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Commento-catechesi alla Prima Lettera di S.Giovanni di sant'Agostino

Ultimo Aggiornamento: 05/08/2013 11:20
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05/08/2013 11:14
 
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CHIUNQUE CREDE CHE GESÙ E' IL CRISTO

Fede e amore

1. Credo che ricordiate, voi qui presenti ieri, dove siamo giunti nella spiegazione dell'Epistola, cioè là dove si dice: "Chi non ama il fratello che vede, come può amare Dio che non vede? Da lui abbiamo ricevuto questo comandamento: chi ama Dio, ami anche il proprio fratello" (1 Gv. 4, 20-21). Eravamo giunti fin qui. Esaminiamo ora con ordine quel che segue.

Chi crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio (1 Gv. 5, 1). Chi è colui che non crede che Gesù è il Cristo? Chi non vive così come Cristo ha comandato. Molti dicono infatti: io credo, ma la fede senza le opere non ci salva. L'amore stesso è opera di fede, secondo le parole di Paolo apostolo: "la fede che opera attraverso l'amore" (Gal. 5, 6). Le tue opere precedenti alla fede o non erano buone o, se apparivano buone, erano inutili. Se non avevi opere buone, eri come un uomo senza piedi o incapace di camminare a causa dei piedi piagati. Se invece le tue opere parevano buone, prima che avessi la fede certo correvi, ma fuori strada, e dunque vagavi più che tendere alla meta. Dobbiamo dunque correre, ma sulla giusta strada. Chi corre fuori strada, corre inutilmente, anzi lo fa con danno. Tanto più erra quanto più corre fuori strada. Qual è la strada sulla quale dobbiamo correre? Cristo disse: "Io sono la via". Qual è la patria verso la quale corriamo? Cristo disse: "Io sono la verità" (Gv. 14, 6). Noi corriamo sulla strada che è lui, corriamo alla meta che è lui, ed in lui troviamo il nostro riposo. Ma affinché ci servissimo di lui come della nostra strada, egli è arrivato fino a noi che eravamo lontani da lui e andavamo errando fuori strada. E' poco dire che erravamo lontano; in realtà a causa del nostro languore, non potevamo neppure muoverci. Egli venne a noi, quale medico agli ammalati, quale via aperta a noi pellegrini. Che ci sia dato di avere da lui la guarigione, e camminare in lui.

Questo significa credere che Gesù è il Cristo. Così credono i cristiani che non sono cristiani solo di nome ma lo sono coi fatti e con la vita; e non già come credono i demoni. Anch'essi infatti "credono e tremano!" (Giac. 2, 19), come dice la Scrittura. Che cosa potevano credere di più i demoni di quanto affermavano con le loro parole: "Sappiamo chi sei, il Figlio di Dio"? Ciò che dissero i demoni, lo disse anche Pietro. Quando il Signore domandò chi egli fosse, e che cosa pensasse di lui la gente, quei discepoli risposero: "Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia o Geremia o uno dei Profeti". E Gesù riprese: "Ma voi, chi dite ch'io sia?". Rispose Pietro: "Tu sei il Cristo, il Figlio di Dio vivo"; e si sentì dire dal Signore: "Beato sei, Simone figlio di Giona, perché non la carne o il sangue te l'hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli". Vedete quale lode ottiene questa fede di Pietro: "Tu sei Pietro e su questa pietra io edificherò la mia Chiesa" (Mt. 16, 13-18). Che significano le parole: "Su questa pietra edificherò la mia Chiesa"? Significano: su questa fede che confessa: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo". Dice dunque il Signore: "Su questa pietra io edificherò la mia Chiesa". Quale lode grandiosa! Pietro dice: "Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivo"; anche i demoni dicono: "Sappiamo chi sei: il Figlio di Dio, il Santo di Dio". Quello che dice Pietro, lo dicono anche i demoni; ma se le parole sono le stesse, l'animo è diverso. Da dove abbiamo la prova che Pietro qui parlava con sentimento di amore? Da questo, che la fede di un cristiano è sostenuta dall'amore, quella di un demonio è priva di amore. Perché senza amore? Perché Pietro pronunciava quelle parole con lo scopo di aderire a Cristo, mentre i demoni le pronunciavano con lo scopo di allontanare Cristo da loro. Prima di dire: "Sappiamo chi sei, il Figlio di Dio", essi avevano detto: "Che c'è in comune fra te e noi? Perché sei venuto prima del tempo a perderci?" (Mt. 8, 29; Mc. 1, 24). Altro è infatti rendere testimonianza a Cristo per aderire a lui, altro è rendergli testimonianza per allontanarlo da noi. Vedete dunque che nelle parole: "colui che crede", si indica una fede certa, non una fede comune a molti. Perciò nessun eretico, fratelli, vi dica: —anche noi crediamo. Vi ho portato l'esempio dei demoni proprio perché non vi rallegriate delle parole di quelli che credono; ma esaminiate i fatti delle persone che vivono la loro fede.

Chi ama il Padre ama anche il Figlio

2. Vediamo dunque che cosa significa credere in Cristo: che cosa significa credere che Gesù è il Cristo. Giovanni aggiunge: "Chi crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio". Ma che cosa significa credere ciò? Chiunque ama colui che l'ha generato, ama anche colui che è stato da lui generato (1 Gv. 5, 1). Giovanni ha subito collegato la fede con l'amore, perché senza l'amore la fede è vana. La fede del cristiano è accompagnata dall'amore, la fede del demonio è senza amore; quelli che però non credono sono peggiori del demonio, più tardi a capire che non il demonio. Ammettiamo che ci sia uno che non voglia credere in Cristo, questo tale non giunge neppure ad imitare i demoni. Ammettiamo però che creda in Cristo, ma lo odi, in tal caso fa confessione di fede per timore del castigo, non per amore del premio; anche i demoni temevano di essere puniti. Aggiungi ad una fede siffatta l'amore, ed essa diventerà una fede quale ce la descrive l'apostolo Paolo: "La fede che opera per mezzo dell'amore" (Gal. 5, 6); hai così scoperto il cristiano, hai trovato il cittadino di Gerusalemme, il concittadino degli angeli, il pellegrino che sospira lungo la via. Aggregati a lui, perché è tuo compagno di viaggio; corri con lui, purché anche tu sia quello che è lui. Chiunque ama colui che l'ha generato, ama anche colui che è stato da lui generato. Chi ha generato? I1 Padre. Chi è stato generato? Il Figlio. Che cosa ha voluto dire con queste parole? Chiunque ama il Padre, ama anche il Figlio.

Chi ama il Figlio ama anche i figli di Dio

3. Da questo conosciamo che amiamo i figli di Dio (1 Gv. 5, 2). Che significa questo, o fratelli? Poco prima Giovanni aveva parlato del Figlio di Dio, non dei figli di Dio. Solo Cristo ci era stato proposto da contemplare e ci fu detto: "Chi crede che Gesù è il Cristo, è nato da Dio; e chiunque ama colui che l'ha generato", cioè il Padre, "ama colui che è stato da lui generato", cioè il Figlio, il nostro Signore Gesù Cristo. Giovanni prosegue dicendo: "Da questo conosciamo che amiamo i figli di Dio"; come se volesse dire: Da questo conosciamo che amiamo il Figlio di Dio. Prima aveva parlato del "Figlio di Dio", ora parla dei "figli di Dio"; i figli di Dio infatti sono il corpo dell'unico Figlio di Dio: lui il capo, noi le membra, ma unico Figlio di Dio. Chi dunque ama i figli di Dio, ama il Figlio di Dio; chi poi ama il Figlio di Dio, ama il Padre; nessuno può amare il Padre, se non ama il Figlio; e chi ama il Figlio, ama anche i figli di Dio.

Quali figli di Dio? Le membra del Figlio di Dio. E amando, anch'egli diventa un membro e per mezzo dell'amore viene ad appartenere alla unità del Corpo di Cristo; e sarà un solo Cristo, il quale ama se stesso. Poiché le membra si amano a vicenda, conseguentemente il corpo ama se stesso. "Se un membro soffre, tutte quante le membra soffrono insieme. E se un membro è onorato, tutte le altre membra godono con lui". E che cosa aggiunge? "Voi siete il corpo di Cristo e le sue membra" (1 Cor. 12, 26-27). Giovanni, parlando poco prima dell'amore fraterno, diceva: "Chi non ama il fratello che vede, come potrà amare Dio che non vede?" (l Gv. 4, 20). Se pertanto ami il fratello, forse che nello stesso tempo non ami anche Cristo? E' mai possibile il contrario, dal momento che tu ami le membra di Cristo? Se ami le membra di Cristo, ami Cristo; e quando ami Cristo, ami il Figlio di Dio; ami perciò anche il Padre. L'amore non può dunque essere diviso. Scegli pure ciò che vuoi amare: il resto seguirà da sè. Potresti dire: io amo soltanto Dio, Dio Padre. Tu menti. Se ami, non puoi amare solo lui; se ami il Padre, ami anche il Figlio. Sì, tu dici, amo il Padre e il Figlio, e basta; amo Dio Padre e Iddio Figlio, Gesù Cristo, Signore nostro, che ascese al cielo e siede alla destra del Padre, Verbo per mezzo del quale tutto fu fatto, Verbo fatto carne, che abitò tra noi; soltanto loro io amo. Tu menti. Se ami il capo, ami anche le membra; se poi non ami le membra, non ami neppure il capo. Non senti spavento alla voce del capo che parla anche per le membra? "Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?" (Atti, 9, 4). Quella voce ha definito come proprio persecutore il persecutore delle sue membra; ha invece chiamato suo amico l’amico delle sue membra. Voi già sapete quali sono le sue membra, fratelli; sono la Chiesa stessa di Dio.

"Da questo conosciamo che amiamo i figli di Dio", dal fatto che amiamo Dio (1 Gv. 5, 2). In che modo? i figli di Dio non sono forse diversi da Dio? Ma chi ama Dio, ama i suoi precetti. E quali sono i precetti di Dio? "Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate scambievolmente" (Gv. 13, 34). Nessuno si scusi in nome di un altro amore, per darsi ad un altro amore. L'amore ha in sè una forza attrattiva. Come esso è sostanzialmente uno, così fonde in unità tutti quelli che da esso dipendono, a somiglianza del fuoco li salda in una medesima realtà. Prendiamo degli spezzoni di oro, fondiamoli insieme, si trasformano in un tutt'uno compatto; ma, se non s'accende il fuoco della carità, quei molti non possono fondersi in unità. "Dal fatto che conosciamo Dio, abbiamo la prova che noi amiamo anche i figli di Dio".

Dolcezza dell'amore di Dio

4. Su che cosa ci fondiamo per sapere che amiamo i figli di Dio? Su questo: "che amiamo Dio" e osserviamo i suoi precetti (1 Gv. 5, 2). Qui ci vien fatto di angustiarci per la difficoltà di mettere in pratica il precetto di Dio. Senti ciò che voglio dire. O uomo, perché trovi pena nell'amare? Perché tu ami l'avarizia. Non si ama che con fatica quel che tu ami; ma, amando Dio, non si prova fatica. L'avarizia non farà altro che comandarti fatiche, pericoli, rischi, tribolazioni, e tu obbedirai. Per qual fine? Per avere ricchezze da riempire le tue casse e perdere la tranquillità. Prima di possederle eri probabilmente più tranquillo di adesso che ti sei dato ad ammassare. Ecco che cosa ti ha imposto l'avarizia: hai riempito la casa, ma sei in trepidazione per i ladri; hai ammucchiato oro, ma hai perso il sonno. Questo ti ha comandato di fare l'avarizia. Ti ha detto: fa' questo, e tu l'hai fatto. Dio che cosa ti comanda? Amami. Se tu sei attaccato all'oro, cercherai l'oro e magari non lo troverai; chi cerca invece me, ecco ch'io sono con lui. Se ti metti ad amare gli onori forse non li raggiungerai; chi invece ha amato me, non è forse giunto fino a me? Dio ti dice: tu sogni un padrone o un amico potente; lo corteggi per mezzo di un'altra persona a lui inferiore. Ama me — ti dice il Signore —: non si giunge a me per mezzo di un altro, è l'amore stesso che mi fa presente a te. Che cosa è più dolce di questo amore, fratelli? fratelli, non senza motivo avete da poco udito nel salmo: "Gli iniqui mi hanno raccontato i loro divertimenti, ma non sono belli come la tua legge, Signore" (Sal. 118, 85). Quale legge del Signore? I1 comandamento di Dio. Qual è il comandamento di Dio? Quel comandamento nuovo, che è detto nuovo proprio perché rinnova: "Vi dò un comandamento nuovo, che vi amiate scambievolmente". Senti come questa viene dichiarata legge stessa di Dio, nelle parole dell'apostolo Paolo: "Portate i pesi gli uni degli altri e così adempirete la legge di Cristo" (Gal. 6, 2). I1 compimento di tutte le nostre opere è l'amore. Qui è il nostro fine: per questo noi corriamo; verso questa meta corriamo; quando saremo giunti vi troveremo riposo.

Non c'è altra meta che l'amore

5. Avete udito le parole del salmo: "Ho visto la fine di ogni opera" (Sal. 118, 96). Dicendo: "ho visto la fine di ogni opera", che cosa dunque ha visto il salmista? Mettiamo che sia salito sulla cima di un altissimo monte e da quel vertice abbia contemplato e visto tutto l'orizzonte della terra ed i cerchi dell’universo; forse per questo ha detto: "Io ho visto la fine di ogni opera"? Se è questo lo spettacolo da lui esaltato, domandiamo al Signore occhi di carne così acuti che una volta trovato un altissimo monte, ci consentano di vedere la fine di ogni opera. Non andare tanto lontano, dico a te, sali sul monte e vedrai questa "fine". Cristo è il monte. Vieni a Cristo e vedrai la fine di ogni opera. Che cosa è questa "fine"? Interroga san Paolo: "I1 fine del precetto è la carità che viene da un cuore puro, da una coscienza retta, da una fede sincera" (1 Tim. 1, 5). In un altro passo egli dice: "L'amore è la perfezione della legge" (Rom. 13, 10). C'è qualcosa di più finito, di più completo della perfezione? A ragione dunque il salmista ha usato il termine "fine". Non pensate che egli abbia inteso parlare di distruzione, ma di compimento. Diverso è il senso in cui diciamo "ho finito il pane" da quello in cui diciamo "ho finito la tunica" (cf. Esp. s. Sal. 31, 2, 5). Ho finito il pane mangiando, ho finito la tunica tessendo. In ambedue i casi abbiamo usato il termine "fine". Ma il pane finisce perché viene mangiato, la tunica è finita perché venga usata; il pane finisce e non c'è più, la tunica è finita perché è stata portata a termine. Intendete dunque in questo ultimo senso il termine "fine" quando leggendo il salmo sentite dire: "in fine del salmo di Davide". Molte volte infatti avete udito questa frase nel corso della lettura dei salmi e dovete capire le cose sentite. Che significa dunque "in fine"? "Fine della legge è Cristo, per offrire la giustizia a chiunque crede" (Rom. 10, 4). Che significa allora che Cristo è "fine"? Significa che Cristo è Dio, e fine del precetto è la carità, e che Dio è carità: perché Padre e Figlio e Spirito Santo sono una sola cosa. Qui è il tuo fine: fuori di qui non c'è altro che la strada. Non fermarti sulla strada perché altrimenti non giungerai al tuo fine. In qualunque altro luogo tu sia giunto, passa oltre finché non giungerai al fine. Che cosa è il fine? "Per me è una buona cosa stare unito al Signore" (Sal. 72, 28). Hai aderito al Signore, sei giunto al termine della strada: rimarrai in patria.

Cercate di comprendere. Qualcuno va in cerca del denaro: ma questo non sia il tuo fine; devi passare oltre, come il pellegrino. Cerca la strada per dove passare, non il posto dove rimanere. Se ami il denaro, resti imbrigliato nell'avarizia; l'avarizia sarà la catena ai tuoi piedi e non potrai più avanzare. Passa dunque oltre questo ostacolo; cerca la fine del viaggio.

Tu cerchi la salute del corpo; ma anche qui non arrestarti: che cosa è questa salute del corpo, che può essere distrutta dalla morte, indebolita dalla malattia? Cosa instabile, mortale, caduca. Cercala, ma per evitare che una salute precaria non ti impedisca di compiere opere buone. I1 tuo fine dunque non è qui; la salute viene infatti cercata in vista del fine. Tutto ciò che noi cerchiamo in vista di un altro bene, non costituisce il fine; tutto ciò che si cerca per se stesso e senza uno scopo di utilità, quello è il fine. Cerchi gli onori: può darsi che li cerchi per attuare qualche tuo progetto, forse per piacere a Dio. Non amare l'onore in se stesso per non fermarti lì. Cerchi la lode? Se cerchi quella di Dio, fai bene; se cerchi la tua lode, fai male; ti fermi per strada. Ecco, sei amato e lodato: non congratularti se ti lodano; lodati nel Signore, perché ti sia lecito cantare: "Nel Signore alla mia anima si darà lode" (Sal. 33, 3). Pronunci un magnifico discorso, che viene applaudito? Fa' che non venga applaudito come tuo, perché non è questo il fine. Se qui poni il tuo fine, anche tu sei finito; e non sei finito perché hai raggiunto la perfezione, ma perché sei giunto alla tua distruzione. Non venga applaudito dunque il tuo discorso come qualcosa che derivi solo da te, come cosa tua.
Come deve allora essere lodato? Come dice il salmo: "In Dio io loderò il mio discorso, in Dio loderò le mie parole". E con ciò si realizza quanto segue: "Ho sperato in Dio, non temerò ciò che l'uomo potrà farmi" (Sal. 55, 5, 12). Se tutte le tue opere vengono lodate in Dio, non devi temere di perdere la lode a te dovuta. Dio infatti non viene mai meno. Fa' dunque di andare oltre, anche per quanto riguarda la lode.



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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