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Commento-catechesi alla Prima Lettera di S.Giovanni di sant'Agostino

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2013 11:20
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05/08/2013 10:39
 
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Saremo suoi eredi, se ci terremo uniti al suo corpo

7. Udite allora e vedete. Tutti quelli che escono dalla Chiesa e si staccano dalla sua unità, sono senza alcun dubbio anticristi. Nessuno dubiti, perché ce lo ha indicato Giovanni stesso: "essi uscirono da noi ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, certamente sarebbero rimasti con noi". Dunque chiunque non resta con noi, ma si allontana, è evidentemente un anticristo. Ma quale prova abbiamo che è un anticristo? Questa: la sua falsità. "Chi mai è il bugiardo, se non colui che dice che Gesù non è il Cristo?". Interroghiamo gli eretici: quale è mai l'eretico che afferma che Gesù è il Cristo? Faccia attenzione la vostra Carità a questo grande mistero. Considerate che cosa mi ha ispirato nostro Signore, che cosa vorrei farvi comprendere.

Ecco, uscirono dalla nostra Chiesa e sono diventati donatisti. Interroghiamoli e chiediamo loro se Gesù è il Cristo; subito risponderanno: certo, Gesù è il Cristo. Se anticristo è colui che dice che Gesù non è il Cristo, né essi possono dire che noi siamo anticristi, né noi possiamo affermare questo di loro, perché entrambi professiamo la medesima verità. Se dunque essi non dicono di noi che siamo eretici né noi di loro, ne deriva che noi non ci siamo divisi da loro né loro da noi. Noi però non siamo usciti dai nostri ranghi e restiamo nell'unità; ma se restiamo nell'unità, che ci stanno a fare due altari in questa nostra città? Perché abbiamo famiglie divise, matrimoni disuniti? che significa avere in comune il letto e non credere allo stesso e identico Cristo? Per questo ci ammonisce l'apostolo e vuole che abbiamo a confessare la verità. Una delle due: o essi hanno abbandonato le nostre file o noi abbiamo abbandonato le loro. L'idea che noi abbiamo abbandonato loro non deve neppure sfiorarci: noi possediamo il testamento dell'eredità del Signore, lo leggiamo ad alta voce e vi troviamo queste parole: "Ti darò le genti come tua eredità ed il tuo regno raggiungerà i confini della terra" (Sal. 2, 8). Noi possediamo l'eredità di Cristo, mentre essi non l'hanno. Essi non hanno aderenti su tutta la faccia della terra, non sono in comunione con tutti gli uomini redenti dal sangue del Signore. Noi invece possediamo il Signore stesso, risorto da morte, che si offrì ai discepoli dubbiosi perché lo toccassero con le loro mani. E siccome dubitavano ancora disse loro: "Era necessario che il Cristo soffrisse e risorgesse da morte il terzo giorno e nel suo nome si predicasse la penitenza e la remissione dei peccati". Dove? In qual modo? A chi? "A tutte le genti, incominciando da Gerusalemme" (Lc. 24, 46-47). Siamo certi che l'eredità del Signore è una sola. Chiunque non si trova in comunione con questa eredità, ne è uscito fuori.

Accogliamo Cristo e con le parole e con la vita

8. Ma non angustiamoci: "Essi uscirono da noi, ma non erano dei nostri; se fossero stati dei nostri, sarebbero rimasti con noi". Se dunque uscirono dalle nostre file, sono essi gli anticristi e, perché tali, sono bugiardi e dicono che Gesù non è il Cristo. Torniamo così al nodo del problema. Interrogali pure tutti, ognuno risponderà che Gesù è il Cristo. L'Epistola che stiamo esaminando mette qui alle strette la nostra intelligenza, a causa di questo passaggio difficile. Voi certamente vedete il problema ed è problema che, se non ben capito, turba noi e loro. O siamo noi gli anticristi o sono loro. Essi ci chiamano anticristi e dicono che ci siamo allontanati da loro; da parte nostra noi diciamo altrettanto di loro. Ma gli anticristi ci sono indicati chiaramente dall'Epistola stessa. E' anticristo chiunque dice che Gesù non è il Cristo. Chiediamo allora chi di noi lo nega, e non fermiamoci alle parole ma ai fatti.

Se tutti fossero interrogati, tutti a una sola voce proclamerebbero che Gesù è il Cristo. Ma tacciano le parole e si interroghi invece la vita. Se nella Scrittura saremo capaci di scoprire un solo passo in cui è detto che si può negare non solo con la bocca ma anche coi fatti, troveremo allora molti anticristi che professano Cristo con la bocca ma si sono staccati da lui a causa dei loro costumi. Esiste un tale passo della Scrittura? Ascolta l'apostolo Paolo che parla appunto di costoro e dice: "Essi affermano di conoscere Dio, ma lo negano coi fatti" (Tit. 1, 16). Eccoli gli anticristi; chiunque nega Cristo coi fatti, è un anticristo. Non mi fermo a sentire le sue parole, ma guardo come vive. Le opere parlano da se stesse e staremo ancora a esaminare le parole? Esiste forse un uomo malvagio che non ci tenga a parlare bene? Sentite però che cosa dice il Signore di costoro: "Ipocriti, come potete parlare bene voi che siete cattivi?" (Mt. 12, 34). Fate giungere le vostre voci fino alle mie orecchie, ma io leggo nei vostri pensieri: in essi vedo la vostra malizia, mentre fate bella mostra del vostri frutti ingannatori. So bene da dove posso raccogliere: non colgo fichi dai rovi, non uva dalle spine. Ogni albero si riconosce dai frutti. Colui che confessa Cristo con la bocca e lo nega coi fatti e un anticristo peggiore degli altri. Egli è un bugiardo, perché dice diversamente da quel che fa.

Siamo noi gli autori del peccato

9. Pertanto, fratelli, se dobbiamo interrogare i fatti, non solo scopriamo che ci sono molti anticristi usciti dalle nostre file, ma che altri ce ne sono nascosti e non sono ancora partiti da noi. Quanti spergiuri, quanti ingannatori, quanti malfattori, quanti che si dedicano alle pratiche magiche, quanti adulteri, ubriaconi, usurai, imbroglioni, quante persone del genere, che neppure conviene nominare, la Chiesa tiene nel suo seno! Le azioni di questa gente sono contrarie alla dottrina di Cristo, al Verbo di Dio. Cristo è il Verbo di Dio: tutto quanto è contrario al Verbo di Dio, appartiene all'Anticristo.

L'Anticristo infatti è contrario a Cristo. Volete vedere come costoro resistono apertamente a Cristo? Avviene a volte che facciano del male e si tenta dapprima di correggerli: essi ancora non osano bestemmiare Cristo ma imprecano contro i suoi ministri, quelli appunto dai quali vengono ripresi. Se poi spieghi loro che le tue parole non sono altro che le parole di Cristo, fanno di tutto per convincerti che si tratta di parole tue, non delle parole di Cristo. Ma quando risulta evidente che tu ripeti le parole stesse di Cristo si lanciano contro Cristo e lo accusano. Vanno ripetendo: Perché ci ha creati quali siamo? Non è questo il linguaggio che tengono quotidianamente gli uomini che vengono messi davanti alle loro malefatte? Nella loro perversa volontà essi lanciano accuse contro il loro Creatore. Ma il Creatore grida loro dal cielo (è lui infatti che ci ha creati, lui che ci ha redenti): Chi ho mai creato? Io ho creato l'uomo, non l'avarizia; ho creato l'uomo, non il ladrocinio; l’uomo, non l'adulterio. Tu sai che le mie opere cantano la mia lode. Era proprio questo l'inno, che usciva dalla bocca dei tre fanciulli e li proteggeva dalle fiamme (cf. Dan. 3, 24-90). Le opere del Signore lodano il Signore; il cielo, la terra, il mare, lo lodano; lo loda tutto quanto sta in cielo; lo lodano gli angeli, le stelle, gli astri; tutte le creature viventi nelle acque lo lodano, tutti i volatili, tutti gli animali che si muovono sulla terra, tutti i rettili; tutte queste creature lodano il Signore. S'è mai udito che l'avarizia lodi il Signore? che dia lode al Signore l'ubriachezza, la lussuria, la frivolezza? Tutto ciò che nell'universo non dà lode al Signore non è stato fatto dal Signore. Correggi ciò che hai fatto, affinché si salvi ciò che in te fece il Signore. Se questo non vuoi farlo, se ami e resti attaccato ai tuoi peccati, tu sei nemico di Cristo. Non importa che tu sia dentro o fuori la Chiesa, sei un anticristo; dentro o fuori che tu sia, sei paglia. Perché allora non sei fuori? Perché non hai ancora incontrato il vento.

Esaminiamoci attentamente e purifichiamoci

10. Ora è tutto chiaro, fratelli miei. Nessuno dica: "Non venero Cristo ma adoro Dio suo Padre". Chiunque nega il Figlio, non possiede né il Figlio, né il Padre; chi confessa il Figlio, ha il Figlio ed il Padre (1 Gv. 2, 23). Giovanni si rivolge qui a voi, che siete buon grano. Quelli che un tempo erano paglia ascoltino anche loro, e diventino grano. Ciascuno esamini la propria coscienza e si converta, se scopre che ama il mondo; diventi un amatore di Cristo, se non vuol essere un anticristo. Se si dice a qualcuno che è un anticristo, subito questi si adira e pensa che gli sia fatta ingiuria; minaccerà perfino di denunciare l'interlocutore che lo chiama anticristo. Ma Cristo gli dice: Abbi pazienza, se si tratta di una falsità gioisci insieme con me, perché anch'io sento dire cose false nei miei riguardi dagli anticristi; se si tratta invece di un'accusa vera, rientra in te stesso e se hai timore di udire ciò, temi ancor più di esserlo.

La vita eterna

11. Rimanga dunque in voi ciò che avete sentito dall'inizio. Se resterà in voi ciò che avete udito dall'inizio, anche voi resterete nel Figlio e nel Padre. Questa è la promessa che egli ci ha fatto (1 Gv. 2, 24). Avresti intenzione di chiedere il compenso e ti verrebbe da dire: Ecco, ciò che ho udito fin dall'inizio lo custodisco in me e l'osservo; per conservarmi così sostengo pericoli, fatiche, tentazioni. Con che frutto? Con che ricompensa? Che cosa mi darà il Signore per il fatto che mi vedo continuamente travagliato dalle tentazioni di questa vita? Qui non trovo un solo momento di quiete, la condizione mortale mi grava sull'anima ed il corpo che si lascia allettare mi trascina in basso: ma tutto io sopporto, purché resti in me ciò che ho udito dall’inizio e possa così dire al mio Dio: "Per restare fedele alle tue parole, mi sono mantenuto costantemente su strade difficili" (Sal. 16, 4). Ma con quale ricompensa?

Ascolta e non venir meno. Se stavi cedendo in mezzo alle prove, fatti coraggio pensando alla ricompensa promessa. Chi mai, lavorando in una vigna, si scorda di pensare alla paga che dovrà ricevere? Fa' che si dimentichi della paga, anche le sue mani resteranno inoperose. Il ricordo della mercede promessa rende perseveranti nel lavoro, persino quando chi t'ha fatto la promessa è un uomo che potrebbe ingannarti. Con quanto maggiore entusiasmo devi lavorare nel campo di Dio, dato che la promessa della ricompensa proviene dalla Verità stessa, che non può ritirarsi, né morire, né ingannare colui al quale ha promesso? E che cosa è stato promesso? Vediamo. Si tratta forse di oro, amatissimo dagli uomini di quaggiù o di argento? Si tratta di proprietà per le quali gli uomini spendono il loro oro, che pure amano assai? Si tratta di ridenti campagne, di case confortevoli, di numerosa servitù, di ricchi greggi? No, non è questa la ricompensa, in vista della quale il Signore ci esorta a resistere nelle prove. In che cosa consiste allora questa ricompensa? Nella vita eterna. Avete udito, e per la gioia avete gridato; ciò è avvenuto perché amate quel che avete sentito e quando giungerà anche per voi il riposo della vita eterna, sarete liberati dalle presenti fatiche. Ecco quel che Dio promette: la vita eterna. Ecco quel che Dio minaccia: il fuoco eterno. Quali parole dirà a quelli che saranno messi alla sua destra? "Venite, benedetti dal Padre mio, ricevete il regno che vi è stato preparato fin dall'origine del mondo". E a quelli che saranno alla sua sinistra, che dirà? "Andate al fuoco eterno, che fu preparato per il diavolo e per i suoi angeli" (Mt. 25, 34-41). Se ancora non ami il premio, temi almeno il castigo.

Promesse di Dio e promesse del mondo

12. Ricordate dunque, fratelli miei, che Cristo ci ha promesso la vita eterna. "Questa è la promessa - dice l'apostolo Giovanni - che ci ha fatto": la Vita eterna. Vi ho scritto queste cose a proposito di quelli che vi portano fuori strada (1 Gv. 2, 26). Che nessuno vi conduca a perdizione, seducendovi: desiderate invece la promessa della vita eterna. Che cosa può promettere il mondo? Prometta pure ciò che vuole, la sua promessa è rivolta ad uno che forse domani potrà morire. E costui, come se ne partirà da questo mondo, per presentarsi a colui che resta in eterno? Ma qui c'è un prepotente che mi minaccia perché compia il male. Che cosa ti minaccia: il carcere, le catene, il fuoco, i tormenti? le bestie? Ti minaccia forse il fuoco eterno? Tu, temi ciò che minaccia l'Onnipotente, ama ciò che l'Onnipotente promette; allora tutto il mondo diventerà per te un nulla, tanto quando promette, come quando minaccia. "Vi ho scritto queste cose a proposito di coloro che vi portano fuori strada", affinché sappiate che voi avete l'unzione e l'unzione che abbiamo ricevuto da lui resta dentro di noi (1 Gv. 2, 27). L'effetto sacramentale dell'unzione è la virtù invisibile, l'unzione invisibile, cioè lo Spirito Santo: unzione invisibile è quella carità che resta in chiunque si trova, come una radice non soggetta a disseccarsi nonostante l'ardore del sole. Tutto quanto ha profonde radici, riceve nutrimento dal calore del sole, ma non si dissecca.

Il vero maestro sta dentro, dove nessuno può penetrare

13. Voi non avete necessità che qualcuno vi istruisca, perché la sua unzione vi istruisce su tutto (1 Gv. 2, 27). Fratelli, che cosa facciamo quando vi diamo questi insegnamenti? Se è la sua unzione quella che vi istruisce su tutto, il nostro è come un lavoro inutile. Perché tanta insistenza nell'istruirvi? Non è meglio affidarvi alla sua unzione, cosicché sia essa ad istruirvi? E' una domanda che pongo a me ed all'apostolo Giovanni. Si degni l'apostolo di ascoltare questo fanciullo che gli rivolge una domanda. Domando dunque a Giovanni: Coloro ai quali tu rivolgevi queste parole, avevano già l'unzione? Tu hai detto: "la sua unzione vi istruisce su tutto". Perché allora hai scritto ad essi questa lettera? Perché istruirli? perché ammaestrarli? perché edificarli?

C’è qui un grande mistero sul quale occorre riflettere, fratelli. Il suono delle nostre parole percuote le orecchie, ma il vero maestro sta dentro. Non crediate di poter apprendere qualcosa da un uomo. Noi possiamo esortare con lo strepito della voce, ma se dentro non v'è chi insegna, inutile diviene il nostro rumore. Ne volete una prova, fratelli miei? Ebbene, non è forse vero che tutti avete udito questa mia predica? Quanti saranno quelli che usciranno di qui senza aver nulla appreso? Per quel che mi riguarda, ho parlato a tutti; ma coloro dentro i quali non parla quell'unzione, quelli che lo Spirito non istruisce internamente, se ne vanno via senza aver nulla appreso. L'ammaestramento esterno è soltanto un ammonimento, un aiuto. Colui che ammaestra i cuori ha la sua cattedra in cielo. Egli perciò dice nel Vangelo: "Non vogliate farvi chiamare maestri sulla terra: uno solo è il vostro maestro: Cristo" (Mt. 23, 8-9). Sia lui dunque a parlare dentro di voi, perché lì nessun uomo può penetrare. Se qualcuno può mettersi al tuo fianco nessuno può stare nel tuo cuore. Nessuno dunque vi stia nel tuo cuore, solo Cristo. Vi resti la sua unzione, perché il tuo cuore assetato non rimanga solo e manchi delle acque necessarie ad irrigarlo. E' dunque il maestro interiore colui che veramente istruisce, è Cristo e la sua ispirazione ad istruire. Quando manca la sua ispirazione e la sua unzione, le parole esterne fanno soltanto un inutile strepito.

Le parole che noi facciamo risuonare di fuori, fratelli, sono quello che un agricoltore è rispetto ad un albero. L'agricoltore lavora l'albero dall'esterno: vi porta l'acqua, lo cura con attenzione; ma, qualunque sia lo strumento esterno che usa, sarà mai lui a dar forma ai frutti dell'albero? lui a rivestire i rami nudi dell'ombra delle foglie? è forse lui che opera simili trasformazioni dall'interno? E chi è a compiere tali cose? Udite l'Apostolo che si paragona ad un giardiniere, considerate che cosa siamo, e ascoltate il maestro interiore: "Io ho piantato, Apollo ha irrigato, ma è Dio che fa crescere. Né colui che pianta né colui che irriga conta qualcosa, ma colui che fa crescere, Dio" (1 Cor. 3, 6-7). Ecco ciò che vi diciamo: quando piantiamo ed irrighiamo, istruendovi con la nostra parola, non siamo niente; è Dio che fa crescere, è la sua unzione che su tutto vi istruisce.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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