È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

Che cosa è l'Amicizia? e l'amicizia spirituale? è possibile essere veri amici?

Ultimo Aggiornamento: 20/08/2013 16:33
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
20/08/2013 13:57
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota

La definizione di amore, di amico, di amicizia e la definizione della carità


Aelredo: Lo farò volentieri, purché tu abbia comprensione per la mia ignoranza e non mi costringa a insegnarti quello che io stesso non so. Mi sembra che il termine “amico” venga da “amore”, e “amicizia” da “amico”. L’amore è un sentimento dell’anima per cui essa, spinta dal desiderio, cerca qualcosa e desidera goderne, ne gode con una certa dolcezza interiore, abbraccia poi l’oggetto di questa ricerca, e conserva nella memoria quello che ha trovato. La natura e la dinamica di questo sentimento le ho studiate con molta diligenza nel mio scritto intitolato “Specchio della carità” che tu conosci bene. Io dico che l’amico è come un custode dell’amore, o, come ha detto qualcuno, “un custode dell’animo stesso”, perché l’amico, come lo intendo io, deve essere il custode dell’amore vicendevole, o meglio del mio stesso animo: deve conservare in un silenzio fedele tutti i segreti del mio animo; curare e tollerare, secondo le sue forze, quanto vi trova di imperfetto; gioire quando l’amico gioisce; soffrire quando soffre; sentire come proprio, tutto ciò che è dell’amico. L’amicizia dunque è quella virtù che lega gli animi in un patto così forte di amore e di dolcezza che quelli che prima erano tanti ora sono una cosa sola. Per questo i grandi filosofi hanno posto l’amicizia non tra le realtà casuali e passeggere, ma tra le cose eterne. È quanto lo stesso Salomone sembra dire nel libro dei Proverbi quando scrive: “Un amico vuol bene sempre” (Pr 17,17), affermando così con chiarezza che l’amicizia è eterna se è vera; se invece cessa di esistere, vuol dire che non è vera, anche se lo sembrava.
Giovanni: Com’è allora che si dice che anche tra grandi amici sorgono gravi inimicizie?

L’amicizia: un ideale da perseguire anche con il sacrificio

Aelredo: Di questo, se Dio vorrà, parleremo a suo tempo. Voglio subito che tu sappia che non è mai stato vero amico uno che ha potuto offendere un altro dopo averlo accolto nella sua amicizia. E nemmeno può dirsi che abbia gustato la gioia della vera amicizia chi, una volta offeso, cessa di amare colui che prima amava. Infatti chi è amico, ama sempre. Se anche fosse rimproverato, insultato, dato alle fiamme, messo in croce, chi è amico ama sempre; e, come dice san Gerolamo: “Un’amicizia che può spegnersi non è mai stata una vera amicizia!” (Epist. 41, ad Ruffin.).
Giovanni: Se la perfezione della vera amicizia è così grande, non mi stupisco più che siano cosi rari quelli che sono stati riconosciuti come veri amici. Cicerone dice addirittura che, in tanti secoli che lo hanno preceduto, si possono contare “appena tre o quattro” (Lib. de Amic., n. 15) veri amici che per la loro virtù e bontà abbiano raggiunto la notorietà. Visto poi che anche nella nostra epoca cristiana gli amici sono così rari, mi pare proprio di sudare per niente nel tentativo di far mia questa virtù. È una grandezza che mi spaventa, e che credo non raggiungerò mai.
Aelredo: È stato detto che “già il solo tentativo di arrivare a cose grandi è grande”. Per questo è tipico degli animi più grandi riflettere costantemente sulle cose più sublimi, con il risultato che, o raggiungono quello che desiderano, o conoscono con maggior chiarezza quale deve essere il vero oggetto del loro desiderio: puoi star certo che ha già fatto un grande passo in avanti chi, conoscendo la virtù, si rende conto di quanto ne sia ancora lontano. Del resto, il cristiano non può mai disperare di conquistare l’amore di Dio e del prossimo, visto che sente ogni giorno nel Vangelo la voce divina che gli dice: “Chiedete e otterrete” (Gv 16,24). Non ti devi stupire se tra i pagani furono pochi i seguaci della virtù. Loro non conoscevano colui che è il Signore e il datore della carità, del quale è scritto: “Il Signore delle virtù è il Re della gloria” (Sal 23,10). Infatti, posso portarti l’esempio non di tre o quattro, ma di migliaia di amici che, per la fede in lui, erano pronti a “morire l’uno per l’altro”, operando quel miracolo grandioso che gli antichi celebravano o immaginavano si fosse realizzato nel caso di Pilade e Oreste. Non erano forse veri amici secondo la definizione di Cicerone quelli di cui è scritto: “La moltitudine dei credenti era un cuor solo e un’anima sola; nessuno diceva sua proprietà quello che gli apparteneva, ma ogni cosa era fra loro in comune” (At 4,32)? Come poteva non essere totale il “consenso nelle cose divine e umane, unito a carità e benevolenza” tra coloro che avevano un cuor solo e un’anima sola? Quanti martiri hanno dato la vita per i loro fratelli, quanti non hanno badato a spese, a fatiche, alle stesse torture. Penso che tu abbia letto la storia di quella ragazza di Antiochia che un soldato, con astuzia, strappò dalla strada, diventando poi suo compagno nel martirio dopo essere stato nella strada custode della sua purezza.


Potrei portarti molti altri esempi, se il loro numero non fosse eccessivo. Cristo Gesù infatti ha annunziato e proclamato il Vangelo, ed essi si sono moltiplicati oltre ogni misura. Ha detto: “Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i propri amici” (Gv 15,13).
Giovanni: Allora tu dici che tra l’amicizia e la carità non c’è nessuna differenza?
Aelredo: C’è invece, e grande. Dio ha infatti voluto che siano molti di più quelli che accogliamo con la carità di quelli che ammettiamo all’abbraccio dell’amicizia. La legge della carità ci porta ad accogliere con amore non solo gli amici, ma anche i nemici (cfr. Mt 5,44). Noi però chiamiamo amici solo quelli cui non temiamo di affidare il nostro cuore con tutto quello che ha dentro, e così fanno anche loro, stringendosi a noi in un legame che ha la sua legge e la sua sicurezza nella fiducia reciproca.

I vari tipi di amicizia: carnale, mondana, spirituale.

Giovanni: Però ci sono di quelli che, seguendo il mondo e avendo in comune certi vizi, si legano l’uno all’altro in un patto del genere, vivendo in un vincolo amicale. Vorresti spiegarmi quale, fra tante forme di amicizia, possa essere detta, a differenza delle altre, “spirituale”? Mi pare, infatti, che l’amicizia spirituale risulti in qualche modo oscurata dalle altre forme, che per giunta sembrano più attraenti. Mi aiuterai così a distinguerla da ciò che la accomuna alle altre, così risulterà più chiara, e quindi più desiderabile. Così tutti opereremo con più decisione per conquistarla e farla nostra.
Aelredo: Non hanno il diritto di usare il nobilissimo nome dell’amicizia quelli che sono uniti dalla connivenza nel vizio: chi non ama, infatti, non è un amico, e non ama l’uomo colui che ama l’iniquità. Chi ama l’iniquità non ama, ma odia la sua anima, e chi non ama la sua anima tanto meno può amare quella di un altro. Questa gente si vanta di un’amicizia che è tale solo di nome: sono ingannati da qualcosa che ne è solo la scimmiottatura, non la possiedono nella realtà. Se poi, in un’amicizia del genere, cioè sporcata dall’avarizia o disonorata dalla lussuria, si può sperimentare il sentimento, pensa a quanta gioia in più si riversa su un’amicizia che quanto più è onesta tanto più è sicura, quanto più è pura tanto più è gioiosa, quanto più è libera tanto più è felice. Comunque, dal momento che a livello di sentimenti si avverte una certa somiglianza, lasciamo pure per un momento che in base a questo fatto vengano chiamate amicizie anche quelle che non sono vere, purché però esse vengano distinte con segni chiari e certi da quella che è spirituale, e dunque vera.
Diciamo che l’amicizia può essere: carnale, mondana, spirituale. Quella carnale nasce dalla sintonia nel vizio; quella mondana sorge per la speranza di un qualche guadagno: quella spirituale si consolida fra coloro che sono buoni, in base ad una somiglianza di vita, di abitudini, di gusti e aspirazioni .
L’amicizia carnale nasce dal solo sentimento, cioè da quel tipo di emotività che, come una prostituta, allarga le gambe davanti a tutti quelli che le passano accanto, seguendo il vagare di occhi e orecchi verso l’impurità. Da queste porte si intrufolano nella mente immagini voluttuose, e si pensa che la felicità stia nel goderne a piacere, e che il divertimento sia maggiore se si trova qualcuno con cui condividerlo. Si mettono allora in moto gesti, segni, parole e adulazioni con cui un animo cerca di accattivare l’altro. L’uno attizza il fuoco nell’altro fino a fondersi in una sola cosa. Una volta raggiunto uno squallido accordo, arrivano a fare o a subire l’uno per l’altro qualsiasi cosa e si convincono che non ci sia niente di più dolce e di più giusto di una simile amicizia: “volere le stesse cose, rifiutare le stesse cose”, ritenendo così di obbedire alle leggi dell’amicizia. Un’amicizia del genere non nasce da una scelta deliberata, non è messa alla prova dal giudizio, non è diretta dalla ragione, ma è spinta qua e là sotto l’urgenza disordinata del semplice sentimento. Una simile amicizia non osserva misura alcuna, non cerca cose oneste, non si sforza di prevedere ciò che è utile e ciò che non lo è, ma si butta su tutto in modo sconsiderato, imprudente, superficiale ed eccessivo. Così, come agitata dalle furie, si autodistrugge e, con quella stessa leggerezza con cui era nata, prima o poi si spegne.
L’amicizia mondana, invece, quella che nasce dal desiderio di cose o beni temporali, è sempre piena di frodi e inganni. In essa niente è certo, niente è costante, niente è sicuro, proprio perché tutto cambia col volgere della fortuna e... della borsa. Per questo sta scritto: “C’è infatti chi è amico quando gli fa comodo, ma non resiste nel giorno della tua sventura” (Sir 6,8). Se togli la speranza di guadagnare, subito sparirà anche l’amico. Questa amicizia è stata ridicolizzata con versi eleganti: “Non della persona, ma della prosperità è amico colui che la dolce fortuna trattiene, ma quella amara mette in fuga”. Però, a volte, ciò che fa nascere questo tipo di amicizia viziosa conduce alcuni a un certo grado di amicizia vera: mi riferisco a quelli che all’inizio, in vista di un guadagno comune, contraggono un legame di fiducia reciproca che resta sì basato sul denaro iniquo, ma almeno nelle cose umane raggiungono una grande sintonia. Però questa amicizia non può in alcun modo essere ritenuta vera, dato che nasce e rimane fondata solo sulla base di un vantaggio temporale.

L’amicizia spirituale, infatti, quella che noi chiamiamo vera, è desiderata e cercata non perché si intuisce un qualche guadagno di ordine terreno, non per una causa che le rimanga esterna, ma perché ha valore in se stessa, è voluta dal sentimento del cuore umano, così che il “frutto” e il premio che ne derivano altro non sono che l’amicizia stessa. Proprio come dice il Signore nel Vangelo: “Io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto” (Gv 15,16), cioè perché vi amiate a vicenda (cfr. Gv 15,17). È infatti nell’amicizia stessa, quella vera, che si progredisce camminando, e si coglie il frutto gustando la dolcezza della sua perfezione. L’amicizia spirituale nasce tra i buoni per una somiglianza di vita, di abitudini, di aspirazioni, ed è una sintonia nelle cose umane e divine, piena di benevolenza e di carità. Mi pare che questa definizione basti a esprimere l’idea di amicizia, purché intendiamo il termine “carità” in senso cristiano, cosicché si escluda dall’amicizia ogni vizio, e con “benevolenza” si intenda lo stesso sentimento d’amore che proviamo interiormente insieme a una certa dolcezza. Dove c’è un’amicizia di questo genere, vi è certamente “il volere e il rifiutare le stesse cose”; cioè un sentire che è tanto più dolce quanto più è sincero, tanto più bello quanto più è sacro, al punto che gli amici non possano neppure volere ciò che è male, o non volere ciò che è bene. Un’amicizia così è guidata dalla prudenza, è retta dalla giustizia, è custodita dalla fortezza, è moderata dalla temperanza. Di questo però parleremo più avanti. Adesso dimmi se ho risposto in modo adeguato alla tua prima domanda, cioè cos’è l’amicizia.
Giovanni: Quello che hai detto mi basta, e non mi sembra di avere altro da chiederti. Ma prima di passare ad un altro punto, desidero sapere come nasce l’amicizia tra di noi. Nasce dalla natura, o dal caso, o da una qualche necessità? È una legge insita al genere umano? È la stessa esistenza che ci spinge a ricercarla?

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 06:53. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com