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APPELLO AI CATTOLICI: UN BAMBINO HA DIRITTO AD UN PADRE E AD UNA MADRE

Ultimo Aggiornamento: 18/05/2016 12:28
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Sesso: Femminile
07/03/2015 22:01
 
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  Convegno a Roma sui rischi della teoria del gender




I rischi della teoria del gendr - RV





07/03/2015 



No alla promozione nelle scuole della teoria del gender, che nega la distinzione tra uomo e donna in base al sesso biologico. Se ne parla oggi e domani a Roma nel convegno dal titolo “Sapere per educare: affettività, sessualità, bellezza”. L’incontro, presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, vuole esortare docenti, educatori e genitori a prendere coscienza degli attacchi, attraverso tali teorie, alla famiglia naturale e cristiana e al benessere di bambini e ragazzi. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Giusy D’Amico, sposa, madre, insegnante, e presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”:


R. - Stiamo entrando in un tempo di grande confusione sull’identità sessuale. Stiamo proponendo ai nostri figli, ai nostri alunni, qualcosa che è molto lontana da quella che è la bellezza delle differenze sessuali maschio-femmina, uomo-donna. Questa ricaduta sta avendo effetti gravi nell’istruzione scolastica. In qualche modo, abbiamo dato in appalto l’educazione dei nostri figli ed è qualcosa su cui dobbiamo riflettere e che dobbiamo riprenderci con una certa urgenza, prima che ci sfugga completamente di mano un controllo che, per diritti costituzionali, spetta in fase prioritaria alla famiglia e ai genitori.


D. - Perché è urgente aprire oggi con franchezza un dibattito su questi temi?


R. - Perché sta entrando nelle nostre istituzioni scolastiche una proposta educativa che, in fondo, propone una visione asessuata dell’uomo. Non intendiamo discriminare nessuno, né aprire riflessioni su argomenti che oggi non interessano. Oggi ci interessa rivalutare la bellezza della differenza sessuale, la bellezza della famiglia naturale. Questo progetto di decostruzione dei ruoli non ci piace. Ci sembra lontano da quella che è, invece, l’educazione per i figli, che hanno diritto a una madre e a un padre, a sapere da chi sono stati generati, perché non vi è identità senza origine. Pensiamo che questo sia un tempo nel quale non si può più stare in una sorta di calderone, dove tutto è uguale a tutto, ma vogliamo che i nostri figli abbiano possibilità di riscoprire un’affettività, che, riteniamo, sia legata a questa bellezza delle differenza.


D. - Al contrario secondo lei, è la normalità oggi che viene discriminata?


R. - Assolutamente sì, c’è una sorta di eterofobia che sta cavalcando un po’ l’onda di quelle che sono le mode. Non ci dimentichiamo che dietro tutta la realtà di queste proposte educative, così discusse, ci sono delle lobby economico-politiche fortissime. Ci sono interessi legati a convenzioni internazionali, a tutto ciò che poi riguarda il tema delle teorie di genere, su tutto quello che è il campo delle adozioni, dei matrimoni omosessuali, delle cliniche per il cambiamento di sesso, per tutta la “gestazione di sostegno”, che oggi sembra non si possa chiamare “utero in affitto”… Noi non vogliamo sottostare a queste mode: vogliamo creare attraverso questa tavola rotonda una riflessione in merito, vogliamo creare delle coscienze ferme. I bambini che vivono in questo contesto crescono confusi, non hanno chiarezza sulla loro identità sessuale. Non si può dire a un bambino che nasce maschio, che non sarà uomo, che non sarà donna, ma che sarà quello che vuole essere...







Lobby gay e boicottaggio degli omosessuali non allineati

Le persone con orientamento omosessuale non si identificano in attivisti lobby gay - da Radio Vaticana

17/03/2015 

La maggior parte delle persone con orientamento omosessuale non si identificano nella lobby gay, anzi la subiscono. A dichiararlo è Jean Pierre Delaume Myard, già portavoce del collettivo Homovox, creato in Francia per dare la parola agli omosessuali contrari a nozze e adozioni gay, e autore del libro "Homosexuel contre le mariage pour tous" di prossima pubblicazione in Italia con Rubbettino. Delaume Myard critica  il boicottaggio e la campagna d’odio condotti  nelle ultime ore contro gli stilisti Dolce&Gabbana, “colpevoli” di aver difeso la famiglia naturale e criticato la pratica dell’utero in affitto.Paolo Ondarza lo ha intervistato:

R. – Dolce&Gabbana sont victimes, pour moi, du lobby gay comme je le suis en France. …
Doce&Gabbana, secondo me, sono vittime della lobby gay, come lo sono io in Francia. E’ necessario sapere che se non sei sulla linea di pensiero della Lgbt, sei emarginato e boicottato. Per esempio, io ho scritto un libro, in Francia, e i media e le librerie si sono rifiutati di parlarne. Sono un po’ preoccupato perché dovrebbe uscire, prossimamente, anche da voi, in Italia, con Rubettino.

D. – Dolce&Gabbana hanno criticato in particolare la pratica dell’utero in affitto, la cosiddetta maternità surrogata, legata a grandi interessi economici. Anche lei, come omosessuale, ha più volte posto l’accento su questa questione e sul bisogno che ha un bambino di avere un papà e una mamma…

R. – Dolce&Gabbana sont des personnes responsables; elles ont raison de refuser les mères porteuses …
Dolce&Gabbana sono persone responsabili; hanno ragione se rifiutano il concetto delle madri surrogate, intanto perché significa sfruttare i più deboli, i più poveri. Elton John ha acquistato i suoi figli. La donna – è importante ribadirlo – non è una merce, e oltre a questo ogni bambino ha il diritto di conoscere suo padre e sua madre. Invece, questi benpensanti come Elton John o la sinistra europea hanno reintrodotto la schiavitù …

D. – Ecco, questa dittatura del pensiero unico, legata alle lobby Lgbt, apparentemente tollerante ed egualitaria, non lascia spazio al dissenso – questo caso di Dolce&Gabbana lo dimostra – anche quando questo dissenso è espresso da persone omosessuali. Lei ne è stato e ne è tuttora vittima?

R. – J’en ai assez de la dictature gay : je fais la distinction entre “gay” e “homosexuel”, e si l’on ne pense …
Ne ho abbastanza della dittatura gay: io faccio una distinzione tra “gay” e “omosessuale”. Se non la pensi come la lobby Lgbt in quanto omosessuale, sei forzatamente manipolato e la lobby gay ha una reazione omofoba, come se gli omosessuali non potessero pensare con la loro propria testa. La lobby gay è sempre più presente in tutte le istituzioni: bisogna combatterle perché non rappresentano gli omosessuali. La lobby Lgbt vuole distruggere l’istituzione del matrimonio e la famiglia... Non bisogna confondere “omosessuale” e “gay”: i gay sono militanti attivisti …

D. – Questa distinzione tra “gay” e “omosessuali” e quanto lei ha appena detto, crede siano considerazioni condivise dalle persone omosessuali? Perché l’ideologia Lgbt farebbe pensare il contrario …

R. – En fait, on nous fait croire que les homosexuelles demandent le droit à l’enfant. D’abord, …
In realtà, ci vogliono  far credere che gli omosessuali chiedono il diritto ad avere un figlio. Allora, intanto un figlio non è un diritto. In Francia ci hanno mentito facendoci credere che per esempio la legge Taubira  sul matrimonio per tutti era stata chiesta dagli omosessuali: non è così. A chiederla è stata la lobby gay, quella lobby gay che è molto potente in Europa è rappresentata da Igla. In Italia, per esempio, arriveranno le unioni civili: io personalmente sono contrario alle unioni civili come sono contrario al matrimonio gay, perché le unioni civili porteranno con sé la questione dei figli. La nostra sessualità riguarda soltanto noi stessi e non deve scientemente privare un bambino di un padre o di una madre. Gli omosessuali non chiedono niente: questo pensiero non è né richiesto né condiviso dagli omosessuali; è rivendicato da una lobby molto piccola, la lobby gay, che però è molto potente perché ha mezzi economici e controlla i media.




 

San Giuseppe, antidoto vero contro la crisi della paternità

Un papà col suo bambino - RV

18/03/2015 

Riscoprire nel profondo la figura di San Giuseppe per tornare a valorizzare la figura del padre, troppo spesso nella società occidentale maltrattata e dimenticata.

E' la 'ricetta' consigliata da padre Tarcisio Stramare, biblista e massimo esperto mondiale di josefologia, per curare quello che da molti anni è diventato un vizio pericoloso per la famiglia: lo svuotamento del ruolo paterno, la sua scientifica marginalizzazione fino a degradarlo ad una funzione secondaria, quasi amicale. Spiega Stramare: "San Giuseppe non è stato padre nominale, no. San Giuseppe è stato padre a tutti gli effetti. San Giuseppe è colui che ha servito la Redenzione attraverso la sua paternità, che non è certo derivata dalla generazione ma non è stata apparente, sostitutiva. E' stata concreta".

Ecco perché bisogna urgentemente guardare a lui come modello da tornare ad imitare per tentare di fermare la crisi di identità dei papà. Una stella polare per ritrovare la via.  "San Giuseppe - spiega Claudio Risè, psicoterapeuta e scrittore (suoi i libri 'Il padre. Assente inaccettabile' edito da San Paolo e 'Il padre, libertà e dono' edito da Ares, ndr) ha fatto il padre perché lo era. Non ha tentennato, non  ha vacillato. Ha preso sul serio la paternità. Oggi, spesso, non è più così. Negli anni il ruolo di padre è stato attaccato, criticato ingiustamente, rifiutato. Lo si è messo in difficoltà confondendolo perfino con il sistema di potere, che a tutti i costi andava abbattuto".

Allora, ecco che San Giuseppe potrebbe essere la soluzione. Basta leggere il Vangelo, per rendersene conto. "E' vero, San Giuseppe è il santo silenzioso - precisa  in modo certosino padre Stramare-. Ma San Giuseppe è presentissimo nel cuore di tutto il Vangelo.  E' lui che porta il Bambino per il censimento, è lui che impone al Verbo Incarnato il nome di Gesù, è lui che lo porta al Padre con la presentazione al Tempio, è lui che gli insegna un mestiere e lo educa alla preghiera". Insomma, San Giuseppe ha fatto il padre. Semplicemente il padre. Cosa che dovremmo imparare di nuovo a fare. Guardando a San Giuseppe. E alla Sacra Famiglia.


(Federico Piana)




 

[Modificato da Caterina63 18/03/2015 23:48]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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