cina. Gli organismi governativi continuano a voler esercitare forme di controllo sulla nomina dei vescovi. Come si può affrontare questo problema?

Bisogna uscire dall’idea erronea che il vescovo sia un funzionario. Se non si esce da questa logica, tutto rimane condizionato da una visione politica. Per diventare funzionari di un partito o di un governo ci sono determinati criteri. Quelli usati per la nomina di un vescovo sono differenti. E questa peculiarità va rispettata. Quello che noi chiediamo dovunque, non solo in Cina, è che i vescovi siano buoni vescovi, degni del compito che viene loro affidato. E cioè che siano uomini di Dio e anche che siano capaci di uno sguardo d’insieme sulla vita della loro Chiesa particolare, per confermare i fratelli e ordinare sacerdoti nella fede e nella grazia di Dio. Ci vuole una idoneità particolare, spirituale, e una maturità psicologica, che implica anche equilibrio e prudenza. Nella scelta dei vescovi che si fa anche in Cina sono questi i criteri che stanno a cuore alla Santa Sede. Ben sapendo naturalmente che anche i vescovi sono cittadini del proprio Paese, e che, come tali, devono essere leali verso la propria patria, dando a Cesare quel che è di Cesare, ma non a scapito del dare a Dio ciò che è di Dio. Come successori degli apostoli, è richiesto loro di essere fedeli in tutto alla dottrina della Chiesa. Questo non è un “ordine” del Papa. Lo vogliono prima di tutto i fedeli. Sono i fedeli quelli che in concreto poi giudicano l’idoneità e la dignità dei propri vescovi: li amano o li emarginano. Il bene prezioso che sta a cuore al Papa e ai pastori in Cina, e che ci è chiesto dal Signore, è la cura pastorale del popolo di Dio, il quale in Cina ha uno straordinario sensus fidei, purificato da anni di sofferenza.

 

Benedetto XVI con il cardinale Filoni in occasione dell’udienza con i direttori nazionali delle Pontificie opere missionarie, nella Sala Clementina, l’11 maggio 2012 [© Osservatore Romano]

Benedetto XVI con il cardinale Filoni in occasione dell’udienza con i direttori nazionali delle Pontificie opere missionarie, nella Sala Clementina, l’11 maggio 2012 [© Osservatore Romano]

Qual è il compito della Santa Sede nei confronti della Chiesa in Cina?

La Chiesa è una realtà di comunione. Non è una struttura verticistica, dove l’unico problema sia di far passare gli ordini che arrivano dall’alto. Il magistero non ha il compito di affermare certe idee o convinzioni del Papa o dei vescovi. La sua funzione propria è la salus animarum, è quella di confermare il popolo di Dio nella fede e nella fedeltà a Cristo, è di vivere, nella comunione con tutta la Chiesa, nella fedeltà al Papa. In Cina, come altrove, dove si verificassero difficoltà, bisogna intervenire, e magari correggere, se necessario. Ma anche in questo processo nessuno decide da solo. C’è il concorso dei fedeli, il consenso dei sacerdoti e dei vescovi. La Chiesa vive in questo mondo e cammina nella storia. È essenziale che anche sui rapporti con la realtà civile e politica i vescovi, i sacerdoti, i religiosi e i fedeli aiutino la Sede Apostolica fornendo elementi di valutazione. L’unica cosa che non si può fare è separare e contrapporre il Successore di Pietro ai vescovi, oppure i sacerdoti ai vescovi, e mantenere l’unità del popolo di Dio. Qui ritorna il discorso della Lumen gentium: se la Chiesa è Popolo di Dio e Corpo di Cristo, non si possono mettere in contrasto gli elementi che appartengono tanto alla sua tradizione quanto alla sua realtà vivente.

Benedetto XVI ha indetto un Anno della fede. In che modo lei e il suo dicastero sarete sollecitati dalla prospettiva suggerita dal Papa a tutta la Chiesa?

Noi, come Congregazione, guardiamo all’Anno della fede nella prospettiva del primo annuncio. E crediamo che l’Anno della fede sia prima di tutto un anno in cui noi dobbiamo pregare per la fede, cioè domandare al Signore il dono di essa. Senza questo, anche tutte le nostre opere e la rete di aiuti che abbraccia tutto il mondo, in particolare quello missionario, perderebbero la loro vera ragion d’essere. Per questo abbiamo pensato a un piccolo segno concreto: diffonderemo un semplice rosario i cui grani intermedi tra una decina e l’altra saranno di diversi colori, a rappresentare i cinque continenti, a significare che quella decina è particolarmente dedicata alle esigenze dell’evangelizzazione e della fede in quel continente (i colori sono: bianco per l’Europa, rosso per l’America, giallo per l’Asia, azzurro per l’Oceania e verde per l’Africa). Lo diffonderemo in tutto il mondo, raccogliendo le richieste e le adesioni anche tramite internet. Così chiunque vorrà, potrà pregare la Madre di Gesù per l’annuncio del Vangelo in ogni continente. Mi piace pensare all’invito che, a Cana di Galilea, Maria rivolgeva ai servitori: «Fate quello che vi dirà». Se ascolteremo questo invito, siamo certi che il Signore non farà mancare alla Sua Chiesa il vino più buono della fede per tutto il mondo.




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[Modificato da Caterina63 24/08/2012 11:27]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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