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Cammino di perfezione di santa Teresa d'Avila Dottore della Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 02/11/2013 15:19
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10/08/2013 12:43
 
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CAPITOLO 16

Parla della differenza che dev’esserci nella perfezione di vita fra i contemplativi e coloro che si accontentano dell’orazione mentale, e di come sia possibile che Dio, a volte, elevi un’anima a perfetta contemplazione e quale ne sia la causa. Questo capitolo e il successivo sono molto importanti.

1. Non crediate che tutto questo sia molto, perché vado solo preparando, come si dice, i pezzi sulla scacchiera. Mi avete chiesto di parlarvi del fondamento dell’orazione; io, figlie mie, quantunque Dio non mi abbia condotta per questa strada, perché certo non credo d’avere ancora tali virtù, non ne conosco altro. Credete pure che chi non sa disporre bene i pezzi nel gioco degli scacchi, giocherà male e se non sa fare scacco, non farà neppure scacco matto. Voi certo mi biasimerete perché parlo di un gioco che non esiste né deve esistere in questa casa. Da ciò potete vedere quale madre vi abbia dato Dio, se ha conosciuto anche questa vanità, ma dicono che qualche volta tale gioco sia permesso; a maggior ragione, sarà lecito a noi usarne la tattica, e vedrete come presto, se vi ricorriamo spesso, daremo scacco matto a questo Re divino, il quale non potrà sfuggirci, né lo vorrà.

2. La regina è quella che in questo gioco può dare maggior guerra al re, sia pure col concorso di tutti gli altri pezzi. Ebbene, non c’è regina che costringa il re divino ad arrendersi come l’umiltà; essa lo fece scendere dal cielo nel seno della Vergine, e con il suo aiuto noi lo attireremo, come per un capello, nelle nostre anime. Credetemi, chi avrà più umiltà, più lo possederà e chi meno, meno; io non riesco a capire, infatti, come ci sia o ci possa essere umiltà senza amore, né amore senza umiltà, né come sia possibile che queste due virtù coesistano senza un gran distacco da ogni cosa creata.

3. Vi chiederete, figlie mie, perché vi parlo di virtù, quando avete tanti libri che ve le insegnano, mentre non volete altro se non che vi parli di contemplazione. Vi rispondo che, se mi aveste pregato di parlarvi della meditazione, l’avrei ancora potuto fare, consigliando tutte di non trascurarla, benché prive di virtù, perché è la base per conseguire ogni virtù. La meditazione è d’importanza vitale per tutti i cristiani, né vi è alcuno, per colpevole che sia, che debba trascurarla, se Dio lo incita a realizzare un così gran bene, come ho già scritto altrove, e come ne hanno scritto molti altri che sanno quello che scrivono, perché io certamente non lo so; lo sa Dio.

4. Ma la contemplazione, figlie mie, è un’altra cosa. Ecco l’errore in cui cadiamo tutti: se uno si applica ogni giorno un momento a pensare ai suoi peccati (cosa a cui è obbligato se non è cristiano soltanto di nome), si dice subito che è un gran contemplativo, e immediatamente si esige che abbia così grandi virtù come deve appunto averle un gran contemplativo; lo vuole lui stesso, ma sbaglia. Non ha saputo impostare bene il suo gioco da principio; ha creduto che bastasse conoscere i pezzi per dare scacco matto, cosa assurda, perché questo Re non si arrende se non a chi si dà completamente a lui.

5. Pertanto, figlie mie, se volete che vi indichi il cammino per giungere alla contemplazione, permettetemi di dilungarmi un po’ su certe cose, benché esse a prima vista non vi sembrino tanto importanti e, a mio parere, invece, lo sono sempre; se, poi, non volete ascoltarle né metterle in pratica, restatevene con la vostra orazione mentale per tutta la vita: io vi assicuro, e altrettanto dichiaro a tutte le persone che aspirano a conseguire questo bene, che non raggiungerete mai la vera contemplazione. Può anche essere che m’inganni, giudicando gli altri in base a me stessa, che pur ne ho fatto esperienza per vent’anni.

6. Voglio ora spiegare – perché alcune non lo sanno bene – che cos’è l’orazione mentale, e piaccia a Dio che noi la pratichiamo come si deve! Ma io temo ancora che costi molta fatica se non si cerca di acquistare le virtù necessarie, quantunque non in così alto grado come si richiede per la contemplazione. Intendo dire che il Re della gloria non verrà nella nostra anima – nel senso di unirsi ad essa – se non ci sforziamo di arricchirci di grandi virtù. Voglio spiegarmi meglio, perché se voi scopriste in quel che dico qualcosa che non risponda a verità, non mi credereste più in nulla, e avreste ragione nel caso che lo facessi coscientemente, ma Dio me ne liberi! Se così fosse, sarebbe perché non ne so o non ne capisco di più. Voglio, dunque, dire che Dio qualche volta si degnerà di concedere questa grande grazia ad anime in cattivo stato per strapparle con questo mezzo dalle mani del demonio.

7. Oh, mio Signore, quante volte vi facciamo lottare a corpo a corpo con il demonio! Non doveva bastare che vi foste lasciato prendere fra le sue braccia quando vi portò sul pinnacolo del tempio, per insegnarci a vincerlo? Ma che spettacolo, figlie mie, vedere quel Sole divino congiunto con lo spirito delle tenebre, e che terrore avrà provato tale spirito maledetto, senza sapere di che, perché Dio non permise che l’intendesse! Sia benedetta tanta pietà e misericordia! Che vergogna dovremmo provare noi cristiani di farlo lottare corpo a corpo – come ho detto – con una bestia così immonda! Fu ben necessario allora che le vostre braccia fossero straordinariamente forti, ma come mai non sono rimaste indebolite dopo tanti tormenti sofferti sulla croce? Oh, come tutto quello che si soffre per amore guarisce presto! Pertanto credo che se voi foste rimasto in vita, lo stesso amore che ci portate avrebbe cicatrizzato le vostre piaghe, senza bisogno di altra medicina. Oh, mio Dio, potessi avere io un tale farmaco in tutto ciò che mi è causa di pena e di travaglio! Quanto volentieri desidererei i mali, se fossi sicura di essere sanata con così salutare unguento!

8. Tornando a quello che dicevo, ci sono anime che Dio sa di poter guadagnare a sé con questo mezzo; poiché le vede del tutto sviate, Sua Maestà non vuole che manchi loro aiuto da parte sua, e benché si trovino in cattivo stato e prive di virtù, concede loro grazie, favori, tenerezze che cominciano a suscitare in esse desideri. A volte, le eleva anche alla contemplazione, ma di rado e per breve durata. E questo, ripeto, lo fa per provare se con quel favore vorranno disporsi a goderne spesso, ma se non lo fanno, mi perdonino – o, per meglio dire, perdonatemi voi, Signore – se dico che è un gran male che voi vi rivolgiate a un’anima di tal genere e che essa dopo si rivolga alle cose della terra per attaccarvisi.

9. Sono convinta che sono molti coloro con i quali il Signore fa questa prova, e pochi coloro che si dispongono a godere di tale grazia. Quando il Signore la concede, e non manca da parte nostra la disposizione a riceverla, sono certa che non cesserà mai di colmarci di benefici fino a che non saremo pervenuti a un alto grado. Quando, invece, non ci diamo a Sua Maestà così generosamente come egli si dà a noi, farà già molto lasciandoci l’orazione mentale e visitandoci di quando in quando, come servi della sua vigna. Gli altri, invece, sono figli bene amati; non vorrebbe più allontanarsene, né se ne allontana, perché essi stessi non lo vogliono: li fa sedere alla sua mensa, dà loro da mangiare quello che mangia lui, fino a togliersi il boccone di bocca per darglielo.

10. Oh, commovente impegno, figlie mie! Oh, felice distacco da cose tanto vili e basse, che porta a così alto stato! Figuratevi che cosa importerà, stando fra le braccia di Dio, che il mondo intero vi accusi! Egli è tanto potente da liberarvi da ogni accusa; non appena diede l’ordine che il mondo fosse fatto, il mondo fu fatto: la sua volontà è opera. Non abbiate, dunque, paura che permetta si sparli di voi, tranne che sia per maggior bene di chi lo ama: egli non ama così poco chi gli dà il suo amore. Allora, sorelle mie, perché non gli dimostreremo, come possiamo, il nostro amore? Considerate che è un bel cambio dargli il nostro amore per il suo; considerate che egli può tutto e che noi, qui, non possiamo nulla tranne quello di cui ci rende capaci. Ma che cos’è, poi, questo che noi facciamo per voi, Signore, nostro creatore? Proprio nulla; una piccola determinazione! Se, dunque, per ciò che non è nulla, Sua Maestà vuole che meritiamo il tutto, cerchiamo di non essere insensate.

11. Oh, Signore! Tutto il male ci viene dal non tenere lo sguardo fisso su di voi, perché se non guardassimo ad altro che al cammino, arriveremmo presto, ma incorriamo in mille cadute, in mille inciampi e sbagliamo la strada per non tenere gli occhi – ripeto – sul vero cammino. Ci sembra di non averlo mai fatto, tanto ci appare nuovo. È una cosa deplorevole, certo, quel che a volte accade. Non si sopporta, infatti, che ci tolgano di un niente la stima; lo si ritiene intollerabile, e subito si dice: «non siamo santi».

12. Dio ci liberi, sorelle, quando faremo qualcosa di imperfetto, dal dire: «non siamo angeli», «non siamo santi». Considerate che, quantunque non lo siamo, è sempre bene pensare che, mediante i nostri sforzi, con l’aiuto di Dio, potremmo esserlo, e non temere che egli ci venga meno, se da parte nostra non gli veniamo meno. E poiché non siamo venute qui per altro fine, mano all’opera, come si dice: non vi sia nulla in cui vediamo che si serve meglio il Signore che non crediamo di riuscire a compiere con il suo aiuto. Io vorrei che ci fosse in questa casa tale aspirazione, che fa sempre crescere l’umiltà e fa avere una santa arditezza, perché Dio aiuta le anime forti e non fa preferenza di persone.

13. Ho molto divagato; voglio ora tornare a ciò che dicevo, cioè spiegare in cosa consistano l’orazione mentale e la contemplazione. Vi sembrerò forse temeraria, ma voi riuscite a sopportare tutto da me: può anche darsi che lo intendiate meglio attraverso il mio linguaggio grossolano che attraverso lo stile elegante di altri. Il Signore mi dia la grazia di cui ho bisogno a tal fine! Amen!




CAPITOLO 17

Dice come non tutte le anime siano adatte alla contemplazione; come alcune vi arrivino tardi e come chi è veramente umile deve procedere con letizia per il cammino attraverso il quale il Signore lo conduce.

1. Finalmente sembra che cominci a trattare dell’orazione, ma mi manca ancora da dire qualcosa di molto importante, perché riguarda l’umiltà, particolarmente necessaria in questa casa, il cui principale esercizio è l’orazione. Come ho detto, è di grande interesse cercare di capire il modo per praticare bene l’umiltà: è questo un punto molto importante, indispensabile per tutte le persone che praticano l’orazione. Quella fra voi che è veramente umile, come potrà pensare di possedere tanta virtù quanta ne hanno coloro che giungono ad essere contemplativi? Che Dio nella sua bontà e misericordia possa renderla tale, non c’è dubbio, ma il mio consiglio è che sieda sempre all’ultimo posto, come ci ha insegnato il Signore, dandocene l’esempio. Si disponga convenientemente, nell’eventualità che Dio la voglia condurre per questa strada. Se non lo fa, l’umiltà gioverà a far sì che si ritenga felice di servire le serve del Signore e di lodarlo per averla condotta fra loro, nonostante ella avesse meritato d’esser schiava dei demoni nell’inferno.

2. Non dico questo senza un buon motivo, perché, ripeto, è molto importante rendersi conto che Dio non conduce tutti per la stessa strada: infatti, può accadere che colui che si crede più indietro sia invece più avanti agli occhi del Signore.

Pertanto, non perché tutte in questa casa pratichino l’orazione devono essere tutte contemplative. È impossibile, e sarebbe triste per quella che non lo è, non capire questa verità, che cioè la contemplazione è solo un dono di Dio, è poiché non è necessaria alla nostra salvezza né la si esige da noi, non tema di esserne mai richiesta; per questo non cesserà di essere perfetta in sommo grado, se fa quello che ho detto. Anzi, può essere che abbia molto maggior merito, perché il lavoro è tutto a sue spese e il Signore la tratta come un’anima forte e le tiene riservate tutte insieme le gioie di cui non gode quaggiù. Non si perda quindi d’animo per questo né tralasci di attendere all’orazione né di fare quello che fanno tutte, perché a volte il Signore viene assai tardi, ma dà generosamente e in un solo momento quanto in molti anni ha dato agli altri a poco a poco.

3. Io sono stata più di quattordici anni senza poter neanche meditare se non con l’aiuto di una lettura. Ci saranno molte persone nella stessa condizione, e altre che, anche mediante la lettura, non riescono a meditare, ma solo a pregare vocalmente; è qui dove si concentrano meglio. Alcune sono di uno spirito così leggero che non sanno concentrarsi in nulla, e sono sempre distratte, a tal punto che, se vogliono fermarsi a pensare a Dio, cadono in mille insensatezze, scrupoli e dubbi.

Conosco una persona di età assai avanzata, molto virtuosa, penitente e gran serva di Dio, che spende molte ore, già da vari anni, nell’orazione vocale; ma di quella mentale non è stata mai capace. Il meglio che possa fare, quando le riesce, è concentrarsi gradatamente su quello che recita. E ci sono molte altre persone di tal genere; se, però, hanno umiltà, non credo che alla fine ne usciranno con minor merito, ma sono convinta che il loro merito sarà del tutto uguale a quello di coloro che godono di molti diletti. Esse, in certo modo, avranno proceduto con maggior sicurezza, perché non sappiamo se le delizie vengono da Dio o dal demonio. E se non vengono da Dio, il pericolo è maggiore, perché il fine a cui il demonio qui tende è d’ispirare superbia, mentre se vengono da Dio, non c’è nulla da temere, in quanto, come ho scritto diffusamente nel mio primo libro, portano con sé l’umiltà.

4. Queste persone procedono, dunque, nell’umiltà e, temendo di non avere consolazioni maggiori per loro colpa, si sforzano sempre di far progressi. Non vedono versare una lacrima, senza che loro sembri, se non ne versano anch’esse, d’esser molto indietro nel servizio di Dio, mentre, probabilmente, sono molto più avanti, perché le lacrime, anche se buone, non sono tutte perfette, e l’umiltà, la mortificazione, il distacco e le altre virtù offrono sempre maggiore sicurezza. Non abbiate, quindi, alcun timore né dubitate di arrivare alla perfezione come i più alti contemplativi.

5. Santa Marta era una gran santa, benché non si dica che fosse contemplativa; allora, che volete di più che arrivare ad essere come questa donna felice, la quale meritò di ospitare tante volte nella sua casa Cristo nostro Signore e dargli da mangiare e servirlo e mangiare anche lei alla sua mensa? Se voi rimaneste assorte come la Maddalena non ci sarebbe nessuno che desse da mangiare all’Ospite divino. Ebbene, pensate che questo monastero, ove siamo riunite, sia la casa di santa Marta, ove dev’esserci di tutto. E neanche coloro che si dedicano alla vita attiva mormorino di quelle che sono molto assorte nella contemplazione, sapendo che il Signore prenderà le loro difese, anche se esse tacciono, perché generalmente la contemplazione le rende noncuranti di sé e di tutto.

6. Si ricordino che ci dev’essere chi gli prepari il pasto e si ritengano felici di servirlo come Marta; badino che la vera umiltà consiste specialmente nell’essere disposti, senza alcuna eccezione, a uniformarsi al volere del Signore e a considerarsi sempre indegni di essere chiamati suoi servi. E se la contemplazione, l’orazione mentale e vocale, la cura degli infermi, i vari servizi domestici e il lavoro – anche il più umile – , se tutto ciò equivale a servire l’Ospite divino che viene a dimorare, a mangiare e a ricrearsi con noi, che cosa ci importa di attendere ad uno più che ad un altro ufficio?

7. Io non dico che la mancanza di contemplazione sia dovuta a noi, ma che dobbiamo essere disposte a ogni esperienza, perché non dipende dalla nostra scelta, bensì da quella del Signore. E se dopo molti anni egli volesse lasciare ognuna nel suo ufficio, sarebbe proprio una bella umiltà voler ricorrere a un’altra scelta di propria iniziativa! Lasciate fare al Padrone della casa che è saggio, potente e sa quello che conviene a voi e che conviene a lui stesso. Siate certe che, facendo quello che dipende da voi e disponendovi alla contemplazione con la perfezione di cui ho parlato, se egli non ve la concede (ma non credo che mancherà di concedervela, se ci sono in voi un vero distacco e una vera umiltà) è perché tiene riservata questa gioia per aggiungerla a tutte le altre di cui vi farà dono in cielo, e perché – come ho già detto – vi vuole trattare da anime forti, dandovi da portare quaggiù la croce come Sua Maestà stessa l’ha sempre portata. E quale amicizia migliore di volere per voi ciò che egli volle per sé? Potrebbe anche essere che non aveste un così gran premio nella contemplazione. Sono, questi, suoi giudizi, e non bisogna interferire in essi; è un gran bene che la scelta non dipenda da noi, perché subito – sembrandoci di trovare nella contemplazione una maggiore pace – saremmo tutti grandi contemplativi.

Oh, che gran guadagno non voler guadagnare in base al nostro punto di vista, per non dover temere alcuna perdita, non permettendo mai Dio che l’anima sinceramente mortificata patisca, se non per un suo maggior bene!

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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