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IL “NEO-DONATISMO”UN PERICOLO SEMPRE ATTUALE di Don Curzio Nitoglia

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2012 19:44
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26/11/2012 19:41
 
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L’occasione storica dello sviluppo del Montanismo si presentò all’inizio del IV secolo, quando l’Editto dell’imperatore DIOCLEZIANO († 305) impose ai Cristiani di consegnare i Libri sacri per essere bruciati. Coloro che assecondavano l’Editto imperiale venivano chiamati dai Donatisti “traditores seu lapsi” (oggi si direbbe “ralliées”)  e venivano considerati pubblici peccatori.  Sin qui nulla di strano. Però i Donatisti ne concludevano che, se un Vescovo o un Sacerdote era un “lapsus” o “caduto in peccato” avendo consegnato (“tràdere”) i Libri sacri per evitare il Martirio, i Sacramenti da lui conferiti erano da considerarsi invalidi e qui sorse il problema, che non era totalmente nuovo.

Il casus belli, che dette fuoco alle polveri, fu quando il Vescovo FELICE DI APTONGA venne accusato di essere caduto nel peccato di cedimento all’Editto di Diocleziano e quindi la consacrazione di CECILIANO,  neo Vescovo di Cartagine, venne considerata dai Donatisti invalida. CECILIANO si appellò a Roma e la sua consacrazione episcopale venne riconosciuta valida. Tuttavia i Donatisti (santi e ripieni di Spirito Paraclito) si opposero alla decisione (puramente “psichica” e non “pneumatica”) di Roma ed elessero Vescovo di Cartagine prima MOGGIORINO, il quale morì nel 315, e poi DONATO IL GRANDE come suo successore sulla Diocesi di Cartagine.

DONATO a partire dall’Eresia[9]Ribattizzantista” giunse allo Scisma[10] donatista, poiché costituì l’errore dottrinale primitivo in una salda organizzazione ecclesiale pratica e gerarchica, fondando, così,  una sétta o una chiesuola scissa da Roma.

Inoltre il DONATISMO sosteneva che ogni potere politico è malvagio e non può mai collaborare, neppure in subordinazione, con la Chiesa che è fatta di soli Santi. Essi anticipavano, così, l’errore del cattolicesimo-liberale, tanto combattuto – tra il XIX e XX secolo – dai papi Gregorio XVI, Pio IX, Leone XIII, Pio XI e Pio XII. Lo stesso S. AGOSTINO aveva già confutato tale errore ben 1400 anni prima scrivendo: “I Re cristiani hanno il dovere di servire Dio. Quindi  se proibiscono il male nella Società civile, lo debbono reprimere anche per difendere la vera Religione” (Contra Cresconium, II, I, cap. 9; Ibidem III, LI, cap. 56).

Il DONATISMO ebbe notevole successo in Africa poiché era fondato su princìpi apparentemente veri e facilmente comprensibili dal popolo dei fedeli, che non conosceva la teologia in profondità. Questi princìpi possono così essere riassunti: 1°) la Chiesa è la Società dei soli Santi, per cui i peccatori stanno fuori del Corpo della Chiesa; 2°) i Sacramenti confezionati e amministrati da Ministri in stato di peccato mortale, anche se non abitualmente, sono invalidi.

Esso si diffuse talmente nell’Africa bianca o mediterranea da mettere in grave pericolo la sussistenza del Cattolicesimo romano o petrino nella zona settentrionale del Continente africano. Nonostante la brillante difesa della Fede cattolica fatta da SANT’OTTATO DI MILEVI[11] († 390), l’Eresia e lo Scisma donatista continuarono a propagarsi nell’Africa romana.

Tuttavia all’inizio del secolo V il genio, l’acume teologico, la valenza pastorale e la santità del Vescovo e Dottore della Chiesa SANT’AURELIO AGOSTINO D’IPPONA († 430), riuscì a  debellare definitivamente lo Scisma oramai secolare, se si pensa che Tertulliano era morto circa 200 anni prima e Donato 100 anni prima. L’Ipponate insegnò: “Il Battesimo non vale per i meriti di chi lo amministra, ma per la propria intrinseca efficacia e santità, comunicatagli da Dio che lo ha istituito” (Contra Cresconium, I, IV, cap. 19).

Sant’Agostino mise in chiara luce i due princìpi cattolici, diametralmente opposti a quelli donatisti, secondo cui: 1°) la Chiesa militante su questa terra (distinta dalla Chiesa trionfante del Cielo, di cui fanno parte i soli Santi) è una Società divina quanto al Principio (Cristo fondatore), al Fine (il Cielo e la Visione beatifica di Dio) e ai Mezzi (i Sacramenti che sono i canali della Grazia santificante), ma Essa è anche umana quanto alle membra che la compongono, ossia i battezzati (fedeli e Gerarchia), i quali possono essere Santi oppure peccatori; 2°) i Sacramenti amministrati dai peccatori o dagli eretici sono validi poiché traggono la loro efficacia da Cristo  (“ex opere operato”)[12] che li ha istituiti e non dai Ministri (“ex opere operantis”), che li trasmettono soltanto, onde i Sacramenti sono “santi per se stessi e non per la virtù degli uomini”.

I Santi sono membra vive della Chiesa, ossia vivificate dalla Grazia soprannaturale; i peccatori sono membra morte, cioè senza la vita soprannaturale o la Grazia abituale. Tuttavia solo chi si separa dalla Chiesa per  Eresia o Scisma non fa più parte del Corpo della Chiesa, mentre i peccatori – se battezzati – fanno parte del Corpo, ma non dell’Anima di Essa.

La Chiesa, come scriverà più tardi SAN ROBERTO BELLARMINO († 1621), è la Società fondata da Cristo su Pietro ed è formata dai battezzati, che hanno la stessa Fede, sono sottomessi ai legittimi Pastori (i Vescovi come successori degli Apostoli) e specialmente al Pontefice Romano (successore di San Pietro e Vicario su questa terra di Cristo asceso in Cielo).

Come si vede, solo lo Scisma (separarsi dalla Gerarchia e da Pietro) e l’Eresia (errore contro la Fede), non il peccato, separano dal Corpo della Chiesa, ma ciò non significa che i Sacramenti confezionati e conferiti dagli Eretici o dagli Scismatici siano invalidi. Infatti il Battesimo conferito da un pagano, un maomettano o un ebreo, che vogliono fare un Rito Sacro, pur non credendo, è validamente amministrato.  A maggior ragione il Sacramento conferito da un Protestante. Certamente colui che si trova in stato di peccato mortale se amministra un Sacramento commette un altro peccato mortale che si chiama Sacrilegio, ossia tratta con irriverenza una cosa Sacra, ma il suo stato peccaminoso non invalida il Sacramento.

Il Concilio di Trento (1545-1563), basandosi sulla Tradizione (SANT’EFREM † 373, Adversus scrutatores, sermone 40; S. CIRILLO DI GERUSALEMME † 387, Cathech. Mystag., II, 4; S. AGOSTINO † 430, Contra Cresconium, I, IV, cap. 19[13]) e sulla S. Scrittura (Rom., VI, 3-11; 1 Cor., X, 17; Tit., III, 5; II Tim., I, 6; Atti, VIII, 17), ha definito infallibilmente, contro l’Eresia protestante, l’efficacia causale dei Sacramenti ex opere operato (DB, 844-856), ossia i Sacramenti sono strumenti nelle mani di Dio, che producono il loro effetto, che è la Grazia, immediatamente, ossia per la semplice posizione del Rito, indipendentemente dai meriti o demeriti del Ministro. Le due fonti della Rivelazione (Tradizione apostolica e S. Scrittura) interpretate dal supremo ed infallibile Magistero (Conc. Trid.) insegnano inequivocabilmente che i Sacramenti sono dotati di un’efficacia vera e reale (non simbolica o semplicemente rappresentativa) ed immediata (senza la mediazione dei meriti soggettivi del Ministro). Per fare un esempio, i genitori che concepiscono il figlio, lo producono realmente (il neonato è un ente realmente ed oggettivamente esistente e non un simbolo, un’apparenza, una rappresentazione o un significato) ed immediatamente (indipendentemente dal loro stato e dai loro meriti), cioè senza la mediazione dello stato di Grazia (anche il peccatore genera un figlio). Parimenti l’efficienza oggettiva dei Sacramenti (produzione della Grazia) non dipende dai meriti del Ministro, ma solo dalla loro Istituzione divina e dal porre in atto il Rito sacro da parte del Ministro come Dio comanda.

Più specificatamente il Tridentino (canone 8, sessione VII) ha definito di Fede divina e cattolica: “se qualcuno dirà che i Sacramenti della Nuova Alleanza non conferiscono la Grazia ex opere operato, sia scomunicato” (DB, 851).

La pratica costante della Chiesa ha sempre riconosciuto validi i Sacramenti amministrati dai peccatori e dagli Eretici. Tuttavia affinché il Sacramento sia ricevuto con frutto soprannaturale, bisogna che il Soggetto vi si accosti in Grazia di Dio (se è un Sacramento dei vivi), altrimenti lo riceve realmente e validamente, ma sacrilegamente o peccaminosamente, come il Ministro che lo conferisce in stato di peccato grave (Conc. Trid., BD 799, 849, 951)[14].

SAN PIO X condannò gli errori del Modernismo sui Sacramenti, che riprendevano le teorie protestantiche (Enciclica, Pascendi Dominici gregis, 1907, DB 2089)[15], le quali si rifacevano al Montanismo e al Donatismo (“nihil sub sole novi!”).




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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