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MA CHI SONO I FALSI MAESTRI, COME RICONOSCERLI? (qui alcuni esempi) (3)

Ultimo Aggiornamento: 19/02/2020 13:43
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27/08/2015 18:06
 
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  Nunzio Galantino è paradigma di un episcopato sul ponte del Titanic colpito dall’iceberg

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Portare personaggi come Nunzio Galantino all’episcopato, affidare a loro delle Chiese particolari e infine nominarli in ruoli di siffatta delicatezza ai vertici della Conferenza Episcopale Italiana, equivale a seguitare imperterriti a danzare sulle note dell’orchestrina nel salone delle feste del Titanic che sta colando a picco dopo avere colpito l’iceberg.

 

 

 Autore Padre Ariel

Autore
Ariel S. Levi di Gualdo

 

nunzio galantino 1
S.E. Mons. Nunzio Galantino Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana

La mancanza di prudenza manifestata più volte dal Segretario generale della Conferenza Episcopale Italiana S.E. Mons. Nunzio Galantino conduce a quella mancanza di tatto tipica dei soggetti che invece di praticare le strade della Dottrina Sociale della Chiesa ― il cui tracciato parte nel 1891 dal magistero del Sommo Pontefice Leone XIII attraverso l’Enciclica Rerum Novarum [cf. QUI] e culmina nel 1991 con laCentesimus annus [cf. QUI] del Santo Pontefice Giovanni Paolo II ― può portare sulla via di quei teologismi dai quali si sprofonda infine nel fumo dei sociologismi politici, ripetutamente stimmatizzati con rigore teologico tra le colonne telematiche di questa nostra rivista.

Un pensiero teologico erroneo quello del Vescovo Galantino, nel quale Cristo  – di fatto – non è inizio, centro e fine ultimo escatologico del nostro intero umanesimo [cf. Dominus JesusQUI], ma un accessorio; d’indubbia importanza, d’importanza fondamentale, ma comunque accessorio. E su quest’ultimo tema del Cristo accessoriopubblicherò a breve un’apposita e specifica analisi teologica.

Nell’Isola di Patmos si fa teologia e al momento opportuno è nostro imperativo di coscienza affermare cos’è oggettivamente ortodosso e cos’é oggettivamente eterodosso alla luce della Verità rivelata del Verbo Incarnato e del Magistero della Chiesa. Neppure dinanzi all’errore più ostinato abbiamo mai colpito le persone alle quali va sempre il nostro rispetto, a partire anzitutto dalle Autorità Ecclesistiche. Colpire però le idee sbagliate, ed in specie quelle portate avanti in modo molto pericoloso da talune Autorità Ecclesiastiche, è un dovere al quale non possiamo e non dobbiamo sottrarci, perché difendere la verità dall’errore costituisce il fondamento della carità cristiana, che si fonda appunto sulla verità, non sul buonismo nazionalpopolare. Nostro compito pastorale e teologico è quindi spiegare e diffondere la Verità rivelata del Verbo Incarnato e il Magistero della Chiesa. Per il resto esiste una vasta gamma di riviste cattoliche che gioiscono nel girare il mestolo dentro il pentolone della politica; cosa peraltro del tutto legittima, perché i cattolici sono parte integrante e viva della vita di questo Paese, oltre che suoi cittadini dotati del diritto di voto, come di recente ho ricordato analizzando le inopportune comparse televisive di S.E. Mons. Domenico Sigalini Vescovo della Diocesi Suburbicaria di Palestrina [cf. QUI].

galantino ciotti 2
“Le accoppiate vincenti della Chiesa contemporanea” –  A sinistra S.E. Mons. Nunzio Galantino, alla sua destra il “prete per caso” Luigi Ciotti il cui annuncio “evangelico” sono i diritti civili e il culto idolatrico di una male intesa “legalità”

Nessun “Galantino” dell’episcopato moderno ― o meglio filo-modernista ― cresciuto negli anni Settanta al grido di «più collegialità, più dialogo, più democrazia nella Chiesa», può quindi inibire a dei sacerdoti e teologi l’esercizio della libertà dei figli di Dio e il conseguente esercizio del senso critico nell’ambito della speculazione teologica. Esattamente ciò che il Codice di Diritto Canonico consente da sempre ai ministri in sacris e alle membra vive del Popolo di Dio. Il canone 212 domanda infatti, da una parte, l’obbedienza dei fedeli ai Pastori, dall’altra, riconosce a loro il diritto di esprimere delle riserve «su ciò che riguarda il bene della Chiesa». Il tutto basato a monte su un fatto documentato: ad Antiochia l’Apostolo Paolo muove delle severe critiche all’Apostolo Pietro su questioni di carattere pastorale [Gal 2,11]. Oggi purtroppo, nella moderna Antiochia, gli errori di Pietro potrebbero essere anche più gravi in quanto proporzionati a tempi molto tristi e ad una società occidentale al completo collasso, ma purtroppo pare non esserci neppure l’ombra di un Paolo nell’intero Collegio Apostolico.

Ignorare questi presupposti può comportare la caduta in due diversi errori: l’idolatria rivolta con supino spirito ruffiano ai potenti del momento sulla cresta dell’onda; la ribellione all’Autorità della Chiesa di Cristo per altro verso. Nell’uno e nell’altro caso, alla base del tutto c’è l’immaturità della fede, ma soprattutto il tentativo di togliere alle menti speculative la libertà dei figli di Dio, in nome dello spot del post-concilio: «Più collegialità, più dialogo, più democrazia nella Chiesa», il quale ha finito col portare al potere i peggiori dittatori, esattamente coloro che a cavallo tra gli anni Sessanta e gli anni Settanta il concetto stesso di autorità lo hanno distrutto. Come però da sempre risaputo i dittatori non ammettono mai sane discussioni, perché non si confrontano e non accettano il dibattito pubblico, sono auto-referenziali e distruttivi verso ogni opinione diversa dalla loro; e sulle ceneri dell’autorità hanno eretto i propri autoritarismi basati sul loro selvaggio e umorale arbitrio.

immigrati clandestini
una delle tante “carrette del mare” che trasportano a getto continuo immigrati clandestini in Italia, problema divenuto oggetto di accesi scambi tra il Segretario generale della CEI e vari esponenti del mondo politico italiano

La critica, col più devoto garbo del caso può essere rivolta in modo lecito anche al Romano Pontefice, quand’egli non si esprime in materia di dottrina come colui che, «una volta ravveduto» è chiamato per divino mandato a «confermare i fratelli nella fede» [cf. Lc 22, 31-34]. Figurarsi per ciò se non è lecito rivolgere critiche ai nebulosi sociologismi politici pseudo teologici e pseudo pastorali del Vescovo Nunzio Galantino.

Se per alcuni, quello di Galantino è un problema politico, per noi è dunque un problema teologico connesso a un dramma che sta vituperando la Chiesa: le persone sbagliate messe a fare danni nei posti più delicati. Indubbiamente siamo noi i primi a riconoscere che mai come oggi le relazioni tra Governo della Repubblica Italiana e Santa Sede erano state così tese, con punte notevoli di imbarazzo da ambo le parti, proprio per le improvvide sparate verbali del Vescovo Nunzio Galantino [cf. QUI]. Infatti, noi cattolici italiani, dobbiamo indubbia gratitudine a tutti i governi succedutisi dal dopoguerra in poi, inclusi governi socialisti e in seguito governi formati da membri della sinistra liberale post-comunista; perché tutti hanno sempre avuto un grande occhio di riguardo per la Chiesa Cattolica italiana, cosa questa che non andrebbe dimenticata e se il caso lo richiede spiegata anche al Segretario generale della CEI. A meno che egli non intenda sputare sul piatto dove l’episcopato italiano “mangia” all’incirca oltre un miliardo e mezzo di euro all’anno provenienti dal gettito fiscale dell’Otto per Mille. E con questi soldi vengono mantenuti anche molti inutili parassiti con stipendi da funzionari negli uffici centrali della CEI, gran parte dei quali hanno come unico merito quello di essere parenti, nipoti o amici degli amici di qualche monsignorotto, non sempre tra l’altro eterosessuale, visto il diffuso omosessualismo che pare a volte regnare nella Chiesa, con tutte le ben note ed evidenti conseguenze. Questo per dire che prima di puntare il dito sull’acne adolescenziale dei politici bisognerebbe pensare alle nostre antiche croste da lebbrosi, specie in quest’anno liturgico nel quale, durante la sacra liturgia, si sta leggendo il Vangelo di Matteo dove il Signore Gesù tuona parole di fuoco contro gli ipocriti. Ora, che la boria verbale di Galantino sia fuori luogo, è pacifico, ma ripeto: il problema non è per noi politico ma teologico, frutto a monte di una pastorale sbagliata e demagogico-populistica. E ribadisco ancora che il problema è teologico perché dalla pseudo-teologia di Galantino si capiscono tutti i suoi improvvidi attacchi politici camuffati dietro pretesti pastorali che non reggono e che non stanno in piedi, se non alla luce dell’imprudenza e sotto certi aspetti anche della sottile carenza di autentica carità cristiana, la quale richiede anzitutto sapienza.

Nunzio galantino 3
S.E. Mons. Nunzio Galantino Segretario generale della CEI

Per capire da dove procedere il parlar nebuloso di Galantino bisogna andare alle origini della sua formazione filosofica e teologica, posto che la prima – malgrado i “sacri titoli” conseguiti – filosoficamente parlando è pressoché inesistente. La seconda è invece confusa, come spiegheremo in dettaglio a breve. Se infatti fossero sufficienti titoli in perfetta regola rilasciati da istituzioni accademiche civili o ecclesiastiche per essere delle autentiche menti speculative, dei filosofi o dei teologi, o dei naturali candidati all’episcopato, in tal caso il mondo sarebbe a tal punto pieno di Dottori della Chiesa che si avrebbero serie difficoltà a collocarli in qualche modo in vita e poi appresso da morti nell’Albo dei Santi.

Se il Galantino filosofo fosse messo dinanzi ad un filosofo metafisico, non saprebbe neppure da dove cominciare il discorso e forse cercherebbe di salvarsi le penne facendo un giro di parole sulla …sintesi dialettica dell’alternanza ideologica secondo il paradigma della piattaforma del pensiero pensato in modo impensabile all’interno di un nucleo para-logico e fanta-razionale ma parzialmente oggettivo secondo i parametri dei contesti socio-politici contingenti di Dietrich Bohnöffer  … perché questo è di fatto il post sessantottino Galantino, una sorta di socio-politologo che nei caldi anni Settanta consegue la laurea in filosofia all’università civile di Bari discutendo una tesi sulla Antropologia di Bohnöffer come premessa al suo impegno politico.

Nunzio galantino 4
S.E. Mons. Nunzio Galantino Segretario generale della CEI

Di male in peggio i suoi studi teologici, attraverso i quali ha conseguito tutte quelle “santissime carte” in base alle quali troppi pensano che ciò basti per essere teologi dogmatici fuori d’ogni possibile discussione. Galantino consegue infatti la licenza specialistica in teologia dogmatica presso uno dei vari disastrati studi teologici del post-Sessantotto, quello dell’Italia Meridionale, noto come uno tra i peggiori del nostro Paese, visto che in esso erano spediti a insegnare dei gesuiti che a livello teologico risultavano imbarazzanti persino per la Pontificia Università Gregoriana degli anni Settanta, che è tutto dire. Se infatti a Roma, per la presenza della Sede Apostolica, c’era all’epoca perlomeno un debole tentativo di controllo delle università pontificie e delle cattedre, gli studi teologici periferici, a partire da quello di Napoli, erano invece incontrollata fucina e polo di diffusione dei peggiori pensieri ereticali. Un po’ come la Camorra, che svolge ed esercita i propri loschi traffici nelle zone di provincia di Caserta e località limitrofe, evitando così di dare troppo nell’occhio nelle zone centrali di Napoli sulle quali le forze dell’ordine cercano di esercitare un qualche controllo.

Bonhoeffer 1
immagine iconografica di Dietrich Bohnöffer

Come tesi di studio Galantino presenta un perfetto duplicato della sua tesi filosofica: Bohnöffer tra teologia ed impegno politico. E qui sarebbe interessante sottoporre Galantino ad un dibattito con dei veri teologi dogmatici per appurare quale sia, ma soprattutto quanto profonda sia la sua conoscenza della complessa e articolata storia del dogma, a partire dai primi concili della Chiesa, ma soprattutto quando sia profonda la sua conoscenza di quei Dottori della Chiesa grazie ai quali oggi possiamo parlare di teologia dogmatica: Sant’Anselmo d’Aosta, San Tommaso d’Aquino, San Bonaventura di Bagnoregio … a meno che l’Ecc.mo Presule non intenda, come un altro intellettuale della Magna Grecia, il Prof. Don Giuseppe Ruggieri, sostenere che «San Tommaso d’Aquino è superato», ed una volta affermata questa “colta” stoltezza principiava il ciclo di lezioni allo Studio Teologico San Paolo di Catania basando la propria “teologia” su parametri hegeliani, nel silenzio totale dei vescovi siciliani che lo lasciarono per tre decenni avvelenare i cervelli ai loro futuri preti, con tutte le visibili e innegabili conseguenze disastrose del presente.

Infine, il già filosofo e teologo dogmatico Nunzio Galantino, consegue l’inevitabile dottorato che a Napoli, dove lo ha conseguito ― come del resto a Roma dove oggi i dottorati sono tirati dietro a tutti come coriandoli a carnevale, ivi incluso a soggetti con serie lacune non sulla teologia bensì sul Catechismo della Chiesa Cattolica ― è una cortesia che alla stregua di un caffè non si nega a nessuno per buon cuore clericale. Ovvio e scontato il titolo della tesi: La storicità come fedeltà alla terra in Bohnöffer.

Cop_IlConcilioTradito
l’opera di Giovanni Cavalcoli  su Karl Rahner

Per fugare ogni potenziale malinteso preciso che non solo è cosa giusta ma persino doverosa e preziosa che i teologi facciano studi su autori infarciti delle peggiori eresie, ma allo scopo di confutare i loro errori. Basti pensare al mio confratello sacerdote e maestro, il Domenicano Giovanni Cavalcoli, col quale mandiamo avanti l’esperienza pastorale e teologica di questa rivista. L’insigne teologo pontificio ha dedicato tre decenni della propria vita allo studio dei complessi e articolati teologismi di Karl Rahner, indicando la velenosità del loro impianto e spiegando e dimostrando come e perché questo celebre teologo tedesco è una autentica fabbrica di eresie. Del tutto diverso invece il discorso speculativo di Galantino, che non ha confutato gli errori dottrinali e le eresie di Bohnöffer, ma le ha gioiosamente sposate e diffuse, ed oggi ce lo ritroviamo come numero due in carica presso la Conferenza Episcopale Italiana.

santo uffizio
il grande palazzo dell’ex Sant’Uffizio, oggi sede della Congregazione per la Dottrina della Fede, che potrebbe essere trasformato in ostello per poveri in occasione del Giubileo della Misericordia oppure mutato in Congregazione per i profughi mussulmani



Vista la sua attuale “inutilità”
 forse si potrebbe mutare il palazzo dell’ex Sant’Uffizio, oggi Congregazione per la Dottrina della Fede, in un ostello per ospitare i poveri che a breve accorreranno a Roma per il Giubileo della Misericordia, giacché i poveri sono la “vera fede”, sono la “carne di Cristo” dinanzi alla quale “inginocchiarsi adoranti”, mica inginocchiarsi davanti alla Santissima Eucaristia, ci mancherebbe altro! Tutto il resto è quindi un inutile sovrappiù, anzi è proprio una reminiscenza della Roma curiale del passato, che anziché preoccuparsi di collocare docce per i barboni sotto il colonnato del Bernini, richiamava presso quel dicastero i vari teologi che partivano per la tangente diffondendo dottrine non cattoliche in seno alla Chiesa Cattolica. Pertanto, Sua Eminenza il Cardinale Ludwig Müller oggi Prefetto di quel Dicastero, potrebbe diventare nuovo Prefetto della Congregazione per i profughi musulmani, sempre ammesso che non venga soppiantato dall’Arcivescovo di Agrigento Francesco Montenegro, Cardinale del titolo di San Maometto Profeta in Lampedusa alle Porte Sfondate d’Europa.

A questo punto mi limito a sintetizzare solo alcune delle varie eresie che strutturano il pensiero dell’eretico luterano Dietrich Bohnöffer, mai indicate e come tali confutate da Galantino in alcuna sua pubblicazione e pubblica conferenza:

1. Bohnöffer negò l’ispirazione divina dell’Antico Testamento giudicandone i Libri testimonianze che divengono Parola di Dio al momento che essa parla ad un individuo; altrimenti è solo la parola di uomo [1].

2. Bohnöffer Negò il Dio biblico perché a suo dire il concetto di Dio come Essere supremo, assoluto in potenza e bontà, è una falsa concezione di trascendenza e che l’idea di Dio come una ipotesi operante nella morale, nella politica e nella scienza dovrebbe essere abbandonata, o nei limiti del possibile eliminata [2].

3. Bohnöffer mise in dubbio la nascita verginale di Cristo [3].

4. Bohnöffer sostiene che «Gesù Cristo Oggi non è una persona reale o un essere reale, ma una presenza corporativa», quindi negò di fatto la divinità del Verbo Incarnato [4].

5. Bohnöffer afferma che la resurrezione del Cristo deve essere letta nell’ambito degli aspetti «mitologici», con evidente richiamo alle eresie di Rudolf Bultman, quindi che il Cristianesimo «deve essere interpretato in modo tale da non rendere la religione una pre-condizione della fede», quindi egli negò di fatto la resurrezione fisica di Cristo. E sempre su influsso di Bultman afferma che i miracoli e l’ascensione di Cristo erano «concezioni mitologiche» [5].

6. Bohnöffer crede che Cristo non è la sola via che porta a Dio, aprendo così le porte al relativismo e al sincretismo e vanificando in tal modo l’intero mistero della Rivelazione [6].

7. Bohnöffer era un evoluzionista [7] e credeva che il libro della Genesi è un testo infantile e come tale pieno di miti [8] che necessitano di essere adeguatamente de-mitizzati.

8. Bohnöffer aderì alla teologia neo-ortodossa concernente la salvezza [9], era un sacramentalista [10], credeva che il battesimo dei bambini rigenerasse [11], come quello degli adulti [12], equiparò l’appartenenza alla Chiesa alla salvezza [13] e negò decisamente l’idea di una salvezza personale/individuale [14].

Walter Kasper e Karl Lehmann
I Cardinali Walter Kasper e Karl Lehmann, due dei fedeli discepoli che hanno trascinato dentro la Chiesa il cavallo di Troia di Karl Rahner e che inevitabilmente sono finiti rivestiti di rosso porpora

Oggi abbiamo vescovi e cardinali che si sono formati con le idee velenose di Rahner, di Schillebeeckx, di Teilhard de Chardin, di Cox, di Heidegger, di Schleiermacher, di Kierkegaard, di Barth, di Bohnöffer, di Bultmann, di Moltmann, di Cullmann, di Lutero, di Loisy, di Cartesio, di Kant, di Hegel, di Freud, di Gentile …

I nostri vescovi pagano l’imprevidente ignavia della precedente generazione di loro confratelli formatisi nel periodo dell’immediato post concilio. E di tutti costoro il Vescovo Nunzio Galantino è paradigma e come tale è stato fatto Segretario generale dei Vescovi italiani.

Il fatto non passibile di smentita è che il Vescovo Nunzio Galantino, il quale sprizza di fatto più modernismo che sorrisi, si è formato ed ha sviluppato il proprio pensiero “filosofico” e “teologico” su tesi e teorie di autori non cattolici infarciti delle peggiori eresie; e questi autori sono tutt’oggi i suoi punti strutturali di riferimento, Bohnöffer in testa. Da ciò ne consegue un problema davvero drammatico per un Vescovo posto in simile delicato ruolo, quello di non servire e di non diffondere la autentica Verità Rivelata del Verbo Incarnato ma di servire e di diffondere il verosimile, ossia quelle favole di cui parla il Santo Apostolo Paolo: «Verrà giorno, infatti, in cui non si sopporterà più la sana dottrina, ma, per il prurito di udire qualcosa, gli uomini si circonderanno di maestri secondo le proprie voglie, rifiutando di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole» [II Tm 4, 3-4].

titanic affondamento
l’affondamento del Titanic avvenuto la notte del 14 aprile 1912

Portare personaggi come Galantino all’episcopato,affidare a loro delle Chiese particolari e infine nominarli in ruoli di siffatta delicatezza ai vertici della Conferenza Episcopale Italiana, equivale in tutto e per tutto a seguitare imperterriti a danzare sulle note dell’orchestrina nel salone delle feste del Titanic che sta colando a picco dopo avere colpito l’iceberg. Sia chiaro: nessuno pone in discussione l’autorità del Vescovo Nunzio Galantino che a lui deriva per sacramento di grazia dalla pienezza del sacerdozio. Sarei io il primo a prestargli devota e filiale obbedienza se per disgrazia fosse il vescovo avente giurisdizione canonica su di me. Il problema, a mio sommesso ma deciso parere, è che soggetti come Galantino non andrebbero proprio fatti vescovi; ma una volta che lo sono diventati la loro autorità apostolica è fuori discussione, mentre la loro autorevolezza o la loro mancanza di autorevolezza umana, filosofica, teologica e pastorale può essere invece soggetta a molte discussioni, senza nulla togliere a ciò che ad essi è dovuto in rispetto e obbedienza da parte dei presbìteri e dei sudditi delle loro Chiese particolari. O per dirla in altri termini: «Ti ubbidisco» — direi a Galantino se fosse mio Vescovo — «perché l’obbedienza ti è dovuta e perché te l’ho solennemente promessa, sappi però che non ti stimo, perché la mia stima non ti è invece dovuta, perché mai te l’ho solennemente promessa, perché mai la Chiesa ha chiesto a me ed a qualsiasi presbitero dell’orbe catholica di promettere solennemente stima ai vescovi, ed io, nell’esercizio della riconosciuta libertà dei figli di Dio, non ti reputo affatto degno della mia stima».

orchestra del titanic
L’orchestra sul ponte del Titanic che sta colando a picco [ vedere il video in fondo all’articolo]

Il Padre Giovanni Cavalcoli e io non siamo neppure scesi dal Titanic, per il semplice fatto che non vi siamo mai saliti sopra. Quando infatti nel porto di Liverpool udimmo in che modo l’uomo sfidava il Creatore affermando «Questa nave è inaffondabile perché neppure l’ira di Dio riuscirebbe mai a colpirla!», ci siamo messi a gridare: «Non salite sopra a quella nave, perché la superbia porta all’inevitabile rovina!». Fatto ciò ci siamo allontanati in attesa di poter correre come soccorritori delle vittime sopravvissute a quel grande naufragio che domani sarà imputato ai vari Galantino, ed a tutti i piccoli cicisbei in carriera a caccia del loro posticino al sole che oggi lo invitano a tagliare i nastri ai vari eventi in giro per l’Italia, nella illusoria certezza di avere scelto il cavallo vincente. E mentre in verità costoro traballano su un calessino sgangherato tirato da un pony, rapiti dagli interessi del loro vivere solo l’immediato che deriva dal non avere capito cosa significa veramente l’Incarnazione del Verbo di Dio quindi cosa realmente è la Chiesa di Cristo in una prospettiva escatologica, sono persino convinti di procedere in trionfo sulla carrozza del re trainata da dodici stalloni arabi, col popolo bue che s’inginocchia per la strada incapace di urlare che il re è nudo, perché ciò è politicamente scorretto; e siffatta scorrettezza politica non sarebbe mai permessa dai nuovi ecclesiologi atei del quotidiano La Repubblica e dai massoni oggi più che mai gaudenti per l’ovile di Dio in rovina ad opera dei suoi stessi Pastori che hanno accolto i lupi tra le pecore. Ma prima o poi un ragazzino urlerà la evidente nudità del re e sarà così compiuta la volontà di Dio che ha «disperso i superbi nei pensieri del loro cuore e ha esaltato gli umili», mentre il tallone della Beata Vergine Maria schiaccerà la testa all’antico serpente, ed anche a tutta la nidiata delle sue viperelle ruffiane …

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NOTE

[1] Cf. Testimony to Freedom, pp. 9, 104; Sanctorum Communio, p. 161
[2] Cf. Letters and Papers from Prison, S.C.M. Press edition, Great Britain: Fontana Books, 1953, pp. 122, 164, 360
[3] Cf. The Cost of Discipleship, p. 215
[4] Cf. Testimony to Freedom, pp. 75-76; Christ the Center, p. 58
[5] Cf. Christ the Center, p. 112; Letters and Papers from Prison, S.C.M. Press edition, Great Britain: Fontana Books, 1953, pp. 93-94, 110
[6] Cf. Testimony to Freedom, pp. 55-56
[7] Cf. No Rusty Swords, p. 143
[8] Cf. Creation and Fall: A Theological Interpretation of Genesis 1-3
[9] Cf. Testimony to Freedom, p. 130
[10] Cf. Life Together, p. 122; The Way to Freedom, pp. 115, 153
[11] Cf. Letters and Papers from Prison, Macmillan, pp. 142-143
[12] Cf. The Way to Freedom, p. 151
[13] Cf. The Way to Freedom, p. 93
[14] Cf. Letters and Papers from Prison, Macmillan, p. 156

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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