A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

MA CHI SONO I FALSI MAESTRI, COME RICONOSCERLI? (qui alcuni esempi) (3)

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2020 13:43
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.988
Sesso: Femminile
24/10/2012 17:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740771] .... non è certo con gioia, questa volta, che ci tocca aprire un terzo thread sui.... CATTIVI MAESTRI..... mentre quello sui BUONI MAESTRI è ancora scarso... segno di una evidentissima piaga nella Chiesa e di una proliferazione di maestri dai quali proprio Cristo ci mise in guardia.... PER IL SECONDO TREAD CLICCATE QUI, dentro troverete il collegamento anche al primo.....
Non ci divertiamo a fare questa sorta di elenco, ma è necessario per poter fare un sano discernimento, pregare per questi pastori storditi, e proseguire fiduciosi nel Magistero della Chiesa e non in quello dei singoli pastori quando parlano per se stessi....

Apriamo dunque questo nuovo thread con il sottolineare le asinerie di tale cardinale Kasper.
Veramente egli non è nuovo a certe uscite, ma le credavamo superate.....
Nel 2000 fu lo stesso allora Prefetto della Dottrina della Fede, cardinale Ratzinger, a doverlo correggere niente meno che con un Documento ufficiale che troverete cliccando qui al secondo post, egli scriveva queste parole:

La Congregazione per la Dottrina della Fede richiama l'attenzione sul fatto che la Chiesa ha inizio nella comunità dei 120 radunata intorno a Maria, soprattutto nella rinnovata comunità dei dodici, che non sono membri di una Chiesa locale, ma sono gli apostoli, che porteranno il vangelo ai confini della terra. Per chiarire ulteriormente si può aggiungere che essi nel loro numero di dodici sono allo stesso tempo l'antico ed il nuovo Israele, l'unico Israele di Dio, che ora — come fin dall'inizio era contenuto fondamentalmente nel concetto di popolo di Dio — si estende a tutte le nazioni e fonda in tutti i popoli l'unico popolo di Dio.

Questo riferimento viene rafforzato da due ulteriori elementi: 

la Chiesa in questa ora della sua nascita parla già in tutte le lingue. I padri della Chiesa hanno giustamente interpretato questo racconto del miracolo delle lingue come un anticipo della Catholica — la Chiesa fin dal primo istante è orientata «kat'holon» — abbraccia tutto l'universo.
A ciò fa da corrispettivo il fatto che Luca descriva la schiera degli ascoltatori come pellegrini provenienti da tutta quanta la terra, sulla base di una tavola di dodici popoli, il cui significato è quello di alludere alla onnicomprensività dell'uditorio; Luca ha arricchito questa tavola dei popoli ellenistica con un tredicesimo nome: i romani, con cui senza dubbio voleva sottolineare ancora una volta l'idea dell'Orbis.

Non si rende del tutto esattamente il senso del testo della Congregazione per la Dottrina della Fede, quando al riguardo Walter Kasper dice che la comunità originaria di Gerusalemme sarebbe stata di fatto Chiesa universale e Chiesa locale allo stesso tempo e poi continua: «Certamente questo rappresenta un'elaborazione lucana; infatti dal punto di vista storico esistevano presumibilmente sin dall'inizio più comunità, accanto alla comunità di Gerusalemme anche comunità in Galilea».
Qui non si tratta della questione per noi ultimamente insolubile, quando esattamente e dove per la prima volta sono sorte delle comunità cristiane, ma dell'inizio interiore della Chiesa nel tempo, che Luca vuol descrivere e che egli al di là di ogni rilevamento empirico riconduce alla forza dello Spirito Santo. Soprattutto però non si rende giustizia al racconto lucano, se si dice che la «comunità originaria di Gerusalemme» sarebbe stata allo stesso tempo Chiesa universale e Chiesa locale.
La realtà prima nel racconto di san Luca non è una comunità originaria gerosolimitana, ma la realtà prima è che nei dodici l'antico Israele, che è unico, diviene quello nuovo e che ora questo unico Israele di Dio per mezzo del miracolo delle lingue, ancora prima di divenire la rappresentazione di una Chiesa locale gerosolimitana, si mostra come una unità che abbraccia tutti i tempi e tutti i luoghi.


L'Ecclesiologia della costituzione «Lumen Gentium»

Card. JOSEPH RATZINGER
Prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede
Da L'osservatore romano del 4 marzo 2000 

http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20000227_ratzinger-lumen-gentium_it.html

****************

[SM=g1740733]  a quanto pare la delicatezza di Ratzinger nel correggere con mitezza le uscite stravaganti di Kasper, non è stata ripagata.... cosa ha combinato oggi il cardinale emerito "in pensione" e che farebbe bene a ritirarsi in una fervente clausura?

Niente meno che NEGARE I MIRACOLI DI GESU'.....

certi presuli invecchiando invece di santificarsi si perdono trascinandosi dietro non poche pecore, quindi attenti!!!
[SM=g1740729]
Leggiamo quanto segue:

Miracoli di Gesù: si inizia con lo smentire i primi, si finisce col negare il secondo

Gesù

Che resta del Salvatore se ci disfiamo dei suoi miracoli?

 

Per Kasper ed altri studiosi (ma non per tutti): “con una certa probabilità… non sono da considerarsi storici i cosiddetti miracoli naturali”. Perché allora gli evangelisti li avrebbero elaborati?  (…) Ma i miracoli di Gesù non sono fantasie della comunità primitiva. E, se togliamo i miracoli, di Gesù non restano altro che le parole. Che possono essere belle e consolanti ma, se non sono seguite dai fatti, sono aria fritta. Occorre diffidare anche delle ermeneutiche moderne che riducono al lumicino il soprannaturale. Gli evangelisti rendono un grande servizio alla verità storica: con piccoli tocchi realistici, sanno incastonare perfettamente lo straordinario nell’ordinario. Se gli elementi che contestualizzano il racconto sono storici, non si capisce perché poi, d’improvviso, questi stessi evangelisti debbano rapidamente trasformarsi in fantasiosi bugiardi.  Per conservare il profumo della Verità occorre mantenere la sostanza.

di Claudia Cirami dal sito papalepapale.com

 

Se c’è un miracolo che amo più degli altri è quello in cui Gesù, sulla barca scossa da onde impetuose e venti forti, viene svegliato dalle grida impaurite dei suoi discepoli – in Marco persino rabbiose – e si erge con autorità a placare la furia degli elementi della natura. Lo conosciamo con il titolo La tempesta sedata (Mc 4, 35-41; Mt 8, 23-27; Lc 8, 22-25). Così, qualche anno fa, sono rimasta davvero sconcertata leggendo queste parole sul testo del card. Kasper, Gesù il Cristo: “Alcuni racconti miracolosi si sono dimostrati, all’indagine della storia delle forme, come proiezioni dell’esperienza pasquale sulla vita terrena di Gesù, o come anticipazioni dell’attività del Cristo glorificato. Tra queste storie… il miracolo della tempesta sedata… Proprio i miracoli operati nella sfera della natura vengono quindi ad assumere il carattere di elementi accessori della tradizione originaria”. Non facciamoci ingannare dal frasario astruso da professore teutonico. Più in là, per evitare equivoci, il cardinale aggiunge: “con una certa probabilità… non sono da considerarsi storici i cosiddetti miracoli naturali”.

SE NON SA DOMARE NEMMENO UNA TEMPESTA… CHE SIGNORE È? 

Il miracolo della tempesta sedata, spesso liquidato sbrigativamente come invenzione della comunità cristiana delle origini.

Kasper sposa una tesi comune a molti studiosi (ma non a tutti): questi miracoli non sono mai avvenuti e sono stati elaborati, come mostrerebbe la storia delle forme, sul modello di racconti di prodigi di ambiente ellenistico o giudaico. Perché allora gli evangelisti li avrebbero inventati… pardon, elaborati? Perché la comunità cristiana primitiva ha considerato Gesù, dopo la sua Resurrezione, il Signore della vita: il suo potere doveva allora estendersi su ogni cosa, anche sulla natura. Da qui la necessità di creare i miracoli sulla natura. Ora, probabilmente, solo professori chiusi nei loro studi o nelle biblioteche delle facoltà teologiche possono fare con leggerezza di queste affermazioni, pensando che il credente comune non ne risentirà. La tempesta, per tutte le generazioni di cristiani che si sono succedute, è metafora di tutte le tempeste che squassano le nostre esistenze e la vita della Chiesa. I vangeli sinottici ci hanno raccontato che Qualcuno, duemila anni, fa ne aveva domata una vera. Ma se Costui non era in grado di domare nemmeno una tempesta in un lago (neanche fosse in mare aperto) come può avere la meglio sulle varie tempeste della vita? La tentazione per la fede è forte. Se poi viene detto che non solo questo, ma anche altri miracoli non sono che “prodotti” della comunità primitiva, la fede vacilla ancora di più.

PERCHÈ QUESTO DISAGIO? 

Del resto, il disagio che permane, anche negli studiosi cristiani, sembra incoraggiare in tal senso. Per esempio, entrando per ricerche nel sito del Pontificio Istituto Biblico, ho fatto una ben triste scoperta. Qui (http://www.biblico.it/doc-vari/bibl_nt.html#XV) è offerta, a studenti e studiosi, una bibliografia che viene definita “basilare” per la ricerca sui testi del Nuovo Testamento. Nella categoria “monografie”, alla voce “parabole” ci sono quasi 30 testi, mentre, incredibilmente, non esiste nessuna voce relativa ai miracoli e nessun testo “basilare” viene consigliato sull’argomento. L’introduzione alla bibliografia è chiara: “Questa selettiva raccolta bibliografica privilegia quegli studi che pare diano maggiore affidabilità scientifica, per i risultati conseguiti, o che siano in grado di aprire piste inesplorate nei molti settori dell’indagine biblica a favore dei giovani ricercatori”. Dunque, secondo chi ha redatto questa bibliografia, gli studi sui miracoli di Gesù non sono “affidabili” e non aprono “piste inesplorate”. Così i miracoli meritano soltanto di essere rintracciati, qui e lì, in studi generici, quasi fossero stati un accessorio nella sua vita. E questa non è l’unico caso di imbarazzo da studiosi.

GESÙ: NÈ PSICOTERAPEUTA ANTE LITTERAM, NÈ GUARITORE, NÈ CIARLATANO

Gesù mago: uno dei tanti tentativi di sminuire la figura del Nazareno.

Osservando questo disagio, verrebbe allora da pensare che hanno ragione quegli intellettuali che considerano i miracoli – chi più chi meno – prodotti mentali di cristiani fervorosi o quegli anticlericali che li ritengono storie astute inventate per impressionare gente credulona. Non è così.  Appena i miei studi me l’hanno consentito, ho scelto di occuparmi proprio dei miracoli, in particolare della Tempesta sedata. Per quello che mi riguarda, l’idea che mi sono fatta, studiando e confrontando i contributi di esegeti e storici, è che i miracoli di Gesù non sono fantasie della comunità primitiva.  Ed è quantomeno inspiegabile – se non sintomo di malafede – continuare a considerarli tali. Come è stato osservato “certamente Gesù non ha fatto solo miracoli. Sono altrettanto caratteristiche del suo comportamento le azioni simboliche: l’elezione dei dodici, l’invio dei discepoli, la comunione di mensa con i pubblicani e i peccatori, l’ingresso in Gerusalemme, la purificazione del Tempio e l’ultima cena. Ma Gesù ha impressionato e sconcertato i suoi contemporanei soprattutto con i miracoli” ( G. Theißen- A. Merz, Il Gesù Storico. Un manuale). Questo vale per tutti i miracoli, anche per quelli sulla natura. Il tentativo di dissolvere certi miracoli di Gesù e lasciarne altri – guarigioni ed esorcismi – non ci deve ingannare: non è per fare piazza pulita degli elementi leggendari al fine di rendere giustizia a quelli storici. È, invece, per dissolvere anche gli altri miracoli, i quali, poi, a poco a poco, poiché meno eclatanti, possono essere spiegati come liberazioni da suggestioni mentali, da patologie psichiche più o meno conclamate, da deliri allucinatori più o meno gravi. Il tentativo, insomma, di ridurre Gesù ad uno psicoterapeuta ante-litteram o uno dei tanti con fama da guaritori, esorcisti o maghi – molti dei quali ciarlatani – che solcavano le strade del mondo antico. Ammesso che sia davvero esistito, naturalmente: perché, spesso, a furia di togliere un miracolo di qui, una parola di là, molti lo hanno pure cacciato a pedate dalla storia, relegandolo al mondo mitologico. Se togliamo i miracoli, però, di Gesù non restano altro che le parole. Che possono essere belle e consolanti ma, se non sono seguite dai fatti, sono aria fritta: tanto per dirne una, per esempio, come ha notato qualcuno in modo molto acuto, solo uno che ridà la vista ai ciechi può proclamarsi Luce del mondo, senza temere di essere seppellito da risate di scherno.

NON DOBBIAMO ELIMINARE I MIRACOLI, NÈ LEGGERLI SECONDO IL MONDO

Parodia di Gesù nei Simpson. Anche se in negativo, è sempre un segno della sempre-verde attualità di Gesù di Nazareth.

A chi si ostina a negarli o a sminuirli, ricordiamo che il tempo ha letteralmente inghiottito la maggior parte di quelli che avevano fama di taumaturghi e di esorcisti vissuti, prima di lui o suoi contemporanei, e solo di alcuni ci sono rimaste poche tracce. Niente a che vedere con l’esplosiva e sempreverde fama di Gesù di Nazareth che ha spaccato in due la storia. Occorre, inoltre, stare in guardia non solo di fronte a certi studi che eliminano o riducono al lumicino il soprannaturale, ma anche rispetto a certe ermeneutiche moderne, che, pur offrendo qualche spunto interessante, vorrebbero interpretare i miracoli con categorie esclusivamente psicologiche, sociologiche, storiche o filosofiche: ora, per quanto il testo biblico, nella sua interezza – quindi anche i racconti di miracoli – non sia lettera morta, ma un testo che vuole e che deve essere parola viva per i credenti di oggi, non possiamo piegarlo a letture riduttive che, ancora una volta, hanno tutto l’interesse a togliere di mezzo il soprannaturale per sottomettere i versetti alle logiche terrene, ai desideri dell’inconscio, alle rivendicazioni sociali, alle letture femministe, etc…

Il GRANDE LAVORO DEGLI EVANGELISTI

Molti ritengono Gesù ancora più evanescente di come appare in questo santino: Lui, però, è ben ancorato nella storia.

Gli evangelisti hanno dato solide radici ai miracoli, evitando che questi si dissolvessero nella nebbia dei secoli come leggende edificanti. I Magnifici Quattro (Marco, Matteo, Luca e Giovanni, secondo un probabile ordine cronologico) descrivono il miracolo in modo asciutto, lo riportano anche quando gli apostoli fanno una pessima figura, non ne approfittano per fare l’elogio sperticato di Gesù. Rendono, inoltre, un grande servizio alla verità storica: con piccoli tocchi realistici, sanno incastonare perfettamente lo straordinario nell’ordinario, il mirabolante nel quotidiano, il prodigioso nel consueto. Un cuscino, un’indicazione geografica, il riferimento ad un tetto, i sintomi di una malattia… tutto serve per far capire che si tratta di fatti accaduti, non di favole. Non offrono racconti di cronaca, ovviamente. Scrivono i testi con precisi intenti teologici ma non per questo li inventano. I sapienti tocchi realistici hanno consentito, man mano che gli studi e le ricerche archeologiche sono andati avanti, di mostrare che questi racconti non sono prodotti a tavolino, ma nascono da ricordi reali di luoghi e situazioni che possiamo considerare altamente attendibili.

PER CONSERVARE IL PROFUMO DELLA VERITÀ

Certo, non troveremmo mai la prova regina dei miracoli e non certo perché all’epoca mancassero le videocamere. E’ la fede, infatti, che ci conduce all’accettazione di questi. I vangeli lo dicono chiaramente: anche di fronte ad un segno molto forte, accanto alle reazioni positive, c’erano anche quelle negative: ingratitudine, sconcerto, ostilità. Qualche avversario si è spinto persino a supporre che, forse, dietro le opere di quel rabbi galileo, ci fosse lo zampino del demonio. Le reazioni avverse di molti contemporanei di Gesù non ci devono scandalizzare: le sue azioni straordinarie non obbligano a credere. Non per questo, però, dobbiamo mettere in dubbio la loro esistenza. Se, come abbiamo osservato, gli elementi che contestualizzano il racconto sono storici, non si capisce perché poi, d’improvviso, questi stessi evangelisti che descrivono con grande aderenza al vero un luogo, una scena, un contesto debbano rapidamente trasformarsi in fantasiosi bugiardi quando introducono l’elemento soprannaturale. Non sono queste le regole della fabulazione, dell’invenzione, del mito. Così stiamo attenti a fare le pulci ai vangeli cercando di eliminare quei passi in cui ci sembra che gli evangelisti abbiano lavorato di fantasia. Perché si manomette la verità, si danneggia la serietà del lavoro di ricerca che c’è dietro, si perde di vista la vera identità di Gesù e, infine, si smarrisce la fede. Scriveva Guitton, nella sua opera Gesù: “Non critico coloro che respingono la verità evangelica, ma diffido di coloro che pretendono di possederla dopo averla respinta, che tolgono la sostanza e vogliono conservare il profumo

 

[SM=g1740771]



[Modificato da Caterina63 19/02/2020 13:43]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:21. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com