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25/08/2012 23:59 | |
3. Ecclesia spiritualis. Marcionismo ed antiebraismo Il pregiudizio antiebraico che contrassegna la modernità segue due strade. Una è data dal ritorno all’antico contro il moderno contrassegnato dalla tradizione ebraico-cristiana. È la via del neoclassicismo tedesco che, culminante in Nietzsche, assume la forma di un ritorno al paganesimo ellenico nei suoi valori e nelle sue divinità. Questa corrente, che troverà una sua espressione radicale nella mitologia nazionalsocialista, è palese nel pensiero di Walter Otto e di Martin Heidegger. L’altra strada, che percorre il sentimento antiebraico, è quella che matura a partire da un “cristianesimo spirituale” fondato sull’antitesi tra Nuovo e Antico Testamento, tra l’amore e lalegge. Un’antitesi che richiama la posizione di Marcione che Agostino aveva idealmente avversato opponendosi al manicheismo. Nel corso del moderno la posizione marcionita è un portato della Riforma nella misura in cui la nuovaEcclesia spiritualis vede negli ebrei i rappresentanti della legge intesa come utogiustificazione. «In essi, Lutero vede la Chiesa carnale, specchio negativo per la Chiesa spirituale che ha in mente. Il pericolo che essi rappresentano va molto al di là dell’ambito ebraico. Gloriarsi della propria giustizia, praticare una religione fatta di cerimonie e di riti esteriori, è quel che fanno molti cristiani»34. L’ebreo diviene, in tal modo, il criterio di paragone, in negativo, per stabilire la vera religione. L’ebreo, al pari del cattolico, persegue l’autogiustificazione tramite le opere della legge di contro alla dottrina evangelica che richiede la giustificazione attraverso la grazia di Dio.
Con ciò il legalismo romano, “papista”, viene accostato a quello ebraico. Il cattolicesimo è un “cristianesimo ebraico”, mondano, che ha dimenticato la giustificazione mediante la grazia. Di contro a questo cristianesimo “carnale” sta quello “spirituale” ripristinato dalla Riforma. Si può osservare come questa contrapposizione non sia solo dei riformatori. Essa è presente anche negli umanisti. Per Erasmo da Rotterdam, che dimostra nei suoi scritti «una ostilità antiebraica profondamente radicata»35 al punto da rallegrarsi dell’espulsione degli ebrei dalla Francia, l’antitesi tra ebraismo e cristianesimo è antitesi tra la carne e lo spirito, tra una ritualità esteriore e una fede interiore. È la stessa contrapposizione che, in forme mutate, ritroviamo nell’illuminismo per il quale al deismo come vera religione (interiore, razionale, universale) si oppone la fede ebraica (esteriore, legalistica, particolare) fondata sulla scandalosa pretesa dell’elezione divina e sulla “schiavitù” della legge. Da questo punto di vista non deve sorprendere, anche se la cosa può risultare non facile da accettare, l’ostilità che una parte cospicua dell’illuminismo nutre verso l’ebraismo36. Dal padre della tolleranza, Voltaire37, a Gibbon, Reimarus, Kant, il risentimento antiebraico è una costante. Come scrive Elena Loewenthal «antisemiti lo sono stati tutti: laici e religiosi, riformatori e conservatori, reazionari e rivoluzionari. Illuministi, atei. L’antisemitismo deve molto a questi “apporti trasversali”, lo sterminio nazista trovò non scarsa legittimazione e supporto anche nel fatto che i Voltaire, i Lutero, i Kant e via di seguito non avessero mostrato particolare simpatia per il popolo eletto e disperso»38. Ciò che preme qui osservare è come questa “trasversalità” non sia casuale ma l’esito consequenziale di una “religione pura” che vede nell’ebreo l’anti-tipo, il modello di una fede esteriore, politica, particolaristica, carnale. Si tratta di un antisemitismo gnostico che rilegge alla luce di Marcione la dialettica luterana tra Legge ed Evangelo, Antico e Nuovo Patto. È quanto emerge dagli scritti giovanili di Hegel, colmi di furore antigiudaico39, così come in una parte consistente della cosiddetta teologia liberale tesa a liberare il cristianesimo da ogni possibile dipendenza veterotestamentaria. Jacob Taubes in Die Politische Theologie des Paulus ha colto molto bene questa direttrice di pensiero nell’opera di Adolf von Harnack la cui riflessione, non a caso, si è misurata a lungo con la figura di Marcione40. Era il padre di Harnack, Theodosius, che in un suo studio su Lutero aveva riletto la coppia Legge-Vangelo in termini decisamente marcioniti41ï Ripresa dal figlio, questa impostazione conduceva al rifiuto dell’elemento veterotestamentario. Questo rifiuto era, secondo Taubes, «il segreto del protestantesimo tedesco liberale, che nel 1933 non fu poi in grado di superare la prova»42. continua.....Fraternamente CaterinaLD
"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine) |