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Curiosità .... Cattoliche e dalla Città del Vaticano... (3)

Ultimo Aggiornamento: 05/04/2016 21:31
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29/10/2013 12:34
 
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Necrofilia, eccentricità, grandezza e altre amenità nella persona di Alessandro VII Chigi



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tomba chigi


 


Il papa che “edificò”, nel senso architettonico, Roma. Uomo della penitenza o uomo della stravaganza? Quella sua bara sotto il letto, era “memento mori” o gusto del macabro?  


 


 


 


di Antonio Margheriti Mastino da papalepapale.com


1001458_10200579178534774_422173223_nHo sempre ammirato la figura di Fabio Chigi, che fu il primo vero segretario di stato sotto Innocenzo X Pamphilj, destinato poi a succedergli come Alessandro VII.  E in 12 anni di pontificato fece per la Chiesa e per Roma quanto potevano fare dieci papi in un secolo: non dimentichiamo che “suo” è il famoso colonnato del Bernini, per citate solo la più macroscopica delle sue commissioni.



L’uomo della penitenza: Fabio Chigi



Il giovanissimo Fabio Chigi, già in carriera.

Il giovanissimo Fabio Chigi, già in carriera.



L’ho ammirato non solo per l’operosità e la concretezza, la dirittura morale, l’assoluta severità verso se stesso e di riflesso – capace sempre di impietosirsi – verso gli altri: era esigente e intransigente dal punto di vista etico. Ho ammirato questo e anche la sua estrema franchezza nel distribuire giudizi, algidamente brusco quando le circostanze e certi soggetti lo richiedessero. Sebbene covasse sempre sulle sue labbra sottili e si riverberasse  sugli occhi eternamente febbricitanti, un lieve, ironico sorriso. Machiavellico. O di uomo dal realismo tetragono (ma del resto, come poteva non essere così provenendo dalla prima famiglia italiana di grandi banchieri? I Chigi di Siena), ma sensibile alla giustizia. Terribile anche, nel suo senso di giustizia.


Gracile, quasi anoressico e malaticcio, certo, una precaria salute di ferro tormenta dal “mal della pietra”, ma qualcuno a suo tempo annotò un particolare sulle sue mani, che dovevano essere particolarmente grandi: «Aveva tanta forza nella mani, che avendo presa la mano di un altro, questi non se ne poteva liberare, per quanto fosse robusto e forte». Come abbiano fatto a stabilirlo non è dato sapere: che avessero fatto una gara di tira e molla col papa? Bah!


24486Era uomo che non si faceva concessioni, aveva rispetto di se stesso ma senza vanità. Anzi, con quella sua figura affilata come una sciabola e segaligna come una radice, i tratti ossuti, un corpo nodoso e secco, il volto fatto di spigoli e cavità dalle cui misture di ombre e luci emergevano i suoi tratti fisiognomici, era esso stesso imago di ascetismo: era un uomo della penitenza. Ma per se stesso, non per gli altri. Non l’imponeva a nessuno, almeno.


Conosceva a fondo l’animo umano, non si aspettava mai granché dagli uomini, ma lo amareggiava la debolezza dei grandi personaggi, quelli sui quali, lui uomo senza illusioni, aveva nutrito qualche aspettativa edificante:  accolse con gioia l’esule regina di Svezia, Cristina, diventata una star della Controriforma in seguito alla rinuncia al trono svedese per non dover abiurare la fede cattolica alla quale s’era convertita in quella terra luterana. Alessandro VII ne rimase profondamente disilluso e scosso quando seppe dello scarso contegno morale (anche con dei porporati, si vociferò, e del resto il suo più intimo amico era un cardinale, che l’adorava) che la pur non bella (e qualcuno dice un po’ saffica, qualcuno un po’ troppo “riformato” però) ex sovrana manteneva nella città del papa. Fu persino tentato di mandarla via, ma lo scandalo sarebbe stato maggiore del vantaggio.



Necrofilia



Tomba monumentale di papa Chigi nella Basilica Vaticana. Particolare

Tomba monumentale di papa Chigi nella Basilica Vaticana. Particolare



Sono affascinato per tutto questo da papa Chigi, certo. Ma anche per una cosa che ho scoperto col tempo: sotto quei paludamenti di austerità invincibile, c’era qualcos’altro, mai venuto completamente a galla, ma gli indizi sono tantissimi e concordanti, tanto da farci dire che forse forse non doveva essere un tipo noioso come sembra all’apparenza; anzi, pare fosse un uomo estremamente curioso. Un po’ troppo, per non rasentare l’eccentricità. Che spesso e volentieri sforò nella stravaganza. Tante stravaganze. Starei per dire che… quasi quasi mi somiglia assai, troppo: sarà per questo che amo Alessandro VII.


Ecco, credo che sotto tante scuse “penitenziali”, di “autoumiliazione” rituale, col pretesto del “memento mori”, c’era piuttosto la voglia di mascherare una sua certa passione necrofila, fascino per il macabro almeno.


Passi la (sua) bara che teneva sotto il letto, per ricordarsi che “si deve morire”… anche se è difficile scordarsene pur senza feretri sotto il giaciglio. Passi pure il fatto che ancora vivo si era fatto costruire il monumento funebre entro il quale sarebbe stato sepolto un giorno; passi anche il fatto che quel magnifico monumento barocco è sì fra i più belli della Basilica, il più suggestivo e scenografico, ma anche il più scopertamente macabro, avvolto com’è in un nugolo di inquietanti scheletri incappucciati e alati, clessidra alle mani, modellati a tutto tondo… “tridimensionali” si direbbe oggi… che spuntano e da tutte le parti. Passi pure che, sempre da Bernini, si fosse fatto scolpire un teschio (purtroppo andato perduto, pare) in marmo che teneva sulla scrivania; e passino i tanti teschi in miniatura che teneva ovunque. Passi tutto.


 La più sontuosa e barocca delle tombe monumentali dei papi: quella di Alessandro VII nella navata laterale di San Pietro. E' anche la più macabra... Fu progettata, mentre il papa era ancora in vita, dal suo prediletto Bernini


La più sontuosa e barocca delle tombe monumentali dei papi: quella di Alessandro VII nella navata laterale di San Pietro. E’ anche la più macabra… Fu progettata, mentre il papa era ancora in vita, dal suo prediletto Bernini

Ma farsi cesellare nel fondo della tazza d’argento da dove a tavola beveva un’immagine raccapricciante nientemeno che della Morte, beh signori, questo è troppo! Qua non è più questione di umiltà e memento mori: qua siamo alla necrofilia bella e buona, al gusto dell’orrido. E dire che un po’ a Dario Argento assomiglierebbe pure… Stravaganze!

Anche perché come tutti quelli sempre malaticci da sempre, non moriva mai, e maligno il Pasquino chiosava: «Per ingannare il popolo cristiano/ Sempre sta moribondo e mai non muore…». E di morire non aveva alcuna voglia: ancora nunzio, afflitto dal mal della pietra che a momenti – così raccontava – lo conduceva alla pietra tombale, incontra il futuro santo Francesco di Sales, che lo guarisce. Diventato papa, una congiura gestita da un gruppo di donne fece arrivare dalla Sicilia un nuovo veleno, trasparente, inodore e insapore che avrebbero dovuto miscelare alle sue bevande per farlo fuori: scoperto il proposito omicida ai suoi danni, furono tutte giustamente decapitate. Fu anche il primo papa che andò a villeggiare a Castel Gandolfo, dove ricevette un prete tedesco. Il papa gli domandò se Roma gli fosse piaciuta, e quello disse che dell’Urbe ormai non gli restava niente altro da vedere. Poi osservando l’aspetto macilento e febbricitante di papa Alessandro, aggiunse improvvidamente: «Salvo un conclave: perciò ci resterò ancora un altro po’». Fu seduta stante congedato dal papa, con l’ingiunzione di tornarsene immediatamente in Germania «anche perché vi toccherebbe aspettare troppi anni». Non lo vide mai quel conclave, il pretino, perché Alessandro VII sarebbe stato il suo ultimo papa: morirà lui, il prete, durante il viaggio di ritorno in Germania.

Orologi

Fabio Chigi finalmente papa Alessandro VII. Dipinto splendidamente dal Baciccia, che per l'occasione volle "ingrassarlo" un po', lui che era pelle e ossa...

Fabio Chigi finalmente papa Alessandro VII. Dipinto splendidamente dal Baciccia, che per l’occasione volle “ingrassarlo” un po’, lui che era pelle e ossa…

A proposito del celeberrimo monumento funebre di papa Chigi: dicevamo poco fa del macabro scheletro che lo sorregge, sventolando una clessidra, simbolo del tempo che passa. Immagine e sintesi più emblematica delle passioni un tantino insane di Alessandro VII non potrebbe esserci. Infatti quella clessidra è rivelatrice di un altro suo collezionismo compulsivo: quello degli orologi, che proprio in quell’epoca stavano vivendo un boom, tecnologico, stilistico e di diffusione in misure che potessero tenersi in casa, invece che esiliati sui campanili dei grandi edifici. E un contributo determinate lo diede proprio il papa, non volendo magari.

Infatti, così come si circondava di casse da morto e altra oggettistica mortuaria con la scusa del “memento mori” (bugia: gli piaceva e basta!, ribadisco); alla stessa maniera, con la scusa di soffrire d’“insonnia”, chiamò degli esperti e si fece brevettare un orologio da camera da letto in tal guisa che soltanto le fisime dell’appassionato del genere potevano immaginare: che non facesse rumore, neppure un ticchettio; che s’illuminasse di notte e, soprattutto, a determinate ore proiettasse sul muro e sul pavimento con un gioco di luci l’ora esatta. Fisime!… cose da maniaci. Riuscirono davvero a crearglielo, mandandolo in un brodo di giuggiole, tanto che i due orologiai, i fratelli Campanini, furono premiati coll’ambitissimo brevetto di “fornitori pontifici”, e dunque, lanciata da papa Chigi, scoppiò fra i ricchi la moda dell’orologio da camera, alla maniera di Alessandro VII: le richieste furono talmente tante che i due orologiai, muniti dell’esclusiva pontificia, si spaccarono la schiena per ottemperare alle commissioni che giungevano da tutta Europa, e divennero persino ricchi. Qualcuno osò insinuare che la loro invenzione non era poi così originale: mosso più dall’orgoglio del collezionista che dal senso di giustizia – con tutti i problemi che c’erano – immediatamente Alessandro VII mise su una commissione d’inchiesta. Che, va da sé, stabilì il suo orologio essere originalissimo, nessun plagio.

Un esemplare di "orologio notturno" realizzato sempre dai fratelli Campanini, molto simile a quello di Alessandro VII (ammesso non sia proprio l'originale)

Un esemplare di “orologio notturno” realizzato sempre dai fratelli Campanini, molto simile a quello di Alessandro VII

Fosse solo quello: la verità (ecco il maniaco) è che oltre ai teschietti, Alessandro VII discretamente si era portato appresso al Quirinale tutti gli orologi di ogni forma e dimensione, meccanismo ed epoca che collezionava da una vita. Collezione è dir poco: era, per esser precisi, la più imponente collezione privata di orologi dell’intero Occidente. Altro che “insonnia”… restava sveglio per giocare con gli orologi semmai!

È un grandissimo peccato, oltre che un mistero sul come sia successo (ma è facile immaginare: alla morte del papa uno ruba qua, uno ruba là… aggiungici i parenti in genere più ladri degli inservienti… e i conti tornano), è un peccato, dicevo, che tutta quella spettacolare collezione di orologi di papa Chigi, compreso quello “geniale” da camera che si era fatto fare su misura e lo aveva reso felice come un bambino, che tutta quanta questa collezione si sparita da immemorabili: non esiste più. Sicuramente qualche pezzo esisteRà ancora, ma chi può dirlo dov’è e se è quello alessandrino? [ per qualche altro spunto su questo tema, si veda QUIQUIQUI ]

Dentiere e talamo

Da studioso di storia dell’igiene e della medicina, mi sono sempre meravigliato di com’è che non sia mai incappato nella storia delle dentiere: perciò avevo dato per scontato (scioccamente) che fossero un’invenzione moderna. Invece sono forse la più antica delle invenzioni mediche: persino nell’antica Grecia ve n’erano degli esemplari, un po’ rudimentali. Ecco, mi ha colpito il particolare che per – così spiega la bizzarra diagnosi medica – «le flussioni contratte nel clima umido di Munster, aveva perduto i denti» e perciò, udite udite, Fabio Chigi portava una dentiera: siamo nel cuore del Seicento! Ma la “finta dentatura” già c’era.

Il famoso "talamo" di papa Chigi, utilizzato ancora fino a pochi anni fa dai papi, per la processione del Corpus Domini

Il famoso “talamo” di papa Chigi, utilizzato ancora fino a pochi anni fa dai papi, per la processione del Corpus Domini

Poi ho scoperto un’altra cosa.Quando vedevo le incisioni dei papi antichi o dal vivo i papi della mia epoca (salvo l’attuale, sui generis pure in questo) alla processione del Corpus Domini – avete presente? – con l’ostensorio sulla “macchina” processionale, avvolti nel piviale, mi sono sempre chiesto “ma stanno in ginocchio o stanno seduti?”: non si riusciva mai a capire. In un certo senso, non stanno né seduti né in ginocchio. Quasi sdraiati…

Mi spiego, perché c’è una spiegazione, e risale proprio a papa Chigi. Costui aveva subìto (immaginate, all’epoca!) un’operazione al ginocchio, ragion per cui non poteva stare a lungo inginocchiato, come, ad esempio, richiedeva proprio la processione del Corpus Domini. Si industriò Bernini in persona, che il Chigi adorava, per aggirare l’increscioso ostacolo. Inventando il “Talamo”, una specie di lettuccio, sul quale il papa coperto dal voluminoso piviale a dissimulare la realtà prosaica, pur stando a sedere sembra stare in ginocchio. Il commento di Pasquino non tardò a svelare l’arcano del profano altarino:  «Perché chiamarlo talamo? Meglio sarebbe letto – e al più presto possibile – magari cataletto».

Io amo quest’uomo: Fabio Chigi. Adoro questo papa: Alessandro VII ! Ce ne fossero ancora… uno dietro a ogni colonna del Bernini ce ne vorrebbe… oggi!




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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