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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Avvento-Natale 2013 e Gennaio 2014 con la Santa Madre Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2014 18:25
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20/12/2013 08:52
 
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  Un episodio di grande importanza

«Nei genitori di Cristo sono stati realizzati tutti i beni propri del matrimonio: prole, fedeltà e sacramento» (sant'Agostino).

Mentre il sacerdote Abiathar nel tempio recitava la preghiera, gli apparve un angelo che gli disse: C'è qui una piccola verga, molto corta, a cui tu non hai fatto caso e che hai posto insieme con le altre: se tu la porterai fuori e la consegnerai, proprio in essa apparirà il segno di cui ti ho parlato. Quella era appunto la verga di Giuseppe, ma egli era stato trascurato ed egli stesso, per non essere costretto a prendere la fanciulla, non aveva voluto reclamare la sua verga. Mentre se ne stava umile, per ultimo, ad alta voce il pontefice Abiathar gridò: Vieni a prendere la tua verga, perché sei tu che si aspetta! Giuseppe si accostò, spaventato che il Sommo Pontefice lo chiamasse con tanta veemenza. Ma, mentre stendeva la mano per prendere la sua verga, all'improvviso dalla sommità di essa uscì fuori una colomba, più bianca della neve, oltremodo bella, e dopo aver volato a lungo per la sommità del Tempio, si slanciò verso i cieli. Allora tutto il popolo si congratulava con Giuseppe, dicendo: Beato sei tu che Dio indica idoneo a ricevere Maria!.

Questa singolare narrazione, raccolta dai vangeli apocrifi, costituisce l'antecedente che offre i vari elementi necessari perché l'artista Giovannino de' Grassi potesse realizzare la sua altrettanto singolare composizione sullo sposalizio della Vergine. Il Sommo Sacerdote, tutore di Maria durante la sua permanenza nel Tempio, unisce le mani destre dei due sposi; Giuseppe tiene nella sinistra il bastone da viaggio che, insieme con tanti altri pretendenti per ottenere la Vergine in sposa, aveva consegnato al sacerdote. Proprio il suo bastone, più piccolo degli altri ed anche trascurato, fiorisce come era stato previsto dalla profezia e vi si posa una bianca colomba, segno dello Spirito Santo, testimonianza del volere divino. La raffigurazione presenta due scene contrastanti, come commento eloquente di quanto appena accaduto: sulla destra, vicini a Giuseppe, alcuni dei pretendenti respinti, fortemente delusi, spezzano le loro verghe; mentre, sulla sinistra, attorno a Maria si raccolgono le sette fanciulle, per accompagnarla in questo atto dello sposalizio: sono forse le vergini che erano cresciute insieme con lei nel Tempio.
Dal punto di vista iconografico il quadro si arricchisce di alcuni elementi particolari, con sfondo architettonico, quasi a sottolineare la significatività dell'avvenimento dello sposalizio. «Questo testimonia – si legge in un commento – il grande interesse dell'artista per l'architettura e gli fornisce lo spunto per dipingere tre chiese, ciascuna delle quali è sormontata da un tiburio e che forse alludono alle basiliche venerate nella Terra Santa; alcuni particolari dell'architettura possono richiamare all'esperienza del Duomo di Milano, mentre la sommità degli edifici esce dagli angusti limiti imposti dalla cornice della miniatura e invade il campo della decorazione marginale». Un quadro ricco ed intenso, persino schiacciato nella molteplicità degli elementi compositivi, dove emerge tuttavia in primo piano il gesto "liturgico" degli sposi per annunciare alcuni atteggiamenti che devono diventare modello ed esempio: la delicatezza del gesto, l'espressione della semplicità, l'evidenza della fedeltà consegnata nelle mani del sacerdote.

Giovannino de' Grassi (1350 ca.-1398), Lo sposalizio della Vergine, Biblioteca nazionale, Firenze.

Giovannino de' Grassi (1350 ca.-1398), Lo sposalizio della Vergine, Biblioteca nazionale, Firenze.

Nel luglio scorso è stata inaugurata nei giardini vaticani la Fontana di San Giuseppe, una composizione di sei pannelli di bronzo: di fronte al primo che rappresenta lo sposalizio di Maria e Giuseppe, Benedetto XVI ha così commentato: «È un episodio che riveste grande importanza. Giuseppe era della stirpe reale di Davide e, in virtù del matrimonio con Maria, conferirà al Figlio della Vergine – al Figlio di Dio – il titolo legale di figlio di Davide, adempiendo così le profezie. Lo sposalizio di Giuseppe e Maria è, perciò, un evento umano, ma determinante nella storia di salvezza dell'umanità». Tornano qui a proposito le parole rivolte da Giovanni Paolo II ad un gruppo di sposi novelli presenti in un'udienza generale: «Cari sposi, la Vergine Madre fu anche la sposa affettuosa, mite e fedele di Giuseppe. E con lui condivise il tenue ricordo dell'antica grandezza di discendente di David, ma anche e soprattutto l'umiltà del presente, il peso della sorte e la dura realtà di ogni giorno. La Vergine condivise con Giuseppe il viaggio a Betlemme, la fuga in Egitto, la povertà. La moglie, che con il marito divide le prove della vita, sarà il più valido sostegno e il più alto coefficiente della sua felicità. E così il marito».

Giovanni Ciravegna

(dal mensile Madre di Dio aprile 2011)





 




Facendosi uomo, Dio si è messo con noi; nell’Eucaristia ha piantato le sue tende in mezzo a noi; in Paradiso sarà in noi. Nelle giornate frenetiche delle corse ai regali, siamo chiamati a riconoscere, a invocare il dono supremo di Dio all’umanità: il Figlio, il Dio-con-noi. Siamo sollecitati ad andare a conoscere "questo Bambino".
Il Battesimo ricevuto ci rammenta che siamo invitati e mandati a testimoniare Gesù a chi ancora per vari motivi non ha avuto modo di conoscerLo veramente, che allenarsi e giocare nella Sua squadra, che è la Chiesa, è fonte di vera gioia. Il Presepe, la grotta, quella luce, quella mangiatoia, quel Bambino ci danno la possibilità di pregare, di parlare con Lui, di chiedere che ci dia una mano, la forza per essere testimoni.

 

Così dice il Papa nell'Esortazione Evangelii gaudium:

"Il bene tende sempre a comunicarsi. Ogni esperienza autentica di verità e di bellezza cerca per se stessa la sua espansione, e ogni persona che viva una profonda liberazione acquisisce maggiore sensibilità davanti alle necessità degli altri. Comunicandolo, il bene attecchisce e si sviluppa. Per questo, chi desidera vivere con dignità e pienezza non ha altra strada che riconoscere l’altro e cercare il suo bene. Non dovrebbero meravigliarci allora alcune espressioni di san Paolo: « L’amore del Cristo ci possiede » (2 Cor 5,14); « Guai a me se non annuncio il Vangelo! » (1 Cor 9,16).

La proposta è vivere ad un livello superiore, però non con minore intensità:  La vita si rafforza donandola e s’indebolisce nell’isolamento e nell’agio. Di fatto, coloro che sfruttano di più le possibilità della vita sono quelli che lasciano la riva sicura e si appassionano alla missione di comunicare la vita agli altri . Quando la Chiesa chiama all’impegno evangelizzatore, non fa altro che indicare ai cristiani il vero dinamismo della realizzazione personale: Qui scopriamo un’altra legge profonda della realtà: la vita cresce e matura nella misura in cui la doniamo per la vita degli altri. La missione, alla fin fine, è questo. Di conseguenza, un evangelizzatore non dovrebbe avere costantemente una faccia da funerale. Recuperiamo e accresciamo il fervore,  la dolce e confortante gioia di evangelizzare, anche quando occorre seminare nelle lacrime […] Possa il mondo del nostro tempo –che cerca ora nell’angoscia, ora nella speranza – ricevere la Buona Novella non da evangelizzatori tristi e scoraggiati, impazienti e ansiosi, ma da ministri del Vangelo la cui vita irradii fervore, che abbiano per primi ricevuto in loro la gioia del Cristo.." 


 

 

Il solstizio d'inverno e i marinai sulla Basilica di San Giovanni

di Federico Pace — 20 dicembre 2013

 
  

Il 21 dicembre, il solstizio d'inverno, il giorno più breve dell'anno. A vedere per primi la macchia luminosa sbucare da est, devono essere stati i corpi marmorei di Cristo e dei vescovi, issati sulla vetta della Basilica di San Giovanni. Anche ieri stavano tutti quanti in quella posa da marinai. Intenti a scrutare, con disperata immobilità, l'orizzonte elusivo. A dire dei bollettini, il primo raggio deve essere comparso dopo le sette e trenta minuti. I loro occhi di marmo devono averlo visto sbucare tra le mura aureliane e i lunghissimi colli delle gru che, come giraffe addormentate, stavano immobili su via Appia. Là, in quello spiazzo dove al passaggio monotono delle vetture si sono arenati, come navi alla deriva, i lavori per la costruzione della Metropolitana.

Poi il cielo poi si è tinto di azzurro. Per strada un uomo portava un cane al guinzaglio senza pensare a nulla. Nell'unico bar aperto, le tazzine si urtavano l'una con l'altra nell'affannoso tentativo di trovare spazio sul ripiano di marmo. C'erano i cucchiaini, le mani vorticose e una certa macchinosa euforia da giorno feriale. Fuori, c'era chi fumava, standosene proprio sul ciglio del gradino, con lo stesso sollievo di chi non ha più nulla da perdere. Poco più in là, una donna, ancorata al gomito del marito, parlava con burocratica precisione di quello che avrebbero fatto da lì fino alla sera. Un uomo, fermo ad un incrocio, guardava verso l'alto. Poi, come il vento ha cominciato a spingere, tutti sono corsi a chiudersi dietro le porte dalla propria solitudine.

Il Cristo immobile, da quella vertiginosa posizione, ha lasciato che il vento proseguisse a scolpirgli il volto e il corpo. Poi, come una nuova manciata di minuti è stata gettata via, deve avere sentito sotto di sé la Terra ruotare ancora un poco. La luce, che gli ha girato intorno più che passargli sopra il capo, ha cominciato ad arrivargli dalle spalle. Ancora qualche raggio, non molto. Il pianeta luminoso sembrava poggiarsi laggiù, verso via Amba Aradam, sulle terrazze dell'ospedale di San Giovanni. Poi, ancora più giù, verso la Colombo, le Terme di Caracalla e il mare. Qualcuno da là sotto rimaneva ancora a guardare interrogativamente verso l'alto. Non dovevano essere neppure le cinque, quando tutte le schiene di quei marinai sono diventate del nero della notte.

Allora all'insaputa di molti, la Terra, ha cominciato a piegarsi un po' di più, quasi in un inizio di inchino, per esporre una maggiore porzione di sé nel viaggio lunghissimo che compirà intorno al pianeta luminosissimo. Il Sole, d'ora in poi, rimarrà sempre meno celato dietro le schiene dei palazzi. E seppure, nei giorni che verranno ci raggeleremo a sentire il freddo crescerci dentro come una paura, avremo più tempo, e più spazio, per guardare verso il limite del mondo, là dove la luce si piega.

Federico Pace è autore del libro Senza volo (Einaudi) e di racconti di viaggio sul libro Giro in Italia (Touring Club Italia), Twitter: @FedericoPace_



 

ANGELUS 

Piazza San Pietro
IV Domenica di Avvento, 22 dicembre 2013

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno!

In questa quarta domenica di Avvento, il Vangelo ci racconta i fatti che precedettero la nascita di Gesù, e l’evangelista Matteo li presenta dal punto di vista di san Giuseppe, il promesso sposo della Vergine Maria.

Giuseppe e Maria vivevano a Nazareth; non abitavano ancora insieme, perché il matrimonio non era ancora compiuto. In quel frattempo, Maria, dopo aver accolto l’annuncio dell’Angelo, divenne incinta per opera dello Spirito Santo. Quando Giuseppe si accorge di questo fatto, ne rimane sconcertato. Il Vangelo non spiega quali fossero i suoi pensieri, ma ci dice l’essenziale: egli cerca di fare la volontà di Dio ed è pronto alla rinuncia più radicale. Invece di difendersi e di far valere i propri diritti, Giuseppe sceglie una soluzione che per lui rappresenta un enorme sacrificio. E il Vangelo dice: «Poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto» (1,19).

Questa breve frase riassume un vero e proprio dramma interiore, se pensiamo all’amore che Giuseppe aveva per Maria! Ma anche in una tale circostanza, Giuseppe intende fare la volontà di Dio e decide, sicuramente con gran dolore, di congedare Maria in segreto. Bisogna meditare su queste parole, per capire quale sia stata la prova che Giuseppe ha dovuto sostenere nei giorni che hanno preceduto la nascita di Gesù. Una prova simile a quella del sacrificio di Abramo, quando Dio gli chiese il figlio Isacco (cfr  Gen 22): rinunciare alla cosa più preziosa, alla persona più amata.

Ma, come nel caso di Abramo, il Signore interviene: ha trovato la fede che cercava e apre una via diversa, una via di amore e di felicità: «Giuseppe – gli dice – non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo» (Mt 1,20).

Questo Vangelo ci mostra tutta la grandezza d’animo di san Giuseppe. Egli stava seguendo un buon progetto di vita, ma Dio riservava per lui un altro disegno, una missione più grande. Giuseppe era un uomo che dava sempre ascolto alla voce di Dio, profondamente sensibile al suo segreto volere, un uomo attento ai messaggi che gli giungevano dal profondo del cuore e dall’alto. Non si è ostinato a perseguire quel suo progetto di vita, non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo, ma è stato pronto a mettersi a disposizione della novità che, in modo sconcertante, gli veniva presentata. E’ così, era un uomo buono. Non odiava, e non ha permesso che il rancore gli avvelenasse l’animo. Ma quante volte a noi l’odio, l’antipatia pure, il rancore ci avvelenano l’anima! E questo fa male. Non permetterlo mai: lui è un esempio di questo. E così, Giuseppe è diventato ancora più libero e grande. Accettandosi secondo il disegno del Signore, Giuseppe trova pienamente se stesso, al di là di sé. Questa sua libertà di rinunciare a ciò che è suo, al possesso sulla propria esistenza, e questa sua piena disponibilità interiore alla volontà di Dio, ci interpellano e ci mostrano la via.

Ci disponiamo allora a celebrare il Natale contemplando Maria e Giuseppe: Maria, la donna piena di grazia che ha avuto il coraggio di affidarsi totalmente alla Parola di Dio; Giuseppe, l’uomo fedele e giusto che ha preferito credere al Signore invece di ascoltare le voci del dubbio e dell’orgoglio umano. Con loro, camminiamo insieme verso Betlemme.







[Modificato da Caterina63 24/12/2013 01:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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