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ORDINAMENTO generale MESSALE ROMANO - CEI 2007

Ultimo Aggiornamento: 18/06/2013 16:27
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17/06/2013 14:44
 
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C) Compiti dell’accolito

 

187.I compiti che l’accolito può svolgere sono di vario genere; molti di essi si possono presentare contemporaneamente. Conviene quindi distribuire i vari compiti tra più accoliti; se però è presente un solo accolito, svolga lui stesso gli uffici più importanti, e gli altri vengano distribuiti tra più ministri.

 

Riti iniziali  

 

188.Nella processione all’altare, l’accolito può portare la croce, affiancato da due ministri con i ceri accesi. Giunto all’altare, colloca la croce presso l’altare, affinché sia la croce dell’altare, altrimenti la ripone in un luogo degno. Quindi va al suo posto in presbiterio.

 

189.Durante l’intera celebrazione, è compito dell’accolito accostarsi, all’occorrenza, al sacerdote o al diacono per presentare loro il libro o per aiutarli in tutto ciò che è necessario. Conviene pertanto che, per quanto possibile, occupi un posto dal quale possa svolgere comodamente il suo compito, sia alla sede che all’altare.

 

Liturgia eucaristica         

 

190.In assenza del diacono, terminata la preghiera universale, mentre il sacerdote rimane alla sede, l’accolito dispone sull’altare il corporale, il purificatoio, il calice, la pallae il Messale. Quindi, se necessario, aiuta il sacerdote nel ricevere i doni del popolo e, secondo l’opportunità, porta all’altare il pane e il vino e li consegna al sacerdote. Se si usa l’incenso, presenta il turibolo al sacerdote, e lo assiste poi nell’incensazione delle offerte, della croce e dell’altare. Quindi incensa il sacerdote e il popolo.

 

191.L’accolito istituito, se necessario, può, come ministro straordinario, aiutare il sacerdote nella distribuzione della Comunione al popolo[100]. Se si fa la Comunione sotto le due specie, in assenza del diacono, l’accolito presenta il calice ai comunicandi, o tiene lui stesso il calice, se la Comunione si dà per intinzione.

 

192. L’accolito istituito,terminata la distribuzione della Comunione, aiuta il sacerdote o il diacono a purificare e riordinare i vasi sacri. In assenza del diacono, l’accolito istituito porta i vasi sacri alla credenza e lì, come si usa abitualmente, li purifica, li asterge e li riordina.

 

193. Terminata la celebrazione della Messa, l’accolito e gli altri ministri, insieme al sacerdote e al diacono, ritornano in sagrestia processionalmente nello stesso modo e ordine con il quale erano arrivati.

D) Compiti del lettore

 

Riti iniziali   

 

194. Nella processione all’altare, in assenza del diacono, il lettore, indossata una veste approvata, può portare l’Evangeliario un po’ elevato; in tal caso procede davanti al sacerdote; altrimenti, incede con gli altri ministri.

 

195. Giunto all’altare, fa’ con gli altri un profondo inchino. Se porta l’Evangeliario, accede all’altare e ve lo depone. Quindi va ad occupare il suo posto in presbiterio con gli altri ministri.

 

Liturgia della Parola  

 

196. Proclama dall’ambone le letture che precedono il Vangelo. In mancanza del salmista, può anche proclamare il salmo responsoriale dopo la prima lettura.

 

197. In assenza del diacono, dopo l’introduzione del sacerdote, può proporre dall’ambonele intenzioni della preghiera universale.

 

198. Se all’ingresso o alla Comunione non si fa un canto, e se non vengono recitate dai fedeli le antifone indicate nel Messale, le può dire il lettore al tempo dovuto (Cf. n. 48, 87).

 

 

II. MESSA CONCELEBRATA

 

199. La concelebrazione, nella quale si manifesta assai bene l’unità del sacerdozio, del sacrificio e di tutto il popolo di Dio, è prescritta dal rito stesso: nell’ordinazione del Vescovo e dei presbiteri, nella benedizione dell’abate e nella Messa crismale.

È invece raccomandata, se l’utilità dei fedeli non richiede o suggerisce altro:

a) nella Messa vespertina «Nella Cena del Signore»;

b) nella Messa celebrata in occasione di Concili, di raduni di Vescovi e di Sinodi;

c) nella Messa conventuale e nella Messa principale nelle chiese e negli oratori;

d) nelle Messe in occasione di incontri di sacerdoti, secolari o religiosi, qualunque sia il carattere di tali incontri[101].

Al singolo sacerdote sia tuttavia permesso celebrare l’Eucaristia in modo individuale, non però nel tempo in cui nella stessa chiesa o oratorio si tiene la concelebrazione. Ma il Giovedì della Settimana santa nella Messa vespertina «Nella Cena del Signore» e nella Messa della Veglia Pasquale non è permesso celebrare in modo individuale.

 

200. I presbiteri pellegrini siano accolti volentieri nella concelebrazione eucaristica, purché sia riconosciuta la loro condizione di sacerdoti.

 

201. Quando vi è un numero considerevole di sacerdoti, se la necessità o l’utilità pastorale lo suggerisce, si possono svolgere anche più concelebrazioni nello stesso giorno; si devono tuttavia tenere in tempi successivi o in luoghi sacri diversi[102].

 

202. Spetta al Vescovo, a norma del diritto, regolare la disciplina della concelebrazione nella sua diocesi.

 

203. Particolare importanza si deve dare a quella concelebrazione, in cui i presbiteri di una diocesi concelebrano con il proprio Vescovo, nella Messa stazionale soprattutto nei giorni più solenni dell’anno liturgico, nella Messa dell’ordinazione del nuovo Vescovo diocesano o del suo Coadiutore o Ausiliare, nella Messa crismale, nella Messa vespertina «Nella Cena del Signore», nelle celebrazioni del Santo Fondatore della Chiesa locale o del Patrono della diocesi, negli anniversari del Vescovo, e infine in occasione del Sinodo o della visita pastorale.

Per lo stesso motivo si raccomanda la concelebrazione tutte le volte che i sacerdoti si radunano insieme con il proprio Vescovo, sia in occasione di esercizi spirituali, sia per qualche altro convegno. In tali circostanze viene manifestato in modo più evidente quel segno dell’unità del sacerdozio, come pure della Chiesa stessa, che è proprio di ogni concelebrazione[103].

 

204. Per motivi particolari, suggeriti dal significato del rito o della festa, è concesso celebrare o concelebrare più volte nello stesso giorno nei seguenti casi:

a) chi ha celebrato o concelebrato al Giovedì della Settimana santa la Messa crismale, può celebrare o concelebrare anche la Messa vespertina «Nella Cena del Signore»;

b) chi ha celebrato o concelebrato la Messa della Veglia Pasquale può celebrare o concelebrare la Messa del giorno di Pasqua;

c) nel Natale del Signore tutti i sacerdoti possono celebrare o concelebrare le tre Messe, purché lo facciano nelle ore corrispondenti;

d) nel giorno della Commemorazione di tutti i fedeli defunti, tutti i sacerdoti possono celebrare o concelebrare tre Messe, purché le celebrazioni avvengano in tempi diversi e osservando ciò che è stato stabilito per l’applicazione della seconda e terza Messa[104];

e) chi in occasione del Sinodo, della visita pastorale o di incontri sacerdotali concelebra col Vescovo o con un suo delegato, può di nuovo celebrare, per l’utilità dei fedeli. La stessa possibilità è data, con gli opportuni adattamenti, anche per le riunioni dei religiosi.

205. La Messa concelebrata, in qualunque forma si svolga, è ordinata secondo le norme che comunemente di devono osservare (Cf. nn. 112-198), tenute presenti le varianti qui sotto indicate.

 

206. Nessuno mai vadao sia ammesso a concelebrare quando la Messa è già iniziata.

 

207. In presbiterio si preparino:

a) le sedi e i sussidi per i sacerdoti concelebranti;

b) sulla credenza: un calice di sufficiente capacità o più calici.

 

208.Se non è presente il diacono, i compiti a lui propri sono svolti da alcuni concelebranti.

Se non vi sono gli altri ministri, le parti loro proprie si possono affidare ad altri fedeli idonei, altrimenti vengono assolte da alcuni concelebranti.

 

209. I concelebranti, in sagrestia o in altro luogo adatto, indossano le vesti sacre che abitualmente si utilizzano nella celebrazione individuale. Tuttavia per un ragionevole motivo, come ad esempio un numero notevole di concelebranti e la mancanza di paramenti, i concelebranti, fatta sempre eccezione per il celebrante principale, possono fare a meno della casula o pianeta, e usare soltanto la stola sopra il camice.

 

Riti di introduzione 

 

210. Preparata ogni cosa in modo ordinato, si fa, come di consueto, la processione attraverso la chiesa fino all’altare. I sacerdoti concelebranti precedono il celebrante principale.

 

211. Giunti all’altare, i sacerdoti concelebranti e il sacerdote celebrante principale, fatto un profondo inchino, venerano l’altare con il bacio, quindi si recano al posto loro assegnato. Il sacerdote celebrante principale, secondo l’opportunità, incensa la croce e l’altare; si reca poi alla sede.

 

Liturgia della Parola    

 

212. Durante la Liturgia della Parola, i sacerdoti concelebranti stanno al loro posto, e nel sedere e nell’alzarsi si uniformano al sacerdote celebrante principale.

Iniziato il canto dell’Alleluia, tutti si alzano, tranne il Vescovo, che impone l’incenso senza nulla dire e benedice il diacono o, se questo è assente, il concelebrante che proclamerà il Vangelo. Tuttavia nella concelebrazione presieduta da un presbitero, il concelebrante che proclama il Vangelo in assenza del diacono né chiede né riceve la benedizione del celebrante principale.

 

213. L’omelia è tenuta normalmente dal sacerdote celebrante principale o da uno dei concelebranti.

 

Liturgia eucaristica    

 

214. La preparazione dei doni (Cf. nn. 139-146) viene compiuta dal celebrante principale; gli altri concelebranti restano al loro posto.

 

215. Dopo che il celebrante principale ha recitato l’orazione sulle offerte, i concelebranti si avvicinano all’altare disponendosi attorno ad esso, in modo però da non intralciare lo svolgimento dei riti, da permettere ai fedeli di vedere bene l’azione sacra e al diacono di avvicinarsi facilmente all’altare per svolgere il suo ministero.

Il diacono eserciti il suo ministero all’altare, servendo quando è necessario al calice e al Messale. Tuttavia, per quanto è possibile, egli sta abbastanza arretrato, un po’ indietro rispetto ai sacerdoti concelebranti che si dispongono attorno al celebrante principale.

 

Modo di dire la Preghiera eucaristica

 

216. Il prefazio viene cantato o detto dal solo sacerdote celebrante principale; il Santo viene cantato o recitato da tutti i concelebrantiinsieme con il popolo e la schola.

 

217. Terminato il Santo, i sacerdoti concelebranti proseguono la recita della Preghiera eucaristica, nel modo sotto indicato.

Soltanto il celebrante principale compie i gesti, salvo indicazioni contrarie.

 

218. Le parti che sono pronunciate da tutti i concelebranti, in modo particolare le parole della consacrazione, che tutti sono tenuti ad esprimere, si devono recitare sottovoce, in modo che venga udita chiaramente la voce del celebrante principale. In tal modo le parole sono più facilmente intese dal popolo.

Le parti che devono essere dette insieme da tutti i concelebranti, se sul Messale sono musicate, è bene che vengano cantate.

 

Preghiera eucaristica I o Canone romano

 

219. Nella Preghiera eucaristica I o Canone Romano, solo il celebrante principale, con le braccia allargate, dice il Padre clementissimo.

 

220. Il ricordo dei vivi Ricordati, Signore e il In comunione conviene siano affidati all’uno o all’altro dei sacerdoti concelebranti, che dice queste preghiere da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.

 

221. Il solo celebrante principale, con le braccia allargate, dice l’Accetta con benevolenza, o Signore.

 

222. Da Santifica, o Dio fino a Ti supplichiamo, Dio onnipotente il celebrante principale compie i gesti, tutti i concelebranti però recitano insieme tutte le formule, in questo modo:

a)Santifica, o Dio: con le mani stese verso le offerte;

b) La vigilia e Dopo la cena: a mani giunte;

c) alle parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) In questo sacrificio e Volgi sulla nostra offerta: con le braccia allargate;

e) Ti supplichiamo, Dio onnipotente: stando inchinati e a mani giunte fino alle parole: perché su tutti noi che partecipiamo di questo altare; poi, eretti, i concelebranti fanno il segno di croce alle parole: scenda la pienezza di ogni grazia e benedizione del cielo.

 

223. Il ricordo dei morti Ricordati, o Signore e Anche a noi, tuoi ministri, peccatori, conviene siano affidati all’uno o all’altro dei concelebranti, che dice queste parti da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.

 

224. Alle parole Anche a noi, tuoi ministri, peccatori, tutti i concelebranti si battono il petto.

 

225. Soloil celebrante principale dice: Per Cristo, nostro Signore, tu, o Dio.

 

Preghiera eucaristica II

 

226. Nella Preghiera eucaristica II solo il celebrante principale, con le braccia allargate, dice il Padre veramente santo.

 

227. Tutti i concelebranti recitano insieme tutte le formule da Santifica questi doni fino a Ti preghiamo umilmente, in questo modo:

a) Santifica questi doni: con le mani stese verso le offerte;

b) Egli, offrendosi liberamente e Dopo la cena: a mani giunte;

c) le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) Celebrando il memoriale e Ti preghiamo umilmente: con le braccia allargate.

 

228. Le intercessioni per i vivi: Ricordati, Padre e per i defunti: Ricordati dei nostri fratelli, conviene siano affidate all’uno o all’altro dei sacerdoti concelebranti, che dice queste parti da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.

 

 

 

Preghiera eucaristica III

 

229. Nella Preghiera eucaristica III solo il celebrante principale, con le braccia allargate, dice il Padre veramente santo.

 

230. Tutti i concelebranti recitano insieme tutte le formule daOra ti preghiamo umilmente fino a Guarda con amore, in questo modo:

a) Ora ti preghiamo umilmente: con le mani stese verso le offerte;

b) Nella notte in cui fu tradito e Dopo la cena a mani giunte;

c) le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente;

d) Celebrando il memoriale e Guarda con amore: con le braccia allargate.

 

231. Le intercessioni: Egli faccia di noi, Per questo sacrificio di riconciliazione e Accogli nel tuo regno, conviene siano affidate all’uno o all’altro dei sacerdoti concelebranti, che recita queste parti da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.

 

Preghiera eucaristica IV

 

232. Nella Preghiera eucaristica IV solo il celebrante principale, da solo, con le braccia allargate, dice Noi ti lodiamo, Padre santo, fino acompiere ogni santificazione.

 

233.Tutti i concelebranti dicono insieme tutte le formule daOra ti preghiamo, Padre, fino a Guarda con amore, in questo modo:

a) Ora ti preghiamo, Padre: con le mani stese verso le offerte;

b) Egli, venuta l’ora e Allo stesso modo: a mani giunte;

c) le parole del Signore, con la mano destra stesa verso il pane e il calice, se ciò sembra opportuno; alla loro presentazione, i concelebranti sollevano lo sguardo verso l’ostia consacrata e il calice, poi si inchinano profondamente:

d) In questo memoriale e Guarda con amore: con le braccia allargate.

 

234. Le intercessioni: Ora, Padre, ricordati e Padre misericordioso conviene siano affidate alternativamente a uno dei sacerdoti concelebranti, che dice queste parti da solo, con le braccia allargate e ad alta voce.

 

235. Per quanto riguarda le altre Preghiere eucaristiche approvate dalla Sede Apostolica, si osservino le norme stabilite per ciascuna di esse.

 

236. La dossologia finale della Preghiera eucaristica viene recitata solamente dal sacerdote celebrante principale e, se sembra opportuno, insieme agli altri concelebranti, non invece dai fedeli.

 

 

 

Riti di Comunione

 

237. Quindi il celebrante principale, a mani giunte, dice la monizione prima della preghiera del Signore; poi, con le braccia allargate, recita il Padre nostro insieme con gli altri sacerdoti concelebranti, i quali pure allargano le braccia, e con il popolo.

 

238. Il solo celebrante principale, con le braccia allargate, prosegue: Liberaci. Al termine, tutti i concelebranti, insieme con il popolo, acclamano: Tuo è il regno.

 

239. Dopo l’invito del diacono o, se questo è assente, di uno dei concelebranti: Scambiatevi il dono della pace, tutti si scambiano tra loro la pace. Coloro che sono più vicini al celebrante principale ricevono da lui la pace prima del diacono.

 

240. Mentre si canta o si dice l’Agnello di Dio, i diaconi oalcuni dei concelebranti possono aiutare il celebrante principale nello spezzare le ostie per la Comunione dei concelebranti e del popolo.

 

241. Compiuta la immixtio, soltanto il celebrante principale recita sottovoce, a mani giunte, la preghiera: Signore Gesù Cristo, Figlio del Dio vivo, oppure La Comunione con il tuo Corpo e il tuo Sangue.

 

242. Terminata la preghiera prima della Comunione, il celebrante principale genuflette e si scosta un poco dall’altare. I concelebranti, uno dopo l’altro, si accostano al centro dell’altare, genuflettono, prendono con devozione il Corpo di Cristo e, tenendo la mano sinistra sotto la destra, ritornano al loro posto. I concelebranti possono anche rimanere al loro posto e prendere il Corpo di Cristo dalla patena presentata ai singoli dal celebrante principale o da uno o più concelebranti; possono anche passarsi l’un l’altro la patena.

 

243. Poi il celebrante principale prende l’ostiaconsacrata nella stessa Messa e, tenendola un po’ sollevata sopra la patena o sopra il calice, rivolto al popolo dice: Ecco l’Agnello di Dio e prosegue insieme con i sacerdoti concelebranti e il popolo, dicendo: O Signore, non sono degno.

 

244. Quindi il celebrante principale, rivolto verso l’altare, dice sottovoce: Il Corpo di Cristo mi custodisca per la vita eterna, e devotamente si comunica al Corpo di Cristo. Allo stesso modo si comunicano i concelebranti. Dopo di loro il diacono riceve dal celebrante principale il Corpo e il Sangue del Signore.

 

245. La Comunione al Sangue di Cristo si può fare bevendo direttamente dal calice, per intinzione, con la cannuccia o con il cucchiaino.

246. Se si fa la Comunione direttamente al calice, si può fare in uno di questi modi:

a) il celebrante principale, stando in mezzo all’altare, prende il calice, dicendo sottovoce: Il Sangue di Cristo mi custodisca per la vita eterna e beve al calice, che consegna poi al diacono o a un concelebrante; quindi distribuisce la Comunione ai fedeli (Cf. nn. 160-162)

I concelebranti, uno dopo l’altro, oppure a due a due, se vi sono due calici, si accostano all’altare, genuflettono, assumono il Sangue, astergono il labbro del calice e ritornano al loro posto.

b) Il celebrante principale, stando in mezzo all’altare, fa la Comunione al Sangue del Signore nel modo consueto.

I concelebranti possono rimanere al loro posto, e far la Comunione al Sangue del Signore bevendo al calice che viene loro presentato dal diacono o da uno dei concelebranti; oppure anche passandosi il calice l’un l’altro. Il labbro del calice viene sempre asterso da colui che beve o da chi lo presenta ai singoli. Dopo essersi comunicato, ognuno ritorna al suo posto.

 

247. Il diacono devotamente consuma all’altare tutto il Sangue di Cristo che è rimasto, con l’aiuto, se è il caso, di alcuni concelebranti, quindi porta il calice alla credenza, dove lui stesso o l’accolito istituito compie la purificazione, asterge il calice e lo riordina come di consueto (Cf. n. 183).

 

248. La Comunione dei concelebranti può anche essere ordinata in modo che i singoli comunichino al Corpo e, subito dopo, al Sangue del Signore presso l’altare.

In questo caso, il celebrante principale si comunica sotto le due specie, come di consueto (Cf. n. 158), attenendosi tuttavia al rito scelto nei singoli casi per la Comunione al calice: rito al quale devono conformarsi tutti gli altri concelebranti.

Dopo che il celebrante principale si è comunicato, il calice viene deposto al lato destro dell’altare, sopra un altro corporale. I concelebranti, uno dopo l’altro, si portano al centro dell’altare, genuflettono e si comunicano al Corpo del Signore; successivamente, al lato destro dell’altare, si comunicano al Sangue del Signore, secondo il rito adottato per la Comunione al calice, come è detto sopra.

La Comunione del diacono e la purificazione del calice si svolgono secondo le modalità sopra indicate.

 

249. Se la Comunione dei concelebranti si fa per intinzione, il celebrante principale si comunica al Corpo e al Sangue del Signore nel modo consueto, facendo però attenzione a lasciarne nel calice una quantità sufficiente per la Comunione dei concelebranti. Poi il diacono, oppure uno dei concelebranti, dispone opportunamente il calice insieme con la patena che contiene le ostie, in mezzo all’altare o a un suo lato sopra un altro corporale.

I concelebranti, uno dopo l’altro, si accostano all’altare, genuflettono, prendono l’ostia, la intingono nel calice e, tenendo il purificatoio sotto il mento, si comunicano; ritornano poi al loro posto, come all’inizio della Messa.

Anche il diacono riceve la Comunione per intinzione e risponde Amen quando un concelebrante dice: Il Corpo e il Sangue di Cristo. Quindi il diacono, se è il caso con l’aiuto di alcuni concelebranti, all’altare, beve quanto è rimasto nel calice, poi lo porta alla credenza, dove egli stesso o l’accolito istituito compie la purificazione, asterge il calice e lo riordina come di consueto.

 

Riti di conclusione  

 

250. Il celebrante principale compie i riti di conclusione nel modo consueto(Cf. nn. 166-169), mentre i concelebranti rimangono al loro posto.

 

251. I concelebranti, prima di allontanarsi dall’altare, fanno un profondo inchino. Il celebrante principale, invece, con il diacono venera l’altare con il bacio.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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