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L'Ordine domenicano ha compiuto 796 anni, il 22.12.2012..... ci avviamo verso gli 800

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2013 11:34
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07/01/2013 11:12
 
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Fondazione e approvazione

È cosa notevole che un progetto così nuovo nella Chiesa sia stato concepito subito con una tale limpidezza di vedute che non ci sia stato bisogno di ritocchi in seguito.
Nel medesimo periodo di tempo si formarono nella Chiesa altre società religiose che con l’andar del tempo presero una parentela spiccata con l’Ordine dei Predicatori. Ma nelle loro origini furono tutte fraternite laiche che, per mescolarsi utilmente al movimento ecclesiastico, dovettero evolversi più o meno verso la forma clericale immediatamente adottata dal Padre dei Predicatori.
Degli Ordini religiosi fondati in quella medesima epoca, solo quello di S. Domenico fu sin dal suo nascere costituito con gli elementi necessari all’esercizio dell’apostolato, così come lo esigevano i bisogni della società cristiana.
Ciò dipese senza dubbio dal genio organizzatore di S. Domenico, ma anche, è impossibile dubitarne, dalla stretta unione colla Chiesa romana, con la quale il Fondatore si tenne in stretta relazione fin dai primi anni. Per il periodo di sedici anni, dal 1205 al 1221, durante i quali S. Domenico maturò ed eseguì il suo disegno, egli fece per ben sei volte il viaggio a Roma per tenere informati i due grandi Papi che occupavano allora la Sede di Pietro.

Fino a qual punto Innocenzo III e Onorio III contribuirono a precisare il progetto del Priore d’Osma? Qual è la loro parte personale nell’ispirazione della sua opera?
In assenza di documenti espliciti, è impossibile verificarlo.

Ma noi sappiamo, per esempio, che quando il Concilio del Laterano, vietando di fondare nuove congregazioni religiose, parve condannar a morte la fondazione domenicana, fu il Papa stesso che consigliò S. Domenico di mettere i suoi progetti in armonia coi decreti del Concilio ponendosi al sicuro sotto la Regola di Sant’Agostino.
In ogni caso il Papato approvò gli sforzi di S. Domenico con una decisione e con un calore così poco abituale alle lentezza e al riserbo romano, che è evidente ch’esso conosceva a fondo l’opera nuova e gli dava piena fiducia.
Infatti Innocenzo III, fin dal 17 novembre 1206, con lettere ai suoi Legati in Linguadoca, costituisce Domenico e i suoi compagni Predicatori apostolici. Si trattava di un metodo di vita del tutto nuovo nella Chiesa.
Il gruppo dei missionari era dei più umili; Erano poco numerosi: pauci, scrive il B. Giordano di Sassonia. E ben presto S. Domenico rimase anche pressochè solo.
A forza di perseveranza e solamente dopo nove anni, egli pervenne a raccogliere un piccolo numero di discepoli, una dozzina circa, che egli radunò a Tolosa, fondando così il primo convento, il 25 aprile 1215
Sembra che la Chiesa non attendesse che questa fondazione, per raccomandar pubblicamente la nuova milizia.
Alcune settimane dopo, in luglio, il Vescovo Folco approva canonicamente, per la sua diocesi di Tolosa, l’Ordine appena nato con lettere che ci fanno vedere come il carattere dell’Ordine fosse già formato: “Noi istituiamo Fra Domenico e i suoi compagni come Predicatori, per estirpare l’eresia, lottare contro il vizio, insegnare la regola della Fede, diffondere i buoni costumi. Essi hanno deciso di vivere nella povertà evangelica e di andare a piedi ad annunziare la parola di Dio”.
Nell’agosto 1216, al ritorno da Roma, e per consiglio d’Innocenzo III, Domenico riunisce a Prouille i suoi frati (erano allora sedici), e d’accordo con loro adotta la Regola di Sant’Agostino, cui aggiunge delle “Costituzioni più strette riguardo al cibo, ai digiuni, ai letti e ai vestiti”, il cui fondo era improntato ai costumi dei Canonici Premostratensi, che erano allora il ramo più diffuso dell’Ordine canonicale.
“Le nostre Costituzioni scrive il B. Umberto furono estratte dalle Costituzioni Premostratensi. E questa scelta è giusta, perchè i Premostratensi riformarono e perfezionarono la Regola di Sant’Agostino, come i Cistercensi quella di S. Benedetto. In questa religione essi tengono il primo posto per l’austerità della loro vita, per la bellezza delle osservanze, per il prudente governo d’una moltitudine di religiosi mediante capitoli generali e visite canoniche.

Da ciò viene che il beato Domenico e i primi Frati, non avendo potuto ottenere dal Papa la regola nuova e austera che il loro fervore desiderava, scelsero la Regola di Sant’Agostino e molto giustamente presero dalle Costituzioni di quelli ch’erano i primi nell’Ordine canonicale ciò che essi vi trovarono di austero, di bello e di prudente, che poteva convenire al loro scopo: quod arduum, quod decorum, quod discretum.
Non contenti di questo, i Predicatori aggiunsero altre osservanze e nei loro capitoli annuali non cessano d’aggiungerne, perchè essi desiderano tenere il primo posto tra coloro che seguono la regola di Sant’Agostino tanto per l’insegnamento e per la predicazione quanto per la santità di vita”.
Dopo il convegno, il Fondatore riprese la via di Roma, per ricevere, questa volta, il 22 dicembre 1216, la bolla pontificia che approvava solennemente l’Ordine dei Predicatori: “Onorio, vescovo, servo dei servi di Dio, ai suoi cari figli Domenico, priore di S. Romano di Tolosa e suoi frati presenti e futuri che fanno professione di vita regolare... Noi acconsentiamo con gioia alle vostre giuste domande, e col presente privilegio Noi riceviamo sotto la protezione del beato apostolo Pietro e sotto la nostra, la Chiesa di S. Romano di Tolosa, nella quale vi siete consacrati al servizio divino. Noi stabiliamo che l’Ordine canonicale fondato in codesta chiesa secondo Dio e la Regola di Sant’Agostino vi sia perpetuamente e inviolabilmente mantenuto...”.

Un mese dopo, il 21 gennaio 1217, una bolla molto entusiastica venne a recare a S. Domenico e ai suoi Frati un nuovo incoraggiamento e a dar loro il titolo che li distinguerà nella Chiesa: “Onorio, vescovo, servo dei servi di Dio, ai suoi cari figli, Predicatori nel paese di Tolosa”.
S. Domenico rientra in Francia e il 15 agosto 1217 riunisce una seconda volta i Frati a Prouille. L’adunanza si apre nella gioia: “il dolcissimo Padre, come i suoi amavano chiamarlo, era ritornato recando le benedizioni del Padre comune dei fedeli, l’Ordine era fondato, approvato, caldamente raccomandato a tutti i Vescovi in comunione colla Chiesa romana.

La dispersione

Ma l’adunanza terminò come nessuno aveva previsto.
Dopo aver di nuovo ricevuta la professione dei Frati, il beato Domenico si mise ad espor loro i grandi progetti che aveva concepiti per l’estensione dell’Ordine. Poi facendo sue le parole del Salvatore: “Andate disse loro nel mondo intero a predicare il Vangelo ad ogni creatura! Voi ancora non siete che un piccolo gregge, ma ecco ch’io ho già formato nel mio cuore il disegno di disperdervi. Voi non abiterete più a lungo insieme in questa casa”.
E annunzia che sta per disperderli nel mondo.
Erano sedici!
Attorno al Fondatore, tutti furono concordi ad accusarlo d’imprudenza. Nessuno comprese l’arditezza del suo disegno. I suoi migliori amici, il vescovo Folco, Simone di Monfort, gli mettevano sott’occhio il pericolo che si correva a disperdere un’opera che cominciava appena: dividerla era un rovinarla.
Ma “il beato Domenico racconta Giordano di Sassonia era fermo nei suoi disegni, e raramente gli accadeva di ritornar sopra una parola che aveva detto dopo averci maturamente riflettuto dinanzi a Dio». In quel momento agiva sotto l’ispirazione dello Spirito di Dio, che gli faceva gettare sopra l’avvenire uno sguardo profetico:
“Miei Signori e Fratelli, rispose egli a Folco e a Simone non vi mettete in opposizione con me. Io so quello che faccio. Quando si conserva il grano ammucchiato, si corrompe; ma fruttifica quando si semina”.
E tranquillo, in nome di Dio, egli divide l’Europa tra i suoi sedici compagni: Natale e Guglielmo Claret conserveranno la direzione di Prouille. Pietro e Tommaso Cellani rimarranno a S. Romano di Tolosa. Quattro altri, suoi connazionali, Pietro di Madrid, Michele di Uzero, Domenico di Segovia, Suero Gomez ritorneranno nella Spagna. Matteo di Francia, Mannes, Michele de Fabra, Bertrando di Garriga, Lorenzo d’Inghilterra, Giovanni di Navarra, Oderico di Normandia andranno a Parigi.
E benedicendoli, dice loro: “Andate a piedi, senza danaro. Non vi curate mai del domani. Mendicate il vostro cibo. Io vi prometto che mai non vi mancherà il necessario, ed ogni giorno vi sosterrò colle mie preghiere».
Ed egli stesso, conducendo con sé come compagno Stefano di Metz, riprende ancora la via di Roma, questa volta al fine di fissarvi la sua residenza e “scegliere per capitale dell’Ordine il centro stesso dell’unità cattolica”.
L’Ordine dei Frati Predicatori era definitivamente fondato.

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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