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L'Ordine domenicano ha compiuto 796 anni, il 22.12.2012..... ci avviamo verso gli 800

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2013 11:34
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07/01/2013 11:31
 
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[SM=g1740758] Parte terza   I nostri modelli

I nostri modelli

Perché un Ordine sia perfettamente costituito, gli occorre una teoria, una disciplina, e dei modelli; in altri termini, un’idea da attuare, dei maestri che ne insegnino l’applicazione, e dei modelli che, mostrandola già applicata, alimentino il coraggio.
L’Ordine di S. Domenico possiede questi tre elementi fondamentali.
L’idea che egli deve attuare nel mondo, l’abbiamo esposta nelle pagine precedenti: l’apostolato dottrinale che ha la sua sorgente nella contemplazione.
La disciplina che lo guida e lo sostiene è fissata nelle sue Costituzioni elaborate nel corso dei secoli dai Capitoli Generali e approvate dalla Chiesa.
I modelli sono i santi che, avendo adottato il suo ideale, riuscirono a tradurlo a perfezione e la cui vita e influenza salutare sul popolo cristiano provarono non solo che è possibile vivere interamente secondo l’ideale domenicano, ma ancora che è utile alla Chiesa che nel suo seno vivano degli uomini secondo quest’ideale.
I santi domenicani sono legione: “Io credo veramente ‑ scrive il Segneri ‑ che l’Ordine di S. Domenico diede più santi al cielo che libri alle biblioteche”.
Il loro primo beneficio è di mostrarci la via: essi sono guide. A quelli che ser­bano l’anima attenta, essi parlano. Ci insegnano a vivere. Voci innumerevoli, irresistibile appello del passato che prevarrà sempre contro una deviazione particolare. Che cosa domandano essi? Di proseguire, sotto i loro consigli e con la loro assistenza, il compito per cui essi vissero e soffrirono; di mantenere la tradizione domestica e di trasmetterla ai posteri, pura com’essi ce la lasciarono, ma arricchita del nostro contributo, vestita della medesima nobiltà, diretta nel medesimo senso di perfezione.
La nostra forza è di essere loro solidali. Non abbiamo che a seguirli, per esser certi di compiere l’opera che Dio da noi attende.


(I nostri modelli -  continua)

CAPITOLO I   S. DOMENICO

Tutte le pagine di questo libro, intese a tracciare la fisionomia del Frate Predicatore, asceta, contemplativo, apostolo, non parlano insomma che di S. Domenico. Esse rivelano un poco l’anima sua. Ciascuna risente della sua influenza, ed egli ne è presso a poco l’unico soggetto.
La Provvidenza volle infatti che questo ideale del Predicatore, nello stesso momento in cui era concepito, fosse pienamente effettuato da colui che Essa aveva predestinato per manifestarlo al mondo. Fondatore dell’Ordine, S. Domenico restò di esso il più perfetto modello, sicché a ciascuno dei suoi figli, che vuole pienamente entrare nello spirito della sua vocazione, basta contemplarlo, per avere i lineamenti essenziali della fisionomia morale da acquistare.
Numerosi sono i santi che, all’ombra del chiostro, si dedicarono alla penitenza e alla contemplazione. Più numerosi forse quelli che si consacrarono alla vita attiva nell’esercizio delle opere di carità spirituali. Ma rari assai quelli che condussero ad un tempo la vita attiva e quella contemplativa.
S. Domenico fu di questi ultimi: riprendendo l’ideale completo lasciato dagli Apostoli, spinse fino all’ultima perfezione la contemplazione e l’azione armonicamente fuse nella sua vita.
Fu contemplativo al pari dei più profondi mistici, e visse a lungo nel silenzio. Studiando nell’Università di Palencia, canonico nel capitolo di Osma, egli tacque per trentacinque anni. Il rigore delle sue austerità non fu superato. “Io non ho mai veduto un uomo in cui la preghiera fosse più abituale, attestava l’Abate di S. Paolo di Narbona. Passava le notti insonni, piangendo e gemendo sopra i peccati altrui”.
Fu un uomo tutto di Dio, tutto in Dio, che s’immerse più che di solito non si sappia fare in quelle chiarezze soprannaturali, che la Scrittura chiama “inaccessibili”.
Per conoscerlo, bisogna frequentarlo con assiduità e nella pace, perché, nella moltitudine dei santi, non vi è chi sia ad un tempo più tranquillo e più profondo, più forte e più mansueto. Era chiamato “il dolcissimo Padre”.


(I nostri modelli

CAPITOLO I   S. DOMENICO-  continua)

Il primo aspetto sotto cui egli appare, è la profondità. Quando lo contempli, silenzioso nei chiostri di Osma o prostrato ai piedi degli altari di Santa Sabina, o quando cammina per le strade dietro al gruppo dei suoi figli, ti senti il cuore internamente attratto e come forzato a tacere davanti a tanta semplicità e profondità.
Ma ecco che questo silenzioso, questo penitente così immerso nella contemplazione fu anche un uomo d’azione, che diede al suo secolo un impulso decisivo. La contemplazione aveva acceso nel suo cuo­re un fuoco divorante: lo zelo delle anime.
“Il beato Domenico aveva una sete ardente della salute delle anime ed uno zelo senza limiti a loro riguardo”.
Dio gli fece comprendere che bisognava lasciar esplodere questo zelo.
Una notte che pregava nella basilica di S. Pietro, ebbe una visione. Gli Apostoli Pietro e Paolo, principi dell’apostolato, gli apparvero. Pietro gli consegna un bastone, Paolo un libro, e tutti e due gli dicono: “Va e predica, Dio ti ha eletto per questo ministero”.
Senza interrompere la sua contemplazione, egli dunque uscì dai suo silenzio e partì a piedi nudi, senza danaro, senza risorse, alla mercè degli uomini e della Provvidenza. Parecchie volte percorse a piedi l’Europa occidentale, predicando a chiunque gli si presentava, nelle borgate, nelle città, nelle Università.
“Era così fervente predicatore che di giorno e di notte, nelle chiese, nelle case, nei campi, per le vie, egli non cessava di annunziare la parola di Dio, raccomandando ai suoi fratelli di fare altrettanto e di non mai parlare se non di Dio”.
Fu come un’esplosione di vita divina. Il fuoco che ardeva nel suo petto traboccò. Le verità che aveva tesoreggiate nei suoi anni di raccoglimento uscirono allora dal suo cuore insieme con rampe d’amore, che commossero i cuori più induriti.
Bastò quest’uomo solo per metter sottosopra le nazioni cristiane. I cronisti del tempo ci raccontano che il secolo ne fu capovolto. In alcuni mesi, nell’Italia settentrionale, egli convertì più di centomila eretici. Tanto la potenza di Dio irradiava da quest’uomo!
“II suo ufficio fu quello del Verbo, mio unigenito Figliolo ‑ rivelò Dio Padre a Santa Caterina da Siena. ‑ Egli apparve al mondo soprattutto come un apostolo, tanto erano potenti la verità e lo splendore con cui egli seminava la mia parola, dissipava le tenebre e spandeva la luce”.


(I nostri modelli

CAPITOLO I   S. DOMENICO-  continua)

Figura completa.
Se si considera la sua vita interiore, egli è pari ai più grandi mistici; se si pone mente alle sue opere, è l’emulo dei più grandi nomini d’azione.
Egli consacrò le notti alla più fervente contemplazione e i giorni all’apostolato più attivo.
Fondò un Ordine di religiose claustrali, consacrate alla preghiera perpetua, e un Ordine di Predicatori, in cui tutto converge verso l’azione.
Dottore, egli espose la teologia nel palazzo dei Papi.
Uomo intraprendente, organizzò egli stesso il suo Ordine e ciascuno dei suoi conventi.
Missionario, non cessò di percorrere la Spagna, la Francia e l’Italia. Predicatore, conquistò le turbe come i maestri delle Università. Fu il consigliere dei Papi come degli uomini di guerra.
Questo contemplativo seppe unire al più profondo sentimento delle cose divine il senso più giusto e più pratico delle cose umane.
La medesima luce illuminava ai suoi occhi l’ideale e la realtà, sempre coerente nei suoi atti. Luce soprannaturale da cui era inondato ogni aspetto delle cose. Egli viveva e si muoveva in questa luce che unificò la sua vita.
Fu della razza di quei grandi intellettuali, anzitutto appassionati di riflessione, ma che passano poi all’azione per lo stesso amore del loro pensiero, per attuare le loro chiare idee in opere forti che essi dirigono con risoluzione.
Alla sua dolce e forte figura non manca alcuna bellezza: purezza d’anima, lucidità di mente, potenza di volontà, tenerezza e soavità di cuore, profondità nella contemplazione, energia e pieghevolezza nell’azione, nulla esaurisce la grande immagine di questo Capo, che fu altresì Padre e Dottore.
Gregorio IX nella bolla di canonizzazione dice di lui: Pastor et Dux in populo Dei factus.
La liturgia canta di lui: “Tu fosti la fiaccola della Chiesa, Dottore di verità, Predicatore della grazia”.
In ogni circostanza apparve grandissimo.
Dopo sette secoli il suo pensiero continua a guidarci, la sua opera a sostenerci.
Dio stesso volle fare il suo elogio nella famosa visione di cui favorì Santa Caterina da Siena.
Caterina vide l’Eterno Padre. Dalla sua bocca uscì il Verbo, suo Figliolo diletto, e mentre ella lo contemplava, S. Domenico uscì dal petto del Signore mentre si faceva udire una voce:
“Ecco, figlia mia, che io generai due figliuoli: l’uno per natura, l’altro per adozione. In quel modo stesso che il mio Figliolo per natura fin nella sua condizione umana ubbidiente fino alla morte, così il mio figliolo per adozione, Domenico, mi ubbidì in tutto dalla sua nascita fino alla sua morte. Tutte le opere sue furono conformi ai miei comandamenti e, sino alla fine della sua vita, conservò pura e immacolata l’innocenza che gli avevo conferita nel battesimo.
In quel modo che il mio Figliolo per natura fece udire la sua voce nel mondo rendendo alta testimonianza alla verità che io avevo posta sulle sue labbra, così il mio figlio per adozione predicò il Vangelo agli eretici, agli scismatici, a tutto il popolo fedele.
Il mio Figliolo per natura inviò i suoi Apostoli a portare il Vangelo a tutte le creature; e il mio figliolo per adozione continua e continuerà ancora a inviare i suoi frati a predicare alle nazioni sotto il giogo dell’obbedienza e della disciplina da lui stabilita. Ecco perchè, per un privilegio speciale, lui e i suoi interpreteranno sempre fedelmente la mia parola e non se ne scosteranno mai.
Il mio Figliolo per natura fece concorrere alla salute delle anime le sue parole, le sue azioni, tutta quanta la sua vita. Il mio figliolo per adozione si dedicò senza riserva, colla sua dottrina e con i suoi esempi, a trarre le anime dalle insidie del demonio, che sono l’errore e il peccato. Perché il suo scopo principale, fondando il suo Ordine, fu di strappare le anime dalla schiavitù dell’errore e del peccato per condurle al conoscimento della verità e alla pratica di una vita virtuosa e cristiana. Per tutti questi motivi io lo paragono al mio Figliolo per natura.
Tal è il Padre e il primo modello dei Predicatori.

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VI RICORDIAMO ANCHE QUESTI NOSTRI LINK:
SAN DOMENICO

SANTA CATERINA DA SIENA

SAN TOMMASO D'AQUINO

VENERABILE PADRE TOMAS TYN




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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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