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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Paolo VI sul Concilio, sulle riforme e sulle false interpretazioni

Ultimo Aggiornamento: 23/05/2014 21:40
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02/08/2013 13:47
 
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ANGELUS 

Domenica, 2 maggio 1965 

 

Conoscete il Nostro pensiero: l'Enciclica che abbiamo pubblicata per il mese di maggio ve lo dice. 

Il quadro del mondo presenta punti dolenti molto gravi per se stessi e molto pericolosi per la pace generale; anzi lo stato di tensione fra popoli e fra ideologie diverse non può lasciare tranquillo il Nostro animo e, pensiamo, quello d'ogni persona amante della pace, e preoccupata della sorte di tante vite umane impegnate o no nei conflitti già in atto e in quelli purtroppo facilmente possibili. 

Questa notte qualche migliore notizia è venuta da Santo Domingo; ma l'equilibrio non è ancora sicuro. Noi non possiamo fare nulla direttamente; siamo fuori dalle lotte politiche e militari; altro è il Nostro compito. Ma possiamo fare indirettamente due cose:  

1) incoraggiare e lodare coloro che ora sinceramente vogliono la pace; gli uomini responsabili della sorte dei popoli, che in questi momenti vogliono la pace e i negoziati che essa comporta, si rendono veramente benemeriti dell'umanità;  

2) l'altra cosa è pregare; e non è piccola cosa; è poi la Nostra; ed è quella che ora facciamo con voi invocando la pace da Dio mediante l'intercessione di Maria.


ANGELUS

Domenica, 27 giugno 1965

 

Anche la scorsa settimana non ha recato confortanti notizie per questa preghiera, che quasi ci obbliga a fare il bollettino spirituale. I fatti non lieti li conosciamo.

Ma vi sono due maniere di giudicare l’andamento del mondo, specialmente quando esso non è confortante; c’è la maniera della rassegnazione fatalistica, che non vede rimedio, o che cerca il rimedio negli avvenimenti stessi sperando che da sé si mettano a posto; e vi è la maniera che spera; spera sempre nell’intervento della Provvidenza, anche se questo intervento non porta segni prodigiosi, ma si riveste del gioco felice delle circostanze umane, e spera nella buona volontà di chi dirige le cose, nel merito di chi soffre o nell’efficacia di chi prega.

Perciò la nostra speranza si appoggia ancor più alla nostra preghiera: essa si fa ora più viva e fiduciosa; e, rivolta com’è alla Madre celeste, non potrà essere delusa.

Perciò, preghiamo.




UDIENZA GENERALE

Mercoledì, 1° settembre 1965

 

Nell'imminenza della sessione finale del Concilio

Diletti Figli e Figlie!

Se una visita, come a Noi la vostra, è un incontro spirituale che tende a leggere nel cuore della persona visitata, voi potete oggi facilmente leggere nell’animo Nostro pensando all’esortazione apostolica, che in questi giorni Noi abbiamo rivolto alla Chiesa di tutto il mondo, invitandola a fare speciali preghiere in occasione dell’ormai prossima riapertura del Concilio ecumenico, giunto alla sua quarta e conclusiva sessione; e esortandola a dare a tali preghiere un indirizzo particolare verso la Croce di Cristo, alla quale è dedicata, secondo il calendario liturgico, una delle memorie con cui la Croce è onorata, cioè il 14 settembre, affinché sia a tutti quanti ricordato che dalla Passione del Signore deriva a noi la salvezza, e che alla Passione del Signore, mediante l’orazione e la penitenza, dobbiamo avvicinare i nostri cuori, per ottenere a noi tutti, alla Chiesa e al mondo, quelle grazie, quei lumi, quelle virtù, che il Concilio va, quasi con supremo sforzo, cercando.

Cioè un’intenzione di corroborare e di santificare l’ultima fase del Concilio ecumenico con una fervorosa e comune orazione penitenziale occupa in questo periodo la Nostra mente; e la manifestiamo anche a voi, cari Figli e Figlie che venite a visitarci, affinché siate più strettamente e piamente associati ai Nostri pensieri, ai Nostri desideri e alle Nostre speranze. Noi siamo fiduciosi che voi accoglierete questa Nostra confidenza e asseconderete questo Nostro invito: pregare, in virtù di Cristo Crocifisso, per il buon esito del Concilio! Voi lo farete certamente; e Noi vi ringraziamo. Lo faranno i Vescovi, i Sacerdoti, i Religiosi, i Fedeli; e Noi Ci sentiamo molto confortati da questo coro mondiale di suppliche sintonizzate. Attendiamo questa collaboratrice adesione spirituale specialmente dalle anime votate alla preghiera e tese verso la partecipazione alla vita orante e operante della Chiesa.

Non è nuovo questo invito alla preghiera concorde del Popolo di Dio; ma il ripetersi di questo atto non toglie nulla alla sua importanza; anzi dimostra che la preghiera collettiva è un atto vitale della santa Chiesa; è il suo respiro, che si fa sospiro; è un atto docile all’esortazione di Cristo, che tanto ci ha raccomandato d’essere perseveranti nel chiedere, nell’implorare, nel supplicare quanto attendiamo da Dio per la nostra salvezza; e la raccomandazione del Signore vale tanto per la durata della preghiera (Luc. 21, 36), quanto per la sua ripetizione (Matth. 7, 7) e per la sua insistenza (Luc. 11, 8 e 18, 1-8), se pure ciò deve avvenire nella gravità e nella sobrietà delle parole (Matth. 6, 7), per indicare che non la quantità verbosa e formale deve prevalere sulla qualità interiore e morale della preghiera.

Aprendo a voi il Nostro animo circa questo grande e specialissimo bisogno di comuni preghiere, crediamo di avviare le vostre menti ad un’esplorazione ben nota, ma in questo caso molto istruttiva e caratteristica della essenza della nostra religione cattolica. Esplorazione immensa per chi la volesse compiere, come quella che ci introduce nella visione generale dei rapporti fra Dio e l’uomo: sono rapporti che, mediante Cristo, ammettono la nostra conversazione con Dio, quasi voce di figli al Padre; sono rapporti che ammettono non solo la Provvidenza vegliante sulla nostra vita, ma che dimostrano come l’ordine soprannaturale così penetri nella nostra vita stessa, mediante la grazia, le virtù ed i doni dello Spirito, da doversi attribuire a Dio ed a noi, quasi compiute in collaborazione, le nostre azioni: «siamo cooperatori di Dio», dice San Paolo (1 Cor. 3, 9); sono rapporti perciò che esigono una combinazione dei due principii, estremamente disuguali, Dio e l’uomo, concorrenti ad un unico risultato, il nostro bene, la nostra salvezza. Ora questo concorso di Dio nell’umile circuito della nostra personale operazione, questo incontro della sua volontà, con la nostra, questa mirabile e misteriosa fusione del suo Amore col nostro povero amore, esige da parte nostra, insieme al modesto, ma totale contributo della nostra limitata efficienza, la disposizione migliore per accogliere l’efficienza divina; esige uno stato di desiderio e di implorazione, che si chiama orazione. L’orazione apre la porta dei nostri cuori all’azione di Dio in noi; e se noi credenti e cattolici siamo convinti di questo ordinamento soprannaturale delle cose della nostra vita, instaurato da Cristo, ci persuadiamo che l’orazione è una attività fondamentale, è un atteggiamento necessario e normale per il retto e santo svolgimento della nostra presente esistenza e per il conseguimento di quella futura.

Così è. E questa considerazione semplicissima, ma fondamentale, ce ne suggerisce due altre, che si possono riferire ad un’udienza, come questa.

Avete mai pensato al centro della Chiesa cattolica, alla santa Sede - al Vaticano, come comunemente si dice - come ad una inesausta sorgente di desideri? Come ad un cuore, che sempre attende, che sempre prega?
L’immagine consueta, che la gente si forma del Papato, è quella d’un posto di comando, di autorità, di governo; e lo è per la direzione pastorale e dottrinale della Chiesa; ma non si pensa abbastanza che qui, più che altrove, è avvertito, è alimentato, è sofferto il senso della pochezza umana, il senso del bisogno di aiuto divino, il senso umile della nostra radicale insufficienza, il tormento di molto desiderare, con il conforto di molto sperare; e non si vede che qui i desideri acquistano proporzioni immense, mondiali.

Appunto perché la missione della Chiesa è missione di carità, e qui la missione della Chiesa si fa universale, qui la forza, qui la molteplicità, qui l’ardore dei desideri si dispiegano in tutto il vigore possibile al cuore umano; e siccome a questi supremi desideri le capacità umane non possono dare soddisfazione, i desideri qui, più che altrove, si convertono in preghiera. Ascoltate queste precise parole di San Tommaso: «Il desiderare cade sotto il precetto della carità; il chiedere poi cade sotto il precetto della religione» (desiderare quidem cadit sub praecepto charitatis; petere autem sub praecepto religionis - S. Th. II, II, 83, 3 ad 2).

E prosegue: «Noi dobbiamo chiedere pregando ciò che dobbiamo desiderare; e dobbiamo desiderare il bene non solo per noi, ma anche per gli altri» (S. Th. II, II, 83, 7).

Ed ecco perché preghiamo per il Concilio, e perché invitiamo il Popolo di Dio a pregare con Noi. È l’amore per la Chiesa e per il mondo, che ci spinge a pregare. È l’interesse, che il Concilio riveste per la Chiesa, e per il mondo, che a pregare ci spinge. È la fiducia, che abbiamo nella virtù dispositiva alla divina misericordia dell’orazione, che ad essa ci invita.

È la certezza, che al contributo dell’orazione per il bene di tutti ogni cuore buono e pio è valido, che Ci suggerisce di tutti esortare a pregare insieme.

Sarete anche voi preganti con Noi e con la Chiesa? In questa fiducia tutti vi benediciamo.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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