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Il Canone Romano, il Concilio di Trento, la Preghiera: De sanctissimo sacrificio missae

Ultimo Aggiornamento: 17/08/2012 11:37
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I progetti e il testo definitivo del Concilio sul Canone Romano


Il decreto dogmatico De sanctissimo sacrificio missae consta di nove capitoli dottrinali e nove disposizioni normative. Del Canone trattano il capitolo IV e le disposizioni 6 e 9


di Lorenzo Cappelletti


Progetto del 1552

Capitolo IV
«Totum missae Canonem sacra synodus asserit sanctissime esse constitutum, nec quicquam continere, quod pietatem et religionem non spiret. Quod si quae forte sint obscuriora loca et quae explicationis lucem desiderent, qualia permulta in scripturis reperiuntur, consultis orthodoxis patribus, qui ea suis expositionibus illustrarunt, pie et catholice intelligi debent. Ideo nonnisi pernicioso ac pravo consilio abrogari quidam Canonem missae suadent vel tamquam erroribus, mendaciis et seductionibus scatentem impie traducunt. Propterea religiose et sapienter etiam observatur, ut consecrationis verba et maxima pars Canonis tacite et submissa voce a sacerdote recitentur. Hac enim secreti ratione et maiestas huius ineffabilis mysterii rectius servatur et populus excitatur ut de eo reverentius et maiori cum devotione cogitet».

Traduzione: «Il santo sinodo afferma che l’intero Canone della messa è composto in modo santissimo e che nulla contiene che non promani pietà e religione. E se per caso ci sono dei passaggi un po’ oscuri che richiedono una spiegazione che li chiarifichi (come se ne trovano non pochi anche nelle Sacre Scritture), una volta vagliati i padri ortodossi che li illustrarono con le esposizioni che ne fecero, devono essere compresi piamente e cattolicamente. Perciò non è che un’opinione pericolosa e distorta quella di taluni che fanno pressioni perché il Canone della messa sia abrogato e che empiamente insegnano che è pieno di errori, falsità e distorsioni. Ne consegue anche che religiosamente e saggiamente è prescritto che le parole della consacrazione e la gran parte del Canone siano recitate dal sacerdote in segreto e sottovoce. Infatti con questa segretezza la maestà di questo ineffabile mistero è meglio custodita e il popolo è spinto a pensare ad esso con più reverenza e devozione».


Progetto del settembre 1562

Capitolo IV

«Porro cum sancta sancte administrari conveniat, sitque hoc omnium sanctissimum sacrificium: ecclesia catholica, ut digne reverenterque offerretur ac perciperetur, sacrum Canonem instituit, ita ab omni errore purum, ut nihil in eo contineatur quod non maxime sanctitatem et pietatem quandam redoleat mentemque offerentium in Deo erigat».

Traduzione: «Inoltre, dato che le cose sante è bene che siano amministrate santamente e questo sacrificio è la cosa più santa fra tutte, la Chiesa cattolica, perché fosse offerto e ricevuto degnamente e con reverenza, ha stabilito il sacro Canone, così immune da qualunque errore che niente in esso è contenuto che non profumi di grandissima santità e pietà e che non elevi a Dio l'animo di coloro che lo offrono».

Disposizione 6
«Si quis dixerit canonem missae errores continere ideoque abrogandum esse, anathema sit».

Traduzione: «Se qualcuno dirà che il Canone della messa contiene errori e per questo va abrogato, sia scomunicato».

Disposizione 9
«Si quis dixerit Ecclesiae romanae ritum, quo submissa voce verba consecrationis proferuntur, damnandum esse; aut lingua tantum vulgari missam celebrari debere; aut aquam non miscendam esse vino in calice, eo quod sit contra Christi institutionem, anathema sit».

Traduzione: «Se qualcuno dirà che il rito della Chiesa romana secondo il quale le parole della consacrazione si pronunciano sottovoce va condannato; o che la messa debba essere celebrata solo in lingua volgare; o che l'acqua nel calice non va mischiata al vino perché questo sarebbe contro l'istituzione di Cristo, sia scomunicato».


Testo definitivo approvato nella XXII Sessione solenne (17 settembre 1562)
Capitolo IV

«Et cum sancta sancte administrari conveniat, sitque hoc omnium sanctissimum sacrificium: ecclesia catholica, ut digne reverenterque offerretur ac perciperetur, sacrum Canonem multis ante seculis instituit, ita ab omni errore purum, ut nihil in eo contineatur quod non maxime sanctitatem et pietatem quandam redoleat mentemque offerentium in Deo erigat. Is enim constat cum ex ipsis Domini verbis, tum ex apostolorum traditionibus ac sanctorum quoque pontificum piis institutionibus».

Traduzione: «E, dato che le cose sante è bene che siano amministrate santamente e questo sacrificio è la cosa più santa fra tutte, la Chiesa cattolica, perché fosse offerto e ricevuto degnamente e con reverenza, da molti secoli ha stabilito il sacro Canone, così immune da qualunque errore che niente in esso è contenuto che non profumi di grandissima santità e pietà e che non elevi a Dio l’animo di coloro che offrono il sacrificio. Infatti esso è composto in parte dalle parole stesse del Signore, in parte da ciò che è stato tramandato dagli apostoli, e anche da ciò che è stato piamente stabilito da santi pontefici».

Disposizione 6
«Si quis dixerit canonem missae errores continere ideoque abrogandum esse, anathema sit».

Traduzione: «Se qualcuno dirà che il Canone della messa contiene errori e per questo va abrogato, sia scomunicato».

Disposizione 9
«Si quis dixerit Ecclesiae romanae ritum, quo submissa voce pars canonis et verba consecrationis proferuntur, damnandum esse; aut lingua tantum vulgari missam celebrari debere; aut aquam non miscendam esse vino in calice, eo quod sit contra Christi institutionem, anathema sit».

Traduzione: «Se qualcuno dirà che il rito della Chiesa romana secondo il quale parte del Canone e le parole della consacrazione si pronunciano sottovoce va condannato; o che la messa debba essere celebrata solo in lingua volgare; o che l'acqua nel calice non va mischiata al vino perché questo sarebbe contro l'istituzione di Cristo, sia scomunicato».

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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