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LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA nella Tradizione e Magistero

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2017 21:58
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04/07/2013 21:53
 
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IV. - LE VIRTU' SOCIALI

La vita in società comporta certamente dei benefici; essa importa però, anche, dei doveri. Una società non dura, non prospera, non realizza le sue finalità, se coloro che ne fanno parte non sono consapevoli dei propri doveri e non li praticano. Ciò si dica in modo tutto speciale della società umana in generale, che ha scopi così alti e che ha, perciò, bisogno che i suoi membri abbiano grandi virtù. È perciò di eccezionale importanza lo studio delle fondamentalissime virtù sociali.

La fedeltà alla verità.

Alla base della vita associata, come di quella dello stesso individuo, dev'esserci la fedeltà alla verità. Tale virtù importa:

- l'amore della verità;

- la ricerca della verità;

- la volontà di regolarsi secondo i dettami della verità;

- il parlare secondo la verità;

- lo zelo per la diffusione della verità.

L'importanza della verità - oggetto dell'intelligenza - è data dal fatto che l'uomo cerca ciò che conosce, ed è portato naturalmente (salvo a forzare, colpevolmente, la natura) ad agito in corrispondenza al pensiero.

Occorre subito dire che l'uomo può errare, credendo verità ciò che tale, oggettivamente, non è; bisogna però subito aggiun­gere che l'errore non può essergli imputato a colpa; purché però egli ami la verità e faccia ciò che gli è possibile per raggiungerla. Infatti, se è certo un dovere seguire quanto si crede vero, è pure altrettanto doveroso cercare di conoscere la verità oggettiva. «E chi ama la verità viene alla luce » dice il Signore.

La fedeltà alla verità è virtù sociale basilare, - di importanza eccezionale. È proprio sulla verità che si basano con sicurezza la libertà; la giustizia, in una parola: la vita.

 

La giustizia.

Definita « la virtù che inclina l'animo a rendere a ciascuno il suo»; la giustizia è virtù eminentemente sociale, che, regolando i rapporti tra gli uomini e, rispettando l'equivalenza tra i doveri degli uni e i diritti degli altri, contribuisce mirabilmente a creare una convivenza ordinata, pacifica, armonica.

L'uomo ha di « suo » anzitutto il suo corpo e la sua anima, e i diritti loro propri: ad es. il diritto all'integrità corporea, alla libertà, ecc. L'uomo ha anche diritti sopra le cose, in quanto necessarie al suo sostentamento o in quanto legittimamente pos­sedute.

Fondamento della giustizia è l'ordine intrinseco della natura umana, come Dio l'ha creato. Perciò vi sono dei diritti, immediatamente legati alla natura, che sono irrinunciabili: ad es. quello dell'integrità del proprio corpo, della libertà di credere nella vera religione e così via.

Si distinguono tre specie di giustizia:

a) la giustizia commutativa, che si ha quando si scam­biano, tra gli uomini, beni di valore equivalente;

b) la giustizia legale, che si ha quando si ottempera a quel che si deve alla società (ciò che di solito è fissato dalle leggi);

c) la giustizia distributiva, che si ha quando la società distribuisce giustamente onori e incarichi ai cittadini.

In tali aspetti della giustizia rientra quell'aspetto di essa di cui tanto - e con ragione - si parla nel mondo moderno: la giustizia sociale.

 

La carità.

Virtù eminentemente cristiana, la carità è « la virtù per la quale l'uomo ama Dio sopra ogni cosa, per se stesso, e il pros­simo come se stesso, per amor di Dio ».

La carità non è l'elemosina; questa è una delle manifestazioni della carità, ma la carità - che vuol dire amore - si esprime in molti altri modi.

Oggetto della carità sono:

- Dio: che va amato sopra ogni cosa;

- se stessi: amore ordinato che è poi base e misura del­l'amore del prossimo;

- il prossimo, intendendo con tale espressione tutti gli uomini, anche d'altra razza e religione, pure se nemici (si ricordi la parabola evangelica del buon Samaritano).

 

Carità e giustizia.

Oggi si sente spesso dire: « Giustizia, non carità ». Chi asse­risce questo intende polemizzare contro la concezione sociale cri­stiana, quasi che essa intenda, invitando gli uomini ad essere caritatevoli, giustificare o sanare alla buona le loro eventuali in­giustizie. Ma ciò è doppiamente errato:

a) perché la Chiesa predica insieme la giustizia e la carità, e; vuole che la carità non serva per far passare di frodo l'ingiu­stizia, bensì per superarla;

b) perché adempiere perfettamente ai doveri di giustizia è difficile, e gli uomini tenderebbero a ridurre al minimo i diritti dei loro simili se non fossero animati, verso di essi, dalla virtù della carità.

Questa, perciò, non solo non va considerata come nemica della giustizia, ma, al contrario, come il fondamento, l'anima e il coronamento di essa.

- Si aggiunga che vi saranno sempre casi di indigenza, fosse anche colpevole, o di urgenza, neï quali non si può aspirare ad interventi immediati di stretta giustizia, ciò che, invece, può sempre essere fatto, stupendamente, per virtù di carità.

Si ricordi la parabola evangelica del figliuol prodigo, nella seconda parte; appare evidente come il figlio ch'era rimasto in casa, fedele a suo padre, ragioni (lagnandosi per l'accoglienza fatta al fratello) in termini di stretta giustizia, mentre il padre aveva operato in termini di carità. Ed è evidentissimo di quanto la carità cristiana superi lo stretto diritto.

 

Dio alla basa di tutto.

Dio, Somma Verità, Somma Giustizia e Sommo Amore, ri­sulta ancora una volta il fondamento supremo di una società ben ordinata e prospera.

Tocca agli uomini, cercando di possedere la fedeltà alla ve­rità, alla giustizia e alla carità, di creare nella vita associata un'atmosfera veramente cristiana, e con essa la capacità di rag­giungere, largamente e speditamente, la realizzazione del bene comune.

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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