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Cammino di perfezione di santa Teresa d'Avila Dottore della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2013 15:19
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Sesso: Femminile
10/08/2013 12:38
 
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CAPITOLO 8

Tratta del gran bene che comporta il distaccarsi interiormente ed esteriormente da ogni cosa creata.

1. Ora parliamo del distacco che dobbiamo nutrire verso ogni cosa. Se praticato con perfezione, per noi è tutto. Dico così in quanto, attaccandoci solamente al Creatore e non importandoci nulla delle creature, Sua Maestà ci infonde in tal modo le virtù necessarie che, se da parte nostra, con uno sforzo graduale, cerchiamo di acquistare la perfezione, non avremo più molto da combattere: ecco, subito, il Signore tendere la mano in nostra difesa contro i demoni e contro tutto il mondo.

Vi pare, forse, sorelle, che sia poco vantaggioso il bene che comporta donarci tutte, senza alcuna riserva, a colui che è tutto? E poiché in lui, ripeto, sta ogni bene, rendiamogli vivamente grazie, sorelle, di averci riunite qui, dove non si tratta di altro che di questo. Pertanto, non so perché ne parlo, visto che tutte voi, qui dentro, potete farmi da maestre, perché confesso di non avere, a questo così importante riguardo, la perfezione che desidero e che bisognerebbe avere. Lo stesso è di tutte le altre virtù e di ciò che qui dico, perché è più facile scrivere che agire. Può darsi che anche scrivendo non indovini, perché a volte il saper parlare di una cosa dipende dall’esperienza e io debbo cogliere nel segno considerando l’opposto delle qualità di cui ho fatto esperienza io.

2. Quanto all’esterno, si vede chiaro come qui siamo staccate da tutto. Oh, sorelle, cercate di capire, per amor di Dio, la grande grazia che il Signore vi ha fatto nel condurvi qui, e ognuna lo mediti bene in se stessa, perché siete solo dodici e Sua Maestà ha voluto che voi foste una di esse. E quante altre, migliori di me, so che avrebbero preso volentieri quel posto che il Signore ha concesso a me, così lontana dal meritarlo! Siate voi benedetto, mio Dio, e vi lodino per me tutte le creature, poiché neanche di questa grazia vi so ringraziare, come di molte altre che mi avete fatto, fra cui quella di avermi chiamata allo stato religioso, che fu grandissima! E siccome io sono stata tanto cattiva, voi, Signore, non vi siete fidato di me. Infatti, restando dove erano riunite tante anime sante, la mia infedeltà sarebbe rimasta nascosta fino al termine dei miei giorni; per questo voi mi avete condotta qui dove, essendo le monache così poche, sembra impossibile che le mie mancanze passino inosservate, perciò io devo procedere con maggiore attenzione. Inoltre voi mi sottraete ad ogni occasione pericolosa. Ormai per me non ci sono più scuse, Signore, lo confesso; pertanto ho bisogno più che mai della vostra misericordia, affinché perdoniate i miei eventuali errori.

3. Ciò di cui vi supplico è che colei che non si senta capace di sopportare le pratiche qui in uso, lo dica; ci sono altri monasteri dove si serve ugualmente il Signore; non turbi pertanto le poche religiose che Sua Maestà ha qui riunite. Altrove avrà la libertà di consolarsi con i parenti; qui, quando se ne ammette qualcuno, è solo per consolazione dei medesimi. Ma la religiosa che, per suo conforto, desiderasse vedere i parenti, se essi non sono dediti alla vita spirituale, si reputi imperfetta; sia certa che in lei non c’è distacco, che la sua anima è malata, che non godrà della libertà di spirito, che non avrà pace completa, che avrà bisogno del medico. L’avverto che, se non si libera da questo legame e non guarisce, non è fatta per questa casa.

4. Il rimedio che a me sembra il migliore è che non veda i suoi parenti finché non si senta libera e non ottenga questa grazia dal Signore con molte preghiere. Quando si ritrovi in tale disposizione di spirito da sopportare le loro visite come una croce, li veda pure, perché allora sarà di profitto ad essi e non farà alcun danno a sé.




CAPITOLO 9

Tratta del gran bene che comporta il distacco dai parenti per chi ha lasciato il mondo e mostra quali più veri amici si trovino allora.

1. Oh, se noi religiose potessimo comprendere il danno che ci viene dal trattare spesso con i parenti, come fuggiremmo da loro! Io non riesco a capire quale sia questo conforto che essi ci danno (anche prescindendo da ciò che riguarda il servizio di Dio, e tenendo conto soltanto della nostra pace e tranquillità), giacché non possiamo né dobbiamo godere dei loro piaceri, ma risentire dei loro travagli, sì; non ce ne sarà nessuno su cui tralasceremo di piangere e a volte più di loro stessi. Certamente, anche se ci offrono un qualche ristoro per il corpo, lo spirito lo paga ben caro. Da tale pericolo qui siete libere perché, essendo tutto in comune e non potendo alcuna di voi ricevere nulla di cui godere particolarmente, l’elemosina fatta dai parenti è per tutte; pertanto, si è esenti da obbligazioni con loro, perché si sa che spetta al Signore provvedere tutte noi del necessario.

2. Mi spaventa il danno che proviene dal trattare con i parenti; non credo che si potrà immaginarlo senza averne fatto esperienza. Oh, come sembra dimenticata al giorno d’oggi questa perfezione nelle case religiose! Mi chiedo che cosa lasciamo del mondo, noi che diciamo di lasciar tutto per amor di Dio, se non ci distacchiamo da ciò che è essenziale, cioè i parenti. Si è giunti a una tale situazione che i religiosi reputano una mancanza di virtù non amare molto e non trattare di frequente i loro parenti, come dicono essi stessi adducendo buone ragioni.

3. In questa casa, figlie mie, si abbia molta cura, e giustamente, di raccomandarli a Dio; per il resto, bisogna allontanarli il più possibile dalla mente, essendo naturale che il nostro affetto si attacchi ad essi, più che ad altre persone.

Io sono stata molto amata dai miei, a quanto essi dicevano, e da parte mia li amavo anch’io tanto, da non permettere loro di dimenticarmi. Ma ho imparato per esperienza mia e altrui che, prescindendo dai genitori (i quali è raro che trascurino di fare quanto possono per i propri figli; è, quindi, giusto non restare estranei ad essi, qualora abbiano bisogno di conforto, se vediamo che ciò non pregiudica il nostro impegno principale, giacché si può farlo conservando un completo distacco; altrettanto si dica dei fratelli), quanto agli altri, se mi sono trovata in difficoltà, sono stati quelli che meno mi hanno aiutata. Il soccorso mi venne non dai miei parenti, bensì dai servi di Dio.

4. Credetemi, sorelle, che, servendo voi il Signore come dovete, non troverete parenti migliori di quelli che Sua Maestà vorrà mandarvi. So che è così e impegnandovi a ben servirlo – come state facendo – e rendendovi conto che comportandovi diversamente offendete il vostro vero amico e Sposo, credetemi che in brevissimo tempo conquisterete questa libertà di cui parlo. Sappiate che potete fidarvi di coloro che vi ameranno soltanto per Dio, più che di tutti i vostri parenti, che essi non vi verranno mai meno, e che troverete genitori e fratelli in chi meno pensate. Infatti essi attendono da Dio la ricompensa, agiscono unicamente nel nostro interesse, mentre quelli che l’attendono da noi, se ci vedono poveri e impossibilitati a ricambiare loro in qualche cosa, si stancano presto. E anche se ciò non sia norma generale, è il caso più frequente oggi nel mondo, perché il mondo è sempre il mondo.

Non credete a chi abbia a dirvi il contrario facendolo passare per virtù. Se potessi infatti esporvi tutto il danno che ciò comporta, dovrei dilungarmi molto e, poiché altri che ne sanno più di me hanno scritto su questo argomento, basti quanto ne ho detto. Mi sembra che se, pur essendo io tanto imperfetta, vi ho scorto gravi pericoli, cosa vi scorgerà chi è perfetto?

5. Sentirci continuamente ripetere da parte dei santi il consiglio di fuggire dal mondo, evidentemente è una cosa ottima. Ebbene, credetemi, ciò che più – torno a dire – risente del mondo e da cui più difficilmente si riesce a distaccarsi sono i parenti. Per questo fanno bene coloro che vanno lontano dal loro paese, se ciò può aiutarli. Non credo, però, che la questione consista in una lontananza fisica, bensì nel fatto che l’anima si unisca risolutamente al buon Gesù, nostro Signore, nel quale, trovando tutto, dimentica tutto, anche se l’allontanarci molto ci sarà di aiuto, finché non avremo compreso questa verità. Dopo potrà accadere che il Signore, per farci trovare una croce dove prima avevamo piacere, voglia che trattiamo ancora con essi.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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