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L'Ordine domenicano ha compiuto 796 anni, il 22.12.2012..... ci avviamo verso gli 800

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2013 11:34
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07/01/2013 11:27
 
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[SM=g1740758] (CAPITOLO IV   L’INSEGNAMENTO - continua)

Alcuni Maestri della Scuola Tomista

È impossibile seguire lo svolgimento progressivo dell’insegnamento domenicano fino ai giorni nostri: sarebbe un far la storia di sette secoli di insegnamento filosofico e teologico. Si può riassumerla dicendo che l’Ordine di S. Domenico si propose sempre per scopo principale di conservare e di svolgere la dottrina tomista.
Esso, riconoscente del tesoro che la Provvidenza gli affidò, si accinse a difenderla con tenacia, a propagarla con uno zelo indefesso, e a svolgerla negli scritti dei figli spirituali del Dottor Angelico, esercito innumerevole e potente, che si convenne di chiamare Scuola Tomista.
Ecco la grande scuola teologica.
“L’Ordine dei Predicatori ‑ dice Suarez S. J. - fornì tanti valorosi difensori della fede che vi furono pochissimi scrittori di qualche rinomanza, notevoli per la loro dottrina, che non appartengano alla famiglia domenicana”.
Non si possono citare che alcuni nomi dopo quello d’Alberto Magno, il quale si fece all’Università di Parigi il primo difensore della dottrina tomista.
Nel XIV e XV secolo: Hervé il Bretone, Duran­do d’Aurillac, Giovanni Capreolo († 1444), prin­ceps thomistarurn, il B. Giovanni Dominici, Sant’Antonino († 1459), Pietro Niger († 1481), Giovanni di Torquemada.
Alla fine del secolo XV, l’attività intellettuale dell’Ordine si svolge ancora, per proiettare durante i due secoli seguenti un magnifico splendore. I Predicatori fanno parte di tutte le università d’Europa ed essi medesimi aprono ventisette università propriamente domenicane (Capitolo generale del 1551) dove insegnano professori di gran rinomanza.
Quelle di Spagna si distinguono fra tutte per maestri incomparabili: Francesco di Vittoria († 1546), Domenico Soto († 1560), Melchior Cano († 1560), Pietro de Soto († 1563). Bartolomeo di Medina († 1581), Luigi di Granata († 1588), Domenico Bagnez († 1604), Tommaso di Lemos († 1629). Giovanni di S. Tommaso († 1644).
Le Province francesi oppongono al Protestantesimo, al Giansenismo e all’incredulità crescente, dei teologi di cartello: Giovanni Nicolai († 1663), Vincenzo Gontenson († 1674), Vincenzo Baron († 1674), Antonio Goudin († 1695), Giacomo Guèrinois († 1681), Antonino Reginald († 1676), Giovanni Battista Gonet († 1681), Antonino Massoulié († 1706), Renato Billuar t (†1751, belga).
In Italia brillano fra molti altri: Serafino Capponi († 1514), Silvestro da Ferrara († 1526), il Gaetano († 1534), Sante Pagnini († 1546), Bartolomeo Spina († 1546), Tommaso Badia († 1553), Ambrogio Caterino († 1553), Paolino Bernardini († 1585), Domenico Gravina († 1643), Vincenzo Gotti († 1740), e nel corso dello stesso secolo XVIII: Tommaso M. Ferrari, Giuseppe Orsi, Antonino Valsecchi, Tommaso Mamachi, Tommaso Cerboni, Daniele Concina ecc.
Lo stesso vecchio mondo non bastando più all’attività intellettuale dei Predicatori a misura che essi facevano penetrare la fede cristiana nelle due Americhe recentemente scoperte vi fondavano le prime grandi Università che il Nuovo Mondo abbia vedute, simili a quelle che essi dirigevano in Europa, tanto è alla loro vocazione essenziale il “predicare la dottrina”: nel 1538 a San Domingo; nel 1612 a Santa Fè di Bogota; nel 1645 a Manila; nel 1681 a Quito; nel 1721 all’Avana.
Se le devastazioni della Rivoluzione del 1789, in Francia prima, poi successivamente in tutte le nazioni europee, portarono una notevole diminuzione dell’attività domenicana, la Restaurazione intrapresa in Francia dal P. Lacordaire ed estesa ad altre Province dal P. Jandel, richiamò con la primitiva osservanza le antiche tradizioni intellettuali. Oggi l’Ordine ha ristabilito la sua organizzazione scolastica e la maggior parte delle Province posseggono degli Studia, alcuni dei quali non hanno nulla da invidiare alle Università. Esso ha creato parecchie Scuole Superiori di scienze sacre dovunque rinomate: a Roma la Pontificia università “Angelicum”, a Friburgo la Facoltà di teologia, a Gerusa­lemme la Scuola biblica nel medesimo tempo che numerosi periodici destinati alla diffusione della sua dottrina teologica.
Con i suoi professori e scrittori, l’Ordine ha contribuito in larga misura al rinnovamento degli studi sacri nell’insegnamento ecclesiastico. I nomi di parecchi suoi figli degli ultimi tempi possono essere collocati con onore accanto a quelli dei loro padri: Zigliara, Gonzales, Guillermin, Schwalm, Denifde, Lepidi, Buonpensiere, Lagrange, Gardeil, Arintero, Marin Sola, Sales, Pègues, Sertillanges, McNab, Cordovani, Zacchi, Fanfani, Daffara ecc...
Non citiamo che gli scomparsi, perché, per una preziosa grazia di Dio, la generazione presente prosegue con un successo ogni giorno più notevole quel gran movimento della restaurazione tomista sotto l’alta direzione del Papato, che si compiace di render omaggio all’attività dei Predicatori: “0ggi ancora ‑ scriveva nel 1913 il gran Pio X ‑­ noi vediamo in quest’Ordine illustre molti uomini celebri, sempre fedeli al gran Dottore che non invecchia mai, mettere in una magnifica luce e difendere con forza i dogmi e le istituzioni cristiane” (Lettera del 6 luglio 1913).


(CAPITOLO IV   L’INSEGNAMENTO - continua)

Caratteri dell’insegnamento domenicano

Se si vogliono distinguere le note caratteristiche dell’insegnamento domenicano, quelle che l’hanno contraddistinto in tutti i tempi, bisogna dire che è un insegnamento ad un tempo ardito e tradizionale: di un’arditezza umile, appoggiata sulla ragione e sempre docile alla fede.
È alla ragione umana illuminata dalla rivelazione e guidata dalla Chiesa che S. Tommaso affidò l’incarico di organizzare la scienza teologica.
Quindi il primo carattere della dottrina tomista è quello d’essere eminentemente razionale: è in questo senso anzitutto che essa usa il metodo di ragionamento speculativo, l’antico metodo scolastico, il cui abbandono ha sempre cagionato la confusione del pensiero filosofico e la decadenza teologica; soprattutto perchè essa è fondata sulle verità prime, su dati eterni, si può dire, basi necessarie della ragione così come del dogma.
Dottrina così razionale che sembra non essere se non il buon senso illuminato dalla fede. E per questo motivo, essa è ponderata, schivando l’esclusivismo dei sistemi, attribuendo la sua giusta parte alla materia e allo spirito, pieghevole, comprensiva, aperta in tutti i sensi, ospitale ad ogni idea giusta, desiderosa di non esprimere se non la verità integrale, la verità comune, universale. Il più bel titolo del suo fondatore non è quello di Doctor communis, dottore universale?
E perché si sente posta sopra una base incrollabile, essa è una dottrina ardita. Ogni dottrina vivente è assimilatrice, sempre in cammino. Perciò la formazione tomista ha dato ai Predicatori di tutti i tempi il gusto del progresso e dell’iniziativa.
Essi si sforzarono di vivificare il detto di S. Tommaso sul progresso delle scienze: Ad quemlibet pertinet superaddere id quod deficit in consideratione antecessorum (Ognuno ha il compito di aggiungere quello che manca alla riflessione di coloro che lo hanno preceduto).
Poiché essi cercano la scienza non per la scienza, ma per le anime che vogliono illuminare, una delle loro cure costanti fu di cercare, una delle loro grazie fu di discernere, per ogni epoca, nella verità immutabile, l’aspetto che poteva illuminare i bisogni nuovi. La stessa esistenza dell’Ordine era il frutto di un’iniziativa di S. Domenico così straordinaria che fece esitare i Romani Pontefici: da queste origini, i Predicatori serbano il gusto delle iniziative ardite.
Dal punto di vista intellettuale, la prima di queste iniziative fu di associare lo studio alla vita religiosa. Novità così feconda di conseguenze, che la fondazione domenicana divenne una delle grandi date della storia intellettuale d’Europa.
Fino al secolo XIII la vita monastica ed anche canonicale non era necessariamente legata allo studio. “Il vero monaco ‑ dice S. Benedetto ‑ vive del lavoro delle sue mani”.
S. Francesco d’Assisi diffidava dello studio, come di un pericolo, e pose nella sua regola che quelli che non avevano studiato prima d’entrar in religione, non dovevano cercar di farlo poi.
Invece S. Domenico sopprime per i suoi figli ogni lavoro manuale e li scioglie da ogni cura materiale, affinché siano esclusivamente applicati allo studio, ormai obbligo fondamentale del religioso, sua occupazione universale e permanente. Il convento diveniva una casa di studio. Iniziativa capitale che, presto seguita dalla maggior parte dei grandi Ordini religiosi, stava per trasformare lo stato intellettuale dell’Europa.


(CAPITOLO IV   L’INSEGNAMENTO

Caratteri dell’insegnamento domenicano- continua)

Iniziativa negli studi biblici. “All’Ordine domenicano ‑ scrive Vercellone - è dovuta la gloria d’avere, per il primo, rinnovato nella Chiesa gli esempi illustri di Origene, di S. Girolamo, mediante il culto ardente della critica sacra”. Infatti fin dal 1230, i Predicatori s’applicarono alla correzione del testo biblico corrotto dai copisti, e crearono le Concordanze: lavori immensi intrapresi dal B. Ugo di San Caro colla collaborazione, si dice, di cinquecento religiosi di San Giacomo di Parigi, più tardi ripresi dal Convento d’Oxford, e parecchie volte riveduti da illustri esegeti.
Il primo commento totale della Bibbia fu pubblicato dal medesimo Ugo di San Caro, e S. Tommaso rinnovò la critica biblica applicandole un metodo nuovo, più largo e più razionale, cosi che i suoi contemporanei lo soprannominarono Expositor. È un Predicatore, fra Pietro Schwarz che nel 1490, pubblica la prima grammatica ebraica; è ancora un predicatore, Agostino Giustiniani, che “prima di tutti, con un colpo d’immensa audacia, riunisce in un solo tutto, che chiamò Octaple, i due Testamenti scritti nelle cinque lingue principali: ebraico, caldaico, greco, latino e arabo” (Sisto da Siena, Bib. sanct.).
Ai nostri tempi non è forse ancora l’Ordine di San Domenico che ha creato a Gerusalemme la prima Scuola Biblica e la prima Revue Biblique?
Iniziativa nello studio del diritto canonico. È S. Raimondo di Peñafort, terzo Maestro Generale dell’Ordine, che per primo raccolse tutte le Decretali dei Papi per formarne il Corpus juris, e colla sua Somma dei casi di coscienza fondò la casistica, che Sant’Antonino, altro Predicatore, doveva condurre alla perfezione.
Iniziativa nello studio delle lingue orientali. Fin dai primordi, i Predicatori intuiscono la necessità della cognizione delle lingue per l’apostolato e per l’esegesi. I primi, e per molto tempo i soli, fondano scuole d’orientalismo. Nel 1236, la Provincia di Terra Santa conta parecchi di questi Studia linguarum, le prime Scuole bibliche, in cui si insegna il greco, il caldaico, l’ebraico, l’arabo e le lingue asiatiche. Pochi anni dopo, altre se ne aprono a Tunisi, a Murcia, a Barcellona, a Tiflis, a Bagdad. Da queste scuole uscì Fra Raimondo Martin il cui Pugio fidei, capolavoro d’apologetica, fondò l’orientalismo biblico.
Iniziativa nello studio della storia. I Predicatori diedero lo slancio e fornirono i primi modelli delle grandi collezioni di vite di santi: fin dal 1240, Bartolomeo di Trento pubblica il suo Liber epilogorum in gesta sanctorum; nel 1243, Giovanni Mailly l’Abbreviato in gestis et miraculis sanctorum; un pò più tardi, Bernardo Guy. “lo storico più considerevole del suo tempo” lo Speculum Sanctorale. E chi non conosce l’incantevole Leggenda Aurea del B. Giacomo da Varazze?
Iniziativa anche nello studio delle scienze profane. Nel corso del secolo XIII, tre domenicani: Alberto Magno, Vincenzo di Beauvais, Tommaso di Cantimpré s’accinsero a raggruppare in una vasta sintesi tutte le cognizioni del loro tempo e crearono vaste enciclopedie; opere ammirabili, non solo per il lavoro prodigioso che suppongono, in un tempo in cui bisognava percorrere l’Europa a piedi in cerca di rari manoscritti, ma anche per l’immenso sapere di cui danno prova.
Iniziativa nella diffusione e nella volgarizzazione della scienza sacra. In pieno secolo XIII, Fra Lorenzo d’Orleans compone il primo trattato di filosofia che sia comparso in francese. Nel 1274, il B. Umberto redige ad uso dei Padri del Concilio Generale di Lione una memoria in cui, fra altre cose, domanda un compendio della dottrina cristiana per i fedeli.  È la prima menzione del ca­techismo della Chiesa. I suoi fratelli compirono questo voto, e diedero alla luce parecchi catechismi; poi, ed è un fatto da notarsi per la sua grande importanza sociale, pubblicarono, nonostante tenaci opposizioni, le prime versioni della Bibbia in lingua volgare: in francese, in catalano, in italiano, in tedesco, in armeno.
Furono ancora i Predicatori che cominciarono a divulgare con squisiti capolavori di linguaggio popolare le sublimi lezioni della teologia ascetica e mistica, come il B. Giordano da Pisa, il Cavalca, il Passavanti, S. Caterina da Siena, il B. Dominici, Sant’Antonino, il Taulero e il B. Susone.
Iniziativa nello studio della filosofia e della teologia. Quando apparvero i Predicatori, per quanto strano ci paia oggi il fatto, né i preti, né i religiosi erano ammessi agli studi filosofici, riservati ai semplici chierici e ai laici. I Predicatori rifiutarono di ammettere questo ostracismo, che li poneva in stato d’inferiorità intellettuale e organizzarono in casa loro gli studi filosofici.


(CAPITOLO IV   L’INSEGNAMENTO

Caratteri dell’insegnamento domenicano- continua)

Vi furono delle resistenze, delle opposizioni, delle denigrazioni, ma essi non se ne curarono. “A quelli che possono riuscirvi e trarne profitto per la scienza sacra ‑ diceva il B. Umberto ‑ bisogna rallentare le briglie e lasciar libero il campo”. Laxandae sunt habenae circa studium huiusmodi. I Predicatori si vendicarono del cattivo umore dei loro avversari, come già dicemmo, rinnovando il mondo filosofico, dotando la Chiesa di un sistema ordinato, pieghevole e potente sul quale venne ad appoggiarsi la teologia.
Qui ancora, qui soprattutto, bisogna dirlo, nel vasto campo del pensiero teologico, si esercitò la feconda iniziativa dei Predicatori.
L’opera dottrinale di S. Tommaso fu una rivoluzione in teologia, e urtava talmente di fronte i sistemi fino allora adottati che sollevò opposizioni tanto rumorose quanto tenaci. Nel 1277, il Vescovo di Parigi, Stefano Tempier e l’Arcivescovo di Cantorbery, Roberto di Kilwarby, non arrivarono forse fino a condannare certe proposizioni tomiste? Più tardi, quando fu necessario difendere, oltre la teologia, anche le stesse fonti della teologia, un Frate Predicatore, Melchior Cano, creò la scienza dei Luoghi teologici, di cui restò il principe incontestato.
I Predicatori dunque, durante i sette secoli del loro insegnamento, compirono bene il dovere definito da S. Tommaso: ad quemlibet pertinet superaddere id quod deficit in consideratione antecessorum. Essi precettero, ma camminarono sempre nella via tradizionale, secondo il senso cattolico: secundum doctrinam Ecclesiae intelligentis sane, così come diceva il loro maestro così saggio nella sua arditezza che i suoi contemporanei lo chiamavano Prudentissimus frater Thomas.
La loro dottrina è tradizionale: è il suo secondo carattere fondamentale. Tale è in certo modo per necessità, poiché le è vietalo di scostarsi dalla linea tracciata dal Dottor Angelico, i cui principi, nelle scuole domenicane, sono chiamati a formare tutte le menti e lumeggiare tutte le scienze. San Tommaso resta il punto di partenza e d’arrivo, di quest’ardito naviglio amante dell’alto mare.
“La dottrina di S. Tommaso ‑ dice il P. Lacordaire ‑ è il succo che scorrendo nelle vene dell’Ordine gli conserva la sua potente originalità. Chi non l’ha studiato può esser domenicano per il cuore, ma non per l’intelligenza”.


(CAPITOLO IV   L’INSEGNAMENTO

Caratteri dell’insegnamento domenicano- continua)

Nessuno, nell’Ordine, è chiamato a formare dei discepoli, se non ha fatto giuramento di dare un insegnamento conforme ai principi tornisti. Da parecchi secoli, il libro di testo scolastico degli studenti domenicani non è altro che la Somma Teologica spiegata pagina per pagina: metodo così efficace per la sicurezza e per la continuità della dottrina che la Chiesa la fece sua e la impose alle Università cattoliche e ai Seminari.
Fin dal 1313, un Capitolo Generale ordina che si legga S. Tommaso nel medesimo tempo che Pietro Lombardo, allora imposto ad ogni professore.
Ma, per ragioni di necessità scolastiche, solo nella seconda metà del secolo XV l’Ordine poté stabilire l’insegnamento diretto ed esclusivo della Somma Teologica.
Ora di questa dottrina tomista, dottrina ufficiale dell’Ordine, la Chiesa romana attesta che essa non è se non la coordinazione e come l’espansione, della più pura tradizione cristiana. “Dall’avere profondamente venerato i santi dottori, ‑ scrive magnificamente Leone XIII ‑ S. Tommaso pare aver ereditato l’intelligenza di tutti. Gli insegnamenti dei Padri, come le membra di un gran corpo, erano tutti dispersi. Egli li riunì, li fortificò l’uno con l’altro, li classificò in un ordine ammirabile, e finalmente diede loro un così magnifico sviluppo che l’opera sua resta la forza e l’ornamento della Chiesa”.
“Questa dottrina ‑ afferma Innocenzo IV ‑ ha sopra tutte le altre, eccettuata quella dei Concili, la precisione dei pensieri e la giustezza dell’esposizione a tal segno che chiunque l’abbraccia è sicuro di non traviare e chiunque se ne allontana è già sospetto d’errore”.
Tal è la dottrina eminentemente cattolica che fu in ogni tempo quella dei Predicatori. Il Papato attesta ancora la fedeltà domenicana all’insegnamento del più gran teologo della Chiesa, e questa affermazione dei Romani Pontefici è per l’Ordine il più prezioso degli elogi.


(CAPITOLO IV   L’INSEGNAMENTO

Caratteri dell’insegnamento domenicano- continua)

“Quello che in quest’Ordine è degno di lode scrive Benedetto XV ‑ è meno ancora l’aver nutrito nel suo seno il Dottor Angelico che il non aver mai deviato in seguito, neppure di un’idea, dal suo insegnamento” (Lettera del 29 ottobre 1916).
Finalmente, se si vuol finire di qualificare la dottrina tomista, bisogna aggiungere che essa è vivificata da ciò che S. Paolo chiama “il senso di Dio”. Quelli che l’organizzarono si giovarono nel loro lavoro degli intimi suggerimenti della loro pietà e “scrutarono le profondità di Dio” tanto col cuore quanto con l’intelletto.
Tutti gli illustri Dot­tori domenicani, che abbiamo nominato, erano grandi religiosi, nei quali le grazie ufficiali del Dottorato erano fecondate dalle ispirazioni dell’intimità divina.
Molti furono collocati sopra gli altari: il B. Pietro di Tarantasia (Innocenzo V), il B. Ambrogio da Siena, il S. Alberto Magno, S. Tommaso d’Aquino, S. Raimondo di Peñafort, Sant’Antonino, il B. Enrico Susone, il B. Dominici.
Gli altri, senz’aver ricevuto gli onori ufficiali della canonizzazione, gettarono vivi splendori di santità; alcuni sono anche onorati di un culto popolare: il B. Rolando di Cremona, il B. Ugo di San Caro, il B. Moneta, il Ven. Taulero, il Ven. Luigi di Granata.
Chi non comprende che una tale schiatta di Dottori, che unì intimamente la santità con la scienza, dovette lasciare una tradizione di insegnamenlo? Essi fecero intendere ai loro fratelli, e con gli esempi e con la parola, che la teologia è una scienza vivente, che per possederla non basta piegarsi sopra manoscritti con occhi di sapiente, ma che bisogna amare con tutto il cuore la Verità e in ogni studio, come diceva S. Tommaso, cercare ut semper plus et plus cognoscatur Deus. Le questioni oziose siano rimosse: “Bisogna fischiare, diceva il grande iniziatore del secolo XVI, lo spagnolo Fra Bartolomeo di Medina, bisogna fischiare il Maestro in teologia che, agitando questioni complicate per sfoggiare la sua abilità letteraria, trascura ciò che fa fiorire la pietà e la carità”.
Il vero tomista riconduce tutto a Dio e pervade di soprannaturale la sua scienza. Tutto ciò che egli tocca, le minime particelle di verità che considera, le anima con un vasto movimento di pensiero e di cuore che fa capo a Dio. Se è fedele al metodo del Maestro, egli non studia nulla se non sotto la luce di Dio, in Deo, in summo rerum vertice.
Dio prima di tutto: tale è il principio unificatore della teologia tomista. Anche quando fa le sue indagini più speciali e fruga i misteri dell’azione umana, essa lo fa sempre sub ratione Dei. Altre scuole di teologia preferiscono dare soluzioni partendo dalla libertà umana. Il tomista parte sempre da Dio e lumeggia tutti i problemi con la luce di quella grande idea direttrice che, dopo aver dato un orientamento speculativo, fa del sistema un insegnamento vivente, generatore di pietà attiva, che scaturisce come da sé dalle sorgenti profonde del dogma. La teologia tomista è una scienza pervasa di alta contemplazione.
È una grazia straordinaria, la più segnalata forse dei benefizi che la Provvidenza prodigò all’Ordine dei Predicatori, che le migliaia dei suoi teologi, da Alberto Magno fino a quelli encomiati dagli ultimi Papi, così diversi di schiatta, di tempo e di genio, si siano incontrati nell’unita di un punto di vista universale, per innalzare insieme quel grandioso edificio intellettuale, in cui i Papi invitano la cristianità a venire ad imparare la dottrina autentica: cattedrale vasta, potente ed elegante, dalle vetrate accese dai raggi che ven­gono da ogni parte, dall’alto per la contemplazione, dal basso per lo studio, da ogni lato per la tradizione, ospitale e ampiamente aperta a tutti, alla moltitudine e agli eletti, che vi trovano una profusione stupenda di ricchezze intellettuali e soprattutto vi trovano Iddio nascosto, che presiede e distribuisce la Vita. Una casa di luce. Per le intelligenze, la più bella delle case di famiglia della Chiesa.

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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