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San Cipriano e la vera unità nella Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 04/08/2013 22:03
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31/07/2013 15:30
 
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Nell’unità e nell’amore è il cristianesimo

14. - Costoro, anche se fossero uccisi per la confessione del nome, non laverebbero la loro macchia neppure col sangue: la colpa grave e inespiabile della discordia non può essere cancellata neppure dal martirio. Non può essere martire chi non è nella Chiesa; non potrà pervenire al regno chi abbandona colei che è destinata a regnare. Cristo ci ha dato la pace, ci ha prescritto di essere d’un sol cuore e di un’anima sola, ci ha raccomandato di conservare integri e inviolati i legami dell’amore e della carità; perciò non potrà essere un martire colui che non osserva la carità fraterna. Ecco ciò che insegna e afferma l’apostolo Paolo: «E se avessi la fede fino a trasportare i monti, se non ho la carità, non sono nulla. E se distribuissi tutti i miei averi a sostentamento (dei poveri), e dessi il mio corpo a farmi bruciare, se non ho la carità, tutto ciò a niente mi serve. La carità è magnanima, la carità è benigna, la carità non è invidiosa, non si gonfia, non si irrita, non opera sconsideratamente, non pensa male, tutto ama, tutto crede, tutto spera, tutto sopporta. La carità non verrà mai meno» (1 Corinzi 13). «La carità non verrà mai meno ». Ci sarà essa infatti, sempre, nel regno: essa resterà in eterno, per l’unità dei fratelli perfettamente stretti insieme. Al regno dei cieli non perverrà la discordia. Il premio di Cristo — di Cristo che dice: «Questo è il mio comandamento, che vi amiate l’un l’altro come io ho amato voi » (Giovanni 15,12) — non toccherà a chi ha violato l’amore di Cristo con perfida disunità. Chi non ha la carità, non ha Dio. Ascolta la voce del beato apostolo Giovanni: «Dio è amore, e colui che rimane nell’amore rimane in Dio e Dio rimane in lui» (1 Giovanni 4,16). Non possono rimanere con Dio, quelli che non han voluto essere unanimi nella Chiesa di Dio. Brucino pure nelle fiamme, ed esposti al fuoco o dati alle belve diano pure la vita: non otterranno la corona della fede ma la pena del l’infedeltà; e ciò non sarà per loro l’esito glorioso della fortezza dei credenti, ma la fine dei disperati. Un uomo del genere può ben essere ucciso, non potrà essere coronato; può professarsi cristiano, ma cosi come pure il diavolo, mentendo, spesso si spaccia per il Cristo, secondo quanto il Signore stesso ci dice e ci avverte: «Molti verranno nel mio nome e diranno: io sono il Cristo; e trarranno non po chi in inganno» (Marco 13,6). Come quello non è Cristo, benché ne contrabbandi il nome per ingannarci, cosi non può essere considerato un seguace di Cristo colui che non rimane nel suo Vangelo e nella verità della fede.

 

15. - Certo, è cosa sublime e meravigliosa profetare, scacciare i demoni e operare grandi prodigi in terra. E tuttavia, colui che riesce a far questo non otterrà il regno dei cieli se non cammina tenendosi sul retto e buon cammino. Lo afferma il Signore, dicendo: «Molti mi diranno in quel giorno: Signore, Signore, non abbiamo forse profetato nel tuo nome, e scacciato demoni nel tuo nome, e non operammo grandi prodigi nel tuo nome? E allora io dirò loro: Non vi ho mai conosciuto; andate via da me, voi operatori di iniquità» (Matteo 7,22). È dunque necessaria la giustizia perché si possa meritare dinanzi a Dio, nostro giudice; bisogna osservare i suoi precetti e ammonimenti, perché i nostri meriti abbiano ricompensa. E il Signore, nel Vangelo, quando ha voluto tracciarci in poche parole la via della nostra speranza e della nostra fede, ha detto: «Il Signore Dio tuo è l’unico Signore... Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutte le tue forze. Questo il primo. Il secondo è simile a questo: amerai il prossimo tuo come te stesso. Da questi due comandamenti dipende tutta la legge e i profeti» (Matteo 22,37). Con ciò, ci ha insegnato contemporaneamente l’unità e l’amore, e ha racchiuso in questi due precetti la legge e tutti i profeti. Ebbene, quale unità conserva, quale amore può custodire e comprendere colui che nel suo insensato furore di discordia divide la Chiesa, distrugge la fede, turba la pace, spazza via la carità, profana il mistero?

 

I segni dei tempi

16. - Miei fedelissimi fratelli, questo male già prima cominciò a diffondersi; ma adesso la funesta rovina provocata dallo stesso male si è aggravata; e ha preso a pullulare e a propagarsi maggiormente il veleno pestifero delle perversità ereticali e degli scismi. Questo infatti doveva verificarsi al declinare del mondo, come ci ha predetto e preannunziato lo Spirito Santo per mezzo dell’Apostolo: «Devi anche sapere che negli ultimi tempi verranno momenti difficili. Gli uomini saranno egoisti, amanti del denaro, vanitosi, orgogliosi, bestemmiatori, ribelli ai genitori, ingrati, senza religione, senza amore, sleali, maldicenti, intemperanti, intrattabili, nemici del bene, traditori, sfrontati, accecati dall'orgoglio, attaccati ai piaceri più che a Dio, con la parvenza della pietà, mentre ne hanno rinnegata la forza interiore. Guardati bene da costoro! Al loro numero appartengono certi tali che entrano nelle case e accalappiano donnicciole cariche di peccati, mosse da passioni di ogni genere, che stanno sempre lì ad imparare, senza riuscire mai a giungere alla conoscenza della verità. Sull'esempio di Iannes e di Iambres che si opposero a Mosè, anche costoro si oppongono alla verità: uomini dalla mente corrotta e riprovati in materia di fede. Costoro però non progrediranno oltre, perché la loro stoltezza sarà manifestata a tutti, come avvenne per quelli» (2 Timoteo 3,1). Tutto ciò che fu predetto si adempie e avvicinandosi ormai la fine del mondo — si realizza, con la prova insieme dei tempi e degli uomini. Più che mai, per la furia dell’avversario, l’errore trascina in inganno, la presunzione esalta, l’astio divampa, la cupidigia acceca, l’empietà deprava, la superbia gonfia, la discordia esaspera, l’ira travolge.

 

L’opportunità di evitare gli apostati

17. - Ma noi, non lasciamoci scuotere o turbare dall’eccesso rovinoso della perfidia di tanti; piuttosto la nostra fede sarà corroborata dal verificarsi delle predizioni. Se hanno cominciato a esserci di quei tali, con le deviazioni che erano state predette, gli altri fratelli si guardino da loro, poiché anche questo è stato predetto quando Dio ha voluto cosi istruirci: «Ma voi guardatevene! Ecco, io vi ho predetto ogni cosa» (Marco 13,23). Vi prego, evitate la gente di tal fatta, e tenete lontani da voi, dai vostri orecchi, come fossero un contagio mortale, le conversazioni dannose. Sta scritto infatti: «Circonda le tue orecchie di una siepe di spine e non stare ad ascoltare la lingua perversa » (Siracide 28,24); e ancora: «Le cattive compagnie corrompono i buoni costumi» (1 Corinzi 15,33). Il Signore ci insegna e ci avverte di stare alla larga da quei tali: «Sono dei ciechi — dice — che conducono altri ciechi. Ma se un cieco conduce un altro cieco, cadranno tutti e due in una fossa» (Matteo 15,14). Va considerato come un nemico, e va fuggito, chiunque si sia separato dalla Chiesa. Costui è un perverso, un peccatore, uno che si è condannato da se stesso (Tito 3,11). Crederà forse, costui, di essere con Cristo, lui che avversa i sacerdoti di Cristo e si separa dalla comunione del suo clero e del suo popolo? Egli leva le sue armi contro la Chiesa, si oppone alle disposizioni di Dio. Nemico dell’altare, ribelle verso il sacrificio di Cristo, perfido in fatto di fede, sacrilego in fatto di pietà, servo disobbediente, figlio empio, fratello nemico, egli osa stabilire un altro altare disprezzando i vescovi e abbandonando i sacerdoti di Dio, osa formulare un’altra preghiera in termini illegittimi, osa profanare con falsi sacrifici la vera ostia del Signore; e non sa che chi si oppone agli ordini di Dio viene punito dal castigo di Dio per la sua avventata temerità.

 

Punizione degli apostati nell’Antico Testamento

18. – Così Core, Dathan e Abiron, poiché, contro Mosè e il sacerdote Aronne, tentarono di arrogarsi la libertà di offrire il sacrificio, immediatamente furono puniti per ciò che avevano osato: la terra, scompaginandosi, si apri in una voragine profonda e questa spaccatura del suolo li risucchiò dritti e vivi. E l’ira e lo sdegno di Dio non colpirono soltanto gli autori del fatto: anche gli altri duecentocinquanta complici, che s’erano associati alla loro ribellione e al loro audace tentativo, furono divorati con rapido castigo da un fuoco suscitato dal Signore (Numeri 16). Questo ammonimento significa che si rivolge contro Dio stesso ogni sforzo dei perversi per abolire con la volontà dell’uomo le disposizioni di Dio. Ed ecco ciò che accadde anche al re Ozia: avendo preso in mano il turibolo, e assumendosi a forza il diritto di sacrificare, contro la legge di Dio (Numeri 17,5) e la resistenza del sacerdote Azaria, non volendo obbedire e cedere fu castigato dall’ira di Dio e deturpato in fronte da macchie di lebbra (2 Cronache 26,16-19): per l’offesa al Signore, fu marchiato proprio in quella parte del corpo in cui sono segnati quelli che si rendono degni del Signore. Anche i figli di Aronne, quando misero sull’altare un fuoco profano non prescritto dal Signore, subito, al cospetto del Signore che si vendicava, furono colpiti dalla morte (Numeri 3,4).


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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