A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA FEDE E L'ERESIA piccolo catechismo fondamentale

Ultimo Aggiornamento: 30/07/2013 10:14
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 09:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740758] LA FEDE E L’ERESIA

 

Non è un cristiano colui che teme morire per la Verità

(San Cipriano)

        

           Prefazione

         

         Introduzione

 

           I  La Fede

 

1. L’oggetto della Fede

2. La luce della Fede

3. La credibilità della Fede

4. Il ruolo della volontà nel credere

5. L’immutabilità della Fede

6. L’infallibilità dei dogmi della Fede

       

          II   L’Eresia

 

7.  L’eresia

8.  Martin Lutero

9.  Il modernismo

10.L’ecumenismo

      

          III   Valutazione

 

11. Il bene della Fede

12. Il male dell’Eresia

 

Prefazione

 

    Il sommo Pontefice Benedetto XVI ha dichiarato un anno della Fede che ha iniziato ottobre 2012. Viste l’ignoranza e la confusione quasi universali in materia di Fede, bisogna ammettere che i tempi ci sono ormai maturi.

    Come viene concepita la Fede cattolica di solito? Come un sistema di varie credenze che hanno vari oggetti; sono opinioni di ordine naturale, non-verificabili e mutabili; opinioni che ci aiutano a comportarci in modo giusto. Come tale la Fede è messa sullo stesso livello delle altre religioni; l’uomo pretende il diritto di scegliere la religione che a lui sembra giusta, e rinunzia ad imporre la propria Fede o religione sugli altri.

    Questa concezione, diffusa oggigiorno anche tra cattolici, si oppone all’insegnamento costante della Chiesa cattolica. La Chiesa insegna che la Fede è un insieme di dottrine unite dal loro oggetto che è Dio: Dio come è di per Sè Stesso. Queste dottrine non sono opinioni di ordine naturale, non-verificabili e mutabili: bensì costituiscono una conoscenza sovrannaturale e certa (e perciò evidente) di Verità immutabili; non semplicemente ci aiutano a comportarci in modo giusto, ma piuttosto sono necessari a questo fine e poi per raggiungere il cielo. Perciò occorre l’evangelizzazione per insegnare la Fede, e, data l’occasione, il martirio per difenderla.

       Per tutti questi motivi la Fede cattolica non può essere messa sullo stesso livello delle altre religioni. L’uomo non ha il diritto di scegliere la religione come si sente, ma piuttosto il dovere di scegliere quella che è vera. A questo fine deve adoperare la sua intelligenza e la sua volontà in modo adeguato, e così facendo raggiungerà la Fede cattolica.

      Vediamo qua due visioni distinte della natura della Fede: una visione falsa e una visione giusta.

      Come si può caratterizzare la visione falsa? Fa parte di quel soggettivismo radicale che informa lo spirito moderno, che rende difficile il capire ragionamenti logici e persino lo stesso concetto della Verità oggettiva. La sua causa immediata sembra essere il falso Ecumenismo (cfr. capitolo 10); la sua causa mediata (che, più generalmente, è anche la causa del soggettivismo moderno) l’allontanamento dell’uomo moderno dall’ordine oggettivo (cfr. capitolo 5). Questo allontanamento, a sua volta, sembra derivare dalla filosofia moderna e dal Protestantesimo; ed ultimamente dall’impeto della volontà creata di emanciparsi da Dio. 

    La visione giusta della Fede, invece, ci fornisce una materia ampia e ricca di riflessione, di cui non si può trattare adeguatamente in modo breve: per questo ci limiteremo nel libretto istante a presentare in modo semplice e conciso alcuni aspetti della Fede che riteniamo di particolare importanza o rilevanza attuali.

 

 

 

Introduzione

   

   La Fede è una virtù teologale, assieme alla Speranza e la Carità. Nelle parole del Catechismo Maggiore di san Pio X (859-860): ‘La Fede, la Speranza, e la Carità si chiamano virtù teologali, perché hanno Dio per oggetto immediato e principale, e ci sono infuse da Lui. Le virtù teologali hanno Dio per oggetto immediato, perché con la Fede noi crediamo in Dio, e crediamo tutto ciò che Egli ha rivelato; con la Speranza speriamo di possedere Dio; con la Carità amiamo Dio e in Lui amiamo noi stessi e il prossimo’.

                                               

    Guardando adesso la Fede in particolare, cominciamo con alcune definizioni e chiarificazioni, e poi esponiamo la struttura di questo piccolo libretto.

                                            

                                                                  

   Definizioni

   

   Innanzitutto distinguiamo tra la virtù (o habitus) della Fede e l’atto della Fede. La virtù della Fede è quello stato d’anima che acquista un infante tramite il battesimo o che possiede una persona di cui diciamo che ‘ha la Fede’. L’atto della Fede, invece, è quell’atto esplicito di assenso alle verità della Fede che pone un adulto quando raggiunge la Fede o che può porre una persona che già possiede la Fede.

  

    La virtù della Fede

  

    Primo presentiamo due definizioni della virtù della Fede: quella di san Paolo e quella del Concilio Vaticano I. La prima definizione, secondo san Tommaso (Summa II II q.4, a.1), è la base di tutte altre che si possono dare della Fede; mentre la seconda definizione, essendo dogmatica, ne possiede la più grande autorità.

     La definizione di san Paolo (Ebr. XI 1) è: ‘La Fede è sostanza delle cose che si sperano e convinzione delle cose che non si vedono.*

     La definizione del Concilio Vaticano I è: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l'aiuto e sotto l'ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l'autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare+’(Sess. 3, Const. de fide cath. c.3).

                                                                  

   L’atto della Fede

  

   Presentiamo la definizione dell’atto della Fede di san Tommaso (Summa II II q.2, a.9): L’atto della Fede è ‘l’atto dell’intelletto che assente alla Verità divina, sotto l’impero della volontà che viene mossa da Dio mediante la Grazia×’.

 



* Est fides sperandarum substantia rerum, argumentum non apparentium.

+ Fides est virtus supernaturalis, qua, Deo aspirante et adiuvante gratia, ab eo revelata vera esse credimus, non propter intrinsecam rerum veritatem naturali rationis lumine perspectam, Sed propter auctoritatem ipsius Dei revelantis, qui nec falli nec fallere potest.

× actus intellectus assentientis veritati divinae ex imperio voluntatis a Deo motae per gratiam.

[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:00
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

[SM=g1740733] Chiarificazioni

  

     La parola ‘Fede’ ha due sensi: la conoscenza sovrannaturale, che è il senso soggettivo del termine (fides qua creditur), e l’oggetto di questa conoscenza, che è il suo senso oggettivo (fides quae creditur).

    Altre chiarificazioni della nozione della Fede sono le tre distinzioni di sant’Agostino: credere Deo, credere in Deum, credere Deum. Il primo termine significa che si crede sull’autorità di Dio; il secondo significa che si crede tramite un atto di assenso in Dio; il terzo significa che Dio è l’oggetto della Fede.

    Si notano altrettanto le distinzioni scolastiche tra prima Veritas in dicendo che significa Dio come l’autorità della Fede in quanto Veritiero, e la prima Veritas in essendo che significa Dio come oggetto della Fede in quanto l’Essere Stesso.

 

   

    La struttura del libretto

   

    Il primo capitolo tratta della Fede nel suo senso oggettivo: l’oggetto della conoscenza sovrannaturale. Ciò è stato definito sopra come ‘sostanza’, come ‘verità divina’, come ‘Dio’, oppure come ‘prima Veritas in essendo.

    Il secondo capitolo tratta della Fede nel suo senso soggettivo: la conoscenza sovrannaturale. Questa conoscenza viene intesa come un tipo di luce che, come insegna il Concilio Vaticano I, è altra alla luce naturale.

    Il terzo capitolo tratta della credibilità della Fede che è l’autorità di Dio, la ‘prima Veritas in dicendo.

    Il quarto capitolo tratta del ruolo della volontà nel credere al quale la definizione di san Tommaso dell’atto della Fede accenna.  

    Il quinto capitolo tratta dell’immutabilità della Fede, nel senso oggettivo. Ciò deriva dal fatto che il suo oggetto, l’oggetto della conoscenza sovrannaturale, è sostanza, verità, Dio.

    Il sesto capitolo tratta dell’infallibilità dei dogmi della Fede, che deriva dal fatto che Dio Stesso li ha rivelati, Che è il Veritiero Stesso.

 

    Nella seconda sezione del libretto trattiamo dell’Eresia: prima la definiamo; poi ne diamo un esempio nelle dottrine di Martin Lutero. Dopo consideriamo il Modernismo che è una posizione dottrinale moderna che comprende in se tutte le eresie; poi ne diamo un esempio nell’Ecumenismo.

 

    Nella terza sezione valutiamo brevemente la Fede e l’Eresia: il bene del primo e il male del secondo. Nel primo caso esponiamo la definizione di san Paolo; nel secondo presentiamo il commentario dei Padri della Chiesa su un passo dell’Apocalisse a riguardo.

 

 

                     

                                                            1. L’Oggetto della Fede

 

 

   Ora l'oggetto della Fede è la Verità sovrannaturale conosciuta mediante la Grazia. Cosa significa ‘Verità’ in questa frase? Nei termini più generali, la verità è la corrispondenza tra un’idea e una cosa: in altre parole tra un’idea e la realtà. La Verità che è l'oggetto della Fede è la Verità, la Realtà, fin quanto è conoscibile: la Verità ontologica. Questo senso di verità viene espresso nella frase:‘Io cerco la Verità’. Qua ‘la Verità’ significa la realtà delle cose fin quanto è conoscibile.

 

   L'oggetto della Fede è la Verità fin quanto è conoscibile: la Realtà fin quanto è conoscibile. La Chiesa insegna che questa verità, questa realtà, è nient'altro che Dio stesso, Che è la Verità, la Realtà, e l'Essere, nel senso supremo e assoluto dei termini.

   Dire che Dio è la Verità, o la Realtà, fin quanto è conoscibile, implica che la conoscenza di Dio dipende dal soggetto che Lo conosce: L'uomo, essendo finito ed imperfetto, può conoscere Dio solo in modo finito ed imperfetto, ossia con la Fede; mentre Dio può conoscere Se Stesso in modo infinito e perfetto, perchè in Dio c'è una corrispondenza e unità perfette tra Soggetto che conosce, e Oggetto che è conosciuto.

 

   Abbiamo detto che l'oggetto della Fede viene conosciuto mediante la Grazia; nel prossimo capitolo vedremo che la grazia è una luce sovrannaturale che ci fa conoscere Dio come è di per Se Stesso. Ora la Chiesa distingue tra la Fede, che è una luce sovrannaturale che ci fa conoscere Dio come è di per Se Stesso; e la ragione, che è una luce naturale che ci fa conoscere Dio come la causa e la fine di tutta la creazione.

 

     Se chiediamo cosa bisogna credere per conoscere Dio come è di per Se Stesso, la Chiesa risponde con san Paolo che bisogna ‘credere che Egli esiste e che Egli ricompensa coloro che Lo cercano’ (Ebr.11.6). San Tommaso d'Aquino, sant'Alfonso, e altri teologi, insieme alla prassi universale della Santa Chiesa Cattolica, ci insegnano che bisogna credere inoltre il mistero della Santissima Trinità e in Cristo Redentore, come accenna san Giovanni nel suo vangelo: ‘Questa è la vita eterna, che conoscano Te, l'unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo’.

 

   Per conoscere Dio come è di per Se Stesso, per avere la Fede, bisogna credere queste dottrine dunque: più in dettaglio, bisogna credere queste dottrine esplicitamente e tutti gli altri dogmi della Fede implicitamente.

 

   Nell'ultima analisi dobbiamo credere pienamente in Gesù Cristo, perchè se crediamo pienamente in Gesù Cristo, crediamo tutti i dogmi della Fede: crediamo nel Dio-Uomo: la Seconda Persona della Santissima Trinità fatta carne: per redimerci, per giudicarci, e per rimunerarci nella prossima vita. Se crediamo in Gesù Cristo, crediamo la Verità che è Dio fin quanto è conoscibile: come san Giovanni scrive nel prologo del suo vangelo: ‘Dio nessuno lo ha mai visto; proprio il Figlio unigenito, che è nel seno del Padre, Lui lo ha rivelato’.

 

    In sintesi, Nostro Signore Gesù Cristo è l'oggetto della Fede: Lui stesso, Che ha detto:‘Io sono la Verità’, è la Verità che è l'oggetto della nostra Fede, la verità più sublime di tutte le verità naturali: Jesu… veritas sublimior, come cantiamo alle lodi nella festa dei confessori.

   

    Le sedicenti ‘altre’ fedi o religioni, presentano altre visioni della realtà incompatibili con la visione cattolica. Poiché la visione cattolica è vera, come vedremo in seguito, le altre sono false. Se sono false, che lo sono, non vengono da Dio ma dall'uomo e/o dal demonio:‘Omnes dii gentium Daemonia: tutti gli dei delle genti sono demòni’ (Salmo 95.5). San Paolo dice nella Seconda epistola ai Corinzi (6.16): ‘Quale unione tra la luce e le tenebre? Quale intesa tra Cristo e Beliar, o quale collaborazione tra un fedele ed un infedele? Quale accordo tra il tempio di Dio e gli idoli?’

 

    Le altre religioni sono false, e dunque da rigettare, mentre i loro aderenti sono da convertire e da istruire, affinchè possano assumere il dolce giogo di Cristo: Lui è solo da accogliere, solo da abbracciare, solo da servire, solo da seguire, da adorare, e da testimoniare fino alla morte, perchè Lui è l'unica manifestazione della Verità suprema ed assoluta di tutte le cose, fin quanto è conoscibile all'uomo: perchè Lui è la Verità, e non solo la Verità ma anche la Via e la Vita, e chi conosce Lui, conosce la Via e avrà la Vita: la vita di Grazia in questo mondo, e la vita di Gloria nel Cielo. Amen.

 

 

                                                           2.  La luce della Fede

 

   Il fine ultimo dell'uomo è di unirsi a Dio nel Cielo nella visione beatifica, alla gloria di Dio e alla beatitudine eterna dell'uomo. Ma come è possibile, può chiedere qualcuno, che l'uomo, un essere naturale che appartiene al creato, può unirsi a Dio, un Essere sovrannaturale, che trascende assolutamente il creato?          

    L'uomo è naturale, Dio è sovrannaturale; senza un aiuto speciale di Dio, dunque, l'uomo non potrebbe mai unirsi a Lui. Tentare di unirsi a Dio con le proprie forze puramente naturali, sarebbe come tentare di costruire una torre di Babele, con l'idea di salire su di essa per incontrarLo al di là delle nuvole. Comunque, se le nostre forze naturali non possono condurci al nostro fine ultimo, possono già prepararci, perchè per mezzo delle forze naturali dell'uomo, più precisamente della sua intelligenza e della sua volontà, le due facoltà principali dell'anima, l'uomo può in maniera naturale conoscere ed amare Dio.

    Per mezzo della sua intelligenza, cioè tramite la luce della ragione, può conoscere Dio: può dimostrare di fatti con certezza, secondo la parola infallibile di san Pio X nel Giuramento Antimodernista, che Dio esiste, che Dio è l'inizio e il fine di tutte le cose: l'inizio nel senso che è il Creatore; il fine nel senso che è il Giudice e il fine ultimo dell'uomo: l'inizio e il fine, Alfa ed Omega. E’ poichè l'uomo può conoscere Dio come tale, può anche amarLo come tale, cioè come Creatore e fine ultimo, e come Colui in Cui esiste tutto ciò che è di vero, di buono, e di bello.

    Ma per conoscere Dio come è di per Se Stesso, per amare Dio come è di per Se Stesso nella Sua intima natura: per elevare l'intelligenza umana e la volontà umana ad un livello sovrannaturale, bisogna avere un aiuto speciale di Dio, cioè la Grazia.

    La Grazia è sovrannaturale: è al di sopra della natura: un dono gratuito di Dio elargito sull’uomo nei sacramenti. Viene data inizialmente nel Battesimo, e se è persa, viene restituita nella Confessione. E' una qualità dell'anima che permette all'intelligenza di conoscere Dio in modo sovrannaturale, cioè alla luce della Fede; che permette alla volontà di amare Dio ed il prossimo in Dio in modo sovrannaturale, cioè con la Carità.

    Vediamo che ci sono due ordini di conoscenza, due luci: la luce della ragione e la luce della Fede: la luce della ragione che è una luce naturale, e la luce della Fede che è una luce sovrannaturale.

    Vediamo anche che ci sono due oggetti di conoscenza: l'oggetto della ragione che consiste nelle conclusioni alle quali ci può condurre il ragionamento; e l'oggetto della Fede che consiste nei misteri in Dio nascosti, nelle parole del Concilio Vaticano I: ‘che non possono essere noti se non divinamente rivelati’.

    La ragione e la Fede sono compatibili. Il Concilio Vaticano I, nella Costituizione Dei Filius, dichiara: ‘Benchè la Fede sia sopra la ragione, non è in nessun senso contrario ad essa, e non può darsi mai qualsiasi reale disaccordo tra la Fede e la ragione, poiché il Dio che rivela i misteri della Fede e la infonde in noi è lo stesso che ha infuso il lume della ragione nell’animo umano; Dio non può quindi negare Se stesso, né la verità contraddire la verità’.

    Dunque, la ragione e la Fede sono due tipi di luce: il primo naturale, il secondo sovrannaturale. Esse ci prestano aiuto per attraversare, per così dire, la notte oscura di questo mondo. Non sono incompatibili: sono solo diverse. I loro oggetti sono anche diversi: sono due tipi di verità: il primo naturale, il secondo sovrannaturale. Anche loro non sono incompatibili, ma solo diverse, perchè questi due tipi di verità appartengono alla stessa realtà, all'una, unica realtà costituendone due dimensioni.

    Diamo l'esempio di un cammino attraverso un bosco durante la notte: la luna ci mostra il bosco e la torcia ci mostra il cammino dentro al bosco: si tratta di due luci compatibili ma diverse, che ci mostrano entrambe un’unica realtà.

    La Fede non è un insieme di credenze come nelle altre religioni; non è un'esperienza o  sentimento che viene da dentro dell'uomo come pretendono i Modernisti; ma è una Luce, una conoscenza data da Dio.

    Cosa ci mostra questa luce? il suo oggetto non è una fabbricazione dell'uomo o del demonio, come nell'Induismo per esempio; non è una fabbricazione mescolata con la Verità, come l'Islam per esempio; non è una verità parziale come il giudaismo, ma, come abbiamo esposto nel primo capitolo, è la Verità tutta intera che, nell'analisi finale, è Dio Stesso.

 

    La luce della Fede ci rivela il suo oggetto in modo oscuro in questo mondo. Nell'altro mondo questa luce di Fede si trasformerà nella luce della gloria che ci rivelerà il suo oggetto chiaramente (dentro dei limiti del soggetto finito che siamo): ‘adesso vediamo come nello specchio e ora faccia a faccia’(1. Cor.13,12). Questo oggetto è ‘Dio come è’ sicuti est: la visione per la quale siamo stati creati, per la quale siamo stati dotati dell'anima, della conoscenza, e della Fede.

     Proviamo a santificarci, dunque, nella notte oscura di questa vita terrena, per l'intercessione della Santissima Vergine Maria, Sedes Sapientiae e Mater Boni Consilii, per godere pienamente e perfettamente della luce Divina in cielo, alla Gloria del Santissimo Nome di Dio. Amen.

 

 




[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:04
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

3.  La Credibilità della Fede

    

 

     In questo capitolo esaminiamo i motivi della Fede, ossia la sua credibilità.

     Cominciamo con la definizione del Concilio Vaticano I: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l'aiuto e sotto l'ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l'autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare’.

    Vediamo qui che non è la ragione, bensì l'autorità di Dio, che è il motivo della Fede. Questo motivo lo chiamiamo interno e sovrannaturale. Il fatto che non è la ragione che sia il nostro motivo di Fede ci distingue dai sedicenti ‘razionalisti’, che pretendono che la sola ragione sia affidabile, che la sola ragione sia il metodo per raggiungere la Verità assoluta, che non ci sia un'altra specie di motivo per assentire alla verità, che non ci sia una Luce superiore, e che non ci sia altra Verità superiore a quella che raggiunga la ragione.

    Noi invece professiamo che la ragione non è l’unico mezzo affidabile per raggiungere la verità; che c'è un altro mezzo, cioè per raggiungere la Verità assoluta, e questo è la Fede; che c’è un'altra specie di motivo per assentirle, cioè l'autorità di Dio; che c'è una Luce superiore, cioè la Luce della Fede; e che c'è una Verità superiore, cioè la Verità della Fede.

    Come è che i razionalisti danno una tale importanza alla ragione? forse perchè ritengono che la ragione ci possa dare una certezza assoluta delle cose e vogliono avere una certezza di questo grado sulla Verità assoluta. Quando riflettiamo un attimo, però, vediamo che la ragione purtroppo non può darci la certezza assoluta su molte cose: non sappiamo con certezza assoluta quasi nulla nella nostra vita: non sappiamo con certezza assoluta per esempio che i nostri genitori siano davvero i nostri genitori, o che i nostri amici non siano in verità i nostri nemici. Se la ragione non può darci la certezza assoluta di tante cose nella nostra vita, dunque, come dovrebbe darci una tale conoscenza sulla Verità assoluta?

      Possiamo concludere che la ragione non è per forza un fondamento molto sicuro quando si tratta della Verità assoluta. Se è possibile affatto a raggiungere la Verità assoluta, abbiamo bisogno di un'altro tipo di motivo, un tipo che i razionalisti non apprezzano, forse perchè non è scientifico neppure intrinseco alla mente, come la certezza della ragione.

     Questo è il motivo della credibilità, la specie di certezza normale nella nostra vita: una certezza che si basa sulla parola di un altro, sull'autorità di un altro; la certezza, per esempio, che i nostri genitori sono davvero i nostri genitori, e che i nostri amici sono davvero i nostri amici. Questa è la specie di certezza, la certezza di credibilità, che ci fa assentire alla Fede. Come abbiamo appena detto, è la specie di certezza che si basa sulla parola di un altro, sull'autorità di un altro che, in questo caso, è nessun altro che Dio stesso, e non c'è né un'autorità più grande, né un fondamento del credere più solido, né più sicuro.

     Qualcuno potrebbe obiettare, chiedendo: come sappiamo che il contenuto della Fede provenga davvero da Dio e che la Bibbia e l'insegnamento della Chiesa non siano soltanto delle fabbricazioni dell'uomo? L'evidenza sta nei miracoli, nelle profezie, e nella natura della Chiesa stessa. Questi elementi costituiscono un secondo motivo di credibilità che chiamiamo ‘esterno’ e ‘naturale’. Il primo motivo, l’autorità di Dio, essendo interno e sovrannaturale, è il motivo determinante dell’atto di Fede, mentre il secondo motivo, essendo esterno e naturale, ha un ruolo piuttosto corroborativo.  

     Nostro Signore Gesù Cristo confermava le Sue parole con segni e miracoli e i Suoi santi hanno fatto lo stesso. La conversione di quasi tutto quanto il mondo dal paganesimo a Cristo e la santificazione di tante anime, malgrado le concupiscenze della natura caduta che si oppongono all’ascesi cattolica, come, per esempio alla mortificazione e la castità, malgrado tutte le persecuzioni e gli ostacoli del mondo, della carne e del demonio, e per mezzo di predicatori umili e semplici, è un miracolo che  attesta altrettanto la Verità di questa predicazione; come anche la propagazione della Chiesa, la sua santità, la sua inesauribile fecondità per ogni bene, la sua unità e stabilità invincibili.

     Come aspetto di questo motivo naturale ed esterno della Fede si può menzionare la sua profondità. La Chiesa cattolica predica Dio Amore Che si dà fino alla morte di Croce per noi: la Chiesa cattolica ci da la spiegazione più profonda della vita umana e di ciò che c'è di più profondo in essa, cioè, la sofferenza e l'amore.

     Nessun altra cosiddetta ‘fede’ o ‘religione’ è paragonabile con il cattolicesimo in questi riguardi, e nessun altra proclama alcuna di queste verità che non abbia preso dal cattolicesimo.

     Possiamo dunque concludere che la Fede si basa sulla certezza, la certezza della credibilità* ed in questo senso è inoltre ragionevole, anche se non dipende dalla sola ragione. Ma proprio per questo motivo la Fede esige l'umiltà ed il sacrificio: il sacrificio dell’intelletto. Esige in particolare il sacrificio del desiderio di conoscere tutto con le proprie forze, con la certezza scientifica ed intrinseca della ragione che richiamono i razionalisti.

     Siamo dunque umili e accettiamo la Fede e tutto ciò che contiene, come siamo anche obbligati perchè, come dice il Signore: ‘Beati quelli che, pur non avendo visto, crederanno’.

 

 

 

 

                                              4.  Il ruolo della volontà nel credere

 

     Dopo aver esaminato la credibilità della Fede, vogliamo in questo capitolo considerare il ruolo della volontà nell’atto del credere.

 

     Citiamo di nuovo il Concilio Vaticano I: ‘La Fede è una virtù sovrannaturale per mezzo della quale, con l'aiuto e sotto l'ispirazione della divina grazia, crediamo essere veri i misteri rivelati da Dio. Questo non per l’intrinseca verità delle cose intelligibili alla luce naturale della ragione, ma per l'autorità del Dio rivelante che non può né ingannarsi né ingannare’.

 

      Vediamo che ciò che ci induce a credere non è né ragionamento, né l'evidenza dell’oggetto della Fede, bensì la volontà. La spiegazione per ciò è che le verità che sono l’oggetto della Fede non sono evidenti in sè come le verità naturali, per esempio 2+2=4, e dunque non sono sufficienti per impellere l’intelletto all’assenso. C’è bisogna quindi di un atto della volontà per elicitare quell’assenso.

 

      San Tommaso d'Aquino descrive l'atto di Fede come ‘un atto dell'intelletto che assente alla Verità divina sotto l’impero della volontà mossa da Dio mediante la grazia’ (Summa II.II.q. 2.a. 9), dove la volontà possiede la principalità, e l'intelletto aderisce alla Verità perchè lo vuole: quia vult (Contra Gent. I.3 c.40).

 

     La Fede, anche se non è conseguenza di ragionamenti, non è per questo irrazionale né un annullamento della ragione, bensì ragionevole. San Paolo la chiama ‘un ossequio ragionevole’ (Rom.12.1). Come abbiamo appena evocato nell’ultimo capitolo, si crede su un lato sull'autorità di Dio Stesso, e su un altro lato sull'evidenza dei miracoli, dell'espansione e della santità della Chiesa, e della vita, la dottrina, e l'esempio di Nostro Signore Gesù Cristo: questo è il senso in cui è ragionevole.

 

    La Fede è libera: si può accettare o no. ‘Se qualcuno vuole fare la volontà di Dio, lui conoscerà la dottrina’, dice il Signore (Gv.7.17), e Ludolfo il certosino commenta: ‘O discorso pieno di consolazione! Venite dunque, ignoranti che non conoscete la dottrina, per illuminarvi. Dio non chiede che una cosa: la semplice disposizione del cuore: Se qualcuno volesse, conoscerà. Non dite: ‘Non so dove è la verità, ed ignoro ciò che Dio chiede di me’. Volete e basta! Volete, e conoscerete!’ Basta dunque volere: basta volere per avere la Fede, basta volere anche per divenire santi. E dove voglio mettere la mia fiducia, d’altronde, se non in Dio? se non nella Verità assoluta da Dio rivelata?

 

    Ci sono persone comunque che dicono che vorrebbero credere, ma non possono. Cosa devono fare? Inanzitutto devono conoscere il contenuto della Fede: principalmente nostro Signore Gesù Cristo Stesso, soprattutto nella Sua Passione. Ricordiamoci della parola di san Giovanni Vangelista (19, 34.35): ‘uno dei soldati gli colpì il costato con la lancia e subito ne uscì sangua e acqua. Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera, e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate’. Similmente dopo il racconto del dubbio e della conversione susseguente di san Tommaso, e come conclusione* di tutto il vangelo, scrive (20. 30-31): ‘Molti altri segni fece Gesù in presenza dei suoi discepoli, ma non sono stati scritti in questo libro. Questi sono stati scritti, perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome’.

    

    Poi devono vivere in un modo che corrisponda alla Fede. Questo, però, può essergli difficile, perchè le persone che fanno fatica a credere sono tipicamente figli del Mondo, e il Mondo si oppone diametralmente alla Fede. Per di più, il Mondo è peccaminoso e soggioga i suoi figli ai suoi propri modi di pensare e di agire, ottenebrandogli le intelligenze, cosi che trovano quasi impossibile uscire dal suo dominio o scorgere ‘l’illuminazione del vangelo della gloria di Cristo che è immagine di Dio’ (2. Cor. 4,4). Da queste persone viene richiesto un atto coraggioso di volontà, che ammonta a una vera e propria conversione: riconoscendo che ci esiste fuori di se un principio più grande di loro, e umiliandosi ed assoggettandosi a questo principio, che è niente altro che Dio Stesso. 

 

    In un tale caso, e anche generalmente, occorrono l'umiltà e l'obbedienza per credere. Questa è ‘L'ubbidienza alla Fede’ di cui parla san Paolo (Rom. I.5). Per ciò i superbi ed i disubbidienti non accetteranno la Fede. I Farisei del vangelo riconoscono che Nostro Signore Gesù Cristo è verace, e lo dicono anche, ma non Lo accettano; vedono i Suoi miracoli, ma non credono. E gli agnostici, gli atei, gli eretici, che sanno ciò che è la Fede (e non sono semplicemente ignoranti e confusi), ma non la accettano o la rifiutano, non possedono le virtù dell'umiltà né dell'ubbidienza, ma, come dice il Signore, preferiscono le tenebre alla luce, perché le loro opere sono cattive.

 

     Ma la Fede non è solo una possibilità per tutti, bensì anche un dovere: un dovere per ogni uomo, perché Dio ‘vuole che tutti gli uomini siano salvati e arrivino alla conoscenza della verità’, che è la Fede (I Tim.2.4). L’uomo non ha il diritto di credere o di non credere, o di credere ciò che vuole lui. Non ha neanche il diritto di credere ‘secondo la sua coscienza’ intesa, nel senso sbagliato, dei suoi sentimenti. Piuttosto ha il dovere di credere secondo la sua coscienza intesa nel senso giusto come un giudizio, come un’applicazione di principi morali oggettivi su un atto concreto, in questo caso sull’atto eventuale della Fede. E l’applicazione di questi principi detta che deve accettare la Fede.

 

    Per questo, chi non crede, fallisce nel suo dovere. Anzi, come dice il Signore: ‘Chi non crederà sarà condannato’ (Mc.16.16), ed in un altro luogo: ‘Se non credete che Io Sono, morirete nel vostro peccato.’ (Gv.8.24). Sant'Agostino commenta: ‘Cosa bisogna credere? Bisogna credere che Gesù è: ‘quia Ego Sum’, bisogna credere che Egli è Colui Stesso che ha detto a Mosè: ‘Ego Sum Qui Sum’: bisogna confessare la Sua Divinità’.

 

    L'atto di Fede è libero, dunque, e bisogna essere libero perché Dio vuole che l’uomo Lo ami, e solo un atto libero può costituire l’amore. Difatti l'atto di amore che è l’atto di Fede illumina la mente con la Verità divina, così che l’uomo in seguito possa amare Dio pienamente e in tutte le cose.

 

     Vediamo che l'atto di Fede è anche un atto di amore; anzi, come abbiamo accennato nell’ultimo capitolo, un atto di sacrificio: un sacrificio di ciò che è la facoltà la più alta e la più nobile dell'uomo, cioè l'intelligenza: è un sacrificio dell'intelligenza a ciò che è ancora più alto e più nobile di essa, cioè la Verità assoluta e definitiva che è Dio Stesso. Questo sacrificio conduce ad un secondo sacrificio, ossia della volontà al Bene assoluto e definitivo che è Dio stesso. E così la Fede conduce alla Carità, che è un sacrificio di tutto ciò che non è Dio, per santificare l'uomo e per trasformarlo in Dio.

 

      Questo sacrificio dell'intelligenza e della volontà non danneggia l'anima, però, come il sacrificio che fa colui che rifiuta la Fede, che piega l'anima su se stessa e la degrada, nel fine di compiere quell'atto che è il più misero di tutti gli atti, che è l'adorazione di se stesso. Piuttosto il sacrificio che è l'atto di Fede porta l'anima alla ‘sua somma e nobilissima elevazione’, nelle parole di padre Tomas Tyn OP. La ragione e la volontà divengono illuminate, la mente e il corpo intero divengono luce, con la luce che allo stesso tempo ci mostra la strada verso il Cielo, per adorare lassù quella Verità e quella Bontà che è Dio stesso: quella Luce che è la fonte e il Padre di tutte le luci: per immergersi in Lui, e contemplare poi per sempre gli splendori infiniti della Sua gloria.

 

 

 

                                           

                                                5.  l’Immutabilità della Fede

 

    Talvolta qualcuno dirà: ‘Comunque la Chiesa è molto cambiata’ e pensiamo subito al suo insegnamento ed alla sua liturgia. Il tema di questo capitolo sarà il suo insegnamento. In quale senso, dunque, è cambiato l'insegnamento?

 

    Fino, forse, a cinquant'anni fa, gli uomini della Chiesa presentavano una visione della realtà, a cui abbiamo accennato nei capitoli scorsi di Dio Uno e Trino, assolutamente trascendente e sovrannaturale, al di sopra di tutto il creato; Che elargisce sugli uomini la grazia sovrannaturale, illuminando la loro conoscenza con la Fede, e accendendo la loro volontà con la Carità, affinchè l'uomo si possa elevare ed unire a Lui quaggiù e nel Cielo.

    A questo fine creò la Chiesa, a cui ha affidato la Grazia dei Sacramenti, e tutte le verità soprannaturali della Fede e della morale (soprattutto i dieci comandamenti), di cui l'uomo avrà bisogno per il suo viaggio attraverso il deserto di questo mondo. Coloro che seguono questa strada, apparecchiata per loro da Dio, raggiungeranno il Cielo; coloro che non la seguiranno, finiranno nell'Inferno. La strada che conduce al Cielo è stretta e richiede ascesi e mortificazione, anche se porta con se la pace e la più profonda felicità possibile in questo mondo; la strada che conduce all'Inferno è larga invece, non richiede sforzi e porta con se piaceri, ma piaceri passeggeri che cedono poi alla tristezza e spesso alla disperazione.

   

    Da circa cinquant'anni, invece, molti uomini della Chiesa presentano un'altra visione della realtà: La Grazia e l'ordine sovrannaturale non sono più menzionati. La Fede cattolica sarebbe secondo loro un sistema di credenze sullo stesso livello di quello dei protestanti, o di qualsiasi altra confessione cristiana, o di quello di qualsivoglia religione. La Fede non sarebbe più necessaria per raggiungere il Cielo, quindi. Ma neanche il Battesimo sarebbe necessario, né l'appartenenza alla Chiesa cattolica: il Battesimo sarebbe una mera convenzione, e la Chiesa solo un raggruppamento di persone con le stesse credenze. Non sarebbe necessaria neppure la Carità, l'amore sovrannaturale, ma basterebbe l'amore in senso assai vago e indefinito: come si rivela nell'Ecumenismo, o nel matrimonio di cui viene ormai presentato come la prima finalità.

 

    Questo amore e la gioia a cui conduce, costituiscono un vangelo ‘positivo’ opposto ad un vangelo ‘negativo’ che si interessa alla mortificazione, al peccato, e all'Inferno. Si può già specificare il vangelo ‘positivo’ come l’allontanamento dall'ordine oggettivo, sia naturale che sovrannaturale: dalla realtà e dalla verità oggettive, dall'autorità, dalle leggi, e dalla giustizia, verso l’ordine soggettivo: verso l'amore, la comunione, e la gioia.

 

    L'insegnamento è cambiato, dunque. La nostra domanda perciò è: Quale insegnamento è giusto: quello tradizionale o quello moderno? O forse l'insegnamento tradizionale era giusto allora, ma ormai l'insegnamento moderno è giusto? Diamo un esempio: la Fede e la Carità sono necessarie alla salvezza, o non lo sono? Oppure, erano necessarie nel passato, ed ora non lo sono più?

    

     La risposta è chiara come la luce: l'insegnamento tradizionale è giusto e quello moderno è falso. La Fede e la Carità sono necessarie per la salvezza e lo saranno sempre.

 

     Perchè è giusto l'insegnamento tradizionale? Perchè l'insegnamento tradizionale è l'insegnamento delle verità oggettive che la Chiesa ha ricevute da Dio Stesso, secondo le parole del Signore: ‘Quando però verrà lo Spirito di verità, Egli vi guiderà alla verità tutta intera’. L'insegnamento tradizionale è insegnamento di verità oggettive, dunque, che come tali sono immutabili, immutabili come le verità della matematica: Se due più due fanno quattro oggi, lo faranno anche domani. Questo insegnamento tradizionale della Chiesa non è cambiato, dunque, non cambierà, e non può cambiare, come la Chiesa stessa di per se stessa non è cambiata, non cambierà, e non può cambiare.

 

      Come sappiamo che l'insegnamento tradizionale ad esempio sulla necessità della Fede e della Carità per la salvezza, o sulla Santissima Trinità, sui privilegi sublimi della Beatissima Vergine Maria, sull'Incarnazione, sulla Morte e la Risurrezione di Nostro Signore Gesù Cristo è vero? Lo sappiamo sull’autorità di Dio che parla attraverso la Chiesa, perché, come abbiamo già detto, l’autorità di Dio è il motivo della Fede.

     La Chiesa, dunque, col sostegno dello Spirito di Verità che è lo Spirito Santo, insegna le verità della Fede. Inoltre ne ha definito un gran numero (comprese quelle evocate nell’ultimo paragrafo) come dogmi: da credere come divinamente rivelate per ogni membro della Chiesa cattolica, così che, chi li nega, anche se solo uno di loro, sarà escluso dalla comunione della Chiesa.

   

    I Modernisti che insegnano dottrine opposte non possono cambiare l'insegnamento cattolico, dunque: non ne hanno il potere, perchè quell'insegnamento è immutabile; non ne hanno l'autorità, la competenza, perchè hanno l'autorità e la competenza, il munus docendi, solo per insegnare il Depositum Fidei: le verità della Fede.

 

    I Modernisti sono come professori incaricati ad insegnare la matematica, i quali insegnano infatti che due più due fa tre. Possono cambiare la natura della matematica? no; Possono cambiare qualsiasi delle sue verità individuali? no; Hanno l’autorità, la competenza? no; Hanno il potere? no.    

    Cosa possiamo dire di questi professori? che sono professori di matematica mancanti; anzi non sono professori di matematica affatto: sono sciarlatani ed ingannatori: impiegati da insegnare la matematica, chiamandosi matematici, e campandoci, insegnano altre cose, travestendole come la matematica, e frustrando così gli scopi stessi dei loro impieganti.

 

   E così è anche per i Modernisti. La loro colpa e più grave, però, perché ciò che è in gioco non è solo la formazione scolare dei loro allievi, bensì la salvezza eterna delle loro anime. Che la Chiesa li smascherì quindi quanto prima, che li rimandi e li dichiari eretici!

 

    Ora i Modernisti di solito presentano le loro nuove dottrine o senza giustificazione, o colla giustificazione che siano uno ‘sviluppo’ dell’insegnamento cattolico anteriore. Dietro a questa giustificazione ci giace istoricamente la pretesa che l'oggetto della Fede sia l'esperienza religiosa, di cui l'espressione cambia e si sviluppa attraverso i tempi[1].

 

    La Chiesa cattolica, invece, ha condannato queste due proposizioni. Ha condannato la prima proposizione, che la Fede si riduce all'esperienza religiosa, nel decreto Lamentabili e nell’Enciclica Pascendi di san Pio X; e ha condannato la seconda proposizione, che il dogma cambia e si sviluppa, nell'Enciclica Humani Generis di Pio XII. La Chiesa insegna che il dogma, secondo il suo contenuto, è di origine veramente divina; che il dogma è l'espressione della verità oggettiva; e che il suo contenuto è immutabile.

 

   Non c'è dunque cambiamento ne sviluppo nel contenuto del dogma. Se sentiamo qualcuno rigettare una dottrina tradizionale o proclamare una nuova; se lo sentiamo parlare di sviluppo, di cambiamento, o di novità, possiamo già sapere che ciò che propone non è cattolico. Di fatti per i Padri della Chiesa il ‘nuovo’ è proprio l’essenza dell’eresia. Come scrive l’Apostolo (Gal.1.9): ‘Se qualcuno vi predica un vangelo diverso da quello che avete ricevuto, sia anatema!’

 

    L'unico genere di sviluppo o cambiamento che attinge al dogma è lo sviluppo della sua espressione, che nel corso dei secoli diviene più chiara e più profonda, ma, nelle parole di san Vincenzo Lerino (citate nella Costituzione Dei Filius del Concilio Vaticano I): ‘solo nello stesso dogma, nello stesso senso, e nello stesso modo di intendere: in eodem dogmate, eodem Sensu, eademque Sententia’.

 

     In sintesi, le verità della Fede che la Chiesa ha ricevuto da Dio stesso con l'incarico di insegnarle nel corso dei secoli, non cambiano e non possono cambiare. Solo la loro espressione può cambiare, ma divenendo sempre più chiara e più profonda: come la luce del sole che cresce fin dall'aurora sino a mezzogiorno, ma rimane la stessa luce, nelle parole di san Vincenzo Lerino.

 

    La ragione definitiva per la quale l'oggetto della Fede non può cambiare è che il suo oggetto, come abbiamo già visto, e nell'ultima analisi, è Dio stesso. Lui stesso è quel sole, quel sole increato che noi percepiamo nel corso del nostro passaggio attraverso il deserto di questo mondo: che percepiamo in modo debole all'aurora, e in modo forte a mezzogiorno. Lui stesso è quel sole che manda i suoi raggi, che ‘emette la sua luce e la sua Verità’, per illuminare le nostre menti con la Fede, così che possiamo dire col salmista: ‘nella Tua luce vedremo la luce’.

     Lui stesso è quel sole che in questo mondo non possiamo guardare direttamente con gli occhi a causa dell'eccesso della Sua Divina gloria, ma che vedremo nel prossimo mondo: quando la luce della Grazia si trasformerà nella luce di Gloria; quando Lo vedremo faccia a faccia; e quando, nelle parole dell'Apocalisse: ‘non vi sarà più notte e non avremo più bisogno di luce di lampada, perchè il Signore Dio ci illuminerà, e regneremo con Lui nei secoli dei secoli’. Amen.

 



* Distinguiamo la certezza della credibilità della Fede e la certezza della Fede (di cui trattiamo nel capitolo 11). La prima è quella del motivo della Fede che precede al Fede; la seconda è quella della Fede stessa. Chi raggiunge la Fede capisce che la certezza della Fede è un tipo di evidenza di cui non si può dubitare: è ‘sicurissima’ e più certa dell’evidenza dei sensi.

* o, più precisamente, come la prima delle due conclusioni del vangelo.

[1] Questa pretesa si abbina talvolta con una concezione scientificizzante della Fede, dove l’oggetto della Fede viene trattato come un oggetto della scienza naturale, così che non si interessa più la verità oggettiva, bensì la ricerca di una teoria che spieghi sempre meglio i fenomeni.




[SM=g1740771]


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:06
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


6.   L’ Infallibilità dei dogmi

        

 

      Avendo trattato dell’immutabilità delle verità della Fede, vogliamo trattare ora dell’infallibilità di una parte di queste verità, ossia quelle che si chiamano ‘i dogmi’. I dogmi sono quelle verità della Fede che sono già state proposte dalla Chiesa da credere come tali.

     Se le verità della Fede sono immutabili in quanto hanno come oggetto Dio Che è il Vero Stesso: la prima Veritas in essendo; i dogmi sono infallibili in quanto sono insegnati da Dio Che è il Veritiero Stesso: la prima Veritas in dicendo.

 

 

     Per comprendere meglio la natura del dogma, esporremo adesso brevemente a) l’infallibilità della Chiesa; b) l’oggetto; e c) il soggetto di questa infallibilità.

 

 

     a)    L’infallibilità della Chiesa

                                               

    Il Vangelo di san Matteo conclude con queste parole del Signore ai suoi Apostoli: ‘Mi è stato dato ogni potere in cielo ed in terra, andate dunque, e ammaestrate tutte le nazioni ... insegnando loro ad osservare tutto ciò che vi ho comandato. Ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo’ (Mt.28,18-20).

     Con queste parole il Signore elargisce sulla Chiesa, in forma degli Apostoli e dei loro successori, il munus docendi, l'ufficio di insegnare, così istituendo la Chiesa Docente. Questo munus docendi della Chiesa è una partecipazione a quello del Signore, e può essere esercitato in modo infallibile in quanto il Signore è il Veritiero Stesso Che non può né ingannarsi, né ingannare: ‘qui nec falli,nec fallere possit’ (cfr. Concilio Vaticano I).

   Il Signore garantisce l’infallibilità dei dogmi colle parole: ‘Io sono con voi tutti i giorni fino alla fine del mondo’, e con le parole durante l'Ultima Cena: ‘Io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore perché rimanga sempre con voi, lo Spirito di verità’ (Gv.14,16-17).

 

 

 

   b)    L’oggetto dell’Infallibilità

 

     Qual’è l’ambito di questo insegnamento? L'ambito di questo insegnamento viene espresso con le parole ‘tutto ciò che vi ho comandato’ ed è la Rivelazione intera. La Rivelazione, o il Depositum Fidei, ha due fonti che sono la Sacra Scrittura e la Tradizione orale, e consiste in ciò che si chiamano ‘le verità della Fede’ (in senso ampio), o ‘le verità della religione’. Queste verità si distinguono nelle verità della Fede (in senso stretto) e nelle verità della morale.

 

     Le verità della religione, in quanto proposte dalla Chiesa da credere come tali, sono i dogmi. Solo queste verità sono state dichiarate in modo infallibile, così che chi le nega cade nell’eresia. Non tutte le verità della religione sono ancora dogmi, ma solo quelle che sono già state proposte dalla Chiesa da credere come tali. Le altre si possono chiamare ‘dogmi’ solo nel senso virtuale o materiale del termine.    

    

      c)    Il soggetto dell’Infallibilità

      

      Il Concilio Vaticano I (Sess.3 cap.3) dichiara: ‘Inoltre tutto deve essere creduto con Fede divina e cattolica che è contenuto nella Parola di Dio, scritta o tramandata, e che è stato proposto dalla Chiesa da credere come divinamente rivelato, sia con giudizio solenne o con il suo magistero ordinario ed universale’.

      Osserviamo la distinzione tra giudizio solenne e magistero ordinario ed universale. I dogmi proposti con giudizio solenne si chiamano più precisamente i ‘dogmi definiti’. Si definiscono in forma degli anatemi, dei canoni, dei simboli, e delle professioni della Fede.

      Il testo conciliare appena citato ci insegna che il soggetto dell’Infallibilità è la Chiesa. Più precisamente è l’Episcopato intero o il Papa.

 

     Un soggetto dell’Infallibilità è l'Episcopato intero dunque, secondo la parola di san Cipriano: ‘La Chiesa è nei Vescovi’. I Vescovi sono infallibili quando dichiarano un dogma sia in modo straordinario, che in modo ordinario.

     Lo dichiarano in modo straordinario in un Concilio generale ed ecumenico (nel senso che tutti i Vescovi cattolici del mondo vengono invitati e in numero sufficiente assiste per poter rappresentare l'Episcopato intero). In un tale Concilio il Papa presta ai Vescovi una partecipazione al suo proprio potere, ma può confermare e promulgare le loro decisioni solo lui.

     I Vescovi dichiarano un dogma in modo ordinario quando lo dichiarano in virtù del ‘magistero ordinario ed universale’ della Chiesa, nelle parole del testo conciliare sopra citate. Questo avviene quando insegnano dottrine cattoliche nelle loro diocesi unanimamente tra di loro e con il Papa. Un esempio sono i catechismi diocesani (prima che sono stati contaminati dal Modernismo).

    

     Un soggetto di infallibilità è dunque l'Episcopato intero; l'altro è il Papa. Il Concilio Vaticano I (Sess. 4. cap. 4) proclama che: ‘il Papa, quando parla ex cathedra, cioè quando definisce come Pastore e dottore di tutti i cristiani in virtù della sua suprema ed apostolica autorità, che una dottrina della Fede o della morale è da tenere dalla Chiesa Universale, gode, in virtù dell’assistenza divina a lui in san Pietro promessa, dell’infallibilità colla quale il divin Redentore ha voluto che la Sua Chiesa fosse istruita nel definire una dottrina della Fede o della morale* ...’

     Il Concilio Vaticano I in questo passo descrive l'infallibilità del Papa in termini dell’infallibilità che il Signore ha elargito sulla Sua Chiesa. Ciò significa che il Papa è un soggetto dell’Infallibilità della Chiesa.

     Ci sono vari motivi per cui il Papa deve essere infallibile: lui è la ‘Pietra’ che garantisce l’unità e la sicurezza della Chiesa (Mt. 16.18); lui ha ricevuto il potere di legare e di scogliere (Mt. 16.19) che comprende il potere di esporre il vangelo; lui ha ricevuto il mandato di pascere il gregge dei fedeli (Gv. 21. 15-17) che comprende l’insegnamento della verità e la difesa contro l’errore; e lui ha ricevuto il mandato di ‘confermare i suoi fratelli’ (Lc. 22. 31-33), cioè nella Fede di fronte a tutti i pericoli che si possono dare nel corso dei secoli. 

 

     Poiché un Concilio e un Papa sono infallibili solo quando proclamano dogmi, possiamo concludere che il Concilio Vaticano II non era infallibile, perché mancava l'intenzione di proclamare dogmi. C'erano constatazioni dogmatiche dentro di esso, ma solo come reiterazione di dogmi già definiti antecedentemente´. Possiamo concludere altrettanto che poco di ciò che insegna un Papa è infallibile, anche se ciò che insegna deve essere accolto con atteggiamento pio e rispettoso.

    

 

 

 

 

                                                                   8. Eresia

    

 

     La parola ‘eresia’ viene dal greco hairesis che significa ‘scelta’ e consiste nello scegliere ciò che si vuole credere, piuttosto che di accettare tutto ciò che Dio rivela tramite la Chiesa. Questa scelta si distingue per la sua falsità: è una scelta falsa, un esercizio falso del libero arbitrio, in quanto è una scelta della falsità piuttosto della verità: ossia della verità che è l'oggetto della Fede. Questa scelta (nel caso di un’eresia formale, vide infra) si distingue inoltre per la sua superbia, perché è un rifiuto di sottomettersi all'autorità di Dio e della Chiesa, e di umiliare l'intelletto davanti alla Fede.

    

     Nell’epoca contemporanea l’eresia si insinua nella Chiesa tipicamente in modo implicito: tramite l’oscurantismo. Questo oscurantismo fa parte del fenomeno che si chiama ‘il Modernismo’. Ne parleremo in dettaglio in un capitolo successivo.

 

     Cos'è esattamente l'eresia? Il codice di Diritto Canonico constata: ‘Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa+

     Ora il termine tecnico per la verità di cui si tratta qui è ‘dogma’. Il dogma, come abbiamo detto nell’ultimo capitolo, è una verità divinamente rivelata, che viene proposta dal magistero della Chiesa da credere come tale. Ricordiamo che il Concilio Vaticano I dichiara: ‘Si deve credere per Fede divina e cattolica tutto ciò che è contenuto nella parola di Dio, scritta o tramandata, e che dalla Chiesa viene proposto da credere come divinamente rivelata, sia con un giudizio solenne sia nel magistero ordinario e universale*’.

     Come abbiamo spiegato nell’ultimo capitolo, questo giudizio solenne può essere dato o dal Papa o da un Concilio ecumenico, e costituisce la definizione del dogma. Il magistero ordinario e universale, invece, consiste nell’insegnamento costante della Chiesa, ad esempio nei catechismi promulgati dall’episcopato (prima del fenomeno del Modernismo).

     Il criterio per sapere che una determinata dottrina appartenga al magistero ordinario e universale della Chiesa (come alla Tradizione orale in genere,) è che la dottrina sia trasmessa ‘ovunque, in ogni tempo, e da tutti: quod ubique, quod semper, quod ab omnibus’, secondo la formula di san Vicenzo Lerino.

 

   Bisogna precisare che l'eresia, quanto a una verità sola della Fede, comporta con se la perdita totale della Fede, perchè rigettare o dubitare in modo ostinato di una sola verità, è rigettare l'autorità di Dio su cui si basa la Fede intera.

 

     L'eresia si distingue in eresia formale ed eresia materiale.

 

     L'eresia formale viene definita nel Codice con il termine ‘ostinato’, o ‘pertinax’ in latino: negazione ostinata, dubbio ostinato. L'eresia materiale, invece, è la negazione o dubbio non ostinato di una verità di Fede. In altre parole un’eresia formale comprende non solo un errore dell'intelletto, ma anche un atto deliberato della volontà, mentre un'eresia materiale comprende solo un errore dell'intelletto.

 

     Un esempio di un’eresia formale è la negazione di Martin Lutero che la santa Messa è un sacrificio; un esempio di eresia materiale è la negazione del primato del Papa da parte di un protestante cresciuto nell'ignoranza, che sarebbe pronto a correggere questo errore se ne fosse adeguatamente istruito.

 

     L'eresia è la negazione di una verità rivelata della Fede, di un dogma. Tipicamente la Chiesa condannava l'eresia con l'anathema dichiarando, per esempio: ‘Se qualcuno dicesse che i Sacramenti della nuova legge siano più o meno di sette, anathema sit’ (concilio di Trento s.7, can.1). L'infallibilità della Chiesa si estende sia ai dogmi che agli ‘anatemi’, dichiarando la Fede, nel primo caso in modo positivo, e nel secondo caso in modo negativo.

 

     Ora ‘anathema sit’ significa ‘sia escluso’, ed esprime il fatto che un eretico formale è escluso dalla Chiesa cattolica: che non appartiene ad essa. Se muore nell'eresia senza esserne pentito, viene condannato all'Inferno.

 

     Oggigiorno l'eresia e l'anathema vengono considerate come fantasie crudeli e vuote della Chiesa cattolica o, nelle parole di Dietrich von Hildebrandt in ‘La vigna devastata’ come 'fanatismi medioevali'. Il Concilio Vaticano II ha evitato l'anathema e ha proposto di ‘usare la medicina della misericordia, invece di imbracciare le armi del rigore’, e la Gerarchia e il Clero hanno mantenuto questo atteggiamento negli anni successivi.

     

     Però bisogna ricordare che le prime tre opere di misericordia spirituali sono: consigliare i dubbiosi; insegnare agli ignoranti; e ammonire i peccatori; e come scrive Romano Amerio in Iota Unum: ‘nella mente della Chiesa la condanna stessa dell'errore è opera di misericordia’. Questo è chiaro perché la verità, la verità della Fede, è la luce che ci conduce al cielo. Se qualcuno spegne questa luce, non vede più la strada che deve seguire, e dunque si perde.

     

     E' un'opera di misericordia da parte della Chiesa; anzi un dovere grave di dire a questa persona che lei sta nell'errore e di punirla, affinchè lei si penta e torni alla vera strada. Questo ammonimento e questa punizione devono essere pubblici affinché altri ne sappiano la gravità e non vengano anche loro contaminati dello stesso errore. ‘Se la tua mano o il tuo piede ti è occasione di scandalo taglialo, e gettalo via da te: è meglio per te entrare nella Vita monco o zoppo, che avere due mani o due piedi ed essere gettato nel fuoco eterno’ (Mt.18,1-20). Questa parola del Signore si applica bene all’esclusione di un eretico dal corpo sano della Chiesa.

    

      In breve, se non abbiamo capito il significato dell'eresia e dell'anatema è perché non abbiamo capito il significato della Fede.

 

     ‘Bisogna assalire il Cielo con la preghiera’, scrive Dietrich von Hildebrandt, ‘... che la grande parola ‘anathema sit’ risuoni di nuovo contro tutti gli eretici e soprattutto contro coloro che formano la quinta colonna della Chiesa’, perché le dichiarazioni dell'eresia e dell'anatema sono opere di misericordia e di amore, che spettano al bene eterno dei fedeli: dichiarazioni che separano la luce dalle tenebre, il vero dal falso, e ci mostrano la strada stretta che sola conduce al Cielo: che con la Grazia di Dio, l'aiuto della Santissima Madre Sua, e con una buona vita, raggiungeremo sicuramente alla Gloria del Suo Santo Nome. Amen.

 



*Romanum Pontificem, cum ex cathedra loquitur, id est, cum omnium Christianorum pastoris et doctoris munere fungens pro suprema sua Apostolica auctoritate doctrinam de fide vel moribus ab universa Ecclesia tenendam definit, per assistentiam divinam ipsi in beato Petro promissam, ea infallibilitate pollere, qua divinus Redemptor Ecclesiam suam in definienda doctrina de fide vel moribus instructam esse voluit …’

´ ‘Nel Vaticano II non appare alcun pronunciato di genere dogmatico che non sia replicazione di precedenti Concili’ Iota Unum, Romano Amerio cap.3.

+ Dicitur haeresis, pertinax, post receptum baptismum, alicuius veritatis fide divina et catholica credendae denegatio, aut de eadem pertinax dubitatio (can.751).

* Fide divina et catholica ea omnia credenda sunt, quae in verbo Dei scripto vel tradito continentur et ab Ecclesia sive solemni iudicio sive ordinario et universali magisterio tanquam divinitus revelata credenda proponuntur (s.3, cap.3).





[SM=g1740771]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:07
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


7.   Martin Lutero

 

 

         In questi tempi caratterizzati da grande ignoranza e radicale confusione, quando anche ai cardinali della Chiesa cattolica piace lodare Martin Lutero, vorremmo brevemente esporre e valutare la sua teologia.

 

I        La teologia di Martin Lutero

        La teologia di Martin Lutero nei suoi tratti principali si può sintetizzare in quattro sue dottrine: Sola Scriptura, Sola Fides, Sola Gratia, e Solus Deus.* Vogliamo rivolgere uno sguardo su queste dottrine alla luce della Fede cattolica.

 

     1. Sola Scriptura

     La prima dottrina, Sola Scriptura (sola la Scrittura), afferma che la Fede si basa solo sulla Sacra Scrittura, e che la Sacra Scrittura stessa interpreta la Sacra Scrittura (che significa in effetti poi che l'interpretazione è demandata alla persona che la legge), mentre la Chiesa Cattolica, in una dichiarazione del Concilio di Trento (s.4 1546) ripresa nel Concilio Vaticano I (s.3 c.2), insegna, come abbiamo sopra evocato, che la Fede si basa sulla Rivelazione Divina (chiamata anche il Depositum Fidei), e comprende non la sola Sacra Scrittura (la parte scritta del Depositum Fidei), ma anche la 'Tradizione' (la parte orale del Depositum Fidei).

L'autorità sul Depositum Fidei non la possiede la singola persona, bensì la Chiesa. La Chiesa ha stabilito quali sono i Libri che appartengono alla Sacra Scrittura e la Chiesa interpreta questi Libri e i dati della Tradizione orale per stabilire i dogmi della Fede. Un esempio di un dogma dichiarato dalla Chiesa sulla base della Sacra Scrittura è l'Ascensione; un esempio di un dogma dichiarato dalla Chiesa sulla base della Tradizione orale è l'Assunzione.

 

 

     2. Sola Fides

     La Seconda dottrina, Sola Fides (solo la Fede) afferma che per la salvezza sia necessaria solo la Fede, e non la Fede e le opere come insegna la Chiesa. A questo riguardo il sacro Concilio di Trento (s.6 c.10) cita le parole seguenti dell'epistola di san Giacomo, 2,24, ‘vedete che l'uomo viene giustificato dalle opere e non solo dalla Fede’,

Orbene, per la salvezza sono necessarie sia la Fede sia la Carità (o le opere di Carità), e mentre i falsi ecumenisti agiscono come Se bastasse solo la Carità, Martin Lutero pretende che basti solo la Fede. L’azione di Lutero nei riguardi dell'epistola di san Giacomo, che riporta chiaramente la dottrina Cattolica, fu quella di cancellarla dal suo nuovo canone della Sacra Scrittura definendola semplicemente una ‘epistola di paglia’. Da ciò vediamo come Lutero fosse meno motivato dalla Sacra Scrittura che dai suoi propri presupposti soggettivi. Lo stesso vale per altre parti della Bibbia da lui cancellate.

Bisogna inoltre tenere a mente che Lutero intende la Fede in un senso ben diverso da quello cattolico. Per Lutero la Fede consiste nella fiducia che Dio nella Sua misericordia perdonerà l'uomo a causa di Cristo, mentre la Chiesa insegna che la Fede consiste nell'accettare la Rivelazione sull'autorità di Dio che la rivela.

Lutero comunque perse completamente la Fede cattolica già al primo momento quando rinnegò un articolo di Fede, perché chi nega anche un solo articolo di Fede nega l'autorità di Dio che l'ha rivelato.

 

     3. Sola Gratia

     Con la terza dottrina, Sola Gratia (solo la Grazia), Lutero afferma che col Peccato Originale la natura umana si fosse totalmente corrotta, e così l'uomo divenisse incapace di conoscere la verità religiosa e di agire liberamente o moralmente, cosicché la Grazia non potesse guarire l'uomo, ma solo coprire la sua peccaminosità. La Chiesa invece insegna che la natura umana è solo caduta e ferita, e può essere guarita dalla Grazia; l'uomo può conoscere la verità e possiede il libero arbitrio con cui collabora con la Grazia per agire moralmente, anche se ciò implica spesso una grande lotta.

 

 

     4. Solus Deus

     La quarta dottrina, Solus Deus (solo Dio), significa che la Salvezza viene direttamente da Dio e non attraverso la Chiesa, il Sacerdozio, i Sacramenti, l'intercessione della Beatissima Vergine Maria e dei Santi. Lutero pretende che l’accesso a Dio avvenga direttamente. Non riconosce l'intima unione fra Dio e la Chiesa: Dio nella Sua divinità e Dio nella Persona di Nostro Signore Gesù Cristo.

a.) Dio infatti, in virtù della Sua Maestà sublime e divina, ha stabilito un ordine gerarchico in tutte le cose, sia naturali che sovrannaturali, sia in terra che in Cielo, sia in Purgatorio che in Inferno; e attraverso questo ordine gerarchico ed intermediario opera per i Suoi scopi ineffabili.

Quanto alla Redenzione, opera attraverso il Fiat della Beatissima Vergine Maria, mediante l'Incarnazione, la Passione e la Morte del Suo Divin Figlio, e riguardo al particolare punto in discussione, mediante la Santa Chiesa Cattolica e i suoi Sacramenti.

b.) Dio inoltre, nella Persona di Nostro Signore Gesù Cristo, prolunga la Sua vita terrena ed il Suo operare terreno nella Sua Chiesa: la Sua vita terrena nella Chiesa quale Suo Corpo Mistico, ed il Suo operare attraverso i Sacramenti dove Egli opera in prima Persona. L'esempio più sublime e glorioso del Suo operare è indubbiamente la Santa Messa dove continua ad offrirsi e ad immolarsi al Padre in ogni momento del giorno e della notte, e lo farà fino alla fine dei tempi.

Di fatto Lutero professa solo due Sacramenti: il Battesimo, e ciò che a lui piacque definire come ‘la cena’ in sostituzione della Santa Messa, negandole la natura sacrificale.

 

II      La natura eretica della teologia di Lutero

 

Ecco dunque una breve sintesi della dottrina di Martin Lutero contenuta nei quarantuno Articoli condannati dal Papa Leone X con la ‘Damnatio in globo’ nella Bolla ‘Exsurge Domine’ 1520, ‘rispettivamente come eretici o scandalosi, o falsi od offensivi degli animi pii, o atti a sedurre le menti dei semplici’.

Ora, secondo il Codice di Diritto Canonico (CIC 1981 Can. 751) che abbiamo citato sopra, ‘Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa …’. Avendo negato delle verità della Fede, Martin Lutero è eretico, ossia un eretico formale. Anzi, in virtù della quantità di eresie che ha concepito ed insegnato, il numero di sette protestanti che ha generato, e il danno che in seguito ha recato alla Chiesa cattolica, merita di essere chiamato ‘eresiarca’, o principe degli eretici, o piuttosto l'eresiarca per eccellenza.

 

 

 

 

III     Il fallimento della teologia di Lutero

 

Vogliamo adesso mostrare brevemente come fallisce la teologia di Lutero.

 

1. Con le parole 'Sola Scriptura', rigetta il ruolo della Chiesa riguardo la Sacra Scrittura, ma rigettando il ruolo della Chiesa, rigetta la Sacra Scrittura stessa perché la Chiesa ce ne fornisce il vero significato.

2. Con le parole 'Sola Fides', rigetta il ruolo delle buone opere, ma rigettando le buone opere rigetta anche la Fede perché la Fede senza le opere è morta (Giac. 2,17).

3. Con le parole 'Sola Gratia' rigetta il ruolo del libero arbitrio, ma così facendo rigetta anche la Grazia, perché la Grazia santificante (prescindendo dal caso del Battesimo degli Infanti) è essenzialmente una collaborazione con il libero arbitrio.

4. Con le parole 'Solus Deus' rigetta il ruolo della Chiesa, ma così facendo rigetta anche Dio perché la Chiesa ci da l'accesso a Dio, e la Chiesa è, in un certo senso Dio, nella forma del Corpo Mistico di Cristo.

 

In altri termini, nel voler ricercare l’essenza della Sacra Scrittura, della Fede, della Grazia e di Dio, Lutero in effetti li separa dalle altre realtà con cui sono necessariamente legate, ossia la Chiesa (Docente), le opere, il libero arbitrio, e la Chiesa (Santificante); e così facendo finisce per perderne l’essenza. In tutti questi quattro casi Lutero, rigettando elementi della Fede, smarrisce la comprensione della Rivelazione intera, come anche gli Ebrei, rigettando il Messia, smarrirono la comprensione della Rivelazione intera, giacché il Messia ne è la chiave. Così le parole del Signore si verificano per Lutero come si erano verificate per gli Ebrei: ‘a colui che non ha sarà tolto anche quello che ha’ (Mt.13,12).

 

IV      L'essenza della teologia di Lutero

 

Se volessimo riassumere in una sola parola tutta la teologia di Martin Lutero questa sarebbe ‘soggettivismo’. Piuttosto di sottomettersi all'autorità della Chiesa per conoscere l'oggetto della Fede, per conoscere la vera interpretazione della Fede, nonché per accettare la Fede, Lutero preferisce stabilire da se stesso l'oggetto della Fede (ossia la Sacra Scrittura) e la sua vera interpretazione, e sostituisce l'atto di Fede (che secondo la Chiesa Cattolica consiste, come già detto, nell’accettare il corpo dei dogmi cattolici oggettivi) con uno stato mentale prettamente soggettivo assunto dalla persona nel proprio rapporto con Dio. La radice psicologica del soggettivismo sembra essere il pesante senso di colpa di Lutero che ritroviamo anche nella formulazione della sua dottrina di una natura umana totalmente corrotta.

Come mostra Romano Amerio in Iota Unum, questo soggettivismo viene espresso chiaramente nel suo Articolo 29, citato da san Pio X nella enciclica Pascendi : ‘ci è dato un mezzo per snervare l'autorità dei Concili e contraddire liberamente ai loro atti e per proclamare liberamente tutto quello che ci sembra vero’. In questo senso le quattro dottrine sopra evocate si possono esprimere più accuratamente 'Solus Martin Lutero'.

 

 

V       L’eredità di Lutero

 

L’eredità di Lutero la troviamo non solo nelle sette protestanti, ma da circa cinquant’anni anche in Seno della stessa Chiesa Cattolica e nella mentalità moderna in generale. Tra i cattolici d’oggi, l’eredità di Lutero (e del Protestantesimo) la troviamo nelle dottrine, talvolta mescolate con dottrine cattoliche, sull’autointerpretazione della Sacra Scrittura, in quegli atteggiamenti del concepire la Chiesa come istituzione di uomini e come ‘peccatrice’, e del concepire la Santa Messa come ‘cena commemorativa’ ove il sacerdote funge meramente da ‘presidente’.

         Riscontriamo inoltre un soggettivismo radicale diffuso tra cattolici che non riescono a comprendere che la Fede è oggettivamente vera, e che la devono proclamare ed insegnare come tale, e invece cercano la comunione con altre confessioni o religioni nel nome di un Ecumenismo indefinito e vago; un soggettivismo radicale che si oppone ai concetti di dogma, eresia, ed anatema; un individualismo che cerca un diretto rapporto con Dio in tutto, prescindendo dalla Chiesa, dal sacerdozio o dai Sacramenti, in particolar modo santa Messa domenicale e Confessione.

         Si riscontrano elementi protestanti particolarmente nel ‘movimento carismatico’ dentro la Chiesa Cattolica fin quanto questo costituisce un allontanamento da Chiesa, Dogmi, e Sacramenti, verso la sperimentazione del rapporto diretto con Dio.

         Questi elementi sono presenti specialmente in quel gruppo carismatico conosciuto come ‘il Cammino neocatecumenale’ che sostiene la peccaminosità radicale dell'uomo; nega la vera natura della Chiesa, il sacerdozio sacramentale, la natura sacrificale della Santa Eucarestia in favore di una concezione di ‘cena’ o festeggiamento; nega la Presenza Reale, almeno nei frammenti del Santissimo Sacramento; proibisce la santa Comunione sulla lingua; riserva dubbi sulla Transustanziazione; disconosce il Sacramento della Penitenza; e insegna l'autointerpretazione della Sacra Scrittura*.

         Luteranesimo e protestantesimo, per quanto al loro rapporto con la mentalità moderna, fanno parte, o promuovono, quella grande corrente di soggettivismo che spianò la strada a Cartesio,all'idealismo, alla filosofia moderna in generale, e che allontana il mondo da Dio e dal Vero, dal Bene, e dal Bello, verso l'ateismo ed il nichilismo.

Alla luce di queste considerazioni risulta difficile trovare il motivo per cui un cattolico possa lodare Martin Lutero.

 

VI  I presunti meriti di Lutero

 

         Alcuni lodano Martin Lutero per una sua sincerità, fiducia, chiarezza su cui basa le sue dottrine, e la sua coscienziosità, ma tali qualità non hanno alcun valore se non si rapportano alla realtà oggettiva: il Vero oggettivo, ed il Bene oggettivo. Tuttavia per Lutero non fu così, perché nella sua dottrina egli sostituisce la verità oggettiva con la sincerità; recide fiducia, chiarezza, e coscienziosità dai criteri oggettivi che a queste danno valore: recide la fiducia dall'autorità di Dio e della Chiesa, recide la chiarezza dalle proprietà intrinseche della verità, e recide la coscienziosità dalla legge morale oggettiva a cui è ordinata. Ne consegue che sincerità, fiducia, chiarezza, e coscienziosità divengano meri stati mentali soggettivi dell'individuo e moralmente indifferenti. Questi elementi rappresentano così solamente ulteriori manifestazioni del suo soggettivismo radicale.

        

      Altri lodano Martin Lutero per aver attaccato gli abusi morali del Clero e della Gerarchia del suo tempo, anche Se Lutero non potrà certo essere proposto come modello di moralità cattolica essendo sacerdote cattolico agostiniano 'sposato' con una suora religiosa, che ebbe a dire: ‘Pecca fortiter, Sed crede fortius: Pecca pure fortemente, ma sii ancora più forte nellatua Fede’.  Inogni caso il danno prodotto da certi uomini della Chiesa fu sicuramente inferiore a quello causato da Lutero: non tanto per la guerra civile che scatenò in Germania e per la divisione religiosa di tutta Europa, quanto per il danno recato ad innumerevoli anime immortali con la sua sfigurazione della Fede Cattolica.

 

         No, il vero bene scaturito dalla Riforma di Martin Lutero è quello che Dio, nella Sua misericordia infinita, si è degnato di trarre da tanti e così grandi mali: il grande bene che fu il Sacro Concilio di Trento, che ha codificato e stabilito per Sempre il Rito Romano antico e ha definito dogmaticamente la Fede Divina e Cattolica sulla Sacra Scrittura, sulla Tradizione, sul Peccato Originale, sulla Giustificazione tramite Fede e opere, sui meriti, sui Sette Sacramenti, sul Purgatorio, sul Culto dei Santi e sulle Indulgenze, così che tutti i Cattolici di tutte le epoche successive potessero godere di quell'inesauribile fonte di grazia e di santità che è il Rito Romano antico, e che potessero conoscere queste Verità eterne, accettarle in spirito di devota sottomissione e umiltà, e vivere Secondo queste alla gloria del Dio Trino ed Uno e per la salvezza delle loro anime.

 

                                                                Amen.



* cfr. il saggio The Errors of Luther di p. M. Schmidtberger nella rivista anglofona della FSSPX  Angelus, dicembre 1984.

* o almeno professava tutte queste eresie o pratiche modernizzanti fino alle modifiche impostegli recentemente dalla Santa Sede.




[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:09
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


Il Modernismo

 

    Nel suo libro Athanasius, monsignor Rudolf Graber, vescovo di Ratisbonna, spiega come il Demonio nel corso dei secoli attacca la santa Chiesa cattolica, in modo sempre più raffinato, insidioso, ed intimo. Cominciava attaccando i fedeli con le persecuzioni, ma vedendo che esse conducevano piuttosto alla crescita della Fede, adottò un altro metodo: quello di attaccare la Fede stessa.

     Con le eresie di Martin Lutero è riuscito a staccare un gran numero di fedeli dalla Chiesa cattolica; con le eresie e le dottrine eretizzanti e non-cattoliche che circolono allora riesce persino, attualmente, a contaminare la Fede di un gran numero di persone dentro la Chiesa stessa.

     Questo grave pericolo alla Chiesa è stato esposto, profondamente analizzato, e condannato sotto il nome di ‘Modernismo’ dal Papa san Pio X nel sillabo Lamentabili Sane e nell’enciclica Pascendi Dominici Gregis, tutti e due dall’anno 1907. A quell’epoca le dottrine false si insinuavano nell’insegnamento non-ufficiale di vari membra della Chiesa. Oggi, invece, le stesse dottrine si sono insinuati nello stesso Magistero (come vedremo in seguito) e nella liturgia della Chiesa, cioè nel Novus Ordo Missae.[1] Jacques Maritain nel suo libro Le Paysan de la Garonne (1966) constata: ‘Il Modernismo all’epoca di san Pio X era in confronto alla febbre moderna neomodernista solo un’ innocua febbre da fieno’.

 

     Cos’è il Modernismo? San Pio X lo descrive nella sua enciclica Pascendi come ‘l'insieme di tutte le eresie’. Abbiamo già citato la definizione dell’eresia data nel codice di Diritto Canonico (CIC.751):‘Vien detta eresia, l'ostinata negazione, dopo aver ricevuto il battesimo, di una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica, o il dubbio ostinato su di essa …’ Ora, colle parole ‘una qualche verità che si deve credere per Fede divina e cattolica’ viene definito il dogma cattolico. Dunque il Modernismo consiste nella negazione ostinata di tutti i dogmi.

    E’ chiaro, comunque, che il Modernismo comprende più che la sola negazione dei dogmi: comprende anche l’oscurazione dei dogmi, come vedremo più avanti. Ma non si limita neanche ai dogmi, bensì si estende a tutte le dottrine cattoliche tradizionali. San Pio X scrive nella stessa enciclica Pascendi che i Modernisti: ‘…fanno pompa di un certo disprezzo delle dottrine cattolice, dei Santi padri, dei sinodi ecumenici, del magistero ecclesiastico…’ Si può dire in sintesi che il Modernismo costituisce la negazione o oscurazione di tutte le dottrine cattoliche tradizionali, sia quelle che sono state definite come dogmi, sia quelle che non sono state ancora definite come tali[2], in altre parole ha come bersaglio la Fede intera[3].

    Si possono descrivere le dottrine moderniste come ‘ereticali’ quando negano un dogma; ‘eretizzanti’ quando oscurano un dogma; e semplicemente ‘non-cattoliche’ quando negano o oscurano una dottrina cattolica tradizionale.

   

      Innanzitutto presenteremo due caratteristiche particolari del Modernismo: 1. l’ ubiquità; 2. l'oscurantismo.

                                                        

                                                  I     Caratteristiche del Modernismo

   

        1. L’Ubiquità

    

     L’ubiquità concerne l’estensione dell’eresia.

     Nel passato la Chiesa sempre condannava le eresie, e coglieva questa occasione per formulare più profondamente e più chiaramente le sue dottrine. In conseguenza, il ramo marcio della Chiesa, quello eretico, fu tagliato dal tronco sano; e il tronco sano, nutrito da un nuovo influsso della luce di Verità, poteva ancor più gloriosamente fiorire.

     Da cinquant'anni invece, le eresie del Modernismo non sono più condannate, o se lo sono, lo sono di rado, in modo fievole, e senza sanzioni. In conseguenza, quasi tutto l'albero della Chiesa è ormai stato infestato da errori.

     Questa infestazione, come già accennato, prende il suo spunto dal Magistero stesso, dall'insegnamento della Chiesa: della gerarchia e del clero. Il detto insegnamento costituisce un uso illegittimo del munus docendi affidato alla Chiesa da Nostro Signore Gesù Cristo, illegittimo e dunque anche fuori competenza: extra vires.

     Osserviamo a questo punto che intendiamo il termine ‘Magistero’ come l'organo o lo strumento del munus docendi della Chiesa e ne distinguiamo due sensi: un senso positivo che si riferisce al suo esercizio legittimo; e un senso neutro, che utilizziamo in questo capitolo, che si riferisce al suo esercizio simpliciter, senza specificare se sia legittimo oppure illegittimo. Che il Magistero può essere esercitato in modo illegittimo, verrà dimostrato dagli esempi infra dati. E’ evidente, e solo da un idealogo può essere negato.

     

     Il Modernismo dentro la Chiesa è difficile da combattere per vari motivi:

     i) è difficile discernere in quanto ubiquito, onnipresente - Jacques Maritain parla dell’‘apostasia immanente’. Ciò significa che è divenuto parte della fabbrica propria della Chiesa, o, in un’altra immagine, è divenuto troppo grande persino da vedere;

     ii) è difficile comprendere, in quanto tipicamente oscuro, come esporremo nella sezione seguente;

    iii) è difficile valutare, perché per essere valutato richiede conoscenze teologiche che non sono più insegnate nei seminari, o nelle parocchie, o non esclusivamente insegnate;

    iv) è difficile accettare, perché richiede onestà intellettuale e coraggio per affrontare la devastazione dottrinale della Chiesa di oggi;

     v) è difficile criticare, soprattutto per un chierico, perché un tale sarà etichettato non solo come ‘duro’, ma anche ‘empio’ o persino ‘scismatico’ (o ‘cripto-scismatico’) verso la Chiesa, il Papa, e il Magistero (inteso solo nel primo senso del termine), e avrà da affrontare des mauvais quarts d’heure presso il suo Superiore o Vescovo, e forse anche la perdita del suo apostolato. Ovviamente più si consolida nel Magistero, ribadendo le nuove dottrine del Concilio Vaticano II in encicliche ed altri documenti successivi+, più sarà difficile criticare.

 



[1] vide il saggio Il Rito Romano: antico e nuovo.

[2] Queste dottrine si possono al massimo chiamare dogmi ‘virtuali’, dogmi ‘nella divina intenzione’, dogmi ‘di per se stessi’, dogmi ‘materiali’, in distinzione ai dogmi già definiti che sono dogmi ‘attuali’, ‘per noi’, e ‘formali’ (cf. LThK 1933 voce ‘Dogma’, Martin Grabmann).

[3] La Fede consiste delle verità sia definite sia non ancora definite. Il fedele presta ossequio a tutte e due, mentre il Modernista nega tutte e due. Nell’enciclica Tuas libenter del 1863 il Beato Pio IX richiama che l’ossequio da parte dei fedeli ‘non dovrebbe tuttavia limitarsi alle verità che furono espressamente definite dai Concili ecumenici, o da’ Romani Pontefici, o da questa Sede Apostolica; ma estendersi altresi a quell’altre, che come divinamente rivelate si propongono a credere dal magistero ordinario della Chiesa, diffusa per tutto l’universo, e che però da’ teologi si dicono, per universale e costante consenso, appartenere alla Fede’. Qualche riga dopo aggiunge: ‘…a’ sapienti cattolici non basta l’accettare e rispettare i predetti dogmi della Chiesa; ma egli è altresì mestieri che si assoggettino sia alla decisioni che appartengono alla dottrina e si pronunciano dalle Congregazioni Pontificie, sia a quell’altre parti della dottrina che per comune e costante consenso de’cattolici si ritengono come verità teologiche e conclusioni così certe, che le opinioni alle medesime contrarie, sebbene non si possano dire ereticali, meritano pertanto un’altra censura teologica’.

+ un esempio è quella sulle finalità del matrimonio di cui tratteremo infra.



[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:10
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


2. L’Oscurantismo

   

    L'oscurantismo concerne la comunicazione della dottrina falsa.

    Abbiamo detto che il Modernismo costituisce la negazione e l’oscurazione della Fede. Nel primo caso la falsità è esplicita; nel secondo caso è implicita: è implicata, insinuata, suggerita, favorita, dall’oscurantismo.

    Esempi della negazione di dottrine cattoliche abbiamo visti recentemente nei campi del matrimonio´ e della mariologia, da parte di certi prelati, tra cui anche cardinali*. Nella sezione istante invece, proponiamo di concentrarci sull’oscurazione della Fede, perché è questo il modo in cui il Modernismo contemporaneo preferisce operare, cercando di disseminare la zizania della falsità mediante il Magistero stesso.

.

     Questo oscurantismo opera secondo due metodi principali: il tacere e l'equivoco. Col tacere una determinata dottrina non viene più insegnata; coll’equivoco viene espressa in modo eretizzante o non-cattolico.

    

    Guarderemo ciascun metodo alla sua volta.

   

 

      a) Il Tacere

 

     Abbiamo notato nel capitolo V che molte dottrine vengono taciute, ossia coloro considerate come ‘negative’, per esempio, sull'esistenza dell'Inferno, sul Peccato mortale, e sulla santa Comunione sacrilega. Guardiamo la santa Comunione sacrilega. Questa dottrina non viene quasi mai più insegnata ne predicata. Di fatti, il passo di san Paolo che lo condanna, che compare nel Rito romano antico sulla Festa del Corpus Domini e sul Giovedì Santo, è stato soppresso nel Nuovo rito.+

     Chiaramente questo tacere, come qualsiasi altro tacere di dottrina, non è solo qualche cosa di neutro: la mancanza di compiere un atto; bensì qualche cosa di positivo: un vero atto, un atto di negazione. Perché se a qualcuno viene affidata una dottrina come principio morale da predicare, e poi non la predica, l'unica spiegazione possibile è che lui non la ritiene necessaria per la morale, e dunque, per tutti gli effetti possibili, la nega.

     Se un operaio avverte il preside di una scuola che c'è un cavo elettrico scoperto in una certa stanza, ed ammonisce lo stesso di non far entrare gli alunni in questa stanza per il rischio di elettricuzione, ma il preside tace nell'avvertimento, il suo tacere, per tutti gli effetti possibili, eguaglia ad una negazione del fatto in questione.

      Al tacere delle dottrine cattoliche da parte dei modernisti, possiamo applicare la dichiarazione di papa Felice III sul Patriarca Acacio nel VI secolo: ‘Error cui non resistitur approbatur, et veritas quae minime defensatur, opprimitur: l'errore a cui non ci si oppone, deve considerarsi approvato, e la verità che viene difesa in modo minimale è oppressa’.

 

 

    b) L'Equivoco

 

     Il secondo metodo di oscurare una dottrina è l'equivoco o ambiguità. Mettiamo l’equivoco nel suo contesto.

     Quanto alla testimonianza alla Fede, il cattolico assente a ciò che dichiara una dottrina e nega ciò che nega: dice sì al sì e no al no, come il Signore stesso ci insegna (Mt. 5,37): ‘Il vostro parlare sia sì, sì - no, no, ciò che è in più viene dal maligno’. L’eretico del passato, in vece, dice sì al no e no al sì; mentre l’eretico moderno, mediante l’equivoco, dice sì e no al sì, e sì e no al no.

    Quanto all’epistemologia, bisogna dire che se un punto di forza della dottrina cattolica è la sua chiarezza, un punto di forza del Modernismo è la sua confusione. La chiarezza illumina la mente per accettare la verità, mentre la confusione confonde la mente per accettare la falsità.

 

    Procediamo adesso a dare tre esempi dell'equivoco.

 

 

i)            Le finalità del Matrimonio*

 

    Fino a qualche tempo fa, la santa Chiesa cattolica insegnava in modo costante che la finalità primaria del Matrimonio è la procreazione, e la finalità secondaria l'assistenza reciproca, o amore, degli sposi. Mentre nel Concilio Vaticano II, nel nuovo codice di Diritto Canonico, e in varie encicliche successive, si mette adesso l'amore nel primo posto, e la procreazione nel secondo (senza però esplicitamente definire l’amore come ‘finalità primaria’, né la procreazione come ‘finalità secondaria’).

 

     Chiediamoci nello spirito del capitolo V: La dottrina del passato era vera e la dottrina del presente è falsa? Oppure la dottrina del passato era falsa e la dottrina del presente è vera? Oppure la dottrina del passato era vera allora ma adesso è falsa? Oppure la dottrina del passato era vera in un senso e la dottrina del presente è vera in un altro senso? e in questo caso perchè la dottrina del presente ha precedenza su quella del passato? Nessuno lo spiega.

 

     ii)       La Santa Messa

 

    Nella versione definitiva dell'Art.7 dell'Istitutio Generalis, l'introduzione ufficiale al Novus Ordo Missae, la Santa Messa viene presentata in questi termini: ‘Missa seu Cena dominica....memoriale Domini seu sacrificium eucharisticum: la Messa o la Cena del Signore…. la Commemorazione del Signore o il sacrificio eucaristico’. In altre parole la Santa Messa viene identificata con la Cena del Signore nel primo caso e con la Commemorazione del Signore nel secondo. Questo però è un equivoco. La Santa Messa è la Cena del Signore e la Commemorazione del Signore (cioè del Calvario) in un certo senso (non-essenziale), ma presentandola così simpliciter, suggerisce che lo sia essenzialmente: ciò che è una posizione protestante+. In altre parole, presentare la Santa Messa in termini carichi di senso protestante è presentarla in senso protestante.

 

iii)    Il Papato

 

      Il professor Romano Amerio, nel suo contributo al ‘Congresso teologico sì sì no no’ ‘La Dislocazione della funzione magisteriale’, cita un’iniziativa espressa in un documento ufficiale sull’ecumeniso: ‘di trovare una forma di esercizio del papato che, pur non rinunziando a niente di ciò è essenziale alla sua missione, si apre ad una nuova situazione’, e commenta: ‘Ciò significa: non si può rinunziarci, ma allo stesso tempo si può rinunziarci. E’ un principio assoluto, ma non è un principio assoluto. L’infallibilità del papa è una roccia immutabile ‘ma’… e quando si dice ‘ma’, la mossa è già fatta’.

 

  

  c)     La Natura dell’Oscurantismo

  

  In sintesi, abbiamo dato qualche esempio per mostrare come il Modernismo oscura la dottrina cattolica: Oscura la dottrina cattolica sulla santa Comunione sacrilega; sull’ordine delle finalità del matrimonio; sulla naturale sacrificale della santa Messa; e sul primato di Pietro.

     Ma non solo oscura queste dottrine, bensì le oscura in favore dell’eresia e della falsità, perché tacere il sacrilegio eguaglia a negarlo; il rovescio nell’elencare le finalità del matrimonio insinua un rovescio nella loro valutazione; presentare la santa Messa in termini protestanti favorisce la teologia eucaristica protestante; e qualificare ciò che è assoluto lo relativizza.

 

      Questo oscurantismo può essere considerato come una specie di eclisse parziale o piena della Fede. E’ parziale quando si tratta di un equivoco che non ammonta ad una contraddizione formale; è piena quando si tratta di tacere completamente la dottrina cattolica, o quando la dottrina viene espressa in termini contraddittori: perché chi nega il principio di non-contraddizione in riguardo ad un determinato dogma nega la possibilità stessa della sua verità. Il risultato di tale negazione è una Fede senza verità: una Fede determinata solo da sentimenti e da atteggiamenti soggettivi, che non è più una Fede affatto.

 



´ dove la legge naturale venne anche negata, la cecità della mente essendo tanto avanzata.

* Così il cardinale diviene una contraddizione vivente, una delle grandi glorie del Modernismo: il suo abito rosso proclama la Fede per cui deve essere pronto a versare il sangue, mentre la sua lingua la nega.

+ Si tratta del brano I. Cor.11, 23-29 nel Rito antico, di cui i versetti 27-29 sono stati omessi nel Nuovo rito.                   

* La dottrina cattolica sulle finalità del matrimonio non è un dogma, bensì una sententia certa, ma come abbiamo detto sopra, il Modernismo si estende su tutte le dottrine cattoliche tradizionali.

+ Secondo Martin Lutero la santa Messa è la ‘Cena del Signore’ e una mera comemmorazione del Calvario, in contradistinzione alla dottrina cattolica che insegna che la santa Messa è essenzialmente il sacrificio del Calvario.

 




[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:12
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


II   Le Conseguenze del Modernismo

 

     Se l'eresia del passato agisce come ‘un colpo di pugnale’ nelle parole dell’Abbé Dulac, l'eresia modernista agisce come un veleno lento: così che si può andare a letto un giorno con la Fede e alzarsi all’indomani senza la Fede.

     Il Modernismo agisce come un veleno lento in quanto, obscurando una dottrina della Fede, indebolisce la virtù della Fede: cioè indebolisce l’aderenza della volontà alla Verità rivelata. In questo modo il Modernismo fa dubitare su tutti i dogmi della Fede.

     In conseguenza, i dogmi vengono additati come ‘problemi’: ‘il problema della Risurrezione’, ‘il problema del Peccato Originale’, ‘il problema dell'Inferno’, eccetera. I dogmi della Fede non sono problemi, però: sono verità sovrannaturali+: sono problemi solo per coloro che negano la Fede.

      La Fede diviene un ‘problema’, dunque, e viene relegata ad un posto vicino alle credenze di altre religioni, o viene trattata come una tematica tra una varietà di altre tematiche. Così la Fede viene sostituita da ‘favole’: ‘rifiuteranno di dare ascolto alla verità per volgersi alle favole: a veritate quidem auditum avertent, ad fabulas autem convertentur’ (2. Tim.4.4).

      I membri della gerarchia e del clero, quindi, in un esercizio illegitimo del loro munus docendi, mettono in valore altre confessioni cristiane o altre religioni, oppure abbandonano in grande misura l’insegnamento della vera Fede in favore di tematiche come l’antropologia, la sociologia, la psicologia, o la politica. Rinunciando a definizioni ed anatemi, ricorrono nelle loro dichiarazioni ufficiali a cascate di parole intellettualizzanti ed impenetrabili*, e nelle loro prediche a racconti e barzellette.

      Il vuoto di questo insegnamento, una volta spogliato della sua sofisticazione, si manifesta chiaramente nella catechesi dei bambini. Quali visioni di verità e di santità vengono date a loro nei giorni puri della loro fanciullanza per radicarli nella Fede, nella vita dei sacramenti e delle virtù? o per richiamarli nelle loro ultime ore di vita all’abbraccio della Divina Misericordia?+

    

      Obscurare un dogma, particolarmente negando il principio di non-contraddizione, ha un effetto ulteriore, però, e ancor più notevole, in quanto non solo oscura la Fede intera, ma anche la nozione stessa della verità. Poiché le dottrine cattoliche sono verità, ossia verità oggettive: anzi sono verità assolute e più certe delle verità dei sensi; e pretendere che allo stesso tempo e nello stesso modo possano essere e vere e false, è negare la possibilità stessa della verità.

     Fin quanto si allontana della concezione della verità e della realtà oggettive, si avvicina a quella della verità e realtà soggettive. Così facendo, però, si è sulla strada che conduce alla pazzia, perché la pazzia è niente altro che l’abbracciare la realtà soggettiva.

 

    L'ordine del Vero cede all'ordine del Bene. La verità non viene più considerata come guida del comportamento, bensì ‘l'amore’: un amore però che non è più specificato dalla realtà. Questo amore, in quanto razionale, si manifesta nell'umanesimo, un umanesimo leggermente colorito dal cristianesimo con una tendenza verso l'attivismo; in quanto emozionale, si manifesta nel sentimentalismo e nella preoccupazione eccessiva delle sensibilità di altrui.

    L’oggettivo cede al soggettivo, e il fiume del Modernismo affluisce in dietro in quel vast'oceano di soggettivismo dal quale è provenuto.

 

 

 

9. L’Ecumenismo

 

         Quale esempio insigne del Modernismo, e più in particolare dell’Oscurantismo che opera tramite l’equivoco, presentiamo la dottrina dell’Ecumenismo.

 

 

                                                   I  La Natura dell’Ecumenismo

 

       Cos’è l'Ecumenismo ? L'etimologia del termine ‘ecumenismo’ è ‘oikoumené’, la parola greca che significa ‘mondo’. Il termine ‘Ecumenismo’ significa dunque qualchecosa che riguarda tutto il mondo: qualchecosa di universale.

       Orbene, il termine Ecumenismo (con il suo significato di universalismo), viene inteso in due sensi distinti: il primo senso è che tutto il mondo deve divenire cattolico; il secondo senso è che tutti gli uomini devono unirsi in base a ciò che hanno in comune[1]. Il primo senso di Ecumenismo è il senso cattolico, il secondo senso è il senso non-cattolico.

       Che il primo senso è cattolico è già chiaro nell'etimologia del termine ‘cattolico’ che significa ‘intero’: viene dalla parola greca ‘holos’, e si rapporta, tra l'altro, a tutto il genere umano.

       Ecumenismo nel secondo senso, non è un affare spirituale, bensì politico, perchè non attiene al bene ultimo dell'uomo in cielo come il cattolicesimo, ma attiene al suo bene su questa terra: alla pace con altri quaggiù.

       In questo secondo senso - che purtroppo è il senso di gran lunga il più comune - non solo non corrisponde al cattolicesimo, ma gli è addirittura ostile. In fatti, se si cerca solo ciò che ci accomuna alle altre confessioni cristiane, o ad altre religioni (come se ci fossero altre religioni fuori che la sola vera Religione cattolica): se si cerca solo ciò che ci unisce con queste, si nega - o almeno si trascura e diluisce - uno dopo l'altro gli articoli di Fede.

      Per esempio, se cerciamo solo ciò che ci unisce ai luterani, neghiamo tra l’altro la natura sacrificale della santa Messa, i sette Sacramenti, e il culto alla Madonna; se cerchiamo ciò che ci unisce agli ebrei o ai musulmani, neghiamo o disconosciamo il mistero della Santissima Trinità, e la divinità e la missione salvifica di Nostro Signore Gesù Cristo che costituiscono, come abbiamo scritto nel primo capitolo, proprio il nucleo essenziale della Fede.

           

 

                                                     II  Conseguenze dell’Ecumenismo

 

       Le conseguenze di questo Ecumenismo sono gravi, sia sul livello personale che su quello collettivo.

        Sul livello personale, chi nega un articolo della Fede diviene eretico; chi nega il nucleo della Fede diviene apostata; chi tace un articolo della Fede si vergogna di Nostro Signore Gesù Cristo, e ‘Chi si vergognerà di me e dell mie parole davanti a questa generazione adultera e peccatrice, anche il Figlio dell’uomo si vergognerà di lui, quando verrà nella gloria del Padre suo con gli angeli santi’ (Lc. 8.38).

         Sul livello collettivo, il Cattolicesimo in confronto con le altre confessioni sprofonda, come possiamo già dolorosamente attestare, in una specie di vago umanesimo leggermente colorito dal cristianesimo*. In confronto con le altre religioni invece si può scogliere in una di due forme di religione chiusa alla Grazia: 1) un’amalgama di tutte le religioni, che diviene una specie di vago umanesimo neppure colorito dal cristianesimo; 2) un’amalgama naturalista delle religioni monoteisti+.

        Questa seconda forma di religione può essere di due tipi: il primo un vago deismo; il secondo  un monoteismo che tiene salvo ciò che le tre grandi religioni monoteismi hanno in comune teologicamente, cioè grosso modo l’Antico Testamento. In questo caso il Cattolicesimo e l’Islam si sciolgono effettivamente nel Giudaismo, o più precisamente nella religione mondiale giudaio-massonica conosciuta come il‘Noachismo’´.

      Era proprio questo il motivo dell'Incarnazione, della Vita, della Passione, e della Morte in Croce tra spasimi atroci di dolore di Nostro Signore Gesù Cristo?

 

                    

                                                      III   L’Ecumenismo e l’amore

         

        Forse qualcuno proverà a difendere questo falso Ecumenismo, che è la condivisione di ciò che è comune a tutti, sostenendo che sia una forma di amore, e dicendo che nell'analisi finale l’amore è lo scopo della nostra vita, anzi che Dio Stesso è l'amore: nel senso che la Santissima Trinità è un mistero di amore tra le Tre Persone Divine.

        Questa forma di amore viene frequentemente espressa collo slogan ‘Importa ciò che abbiamo in comune non ciò che ci separa’. In rapporto ai Luterani, per esempio, significa che si cerchino credenze e ideali comuni tra loro e cattolici piuttosto che divergenze dottrinali. Ma, come abbiamo detto all’inizio del capitolo, l’Ecumenismo falso è un affare politico e non spirituale: mira al bene terreno dell’uomo quaggiù piuttosto che il suo bene definitivo in Cielo. Dal punto di vista spirituale, ciò che importa nel caso dei Luterani non è ciò che abbiamo in comune, bensì ciò che ci separa, perché ciò che ci separa è la Fede, e la Fede è la chiave alla vita eterna.

     Il falso Ecumenismo è un falso tipo di amore, dunque. Tramite preghiere comuni, anche in sacris, ed abbracci, si crea l’illusione che tutte le confessioni o religioni siano sullo stesso livello#, e si oscura il dogma che fuori della Fede e della Chiesa cattolica non c’è salvezza. Così si indebolisce la Fede e si diminuisce la possibilità stessa della salvezza.

     Il vero Ecumenismo, invece, è un vero tipo di amore poiché, come ogni vero tipo di amore, mira al vero bene di altrui. Anzi, mira al suo bene ultimo che è la sua salvezza, che cerca di assicurare mediante la sua conversione.

 

       Che il tipo di amore proposto da questa forma di Ecumenismo è falso si può illustrare coll’immagine seguente: un numero di persone sta provando ad attraversare l’oceano. Alcune di queste viaggiano su una barca grande costruita per sopravvivere tempeste e ogni tipo di pericolo, e fornita con tutto ciò che occorre per un lungo traghetto. Altre persone viaggiano su barche più piccole: barche a velo, barche a ramo, e altre ancora su galleggianti o anche solo nuotando. Solo la barca grande raggiungerà il littore ulteriore con sicurezza; qualche altra barca riuscirà forse, ma con difficoltà; le altre barche e persone invece certamente non riusceranno. Le persone sulla barca grande non provano a convincere le altre a venire a bordo la loro barca ma solo li salutano affettuosamente mentre passano. Come il lettore avrebbe capito: la barca grande è la Chiesa cattolica; l’oceano è il mondo; le persone fuori di questa barca sono coloro che non appartengono alla parte visibile della Chiesa.

        Ovviamente è più facile e anche più piacevole, almeno a breve termine, di agitare la mano e sorridere beatamente ad un’altro da una bella barca, che di dirgli che sta nell’errore, di convincerlo di lasciare la sua barca (che probabilmente gli anche piace), e di venire a bordo la propria. E se viene, ci sarà poi tutta la fatica di occuparsi di lui.  

   

        L’errore metafisico alla base del falso Ecumenismo è la priorità che esso accorda all’ordine del Bene sull’ordine del Vero.

 

        L'anima dell'uomo ha due facoltà principali: la conoscenza e la volontà (o amore razionale), e tutte e due si devono adoperare nel suo agire. Il motivo più profondo ne è che, come spiegheremo nel prossimo paragrafo, tutte e due facoltà sono necessarie all’uomo per glorificare Dio pienamente. A livello sovrannaturale questa conoscenza è la conoscenza della Fede, e questo amore è l'amore della Carità. Ambedue – Fede e Carità - si devono adoperare nel suo agire. Non basta avere la Fede per essere salvati; non basta amare per essere salvati; ma occorre e la Fede e la Carità.

       All’ obiezione che ‘basta l’amore’ rispondiamo coll’affermazione che è necessaria anche la conoscenza. E si deve precisare che la conoscenza ha la precedenza (logica) sull'amore, in quanto l'amore è cieco, e deve essere guidato dalla conoscenza: prima di amare, devo sapere cosa amare e come amare. Se un ubriaco mi chiede cento euro ed io glieli do, non sto praticando l'amore perchè in questo modo, ossia dandogli soldi, non lo sto amando. E se qualcuno prova a attraversare l’Oceano nuotando non lo sto amando se gli solo agito la mano dalla mia bella barca mentre lo passo.

      A livello sovrannaturale, la Fede (come conoscenza sovrannaturale), ha la precedenza sulla Carità (come amore sovrannaturale). L'oggetto della Fede è Dio, la Santissima Trinità, e non posso amarLo con la Carità prima di conoscerLo con la Fede.

        Ad un livello ancora più profondo, possiamo dire con professore Romano Amerio, nel suo libro ammirevole Jota Unum, che la conoscenza precede l'amore, in definitiva, nel mistero della Santissima Trinità Stessa, perchè la conoscenza di Dio tramite il Verbo precede l'amore di Dio tramite lo Spirito Santo: il procedere del Figlio dall'intelletto del Padre, precede il procedere dello Spirito Santo dall'amore reciproco del Padre e del Figlio. In questo modo possiamo dire che Dio, prima di essere un mistero di Amore, è un mistero di Verità.

      Vediamo dunque che i falsi ecumenisti si sbagliano quando agiscono come se bastasse l’amore, perché – ribadisco – sono necessarie sia la conoscenza sia l'amore, ove la conoscenza ha la precedenza sull'amore; la Fede sulla Carità; il Vero sul Bene.

 



+ alcune sono anche misteri, ma non sono problemi neanche loro: sono insondabili alla ragione, ma difendibili con essa.

* Ne vedremo delle immagini eloquenti nell’ultimo capitolo.

+ Meriti del Catechismo di san Pio X, che espone con semplicità e chiarezza esemplari le dottrine centrali della Fede, e che fu imparato a memoria da inumerevoli cattolici solo due generazioni fa. Nei tempi di oggi, ancora più pericolosi di prima per la salvezza delle loro anime, i bambini vengono privati di qualsiasi mezzo adatto per assicurarsene. L’autore  chiedette recentemente a un figlio dei suoi amici cosa ha imparato nel catechismo la settimana scorsa. ‘Il cubo’ fu la risposta. ‘Cos’è il cubo?’ replicai. ‘Bu?’ Più tardi passai per la chiesa e addirittura vedi davanti all’altare(-tavola) un grande cubo sinistro di colore grigio. Ne guardai due lati: uno mostrava due bambini abbracciandosi, e l’altro un pallone. Bu?

[1] ‘Ciò che tutti hanno in comune’ si può intendere sia come il denominatore comune più basso fra diverse religioni o confessioni, sia come il rapporto personale tra ogni uomo e Dio, espresso nella propria religione. Quanto al secondo caso, san Pio X scrive nella Pascendi: ‘…i Modernisti non negano, concedono anzi, altri velatamente, altri apertissimamente, che tutte le religioni son vere’. Qua si tratta di una concezione soggettivista della religione che, come spiega il Papa, si reduce all’esperienza personale assieme al simbolismo. Non mancano, comunque, coloro che mantengono che tutte le religioni siano vere anche sulla concezione oggettiva del termine. Il fatto che la loro teoria offende al principio di non-contraddizione (cfr. il capitolo scorso) in quanto le varie religioni (o confessioni cristiane) si escludono reciprocamente, chiaramente non la rende meno rispettabile come teoria modernista.

* cfr. il capitolo scorso.

+ con lo slogan: ‘Adoriamo lo stesso Dio’. Lo slogan è vero sul livello filosofico perché colla sola ragione possiamo dimostrare che c’è un unico Dio; è falso invece sul livello teologico perché la Chiesa insegna infallibilmente che Dio è la Santissima Trinità di Cui la Seconda Persona è divenuta Uomo: ciò viene negato dal Giudaismo, dall’Islam, e da tutte le altre religioni monoteiste. Ciò che ci interessa comunque non è la filosofia, la politica, la vita presente, bensì la teologia, la spiritualità, e la vita eterna. In una parola, un cattolico professa l’esistenza di un unico Dio non come una verità della ragione ma come una verità della Fede: la professa nel Credo : Credo in unum Deum.

´ cfr. L’Eglise Eclipsée?, Les amis du Christ-Roi, Delacroix,1999.

come bravi cubisti cfr. il capitolo precedente.

# Latitudiniarismo e Indifferentismo.



[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
OFFLINE
Post: 39.987
Sesso: Femminile
30/07/2013 10:14
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


                                                  IV  Le Origini dell’Ecumenismo

 

       Rivolgiamo uno sguardo adesso sulle origini dei due tipi d’Ecumenismo.

 

      Per sapere l’origine dell’Ecumenismo cattolico, bisogna guadare la natura di Dio Stesso. Dio è la somma di ogni perfezione, che ha creato tutte le cose per la Sua propria gloria. Esse Lo glorificano in quanto Lo imitano: in quanto riflettono in sè stesse qualchecosa delle Sue infinite perfezioni. Il modo particolare in cui l’essere razionale Lo imita è tramite la sua ragione: ossia tramite la sua ragione può conoscere ed amare Dio, e così facendo imitarLo, poiché Dio, come abbiamo già visto, conosce e ama Sè Stesso.      

       L’essere razionale può conoscere Dio come è di per Se Stesso solo tramite quella conoscenza che è la Fede. La Fede gli è dunque essenziale per imitare Dio nel modo che gli è proprio: per glorificarLo da essere razionale e per compiere così lo scopo della sua esistenza.

       La Fede gli è essenziale, dunque, ma lo è non solo in sè, ma anche per un motivo ulteriore, cioè per poter amare Dio come è di per Se Stesso, tramite quel genere di amore che raggiunga Dio come è di per Se Stesso, cioè la Carità. Abbiamo già spiegato in riguardo che bisogna conoscere una cosa prima di poter amarla.  

      Ecco dunque la ragione la più profonda perché occorre la Fede: ecco l’origine dell’Ecumenismo cattolico.

 

       Quanto all’Ecumenismo non-cattolico, la sua origine può essere espressa più brevemente. Nel suo libro luminoso Il Concilio Vaticano II: Una storia mai scritto, professor Roberto de Mattei scrive (I. 6 p.71): ‘ l’ecumenismo nacque fuori dalla Chiesa cattolica e precisamente nell’ambiente missionario protestante, dove la molteplicità delle confessioni creava forti problemi al proselitismo.’

                 

                                                  V  I Mezzi e fini dell’Ecumenismo

 

        L'Ecumenismo cattolico avviene tramite l'insegnamento. Il primo compito della Chiesa è di insegnare la Fede: la Chiesa è in possesso della Fede che è la Verità assoluta ed immutabile, e deve insegnarla agli altri per la loro salvezza. La ragione ne è che per essere salvati devono conoscere Dio con la Fede e amarLo con la Carità (di per Se Stesso e tramite il prossimo), per glorificarLo quaggiù e in cielo (come abbiamo appena accennato), e per salvare le loro anime.

        L'Ecumenismo falso si esercita tramite il così detto ‘dialogo’. Questo viene inteso come una specie di relazione reciproca con l'altro, dove l'uno è aperto all'altro e l'uno impara dall'altro vicendevolmente, in un processo senza fine alla ricerca di una verità elusiva o mutabile, considerata meno importante del dialogo stesso, o dell'amore che lo costituisce.

       Per valutare questo concetto di dialogo, bisogna spiegare che la santa Chiesa cattolica ha ricevuto la Verità da Dio Stesso che è la Verità tutta intera. Nostro Signore Gesù Cristo, di cui il Nome sia sempre adorato e benedetto, disse: ‘Io vi manderò lo Spirito della verità, che vi condurrà alla verità intera’. Questa verità è la Verità sovrannaturale, l’oggetto della Fede, la Verità assoluta e immutabile: più stabile della terra, delle stelle, della luna, e del sole, perchè ‘il cielo e la terra passeranno, ma - dice il Signore - le mie parole non passeranno’.

      Le parole del Signore, le verità della Fede, sono immutabili e non cambieranno: neanche un’ jota cambierà, e nessun uomo di Chiesa ha il potere di cambiare il minimo dettaglio della Fede.

      Ora, la santa Chiesa Cattolica ha ricevuto un mandato del Signore di predicare questa Fede, raccontato alla fine del vangelo di san Matteo con le parole: ‘Andate, dunque, e ammaestrate tutte le nazioni battezzandole, insegnando loro ad osServare tutto ciò che vi ho comandato’; alla fine del vangelo di san Marco, con le parole: ‘Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo a ogni creatura, chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato’; alla fine del vangelo di san Luca, con le parole: ‘Il Cristo doveva patire e risorgere e nel Suo nome saranno predicate a tutte le genti la conversione e il perdono dei peccati’.

      Queste parole alla fine dei vangeli sono di fatti lo strumento per comunicare il contenuto dei vangeli alla intera umanità: quegli avvenimenti e le parole dei trentatrè anni di vita terrena dell'adorabilissimo Figlio di Dio e di Maria che hanno cambiato per sempre la faccia di questa terra, e hanno determinato definitivamente il destino eterno di ogni uomo, dall'inizio dei tempi fino alla loro fine.

       Questo mandato è il munus docendi, l’ufficio di insegnare di Nostro Signore Gesù Cristo Stesso. Questo Suo ufficio, assieme a quello di governare e quello di santificare, li ha tramandati alla Sua Chiesa una, santa, Cattolica, ed Apostolica, e ad ogni membro del Suo Clero.

      Insegnare la Fede è dunque un ufficio, un compito, un obbligo, della Chiesa e del suo clero: ‘guai a me se non predico il vangelo’ dice san Paolo. Insegnare la Fede significa che la Chiesa, che è in possesso della verità, la comunichi a qualcuno che non è ancora in possesso di questa verità, a qualcuno che ne è ignorante, affinchè questa persona venga in possesso di essa anche lui: affinche anche lui la conosca.

     Non è un processo interminabile di dialogo, di discussione, di interessamento da parte della Chiesa alle opinioni false di altri, per cercare insieme una specie di amalgama del vero e del falso, nell'interesse di una convivenza puramente terrena. E’ la comunicazione della Verità, dell'unica Verità: della Verità sovrannaturale e assoluta, la Verità che in fin dei conti è Nostro Signore Gesù Cristo Stesso che disse: ‘Io sono la Verità’, affinchè ogni uomo venga alla conoscenza di questa Verità, e ogni uomo venga salvato! Amen.

 

                                                           

 

                                                          III  VALUTAZIONE

 

 

    11. I Benefici della Fede

 

   Meditiamo adesso sui benefici della Fede coll’aiuto della definizione della Fede di san Paolo, interpretata da san Tommaso. Questa breve meditazione può servirci come una piccola sintesi dei alcuni tratti principali della Fede sopra evocati. Nella sua epistola agli Ebrei XI, 1 san Paolo scrive: ‘La Fede è sostanza delle cose che si sperano e convinzione delle cose che non si vedono.’

 

   Notiamo per primo che la Fede si riferisce al futuro: alle ‘cose che si sperano’, alle ‘cose che non si vedono’. Queste cose le possederemo nel futuro, le vedremo nel futuro, cioè nel cielo. Queste cose sono le verità divine ed eterne che non sono altro che Iddio stesso. In questo mondo quaggiù abbiamo una conoscenza oscura di queste cose; nell’altro mondo ne avremo una conoscenza chiara. Qui crediamo con la luce della Fede; la vedremo con la luce della gloria: ‘Ora vediamo come in uno specchio, in maniera confusa; ma allora vedremo a faccia a faccia. Ora conosco in modo imperfetto, ma allora conoscerò perfettamente, come anch’io sono conosciuto’. (Cor. I, 13)

 

    Il secondo elemento di questa definizione che vogliamo meditare è l’espressione: ‘la Fede è sostanza’. Questo significa che la Fede ci da (già in questo mondo) la comprensione dei suoi oggetti: cioè le verità divine ed eterne che sono Dio: Così afferriamo quaggiù in modo iniziale e preparativo ciò che possederemo in cielo in modo perfetto e definitivo.

   Ebbene in cosa consiste questa comprensione di Dio, questa conoscenza di Dio? Evidentemente è una specie di unione con Dio, un’unione che la Sacra Scrittura paragona con il matrimonio: nel libro Osea (2, 20) leggiamo: ‘Ti fidanzerò con me nella Fede.’ Quando pensiamo in genere all’unione con Dio, pensiamo forse all’unione con Dio nel cielo, o all’unione mistica con Dio su questa terra, come quella di un santo rapito nell’amore dell’Onnipotente; dimentichiamo che la Fede in Se stessa è già un’unione con Dio.

   Ma questa comprensione, questa conoscenza di Dio, non è soltanto un’unione con Dio, ma anche la vita eterna stessa, perché questa comprensione amorevole di Dio sulla terra (che è la Fede) è già l’inizio della visione beatifica del cielo (che è la vita eterna). In questo riguardo ci dice il Signore: ‘Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo’ (Gv. 17, 3).

 

   Il terzo elemento della definizione di S. Paolo che vogliamo guardare adesso è la parola ‘convinzione’. La Fede coinvolge la convinzione, la certezza. Se ciò non è la certezza della ragione, è la certezza la più grande che si possa raggiungere qui sulla terra su Iddio e sulle cose di Dio. Per citare il sacro Concilio di Trento:‘Il verbo ‘credere’ significa il sicurissimo assenso, in virtù del quale l’intelligenza aderisce con fermezza e tenacia a Dio che rivela i propri misteri. Perciò chi crede (nel Senso qui inteso) possiede indubbia e nettissima convinzione di qualcosa’. Il Catechismo Maggiore di san Pio X aggiunge (19) : ‘La parola Credo vuol dire: io tengo per verissimo tutto quello che in questi dodici articoli si contiene: e credo più fermamente queste cose, che se le vedessi cogli occhi miei…’

   In questo senso la Fede è una luce più forte di quella della ragione. In fatti la luce della ragione è solo un riflesso di essa. Qualcuno potrebbe chiedere, però, a questo punto, perché si parla allo stesso tempo dell’oscurità della Fede. La risposta è che la Fede è chiara quanto al modo, e oscura quanto all’oggetto, della sua conoscenza. Il suo oggetto, come abbiamo già detto, è Iddio Stesso, Che non può essere compreso che imperfettamente e oscuramente dalla conoscenza finita dell’uomo; il modo di conoscere questo oggetto invece è una luce forte, una certezza assoluta, perché unisce la mente direttamente e immediatamente colla Verità Stessa, Che è Dio.

 

   In questa analisi breve della natura della Fede abbiamo visto il suo beneficio principale, cioè che ci dà la vita eterna già su questa terra, legata evidentemente ad una vita buona, alle opere buone, ed alla Carità (nel senso dell’amore sovrannaturale).

   Il suo beneficio secondario è che ci insegna come arrivare a questa vita eterna mediante i nostri atti, o, in altre parole, come condurre una vita buona. In breve: la Fede è la nostra guida. La Fede dà la buona direzione alla nostra vita terrestre: ci insegna le grandi verità, tra le quali si trovano per esempio il fatto che ci sia una vita dopo questa vita terrestre, e che Dio ricompensi il bene e punisca il male; la Fede ci dà i comandamenti, la predicazione, e l’esempio di Nostro Signore Gesù Cristo.

  Finalmente in questo modo la Fede ci dà i mezzi per superare le tentazioni: Nella sua lettera agli Efesini S. Paolo ci parla del combattimento spirituale, scrivendo:‘Tenete Sempre in mano lo scudo della Fede con il quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del maligno’ (6, 16). San Pietro dice: ‘Il vostro nemico il diavolo come un leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella Fede.’ ( 1.5,8)

  

    Tutto ciò che abbiamo meditato sulla Fede può essere espresso con l’immagine della luce: La Fede è la luce nella quale vedo Iddio in questo mondo; questa luce è la luce d’aurora che precede la luce del giorno nel quale vedrò Iddio nel cielo; la Fede è la luce che mi condurrà attraverso la valle oscura di questo mondo per unirmi a Lui in un’unione perfetta e stabile per tutta l’eternità.

    

 

     12. Il male dell’eresia

 

     Oggigiorno il male dell’eresia non viene più adeguatamente apprezzato. Un motivo per ciò è, come abbiamo già accennato, che il bene della Fede non viene adeguatamente apprezzato neanche esso. Il male dell’eresia si capisce solo quando si capisce il bene della Fede. Se la Fede ci dà la conoscenza certa di Dio e l’unione a Lui: ossia la vita eterna già sulla terra, l’eresia cene priva; se la Fede ci mostra la strada al cielo, l’eresia cene svia; se la Fede ci aiuta a superare gli ostacoli su questa strada, l’eresia li moltiplica.

     Per mostrare il vero male dell'eresia, guardiamo il commentario dei Padri della Chiesa su un passo dell'Apocalisse (all'inizio del capitolo 9) che hanno inteso di questo grave peccato contro la Fede. Guardiamone una sintesi fatta da Dom Jean de Monléon OSB nel suo libro Le Sens Mystique de l’Apocalypse*, riflettendo soprattutto sulla sua rilevanza alla piaga attuale del Modernismo.

 

    ‘E il quinto Angelo suonò la tromba e vidi una stella che era caduta dal cielo sulla terra, e fu data a lei la chiave del pozzo dell'abisso. E lei aprì il pozzo dell'abisso e il fumo si elevò dal pozzo, come il fumo di una grande fornace, e s'oscurò il sole e l'aria per il fumo del pozzo. E dal fumo del pozzo uscivano delle cavallette sulla terra (…) e il tormento è come il tormento dello scorpione quando punge un uomo (...) E queste somiglianze di cavallette sono simili ai cavalli preparati al combattimento - E sulla testa avevano corone simili all'oro e le loro facce simili a quelle degli uomini. E avevano capelli come di donne, e i loro denti erano come denti di leoni. E avevano corazze come corazze di ferro e la voce delle loro ali era come voci di carri di numerosi cavalli correnti al combattimento (...) E avevano su di loro come re l'angelo dell'Abisso, il cui nome in ebraico è ‘Abadòn’, e in greco ‘Apollyon’, e in latino ha il nome di ‘Exterminator’...’

 

     Ora, la stella caduta dal cielo è Lucifero, a cui fu data la chiave del pozzo dell'abisso che è il potere di chiudere alla grazia ed aprire al peccato il cuore degli eretici. ‘Aprì il pozzo’ cioè li spinse a pubblicare tutti gli errori e i disegni perversi che nascondevano nel loro fondo. ‘E il fumo si elevò’, cioè, la loro dottrina uscì accecante e stufante come un fumo fitto per tutti coloro che lo respiravano. ‘E si oscurò il sole’, cioè, la Luce di Cristo che illumina la Sua Chiesa fu velata; ‘ - e l'aria’, ossia la Fede, perché questa virtù è necessaria alla vita sovrannaturale quanto l'aria alla vita naturale; ‘si oscurò l'aria’ come da una nebbia nella quale molti perdevano la via della verità.

     ‘E dal fumo del pozzo uscivano cavallette’ che sono gli eretici. Loro, incapaci di mantenersi in alto come le aquile o le colombe che sono i santi sulle ali delle loro virtù, si sforzavano in vano di alzarsi con salti indecorosi e disordinati come le cavallette, per ricadere di nuovo sulla terra, sulle loro preoccupazioni materiali. Gli eretici sono come scorpioni, in quanto si avvicinano dolcemente alle loro vittime, come se volessero accarezzarle, per poi ferirle mortalmente, subito, e all'improvviso.

     Queste cavallette sono come cavalli pronti a correre in qualsiasi direzione senza discernimento, mettendo tutta la loro impetuosità e forza al servizio del loro cavalliere: il Diavolo. Sulle loro teste avevano ‘delle corone simili all'oro’, cioè di una saggezza finta, ed una intelligenza finta della Sacra Scrittura; e le loro facce erano ‘simili alle facce degli uomini’ perché proponevano delle massime puramente umanitarie, e davano l'impressione di agire e di parlare secondo la ragione. Ma sotto queste corone avevano dei ‘capelli di donne’, e sotto le loro facce dei ‘denti di leoni’: capelli di donne perché questa falsa saggezza non copriva che dei pensieri morbidi ed effeminati; denti di leoni perché erano sempre pronti a strappare e divorare le loro vittime.

    Avevano intorno al petto delle corazze,‘come corazze di ferro’: i loro cuori induriti dai pregiudizi e princìpi falsi erano assolutamente impenetrabili ai tratti della verità. ‘E la voce delle loro ali era come voci di carri di numerosi cavalli correnti in combattimento’ cioè, incapaci di fornire argomenti ragionevoli per sostenere la loro dottrina, li sostituiscono con il tumulto delle loro parole. Questo tumulto consiste in dottrine le più contradittorie che non possedono nessun principio di unità se non la loro motivazione comune, che è l’odio verso la Sposa Immacolata di Cristo.

    Il Re delle cavalette è l'angelo dell'abisso. Il suo nome viene dato in ebraico, greco, e latino per mostrare che vuole imitare Cristo di Cui il titolo regale fu iscritto nello stesso modo sulla croce. Che il titolo di Cristo viene scritto in tre lingue significa la Sua sovranità universale: il latino si riferisce al mondo visibile, allora soggetto a Roma; il greco si riferisce al mondo dell’intelligenza, dove la Grecia è maestra incontestabile; l’ebraico si riferisce al mondo sovrannaturale, essendo quella la lingua in cui Dio ha parlato agli uomini mediante i profeti e il Suo divin Figlio.

     Il fatto che il nome del Diavolo viene dato nelle stesse lingue significa che vuole imitare Cristo nella propria pretesa alla sovranità universale. Il modo che vuole esercitare questa sovranità viene espresso nel nome stesso di ‘Sterminatore’: ossia colui che non ha altro disegno in tutte le sue nefande operazioni che di impedire agli uomini di raggiungere il loro termine. Mentre il Signore, il vero Re, ossia Condottiere, si occupa di condurre gli uomini al loro termine: il loro fine ultimo che è il Paradiso.

 

   E così, alla fine di questo breve trattato sulla Fede e l’Eresia si rivela in piena luce il nemico della Fede e il Dottore delle Eresie*. Agisce in questo modo non perché non ha la Fede e crede l’eresia che dissemina, poiché lui ‘crede e trema’, bensì, come abbiamo appena detto, al fine di impedire l’uomo di raggiungere il Paradiso. Agisce, in una parola, come ‘Ingannatore’ che ‘non ha perseverato nella verità, perché non vi è verità in lui. Quando dice il falso, parla del suo, perché è menzognero e padre della menzogna’ (Gv. 8.44).

    Il suo avversario ultimo, come sempre, è Dio Stesso, Che vuol ferire rovinando gli esseri fatti alla Sua immagine e somiglianza. In questo campo di battaglia opera come Ingannatore, contro Dio come Verità Stessa.

 

    Il commentario dei Padri della Chiesa, che abbiamo brevemente esposto, ci mostra la vera natura ed il vero male dell'eresia, anche se oggi non se ne parla più: anzi, come abbiamo spiegato sopra, si lasciano crescere e selvaggemente sviluppare le eresie nel seno stesso della Chiesa.

    Il nostro compito invece è di riconoscerle e di detestarle, perché piene di veleno mortale, e di pregare alla Santissima Madre di Dio per liberarcene, perché lei sola, come preghiamo nel Terzo Notturno del comune delle sue Feste, ha distrutto tutte le eresie nel mondo intero. Gaude, Maria Virgo, cunctas haereses sola interemisti in universo mundo.

 

                       In nomine Patris, et Filii, et Spiritus Sancti. Amen.

 

 

 

 

 



* Nouvelles Editions Latines 1984.

* Inimicus fidei ed hereticorum doctor nel grande esorcismo. Per vedere un esempio di un suo intervento diretto sugli uomini per disseminare l’eresia, si legga ‘La Conférence entre Luther et le Diable au sujet de la Messe, racontée par     Luther Lui-meme’ Editions Saint-Rémi.




[SM=g1740771]

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 13:06. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com