di Egidio Picucci - Vagamente simile al rosario dei cattolici, la “corda della preghiera” è usata quasi solo dai monaci ortodossi.

Chi ha visitato un loro monastero ha certamente visto un anziano monaco che, seduto su uno scalino di pietra, e spesso con un gatto che gli gira lentamente attorno, fa scorrere tra le dita la “corda” di sessanta o addirittura cento nodi, a testa bassa, le braccia abbandonate sulle ginocchia, muovendo leggermente le labbra incorniciate da una barba biblica. Attorno c’è il silenzio più assoluto, quel “Grande silenzio” filmato da Philip Gröning nel monastero certosino della Grande Chartreuse, sulle Alpi francesi, un film verità, che racconta la vita dei monaci con i suoi quotidiani e inalterabili avvicendamenti, tanto da sembrare come immersi nell’eterno.

La “corda” è fatta di nodi di lana o di cuoio (elementi che favoriscono una preghiera silenziosa) ed è di diverse lunghezze. La più antica, usata dai primi monaci in Egitto nel iv secolo, aveva da cento a trecento nodi; oggi ne ha comunemente trentatré (e allora si tiene al polso), cinquanta o cento. Il modello russo ne ha centotré (basato sull’antica “scala da preghiera”, tuttora in uso tra gli ortodossi russi del rito antico), intercalati da grani di separazione che suddividono i nodi in quattro gruppi di diciassette, trentatré, quaranta e dodici, numeri che ricordano figure bibliche (Evangelisti, Apostoli, Profeti) o la vita di Cristo.

Il monaco o la monaca ricevono la “corda” durante il rito di ingresso al monastero perché ricordino fin dal primo giorno della vita monastica che il compito principale della loro vita è “pregare senza interruzione” (1 Tessalonicesi, 5, 17), un invito che l’Apostolo Paolo fa non solo ai monaci, ma a tutti i cristiani.

I Padri del monachesimo ortodosso hanno interpretato i passi del Nuovo Testamento che invitano a “pregare ogni momento” e “senza stancarsi”, come le basi per acquisire e crescere nell’attitudine dell’ascolto profondo del Signore durante la giornata. San Basilio ha scritto: “Dobbiamo restare incessantemente sospesi al ricordo di Dio come i bambini verso le loro madri”. Concetto entrato in quasi tutti i famosi apoftegmi dei Padri del deserto perché immancabile nei circa duemilatrecento loro “detti” e nascosto tra altre esortazioni, senza spiegazioni o commenti. Questo vuol dire che i monaci hanno accolto quell’invito nel senso letterale di una preghiera di ventiquattr’ore su ventiquattro. Impegno severo, anche se facilitato dalla separazione dal mondo (anacoreta, da anachôrein = ritirarsi).

L’uso della corda della preghiera è un enorme aiuto spirituale, che consente ai cristiani di mantenere l’attenzione nella pratica della preghiera, finché, come ci ha promesso il Signore (Giovanni, 7, 37), fiumi di acqua viva sgorgheranno entro di noi.

Un’altra pratica spesso seguita dai monaci (e descritta nei famosi “Racconti di un pellegrino russo”) è la recita della Preghiera di Gesù, o preghiera del cuore, migliaia di volte al giorno, fino al momento in cui diviene attiva per conto proprio, lasciando il monaco in uno stato di preghiera continuo. La preghiera è semplice, ma densa di significato, perché è la sintesi di due invocazioni rivolte a Gesù: quella del cieco di Gerico (Luca, 18, 38) e quella del pubblicano al tempio (Luca, 28, 13). Dice così: “Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, abbi misericordia di me peccatore”, e può essere recitata da più persone insieme o da soli, pregando per se stessi o per una persona cara. In tal caso non si usa la parola “peccatore” perché, come cristiani, ci è comandato di considerare solo i peccati personali e non quelli degli altri.

Gli aspetti personali e interiori di tale preghiera non sono mai separati dalla preghiera liturgica e dalla vita non più di quanto possano essere divisi la preghiera e il servizio, la contemplazione e l’azione. Anzi, essa si completa con l’altra, tanto che san Giovanni Crisostomo la chiama “la liturgia dopo la liturgia” e santa Marija Skobcova (monaca e martire, uccisa nel campo di concentramento di Ravensbrück) una “liturgia fuori dal tempio” perché estende l’ufficio e la divina liturgia a tutto il resto del giorno e della notte.

Acquisire la memoria Dei, il ricordo costante di Dio, richiede molta determinazione, al punto che Dimitrij di Rostov ha scritto: “Molti non sanno nulla del travaglio interiore necessario a chi voglia possedere il ricordo di Dio”. La “preghiera del cuore”, radicata nel Nuovo Testamento, fu assunta da una corrente propria della spiritualità orientale antica chiamata esicasmo, dal greco hesychìa, che significa calma, pace, tranquillità, assenza di preoccupazione. Acquisirla non è facile, ma, secondo quanto dicono coloro che la praticano, col passare del tempo e con l’esercizio quotidiano fa sgorgare dal cuore una grande gioia, perché si avverte un intenso amore per Gesù e per tutte le creature.

In un documento del monastero di Iviron del Monte Athos, si legge: “L’esicasta è colui che solo parla a Dio solo e lo prega senza posa”. Conforta pensare, soprattutto in questa Settimana di Preghiera per l’Unità dei cristiani, che dalle sabbie roventi del deserto egiziano alle steppe innevate della Russia, dai monasteri del Sinai e del Monte Athos a quelli delle città di ogni continente, la preghiera del cuore, nata tanti secoli fa da monaci che vivevano nella solitudine, esce dal cuore dei cristiani di tradizione orientale e occidentale, e può ottenere dallo Spirito che tutto può, il sospirato dono dell’unità. © L’Osservatore Romano – 20 gennaio 2011



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I “Racconti di un Pellegrino Russo”, e più ancora la “Filocalia della Preghiera del cuore”, che ne coglie profondamente l’essenza, ci hanno abituati all’invocazione ripetuta del Nome di Gesù, comunemente nota come “Preghiera del Nome”, o “Preghiera del Cuore” o “Preghiera Esicasta”.

Ma prima che uno di noi abbia raggiunto la sufficiente distanza dalle distrazioni mentali (i “pensieri”, per usare il linguaggio dei Padri) passerà del tempo.

Spesso poi chi vive in diaspora, ossia in paesi a prevalenza eterodossa, non ha una Chiesa accanto e per lui la preghiera interiore viene ad essere completamente avulsa dalla regolare partecipazione al ciclo celebrativo della Chiesa: di qui il rischio di renderla avulsa dallo stesso Mistero di Cristo ossia il pericolo che divenga una specie di “Yoga ortodosso” come qualcuno la ha, non a torto, definita. Ma tra lo Yoga e la Preghiera Cristiana c’è un autentico  abisso, che è l’abisso tra il rapporto con il Dio personale, il Padre, il Figlio ed il Santo Spirito, di un uomo persona, fatto a sua immagine e somiglianza, ed un esercizio ascetico che trova il suo fondamento in un Tutto-Dio panteistico, come il Dio degli Indù o in un Tutto-Nulla come il Vuoto-Nirvana del Buddhismo.


Si pone quindi a chi ha la responsabilità di indirizzare la vita spirituale dei fedeli di rendere praticabile la preghiera al di fuori del contesto in cui è nata. Già la vita del laico non è il contesto in cui la Preghiera pura, come amano chiamarla i Padri è nata – infatti la sua origine è certamente monastica – ed in cui c’è il silenzio, la quiete, la pace necessaria ad una sua pratica fruttuosa. Questo per non  cadere nel circolo vizioso di dire “la preghiera pura ti è preclusa perché non hai quiete (esichia)”  la quale – intesa nel senso spirituale in cui noi ne parliamo – non è assenza di rumori, ma un fatto squisitamente interiore, cioè la capacità di vivere in Dio, in Cristo, la nostra vita, rimettendo nelle sue mani il vissuto quotidiano, senza preoccuparci del domani, perché egli provvede agli uccelli del cielo ed ai gigli del campo: “ Sia fatta la tua volontà così in Cielo come in terra; dacci oggi il nostro pane essenziale “. Avere quiete, significa, sotto il profilo spirituale stare con l’anima in Dio “come un bambino in braccio a sua madre”, per usare le parole del Salmista. E dalla necessità – e dalla possibilità – di questo atteggiamento interiore nessuno è escluso.

Ho quindi pensato di presentare agli Ortodossi Italiani una forma di uso della Corda di Preghiera molto antica, ovverosia la possibilità e la modalità di usarla per recitare l’Officio Divino in mancanza di Libri Liturgici e di regolari Officiature in Chiesa.

Ciascuno potrà così unirsi, senz’altro strumento che queste poche pagine, un comvoschini ed una Bibbia alla Preghiera della Comunità della Chiesa. La sufficiente lunghezza del prolungarsi delle invocazioni lascia spazio alla dimensione contemplativa di questo tipo di preghiera ma la sua strutturazione sulla falsariga dell’Orologhion la lega più intimamente al culto ecclesiale.

E’ evidente che questo uso non esclude l’altro, totalmente libero, della Preghiera, così come le indicazioni che ho dato non sono rigide. Ciascuno può allungare o accorciare gli Offici secondo la sua disponibilità di tempo.

Specie ai principianti però suggerisco di non variare continuamente lo schema. Un ritmo fisso e immutato, così come lo schema fisso delle Officiature, aiuta ad acquisire una dimensione non individualistica della preghiera e contemporaneamente aiuta a darsi una certa disciplina interiore sempre più necessaria in questa epoca dissipata e dissipante.

Spero che questa modesta fatica, ispirata alle istruzioni già in uso provenienti da vari ambienti della Chiesa Ortodossa, monastici e non, sia di aiuto ai fedeli. A loro chiedo di pregare per me.

Per indicare il numero delle invocazioni mi servo del tipo di comvoschini più usato, quello medio composto da cento nodi divisi in quattro porzioni di 25 nodi ciascuna.

Vespro

Per le preghiere dei nostri Santi Padri Signore Gesù Cristo Dio nostro abbi pietà di noi.
Gloria a Te, Dio nostro, Gloria a te.
Re celeste Paraclito, Spirito della Verità, Tu che ovunque sei e tutto ricolmi, scrigno dei beni che doni la Vita, vieni e dimora in noi, purificaci da ogni macchia e salva, o Buono, le anime nostre.

Santo Dio, Santo Forte, Santo Immortale, abbi pietà di noi (tre volte)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
Tuttasanta Triade abbi pietà di noi; Signore, sii clemente con i nostri peccati; Sovrano, perdona le nostre iniquità; Santo, visita e guarisci le nostre infermità in grazia del tuo Nome.

Kyrie elèison (tre volte)

Gloria al Padre, e al Figlio, e al santo Spirito, e ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo Nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra; dacci oggi il nostro patte essenziale; e rimetti a noi i nostri debiti, come anche noi li rimettiamo ai nostri debitori; e non indurci in tentazione, ma liberaci dal maligno.
Kyrie eleison (12 volte)  Gloria al Padre…ora ….

Salmo iniziale

Venite, adoriamo il Re nostro Dio
Venite, adoriamo Cristo nostro Re e nostro Dio
Venite, adoriamo e prostriamoci a Cristo nostro Re e nostro Dio

Quindi 100 invocazioni per il Salmo iniziale: “Signore Gesù Cristo Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore”.
Gloria al Padre, al Figlio ed al Santo Spirito. Ora e sempre nei secoli dei secoli. Amìn. Alleluia alleluia , alleluia, Gloria a Te o Dio (tre volte)

Katisma (salmi),

Quindi 300 invocazioni al Signore Gesù (come sopra) per il Katisma del Salterio concluse con Gloria al Padre, al Figlio ed al Santo Spirito. Ora e sempre nei secoli dei secoli. Amìn. Alleluia alleluia , alleluia, Gloria a Te o Dio (tre volte)

Lucernario

100 invocazioni al Signore Gesù
“Signore Gesù Cristo Figlio di Dio abbi pietà di me peccatore”

100 invocazioni al santo o al mistero del ciclo settimanale

La Domenica (tieni presente che il giorno Liturgico comincia col Vespro del giorno precedente)
Gloria alla tua santa Resurrezione* o Cristo

Il Lunedì ai Santi Angeli
Santi Angeli ed Arcangeli* intercedete presso Dio per noi.

Il Martedì al Precursore
Santo Profeta, Precursore e Battista di Cristo* prega Dio per noi

Il Mercoledì alla Deipara ed alla Croce
Gloria Signore* alla tua vivificante Croce

Il Giovedì agli Apostoli ed al San Nicola
Santi Apostoli di Cristo* intercedete per noi (50 invocazioni)
Santo Padre nostro Nicola Taumaturgo * prega Dio per noi (50 invocazioni)

Il Venerdì alla Croce
Gloria Signore* alla tua vivificante Croce

Il Sabato ai Santi ed agli addormentati in Cristo
Santi tutti di Dio* pregate Dio per noi (50 invocazioni)


Riposa Signore* le anime dei tuoi servi (50 invocazioni)

Poi 100 invocazioni al Santo del Giorno: Santo (Apostolo – o Martire, etc.) prega Dio per noi – poi, Gloria al Padre….e ora…100 invocazioni alla Deipara.
Più-che-santa Deipara* salvaci.

+Silvano, l’ultimo dei Monaci
superiore del Monastero di San Serafino di Sarov, in Pistoia

 

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