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FINALMENTE ECCO I LIBRI DI STORIA NON IDEOLOGIZZATI

Ultimo Aggiornamento: 30/05/2013 22:44
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[SM=g1740771] FINALMENTE ECCO I LIBRI DI STORIA NON IDEOLOGIZZATI
Valido sussidio per le scuole medie in tre volumi dal titolo ''Alle radici del domani'' (ottimi anche per la formazione personale e dei figli)

di Francesco Agnoli

La storia è maestra di vita, insegna a non rifare gli errori del passato, fa capire il presente... Quante volte abbiamo sentito frasi come queste, senza che la storia, quella studiata a scuola, sembrasse insegnarci veramente qualcosa, sembrasse corrispondere alle nostre domande. Perché la storia, allora, è importante? Terenzio scriveva: "Homo sum, humani nihil a me alienum puto". Tutto ciò che è umano mi interessa, mi parla, entra in relazione con la mia volontà di comprendere e di conoscere.

La storia è il cammino dell'uomo: Per questo può affascinarci, rispondere alla nostra sete di sapere come l'uomo ha concepito, nel tempo, il suo essere ed il suo fine. Può farci meglio comprendere la civiltà in cui viviamo, il passato in cui affondiamo le radici, perché il passato è sempre fondamento del presente. [...]

La storia, allora, è importante per l'uomo proprio per il suo essere caratterizzato dalla facoltà della memoria, che lo differenzia dall'animale. Quest'ultimo infatti vive solo la dimensione del presente, l'attimo, l'istante, senza collegarlo al prima e al poi. Così l'uomo senza storia, senza ricordo, l'uomo del carpe diem, tende all'animale: tutto, in lui, è frutto di decisioni immediate, senza riflessione, individualistiche e perciò momentanee, reversibili e quindi instabili ed insoddisfacenti.
Pure nel campo degli affetti: una storia d'amore è fatta anche di memoria, di passato, e non esisterebbe, o non reggerebbe, se non fosse così (per questo è, appunto, una "storia").

Lo studio del passato allora è importante, a patto che non venga avvilito, come spesso accade, da visioni assai parziali. La storiografia marxista, ma anche quella liberale, per esempio, hanno ridotto tutto all'homo oeconomicus: ciò che conta sono solo le motivazioni economiche, materiali. Studiamo avvenimenti, fatti, date, guerre: ma gli ideali, i sentimenti, la religiosità dell'uomo rimangono estranei, banditi da molti testi scolastici, come se non appartenessero al suo orizzonte, come se non avessero consistenza.
Così, a scuola, affrontiamo il Medioevo, i nomi delle tasse e delle gerarchie feudali, senza saper nulla del monachesimo, che ha fondato l'Europa moderna; studiamo le cattedrali romaniche e gotiche dal punto di vista architettonico, statico, tecnico, ma non i loro significati simbolici, lo spirito con cui vennero costruite, il cuore di ciò che sono. Leggiamo Dante facendo la parafrasi, senza gustarne lo spirito. C'è infatti una serie infinita di cose che i manuali scolastici banalizzano o pongono tra parentesi, al punto che ciò che analizziamo sembra un cadavere, osservato magari al microscopio, di cui conosciamo ossa, costole, cranio, ma non la vita intima, pulsante.

Inoltre la storia deve emanciparsi, per quanto possibile, dalle strumentalizzazioni ideologiche. Non è più concepibile, ad esempio, come sostiene da decenni lo storico Pucci Cipriani, continuare oggi la retorica risorgimentale che i governi post-unitari proposero per giustificare se stessi. Altrimenti non si capiscono la questione meridionale, l'industrializzazione del settentrione, l'emigrazione; altrimenti non si comprendono le riflessioni sulla delusione post-risorgimentale delle plebi meridionali di Verga, Pirandello, Tomasi di Lampedusa.
Non è più possibile, ancora, soffermarsi per mesi sul fascismo, morto e per fortuna sepolto, e liquidare il comunismo, la rivoluzione bolscevica, la rivoluzione cinese, cambogiana, vietnamita ecc. in poche pagine e in poche ore, come avviene pressoché in tutte le scuole e in tutti i manuali... Non è corretto, infine, per troncare una lista che potrebbe divenire assai lunga, dimenticare che il Novecento è stato anche il secolo di circa 44 milioni di cristiani perseguitati e uccisi per la propria fede. Per questo, dopo decenni di manuali ripetitivi e scontati, spesso ideologici e parziali, la Agedi ha dato alle stampe un testo di valore, "Alle radici del domani", a cura di R. de Mattei, E. Nistri, M. Viglione e R. Ronza: inizio, si può sperare, di una nuova fioritura di studi più liberi e più onesti.


Nota di BastaBugie: per acquistare i tre volumi "Alle radici del domani" di cui parla questo articolo vai al link in fondo a questa pagina.

"Alle radici del domani" è un nuovo corso di storia per la scuola secondaria di primo grado che si compone di tre volumi, scanditi secondo la nuova periodizzazione prevista dalla recente riforma scolastica.
Nell'opera viene affermata la necessità della conoscenza di base della storia, liberata da ipoteche di tipo ideologico e dall'impronta storiografica marxista; vengono offerti molteplici stimoli alla capacità critica dell'alunno; viene attribuita importanza centrale alla nascita della civiltà europea e occidentale; l'opera mira a restituire alla storia il suo tradizionale ruolo di disciplina fondamentale per la formazione civile degli studenti.

In ogni capitolo, alla parte narrativa, in cui vengono descritti gli eventi e i fenomeni essenziali, si affianca infatti un vasto apparato integrativo comprendente numerose rubriche che consentono ampliamenti e approfondimenti, nonché la differenziazione dei percorsi di apprendimento a seconda delle necessità e degli interessi individuali degli alunni.

Le rubriche sono dedicate alle vicende dei continenti extraeuropei (Oltre l'Europa), alla vita culturale e al costume (Quadri di civiltà), alla storia politica e sociale (Ingrandimenti), ai documenti e alle letture storiche (Andare alle fonti), ai collegamenti con le altre materie (Richiami interdisciplinari), alla spiegazione del significato e dell'origine dei vocaboli usati (Parola di storico), alle riflessioni che la lettura del capitolo può stimolare (pensiamoci su). Inoltre, alla fine di ogni capitolo, è disponibile una breve sintesi (Per sommi capi) in cui sono riassunti gli eventi essenziali.

Ogni capitolo è integrato da un ricco apparato didattico, comprendente questionari a risposta sia aperta sia chiusa, da un ricco supporto di illustrazioni e cartine geografiche e da una rubrica conclusiva, intitolata "Gli occhi della storia", in cui vengono invitati gli alunni a collocare, nello spazio bianco lasciato accanto a un certo numero di date, gli eventi che vi si sono svolti.

(descrizione tratta da Totus Tuus)

Per acquistare i libri "Alle radici del domani" vai al link qui sotto
http://www.theseuslibri.it/department/24/-I-QUATTORDICI-Studenti.html

 
Fonte: Totus Tuus, 22 aprile 2010


[SM=g1740722]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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[SM=g1740771] ECCO COME IL CRISTIANESIMO HA RIDATO DIGNITA' ALLE DONNE VIOLENTATE
Sant'Agostino invitò le donne a non sentirsi colpevoli imponendo alla cultura di allora questa innovativa distinzione: ''Strano a dirsi, erano due (violentatore e violentata) e uno solo commise adulterio''

di Francesco Agnoli

Eva Cantarella è una rinomata studiosa del mondo greco e romano, autrice, tra l'altro, de "L'ambiguo malanno", in cui viene affrontata, come recita il sottotitolo, la "condizione e immagine della donna nell'antichità greca e romana". In questo testo risulta chiara la condizione di profonda inferiorità della donna nel mondo pre-cristiano. Basti pensare alla visione di Platone e di molti greci, secondo cui "il rapporto omosessuale è quello nel quale l'uomo greco esprime la sua parte superiore, la sua intelligenza, la sua affettività al livello più alto".

L'omosessualità greca, spiega la studiosa, fu "il fatto culturale che rafforzò la marginalizzazione delle donne e la loro reclusione nella sfera della famiglia. Per l'uomo greco, che viveva il rapporto omosessuale come il luogo privilegiato delle scambio di esperienza e che in esso trovava risposta alle sue esigenze più alte, considerare la donna come adibita ad un compito esclusivamente biologico, fu estremamente facile". Si può immaginare una forma di misoginia più evidente del ritenere che l'unico vero rapporto "nobile ed educativo", per un uomo, sia quello con un altro uomo?

Cantarella continua ricordando che i greci "consideravano lecita la prostituzione femminile, mentre punivano come reato quella maschile". Nelle ultime pagine dedica invece brevi considerazioni all'avvento del cristianesimo. Benché riconosca che la "predicazione di Cristo agì in profondità, portando innovazioni radicali nel rapporto tra i sessi", soprattutto con l'introduzione del "matrimonio monogamico ed indissolubile", cioè paritario, e, per la prima volta, libero, l'autrice non si stacca del tutto, in queste pagine, da una certa vulgata che ha sempre svilito il Medioevo.

In questo modo, però, finisce per lasciare inspiegato il fatto che mentre le donne, nel mondo antico, non fanno storia, dall'avvento del cristianesimo in poi, divengono decisive in mille ambiti della società, non ultimo quello del potere.

Ci viene allora in soccorso uno dei più migliori medievisti italiani, Lodovico Gatto, con il suo "Le grandi donne del medioevo": 500 pagine di ritratti di affascinanti figure di regine, di religiose, di intellettuali, in generale di donne, del Medioevo cristiano. Figure trascurate da una storiografia, spiega Gatto, troppo influenzata dai clichè femministi e dalle semplificazioni manichee di certe visioni pigre o ideologiche. In verità, proprio la media aetas è stato "il primo periodo storico" in cui le donne, come molti uomini, hanno vissuto una nuova "emancipazione culturale e pure sociale", innescata dalla visione cristiana di Dio e dell'uomo.
Non bisogna dimenticare, infatti, che il culto di Maria, madre di Dio, nobilitò il genere femminile intero, mentre "a chi ricorda che accanto alla madre di Dio campeggiò allora l'immagine di Eva, la peccatrice, va risposto che l'essenza del cristianesimo sta proprio nello spirito di redenzione che ne costituisce la base; ed Eva, quindi, fu intesa più come un pericolo da evitare che come una macchia indelebile e causa di eterna dannazione" (pericolo che Eva stessa evitò, se è vero che la Chiesa la ha sempre annoverata tra i salvati).


Come la Cantarella, anche Gatto non può non sottolineare che la visione biblica e l'opera della Chiesa agirono soprattutto nel conferire all'uomo e alla donna pari dignità "nel vincolo matrimoniale e nella vita familiare". In effetti non ci si pensa abbastanza, ma la lotta al divorzio altro non fu, in termini sociali, che l'emancipazione della donna dalla spada di Damocle del ripudio, cui nel mondo antico era molto spesso sottoposta, mentre la condanna dell'aborto favorì un maggior rispetto della donna, perché rese anche il maschio responsabile di ogni gravidanza e di ogni vita, e limitò fortemente un motivo di alta mortalità femminile.

Per concludere farei due esempi, tra i tanti possibili, di cosa significò il cristianesimo per le donne, soffermandomi sulla purezza, virtù eminentemente cristiana. Il primo: la Chiesa, lungi dal favorire la prostituzione femminile, "sacra" o meno che fosse, propria di tante religioni e società antiche, la condannò come dissacrazione della donna.

Usando, nello stesso tempo, verso le prostitute, la stessa benevolenza di Cristo, che aveva salvato la adultera dalla lapidazione.
Accanto all'adulterio femminile, poi, condannò, parimenti, quello maschile, minando così l'idea secolare per cui l'uomo, in campo sessuale, gode di ampie "libertà". Il secondo esempio: in molte culture non cristiane, come ricorda Marzio Barbagli nel suo "Congedarsi dal mondo", la donna violentata è spesso considerata in qualche modo colpevole anch'essa: "nell'antica Roma non si faceva alcuna distinzione fra adulterio (femminile) e stupro, perché si riteneva che questo rapporto avesse sempre e comunque un effetto contaminante sulla donna sposata, sia che fosse consensuale sia che fosse dovuto ad un atto violento". Di qui l'esistenza, ancora oggi, in certe culture, della lapidazione per donne violentate (si ricordi il caso recente della nigeriana Safiya); di qui l'usanza di molte donne "disonorate", dall'antica Roma alla Cina, antica e contemporanea, di suicidarsi.

Fu sant'Agostino, nel solco della dottrina cattolica, a condannare tale consuetudine, negando che lo stupro "facesse perdere l'onore a una donna e dunque la riempisse di vergogna". Per Agostino infatti "se una donna subiva violenza, poteva perdere l'integrità del suo corpo, la sua verginità, non la sua castità"!
Per questo invitò le donne a non sentirsi affatto colpevoli, imponendo con la sua autorità, nella cultura di allora, questa innovativa distinzione: "Strano a dirsi, erano due (violentatore e violentata, ndr) e uno solo commise adulterio". [SM=g1740722]

 
Fonte: Libertà e persona, 23/04/2012
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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