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Lo stile di Papa Francesco e le omelie della Messa delle 7 del mattino

Ultimo Aggiornamento: 24/08/2015 18:38
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24/04/2013 11:41
 
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[SM=g1740758]  Papa Francesco: la Chiesa è una storia d'amore, non un'organizzazione burocratica

2013-04-24 Radio Vaticana

La Chiesa non è un’organizzazione burocratica, è una storia di amore: è quanto ha detto il Papa durante la Messa presieduta stamani nella Cappellina della Casa Santa Marta. Presenti alcuni dipendenti dello Ior. Ha concelebrato il cardinale Javier Lozano Barragán, presidente emerito del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari. Il servizio di Sergio Centofanti:

Le letture del giorno raccontano le vicende della prima comunità cristiana che cresce e moltiplica i suoi discepoli.

Una cosa buona – osserva il Papa – ma che può spingere a fare “patti” per avere ancora “più soci in questa impresa”:

“Invece, la strada che Gesù ha voluto per la sua Chiesa è un’altra: la strada delle difficoltà, la strada della Croce, la strada delle persecuzioni … E questo ci fa pensare: ma cosa è questa Chiesa? Questa nostra Chiesa, perché sembra che non sia un’impresa umana”.

La Chiesa – sottolinea – è “un’altra cosa”: non sono i discepoli a fare la Chiesa, loro sono degli inviati, inviati da Gesù. E Cristo è inviato dal Padre:
“E allora, si vede che la Chiesa incomincia là, nel cuore del Padre, che ha avuto questa idea … Non so se ha avuto un’idea, il Padre: il Padre ha avuto amore. E ha incominciato questa storia di amore, questa storia di amore tanto lunga nei tempi e che ancora non è finita. Noi, donne e uomini di Chiesa, siamo in mezzo ad una storia d’amore: ognuno di noi è un anello in questa catena d’amore. E se non capiamo questo, non capiamo nulla di cosa sia la Chiesa”.

La tentazione è quella di far crescere la Chiesa senza percorrere la strada dell’amore:
“Ma la Chiesa non cresce con la forza umana; poi, alcuni cristiani hanno sbagliato per ragioni storiche, hanno sbagliato la strada, hanno fatto eserciti, hanno fatto guerre di religione: quella è un’altra storia, che non è questa storia d’amore. Anche noi impariamo con i nostri sbagli come va la storia d’amore. Ma come cresce? Ma Gesù l’ha detto semplicemente: come il seme della senape, cresce come il lievito nella farina, senza rumore”.

La Chiesa – ricorda il Papa - cresce “dal basso, lentamente”:
“E quando la Chiesa vuol vantarsi della sua quantità e fa delle organizzazioni, e fa uffici e diventa un po’ burocratica, la Chiesa perde la sua principale sostanza e corre il pericolo di trasformarsi in una ong. E la Chiesa non è una ong. E’ una storia d’amore ... Ma ci sono quelli dello Ior … scusatemi, eh! .. tutto è necessario, gli uffici sono necessari … eh, va bè! Ma sono necessari fino ad un certo punto: come aiuto a questa storia d’amore. Ma quando l’organizzazione prende il primo posto, l’amore viene giù e la Chiesa, poveretta, diventa una ong. E questa non è la strada”.

Un capo di Stato – ha rivelato – ha chiesto quanto sia grande l’esercito del Papa. La Chiesa – ha proseguito – non cresce “con i militari”, ma con la forza dello Spirito Santo. Perché la Chiesa – ha ripetuto – non è un’organizzazione:
“No: è Madre. E’ Madre. Qui ci sono tante mamme, in questa Messa. Che sentite voi, se qualcuno dice: ‘Ma … lei è un’organizzatrice della sua casa’? ‘No: io sono la mamma!’. E la Chiesa è Madre. E noi siamo in mezzo ad una storia d’amore che va avanti con la forza dello Spirito Santo e noi, tutti insieme, siamo una famiglia nella Chiesa che è la nostra Madre”.

Il Papa, infine, eleva la sua preghiera alla Madonna perché “ci dia la grazia della gioia, della gioia spirituale di camminare in questa storia d’amore”.

[SM=g1740771]



2013-04-25 Radio Vaticana

Il Papa ha presieduto questa mattina, nella Domus Sanctae Marthae, la Messa nella Festa di San Marco Evangelista: lo stile dell’annuncio cristiano – ha detto nell’omelia – è umile ma nello stesso tempo non ha paura di operare cose grandi.
Presenti alcuni membri della Segreteria del Sinodo dei Vescovi, accompagnati dal segretario generale mons. Nikola Eterović, e un gruppo di agenti della Gendarmeria Vaticana. Il servizio di Sergio Centofanti:



Al centro dell’omelia del Papa il brano del Vangelo di San Marco in cui si racconta l’Ascensione di Gesù.

Il Signore, prima di salire al Cielo, invia gli apostoli ad annunciare il Vangelo: “fino alla fine del mondo” – dice – non soltanto a Gerusalemme o in Galilea:

“No: in tutto il mondo. L’orizzonte … l’orizzonte grande … E come si può vedere, questa è la missionarietà della Chiesa. La Chiesa va avanti con questa predicazione a tutti, a tutto il mondo. Ma non va avanti da sola: va con Gesù. ‘Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore agiva insieme con loro’. Il Signore lavora con tutti coloro che predicano il Vangelo. Questa è la magnanimità che i cristiani devono avere. Un cristiano pusillanime non lo si capisce: è proprio della vocazione cristiana, questa magnanimità: sempre di più, sempre di più, sempre di più, sempre avanti”.

La prima Lettera di San Pietro – sottolinea il Papa – definisce lo stile cristiano della predicazione, che è quello dell’umiltà:
“Lo stile della predicazione evangelica va su questo atteggiamento: l’umiltà, il servizio, la carità, l’amore fraterno. ‘Ma … Signore, noi dobbiamo conquistare il mondo!’. Quella parola, conquistare, non va. Dobbiamo predicare nel mondo. Il cristiano non deve essere come i soldati che quando vincono la battaglia fanno piazza pulita di tutto”.

Il cristiano – prosegue il Papa – “annuncia il Vangelo con la sua testimonianza, più che con le parole”. E con una duplice disposizione, come dice San Tommaso d’Aquino: un animo grande che non si spaventa delle cose grandi, di andare avanti verso orizzonti che non finiscono, e l’umiltà di tenere conto delle cose piccole. “Questo è divino – ha osservato - è come una tensione tra il grande e il piccolo” e la “missionarietà cristiana” procede “per questa strada”.

Il Vangelo di San Marco – conclude il Papa – finisce con “una frase bellissima” laddove si dice che Gesù agiva con i discepoli, confermando “la Parola con i segni che l’accompagnavano”.
“Quando noi andiamo con questa magnanimità e anche con questa umiltà, quando noi non ci spaventiamo delle cose grandi, di quell’orizzonte, ma prendiamo anche le cose piccole – l’umiltà, la carità quotidiana – il Signore conferma la Parola. E andiamo avanti. Il trionfo della Chiesa è la Risurrezione di Gesù.
Ma c’è la Croce, prima. Chiediamo oggi al Signore di diventare missionari nella Chiesa, apostoli nella Chiesa ma con questo spirito: una grande magnanimità e anche una grande umiltà. Così sia”.




[SM=g1740771]

2013-04-26 Radio Vaticana

Il cammino di fede non è alienazione, ma preparare il cuore a vedere il volto meraviglioso di Dio: è quanto ha affermato oggi il Papa durante l’omelia della Messa presieduta nella Domus Sanctae Marthae. Hanno partecipato alla celebrazione alcuni dipendenti della Tipografia Vaticana, della Gendarmeria e dell’Ulsa, l’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica. Il servizio di Sergio Centofanti:




Il Vangelo del giorno ci riporta le parole di Gesù ai discepoli: “Non sia turbato il vostro cuore”:
“Queste parole di Gesù sono proprio parole bellissime. In un momento di congedo, Gesù parla ai suoi discepoli, ma proprio dal cuore. Lui sa che i suoi discepoli sono tristi, perché se ne accorgono che la cosa non va bene. Lui dice: ‘Ma non sia turbato il vostro cuore’. E comincia a parlare così, come un amico, anche con l’atteggiamento di un pastore. Io dico: la musica di queste parole di Gesù è l’atteggiamento del pastore, come il pastore fa con le sue pecorelle, no?… ‘Ma non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio, anche in me’. E comincia a parlare di che? Del cielo, della patria definitiva. ‘Abbiate fede anche in me’: io rimango fedele, è come se dicesse quello, no?… Con la figura dell’ingegnere, dell’architetto dice loro quello che andrà a fare: ‘Vado a prepararvi un posto, nella casa del Padre mio vi sono molte dimore’. E Gesù va a prepararci un posto”.

Il Papa si chiede: “Com’è quel posto? Cosa significa ‘preparare il posto’? Affittare una stanza lassù? Preparare il posto’ è preparare la nostra possibilità di godere, la possibilità - la nostra possibilità - di vedere, di sentire, di capire la bellezza di quello che ci aspetta, di quella patria verso la quale noi camminiamo”:
“E tutta la vita cristiana è un lavoro di Gesù, dello Spirito Santo per prepararci un posto, prepararci gli occhi per poter vedere… ‘Ma, Padre, io vedo bene! Non ho bisogno degli occhiali!’: ma quella è un’altra visione…. Pensiamo a quelli che sono malati di cataratta e devono farsi operare la cataratta: loro vedono, ma dopo l’intervento cosa dicono? ‘Mai ho pensato che si potesse vedere così, senza occhiali, tanto bene!’. Gli occhi nostri, gli occhi della nostra anima hanno bisogno, hanno necessità di essere preparati per guardare quel volto meraviglioso di Gesù. Preparare l’udito per poter sentire le cose belle, le parole belle. E principalmente preparare il cuore: preparare il cuore per amare, amare di più”.

Nel cammino della vita – ha sottolineato il Papa - il Signore prepara il nostro cuore “con le prove, con le consolazioni, con le tribolazioni, con le cose buone”:
“Tutto il cammino della vita è un cammino di preparazione. Alcune volte il Signore deve farlo in fretta, come ha fatto con il buon ladrone: aveva soltanto pochi minuti per prepararlo e l’ha fatto. Ma la normalità della vita è andare così, no?: lasciarsi preparare il cuore, gli occhi, l’udito per arrivare a questa patria. Perché quella è la nostra patria. ‘Ma, Padre, io sono andato da un filosofo e mi ha detto che tutti questi pensieri sono una alienazione, che noi siamo alienati, che la vita è questa, il concreto, e di là non si sa cosa sia…’. Alcuni la pensano così… ma Gesù ci dice che non è così e ci dice: ‘Abbiate fede anche in me’. Questo che io ti dico è la verità: io non ti truffo, io non ti inganno”.

“Prepararsi al cielo – ha detto ancora il Papa - è incominciare a salutarlo da lontano. Questa non è alienazione: questa è la verità, questo è lasciare che Gesù prepari il nostro cuore, i nostri occhi per quella bellezza tanto grande. E’ il cammino della bellezza” e “il cammino del ritorno alla patria”. Infine il Papa prega perché il Signore ci dia “questa speranza forte”, il coraggio e anche l’umiltà di lasciare che il Signore prepari la dimora, “la dimora definitiva, nel nostro cuore, nei nostri occhi e nel nostro udito. Così sia”.


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[SM=g1740758]  ATTENZIONE COMUNICATO STAMANI DI PADRE LOMBARDI:

Padre Lombardi ha detto stamani che il Papa Francesco NON desidera che le sue omelie, delle 7 del mattino...... siano pubblicate.
sempre Padre Lombardi ha detto che il Papa: vuole poter conservare la sua spontaneità di parola e di riflessione senza dover pensare che quanto dice debba essere stampato..... In tal senso forse Papa Francesco NON vuole che possano essere strumentalizzate dai giornali e che parlando a braccio forse qualcosa di inesatto potrebbe scappargli.....

[SM=g1740733] Confessiamo che questa scelta del Papa ci appare alquanto anomala e poco edificante per chi non può essere presente alle sue Messe....
staremo a vedere....

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di GIUSEPPE RUSCONI

www.rossoporpora.org – 25 aprile 2013

Il portavoce della Santa Sede ne ha evidenziato alcuni degli aspetti ‘stilisticamente’ nuovi, di maggiore o minore importanza. Per il momento papa Francesco continuerà a risiedere a Santa Marta, anche se con il passare del tempo può darsi che i problemi organizzativi - relativi ad esempio alla fluidità di interscambio con la Segreteria di Stato – portino a considerare più opportune altre soluzioni.

Certo il Papa si sente bene a Santa Marta, dove vive una vita di contatto con ospiti e invitati, tale da permettergli di avere direttamente tutta una serie di informazioni sulla vita della Chiesa. Papa Francesco frequenta il Palazzo Apostolico solo per le udienze mattutine e l’ Angelus domenicale. Il pomeriggio, per quanto ne sa padre Lombardi, lo passa a Santa Marta così come la sera. Nella sua sobria suite al centro del secondo piano di Santa Marta (affaccio verso San Pietro) ha a sua disposizione il secondo segretario di papa Benedetto XVI, il maltese Alfred Xuereb. Per la corrispondenza con l’Argentina si avvale dell’aiuto di un sacerdote argentino dell’arcidiocesi di Buenos Aires, don Fabian Pedacchio; per i rapporti con gli argentini di Roma del cerimoniere pontificio don Giuillermo Karcher.

Papa Francesco legge qualche giornale la mattina, “L’Osservatore Romano” quando esce il pomeriggio, forse la sera. Riceve sempre la Rassegna stampa curata dalla Segreteria di Stato. Padre Lombardi presume che papa Francesco non sia “un grande navigatore, un supertecnologico, ma più calligrafico”.


Una novità che balza all’occhio è la celebrazione della messa mattutina nella cappella dentro santa Marta. A tale proposito padre Lombardi ha detto che il Papa non desidera che le sue omelie siano pubblicate. Vuole poter conservare la sua spontaneità di parola e di riflessione senza dover pensare che quanto dice debba essere stampato. Padre Lombardi ha incontrato diverse volte papa Francesco. Canonici i brevi incontri dopo le visite di capi di Stato per mettere a punto il contenuto del comunicato ufficiale: la novità sta nel fatto che poi il Papa risponde volentieri anche a domande d’altro genere poste dal direttore della Sala Stampa vaticana.

Ancora padre Lombardi pensa che il Papa non abbia tra i suoi interessi più importanti la musica sacra. Dal che possono derivare conseguenze varie in ambito liturgico. Ritiene poi “difficile” che papa Francesco possa assistere all’annunciato triangolare allo Stadio Olimpico (proposto per il 10 agosto) tra il ‘suo’ amato san Lorenzo de Almagro, Lazio e Roma.

Sempre il direttore della Sala Stampa vaticana “non si stupirebbe” se papa Francesco non trascorresse come tradizione il periodo estivo a Castel Gandolfo. In tal caso è probabile che la residenza ospiterebbe Benedetto XVI.

[SM=g1740771]



[Modificato da Caterina63 26/04/2013 17:20]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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