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Ma perchè il Matrimonio è un Sacramento ed è indissolubile?

Ultimo Aggiornamento: 26/03/2017 22:01
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Sesso: Femminile
08/05/2013 11:07
 
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[SM=g1740758] Il problema del libero amore
 
Esiste tuttavia un caso in cui il principio dell’indissolubilità del matrimonio sembra erigersi a nemico dell’amore: è il caso degli sposi male assortiti, ai quali la Chiesa interdice di contrarre una nuova unione e che espelle dal proprio seno sotto l’infamante epiteto di «peccatori pubblici» se osano sfidare la sua proibizione.

E non è dunque una barbara istituzione quella che respinge nella «clandestinità» - con tutto ciò che un tale stato comporta di degradazione e di sofferenza — gli affetti più genuini che potrebbero, in un regime meno rigoroso, liberamente espandersi? L’obbiezione ha la sua forza; ma noi crediamo di poter rispondere, senza cadere nel paradosso, che anche su questo punto il rigore della Chiesa giova all’amore sincero nella misura in cui esso condanna il falso amore.

Spieghiamoci meglio.
Non siamo così ingenui da pretendere che l’amore possa esistere solo nel matrimonio; innanzi tutto, l’amore che conduce alle nozze incomincia prima delle nozze (non ci si ama perchè si deve sposare, ma si sposa perchè ci si ama);
in secondo luogo, anche fuori del matrimonio si può incontrare un amore autentico.
Nessuno oserà contestare ad esempio che il peccato di Eloisa ed Abelardo non racchiuda maggior pienezza di umanità che non certe unioni legittime, cementate unicamente dalla comunità di interessi materiali o dalla forza inerte dell’abitudine.

Ma le grandi passioni, e più ancora i grandi amori, sono assai rari (4). Sarebbe troppo facile, sull’esempio di quanto fece Plisnier in un celebre romanzo, denunciare la vacuità di taluni matrimoni, dove sotto un velo di rispettabilità sociale brulicano le passioni più abbiette o sonnecchia la mediocrità più incurabile. Ma perchè non esporre la seconda anta del dittico? È vero che il grande amore è raro nell’unione matrimoniale; ma fuori di essa è forse più frequente? Considerino i detrattori del matrimonio la qualità della maggior parte delle unioni libere; vi troveranno senza fatica tutti i difetti dei cattivi matrimoni, con in più la rivolta contro l’ordine sociale e la legge religiosa. La Chiesa ha tutte le ragioni di difendere l’unità della famiglia e l’ordine della società contro gli assalti distruttori delle passioni individuali, che soggettivamente non valgono di più dei peggiori matrimoni e obbiettivamente corrodono le basi stessi del bene comune.
Il matrimonio non esclude, ahimè, né la cieca violenza dell’istinto né la voracità dell’egoismo, ma almeno assegna loro un’orbita e dei limiti; mentre la passione anarchica che nasconde sotto la maschera dell’amore le pretese divoratrici di una carne e di un io senza freni non merita davvero indulgenza alcuna.

Quanto al grande amore illegittimo, l’amore che si impone con tutto il peso della necessità e che impegna l’anima sino in fondo, la morale cattolica gli offre una doppia via d’uscita: o superare la legge sacrificando il lato carnale e terreno dell’amore ed innalzando questo sino alla regione ideale, dove il sentimento non ha altra legge che se stesso; oppure violare francamente la legge con tutte le responsabilità, tutti i rischi e tutte le pene che implica un simile atteggiamento.

I doveri normali del matrimonio (procreazione dei figli, fedeltà reciproca degli sposi) non esauriscono a priori e in tutti i casi la polarità sessuale dell’essere umano, la quale impregna pure le più alte regioni dell’anima e si manifesta nel nostro essere immortale. L’uomo e la donna possono dunque incontrare anche fuori del matrimonio il loro vero compagno per l’eternità. L’amore soffia dove vuole: Beatrice non fu moglie di Dante, nè Hölderlin sposò Diotima...
Un amore di questo genere, la morale più esigente non può pretendere di soffocarlo in germe, bensì di situarlo in alto, al di sopra del tempo e della carne, affinchè esso, non più minaccia all’ordine e al bene protetti dalla legge, non abbia a soffrire dei rigori di questa.

Attenti, però, a non lasciarci trasportare dall’immaginazione romantica; sottolineiamo ancora una volta il carattere affatto eccezionale di codeste grandi passioni trasfigurate. Fuori del matrimonio la donna è più di frequente Dalila che Beatrice, e l’essere nel quale crediamo di trovare «l’eterno femminino che ci attira verso l’alto» corre il rischio d’ essene in realta soltanto l’Eva sedotta dal Serpente che ci trascina con sè nella sua caduta...

Quanto all’unione libera propriamente detta — quella in cui gli amanti non temono di violare la legge — non neghiamo che non possa presentare, accanto a un grave disordine morale, un amore di qualità superiore. Ebbene: anche su questo terreno, che è proprio quello dell’avversario, noi osiamo affermare che le esigenze della legge cristiana contribuiscono ancora a nobilitare la qualità dell’amore.
Facciamo pure per un poco senza timore la parte dell’avvocato del diavolo; sarà sempre per la causa di Dio che lavoreremo, perchè tutto quel che di buono può rimanere nel diavolo procede sempre da Dio. È giusto che chi viola la legge subisca le conseguenze della sua ribellione. Non arriveremo a far nostro il proverbio spagnolo: «Fa ciò che vuoi, paga lo scotto, e Dio sarà contento»; ma è nostra convinzione che chi accetta tutte le conseguenze della propria colpa porti già in sé un germe di liberazione e di perdono. Siate piuttosto caldi o freddi...

Se il figliol prodigo, dopo aver abbandonato la casa paterna, avesse investito il suo capitale in valori di tutto riposo e si fosse dedicato a moderati piaceri, non sarebbe certamente mai ritornato tra le braccia del padre. Esiste qualcosa che è peggiore del peccato: il desiderio fraudolento di guadagnare due partite giocando un unico gioco; il voler accumulare il piacere della colpa e i vantaggi della virtù, l’ebbrezza dell’anarchia e i benefici dell’ordine.

In un giuoco siffatto si disperde quanto di nobile e di profondo può esistere anche nel peccato.

Ed è appunto per questo che l’intransigenza della Chiesa serve indirettamente l’amore libero, non certamente in quanto è libero, ma in quanto è amore. Essa lo limita nel numero e lo approfondisce nella qualità: duplice vantaggio. Inoltre, imponendo ai candidati al peccato forti barriere da superare e aspre sofferenze da sopportare, essa opera una selezione tra le passioni anarchiche ed eleva il livello di quelle che resistono alla prova.

Non dobbiamo dimenticare infatti che, qualunque sia l’epoca o l’ambiente, la qualità del peccato dipende dalla qualità della virtù: solo il buon vino dà un buon aceto. La purezza e la solidità dell’istituto matrimoniale purificano e consolidano di conseguenza l’amore libero: è in funzione degli ostacoli che le oppone una morale vigorosa che la passione anarchica conserva una certa forza e una certa grandezza. Il valore umano e l’energia dl chi riesce a infrangere un sistema difensivo si misurano alla solidità di questo sistema: non occorre nè forza nè coraggio per sfondare una porta aperta. Tant’è vero che le grandi passioni illegittime fiorirono in epoche in cui il principio dell’indissolubilità del matrimonio non soffriva eccezione alcuna: sia nella leggenda, come quella di Tristano e Isotta; sia nella storia, come quella di Abelardo ed Eloisa.

Ma dove il libero amore è praticato senza restrizioni, dove adulterio e divorzio non sono oggetto di alcuna sanzione da parte della legge o dell’opinione pubblica, chi ha mai incontrato quei patetici avventurieri dell’amore, degni di attirare gli sguardi e di far scorrere le lagrime delle generazioni a venire? Dove non c’è rischio non c’è più avventura, e l’amore illegittimo cade nella piattitudine nella misura stessa in cui si sottrae alla tragedia.
Quando Tristano e Isotta, invece di errare nella foresta inospite sostenuti soltanto dall’amore, consumano borghesemente l’adulterio senza pericolo nè castigo non c’ispirano più interesse alcuno. La facilità corrompe ogni cosa, compreso il disordine; e la peggior disgrazia che possa capitare al peccato è precisamente quella d’esser messo alla porta di tutti.

Quando non vi son più frutti proibiti rimangono soltanto frutti marci.

Concludiamo: vi è nel libero amore l’elemento amore e l’elemento libertà (e sarà meglio dire anarchia). Il primo è il frutto e il secondo è il verme. La legge della Chiesa, imponendo limiti e sanzioni a questa libertà divoratrice, protegge la sostanza del frutto contro le devastazioni del verme.
 
Se il seme non muore...
 
Vi furon tempi in cui le istituzioni guidavano gli individui; l’uomo spontaneamente faceva loro credito, e modellava il proprio destino sullo stampo che gli offrivano le leggi e i costumi. Nella nostra «età riflessa», invece, sono gli individui che guidano le istituzioni: l’uomo le accetta soltanto nella misura in cui, rivestite di una specie di consacrazione interiore, esse rispondono a un bisogno soggettivo, a una elezione personale.

Un tale atteggiamento ha il suo lato negativo e il suo lato positivo. Esso costituisce un pericolo gravissimo per la stabilità delle istituzioni, ma tende in pari tempo a eliminare il conformismo sociale e religioso. Nelle epoche in cui il disordine dilaga nel costume, l’obbedienza alla legge diventa espressione di amore e di libertà.

Si suol gemere sulla durezza del matrimonio indissolubile; ma è la legge che è troppo dura per l’uomo, o è l’uomo che è troppo molle per la legge? Per colui che non sa amare ogni legame è una catena; ma chi sa vivere in sè un amore immortale non ha timore di legarsi sino alla morte. È appunto a questo approfondimento e a questa purificazione dell’amore che la legge cristiana ci invita.
Considerato da questo punto di vista, l’istituto del matrimonio appare il custode della fedeltà interiore. Come non è fatto per il Sabba, l’uomo non è fatto nemmeno per il matrimonio; ma è bensi il matrimonio che è fatto per l’uomo.

Ma l’uomo è più che l’individuo: egli non realizza il suo vero destino che superando con l’amore e il sacrificio i limiti dell’io carnale e decaduto. Tale è il senso della parabola evangelica: se il seme non muore... Muore, ma in pari tempo accede alla vera vita quando, rinunciando alla sua durezza, alla sua egoistica solitudine, incomincia ad affondare le radici nella terra e ad alzare lo stelo verso il cielo: perfetta immagine del matrimonio con le sue propaggini nel tempo e la sua consacrazione divina... A questo livello l’esigenza di indissolubilità si confonde col voto più intimo della persona umana, perchè l’uno e l’altra ci stimolano egualmente a quel superamento di noi stessi che è l’essenza dell’ amore e l’aurora dell’eterna liberazione.
 
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(1) Bonsirven, Le divorce et le Nouveau Testament, Parigi-Bruxelles, 1948, p. 30.
(2) Cfr. S. Tomaso, Summa Theologica, supplemento 48-2.
(3) Il paragone è parzialmente inadeguato. Nell’edificio umano le pietre possono e devono essere impregnate dal cemento che le lega; in altre parole l’istituzione può e deve essere vissuta nell’interno dell’anima. Ma essa rimane valida anche senza di ciò.
(4) Non è giusto, d’altronde, opporre queste grandi passioni al matrimonio. L’amore extra-coniugale, quando è veramente amore, tende al matrimonio, cioè alla fusione irrevocabile di due esseri e di due destini; è una specie di matrimonio in potenza che l’ostilità delle circostanze ha fatto abortire.
 
 


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[SM=g1740733]




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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