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San Giovanni Bosco sul Sacramento della Confessione

Ultimo Aggiornamento: 06/08/2013 21:26
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06/08/2013 21:24
 
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Appendice sol libro intitolato: La Confessione saggio dogmatico storico.

 

            È un fatto che i protestanti non possono fare preda fra i cattolici senza prima allontanarli dalla pratica della confessione. Perciò in ogni tempo si adoperarono e si adoperano {112 [256]} tuttora accanitamente per combatterla. Tra quelli che in questi ultimi tempi si segnalarono nello scrivere e predicare contro la confessione fu Luigi Desanctis sacerdote romano. In giovanile età egli erasi iniziato nella via ecclesiastica; poi abbracciò lo stato religioso e visse alcuni anni tra i crociferi o Ministri degl’Infermi. In quest'Ordine ottenne di essere fatto parroco di una chiesa di Roma. Erasi già segnalato in alcune opere di zelo, quando gli saltò il grillo di passare allo stato matrimoniale.

            Ciò era incompatibile coi voti solenni che aveva fatto e collo stato sacerdotale. Cominciò a manifestare principii anticattolici. Fu avvisato, minacciato; egli divenne ostinato. Doveva essere sospeso dal sacro ministero quando egli troncando ogni indugio, si ribellò a quella religione che da lunga serie d'anni professava e predicava. Un abisso chiama un altro abisso; e una cosa ottima quando si corrompe diviene pessima. Il Desanctis non è più cattolico, abbandona lo stato sacerdotale, si ammoglia con una giovine protestante e diviene egli stesso protestante.

            Non contento del protestantismo si la valdese e riesce a divenire ministro di Pietro Valdo. Così colui che non volle ubbidire {113 [257]} al Papa che lo trattava da padre, è costretto di soggettarsi a novelli superiori che lo fanno loro schiavo e lo avviliscono in tutte guise e finiscono col licenziarlo dalla loro comunione e scomunicarlo con modi così indegni, che tali, come dice egli stesso, non gli furono mai usati dai cattolici. Licenziato così dai valdesi, egli cercasi un'altra religione e diviene evangelico, cioè s'unisce a quella setta che pretende di non ammettere altra credenza se non il vangelo puro, e interpretato come torna più a genio di ciascheduno. E poichè questa novella religione lo mise in relazione colla Società Evangelica italiana, che mi si assicura essere un vero massonismo, a questa si unì. Presentemente il Desanctis lavora per la Società Evangelica italiana, senza però sapere a quale Chiesa, a quale comunione di credenti appartenga.

            All'epoca che egli passò al protestantismo, quando (se ciò si può dire) era tutto infervorato per la novella religione, scrisse il famoso libro intitolato Saggio Dogmatico Storico intorno alla confessione. Quest'operetta che in tutto è un fascicolo di 115 paginette, racchiude tutti gli spropositi che gli increduli e gli eretici dissero contro alla confessione. Io l'ho voluto leggere attentamente da capo {114 [258]} a fondo; e sebbene provassi orrore per le nefandità ivi inserite, volli nondimeno meditarla attentamente e confrontarla cogli autori ivi citati.

            Io posso accertare il lettore cho qui non si scorge più nè ragione nè religione; è l'uomo in delirio che parla. Egli si paragona a S. Paolo; rigetta l'autorità di tutti i Padri, e pretende di seguire la religione dei Padri. Da G. C. fino alla pubblicazione, del suo libro niuno intese il vangelo fuori di lui; pare anzi, secondo lui, che quasi nemmeno G. C. l'abbia inteso a dovere. Tutti i papi, tutti i concilii, tutti i vescovi, tutti i preti confrontati con lui sono altrettanti bamboli che sanno nemmeno l'abicì delle scienze. Io credo che tra tutti quelli che l'inferno eccitò contro alla S. Chiesa di G. C., niuno ve ne sia che abbia scritto più empiamente e più scelleratamente. Nè ciò deve fare maraviglia, perchè, come dissi, la corruzione di una cosa ottima diventa pessima. Noto però che l'autore non ha niente di nuovo; perciò tutti gli errori ivi contenuti sono già stati le mille volte confutati. Egli nulla risponde alle ragioni altrui, che gli turerebbono la bocca, ma rivanga quanto da altri fu detto contro alla confessione e del suo aggiunge solo {115 [259]} parole vili e dispregevoli intorno alle cose più venerande, e specialmente contro alla sacramental confessione. E poichè valenti scrittori hanno già eziandio confutato ad uno ad uno gli errori che egli seppe accumulare nel suo libretto, così io nel decorso di queste conversazioni ho procurato solo di esporre e provare la verità che egli si sforza di abbattere. La qual cosa mentre prova e conferma la dottrina cattolica serve a far conoscere l'errore e la calunnia, e porgere al cristiano quei lumi e quegli avvisi necessari per guardarsi bene dal veleno sparso in quel libro. Laonde non mi fermo a far rilevare quell'astio infernale che in ogni pagina si manifesta contro alla Chiesa Cattolica, nè il modo indegno con cui conculca e profana le cose più sante della religione; io voglio limitarmi ad accennare alcune delle molte contraddizioni ivi contenute; perciocchè la contraddizione essendo un segno positivo dell'errore, ciò provato si comprenderà che quel libro è un impasto di spropositi destinati a lusingare gli incauti, e ad ingannare gli ignoranti. - Ecco adunque alcune contraddizioni che si leggono nel libro intitolato La Confessione, Saggia Dogmatico Storico.

            1o Egli vuole che ciascuno sia libero {116 [260]} nella interpretazione del vangelo, ma pretende che ciascuno debba seguire i suoi detti come norma infallibile.

            2° Egli nega l'autorità dei Padri della Chiesa, e tutto ciò che egli nega o ammette si sforza di appoggiarlo sull'autorità di questi santi Padri.

            3° Rigetta la confessione praticata nella Chiesa cattolica e intanto fa sperticati elogi alla confessione praticata dai protestanti.

            4° Dice che la confessione è stata invenzione di Innocenzo III, e altrove dice che la confessione è stata introdotta da S. Benedetto, cioè sei secoli prima di Papa Innocenzo III.

            5° Dice che la pratica della confessione nacque dodici secoli dopo gli Apostoli, cioè nel Concilio Lateranese quarto; e la stessa pratica la pone poi come introdotta dai vescovi provenienti da ordini monastici nei secoli sesto, settimo e ottavo, cioè molti secoli innanzi al Concilio Lateranese quarto.

            6o Egli dice che la confessione fu inventata da S. Benedetto, nel secolo sesto, e poi dice che la confessione fu condannata da Nettario vescovo di Costantinopoli nel secolo quarto; di maniera che la confessione sarebbe stata condannata due secoli prima che esistesse. {117 [261]}

            7° Dice che la confessione è stata in uso da S. Benedetto solo presso a' suoi monaci nel secolo sesto, e poi dice che la stessa confessione fu messa in uso ai tempi dell'imperatore Decio nel secolo terzo.

            8° Dice che la confessione fu dai preti introdotta nel popolo per dominarlo nel secolo sesto, settimo e ottavo; e poi dice che la stessa confessione fu introdotta presso al popolo all'epoca dei Novaziani nel secolo terzo.

            9° Disapprova la confessione perchè conduce all'immoralità e raccomanda quella dei protestanti, che egli medesimo conviene non essere un sacramento, nè avere un sigillo sacramentale.

            10° Protesta che egli non vuole nè protestantismo, nè luteranismo, nè calvinismo, ma che vuole condurre gli italiani al puro vangelo. Intanto si sforza di condurre al protestantismo e diviene egli stesso ministro protestante nella città di Torino.

            11o Nega la tradizione, e intanto più di due terzi del suo libro non contengono che cose tradizionali.

            Oltre a queste e moltissime altre contraddizioni sparse in quel libro, vi si incontrano eziandio cose che non si possono attribuire se non ad ignoranza crassa o a mala fede, per esempio: {118 [262]}

            1o Egli dice che le parole dette dal Salvatore: quorum remiseritis etc. con cui conferì il potere di rimettere i peccati, sono indirizzate alla turba dei fedeli; perciò secondo lui, uomini, donne, giovani e fanciulli sarebbero tutti egualmente confessori. Mentre il contesto del Vangelo, il medesimo senso letterale, l'interpretazione universale e costante di tutti i secoli riferiscono quelle parole ai soli Apostoli; siccome convengono i più dotti tra i protestanti (Vedi Rosenmullere e Kuinoel).

            Di più egli passa sotto silenzio tutto quello che in questo luogo potrebbe fare contro di lui.

            2° Per combattere la confessione egli dice che il Salvatore non ha mai confessato, senza badare che il Salvatore come Dio onnipotente e sapiente conosceva ogni segreta azione, ogni pensiero, epperciò poteva conoscere quelli che erano o non erano pentiti e dire come difatti diceva ai peccatori: remittuntur tibi peccata tua, vade in pace.

            3° Fa dire a S. Tommaso e al Bellarmino cose che eglino non hanno mai immaginato nè di dire nè di scrivere.

            4° Dice che S. Cipriano e S. Agostino morirono scomunicati senza confessarsi. {119 [263]} Dove egli abbia imparato questo fatto egli solo lo sa; niuno scrittore ecclesiastico ha mai fatto menzione di tale impenitenza finale di S. Agostino e di S. Cipriano.

            5° Egli dice che S. Benedetto introdusse la confessione tra suoi monaci nel secolo sesto, ed egli come prete avrebbe certa mente dovuto sapere che due secoli prima S. Basilio aveva già introdotto quest'uso tra le religiose, in maniera che queste dovevano propriamente confessarsi ad un prete; e S. Basilio dà le regole come ciò abbiasi a praticare.

            6° Egli cita molti santi Padri, tra cui S. Basilio, S. Giovanni Grisostomo, S. Ambrogio, S. Agostino, e si sforza di combattere la confessione coll'autorità di questi santi Dottori, mentre siamo fatti certi dalla storia ecclesiastica e dagli scritti dei medesimi Padri come essi fossero molto assidui e zelanti nell'assistere alle confessioni e raccomandassero caldamente ai cristiani di non trascurare la frequenza di questo Sacramento.

            7° Accusa la chiesa cattolica perchè proibisce la lettura della Bibbia, e questa è una calunnia; perciocchè non fu mai nè Papa, nè Santo Padre, nè Concilio, da cui siasi fatta tal proibizione. Anzi la Chiesa {120 [264]} Cattolica raccomandò mai sempre la lettura della Bibbia e particolarmente del Vangelo. Egli poi come prete cattolico avrebbe dovuto sapere come la Chiesa Cattolica raccomandi egualmente la lettura e la predicazione del Vangelo, Non minus est necessaria praedicatio evangelii, quam lectio. Canc. T. sess. cap. 2.

            Io potrei ancora addurre moltissimi passi che dimostrano le contraddizioni, la mala fede e l'ignoranza dell'autore. Ma basti quanto ho detto per far conoscere quanto sia infelice il cattolico che rinnega la propria religione; perciocchè l'intelletto dell'apostata diventa così oscurato e il cuore di lui così indurito, che o non più conosce o non vuole più conoscere la verità. La qual cosa mi riesce in parlicolar maniera dolorosa in questo caso; perciocchè da alcune, corrispondenze e da alcuni colloqui che taluno ebbe col Desanctis, mi risulta positivamente che non per motivi religiosi egli abbandonò il cattolicismo, e che per motivi affatto estranei alla religione continua a vivere nell'attuale sistema di credenza.

            Chi desiderasse una confutazione più copiosa del libro del Desanctis potrebbe leggere l'opera del monaco Belli fiorentino, quella del T. Negri torinese, quella del {121 [265]} parroco Casaccia biellese. Il protestantismo e la regola di fede; il catechismo intorno alla Chiesa cattolica. Lezione XII del P. Perrone.

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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