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La Città di Dio (De civitate Dei) Libro XVIII profezie sul Cristo, la Chiesa, il giudizio

Ultimo Aggiornamento: 01/01/2013 12:29
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22/12/2012 22:45
 
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Divergenze dei Settanta col testo ebraico.

44. Ma qualcuno può obiettare: Come posso sapere ciò che il profeta Giona ha detto ai Niniviti: Ancora tre giorni e Ninive sarà distrutta, ovvero: Ancora quaranta giorni 178? È facile capire che non era possibile dire l'uno e l'altro dal Profeta, mandato ad atterrire la città con la minaccia dell'imminente sterminio. Se alla città la rovina fosse giunta al terzo giorno, non era al quarantesimo, se al quarantesimo, non al terzo. Se si chiede a me quale delle due scadenze avesse comminato, penso che sia preferibile il testo ebraico: Ancora quaranta giorni e Ninive sarà distrutta. I Settanta, che tradussero molto tempo dopo, hanno potuto dare l'altra versione che tuttavia si addiceva al fatto, si adattava a un medesimo concetto, sebbene con diverso significato, e avvisava il lettore, senza sprezzo per entrambe le autorità, di volgersi dalla narrazione storica alla ricerca delle verità, per simboleggiare le quali la storia è stata scritta. Quei fatti sono certamente avvenuti nella città di Ninive, ma hanno simboleggiato qualcosa che va al di là del limite di quella città, come è avvenuto, che il profeta stesso fu per tre giorni nel ventre di una balena 179, ma simboleggiò che per tre giorni sarebbe rimasto nell'oltretomba colui che è il Signore di tutti i Profeti 180. Si può ammettere che nella città di Ninive è stata giustamente allegorizzata la Chiesa dei popoli, abbattuta mediante il pentimento, affinché non fosse più quel che era stata. Poiché, dunque, questo fatto si è verificato per la mediazione del Cristo nella Chiesa dei popoli, di cui Ninive era un'allegoria, il Cristo stesso è simboleggiato tanto nei quaranta come nei tre giorni: nei quaranta, perché li trascorse dopo la risurrezione con i discepoli, prima di salire al cielo, nei tre giorni perché è risorto al terzo giorno. È come se i Settanta, traduttori e profeti a un tempo, abbiano scosso dal sonno il lettore, desideroso di nient'altro che di rimanere attaccato alla descrizione degli avvenimenti, stimolandolo ad approfondire la sublimità della profezia e gli abbiano in qualche modo suggerito: "Nei quaranta giorni cerca di scoprire quello stesso significato in cui potrai ravvisare anche i tre giorni; troverai i primi nell'ascensione, gli altri nella sua risurrezione". Perciò con l'uno e l'altro numero si poteva molto convenientemente ottenere un simbolo, uno nel profeta Giona, l'altro nella profezia dei Settanta, tuttavia in essi ha parlato l'unico e medesimo Spirito. Evito di dilungarmi per non esaminare a lungo i casi in cui i Settanta sembrano dissentire dalla verità del testo ebraico, mentre bene interpretati sono concordi. Perciò anche per seguire, nel mio limite, l'esempio degli Apostoli, perché anche essi hanno allegato testimonianze profetiche da ambedue, cioè dal testo ebraico e dai Settanta, ho pensato di valermi dell'una e dell'altra autorità, perché l'una e l'altra sono la sola medesima autorità divina. Ma proseguiamo, come ci è possibile, quel che rimane.

[SM=g1740720] La Chiesa, città di Dio nella storia [45-54]

La Chiesa tempio del Signore.

45. 1. Dopo che il popolo giudaico cominciò a non avere più Profeti, senza dubbio divenne peggiore, proprio in quel tempo in cui con la ricostruzione del tempio dopo la schiavitù in Babilonia sperava di avere una vita più prospera. Quella razza carnale interpretava in questo senso quel che fu preannunziato dal profeta Aggeo con le parole: La fama di questa casa nuova sarà più grande della prima 181. L'aveva fatto capire poco prima che il passo era riferito alla Nuova Alleanza con le parole con cui dice parlando apertamente del Cristo: Muoverò tutti i popoli e verrà il desiderato di tutti i popoli 182. In questo passo i Settanta hanno espresso con autorità profetica un altro significato più adatto al corpo che al capo, cioè più alla Chiesa che al Cristo: Verranno le cose elette del Signore da tutti i popoli, cioè gli uomini di cui Gesù ha detto nel Vangelo: Molti sono i chiamati, pochi gli eletti 183. Con questi eletti delle nazioni viene edificato il tempio di Dio nella Nuova Alleanza con pietre vive, molto più illustre del tempio che fu costruito da Salomone o ricostruito dopo la cattività. Per questo da quel periodo il popolo giudaico non ebbe Profeti e fu umiliato con molte sconfitte da re stranieri e dagli stessi Romani, affinché non si presumesse che questa profezia di Aggeo fosse compiuta con la ricostruzione del tempio.

Da Alessandro a Giuda Maccabeo.
45. 2. Poco dopo fu assoggettato con la venuta di Alessandro senza nessun saccheggio perché non osarono resistergli e perciò lo accolsero facilmente rabbonito dalla loro sottomissione, tuttavia il buon nome di quella casa non fu così grande come era nel libero potere dei propri re. Difatti Alessandro offrì vittime nel tempio di Dio, non perché convertito al suo culto da vero sentimento religioso, ma perché pensava con leggerezza da miscredente che egli doveva essere adorato assieme ai falsi dèi 184. Poi Tolomeo, figlio di Lago, come ho ricordato precedentemente, dopo la morte di Alessandro li condusse prigionieri in Egitto. Il successore Tolomeo Filadelfo, molto ben disposto, li lasciò tornare. A lui si deve, come ho narrato poco fa, che avessimo la traduzione dei Settanta. Poi furono afflitti dalle guerre che sono esposte con tanti particolari nei Libri dei Maccabei. In seguito furono soggiogati dal re di Alessandria Tolomeo, chiamato Epifane, poi spinti con molte e gravissime pene al culto degli idoli dal re di Siria Antioco 185. Il tempio stesso fu violato dalle sacrileghe pratiche religiose dei pagani, finché il loro valorosissimo condottiero Giuda, chiamato anche Maccabeo, dopo aver respinto i generali di Antioco, lo purificò da ogni contaminazione 186.

Da Alcimo alla nascita di Gesù.
45. 3. Non molto tempo dopo un certo Alcimo, pur essendo estraneo al rango sacerdotale, quindi contro ogni diritto sacrale, per ambizione si fece eleggere pontefice 187. Da questo fatto dopo una cinquantina di anni, durante i quali tuttavia non ebbero pace, sebbene avessero compiuto anche alcune imprese con esito favorevole, Aristobulo, primo di loro, accaparrandosi la corona, divenne re e pontefice. Precedentemente, da quando erano rientrati dall'esilio babilonese e fu ricostruito il tempio, non ebbero re, ma condottieri e principi, sebbene chi è re si possa considerare principe dal primato nel potere e condottiero perché guida gli eserciti, ma senz'altro non coloro, che sono principi o condottieri, possono anche essere considerati re, come questo Aristobulo. Gli successe Alessandro, anche egli re e pontefice che, come si narra, esercitò il potere con crudeltà contro i sudditi. Dopo di lui la moglie Alessandra fu regina dei Giudei, ai quali da quel tempo sopravvennero mali ancora peggiori. I figli di Alessandra, Aristobulo e Ircano, contrastandosi per il potere, provocarono l'intervento dell'esercito romano contro il popolo d'Israele. Ircano appunto chiese il loro aiuto contro il fratello. Allora Roma aveva già assoggettato l'Africa e la Grecia e avendo esteso il proprio dominio ampiamente in altre parti del mondo, come se non fosse più capace di contenersi, in certo senso s'era logorata per la sua stessa potenza. Aveva approdato infatti a gravi rivolte interne e da esse alle guerre sociali e subito dopo civili e s'era così fiaccata e svigorita che le si imponeva il passaggio dalla repubblica alla monarchia.
Pompeo, celebre condottiero del popolo romano, entrato in Giudea con l'esercito, occupa la capitale, riapre il tempio non con la devozione dell'orante ma per diritto del vincitore, entra, non come devoto ma come profanatore, nella parte sacrale del tempio, nella quale soltanto al sommo sacerdote era lecito entrare. Dopo aver confermato l'autorità pontificale di Ircano e imposto al popolo sottomesso Antipatro come sorvegliante, carica che allora era definita dei procuratori, condusse con sé Aristobulo in catene. Da allora i Giudei cominciarono a essere anche tributari di Roma. In seguito Cassio depredò anche il tempio. Poi dopo pochi anni meritarono di avere un re straniero, Erode. Durante il suo regno nacque il Cristo. Era giunta infatti ormai la pienezza dei tempi 188, simboleggiata con profetica ispirazione dalle parole del patriarca Giacobbe quando disse: Non mancherà un capo da Giuda né un condottiero della sua stirpe, finché venga colui a cui è riferita la promessa ed egli sarà l'attesa dei popoli 189. Non mancò un capo da Giuda fino ad Erode, il primo re straniero che ebbero i Giudei. Dunque era giunto il tempo in cui doveva venire colui, al quale era riferito ciò che era promesso con la Nuova Alleanza: cioè, che egli fosse l'attesa dei popoli. Era impossibile che i popoli ne attendessero la venuta, come osserviamo che è atteso perché venga a emettere il giudizio nello splendore della potenza, se prima non credevano in lui, quando è venuto per assoggettarsi al giudizio nell'umiltà della pazienza.


[SM=g1740771] La diaspora ebraica e la Chiesa.

46. Mentre in Giudea era re Erode e a Roma, in seguito al cambiamento della forma di Stato, era imperatore Cesare Augusto e mentre, grazie a lui, il mondo era in pace, nacque il Cristo, secondo la predizione profetica in Betlem di Giudea 190, visibilmente uomo da una creatura umana vergine, invisibilmente Dio da Dio Padre. Aveva infatti predetto il Profeta: Ecco una vergine concepirà e partorirà un figlio e lo chiameranno Emanuele che significa Dio con noi 191. Egli, per segnalarsi come Dio, ha compiuto molti miracoli. Il Vangelo ne narra alcuni soltanto nei limiti richiesti per segnalarlo all'attenzione. Il primo dei miracoli è la sua nascita prodigiosa, l'ultimo l'ascensione al cielo col suo corpo glorificato. I Giudei, che lo uccisero e non vollero credere che erano ineluttabili la sua morte e risurrezione, sottoposti dai Romani alla strage più desolante, costretti al completo ad emigrare dal regno, in cui dominavano già re stranieri e dispersi per il mondo, giacché non mancano in nessuna parte, mediante i loro libri della Bibbia, ci sono di prova che noi non abbiamo inventato nulla sul Cristo. Molti di loro, esaminandoli attentamente, credettero in lui, anche prima della sua passione e soprattutto dopo la sua risurrezione. Di loro è stato preannunziato: Se il numero dei figli d'Israele fosse come la sabbia del mare, solo una parte si libererà 192. Gli altri divennero ciechi e di essi è stato predetto: Divenga la loro tavola per loro un tranello, una resa dei conti, un inciampo.
Si offuschino i loro occhi affinché non vedano, sfibra per sempre i loro fianchi 193. Quindi sebbene non credono alla nostra Bibbia, si avvera in essi la loro perché la leggono da ciechi. Qualcuno potrebbe dire che i cristiani hanno inventato quelle profezie sul Cristo che si allegano col nome della Sibilla e di altri, se ve ne sono di quelle che non appartengono alla razza dei Giudei. A noi in verità bastano quelle che vengono allegate dal testo dei nostri avversari che riconosciamo per la prova che, sebbene a malincuore, ci offrono ritenendo e conservando il medesimo testo, che anche esso, cioè, è divulgato fra tutti i popoli, per ogni dove si diffonde la Chiesa. Sul fatto è stata fatta precedere una profezia nei Salmi, che anche essi leggono, in questo passo: Mio Dio, la sua bontà mi verrà in aiuto. Il mio Dio me lo ha mostrato nei miei nemici. Non ucciderli, affinché non dimentichino la tua legge, nella tua bontà falli andare in vari luoghi 194. Dunque Dio ha mostrato alla Chiesa mediante i Giudei, suoi avversari, il favore della sua bontà perché, come dice l'Apostolo, il loro delitto è la salvezza per i pagani 195. Perciò non li ha uccisi, cioè non li ha fatti scomparire perché sono Giudei, sebbene furono sconfitti e sopraffatti dai Romani affinché non avvenisse che, dimentichi della legge di Dio, non offrissero quella prova, di cui sto parlando. Perciò non bastava dire: Non ucciderli affinché non dimentichino la tua legge, se non aggiungeva: Falli andare in vari luoghi perché se con questa attestazione a favore della Scrittura fossero rimasti soltanto nel proprio paese non ovunque, la Chiesa, che è in ogni parte del mondo, poteva servirsene fra tutti i popoli come testimoni di quelle profezie che sono state preannunziate del Cristo.


La Città di Dio nei pagani e in Giobbe.

47. Mettiamo che si venga a sapere che un qualsiasi straniero, cioè non proveniente dalla razza d'Israele e non accolto da quel popolo nel novero degli agiografi, ha profetato qualcosa sul Cristo. Se lo scritto è arrivato o arriverà alla nostra conoscenza, si può da noi considerare come un aggiunto, non perché sia indispensabile recuperarlo, se venisse a mancare, ma perché si ritiene ragionevolmente che anche fra gli altri popoli vi furono individui ai quali fu rivelato questo mistero. Vi furono anche coloro i quali furono indotti a preannunziare questi eventi, tanto se furono provvisti di quella grazia come se ne furono sforniti, ma informati dagli angeli cattivi. Sappiamo che costoro riconobbero il Cristo presente che i Giudei non ammettevano 196. Ritengo che neanche i Giudei osino sostenere che nessuno, fuorché gli Israeliti, si fosse dedicato a Dio da quando ebbe inizio la razza da Israele con la destituzione del suo fratello maggiore. Certamente non ci fu nessun altro popolo che si potesse considerare veramente popolo di Dio. Non possono negare però che anche negli altri popoli vi furono per un vincolo derivante dal cielo degli appartenenti ai veri Israeliti, cittadini della patria dell'alto. Se lo negano, vengono facilmente confutati dal santo e meraviglioso Giobbe che non fu né indigeno né proselito, cioè un forestiero del popolo d'Israele, ma discendente dalla stirpe degli Idumei, lì nato, lì morto, ma viene così esaltato dalle parole di Dio che, per quanto attiene alla morale e alla religione, nessuno dei suoi contemporanei può essergli paragonato 197. Sebbene nella Cronaca non troviamo il periodo in cui egli visse, rileviamo tuttavia dal suo libro, accolto in vista del valore dagli Israeliti nell'autenticità del canone, che fu di tre generazioni posteriore a Israele.
Non ho dubbi che il fatto è rientrato nei disegni della divina Provvidenza affinché da questo unico esempio apprendessimo che anche fra gli altri popoli vi poterono essere individui appartenenti alla Gerusalemme spirituale, che vissero secondo Dio e furono a lui accetti. E si deve ammettere che a nessuno fu concesso tale favore se non a chi con divina ispirazione fu rivelato l'unico Mediatore di Dio e degli uomini, l'uomo Cristo Gesù 198.
Allora agli eletti dell'antichità si annunciava che egli sarebbe venuto nel mondo, come oggi a noi si annuncia che è già venuto, affinché per la sua mediazione l'unica vera fede conduca a Dio tutti i predestinati a giungere nella città di Dio, casa di Dio, tempio di Dio. Però si potrebbe eccepire che tutte le profezie di altri autori, che si adducono sulla grazia di Dio per la mediazione di Gesù Cristo, siano state inventate dai cristiani. Perciò per ribattere i non cristiani, se fanno difficoltà in proposito e per renderli nostri, se ragionano con criterio, nulla è più sicuro che addurre quelle predizioni sul Cristo che si hanno nel testo dei Giudei. Appunto perché essi sono stati cacciati dal proprio paese e per offrire questa attestazione sono dispersi in tutto il mondo, la Chiesa di Cristo è cresciuta da ogni parte.


La Chiesa e il tempio giudaico.

48. Questa casa di Dio ha maggior gloria della prima, costruita con legno, pietre, con altri materiali e metalli preziosi. Quindi la profezia di Aggeo non si è adempiuta con la ricostruzione del tempio. Si rileva che mai, da quando è stato ricostruito, ebbe tanta gloria quanta ne ebbe al tempo di Salomone. Si rileva piuttosto che dapprima la gloria di quella casa diminuì con il cessare della profezia, poi con le grandi sconfitte del popolo giudaico fino all'ultimo sterminio perpetrato dai Romani, come documentano gli avvenimenti sopra ricordati 199. Invece questa casa, che appartiene alla Nuova Alleanza, è di tanto maggior gloria quanto migliori sono le pietre vive 200 con cui è costruita, cioè uomini nuovi perché hanno la fede. Per questo è stata simboleggiata con la ricostruzione del tempio, perché la rimessa a nuovo di quell'edificio simboleggia nel linguaggio profetico l'altra Alleanza che è detta nuova. Dunque, nelle parole che Dio rivolge mediante il Profeta citato: Darò la pace in questo luogo 201, mediante il luogo che simboleggia si deve intendere il luogo che ne è simboleggiato. E poiché nel tempio ricostruito è stata simboleggiata la Chiesa, che doveva essere costruita dal Cristo, la frase: Darò la pace in questo luogo si deve interpretare nel senso che darà la pace nel luogo che questo luogo simboleggia. Si ritiene che tutti i simboli sostengano la parte degli oggetti che simboleggiano. Difatti si ha nell'Apostolo: La roccia era il Cristo 202 perché la roccia, di cui si parla, simboleggiava il Cristo. Più grande è quindi la gloria della casa della Nuova Alleanza che della casa della precedente Antica Alleanza e si manifesterà più grande quando sarà inaugurata.
Allora, come dice il testo ebraico, verrà l'atteso di tutti i popoli 203. Infatti la sua prima venuta non era ancora attesa da tutti i popoli. Non sapevano chi dovevano attendere, perché non avevano creduto in lui. Allora secondo il testo dei Settanta, poiché anche in esso si ha un significato profetico, verranno gli eletti del Signore da tutti i popoli. Allora in verità verranno soltanto gli eletti, dei quali dice l'Apostolo: Come ci ha eletti in lui prima della creazione del mondo 204. L'Architetto stesso ha detto: Molti sono i chiamati, pochi gli eletti 205, per dimostrare che la casa, la quale in seguito non subirà alcun crollo, è stata edificata con gli eletti e non con quelli che invitati vennero per essere scacciati dal banchetto. Ora invece che le chiese sono affollate anche da costoro, che saranno vagliati nell'aia con l'esposizione al vento, non appare la grande gloria di questa casa quanta ne apparirà allorché, chi vi sarà, vi sarà per sempre.


La Chiesa agli albori.

49. In questo mondo malevolo, in questo tempo perverso, in cui attraverso l'abbattimento presente la Chiesa si acquista la futura elevazione e viene istruita con lo sprone dei timori e il tormento delle sofferenze, con i disagi del lavoro e i pericoli delle tentazioni, lieta soltanto nella speranza, quando sa esser lieta, molti malvagi sono mescolati ai buoni. Gli uni e gli altri sono, per così dire, radunati nella pescagione del Vangelo e chiusi nelle reti nuotano, senza distinguersi, in questo mondo come in un mare, fino a che si giunga alla riva, dove i cattivi sono separati dai buoni 206 e nei buoni, come nel suo tempio, Dio sia tutto in tutti 207. Perciò avvertiamo che si adempie la parola del salmista il quale diceva: Ho annunziato e proclamato: sono aumentati al di là di ogni numero 208. Questo avviene ora, da quando prima con la parola del suo precursore Giovanni, poi con la sua parola annunziò e proclamò: Convertitevi, perché il regno di Dio è vicino 209.
Elesse discepoli che denominò anche Apostoli 210, nati da umile gente, senza cariche, senza cultura, affinché tutto ciò che fossero e operassero di grande, egli stesso lo fosse e lo operasse in loro. Fra di essi ve ne fu uno cattivo affinché egli, usandone bene, raggiungesse quanto era disposto per la sua passione e offrisse alla sua Chiesa l'esempio di sopportare i malvagi. Sparso il seme del Vangelo mediante la sua presenza corporale, subì la passione e la morte e risuscitò, mostrando con la passione ciò che dobbiamo sopportare per la verità, con la risurrezione ciò che dobbiamo sperare nell'eternità, a parte la sublimità del mistero del suo sangue sparso per la remissione dei peccati. Si trattenne con i suoi discepoli per quaranta giorni, alla loro presenza salì al cielo 211 e dopo dieci giorni mandò lo Spirito Santo che aveva promesso 212. Simbolo immenso e immensamente necessario della sua venuta su coloro i quali avevano già creduto fu che ciascuno di essi parlasse nella lingua di tutte le nazioni. Simboleggiava così che sarebbe avvenuta fra tutte le nazioni l'unità della Chiesa cattolica ed essa avrebbe parlato in tutte le lingue.


La Chiesa nei primi secoli.

50. La Chiesa si propagò in conformità alla profezia: Da Sion uscirà la legge e da Gerusalemme la parola del Signore 213 e in conformità alla predizione dello stesso Cristo Signore, quando dopo la risurrezione ai discepoli, stupiti nel vederlo, aprì la mente affinché intendessero la Scrittura e disse che così era scritto, che il Cristo doveva subire la passione e risuscitare dai morti il terzo giorno e che saranno predicati nel suo nome la conversione e il perdono dei peccati a tutti i popoli, cominciando da Gerusalemme 214. E poiché essi di nuovo lo interrogavano sull'ultima sua venuta, rispose con le parole: Non spetta a voi conoscere i tempi che il Padre ha riservato alla sua scelta, ma avrete forza dallo Spirito Santo che scenderà su di voi e mi sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino agli estremi confini della terra 215.
Quindi in principio la Chiesa si propagò da Gerusalemme e dopo che molti credettero nella Giudea e nella Samaria, si ebbe la diffusione negli altri popoli, poiché annunziavano il Vangelo coloro che Egli come fiaccole aveva allestito con la parola e infiammato con lo Spirito Santo. Aveva detto loro: Non temete coloro che uccidono il corpo, ma non hanno potere di uccidere l'anima 216. Essi per non irrigidirsi nel timore, ardevano del fuoco della carità. Poi il Vangelo fu predicato in tutto il mondo non solo da quelli che avevano visto e udito il Cristo prima della passione e dopo la risurrezione, ma dopo la loro morte dai loro successori fra le orribili persecuzioni, i vari tormenti e il supplizio dei martiri, poiché Dio li assisteva con miracoli, prodigi e con i vari carismi e i doni dello Spirito Santo 217. Perciò le popolazioni pagane, credendo in Lui, che era morto per la loro salvezza, con amore cristiano venerarono il sangue dei martiri che avevano versato con odio diabolico. Gli stessi sovrani, dalle cui leggi era desolata la Chiesa, riverirono a proprio vantaggio quel nome che avevano tentato di cancellare dalla storia e cominciarono a sopprimere i falsi dèi, in considerazione dei quali avevano perseguitato gli adoratori del vero Dio.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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