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Documento della CEI su FAMIGLIA E MATRIMONIO

Ultimo Aggiornamento: 02/02/2013 12:23
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02/02/2013 11:43
 
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[SM=g1740758] CAPITOLO I - L’ABBRACCIO ACCOGLIENTE DELLA CHIESA MADRE:
UNA COMUNITÀ CHE ACCOMPAGNA

1. La comunità cristiana accompagna le tappe dell’amore

Carissimi, con questo documento ci rivolgiamo a voi, sacerdoti, persone consacrate,
sposi e laici impegnati, membri di ogni Chiesa locale del nostro Paese, per ricordarvi
che la vostra comunità cristiana ha il compito e il dono prezioso di poter accompagnare
i propri figli più giovani nelle affascinanti ed impegnative tappe dell’amore. Quella
dell’amore sponsale è tra le esperienze più significative della vita dell’uomo; ecco
perché la comunità cristiana deve rendersi sempre più capace di proporre un itinerario a
quei giovani, ragazze e ragazzi, che stanno vivendo l’esperienza dell’affettività fin dalle
prime fasi dell’innamoramento. Questo intento dovrà concretizzarsi in proposte
adeguate all’età dei ragazzi o dei giovani, caratterizzandosi come un cammino di
catechesi e sensibilizzazione all’interno dei gruppi di appartenenza nella comunità
cristiana, ma anche come un cammino più personalizzato. Si tratta di illuminare il
desiderio di pienezza che quel ragazzo e quella ragazza stanno sperimentando, e la
chiamata alla comunione che portano scritta nel cuore.

Come efficace antidoto alla frammentarietà della vita moderna e all’abitudine di
intraprendere relazioni superficiali e strumentali, occorre che li sosteniamo in un
cammino di crescita, orientato a costruire gradualmente un vero e proprio progetto, che
corrisponda sempre più alla scoperta del disegno di Dio su di loro. È importante allora
che nella comunità parrocchiale, nelle zone pastorali, o per lo meno a livello diocesano,
si individuino coppie di sposi, persone consacrate e laici che, insieme ai presbiteri, si
formino per essere, accanto ai giovani, autentici compagni di viaggio nelle varie tappe
dell’amore. Allo stesso tempo è necessario che la comunità cristiana riconosca nei due
giovani una preziosa risorsa perché, impegnandosi con sincerità a crescere nell’amore e
nel dono vicendevole, possono contribuire a rinnovare il tessuto stesso di tutto il corpo
ecclesiale: la particolare forma di amicizia che essi vivono può diventare contagiosa, e
far crescere nell’amicizia e nella fraternità la comunità cristiana di cui sono parte.

2. Educare all’amore sponsale in un mondo che cambia

L’accompagnamento nel tempo del fidanzamento comporta, da parte dell’intera
comunità cristiana, una responsabilità educativa di grande rilievo. Purtroppo il contesto
culturale in cui viviamo non aiuta a scoprire la bellezza dell’amore umano e del
sacramento del matrimonio, rischiando di disorientare le giovani generazioni rispetto a
una scelta compiuta “per sempre”. Si diffonde una mentalità individualistica, che mina
la scelta del dono di sé a tutti i livelli, e quindi in particolare mette in crisi l’autenticità
di un rapporto di coppia vissuto non per se stessi, ma nella prospettiva di un dono
sincero di sé all’altro e, nella forza di questa donazione, nel servizio agli altri nella
Chiesa e nella società. Sembra oggi essere in discussione l’istituto stesso del
matrimonio, con il suo patrimonio di valori, atteggiamenti e scelte. Si diffonde per
esempio il fenomeno della convivenza pre-matrimoniale e anche di quelle forme che
non mostrano di essere orientate a una scelta definitiva. Il Card. Joseph Ratzinger,
appena prima della sua elezione a pontefice, ha affermato che oggi «si va costituendo
una dittatura del relativismo che non riconosce nulla come definitivo e che lascia come
ultima misura solo il proprio io e le sue voglie»1. Tale tendenza spinge in particolare i
giovani a considerare come equivalenti forme di vita diverse quali la convivenza e il
matrimonio, o la relazione tra persone dello stesso sesso. Essa viene definita come una
forma di dittatura perché, se in apparenza lascia una totale libertà ai singoli di
autodeterminarsi, in realtà impone la sua logica, che appiattisce le diverse esperienze e
le rende uguali, ignorandone la specificità e impedendo di valutarle, ed eventualmente
valorizzarle, per quello che sono.

La comunità cristiana, mentre cerca di interpretare le cause di questa situazione e si
interroga su come rimanere vicina a quanti la vivono, manifesta la sua forte
preoccupazione. Si vorrebbero infatti porre sullo stesso piano del matrimonio scelte
diverse e meno impegnative, come la semplice convivenza o la scelta di rimanere
sempre fidanzati, continuando ad abitare nelle rispettive famiglie di provenienza,
offuscando l’orizzonte dell’amore, che per sua natura rende capaci del dono totale di sé.
La Chiesa non giudica e non intende allontanare chi compie tali scelte; al contrario
desidera entrare in un proficuo dialogo con loro e li invita a non allontanarsi dalla vita
ecclesiale. Non può però rinunciare ad affermare che vi è una forma di relazione della
coppia, quella matrimoniale, che non può essere comparata con le altre forme di
convivenza o accompagnamento, perché basata sull’assunzione definitiva del proprio
impegno nei confronti dell’altro.

Siamo dunque particolarmente riconoscenti alle tante coppie di sposi e genitori che,
in un simile contesto, ogni giorno testimoniano il Vangelo del matrimonio e della
famiglia, e con la loro vita annunciano che la famiglia e il matrimonio sono un Vangelo,
cioè una vita piena e degna di essere vissuta. Sono proprio queste famiglie che si
propongono di aiutare i propri figli nel discernimento della loro chiamata e di
accompagnarli nella preparazione al matrimonio. A partire dal loro esempio e insieme a
loro, vogliamo metterci alla ricerca di risposte adeguate a questi problemi così urgenti,
per favorire l’accoglienza da parte dei giovani della loro vocazione. Nel far questo ci
sentiamo pieni di speranza, consapevoli di proporre ai più giovani un cammino che
corrisponde al loro desiderio più profondo; si tratta cioè di far loro scoprire ciò che essi
stessi cercano, sebbene spesso non se ne rendano conto appieno.

3. Nel cammino della Chiesa

Siamo consapevoli che in questi ultimi decenni l’attenzione all’educazione
all’amore ha ricevuto nuovi e fecondi impulsi, fino ad allargare gli orizzonti e creare in
molti luoghi una vera e propria pastorale del tempo del fidanzamento, nelle sue varie
tappe, illuminandolo e aiutando a viverlo come evento di grazia. Già il Direttorio di
pastorale familiare così esortava: «La pastorale prematrimoniale, in ogni sua
articolazione, costituisce uno dei capitoli più urgenti, importanti e delicati di tutta la
pastorale familiare. Tale pastorale si trova di fronte a una svolta storica: essa è chiamata
a un confronto chiaro e puntuale con la realtà»2. Le famiglie cristiane e tutte le strutture
pastorali devono sentirsi coinvolte nella preparazione al matrimonio e nella celebrazione
delle nozze. In questi passi, coloro che si dispongono a formare una nuova famiglia non
devono sentirsi soli: il loro matrimonio non è una questione privata, ma coinvolge tutta

_______________________________________
1 J. RATZINGER, Omelia alla Missa pro eligendo Romano Pontifice, 18 aprile 2005.
2 CONFERENZA EPISCOPALE ITALIANA, Direttorio di pastorale familiare per la Chiesa in Italia, 25 luglio
1993, n. 40.

***
la comunità ecclesiale. Tutte le fasi della loro nuova vita familiare dovranno essere
accompagnate dall’affetto premuroso della comunità cristiana, e questa non potrà
disinteressarsi delle loro situazioni di difficoltà, delle eventuali crisi nella vita
matrimoniale o degli eventi lieti o tristi, quali la nascita dei figli e la morte di persone
care.
A questo fine, sono da sollecitare e incoraggiare il dialogo e la collaborazione tra la
pastorale familiare e quella giovanile, ma anche catechistica, vocazionale, scolastica,
sociale e del tempo libero, e con tutte le altre dimensioni ecclesiali impegnate
nell’evangelizzazione per la crescita della persona umana. Infatti, risulta evidente che,
come in modo profetico aveva indicato l’esortazione apostolica Familiaris consortio,
«la preparazione al matrimonio va vista e attuata come un processo graduale e continuo.
Essa, infatti, comporta tre principali momenti: una preparazione remota, una prossima e
una immediata»3. Oggi appare ancora più evidente che, per quanto fatta con grande
cura, una preparazione esclusivamente immediata rischia di essere gravemente
insufficiente nell’offrire solide basi alla vita sponsale e familiare e orientare i fidanzati a
vivere lo stesso amore con cui «Cristo ha amato la Chiesa e ha dato se stesso per lei»
(cfr Ef 5,25).

4. Costruire la famiglia rinnova la società

L’impegno della comunità cristiana a favore della famiglia ha un forte impatto su
tutta la società, di cui la famiglia stessa costituisce la cellula fondamentale. Infatti, «la
famiglia si propone come spazio di quella comunione, tanto necessaria in una società
sempre più individualistica, nel quale far crescere un’autentica comunità di
persone grazie all’incessante dinamismo dell’amore, che è la dimensione fondamentale
dell’esperienza umana e che trova proprio nella famiglia un luogo privilegiato per
manifestarsi»4. Essa è la prima società naturale e «precede, per importanza e valore, le
funzioni che la società e lo Stato devono svolgere»5. Per questo la famiglia non può
vivere come chiusa al suo interno, ma è chiamata ad aprirsi nella solidarietà e a vivere
un vero impegno nella società. Questa vocazione di ogni famiglia potrà essere vissuta
più appieno da chi comprende che la famiglia è sostenuta dall’amore di Cristo. Tale
consapevolezza va accresciuta nei giovani che si incamminano verso il matrimonio, per
far sì che, anche grazie a loro, tutto il tessuto sociale sia rinnovato. Costruire la famiglia
diviene così una tappa fondamentale per apportare alla comunità civile istanze di verità,
di giustizia e di solidarietà6, soprattutto attraverso la procreazione e l’educazione dei
figli. Per questo, la famiglia, cellula vivificante e risorsa feconda, partecipa alla vita
della società per far crescere in umanità i suoi membri, singoli e collettivi, rinnovando
così lo sguardo della società stessa; infatti la comunione familiare alimenta la coesione
sociale e ne è l’autentica sorgente.

______________________________________________________
3 GIOVANNI PAOLO II, Esortazione apostolica Familiaris consortio, 22 novembre 1981, n. 66.
4 PONTIFICIO CONSIGLIO DELLA GIUSTIZIA E DELLA PACE, Compendio della Dottrina sociale della Chiesa,
2 aprile 2004, n. 221.
5 Ib., n. 214.
6 Cfr CONCILIO VATICANO II, Costituzione pastorale Gaudium et spes, n. 26.

[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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