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Interviste concesse dal Papa

Ultimo Aggiornamento: 18/10/2017 18:49
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Sesso: Femminile
15/03/2015 11:14
 
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  Lei parla costantemente contro il dio denaro e dicono che Papa Francesco è di sinistra, ma lei ha chiarito che segue il Vangelo: solo i poveri sono i buoni e i ricchi sono i cattivi?


Io vengo da una famiglia che dopo il crollo del 1932 si è ripresa e, di classe media, si è sistemata. Cioè non ho alcun risentimento. Io il 1932 non l’ho vissuto però bisognerebbe spiegare molte cose. Innanzitutto che dobbiamo abituarci a non utilizzare interpretazioni fuori moda. Oggi sinistra e destra è una semplificazione che non ha senso. Mezzo secolo fa aveva senso, oggi no. Marxista, cosa significa marxista oggi? Il marxismo ha una così ricca varietà di espressioni... Il problema dell’interpretazione di un personaggio pubblico per me è molto importante. Bisogna sempre interpretare un fatto storico, piccolo o grande, con l’ermeneutica del momento, altrimenti cadiamo in semplificazioni o in errori. Ho conosciuto persone ricche e qui sto portando avanti la causa di beatificazione di un ricco imprenditore argentino, Enrique Shaw, che era ricco ma era santo. Cioè una persona può avere denaro, Dio glielo dà perché lo amministri bene. E quest’uomo lo amministrava bene, non con paternalismo ma facendo crescere quanti avevano bisogno del suo aiuto. Quello che io attacco sempre è la sicurezza nella ricchezza: non mettere la tua sicurezza lì. Nel Vangelo Gesù su questo è radicale: la parabola di chi aveva dei granai, pensa di costruirne altri e all’indomani muore. È chiarissimo.
Non riporre la tua speranza lì. L’ingiustizia delle ricchezze. Per esempio quando non si paga il giusto salario è un peccato mortale. Questo significa approfittarsi della povertà di un altro. O quando si paga la domestica di casa in nero, tanto è una serva. Perché? Non perché la padrona o il padrone siano ricchi, ma per questo atteggiamento. Il denaro è sempre traditore. Il diavolo entra dal portafoglio, sempre. Sant’Ignazio diceva che c’erano tre scalette, tre gradini. Il primo è la ricchezza: il diavolo ti mette i soldi nel portafoglio. Il secondo è la vanità e il terzo è l’orgoglio e la superbia. E da lì tutti gli altri peccati. Quando arrivi a quel livello di orgoglio sei capace di qualsiasi cosa. Lo abbiamo visto nei dittatori, nei tiranni, quelli che si approfittano degli altri, gli sfruttatori. Oggi la tratta delle persone è organizzata da gente con molti soldi: sono questi che io attacco. Il denaro che schiavizza o non lascia crescere o serve per ingrassare se stessi come dice il Vangelo di ieri (Luca, 16, 19-31). Il denaro di chi vive ignorando che c’è povertà. Una cosa che mi scandalizzava, a Buenos Aires, è la nuova zona di Puerto Madero: è bella, bestiame accanto al fiume, edifici enormi, trentasei ristoranti cari da morire, perché fanno pagare... e poi la villa miseria. E questo è lo sperpero del denaro. Questo dal punto di vista sociale e la mia denuncia, dal punto di vista sociale, è diretta a questa realtà. Ma quello che mi indigna di più è il salario ingiusto perché uno si arricchisce a scapito della dignità, che viene negata alla persona. Il salario è quello che dà dignità al lavoro e tu usi il lavoro e lo rendi indegno perché non paghi il giusto, o non paghi la pensione. E con tranquillità di coscienza io direi che non pagare il giusto, non pagare la pensione, non pagare gli straordinari è peccato. È peccato! Che lo faccia un ricco, uno della classe media, o che lo faccia un povero è peccato. Questa cosa la dobbiamo dire. Il diavolo come ho detto si mette nella nostra vita, si mischia nella nostra vita mettendoci i soldi nel portafoglio. Non lo dico solo io.
Io lo ripeto, però i padri della Chiesa definivano il denaro sterco del diavolo. Perché? Perché vedevano qualcosa di viziato che sporcava, che ti portava sulla cattiva strada. È il primo passo, come diceva sant’Ignazio, per la supponenza, per la vanità e per l’orgoglio. Bene, questa è come una visione sociologica. Ma uno è comunista se la pensa in questo modo? No. Passo al secondo punto. I poveri sono al centro del Vangelo. Quando Gesù si presenta fa sue le parole di Isaia: sono stato inviato per evangelizzare i poveri. I poveri hanno una ricchezza che manca alle persone con molta sicurezza. E io mi includo tra i “ricchi” perché non mi manca nulla. E devo stare attento a non approfittare di questo per non peccare. Una ricchezza che non abbiamo.
La persona povera e onesta ha una sapienza: la dignità del lavoro, la cura dei figli, la cura della prole, creía come diciamo in Argentina, è qualcosa di tanto bello, tanto bello. Come una dignità. E Paolo VI, nell’Evangeli nuntiandi, non ricordo se al numero 46 o 48, dice che i poveri sono più capaci di comprendere certe virtù cristiane. Sono più preparati. Sono molto più preparati. E la povertà è al centro del Vangelo. La bandiera della povertà è evangelica. L’hanno rubata i marxisti perché noi non la usavamo. La tenevamo nel museo. Sono venuti, l’hanno rubata e l’hanno usata. Ma andiamo alla fine dell’Ottocento con la crisi italiana. Nel nord d’Italia ci fu una quantità di santi che lavoravano con i poveri, a cominciare da don Bosco. Ossia che cercavano modi di promozione sociale, che è il terzo punto. Non è solo una questione di denaro. È promuovere.
Da qui l’importanza dell’educazione. E delle opportunità di lavoro. Che a qualcuno questo possa apparire esagerato dipende forse dai miei peccati, dal fatto che io usi parole forti e non sia abbastanza buono e pastore da raggiungere il cuore di questa gente. Però sono figli di Dio. Semplicemente dovrei chiedergli di convertirsi, però chiederglielo con cuore di padre e non colpendoli. È vero.

Circa il sinodo si sono create molte aspettative tra le coppie che soffrono, tra i divorziati risposati, tra gli omosessuali. Crede che siano eccessive?

Credo che ci sono aspettative smisurate. Il sinodo sulla famiglia non l’ho voluto io. Lo ha voluto il Signore. Ed è stata una cosa sua. Quando monsignor Eterović, che era il segretario, mi ha portato i tre temi più votati mi ha detto che tra questi quello più votato era il contributo di Gesù Cristo all’uomo di oggi. Va bene, facciamolo. Questo era il titolo del sinodo. Abbiamo continuato parlando dell’organizzazione e io gli dissi: «Facciamo una cosa, mettiamo il contributo di Gesù Cristo all’uomo e alla famiglia di oggi». E così siamo rimasti, con la famiglia un po’ in secondo piano. Quando siamo andati alla prima riunione del consiglio post sinodale si è cominciato a parlare con quel titolo e dopo del contributo di Gesù Cristo alla famiglia, e l’uomo di oggi è rimasto un pochino fuori. E alla fine è stato detto: «No, perché questo sinodo sulla famiglia...» ed è stata la stessa dinamica a cambiare il titolo. Io zitto. Alla fine mi sono reso conto che è stato il Signore che ha voluto questo. E lo ha voluto con forza. Perché la famiglia è in crisi. Forse non le crisi più tradizionali, delle infedeltà o come si chiama in Messico la “casa piccola” e la “casa grande”. No, no. Ma una crisi più profonda.
Si vede che i giovani non vogliono sposarsi o convivono. Non lo fanno per protesta, ma perché oggi sono così. Dopo, alla lunga, alcuni si sposano anche in Chiesa. Vale a dire che c’è una crisi familiare all’interno della famiglia. E da questo punto di vista credo che il Signore voglia che noi affrontiamo questo: preparazione al matrimonio, accompagnamento di coloro che convivono, accompagnamento di coloro che si sposano e conducono bene la loro famiglia, accompagnamento di quelli che hanno avuto un insuccesso nella famiglia e hanno una nuova unione, preparazione al sacramento del matrimonio, non tutti sono preparati. E quanti matrimoni che sono fatti sociali sono nulli! Per mancanza di fede.

Già Benedetto ha sottolineato che la mancanza di fede e di coscienza riguardo a ciò che si fa sono problemi gravi.

La famiglia è in crisi. Come integrare nella vita della Chiesa le famiglie replay? Cioè quelle di seconda unione che a volte risultano fenomenali.... mentre le prime un insuccesso. Come reintegrarle? Che vadano in chiesa. Allora semplificano e dicono: «Ah, daranno la comunione ai divorziati». Con questo non si risolve nulla. Quello che la Chiesa vuole è che tu ti integri nella vita della Chiesa. Però ci sono alcuni che dicono: «No, io voglio fare la comunione e basta». Una coccarda, una onorificenza. No. Ti devi reintegrare. Ci sono sette cose che, secondo il diritto attuale, le persone in seconde unioni non possono fare. Non me le ricordo tutte, però una è essere padrino di battesimo. Perché? E che testimonianza potrà dare al figlioccio? Quella di dire: «Guarda caro, nella mia vita mi sono sbagliato. Ora sono in questa situazione. Sono cattolico. I principi sono questi.
Io faccio questo e ti accompagno». Una vera testimonianza. Ma se viene un mafioso, un delinquente, uno che ha ammazzato delle persone, ma è sposato per la Chiesa può fare il padrino. Sono contraddizioni. C’è bisogno di integrare. Se credono, anche se vivono in una situazione definita irregolare e la riconoscono e l’accettano e sanno quello che la Chiesa pensa di questa condizione, non è un impedimento. Quando parliamo di integrare intendiamo tutto questo. E dopo di accompagnare i processi interiori. Lei mi ha chiesto della libertà. Un Sinodo senza libertà non è un Sinodo. È una conferenza. Invece il Sinodo è uno spazio protetto nel quale possa operare lo Spirito Santo. E per questo le persone devono essere libere. Per questo mi oppongo a che siano pubblicate le cose che ognuno dice con nome e cognome. No, non si sappia chi lo ha detto. Non ho problemi che si sappia quello che si è detto, ma non chi lo ha detto, in maniera che si senta libero di dire ciò che vuole.
Inoltre, abbiamo un problema molto serio che è quello della colonizzazione ideologica sulla famiglia. Per questo ne ho parlato nelle Filippine perché è un problema molto serio. Gli africani si lamentano molto di questo. E anche in America latina. E a me è successo una volta. Sono stato testimone di un caso di questo tipo con una ministro dell’educazione riguardo l’insegnamento della teoria del “gender” che è una cosa che sta atomizzando la famiglia. Questa colonizzazione ideologica distrugge la famiglia. Per questo credo che dal sinodo usciranno cose molto chiare, molto rapide, che aiuteranno in questa crisi familiare che è totale.

Un altro tema importante di questi anni è stato quello degli abusi contro i minori. In Messico ha avuto ampia risonanza il caso di Marcial Macielà.

Non ho avuto mai contatti con i Legionari di Cristo perché non stavano a Buenos Aires. La prima parrocchia gli è stata data dal mio predecessore, la parrocchia Santa Maria di Betania, quando la lasciarono i religiosi della congregazione dei Sacri Cuori (Picpus). Erano tre. Tre religiosi a Buenos Aires che non ho conosciuto. Ho sentito parlare di loro. Quando è stato fatto non il corso, perché non c’era il corso per i nuovi vescovi, ma l’incontro dei movimenti laicali mi ospitarono, cioè il corso si è svolto in un loro edificio. In una università. Questo è l’altro contatto che ho avuto. Quindi non li ho conosciuti. Quando ho saputo del grande scandalo davvero sono rimasto molto addolorato e scandalizzato. Come quella persona è potuta arrivare a tanto? Evidentemente era una persona molto malata perché oltre tutti gli abusi credo che ci fossero due o tre donne, figli con una o l’altra — non lo so — e anche molti soldi. A questo riguardo la corruzione comincia dal denaro. Ma credo che fosse un malato, un gran malato. Qui quando si è presa coscienza della cosa si è cominciato ad agire in maniera forte. Allora il cardinale Ratzinger portò la cosa avanti. E continuò, continuò, continuò.
E il Papa san Giovanni Paolo II lo autorizzò a continuare, lui l’ha autorizzato. E quando lo hanno eletto eletto Papa ha agito perché il processo era maturo. Voglio chiarire bene che l’allora cardinale Ratzinger e san Giovanni Paolo II erano coscienti e hanno detto: avanti. Uno con le indagini. E l’altro con l’autorizzazione. Secondo: ci sono state coperture? Si può presumere di sì. Anche se nel diritto esiste la presunzione di innocenza. Sarebbe strano che non ci sia stato nessun padrinito, mezzo ingannato che sospettava e non sapeva. Beh questo non l’ho indagato. Abusi: evidentemente dopo i primi interventi a tolleranza zero si continua così. Questa commissione non è per gli abusi, ma per la tutela dei minori. Cioè per prevenire. Il problema degli abusi sui minori è un problema grave, la maggioranza degli abusi accade nel contesto familiare e nel vicinato. Non voglio parlare di numeri per non sbagliarmi. Un solo prete che abusi di un minore è sufficiente a far muovere tutta la struttura della Chiesa per affrontare il problema. Perché? Perché il prete ha l’obbligo di far crescere questo bambino o questa bambina nella santità, nell’incontro con Gesù. E quello che fa è distruggere l’incontro con Gesù. Bisogna ascoltare gli abusati. Io li ho ascoltati qua. Ho passato una mattinata intera con sei di loro: due tedeschi, due irlandesi e due inglesi. Una distruzione interiore che soffrono.
Coloro che abusano sono cannibali, è come se mangiassero i bambini, li distruggono. Quindi anche il caso di un solo prete è sufficiente per farci vergognare e per fare quello che bisogna fare. In questo bisogna andare avanti e non fare un solo passo indietro. Distruggere una creatura è una cosa orribile e in questo ringrazio tanto Papa Benedetto che ha avuto il coraggio di dirlo in pubblico e Giovanni Paolo II che ha avuto il coraggio di dare il via libera al caso dei Legionari.

Come le piacerebbe essere ricordato per questi due anni di pontificato, per quando ha inciso nella Chiesa o per il suo linguaggio così spontaneo e poco convenzionale?

Continuerò a fare lo stesso. E parlerò come parlo io, come un parroco, perché mi piace parlare così. Ho sempre parlato così, sempre. Non so se sia un difetto però credo che la gente mi capisca. Io ringrazio la sua bontà e tramite lei ringrazio il popolo messicano al quale voglio molto bene.

Vorrei che lei desse una benedizione al Messico.

Lo farò.

È stato in Messico?

Ci sono stato due volte in Messico. Nel 1970 sono stato nel vecchio santuario, quando venni a visitare la casa di formazione dopo che ero stato nominato maestro dei novizi. La seconda volta quando Giovanni Paolo II promulgò l’Ecclesia in America. E là ho visto il nuovo santuario. Ma il cinema messicano in Argentina lo vedevamo molto, mi ricordo di Cantinflas... La musica mi piace molto. Per questo sono molto contento di benedire tutti e chiedo di pregare per me. Ma prima di dare la benedizione preghiamo la Madre che è quella che ci dà la forza per benedire. E diciamo un’Ave Maria. Nostra Signora di Guadalupe, madre del Messico e madre dell’America, prega per noi.

di Valentina Alazraki

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Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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