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Il Purgatorio nell'insegnamento dei Santi

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2013 09:44
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02/06/2013 09:31
 
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CAPITOLO IX

DURATA DELLE PENE DEL PURGATORIO

È un segreto divino?


E' mera curiosità quella di indagare la durata delle pene delle anime purganti? Se così fosse, tralasce­remmo di trattarne, in ossequio ai moniti del Concilio Tridentino: « Ea vero quae ad curiositatem quandam - nella trattazione della dottrina del Purgatorio aut superstitionem spectant... tanquam scandala et fidelium offendicula prahiheant n (Sess. XXV, I. c.).

Riteniamo invece salutare alle anime nostre inda­gare quanto a lungo la divina giustizia protragga i suoi castighi, per paventarli maggiormente e, se è possibile, per evitarli. Naturalmente soltanto Iddio, nella sua giustizia, conosce la qualità e la durata delle pene dovute ai peccati di ciascuna anima. Se qualche cosa è stato rivelato ne ringraziamo Iddio, perchè ciò è tutto a nostro vantaggio, a vantaggio, diciamo, di noi viventi, onde veniamo a capo di logiche conce­guenze e di salutari proponimenti.

Da quello che leggiamo nelle rivelazioni dei Santi e delle anime pie, siamo indotti a concludere che assai lunga è la durata delle pene del Purgatorio, poichè di pochissimi spiriti sappiamo del loro breve soggior­no tra quelle pene, mentre di molti altri si ebbe la rivelazione di lunghissimi anni di Purgatorio. Se qualcuno sentendo parlar di secoli se ne meraviglias­se, legga con attenzione il fatto seguente riferito dal P. Nieremberg (Trophaeus Marianus, lib. 4, cap. 29). Una nobile donzella di Aragona, che viveva al tem­po di S. Domenico, avendo inteso questo Santo pre­dicare in una chiesa la divozione del Rosario, volle ascriversi alla confraternita da lui stabilita; ma dedita com'era alle vanità del secolo, non tardò molto a di­menticarsi dei suoi santi propositi e degli obblighi assunti. Or accadde che due giovani cavalieri, suoi corteggiatori, si batterono per lei in duello ed uno di essi rimase ucciso. I parenti del morto, per vendicarsene, sorpresa la fanciulla in una sua villa di cam­pagna, la uccisero e ne affogarono il cadavere in un pozzo. S. Domenico, che allora si trovava a predi­care il santo Rosario in un'altra città, avendo per rivelazione saputo il fatto, si condusse immantinente in quel luogo, e giunto all'orlo del pozzo nel quale era stato gittato il cadavere dell'infelice fanciulla, si pose a gridare ad alta voce: - Alessandra, Alessan­dra - chè tale era il nome di lei; - ed ecco il capo del cadavere, che era spiccato dal busto, riunirsi al­l’istante, e la fanciulla uscire viva dal pozzo, tutta coperta di sangue, e confessarsi al Santo con un pro­fluvio di lacrime. Visse ancora due giorni recitando continuamente Rosari, che S. Domenico aveale dato come penitenza delle sue colpe. - Avendola poi que­sti invitata a dire che cosa le fosse accaduto dopo morta, essa parlò di tre cose segnalatissime, e cioè: 1° che senza i meriti del santo Rosario, pei quali ot­tenne la grazia della contrizione perfetta, sarebbe stata immancabilmente condannata all'Inferno, non avendo avuto il tempo di confessarsi; 2° che nel mo­mento in cui spirò, una turba di demoni schifosissi­mi erano corsi a prenderla per portarsela nell'Infer­no, e l'avrebbero indubbiamente fatto se la Vergine Santissima non l'avesse strappata dalle loro mani; 3° (e questo fa al nostro proposito) che per l'omicidio di cui era stata causa, avrebbe dovuto fare 200 anni di Purgatorio. Questo tempo è credibile però che ve­nisse poi abbreviato per le preghiere del Santo. – Il ven. Beda riporta esempi di molte anime che sareb­bero rimaste a penare fino alla fine dei secoli se non fossero state soccorse dalle preghiere dei vivi. - San Vincenzo Ferreri aveva una sorella chiamata France­sca, la quale in vita era stata un po' troppo dedita alle cose mondane. Essendosi però in punto di morte confessata con sincero pentimento, fu salva. Pochi giorni dopo comparve al suo fratello mentre celebrava la Messa, tutta circondata di fiamme e straziata da or­ribili sofferenze, dicendogli che era stata condannata a quelle pene fino al giorno del giudizio, ma che po­trebbe esserne sollevata assai ed anche liberata com­pletamente se egli avesse celebrato in suo suffragio le trenta Messe di S. Gregorio. Si affrettò il Santo a sod­disfare questo desiderio della sorella defunta, e in capo al trentesimo giorno ella gli apparve fra uno stuolo di angeli mentre saliva al cielo. - Leggendo queste cose non si sa se ammirare maggiormente gli splendori della divina misericordia o la severità della sua giu­stizia, poichè ambedue vi si rivelano ugualmente a grandissima gloria di Dio.

La durata del Purgatorio è dunque ordinariamente assai lunga, quantunque sempre proporzionata al nu­mero e alla gravità delle colpe commesse; poichè, dice S. Agostino, colui che più invecchiò nel peccato im­piegherà maggior tempo a traversare quel fiume di fuoco e in proporzione della colpa la fiamma accre­scerà il suo castigo. In quelle fiamme tutto sarà pu­rificato, tutto abbruciato e consumato.



Calcoli di anime in pena

Ciò non ostante vi è qualche cosa che ci atterrisce ancora di più, e cioè la durata dei Purgatorio non più considerata in se stessa, come si è fatto finora, ma considerata secondo la stima che ne fanno le anime. Pensandovi un po', noi vedremo che un'ora sola di Purgatorio sembrerà più lunga di un secolo a quelle povere infelici, sia per l'impazienza estrema in cui vivono di vedere Iddio, sia per il rigore dei loro sup­plizi.

Riferiamo in proposito la seguente curiosissima sto­ria che si legge negli Annali dei Padri Cappuccini (Tomo III, anno 1618).

Il P. Ippolito da Scalvo essendo stato eletto Guar­diano e Maestro de' Novizi in un convento di Fiandra, si sforzava di eccitare nei suoi figli spirituali le virtù proprie del loro stato sublime. Ora accadde che uno de' novizi che avea fatto grandi progressi nella via della perfezione morì mentre il Maestro era as­sente, per la qual cosa questi provò gran dolore, e la sera del giorno in cui il giovane era morto, essen­do ritornato al convento, mentre dopo mattutino si era fermato in coro a pregare, vide farglisi innanzi un fantasma ravvolto tra le fiamme, il quale così gli parlò: - O mio amorevole e buon Padre! impartite­mi, vi prego, la vostra benedizione. Per una leggera mancanza da me commessa contro la regola, mi tro­vo ora in Purgatorio per soddisfare alla divina Giu­stizia; la bontà del mio Gesù m'ha permesso di ri­volgermi a voi, affinchè m'imponiate la necessaria punizione, che io eseguirò in isconto del mio fallo, per essere libero da queste pene. - Rimase atterrito il buon Padre a quella vista e a quei detti, e data di tutto cuore la benedizione al defunto, soggiunse: - Quanto alla penitenza che io, come mi assicurate, debbo imporvi pel vostro fallo, vi darò quella di ri­manere in Purgatorio fino all'ora di Prima (circa le otto del mattino). - Udito ciò il novizio, come un disperato si mise a correre per la chiesa e ad urlare Padre snaturato! Cuore durissimo e senza pietà! Come mai volete punire tanto severamente un fallo che in vita avreste appena giudicato degno d'una leggera disciplina? Voi dunque ignorate l'atrocità dei miei tormenti?! Oh penitenza imposta senza carità!

- E ciò dicendo sparì. - Il povero Guardiano che avea creduto di essere stato molto indulgente nell'imporre quella penitenza, si sentì drizzare sulla testa i capelli per lo spavento e pel dispiacere, ed avrebbe voluto rimediare a tanto errore a costo della propria vita, ma non essendo in suo potere il farlo, pensò di suonare la campana del dormitorio. Si svegliarono i frati e corsero in coro, ove udirono il racconto di quanto era accaduto. Si dettero perciò premura di dire subito Prima, nella speranza che ciò giovasse ad abbreviare le pene del povero defunto, ma il povero Guardiano portò scolpito nel cuore per tutta la vita il ricordo di quella scena orribile, e confessava spesso che fino allora aveva avuto un'idea molto imperfetta delle pene del Purgatorio.

Un altro fatto dello stesso genere è citato dal Ros­signoli. - Due religiosi si amavano come fratelli e si eccitavano a vicenda alla pratica della santa vita prescritta dalla regola. Ad uno di essi poco prima di morire apparve l'Angelo custode dicendogli che era salvo e che sarebbe rimasto in Purgatorio finchè fosse stata celebrata una Messa in suo suffragio. Chiamato perciò l'amico, con volto ilare lo scongiura di non lasciarlo dopo morte soffrire a lungo nel Purgatorio e di celebrare immediatamente quella Messa. Questi promette, con le lacrime agli occhi. Infatti, appena morto l'amico corse a celebrare per lui. Era appena tornato in sacrestia, dopo la celebrazione, quand'ecco comparirgli l'amico tutto raggiante di gloria, ma col volto atteggiato a malcontento, rimproverandogli di aver dimenticato la promessa e d'averlo lasciato più d'un anno in Purgatorio! - Com'è possibile quanto dici, rispose il religioso meravigliato, se appena tu sei spirato son corso a soddisfare la mia promessa celebrando il santo Sacrificio, che appena ora ho ter­minato? Se non credi vieni con me e te ne darò la prova facendoti toccare il tuo cadavere ancor caldo. - Allora il defunto quasi svegliandosi da profondo sonno esclamò: - Come sono spaventevoli, ohimè, le sofferenze del Purgatorio! Un'ora sola di pena mi apparisce più lunga d'un anno! Benedetto sia Dio che ha così abbreviato la mia prova, e grazie mille volte a te, o fratello mio carissimo, della premura e carità che mi hai usato. Io salgo ora al cielo, e pre­gherò Dio che presto ci unisca lassù come fummo uniti sulla terra. -

Da ciò si vede quanto siano insensati coloro che non si curano affatto di far penitenza in questo mon­do, aspettando di scontare i loro falli in Purgatorio. - Dell'iniperatore Maurizio racconta la storia eccle­siastica che avendo commesso quand'era sul trono molti e gravi peccati, e avendogli Dio inviato un angelo per chiedergli se sceglieva di scontarli in questo mondo o nell'altro, rispose: - In questo mon­do, in questo mondo, o Signore, poichè la mia pena sarà sempre inferiore a quella che patirei nell'altra vita. - Poco tempo dopo uno de' suoi generali per nome Foca, impadronitosi dell'impero, fa condurre l'Imperatore nel circo, lo fa coricare in terra e pre­mendogli col piede la gola, presente tutto il popolo costanti nopolitano, gli fa sgozzare davanti agli occhi tutti i figli, dopo di che uccide colla spada anche lui. Durante quell'orribile carneficina il pio Imperatore non cessava di ripetere il versetto del Salmista: Ju­stus es, Domine, et judicia tua aequitas.

Dagli esempi citati dobbiamo trarre la conclusione che la durata delle pene del Purgatorio è ordinaria­mente assai lunga e che il calcolo di noi, che ancora viviamo, è ben diverso dal calcolo che le anime pur­ganti fanno delle loro pene. Tanta è l'intensità dei divini castighi in Purgatorio, che un'ora sola può sembrare una eternità a quelle anime in pena.

Queste riflessioni ci ispirino un salutare terrore del Purgatorio ed una più viva compassione per le po­vere anime purganti, che spesso dimentichiamo con troppa facilità. La infinita santità di Dio non soffre macchia nei suoi eletti, mentre ordinariamente le ani­me giungono al tribunale di Dio talmente indebitate con la giustizia divina da inorridire al solo pensarvi. i Misericordia Domini, quia non sumus consumpti! » (Lament. Ier. 3; 22) Salve unicamente per grazia di Dio; rimane da soddisfare ai debiti contratti con la divina giustizia.

E neppure dobbiamo meravigliarci e tanto meno lamentarci con Dio, allorchè sembra che dia fondo ai suoi castighi con gli uomini, finchè vivono. Merite­remmo che Iddio aggravasse la mano assai di più... Comunque son pene risparmiate per l'altra vita!


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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