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Editae Saepe, Pio X per il III Centenario canonizzazione di san Carlo Borromeo

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2013 15:09
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23/12/2013 15:00
 
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LETTERA ENCICLICA
EDITAE SAEPE 
DEL SOMMO PONTEFICE
PIO X
AI VENERABILI FRATELLI PATRIARCHI, 
PRIMATI, ARCIVESCOVI, VESCOVI 
E AGLI ALTRI ORDINARI LOCALI 
C
HE HANNO PACE E COMUNIONE 
CON LA SEDE APOSTOLICA, 
IN OCCASIONE DEL III CENTENARIO 
DELLA CANONIZZAZIONE DI SAN CARLO BORROMEO
 

 

Venerabili fratelli,
salute ed apostolica benedizione

Ciò che la parola divina ricorda più volte nelle sacre Scritture, come il giusto vivrà in memoria eterna di lodi e ch'egli parla anche defunto [1], si avvera sopra tutto per la voce e l'opera continuata della Chiesa. Questa, infatti, quale madre e altrice di santità, ringiovanita sempre e fecondata dal soffio dello Spirito Santo, che inabita in noi [2], come è sola a generare, nutrire ed allevare nel suo seno la nobilissima figliuolanza dei giusti, così è la più sollecita, quasi per istinto di amore materno, a conservarne la memoria e a ravvivarne l'amore. Da tale ricordanza ella riceve quasi un divino conforto, e ritrae lo sguardo dalle miserie di questo pellegrinaggio mortale, mentre già vede nei santi la sua gioia e la sua corona, riconosce in essi la immagine sublime del suo Sposo celeste, e inculca ai suoi figli con nuova testimonianza il detto antico : Per quanti amano Dio, per quelli che secondo il proposito divino sono stati chiamati santi, le cose tutte si rivolgono in bene [3]. Né le loro opere gloriose riescono solo di conforto alla memoria, ma di luce all'imitazione e di forte incitamento alla virtù per quella eco unanime dei santi che risponde alla voce di Paolo : Siate miei imitatori, come io sono di Cristo [4].

Per queste ragioni, Venerabili Fratelli, mentre Noi, appena assunto il Sommo Pontificato, significavamo il proposito di adoperarci costantemente perchè « le cose tutte fossero instaurate in Cristo », con la prima nostra Lettera enciclica [5] ci studiammo vivamente di fare che tutti rivolgessero con Noi i loro sguardi a Gesù, apostolo e pontefice della nostra confessione... autore e consumatore della fede [6]. Ma poiché la nostra debolezza è tanta che facilmente restiamo sbigottiti dalla grandezza di tanto esemplare, per benefizio della Provvidenza divina un altro modello Noi avemmo da proporre, che pur essendo prossimo a Cristo quanto a natura umana è possibile, è meglio confacevole alla debolezza nostra, cioè la Beatissima Vergine, Augusta Madre di Dio [7]. Infine, cogliendo varie occasioni di ravvivare la memoria dei santi, proponemmo alla comune ammirazione questi servi e dispensatori fedeli nella casa di Dio, e secondo il grado proprio di ciascuno, amici e domestici di lui, come quelli che per la fede vinsero i regni, operarono la giustizia, ottennero le promesse [8], affinché dai loro esempi spronati non siamo più bambini vacillanti e trasportati. da ogni vento di dottrina per raggiri degli uomini, per astuzia usata a circonvenire nell'errore; ma seguitando la verità nella carità, andiamo crescendo per ogni parte in lui, che è il capo, Cristo [9].

Questo consiglio altissimo della Provvidenza divina mostrammo attuato in tre personaggi massimamente, che quali grandi pastori e dottori fiorirono in età ben diverse ma quasi del pari calamitose per la Chiesa : Gregorio Magno, Giovanni Crisostomo e Anselmo di Aosta, dei quali occorsero in questi ultimi anni solenni feste centenarie. Così più specialmente nelle due Lettere Encicliche, date il 12 di marzo 1904 e il 21 aprile 1909, spiegammo quei punti di dottrina e precetti di vita cristiana, quali ci parvero opportuni ai nostri giorni, che si raccolgono dagli esempi e dagli insegnamenti dei santi.

E poiché Noi siamo persuasi che gli esempi illustri dei soldati di Cristo valgono assai meglio a scuotere gli animi e a trascinarli che non le parole o le alte trattazioni [10], profittiamo ora volentieri di un'altra felice opportunità che ci si porge per commendare gli utilissimi documenti di un altro santo Pastore, suscitato da Dio in tempi a noi più vicini e quasi in mezzo alle medesime tempeste, Cardinale della Santa Romana Chiesa e arcivescovo di Milano, da Paolo V di santa memoria ascritto nel novero dei santi, Carlo Borromeo. E non meno a proposito; poiché - per usare le parole dello stesso nostro Antecessore - « il Signore, che fa maraviglie grandi egli solo, ha operato con noi cose magnifiche in questi ultimi tempi, e con opera mirabile della sua dispensazione, ha eretto sopra la rocca dell'Apostolica pietra un grande luminare, eleggendo dal seno della sacrosanta Romana Chiesa, Carlo sacerdote fedele, servo « buono, modello del gregge e modello dei pastori. Egli infatti, con molteplice fulgore di opere sante illustrando la Chiesa tutta, brilla innanzi ai sacerdoti ed al popolo, quale un Abele « per l'innocenza, un Enoch per la purezza, un Giacobbe per la sofferenza delle fatiche, un Mosè per la mansuetudine, un Elia per lo zelo ardente. Egli in sé mostra da imitare, fra l'abbondanza delle delizie l'austerità di Girolamo, nei gradi più alti l'umiltà di Martino, la sollecitudine pastorale di Gregorio, la libertà di Ambrogio, la carità di Paolino, e finalmente ci dà a vedere con gli occhi nostri, a toccare con le nostre mani, un uomo che, mentre il mondo gli sorride con le maggiori blandizie, vive crocifisso al mondo, vive dello spirito, calpestando le cose terrene, cercando continuamente le celesti, ne solo per officio sostituito in luogo di Angelo, ma emulo in terra nei pensieri e nelle opere della vita degli Angeli » [11].







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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