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L'Ordine domenicano ha compiuto 796 anni, il 22.12.2012..... ci avviamo verso gli 800

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2013 11:34
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07/01/2013 11:15
 
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[SM=g1740758] M. V. BERNADOT, O.P.
L’ORDINE DEI FRATI PREDICATORI
Continua la pubblicazione dell’opera del p. Bernadot.
Abbiamo pensato di pubblicarne ogni settimana un punto breve ma incisivo, come voleva Pio XI, per non stancare i lettori e nello stesso tempo per fornire loro un nutrimento costante.
La periodicità mensile è troppo distanziata e fa dimenticare il filo del discorso.
Osiamo proporre un consiglio: sarebbe cosa bella determinare giorno e ora della settimana per leggere e per meditare il testo del p. Bernadot. Diversamente c’è il rischio che si legga in fretta e lo si accantoni.
Oppure: tira giù il testo, e poi leggilo con comodo, quando ritieni più opportuno. Al termine ti troverai In mano un bel libro.


Parte prima
LA PREPARAZIONE ALL’APOSTOLATO
Introduzione

1. Il carattere apostolico dell’Ordine
Il Frate Predicatore, per volontà di S. Domenico e per l’approvazione della Chiesa, è votato al ministero apostolico. Per amor di Dio egli impiega la sua vita nel salvare le anime.
Ma dovendo scegliere tra innumerevoli opere di carità spirituale, egli ne adotta una come scopo speciale della sua vocazione: la salvezza delle anime (la salus animarum) mediante la predicazione della dottrina evangelica.

Il suo primo desiderio è quello di dare la verità alle anime, a tutte le anime: ai vicini, esponendo le ricchezze della fede; ai lontani, cercando di illuminarli e di ricondurli sulla via della salvezza; e anche a coloro che non hanno ancora ricevuto l’annunzio del vangelo e vivono nell’errore. Il Frate Predicatore è essenzialmente un apostolo.
Al dire di S. Tommaso d’Aquino, fra tutte le opere di carità, la più perfetta è quella che si occupa della salute spirituale del prossimo. Essa è ben più utile che il soccorso ai bisogni corporali. È un’opera che eccelle su tutte le altre, come l’anima eccelle sul corpo. Più di tutte essa mostra la gloria di Dio, il quale nulla tanto gradisce quanto la salvezza delle anime1.
L’Ordine è apostolico.

2. In quale senso l’ordine domenicano è apostolico
Ma bisogna intendere bene questo termine apostolico, e conservargli il senso che gli è sempre stato dato. Solo a questa condizione si può comprendere il carattere specifico dell’Ordine domenicano.
Da tempo è invalso l’uso di classificare le varie società religiose in istituti di vita attiva, dedicati, per esempio, alla cura dei malati, all’insegnamento, alla predicazione; istituti di vita contemplativa, totalmente dati alle cose divine; finalmente istituti di vita mista, il cui scopo è la contemplazione che fruttifica per mezzo dell’apostolato. E a questi ultimi i teologi riservano il nome di apostolici.
Secondo la dottrina comune che S. Tommaso ha precisato con la sua consueta chiarezza e profondità, gli istituti dati alla contemplazione vanno collocati sopra le congregazioni di vita attiva, perché la contemplazione è superiore alle opere esterne. E al di sopra di essi, vanno posti gli istituti di vita mista o apostolici. Infatti, dice l’angelico Dottore, è “come è più perfetto illuminare che splendere soltanto”2. La vita mista o apostolica è più completa di quella del puro contemplativo. Essa ha insieme la perfezione della vita attiva e la perfezione della vita contemplativa.
Come già abbiamo detto, S. Domenico fondò un Ordine di vita mista o apostolica. Da ciò derivano importanti conclusioni:
Anzitutto la predicazione e l’insegnamento non sono direttamente lo scopo dell’Ordine, perchè se l’insegnamento e la predicazione non derivano dalla pienezza della contemplazione, al dire di San Tommaso, sono opere di vita attiva e non di vita apostolica.
I teologi della scuola di Salamanca dicono che “la predicazione e l’insegnamento dottrinale che non provengono dalla sovrabbondanza della contemplazione sono opere di vita attiva...
La religione mista, più perfetta delle altre, simile alla vita di Gesù Cristo, degli Apostoli e dei Vescovi, non mette al primo posto l’atto della predicazione o dell’insegnamento, ma anzitutto e principalmente s’applica alla contemplazione, e poi per riflesso di questa contemplazione si dedica ad opere riguardanti il prossimo. Senza la contemplazione verrebbe a mancare molta perfezione alla predicazione e all’insegnamento dottrinale”3.
Ne segue che nel nostro Ordine la contemplazione non può essere considerata come un mezzo, fosse pure il primo di tutti, per compiere perfettamente il santo ministero. Infatti è proprio della vita attiva il subordinare la contemplazione all’azione. Quale è la congregazione di vita attiva che non ordina esercizi pii, orazioni, letture, a volte prolungate, per preparare il religioso a un serio ministero verso il prossimo? “Se il religioso si applica alla preghiera e allo studio, non principalmente per la contemplazione stessa, ma in vista di un’opera di vita attiva, per essere capace di predicare e d’insegnare, la sua applicazione alla contemplazione si riduce allora alla vita attiva, perchè essa si propone principalmente un’azione esteriore. E un simile impegno è molto imperfetto, perché non avrebbe una carità perfettamente ordinata, dal momento che ciò che deve essere amato come fine e prima di tutto viene solo in vista di un’attività esterna”4.

3. Qual è dunque il fine dell’Ordine?
Il fine dell’Ordine è la contemplazione: non però una pura contemplazione, ma la contemplazione fruttificante nell’apostolato.
“Nell’opera di S. Domenico la vita contemplativa non è ordinata all’azione apostolica, come un mezzo subordinato a un fine, ma essa la produce, come una causa eminente e sovrabbondante5.
Tale è propriamente il carattere degli ordini misti o apostolici, presso i quali l’apostolato non è il fine, ma l’effetto della contemplazione.
“La religione mista - dice ancora il Passerini - è caratterizzata dal fatto che si propone principalmente e direttamente la contemplazione, non perché questa contemplazione finisca in se stessa, ma perchè, per la sua forza interiore, essa risplenda e s’impegni nelle opere che sono più gradite a Dio, quali sono quelle che si occupano della salvezza delle anime.
In una parola, lo scopo d’un Ordine misto è la contemplazione che si espande e fruttifica nelle anime”6.


4. L’ordine domenicano si distingue dagli altri ordini


Si veda il posto che l’Ordine domenicano tiene nel gruppo degl’istituti regolari. Dal secolo XVI, secondo una nuova concezione della vita religiosa, i fondatori delle congregazioni religiose ordinariamente le sciolsero dalle antiche osservanze. I loro discepoli non si preparano più all’apostolato, come i chierici degli antichi tempi, con la preghiera liturgica e con quell’insieme di osservanze, che fino allora aveva universalmente accompagnato la pratica dei consigli evangelici.
Essi abbandonarono l’ascesi tradizionale e rinunziarono alla maggior parte delle sue pratiche essenziali, per esempio alla Liturgia delle Ore del giorno e della notte, ai digiuni prolungati, per attenersi su questo punto agli obblighi dei chierici secolari e dei semplici fedeli. Essi si sforzano di sostituire il soccorso, che veniva dalla salmodia corale e dal corroborante esercizio dei lunghi digiuni, con la pratica assidua della meditazione e dell’esame di coscienza. Il loro scopo, nel liberarsi delle antiche osservanze, fu quello di dar maggior libertà al loro ministero.
Il Frate Predicatore rimase fedele al metodo primitivo di formazione apostolica. Egli si prepara al ministero colla penitenza e colla contemplazione. Lungi dal vedere una opposizione tra l’apostolato e le osservanze claustrali, egli le unisce strettamente nella sua vita e, con numerose generazioni di santi, trova nell’ascesi tradizionale un soccorso per l’azione.
S. Domenico, prefiggendosi d’impiegare i suoi figli in tutte le fatiche del ministero, avrebbe potuto domandarsi, come più tardi altri fondatori, se fosse prudente sottometterli nel medesimo tempo al rigore delle osservanze regolari. Pare che la questione non si sia affacciata alla sua mente. Non era lui stesso la soluzione vivente dell’antinomia dell’azione e della contemplazione? Da lunghi anni, egli univa intimamente nella sua vita l’austerità, l’azione e la preghiera. Pregare incessantemente, passar le notti nella contemplazione, studiare, digiunare, flagellarsi e nel medesimo tempo predicare a tutti, sostenere i fedeli, combattere l’eresia, era la sua vita d’ogni giorno. Anziché trovare un ostacolo nelle osservanze, egli attingeva da esse la sua gran forza.
Ciò ch’egli fece, lo richiese dai suoi figli. E decise che essi si sarebbero preparati all’apostolato mediante le antiche osservanze, cui aggiunse lo studio.
Prima d’essere apostolo, il Frate Predicatore è dunque asceta e contemplativo.

[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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