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Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Avvento-Natale 2013 e Gennaio 2014 con la Santa Madre Chiesa

Ultimo Aggiornamento: 07/01/2014 18:25
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03/01/2014 15:34
 
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CELEBRAZIONE DEI PRIMI VESPRI
DELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
TE DEUM DI RINGRAZIAMENTO

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Martedì, 31 dicembre 2013




 

L’apostolo Giovanni definisce il tempo presente in modo preciso: «È giunta l’ultima ora» (1 Gv 2,18). Questa affermazione – che ricorre nella Messa del 31 dicembre – sta a significare che con la venuta di Dio nella storia siamo già nei tempi “ultimi”, dopo i quali il passaggio finale sarà la seconda e definitiva venuta di Cristo. Naturalmente qui si parla della qualità del tempo, non della quantità. Con Gesù è venuta la “pienezza” del tempo, pienezza di significato e pienezza di salvezza. E non ci sarà più una nuova rivelazione, ma la manifestazione piena di ciò che Gesù ha già rivelato. In questo senso siamo nell’“ultima ora”; ogni momento della nostra vita non è provvisorio, è definitivo, e ogni nostra azione è carica di eternità; infatti, la risposta che diamo oggi a Dio che ci ama in Gesù Cristo, incide sul nostro futuro.

La visione biblica e cristiana del tempo e della storia non è ciclica, ma lineare: è un cammino che va verso un compimento. Un anno che è passato, quindi, non ci porta ad una realtà che finisce ma ad una realtà che si compie, è un ulteriore passo verso la meta che sta davanti a noi: una meta di speranza una meta di felicità, perché incontreremo Dio, ragione della nostra speranza e fonte della nostra letizia.

Mentre giunge al termine l’anno 2013, raccogliamo, come in una cesta, i giorni, le settimane, i mesi che abbiamo vissuto, per offrire tutto al Signore. E domandiamoci coraggiosamente: come abbiamo vissuto il tempo che Lui ci ha donato? Lo abbiamo usato soprattutto per noi stessi, per i nostri interessi, o abbiamo saputo spenderlo anche per gli altri? Quanto tempo abbiamo riservato per stare con Dio, nella preghiera, nel silenzio, nella adorazione?

E poi pensiamo, noi cittadini romani, pensiamo a questa città di Roma. Che cosa è successo quest’anno? Che cosa sta succedendo, e che cosa succederà? Com’è la qualità della vita in questa Città? Dipende da tutti noi! Com’è la qualità della nostra “cittadinanza”? Quest’anno abbiamo contribuito, nel nostro “piccolo”, a renderla vivibile, ordinata, accogliente? In effetti, il volto di una città è come un mosaico le cui tessere sono tutti coloro che vi abitano. Certo, chi è investito di autorità ha maggiore responsabilità, ma ciascuno di noi è corresponsabile, nel bene e nel male.

Roma è una città di una bellezza unica. Il suo patrimonio spirituale e culturale è straordinario. Eppure, anche a Roma ci sono tante persone segnate da miserie materiali e morali, persone povere, infelici, sofferenti, che interpellano la coscienza di ogni cittadino. A Roma forse sentiamo più forte questo contrasto tra l’ambiente maestoso e carico di bellezza artistica, e il disagio sociale di chi fa più fatica.

Roma è una città piena di turisti, ma anche piena di rifugiati. Roma è piena di gente che lavora, ma anche di persone che non trovano lavoro o svolgono lavori sottopagati e a volte indegni; e tutti hanno il diritto ad essere trattati con lo stesso atteggiamento di accoglienza e di equità, perché ognuno è portatore di dignità umana.

È l’ultimo giorno dell’anno. Che cosa faremo, come agiremo nel prossimo anno, per rendere un poco migliore la nostra Città? La Roma dell’anno nuovo avrà un volto ancora più bello se sarà ancora più ricca di umanità, ospitale, accogliente; se tutti noi saremo attenti e generosi verso chi è in difficoltà; se sapremo collaborare con spirito costruttivo e solidale, per il bene di tutti. La Roma dell’anno nuovo sarà migliore se non ci saranno persone che la guardano “da lontano”, in cartolina, che guardano la sua vita solo “dal balcone”, senza coinvolgersi in tanti problemi umani, problemi di uomini e donne che, alla fine… e dal principio, lo vogliamo o no, sono nostri fratelli. In questa prospettiva, la Chiesa di Roma si sente impegnata a dare il proprio contributo alla vita e al futuro della Città - è il suo dovere! -, si sente impegnata ad animarla con il lievito del Vangelo, ad essere segno e strumento della misericordia di Dio.

Questa sera concludiamo l’Anno del Signore 2013 ringraziando e anche chiedendo perdono. Le due cose insieme: ringraziare e chiedere perdono. Ringraziamo per tutti i benefici che Dio ci ha elargito, e soprattutto per la sua pazienza e la sua fedeltà, che si manifestano nel succedersi dei tempi, ma in modo singolare nella pienezza del tempo, quando «Dio mandò il suo Figlio, nato da donna» (Gal 4,4). La Madre di Dio, nel cui nome domani inizieremo un nuovo tratto del nostro pellegrinaggio terreno, ci insegni ad accogliere il Dio fatto uomo, perché ogni anno, ogni mese, ogni giorno sia colmo del suo eterno Amore. Così sia!




SANTA MESSA NELLA SOLENNITÀ DI MARIA SS.MA MADRE DI DIO
XLVII GIORNATA MONDIALE DELLA PACE

OMELIA DEL SANTO PADRE FRANCESCO

Basilica Vaticana
Mercoledì, 1° gennaio 2014



 

La prima Lettura ci ha riproposto l’antica preghiera di benedizione che Dio aveva suggerito a Mosè perché la insegnasse ad Aronne e ai suoi figli: «Ti benedica il Signore e ti custodisca. Il Signore faccia risplendere per te il suo volto e ti faccia grazia. Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace» (Nm 6,24-26). È quanto mai significativo riascoltare queste parole di benedizione all’inizio di un nuovo anno: accompagneranno il nostro cammino per il tempo che si apre davanti a noi. Sono parole di forza, di coraggio, di speranza. Non una speranza illusoria, basata su fragili promesse umane; neppure una speranza ingenua che immagina migliore il futuro semplicemente perché è futuro. Questa speranza ha la sua ragione proprio nella benedizione di Dio, una benedizione che contiene l’augurio più grande, l’augurio della Chiesa ad ognuno di noi, pieno di tutta la protezione amorevole del Signore, del suo provvidente aiuto.

L’augurio contenuto in questa benedizione si è realizzato pienamente in una donna, Maria, in quanto destinata a diventare la Madre di Dio, e si è realizzato in lei prima che in ogni creatura.

Madre di Dio. Questo è il titolo principale ed essenziale della Madonna. Si tratta di una qualità, di un ruolo che la fede del popolo cristiano, nella sua tenera e genuina devozione per la mamma celeste, ha percepito da sempre.

Ricordiamo quel grande momento della storia della Chiesa antica che è stato il Concilio di Efeso, nel quale fu autorevolmente definita la divina maternità della Vergine. La verità sulla divina maternità di Maria trovò eco a Roma dove, poco dopo, fu costruita la Basilica di Santa Maria Maggiore, primo santuario mariano di Roma e dell’intero Occidente, nel quale si venera l’immagine della Madre di Dio - la Theotokos - con il titolo di Salus populi romani. Si racconta che gli abitanti di Efeso, durante il Concilio, si radunassero ai lati della porta della basilica dove si riunivano i Vescovi e gridassero: «Madre di Dio!». I fedeli, chiedendo di definire ufficialmente questo titolo della Madonna, dimostravano di riconoscerne la divina maternità. È l’atteggiamento spontaneo e sincero dei figli, che conoscono bene la loro Madre, perché la amano con immensa tenerezza. Ma è di più: è il sensus fidei del santo popolo fedele di Dio, che mai, nella sua unità, mai sbaglia.

Maria è da sempre presente nel cuore, nella devozione e soprattutto nel cammino di fede del popolo cristiano. «La Chiesa cammina nel tempo … e in questo cammino procede ricalcando l’itinerario compiuto dalla Vergine Maria» (Giovanni Paolo II, Enc. Redemptoris Mater, 2). Il nostro itinerario di fede è uguale a quello di Maria, per questo la sentiamo particolarmente vicina a noi! Per quanto riguarda la fede, che è il cardine della vita cristiana, la Madre di Dio ha condiviso la nostra condizione, ha dovuto camminare sulle stesse strade frequentate da noi, a volte difficili e oscure, ha dovuto avanzare nel «pellegrinaggio della fede» (Conc. Ecum. Vat. II, Cost. Lumen gentium, 58).

Il nostro cammino di fede è legato in modo indissolubile a Maria da quando Gesù, morente sulla croce, ce l’ha donata come Madre dicendo: «Ecco tua madre!» (Gv 19,27). Queste parole hanno il valore di un testamento e danno al mondo una Madre. Da quel momento la Madre di Dio è diventata anche Madre nostra! Nell’ora in cui la fede dei discepoli veniva incrinata da tante difficoltà e incertezze, Gesù li affidava a Colei che era stata la prima a credere, e la cui fede non sarebbe mai venuta meno. E la “donna” diventa Madre nostra nel momento in cui perde il Figlio divino. Il suo cuore ferito si dilata per fare posto a tutti gli uomini, buoni e cattivi, tutti, e li ama come li amava Gesù. La donna che alle nozze di Cana di Galilea aveva dato la sua cooperazione di fede per la manifestazione delle meraviglie di Dio nel mondo, al calvario tiene accesa la fiamma della fede nella risurrezione del Figlio, e la comunica con affetto materno agli altri. Maria diventa così sorgente di speranza e di gioia vera!

La Madre del Redentore ci precede e continuamente ci conferma nella fede, nella vocazione e nella missione. Con il suo esempio di umiltà e di disponibilità alla volontà di Dio ci aiuta a tradurre la nostra fede in un annuncio del Vangelo gioioso e senza frontiere. Così la nostra missione sarà feconda, perché è modellata sulla maternità di Maria. A Lei affidiamo il nostro itinerario di fede, i desideri del nostro cuore, le nostre necessità, i bisogni del mondo intero, specialmente la fame e la sete di giustizia e di pace e di Dio; e la invochiamo tutti insieme, e vi invito ad invocarla per tre volte, imitando quei fratelli di Efeso, dicendole “Madre di Dio”: Madre di Dio! Madre di Dio! Madre di Dio! Amen.







 

 

[Modificato da Caterina63 03/01/2014 16:04]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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