È soltanto un Pokémon con le armi o è un qualcosa di più? Vieni a parlarne su Award & Oscar!

A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
Nuova Discussione
Rispondi
 
Pagina precedente | 1 | Pagina successiva

LA PAZIENZA DEL TRADIZIONALISTA VERO: ottimo articolo di Don Alfredo Morselli, imperdibile

Ultimo Aggiornamento: 30/08/2015 12:22
Autore
Stampa | Notifica email    
OFFLINE
Post: 39.989
Sesso: Femminile
07/01/2014 15:58
 
Email
 
Scheda Utente
 
Quota


  A ciascuno il suo problema

 

 

Le accorate meditazioni sulla Chiesa di oggi che lo scrittore francese Louis Salleron (1905-1989) formula a mezza voce in questo articolo, quasi un amaro soliloquio, riteniamo possano far riflettere molti, specie uomini di Chiesa, sul dramma, e sul peccato, dell’indifferenza: questa abulia dello spirito che sembra impedire di reagire al veleno di certe concezioni ecclesiologiche oggi accreditate, e agli atteggiamenti che ne conseguono. Questo articolo apparve sulla rivista francese “Itinéraires” nell’aprile 1976 (n. 202) e venne successivamente tradotto e pubblicato in Italia sul “Notiziario di Una Voce” (nn. 42-43, gennaio-aprile 1978).

e sembra oggi di una attualità interessante

di Louis Salleron

Per un cattolico il Papa è il ricorso supremo. Ma nella crisi attuale, questo ricorso è di poco peso. Se si trattasse soltanto di seguire Paolo VI nel suo insegnamento sulle grandi questioni relative alla fede tutto sarebbe semplice. Ma sarebbe difficile ritrovare la dottrina da egli professata nella prassi del suo governo. Sotto la bandiera dell’ecumenismo la Chiesa ha fatto una svolta verso il protestantesimo. La fedeltà alla tradizione diventa peccato contro lo Spirito. Si preferisce Lutero a Pio V. Ovunque sorgono Chiese nazionali. Il Papa sembra presiedere soltanto all’«autodemolizione» della Chiesa, che egli deplora senza che si veda quello che fa per tentare di fermarla.

Per molti Paolo VI è il loro problema. Non è il mio. Pur vedendo il carattere catastrofico dell’era post-conciliare, non me ne spaventerei se vi vedessi il fatto di un uomo. Ciò che mi spaventa, ciò che è il mio problema è che tutta la Chiesa occidentale sembra essere perfettamente d’accordo con la situazione attuale. Se vi è disaccordo, è soltanto in quanto gli orientamenti romani sono giudicati troppo timidi. L’episcopato francese, tra l’altro saldamente arroccato a Roma dove i suoi rappresentanti occupano alcuni posti chiave, iniziando dalla Segreteria di Stato, ritiene che Paolo VI sia l’ostacolo maggiore alla rivoluzione che sogna. Ecco dove siamo arrivati.

Non è però questo scivolamento della Chiesa che mi colpisce, è il fatto che nessun vescovo lo denunci. Diranno che c’è Mgr. Lefebvre. Ma non è vescovo diocesano. In Francia e praticamente in tutto l’Occidente, nessun vescovo si dissocia dalla «collegialità» per affermare, nella sua diocesi, la sua volontà di difendere la Fede, il testo esatto della Sacra Scrittura, il carattere sacrificale della Messa, il ministero sacerdotale, la catechesi cattolica. Lo potrebbe fare tanto più facilmente in quanto disporrebbe di un’ampia scelta di testi di Paolo VI e del Vaticano II per sostenere la sua presa di posizione. Ma no, la praxis collegiale fa legge; tutti i vescovi vi si sottopongono.

È questo il mio problema, essendo questa situazione senza precedente nella Chiesa. Non ha precedenti in nessuna società. Nessun cambiamento profondo, nessuna mutazione, nessuna rivoluzione avviene senza che si manifestino opposizioni: questa volta invece non vi è opposizione alcuna nella Chiesa (ufficiale).

Se si tenta di capire questa unanimità, soltanto due sono le spiegazioni. O i vescovi, che in cuor loro si preoccupano di quanto succede, pensano che occorre anzitutto assicurare l’unità della Chiesa mentre i raddrizzamenti avverranno in tempo utile; oppure essi pensano che sia lo Spirito Santo ad agire, il quale darà poi al Cristianesimo quelle forme nuove che intende dargli. In entrambi i casi, questa mancanza di reazione mi sembra tragica: infatti, Iddio non salva i cristiani senza di essi, né salva la Chiesa senza di essa.

L’abbandono all’evoluzione è una dimissione; una Chiesa in preda a lotte interne sarebbe uno spettacolo triste, ma il segno di una Chiesa viva. La decomposizione della Chiesa sotto le apparenze dell’unità fa temere una Chiesa moribonda.

So che vi sono santi. Vi sono gli innumerevoli martiri dei Paesi dove il cristianesimo è più crudelmente perseguitato che durante i primi secoli; vi sono martiri sconosciuti nei nostri Paesi, sacerdoti, religiosi, religiose, laici che soffrono e muoiono in silenzio non sentendo di avere sufficiente autorità per testimoniare con la parola o non avendone la possibilità. C’è la carità attiva di innumerevoli dedizioni che sono il cristianesimo in atto. So tutto questo; non dubito della chiesa dei Santi; ma dubito della Chiesa istituzionale.

Che essa ritenga di doversi difendere contro i temuti effetti della proclamazione delle Verità mi fa tremare per il suo avvenire.

In un recente articolo apparso su «Le Monde», Andre Fontaine evocava per inciso un pensiero di Tocqueville, secondo il quale le religioni sono sempre minacciate da due pericoli: gli scismi e l’indifferenza. Avrebbe potuto aggiungere il sincretismo che ne è per così dire la sintesi. Gli scismi sono la minaccia dei periodi di fede, l’indifferenza è la minaccia dei periodi di indebolimento della fede.

Siamo in un’epoca d’indifferenza. I dogmi non hanno più importanza. Etienne Gilson lo aveva notato quando, nella traduzione del Credo, il «consustanziale» fu cambiato in «della stessa natura». Il Cardinale Lefebvre rispose con un rifiuto categorico ad una petizione, firmata dai più grandi nomi cattolici, che chiedeva il ripristino di «consustanziale». Al suo rifiuto dava due ragioni. La prima era, per l’appunto, che la questione «all’ora presente ha perso molto della sua importanza» (ha effettivamente perso molto della sua importanza perché ormai risolta da sedici secoli, ne riprende ora in quanto oggi viene rimessa in questione). La seconda ragione era che la petizione costituiva ai suoi occhi una mossa insolente da parte dei laici nei riguardi dell’episcopato: «Agli occhi di molti un tale modo di agire sembra ingiungere all’episcopato di pronunciarsi in merito ad un grave punto di dottrina, cioè a quanto pare, nel dubbio che l’Episcopato stesso non abbia il suo pieno accordo». Così per il Cardinale  Lefebvre (cugino di mons. Lefebvre il vescovo) il «consustanziale» è un grave punto di dottrina mentre nello stesso tempo ha perso molto della sua importanza. D’altra parte, questo punto di dottrina è, per ipotesi, molto meno importante dell’atteggiamento di sottomissione silenziosa che deve essere propria dei laici nei riguardi dell’episcopato. Sembra impossibile manifestare una maggiore indifferenza verso il Credo cattolico.

Questa indifferenza è oggi palese in ogni settore. Ma a proposito della Messa ha raggiunto un grado impensabile nei secoli precedenti.

Come sappiamo, Paolo VI ha approvato un nuovo rito della Messa. In un’epoca di fede questa nuova Messa avrebbe suscitato innumerevoli proteste e contestazioni. Orbene, è andata liscia come l’olio. Perche? Per indifferenza.

Il Papa, si dice, ha il diritto di fare un nuovo rito e si aggiunge che quello che è stato promulgato è assai superiore al precedente. È possibile, ma è qui che si manifesta palesemente l’indifferenza. Il rito di Pio V era così antico che il semplice attaccamento alla tradizione – con tutto ciò che rappresenta la tradizione nella Chiesa – avrebbe dovuto creare uno choc in buona parte dell’episcopato. Non vi fu choc alcuno, vi fu soltanto indifferenza. Una Messa caccia l’altra e se la nuova è più bella della vecchia, perché lamentarsi?

Lo scandalo è tanto più grande (se si considera) che la nuova Messa è stata fatta con la collaborazione di teologi protestanti, che è stata messa a punto con lo scopo di renderla accettabile ai protestanti e che la sua prima «Presentazione» (l’Istitutio generalis) era fatta in termini così lontani dalla dottrina cattolica che fu necessario rifarla perché fosse compatibile con l’insegnamento dogmatico del Concilio di Trento (confermato del resto da Vaticano II). La Presentazione è stata cambiata, ma il rito è rimasto immutato. Di modo che abbiamo una Messa equivoca.

Meglio ancora, il rito tradizionale è perseguitato. Non dico che sia vietato perché non vi è testo legale che lo vieti. Ma testi illegali lo vietano e i vescovi sostengono che è vietato e perseguitano i sacerdoti che vi rimangono fedeli: tutta la propaganda ufficiale vuol far credere ai sacerdoti e ai fedeli che è vietato. Si è visto un monaco di Solesmes coprirsi di vergogna scrivendo un libro per affermare che la nuova Messa è obbligatoria e la Messa tradizionale vietata: o spirito di Dom Guéranger!

Si dirà che vi è stata la protesta solenne dei cardinali Ottaviani e Bacci. È vero. Ha salvato l’onore della Chiesa e rimane l’ancora di salvezza per le restaurazioni future. Vi è anche l’attaccamento irremovibile di Mgr. Marcel Lefebvre (da non confondere con il defunto cugino cardinale) alla dottrina cattolica della messa e del sacerdozio. Ma egli è solo per questo messo al bando dell’episcopato francese e perseguitato dalla burocrazia vaticana.

Naturalmente all’indifferenza nei riguardi della Messa fa seguito una uguale indifferenza per tutto il resto. Ma ancora una volta, non è il fatto che nella Chiesa di Francia – essendo francese penso ad essa in primo luogo – esista una corrente generale di abbandono della tradizione cattolica, è il fatto che questa corrente sia unanime – voglio dire: nell’episcopato – che mi spaventa. Mi sento raggelare il sangue vedendo che non un solo vescovo difende la verità cattolica nella sua diocesi. A che cosa credono? Quale grado d’indifferenza hanno raggiunto?
Il mio problema è questo: è questa unanimità.

Parlando il 12 febbraio 1976 al centro culturale San Luigi di Roma, Mgr. Etchegaray dichiarava: «Quando si tratta di propagare la fede, l’unità passa prima di tutto il resto». Parole estremamente ambigue. L’unità ha senso soltanto se è al servizio della verità e oggi tutto tende a far passare l’unità prima della verità. Non è più la fede che viene propagata, bensì l’ubbidienza incondizionata all’episcopato. Un episcopato che ammette ogni libertà per quelli il cui progressismo serve di cauzione allo spirito conciliare e che condanna con estremo rigore quelli che la loro fedeltà alla tradizione mette ai suoi occhi fuori della «Chiesa del Concilio».

In Francia spunta all’orizzonte di un prossimo avvenire una Chiesa nazionale che, afferrando la prima occasione, sfornerà sacerdoti ordinando uomini sposati la cui missione sarà di costituire, sulle rovine delle parrocchie, delle adunate di cristiani aggregati secondo le loro affinità politiche e sociali. Che diventerà il cattolicesimo in mezzo a tutto questo?

All’apice romano si profila, parallelamente, il bozzetto di una Chiesa ecumenica, realizzazione di un sincretismo, frutto della proliferazione degli scismi su uno sfondo d’indifferenza. Il papa diventerebbe presidente di una confederazione di Chiese confessanti fedi diverse intorno ad un Credo comune ridotto al minimo. In breve, la Chiesa cattolica sposerebbe le strutture e lo spirito del protestantesimo, pur conservando il suo nucleo storico proprio mediante qualche sottile combinazione giuridica e teologica.


È forse impossibile? È impossibile per il momento. Ma domani?

Il fabbisogno di religione della maggioranza degli uomini si riduce praticamente al sentimento ed a una liturgia qualsiasi. L’esaltazione del sentimento dell’amore del prossimo e della lotta contro le ingiustizie, combinati con svariate liturgie corrisponderebbe perfettamente ad una religione ecumenica diversificata, abbastanza analoga all’anglicanesimo che ammette confessioni cristiane che vanno dal Credo quasi cattolico al più vago degli umanesimi. Molti cattolici, del resto, credono di vedere nell’atteggiamento del papa un incoraggiamento a questa evoluzione. Poiché, anche se è vero che Paolo VI ricorda sempre le esigenze della fede cattolica, i gesti che prodiga nei riguardi degli ortodossi, dei protestanti e più generalmente dei credenti di ogni confessione e perfino dei membri della «grande famiglia umana» sono interpretati da molti quale annuncio di una «unità ecumenica» che non può tardare (la più breve, la più semplice e finora l’ultima in data delle allocuzioni di Paolo VI su questo argomento è quella che ha pronunciato all’Angelus della domenica 5 gennaio 1976 – D.C., n. 1692 del 15 febbraio 1976).

È allora che mi preoccupo. L’unità attuale della Gerarchia cattolica già porta in sé le rotture che il suo carattere equivoco farà esplodere un giorno o l’altro. In effetti, un giorno o l’altro la Chiesa dovrà necessariamente prendere posizione sia da una parte, sia dall’altra. Tenterà un raddrizzamento della Fede e della Legge e si scontrerà con il clan progressista che ha praticamente in mano tutto «l’apparato», oppure continuerà a varare l’ecumenismo, e a quel punto è impossibile che non reagisca un numero notevole di vescovi e di sacerdoti, che nell’attesa avevano scelto l’ubbidienza. In ambedue i casi, lo scisma, la frattura, si rivelerà in tutta la sua estensione. So che la realtà futura è sempre diversa da come la si può pensare, ma lo schema che indico si verificherà necessariamente sotto una forma o l’altra. Il dramma sarà tanto più grande in quanto l’episcopato nella sua superficiale unità collegiale si comporta come se tutto fosse per il meglio, come se le piccole sbavature che si possono lamentare fossero destinate a scomparire da sé.

Ecco il mio problema: questo silenzio di tutti i vescovi, questa dimissione di tutti i vescovi. La Chiesa non è più concepita da loro che quale adunanza della quale essi sono capi, le cui parole d’ordine successive vanno accettate, quali esse siano, se uno vuole rimanere cattolico. Si pensa al comunismo i cui militanti devono sempre considerare verità assoluta la verità del momento che li mantiene nella linea generale del Partito. Lo Est, est, Non, non cede il posto ad un evangelismo politico, evolutivo e polimorfo che diventa il Credo comune. Queste grandi ondate del sentimento, carismatiche o rivoluzionarie, sono spesso apparse nella Storia, ma non senza opposizioni e resistenze: oggi, al livello della Gerarchia, cerco invano l’opposizione, la resistenza. Il mio problema è questa novità radicale.

©conciliovaticanosecondo.it (03/01/2013)





 


e... un'articolo di oggi.....


Se la chiarezza non ci viene anzitutto dal Papa, da chi mai dovrebbe arrivarci?

 

 

Dopo la pubblicazione su Civiltà Cattolica dell’incontro con i Superiori Generali degli Ordini religiosi. Per il Vicario di Cristo ho tutto il rispetto e l’amore filiale. Ma mi sento di pretendere da Lui (si, ho detto proprio “pretendere”) parole chiare, inequivoche, che possa anch’io capire al volo. Con le parole equivoche si è arrivati ad avere un Papa – e questo addolora tutti i cattolici – che è stato nominato “Uomo dell’anno” da una rivista americana che si fa portavoce degli invertiti

di Michele Majno (04/01/2014)

Queste non sono che due righe scritte con vero sconforto da un povero cattolico qualsiasi come il sottoscritto, che, anche per ragioni di età, era abituato al fatto che c’era una figura in cui riporre la propria fiducia, il prete, e che comunque, se questo prete era magari incapace, confuso, da Roma arrivava sempre il giudizio sicuro, la parola definitiva, che tranquillizzava il fedele e soprattutto lo confermava nel Magistero che da sempre la Chiesa aveva espresso. Tutto ciò rispondeva a un’esigenza non solo della vita spirituale, ma anche del banalissimo – ma tanto sano! – buon senso, perché la se la Chiesa è depositaria della Verità, da essa non possono che arrivare parole chiare, nette, a tutti comprensibili.

Ora, qualcuno mi sa dire, per favore, cosa significhi un’affermazione di questo tipo: “Le Coppie gay pongono sfide nuove, non diamo ai loro figli vaccini anti-fede”? Io, povero cattolico qualsiasi, stento a capirne il significato.

Naturalmente su affermazioni di questo genere la stampa si getta gioiosamente. Tanto per citare qualche testata, Il MessaggeroIl Sole 24oreLa StampaTgcom24, e così via.

All’origine di questo tripudio, c’è la notizia sull’Avvenire, che rimanda a quanto pubblicato ieri da Civiltà Cattolica sull’incontro che il Papa ha tenuto nello scorso mese di novembre con 120 Superiori Generali dei vari ordini religiosi. Vado a vedere anche il testo di Civiltà Cattolica e non trovo conforto al mio smarrimento, tanto più quando mi capita di leggere che il concetto di “fraternità” viene associato a una strana comunità come quella di Taizè, dove “ci sono monaci cattolici, calvinisti, luterani… tutti vivono veramente una vita di fraternità”.

Ma allora fraternità vuol dire sincretismo? Con tutta la mia ignoranza in materia teologica, so per certo che Lutero era un eretico e che portò immensi danni, non solo alla Chiesa cattolica, ma allo stesso sviluppo della civiltà, proprio perché chi insegna il falso può portare solo danni.

Poi mi capita di leggere che i pilastri dell’educazione sono “trasmettere conoscenza, trasmettere modi di fare, trasmettere valori. Attraverso questi si trasmette la fede”. Qui mi domando: quale fede? La Fede cattolica, unica vera Fede? Ma allora, anzitutto il pilastro dell’educazione non dovrebbe consistere nel trasmettere la Parola di Verità, dalla quale discendono tutte le altre? O vogliamo solo fare un galateo?

E, perdonatemi, cosa vuol dire “Bisogna formare il cuore”, altrimenti si formano “piccoli mostri”?

Una cosa so per certo, come cattolico e come genitore: se da una parte si prende atto (e come si potrebbe non farlo?) del fatto che ormai esiste un grandissimo pasticcio, per cui le famiglie sane, normali, sono sempre di meno, e sempre più abbiamo giovani smarriti perché hanno perso proprio quella sicurezza che ha sempre dato la famiglia, d’altra parte non ho letto una parola contro gli aberranti progetti politici di disgregazione della famiglia.

Ho letto solo che dobbiamo trovare nuovi modi di approccio ai giovani che si trovano nel gorgo di pseudo-famiglie irregolari, per non dire di mostruosità come le unioni tra pervertiti o pervertite. “Dobbiamo trovare”, ma peraltro non si dice come. Di certo, altrettanto non si dice una parola di ammonimento a quei politici che si apprestano a dare alla già vacillante famiglia gli ultimi colpi di piccone, alla tremenda responsabilità che si assumono davanti a Dio e davanti agli uomini. Nulla, zero.

Di sicuro so che, cattolico e padre di famiglia, dovrò muovermi a tutela dei miei figli, avendo a mente la Tradizione e il Magistero della Chiesa, che in materia di morale familiare sono sempre stati chiarissimi.

Di sicuro ci sarà chi esprimerà il suo disappunto perché noi “non faremmo altro che criticare il Papa”. Nossignori. Questa non è una critica. È, ribadisco, lo sconforto di un cattolico che sempre meno trova nei Pastori una guida sicura e chiara. Mi interessa ben poco che domani qualche voce, ben più dotta della mia, mi spieghi che non ho capito niente e che in verità dove si diceva “A, B e C” si voleva dire in verità “X, Y e Z”.

Per il Vicario di Cristo ho tutto il rispetto e l’amore filiale. Ma mi sento di pretendere da Lui (si, ho detto proprio “pretendere”) parole chiare, inequivoche, che possa anch’io capire al volo. Con le parole equivoche si è arrivati ad avere un Papa – e questo addolora tutti i cattolici – che è stato nominato “Uomo dell’anno” da una rivista americana che si fa portavoce degli invertiti. Vi pare un bel risultato? Vi pare un bel risultato che un povero pervertito, quel tale Fabrizio Marrazzo, portavoce del “Gay Center” dica “Da Bergoglio viene ancora una volta una riflessione che contrasta la cultura figlia dell’omofobia. La sua è un’attenzione inedita per un pontefice a cui bisogna guardare con fiducia”?

Preghiamo per la Chiesa, preghiamo per il Santo Padre. Preghiamo per la nostra povera Italia, già centro della Cristianità, che si appresta a lanciarsi nel vuoto di leggi perverse senza che la voce dei Pastori si alzi, forte e chiara, a fermare questa rovina.

© RISCOSSA CRISTIANA



 

[Modificato da Caterina63 07/01/2014 16:38]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
Amministra Discussione: | Chiudi | Sposta | Cancella | Modifica | Notifica email Pagina precedente | 1 | Pagina successiva
Nuova Discussione
Rispondi

Feed | Forum | Bacheca | Album | Utenti | Cerca | Login | Registrati | Amministra
Crea forum gratis, gestisci la tua comunità! Iscriviti a FreeForumZone
FreeForumZone [v.6.1] - Leggendo la pagina si accettano regolamento e privacy
Tutti gli orari sono GMT+01:00. Adesso sono le 10:03. Versione: Stampabile | Mobile
Copyright © 2000-2024 FFZ srl - www.freeforumzone.com