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LA RUSSIA, PUTIN, CONVERSIONE A MARIA.....

Ultimo Aggiornamento: 26/11/2013 10:21
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26/11/2013 10:20
 
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E DAL KGB VENNE L’UOMO DELLA PROVVIDENZA: PUTIN

A partire dal 1999, tuttavia, accade qualcosa che porta, lentamente ma inesorabilmente, a trasformare la situazione della Russia. Il 1999, infatti, è l’anno in cui il logorato presidente Eltsin offre la carica di primo ministro ad un personaggio allora semisconosciuto di nome Vladimir Putin.

Putin, divenuto presidente della Federazione Russa solo un anno dopo (2000), è una figura dal passato complesso (ex agente del KGB) ma che si è dimostrato capace di giocare le sue fortune politiche scommettendo sul rimanente orgoglio del popolo russo.

Certamente, i metodi di Putin non sempre coincidono con quell’idea di sedicentedemocrazia che il political correctnessoccidentale esalta, ma tale giudizio non tiene conto né del tradizionale autoritarismo connaturato da sempre al potere russo né, tantomeno, dell’ipocrisia per cui un Putinpossa essere considerato un “tiranno” e addirittura il nemico numero uno, da quello stesso Occidente che considera invece “alleati” le brutali tirannie degli stati arabi del Golfo o stati razzisti e guerrafondai come Israele o la stessa Turchia.

La vera “colpa” di Putin agli occhi dell’Occidente, in realtà, è quella di aver trasformato la Russia in un solido blocco strategico economicamente indipendente e quindi non più ricattabile dai Poteri Forti internazionali. In pochi anni, infatti, Putin si è riappropriato dei “gioielli di famiglia” strappandoli dalle mani degli oligarchi; inoltre, approfittando del rialzo del prezzo del petrolio, lo “zar” è riuscito nell’impresa di saldare gli enormi debiti contratti dalla precedente amministrazione Eltsin, rifondendo nel 2005 quasi 15 miliardi di dollari al Club di Parigi (un gruppo di circa una dozzina di paesi occidentali debitori); e con l’estinzione del debito, di fatto, la Russia viene ad essere uno dei pochi paesi realmente sovrani del mondo contemporaneo.

PUTIN FA DELLA RUSSIA L’UNICO PAESE AL MONDO REALMENTE SOVRANO. PERCIÒ I POTERI FORTI D’OCCIDENTE LO MINACCIANO: “FARAI LA FINE DI GHEDDAFI”

E’ per questi motivi, essenzialmente, che l’odio occidentale contro Putin e la Russia ha cominciato a salire vertiginosamente di anno in anno, fino ad arrivare a dichiarazioni sconcertanti, come quelle rilasciate nel 2006 in un articolo del prestigioso periodicoForeign Affaire3, (organo del Council on Foreign Relations, il think tank finanziato dai Rockefeller dal quale sono uscite figure come Brzezinsky, Kissinger o l’ideologo dello “scontro di civiltà” Samuel Huntington):

Il Grande Gioco tra Usa e Russia per il dominio del Medio Oriente

“Se dovesse scoppiare un conflitto (gli USA n.d.a.) potrebbero attaccare rapidamente e impunemente il territorio della Russia, e la Russia non avrebbe i mezzi per montare una risposta. (…) E’ finita l’epoca della Mutua Distruzione Assicurata (MAD), (…) infatti, la quantità di bombardieri strategici russa è crollata del 39%, quella dei missili balistici intercontinentali, e dei sottomarini con missili balistici dell’80%. (…) anzi, lo scadimento dell’arsenale russo è anche peggiore di quel che dicono le cifre”.

Più di recente, inoltre, possiamo ricordare le invettive dell’ex candidato presidenziale americano John McCain: “Caro Vlad, la primavera araba è alle tue porte!”, urlate su twitter alla vigilia delle recenti elezioni russe del 2012 -nelle quali Putin è stato rieletto presidente con la maggioranza assoluta del 63,9% dei voti- minacciando esplicitamente il leader moscovita di fare la fine di Gheddafi.

Ma Putin sembra essere perfettamente cosciente di quali siano i “veri nemici” della Russia, ed è per questo che negli anni ha portato avanti una politica sempre più antitetica a quella della NATO e dell’Occidente, specie nel vicino “giardino di casa”, ovvero il Medio Oriente e l’Asia Centrale; divenendo di fatto il “grande protettore” di tutti quei paesi che, per un motivo o per l’altro, si oppongono al progetto mondialista occidentale. Questo “braccio di ferro”, naturalmente, diviene un fattore di pericolosa instabilità, specie dove gli interessi di Russia e Occidente sembrano inevitabilmente scontrarsi (come sta accadendo in questo momento in Siria).

L’ORTODOSSIA RUSSA: DALLA DEBOLEZZA ALLA FORZA. CHIESA DI STATO E DI POPOLO

Ma la mossa realmente rivoluzionaria di Putin è stata quella di capire che la resurrezione di un popolo, ancor prima che economica, dev’essere morale e spirituale. Ed è da questo presupposto che nasce l’alleanza del governo russo con le “religioni tradizionali russe” ovvero, in primis, con quella Chiesa Ortodossa senza la quale è impossibile anche solo parlare di un’anima russa.

Mosca: nel novembre 2011, tre milioni di persone sfidano le temperature polari per venerare il Sacro Cingolo di Maria giunto dal Monte Athos

Oggi, a vent’anni dal crollo del comunismo ateo, circa l’80% della popolazione russa è battezzata nella Chiesa Ortodossa; ma i numeri nudi e crudi dicono ben poco, specie agli occhi di quegli occidentali abituati a percepire pregiudizialmente le chiese ortodosse come istituzioni “sottomesse al potere” e portatrici di una religiosità “formalistica”.

In realtà, quello che sta accadendoin Russia è che alcuni aspetti spesso considerati come “debolezze strutturali” del mondo ortodosso sembrano provvidenzialmente tradursi, negli ultimi anni, in “punti di forza”. La stessa “sottomissione al potere” nazionale, che al tempo della Rivoluzione Bolscevica fu uno dei fattori che trascinò alla rovina la Chiesa Russa, diviene oggi un fattore di potenza, al contrario di quello che attualmente avviene in Occidente con la Chiesa Cattolica, la quale, non potendo contare su nessun potere “amico”, è costretta in ultima analisi a negoziare la propria sopravvivenza istituzionale con Poteri assolutamente ostili (le sorprendenti dichiarazioni di Benedetto XVI sul Nuovo Ordine Mondiale sono, da questo punto di vista, fin troppo significative4).

Sul presunto formalismo dell’Ortodossia, peraltro, si dovrebbe comprendere che in Oriente l’adesione al Cristianesimo non è mai stata, in primo luogo, l’adesione ad unamorale o ad un catechismo, quanto l’appartenenza ad un universo simbolico comune (“Se qualcuno ti chiede della tua Fede, vai in chiesa e mostragli le nostre icone!” recita un detto russo); un’adesione meno mentale o emotiva che cardiaca, dimostratasi di fatto indistruttibile persino a fronte di 70 anni di ateismo di stato e a 20 anni di tentativi di penetrazione secolarista occidentale. Il risultato è un legame viscerale tra religione e popolo che, se da un lato penalizza fortemente le possibilità di un’opera di evangelizzazione fuori dai confini tradizionali dell’Ortodossia, crea un “fascio di forze” inscindibile.

Da questo punto di vista, anche la preponderanza del clero uxorato favorisce un diffuso senso popolare di “appartenenza” alla Chiesa che non è vista, come spesso accade in Occidente, come “una cosa da preti”. Se il “pope” ortodosso, infatti, proprio a causa del suo status di sacerdote e al contempo di uomo di famiglia, non ha mai conosciuto il prestigio e l’autorità di cui godeva (un tempo) il prete cattolico, è anche vero che tale caratteristica ha impedito che in Oriente si sviluppasse quel pregiudizio sul clero visto come “sacra casta” autoreferenziale, che è oggi uno dei cavalli di battaglia degli anticlericali occidentali.[*NOTA DI REDAZIONE: lasciamo intatta l'analisi dell'autore in questi ultimi capoversi; tuttavia non la condividiamo, e abbiamo sufficiente materiale per dimostrare che questa storia va guardata da un'altra prospettiva che diverge dall'analisi di questo paragrafo]

“DIO CUSTODISCI LO ZAR VLADIMIR” E “LIBERACI DAL MALE ARANCIONE”

Vladimir Putin, al di là del giudizio occidentale sui suoi metodi “dispotici”, non ha fatto altro, in fondo, che favorire questa naturale comunione tra popolo russo e Ortodossia. In un’interessante intervista rilasciata prima delle ultime elezioni presidenziali al mensile cattolico “Tempi”5 da KirillFrolov, il giovane presidente dell’Associazione degli Esperti ortodossi, emerge questa “gratitudine” della Russia profonda verso “lo zar” Vladimir:

Putin bacia la fronte coperta dal sudario del defunto patriarca di tutte le Russie Alessio II

Signor Frolov, come valuta la situazione politica della Russia alla vigilia delle elezioni presidenziali?
La cosa principale è dire di no alla rivoluzione arancione che vogliono imporci i manifestanti anti-Putin. Questi rivoluzionari vogliono farci rivivere le calamità del 1917: gridano “via il sovrano” come fu fatto allora, col risultato che allo zar ortodosso succedette un malvagio governo pagano. E noi ortodossi rispondiamo con l’inno della Russia imperiale: «Dio, custodisci lo zar». Non possiamo amare questa gente che si inginocchia davanti all’ambasciatore americano (…).Per questo chiediamo ai cattolici italiani di appoggiarci come noi ortodossi vi abbiamo appoggiato davanti alla Corte europea nella difesa dei crocefissi nelle scuole (…).

Perché siete così preoccupati di un indebolimento di Vladimir Putin?

Perché sarebbero messi in pericoli i germogli positivi che sono spuntati in Russia in questi anni. L’8 febbraio Putin ha incontrato il patriarca Kirill e tutti i leader religiosi russi: ha confermato l’insegnamento del cristianesimo nelle scuole e ha auspicato una maggiore presenza della Chiesa alla televisione. Se la rivoluzione vincesse, questi accordi sarebbero compromessi. Se la Chiesa avrà più spazio nelle scuole, nelle forze armate e alla televisione, riusciremo a salvare il nostro popolo dalla droga, dall’alcolismo, dalla distruzione delle famiglie, riusciremo a farlo rialzare in piedi. (…) Il Patriarca sta creando decine di nuove diocesi perché tutte le parrocchie del territorio russo possano essere visitate e incoraggiate da vescovi, perché ogni cittadino sofferente o nel bisogno possa sentire l’influenza di un vescovo anche nelle località più disagiate. Ha avviato un piano per la creazione di 200 nuove parrocchie a Mosca, per arrivare a ogni cittadino della capitale. Perché questi progetti si realizzino è necessaria un’alleanza fra Putin e Kirill. Il presidente favorirà la crescita economica e difenderà i nostri interessi nazionali, il patriarca compirà la rinascita spirituale della Russia mettendo la Chiesa in grado di raggiungere ogni cittadino russo.

Lei teme che l’unità della Russia sarà in pericolo se Putin non sarà eletto presidente o se si ritroverà debole?

Il pericolo di perdite territoriali da parte della Russia si sarebbe concretizzato se nel 2000 non fosse salito al potere Putin: i wahabiti stavano conquistando il Daghestan. Il pericolo si riproporrebbe se vincesse la rivoluzione arancione sponsorizzata dagli Usa. (…) E il senatore McCain ha minacciato la ripetizione dello scenario libico in Russia! Immaginatevi cosa sarebbe successo se un senatore russo avesse minacciato uno “scenario libico” per Washington. Queste sono affermazioni che non possiamo tollerare. Come non possiamo tollerare che l’ambasciatore Usa Michael McFaul riceva i leader dell’opposizione (…). Ma le dichiarazioni di McCain o gli incontri dell’opposizione con gli ambasciatori stranieri sortiscono l’effetto opposto a quello desiderato: la gente respinge il parallelo fra Tripoli e Mosca, non vuole alcuna cooperazione fra Nato e Russia, respinge la destabilizzazione. Putin ormai è diventato il simbolo della lotta della Russia per la sua sovranità.




Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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