Alcune rapide impressioni dal pellegrinaggio Summorum Pontificum.
Venerdì 25: nella parrocchia romana della Santissima Trinità dei Pellegrini, mons. Schneider, vescovo ausiliare di Astanà in Kazakhstan, celebra la Messa Pontificale in rito tradizionale in latino, ricordando nell'omelia l'infinito valore dell'Eucarestia e le testimonianze di alcuni sacerdoti martiri nei GULag stalinisti.
Processione dei pellegrini di fronte alla Basilica di San Pietro. Che entusiasmo accedere ordinatamente in San Pietro cantando il Christus Vincit e altri canti in latino, tra lo stupore degli astanti e la percepibile armonia che c'era tra quei canti e la maestosità della Basilica.
Sabato 26: altare della Cattedra, Messa Pontificale in rito tradizionale in latino celebrata dal card. Castrillòn Hoyos.
Il momento più interessante è stato durante l'omelia del cardinale Castrillòn Hoyos, quando questi si è idealmente rivolto a papa Francesco ricordandogli filialmente che «non siamo soli», che siamo «sotto il suo sguardo», e che celebriamo questa liturgia che ha sostenuto migliaia di santi lungo tantissimi secoli.
Il testo esatto delle parole del cardinale è di indubbia diplomazia ecclesiastica, ma quel modo con cui si è rivolto personalmente a papa Francesco (che non era presente) faceva avvertire concretamente la sua preoccupazione per l'assurdo ostracismo che vige nella Chiesa ancor oggi contro i sempre più numerosi fedeli legati al quel rito "mai abolito".
Altri amici mi hanno confermato la stessa impressione. Il che ci faceva riflettere sulla differenza tra la comunicazione "scritta" (in cui "parlano" solo le parole riportate) e la comunicazione "non scritta" (in cui il dare una particolare enfasi anche solo ad una singola espressione può cambiare molto il senso del discorso rispetto alla sua esatta trascrizione, come ad esempio il fatto che il cardinale abbia alzato il tono di voce nel rivolgersi accoratamente al Papa). Domenica 27: chiesa di santa Maria sopra Minerva, Messa Pontificale in rito tradizionale in latino celebrata da mons. Rifan, amministratore apostolico di Campos. Nell'altare riposano le spoglie di santa Caterina da Siena:
Nell'omelia mons.Rifan pure si è rivolto al Papa dicendo che anche noi fedeli legati alla liturgia tradizionale in latino siamo cattolici. Ed ha ricordato che proprio in questa forma liturgica sono chiarissime le verità di fede, specialmente per quanto riguarda la presenza reale e la transustanziazione. Perciò è una forma liturgica assolutamente adatta alla Nuova Evangelizzazione.