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Il Purgatorio nell'insegnamento dei Santi

Ultimo Aggiornamento: 02/06/2013 09:44
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02/06/2013 09:34
 
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CAPITOLO XI

CHIESA TRIONFANTE E CHIESA PURGANTE

Assistenza degli Angeli


Bello e ammirando spettacolo è quello della comunione dei Santi, in forza della quale la Chiesa catto­lica non rimane limitata sulla terra, ma ha confini sterminati ed immensi, e invece dei tanti milioni di anime sparse sulla superficie del globo conta milio­ni e miliardi di generazioni, poichè tutti coloro che dal principio del mondo fino ad oggi sono morti in essa comunione e nell'esercizio della carità, sono abi­tatori di questa immensa regione, o siano in cielo glo­riosi, o penanti in Purgatorio, o viatori su questa ter­ra. Tutte queste anime formano una sola e grande famiglia, nella quale tutto è posto in fraterna comu­nanza, le gioie e le pene, i trionfi de' Santi, le soffe­renze. del Purgatorio, le prove dei mortali; e mentre noi in mezzo alle amarezze della vita ci rallegriamo: della gloria dei beati e compatiamo le anime purganti, da parte loro i Santi che ci han preceduto nel sog­giorno della felicità si commuovono al pensiero dei pe­ricoli fra i quali viviamo, e quando dall'alto dei cieli abbassano i loro sguardi sulle desolate regioni del Purgatorio mirano laggiù con dolore altri fratelli la cui eterna beatitudine, sebbene assicurata, è però pre­ceduta da indicibili patimenti. Le anime poi del Pur­gatorio partecipano esse pure a queste gioie della co­munione fraterna, e come si sentono penetrate dalla più viva riconoscenza per i loro benefattori di questa terra, così quando in mezzo alle fiamme che le tor­mentano sollevano gli occhi verso quelle sedi beate che le attendono, vedendo altri che più fortunati e più fedeli di loro sono già in possesso della gloria si ria­nimano di speranza, perchè sanno d'avere lassù pres­so Dio intercessori ed amici. Questi rapporti così in­timi e dolci che la comunione dei Santi stabilisce fra le anime del Purgatorio e gli abitatori del cielo e della terra, formeranno argomento delle nostre considera­zioni.

Innanzi tutto parliamo degli angeli, i quali sebbene non siano come i Santi in comunione propriamente detta colle anime del Purgatorio, hanno tuttavia con loro frequentissime relazioni. Infatti, dice il P. Faber, le anime purganti sono destinate a riempire nei cori angelici il vuoto spaventevole prodotto dalla caduta di Lucifero e de' suoi compagni. Oltre di che un gran numero di angeli hanno nel Purgatorio interessi spe­ciali, poichè migliaia e milioni di quelle anime essen­do state affidate da Dio alla loro tutela, considerano la loro missione non ancora compiuta, finchè non le abbiano condotte alla celeste Gerusalemme. Intieri cori di angeli hanno poi interesse per altre anime, sia perchè queste debbono finalmente riunirsi a loro, sia perchè ebbero per essi una divozione particolare (Tutto per Gesù, capo 9).

La liturgia della festa dell'Arcangelo S. Michele ci dice che Egli è stato destinato da Dio a ricevere le ani­me quand'escono di vita per condurle al cielo. Ar­changele Micheel, constitui te principem super omnes animas suscipiendas (3° At. De Laud.). Cui tradidit Deus animas Sanctorum, ut perducat eas in paradi­summ exultationis (5° Respons. rnatut,). Perciò S. Mi­chele è come il principe di quel regno del dolore, e siccome ha grande compassione di quelle anime, in­tercede di continuo per loro: Cujus aratio perducit ad legna coelorum (4° Respons. matutin.).

Quanto poi all'interesse che i santi angeli custodi prendono per quelle anime che furori da loro protette in vita, santa Francesca Romana che ha ricevuto a tal proposito molti lumi utilissimi, dice così: «Quando un uomo muore, il suo angelo custode a seconda del merito conduce l'anima nella regione inferiore del Purgatorio, e si pone alla destra di lei, mentre il de­monio le si colloca alla sinistra. L'angelo presenta a Dio le preghiere che vengono innalzate a lui per quel­l'anuria e ne intercede l'abbreviazione della pena, mentre il demonio per ordine di Lucifero è tormentato in modo tutto speciale in punizione di non aver sa­puto condurre quell'anima all'Inferno. Uno poi dei più grandi patimenti di questa è di aver sempre sot­t'occhio l'orribile vista dello spirito malvagio e di sen­tirsi da lui rinfacciare le colpe commesse e la debolez­za avuta nel porgere ascolto alle sue tentazioni. Ter­minato il tempo della espiazione nel Purgatorio inferiore, l'anima risale alla regione media, e allora il demonio la lascia per ritornare fra i suoi pari, i quali lo rimproverano aspramente della sua negligenza e imperizia » (Vita sanctae Franciscae apud Boll. Mart.).

Da ciò si vede che cosa questa Santa pensasse so­pra la questione tanto agitata dai teologi, se cioè i demoni abbiano potere di tormentare le anime del Pur­gatorio e di esercitare sopra di loro violenze dirette essa opina che quelle anime nulla abbiano a soffrire dai malvagi spiriti, tranne le rampogne e le ingiurie di cui abbiamo parlato, non essendo a questi permes­so di tormentarle materialmente in Purgatorio, men­tre invece gli angeli custodi scendono in quel baratro per visitare e consolare le loro protette, e incapaci co­me sono di meritare da per se stessi, e non potendo quindi come noi soddisfare i debiti di quelle meschi­ne, le visitano, le consolano e fanno loro da interme­diari fra il cielo e la terra. Nella lunga visita che santa Maria Maddalena de' Pazzi fece in Purgatorio, allor­chè arrivò alla prigione di coloro che peccarono per ignoranza o per debolezza, vide star loro vicini gli angeli custodi a consolarli. Altrettanto accadde a san­ta Maria M. Alacoque, la quale in una delle malattie straordinarie che la tormentarono ebbe un giorno la visita del suo angelo custode, il quale invitatala a re­carsi con lui in Purgatorio, la condusse in un luogo vastissimo, tutto pieno di fiamme e di carboni ardenti, nel quale le fece vedere una gran quantità di anime sotto forma umana sollevanti in alto le braccia per implorare misericordia, mentre avevano accanto i loro angeli custodi che le consolavano con parole affettuo­sissime.

Queste rivelazioni sono in pieno accordo con gl'in­segnamenti della teologia e con quelli della maggior parte dei dottori, i quali affermano che tali angeli cu­stodi introducono le anime nel Purgatorio e le metto­no in comunicazione con noi ispirandoci di pregare per esse e facendo poi loro conoscere chi caritatevol­mente le suffragò; e quando è finito il tempo dell'e­spiazione, le conducono al cielo e vengono talvolta ad annunziare a noi la loro liberazione. Le stesse cose attestano molte rivelazioni e vite dei Santi, di modo che non è a dubitare che questi angeli benedetti stano gl'intermediari naturali fra il Purgatorio e la terra. - Ma oltre a ciò vi sono gli angeli che fanno da in­termediari fra il cielo e il Purgatorio. Vedemmo già com'ersi offrono a Dio i suffragi che da noi si fanno pei defunti, e come apportano a questi i sollievi che Iddio misericordiosamente loro concede. Ogni volta poi che nostro Signore o la Vergine santissima si de­gnano di scendere in quel luogo di pena, sono accom­pagnati dagli angeli, i quali col loro splendore e colla loro presenza recano non poco sollievo a quelle ani­me. E non è a meravigliarsi di ciò, se si pensi che queste sono destinate a far parte un giorno dei cori angelici e cantare insieme con essi le lodi del Signo­re. D'altro lato se mentre quelle anime erano viatrici sulla terra gli angeli non isdegnarono di accompa­gnarle e difenderle di continuo, perchè non dovrà es­sere altrettanto in quel luogo di pena?

Per mostrarci fino a qual punto arriva l'interesse che gli angeli prendono per il Purgatorio, il Rossignoli riferisce che nel monastero domenicano di santa Caterina in Napoli, essendovi il pio costume di reci­tare ogni sera innanzi di coricarsi il Vespro de' morti, affinchè prima di dar riposo al corpo si recasse qual­che sollievo a quelle povere anime, ed essendo acca­duto una volta che in seguito ad un lungo lavora so­stenuto nella giornata le suore stanche omettessero questa pia pratica, uno stuolo di angeli discesi dal cielo si pose a recitare nel coro del monastero il solito Ufficio, onde quelle anime non fossero defraudate di quel suffragio.



I Santi e le anime del Purgatorio

Non è da escludere, anzi molte rivelazioni dimo­strano che ai Santi del Paradiso sia concesso di inter­cedere per le anime purganti, specialmente se in vita furono devote di loro. Ciò naturalmente in virtù della Comunione dei Santi, per cui è forte il vincolo che lega i Santi del Cielo alla Chiesa purgante.

I fondatori d'Ordini, conservando sempre per quelli che furono loro figli l'affetto di padri tenerissimi, non mancano delle più amorose cure per ottenerne la libe­razione quando li veggono condannati fra quelle fiam­me. S. Filippo Neri fu visto dopo morte circondato da uno stuolo di religiosi della sua congregazione che erano stati tutti salvati da lui. S. Francesco d'Assisi promise ai suoi frati di scendere in Purgatorio, dopo la loro morte, per liberarli, purchè fossero stati fedeli osservanti della regola, e in ispecie della santa povertà. Nostro Signore stesso lo aveva privilegiato di que­sto dono, e un gran numero di fatti che si leggono nelle Cronache dei Minori ci confermano questa no­tizia.

Un altro prìvilegio che vediamo riservato a non po­chi Santi è quello di poter liberare molte anime nel giorno del loro ingresso in Paradiso, il che ci è atte­stato in modo speciale dal fatto di frate Egidio, uno dei primi dodici discepoli di S. Francesco, il quale nel giorno in cui morì ebbe dal Signore, in compenso delle sue virtù, la grazia di liberare la maggior parte delle anime che si trovavano in quel momento in Pur­gatorio, e portarle con sè in cielo (Vita B. AEgidii apud Boll.). Lo stesso si legge di S. Giovanni di Nivelle, canonico della cattedrale di Liegi nel Belgio; anzi ri­ferisco qui i particolari del fatto perchè mi sembrano importantissimi (Catimpé, Apum, lib. II, c. 3t, n. 5). Un sacro oratore pieno di zelo e carità, mentre un portiamo qui i particolari del fatto perchè ci sembrano da una donna nota pei suoi cattivi costumi, la quale sciogliendosi in lacrime, ad alta voce gridava: - Pa­dre, confessatemi, confessatemi. - Fra lo stupore ge­nerale del popolo il predicatore la esortò a calmarsi e ad attendere la fine della predica; tacque ella infatti, ma dopo pochi istanti ecco tornar di nuovo ad escla­mare: - Abbiate pietà di me disgraziata peccatrice e concedetemi l'assoluzione de' miei enormi peccati.

Impostole nuovamente silenzio, ella sedette, ma poco dopo: esclamò: - Non tardate, Padre mio, ve ne supplico; il dolore de' miei peccati mi dilania ed io me ne muoio. - Ed in così dire cadde stesa sul pavimento e spirò. Il predicatore desolato e pentito per non aver dato ascolto immantinente a quell'infelice, esortò i suoi uditori stupefatti ad unirsi a lui in pre­ghiera per scongiurare la divina misericordia ad aver pietà di quell'anima ed a fargli conoscere in quale stato si trovasse all'altro mondo. Ed avendo egli a tal fine digiunato per tre giorni continui, in capo alla terza notte la defunta gli apparve col volto luminoso e sorridente, dicendogli: - Io sono la peccatrice morta in chiesa, per la quale tu hai pregato e fatto pregare, e me ne vado ora libera dalle pene che mi era meritate per le mie innumerevoli colpe, perché essendo oggi passato di vita il servo di Dio Giovanni Nivelle, canonico di Liegi, il Signore gli ha concesso la grazia di poter liberare dopo morte molte anime del Purgatorio, fra le quali io pure sono stata compresa. - Il predicatore affrettatosi a scrivere a Liegi per as­sicurasi della verità del fatto, seppe dai canonici di quella cattedrale che precisamente in quel giorno, in cui aveva detto la defunta, era spirato il servo di Dio Giovanni di Nivelle.



La protezione della Vergine SS.

Circa la protezione che la santissima Vergine eser­cita su quelle anime, basti dire che ella stessa di­chiarò un giorno a S. Brigida di essere la regina e la madre di tutti coloro che si trovano nel luogo di espia­zione, e che le sue preghiere ne mitigano assai le pene; Molti esempi ci attestano l'efficacia di tal protezione, ma avendone già in vari luoghi citati parecchi, ci limiteremo qui a riferirne due soli.

Leggiamo nelle rivelazioni de' Santi che il sabato, giorno dedicato alla Vergine, è giorno di festa spe­ciale nel Purgatorio, perchè in esso la Madre di mi­sericordia scende in quel carcere penoso a visitare e consolare i suoi servi devoti. In virtù del privilegio della Bolla Sabatina tutti quelli che in vita han por­tato lo scapolare della Vergine e adempiuto certe con­dizioni di cui parleremo in altro luogo, sono liberati dalle fiamme espiatrici il primo sabato dopo la loro morte. Ebbene, la venerabile suor Paola di S. Teresa, religiosa domenicana, racconta che essendo stata in giorno di sabato rapita in estasi e trasportata in Pur­gatorio, fu sorpresa nel vedere questo carcere trasfor­mato in un paradiso di delizie, con una luce sfolgo­rante nel centro in luogo delle folte tenebre che abi­tualmente lo riempiono, e mentre meravigliavasi di tanto spettacolo, vide la Vergine circondata da uno stuolo numeroso di angeli, a ciascuno dei quali ordi­nava di liberare quelle anime che in vita erano state particolarmente devote di lei, e di condurle in cielo.

Ora se tanto accade nei semplici sabati consacrati alla Vergine, che cosa mai avverrà nelle sue feste prin­cipali? Queste sono le vere feste del Purgatorio; prirna e più splendida fra le quali, secondo i pii scrittori, è quella dell'Assunzione di Maria SS.ma al cielo. S. Pier Damiani attesta che ogni anno in questo giorno la Vergine libera migliaia d'anime, e lo prova col rac­conto autentico della seguente visione. - Essendo pio uso del popolo romano a' suoi tempi di visitare le chiese con ceri in mano nella notte della vigilia del­l'Assunta, accadde un anno che una nobil dama, men­tre stava inginocchiata nella basilica di santa Maria in Araceeli sul Campidoglio, con gran sorpresa vide comparirsi innanzi una donna da lei molto conosciuta e morta in quello stesso anno. Volle attenderla alla porta della chiesa per esser chiarita dello strano fatto, ed allorchè la vide uscire, presala per mano e trattala in disparte, le domandò: - Non siete voi forse la mia madrina Marozia che mi tenne al fonte battesimale? - Sì, rispose la defunta, son proprio lei. - E com'è che vi trovate ora fra i vivi, se moriste già da diversi mesi? e che mai vi accadde nell'altra vita? - Fino ad oggi, rispose l'anima, son rimasta immersa in un fuo­co cocentissimo in pena di tanti peccati di vanità da me commessi in gioventù, ma in occasione di questa gran solennità, la Regina del cielo essendo discesa in mezzo alle fiamme del Purgatorio, mi ha liberata in­sieme a molte anime, onde entrassimo in cielo nel gioino stesso della sua Assunzione. Ogni anno la di­vina Signora rinnova questo miracolo di misericordia, e il numero delle anime che ella libera in tal modo è circa quanto quello della popolazione di Roma (in quell'epoca Roma contava quasi duecento mila abi­tanti). In riconoscenza di questa grazia noi ci rechia­mo in questa notte nei santuari a lei consacrati. Che se i vostri occhi vedono me sola, sappiate invece che noi siamo in gran moltitudine. - E vedendo che la dama restava attonita e dubbiosa, soggiunse: - In prova della verità di quanto ho detto vi annunzio che voi stessa morrete di qui ad un anno in questa stessa festa, scorso il qual termine, se non sarete passata di questa vita, ritenete quanto vi ho detto come una illu­sione. - S. Pier Damiani riferisce che la pia dama, dopo un anno passato nell'esercizio di molte virtù per prepararsi degnamente alla morte, caduta malata nel­l'antivigilia dell'Assunta, passò di questa vita nel giorno stesso della festa, come le era stato predetto. - Molti altri scrittori, come Gersone, Teofilo, Rey­naud, Rossignoli, Liguori Faber confermano questa pia credenza, la quale è basata sopra un gran numero di rivelazioni particolari, ed è appunto per questo che in Roma la chiesa di S. Maria in Montorio, dove ri­siede l'arciconfraternita del Suffragio è dedicata alla Assunzione di Maria Vergine.

E così la Chiesa celeste, capitanata dalla sua guarda amorevolmente la purgante, la soccorre, la consola e l'aiuta ad entrare più presto in possesso del­la gloria eterna. Dolce e consolante fraternità delle anime, prerogativa divina della Chiesa cattolica, la quale facendo considerar tutti come membri di una stessa famiglia, o sia che si trovino viatori su questa terra, o sofferenti nel Purgatorio, o coronati nel cielo, li rende figli di uno stesso Padre, bramosi di trovarsi un giorno assisi alla mensa celeste di lui.



CAPITOLO XII

LE ANIME DEL PURGATORIO E LA CHIESA MILITANTE

Le apparizioni dei morti


Considerate le relazioni fra la Chiesa trionfante e le anime del Purgatorio, ci resta da prendere in esame le relazioni che passano fra queste e la Chiesa mili­tante. E prima di tutto ci domandiamo se le anime dei trapassati possano o no manifestarsi ai viventi.

L'anima separata non può manifestarsi ai viventi e parlare con loro, semplicemente perchè non ha nessun potere nella materia corporea. Tuttavia Iddio può per­mettere che, per puro miracolo, le anime dei trapassati si manifestino ai viventi, per un fine utile e principal­mente per manifestare qualche verità (Confr. Tanque­rey : Synopsis Theol. Dogm. Vol. III - De Novissi­mis).

Tralasciamo di fermarci sull'aspetto speculativo del­la questione per passare all'aspetto pratico, afferman­do senz'altro che apparizioni di anime si sono avute, nel corso dei secoli. Abbiamo dalla nostra parte il consenso unanime di tutti i popoli, si hanno fatti an­tichi e recenti scientificamente inoppugnabili, e si hanno le rivelazioni avute dai Santi.

In ordine al nostro lavoro solo queste ultime ci in­teressano, e quindi citiamo senz'altro quanto accadde, in proposito, più di una volta, a S. Tommaso d'Aqui­no, testimone superiore a qualsiasi sospetto. Mentr'egli era lettore di S. Teologia nell'Università di Parigi, vide un giorno comparirsi davanti l'anima di sua sorella morta in quei dì nel convento di Capua dov'era Abbadessa, manifestandogli di soffrire atroce­mente per alcune mancanze commesse contro la rego­la, e raccomandandosi alle preghiere di lui. Il Santo le promise che lo avrebbe fatto; e mantenne la paro­la. Qualche tempo dopo essendo stato inviato a Roma da' suoi superiori, vide apparire di nuovo quell'ani­ma a lui cara non più penante come la prima volta, ma sfolgorante di gloria, la quale ringraziandolo dei suffragi da lui fatti, gli annunziò che questi avevano affrettata la sua liberazione. Il Santo avendo voluto in quell'occasione interrogare la defunta sullo stato di due suoi fratelli morti poco tempo prima, essa gli ri­spose che Arnoldo era già in cielo in un alto grado di gloria, per aver difeso la Chiesa e il Pontefice con­tro le empie aggressioni dell'imperatore Federico, ma che Ludolfo trovavasi ancora in Purgatorio, dove molto soffriva perché niuno pensava a suffragarlo. Soggiunse poi: - A te, mio caro fratello, è prepa­rato un gran bel posto in Paradiso in premio di quan­to hai fatto e lavorato per la Chiesa. Affrettati però di dar l'ultima mano ai tuoi lavori, perchè fra poco do­virai venire a raggiungerci. - Questa predizione non tardò molto a verificarsi. Poiché sappiamo dalla sto­ria che il Santo poco tempo dopo mori. - Un'altra volta lo stesso Santo, stando in orazione nella chiesa di S. Domenico a Napoli, vide venirsi davanti frà Ro­mano, religioso del suo Ordine, che gli era succeduto a Parigi nel posto di lettore di teologia. Il Santo che ne ignorava la morte, credendo che fosse giunto colà dalla Francia, gli domandò notizie della sua salute e i motivi del suo viaggio. Ma quegli sorridendo gli rispose che non si trovava più sulla terra, e che morto improvvisamente, dopo aver passato quindici giorni in Purgatorio, si trovava ora per misericordia di Dio in possesso della gloria celeste, e che veniva per or­dine del Signore ad incoraggiarlo nei suoi lavori. Avendogli allora domandato Tommaso se si trovasse in istato di grazia: - Si, fratel mio, rispose il defun­to, e sappi anzi che le tue opere sono a Dio molto accette. - Incoraggiato da questa nuova, il sommo teologo volle in quell'occasione indagare alcuni mi­steri della scienza sacra ed in particolare quello della visione beatifica, ma il defunto dopo avergli risposto col versetto del Salmo: Sicut audivimus, sic widinvus in civitate Dei nostri, disparve.

Un altro esempio d'epoca più recente, lo troviamo registrato nella vita del ven. Pinzeni, amico intimo di S. Carlo Borromeo e arciprete d'Arona. - Durante la famosa peste che mietè tante vittime nella diocesi di Milano, questo santo arciprete non contento delle immense fatiche sostenute per soccorrere gl'infelici as­saliti dal fiero morbo, arrivò persino a scavare da se stesso le fosse per seppellirvi i cadaveri che il timore e lo sgomento generale lasciava insepolti. Cessata quella calamità, mentre una sera passava vicino al cimitero in compagnia del governatore di Arona, fu al­l'improvviso colpito da una straordinaria visione, ds­servò una lunga fila di morti che uscendo dalle loro tombe s'incamminavano verso la chiesa. Non creden­do ai propri occhi si rivolse al suo compagno, il quale stupefatto, stava anch'egli rimirando lo stesso spetta­colo, ed avuta da lui assicurazione della realtà di quanto accadeva, ed accertato che fossero quelle le vittime della peste che in tal modo volevano far loro comprendere il bisogno che avevano di suffragi, dingendosi subito verso la parrocchia fece suonar le campane, e convocati i parrocchiani, per tutta la notte innalzò al cielo ferventi preghiere per quelle ani­me, facendo la mattina dipoi celebrare in loro suf­fragio una Messa solenne. - Questo fatto del quale furono spettatori personaggi, la cui elevatezza di spirito esclude ogni pericolo di illusione ci sembra più che sufficiente a comprovare la verità di quanto ab­biamo sopra asserito, che manifestazioni di anime si sono avute di fatto.

Ora dovremmo trattare del modo di queste appari­zioni, ed esporre le molte opinioni che si hanno dai dottori a questo proposito. Tratteremmo volentieri questo argomento se ci fosse dato di far della scienza anziché nelle chiacchiere, ma dal momento che ciò non è possibile, passiamo oltre chinandoci dinanzi ai segreti divini, tanto più che la questione è di nessuna importanza pratica. Conosciuto che Iddio può permet­tere alle anime dei trapassati di rivelarsi, siamo in possesso di una verità che ci interessa. Il modo di queste apparizioni, i mezzi di cui può servirsi Iddio, le circostanze intrinseche di queste apparizioni mede­sime, sono cose che non ci interessano affatto.



I morti e lo spiritismo

Mentre invece una cosa dobbiamo chiarire: se si possono evocare le anime dei trapassati mediante lo spiritismo.

Premettiamo che ai dì nostri lo spiritismo ha segna­to enormi regressi e grande luce si è fatta sulle cause naturali dei fenomeni così detti spiritici. « Il Padre Zacchi, il P. Thurston, il Mariatti, il P. De Heredia, il P. Mainage, lo Spesz e in parte il P. Roure e molti altri, tendono a spiegare i fenomeni medianici attraverso la teoria naturalistica. Gli spiriti e i morti, di­cono costoro, non hanno nulla a che fare con lo spi­ritismo. Moltissime delle manifestazioni medianiche sono effetto di forze latenti, sconosciute o ancora poco note alla scienza. Il P. De Heredia, gesuita, prospetta questa interpretazione, perchè è riuscito a riprodurre in condizioni normali, quasi tutti i fenomeni spiritici. Tale dottrina tende oggi a sostituire le altre due (del trucco completo e dell'intervento diabolico). Che se anche non riesce a spiegare tutti ì fenomeni, ha però buon fondamento scientifico ed è comprovata da molte esperienze » (Dott. R. Santilli, Spiritismo, Firenze, 1941, pag. 36).

Tuttavia, siccome siamo tuttora nel campo del mi­stero, alla domanda se siano le anime dei morti che si manifestano nelle sedute spiritiche, rispondiamo di no.

«Fino ad ora - scriveva ai suoi tempi il Prof. Mor­selli - è penoso a dirsi, ma lo spiritismo è stato un vero vampiro dell'umanità sofferente. Nonostante tut­te le sue nobili proposte di elevatezza morale, di soli­darietà, di teofilantropismo, di spiritualismo sociale ed etico ecc., esso non ha fatto che sfruttare il male e comprare o vendere il dolore » (Morselli, Spsicologia e Spiritismo, Torino 1908, vol. I, pag. 114).

Il Prof. Antonelli, dopo aver esposto una lunga serie di fatti spesso immorali, nefandi, empi, blasfe­mi, ridicoli, villani, si domanda se codesti fenomeni si possano mai attribuire alle anime dei trapassati. Lo stato dell'oltre tomba in questo caso non sarebbe mille volte peggiore dello stato di vita, perchè occu­pazione dell'anima, separata dal corpo, sarebbe l'in­ganno, il suggerire cattive dottrine, spingere al male, vessare i viventi, inveire contro la religione, volere un culto religioso satanico? » (Antonelli, Lo spiritismo, Roma 1907, pag. 145). E continua poi l'illustre au­tore: « La ragione inoltre ci persuade, che non pos­sono essere le anime dei morti, che prendono parte a tutte le puerilità ed empietà dello spiritismo; la ra­gione non può ammettere, che esse stiano sempre do­vunque a nostra disposizione, si sottomettano a sod­disfare la nostra curiosità e a produrre fenomeni spi­ritici. La nostra anima sente in sé qualche cosa, che la fa aspirare ad un bene stabile, che non è in questa vita, la nostra mente si agita in cerca di qualche cosa sublime, che appaghi la smania di sapere e la riempia di verità; il nostro cuore è fatto per amare, e nelle rivelazioni degli spiriti non trova che cose abiette, che il ridicolo, che la contradizione, l'empie­tà. Che il nostro spirito, liberato dall'involucro di carne, cui è unito in questo mondo materiale, debba purificarsi in successive vite, negli astri o in altri es­seri, compiendo una metempsicosi più ò meno lunga, e in questo tempo sia condannato al tormento degli altri e dell'altrui depravazione, è un pensiero che si ribella terribile alla nostra mente e al nostro cuore, che scuote e annienta le più belle e consolanti spe­ranze e aspirazioni della nostra coscienza, che ci ren­de migliore il non essere. Il nostro cuore non può contentarsi di un avvenire d'oltre tomba che avvilisce la dignità del nostro spirito, che ci rende cattivi, ma­ligni, pervertitori, che soffoca quanto di più nobile ed elevato vi ha nel nostro essere » (Idem, pag. 147)­

A tutto questo dobbiamo aggiungere, ed è impor­tantissimo, l'insegnamento della Tradizione cattolica, secondo la quale i morti non possono manifestarsi ai viventi, se non in seguito ad uno speciale permesso di Dio, e ciò è un vero miracolo, che non avviene che raramente e per fini nobili. Questo va detto per le anime dei beati, per le anime del Purgatorio e per quelle dei dannati. Che le anime dei beati, come quel­le del Purgatorio, si manifestino in sedute mediani­che, proibite dalla Chiesa; nelle quali si bestemmia Iddio, si oltraggia la verità e il pudore, si offendono i presenti, è cosa che in nessun modo possiamo am­mettere. Abbiamo veduto nei precedenti capitoli le apparizioni delle anime del Purgatorio e le circostan­ze che l'accompagnano, abbiamo passato in esame molte rivelazioni, che ci interessavano, ma non abbiamo trovato nulla che rassomigli, sia pur lontanamen­te, a quanto accade nelle tornate spiritiche.

E neanche possiamo concedere che siano i dannati a rispondere alle richieste dei mediums. Le vite dei Santi registrano veramente apparizioni di anime dan­nate: basta leggere la vita di S. Teresa, di S. Fran­cesca Romana, di S. Antonio, del venerabile Nicola de la Roche, di S. Bruno, fondatore dei Certosini. Quest'ultimo si convertì proprio in seguito all'appa­rizione di un dannato, mentre nella chiesa gli si fa­cevano le esequie. E sono caratterizzate, queste appa­rizioni, da fiamme, da tumulti, da bestemmie, da voci di terrore, da espressioni di odio e di vendetta. Tut­tavia dai dati che possediamo dobbiamo rilevare che Iddio le permette assai di rado e soltanto per fini su­periori, come son quelli di istruire, di correggere, di ammonire i viventi e di incamminarli, attraverso allo spavento, per la via della conversione.

Avviene spesso - scrive S. Tommaso, appog­giandosi all'autorità di S. Agostino e di S. Giovanni Crisostomo - che i demoni fingono di essere le anime dei morti, per confermare i pagani - e nel caso no­stro i cristiani dimentichi del loro carattere - nei loro errori e guadagnare la loro fede (S. Tommaso, P. r. Quest. 89,- a. 8 ad. a).

Soltanto per un miracolo i morti possono entrare in comunicazione coi vivi. Ora nessuno di noi vorrà am­mettere che Iddio si compiaccia di compiere altret­tanti miracoli quante sono le richieste del più capric­cioso dei mediums.


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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