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800 nuovi Santi in un giorno solo: i Martiri di Otranto che salvarono l'Italia

Ultimo Aggiornamento: 12/05/2013 23:43
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12/05/2013 23:43
 
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[SM=g1740758] 5. Otranto, città martire per l'Europa

Otranto insegna che una civiltà culturalmente omogenea - o anche solo in prevalenza animata da principi di realtà - è capace di reagire in modo sostanzialmente compatto a difesa della propria pace, e lo fa senza calpestare la propria identità e la propria dignità.
Dal frutto - la bontà della reazione - si comprende che la radice – l’omogeneità culturale - è un bene, ovviamente nella misura in cui la cultura condivisa è sana. Oggi la cristianità romano-germanica come civiltà omogenea non esiste più. Ne restano alcune significative vestigia: il che è certamente un male.
Né è condivisibile la tesi secondo la quale la cristianità, finché è esistita, sarebbe stata una realtà speculare alla “umma” islamica. Tre differenze strutturali impediscono qualsiasi sovrapposizione o analogia rispetto alla “umma” islamica: nella cristianità vi è distinzione fra la sfera politica e quella religiosa, vi è il fondamento del diritto naturale, vi è il rispetto della coscienza della persona umana.
La riflessione su quanto accaduto nel 1480 permette tuttavia di individuare tre capisaldi attorno ai quali rifare unità, e cioè il riferimento al diritto naturale, la riscoperta delle radici cristiane dell’Europa e l’amor di Patria, quest’ultimo esplicitamente evocato da Giovanni Paolo II quale lascito dei Martiri idruntini.

In una delle lettere che San Paolo inviava alle comunità cristiane che aveva contribuito a costituire, vi è un’espressione che non può lasciare indifferenti: “la nostra lettera siete voi” (2 Cor. 3, 2), a conferma della prevalenza del rapporto umano su quello dello scritto (che pure l’Apostolo non riteneva marginale).
All’indomani della rivoluzione in Francia, Joseph de Maistre riceveva le considerazioni sconfortate di un amico che, come spesso capita nei dialoghi fra appassionati di politica, erano piene di amarezza sulla situazione dell’epoca e sulle prospettive dopo le devastazioni subite dalla Francia. E de Maistre, dopo avergli ricordato che il fondamento di tutte le costituzioni politiche sono gli uomini, gli chiedeva: forse che non esistono più uomini oggi in Francia?

Oggi, guardandosi allo specchio, ci si potrebbe rivolgere la medesima domanda, con tutti gli adattamenti del caso: forse che non esistono più uomini in Italia, in Europa, in Occidente?
La Sacra Scrittura è maestra anche su questo piano.

Nel dialogo fra Dio e Abramo, Dio mette a conoscenza Abramo dell’intenzione di distruggere Sodoma e Gomorra (Gen, 18, 16 ss). Abramo tenta di intercedere e gli dice: “Davvero sterminerai il giusto con l'empio? Forse ci sono cinquanta giusti nella città: davvero li vuoi sopprimere? E non perdonerai a quel luogo per riguardo ai cinquanta giusti che vi si trovano?” Ricevuta l'assicurazione da Dio che, per riguardo a quei cinquanta giusti avrebbe perdonato l'intera città, Abramo va avanti, in una sorta di ardita trattativa: e se ce ne fossero 45, 40, 30, 20, o soltanto 10? La risposta di Dio è la medesima: “Non la distruggerò per riguardo a quei dieci”. Ma non se ne trovarono né 50, né 45, né 30, né 20, e neanche 10; e le due città furono distrutte.
Questa pagina scritturale è terribile per la sorte di annientamento che prospetta alle civiltà che rinnegano i valori scritti nella natura dell’uomo: è una pagina che è stata dolorosamente riletta tante volte, soprattutto nel XX secolo, di fronte alle rovine del nazionalsocialismo e del socialcomunismo realizzato. Ma è altrettanto confortante per chi ritiene che la centralità dell’uomo e la coerenza con i principi costituiscano non soltanto il punto di partenza, ma pure la strategia per chiunque voglia fare politica.

Nel 1480 quel brano del Genesi trova un’applicazione particolare: l’Europa, ma in particolare la sua città più importante, Roma, vengono risparmiate dalla distruzione non “per riguardo”, bensì “per il sacrificio” di 800 sconosciuti pescatori, artigiani, pastori e agricoltori di una città periferica.
Colpisce che quanto accaduto a Otranto non abbia avuto, e ancora non abbia, il riconoscimento diffuso che merita. La stessa Chiesa ha atteso cinque secoli, e un Pontefice straordinario come Karol Wojtyla, per proclamare “beati” quegli 800. Il decreto del quale Benedetto XVI ha autorizzato la pubblicazione il 6 luglio 2007 equivale a dire che il “martirio” deve intendersi come storicamente e teologicamente accaduto.
Il 31 luglio il decreto sarà formalmente consegnato all'arcivescovo di Otranto: è la premessa per la canonizzazione, che seguirà quando sarà accertato il miracolo. La Chiesa, anche quella idruntina, mantiene un doveroso riserbo sul punto, ma tutti sanno che l’intercessione degli 800 di miracoli ne ha già procurati tanti; manca il riconoscimento ufficiale.

I martiri di Otranto non hanno fretta: le loro ossa accolgono chi visita la cattedrale ordinate in più teche, nella cappella situata alla destra dell’altare maggiore. Ricordano che non solo la fede, ma anche la civiltà, hanno un prezzo: un prezzo non monetizzabile, paradossalmente compatibile con l’aver ricevuto la fede e la civiltà come doni inestimabili. (1)

Quel prezzo viene chiesto a ciascuno in modo differente, ma non ammette né saldi né liquidazioni.

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(1)
(vi ricordiamo che l'articolo è del 2007 e che l'11 febbraio 2013 il Santo Padre, Benedetto XVI, ha firmato il Decreto per la Canonizzazione riconoscendo il miracolo richiesto e raccolto nel processo canonico, nota mia)


[SM=g1740733]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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