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LA DOTTRINA SOCIALE DELLA CHIESA nella Tradizione e Magistero

Ultimo Aggiornamento: 26/10/2017 21:58
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04/07/2013 22:10
 
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XV. - L'AUTORITA' POLITICA

Elemento principalissimo dello Stato è l'Autorità. È per l'azione di essa che lo Stato può realizzare i suoi fini. È anche facile - come storicamente è tante volte avvenuto - che l'autorità sia tirannica o inetta, pecchi cioè, per dirla con Dante, "o per troppo o per manco di vigore". Appare perciò partico­larmente importante conoscere il pensiero cristiano intorno al­l'autorità politica, sulla quale, del resto, i Farisei già interro­garono precisamente, quasi venti secoli or sono, lo stesso Gesù.

Origine dell'Autorità.

Una società ordinata, efficiente, durevole, non si può avere se tra gli uomini, che si sono uniti per realizzare, con mezzi proporzionati, un fine, non c'è una autorità.

È precisamente l'autorità che riesce ad unire individui che, perché tali, hanno continuamente, su cento problemi, diversità di vedute.

Ciò è tanto più importante trattandosi della autorità della società politica. Essenziale alla società, l'autorità viene da Dio, come da Dio, autore della natura, viene la società.

Essa, proprio perché viene da Dio, può, benché imperso­nata in uomini

a) avere potere su altri uomini;

b) fare appello alla loro coscienza, per l'obbligo che tutti i cittadini hanno di cooperare al bene comune;

c) attingere, in molti casi, dalla stessa coscienza, ciò che è proprio di Dio. Perciò - dice Leone XIII nell'Enc. « Diutur­reum » -, « quelli che esercitano tale potestà è necessario che la esercitino come loro comunicata da Dio ».

 

Soggetto dell'autorità politica.

L'autorità è nell'essenza della società, e questa viene, come s'è visto, dalla natura sociale dell'uomo. Si può quindi affermare col pensatore gesuita Suarez che l'autorità proviene, sì, da Dio, ma risiede nel popolo, il quale poi, nei diversi luoghi, nei diversi tempi e con diverse forme, la conferisce. « Soggetto originario del potere civile, derivante da Dio, è il popolo » ha affermato Pio XII. È ad esso, particolarmente negli Stati democratici mo­derni, che tocca eleggere, direttamente o indirettamente, le auto­rità che lo governeranno; nelle repubbliche, poi, è il popolo che elegge, direttamente o indirettamente, lo stesso Capo dello Stato.

 

Fine, limiti, poteri dell'Autorità.

Sono gli stessi fini, limiti e poteri dello Stato, di cui s'è parlato nel cap. precedente.

Va particolarmente considerato il caso di una legge, ema­nata dalla legittima autorità, che sia evidentemente contraria al diritto naturale o, per i cristiani, al diritto positivo divino.

Premesso che un tale caso, in pratica, è assai raro e che, finché non è evidente il contrario, si deve sempre presumere lecito e doveroso quanto è comandato dalle leggi, va nettamente affermato che, nell'eventuale urto tra la legge di Dio e la legge degli uomini, deve necessariamente prevalere la legge divina. « Dobbiamo obbedire piuttosto a Dio che agli uomini » dissero un giorno gli apostoli ai sinedristi; e Leone XIII dice che gli uomini devono rifiutarsi di obbedire « quando si comandano cose che violano la legge di natura e la volontà di Dio », perché in tal caso « è ugualmente iniquità tanto il comandarle quanto l'eseguirle » (Encicl. « Diuturnum »).

L'autorità, infine, si noti, deve esercitare il suo potere a vantaggio non di singoli o di gruppi, bensì di tutta la collettività; essa deve inoltre comandare, a esseri ragionevoli, ragionevol­mente, e cioè - come dice la stessa Enciclica - « prendendo esempio da Dio, da cui l'autorità proviene... e presiedendo al popolo con equità, fede ed unendo, alla paterna severità neces­saria, la carità ».

 
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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