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Editae Saepe, Pio X per il III Centenario canonizzazione di san Carlo Borromeo

Ultimo Aggiornamento: 23/12/2013 15:09
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23/12/2013 15:06
 
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  Nè occorre, per verità, ricordare le altre parole del santo che allega le sanzioni, le leggi, le pene poste dai Romani Pontefici contro quei prelati che fossero negligenti o rimessi nel purgare dal fermento dell'eretica pravità la loro diocesi. Ma bene convenevole sarà riandare con attenta meditazione ciò che egli ne conchiude : « Perciò deve il vescovo anzi tutto persistere in questa sollecitudine perenne e vigilanza continua, acciocché non solo il morbo pestilentissimo dell'eresia non si infiltri mai nel gregge a lui commesso, ma ne vada lontanissimo qualsiasi sospetto. E se poi, il che tolga Cristo Signore per la sua pietosa misericordia, s'infiltrasse, allora sopra tutto si adoperi con ogni sforzo perchè sia ricacciato prestissimamente, e quelli che di tale pestilenza sono infetti o sospetti siano trattati a norma dei canoni e delle sanzioni pontificie » [34]


Ma nè la liberazione, nè la preservazione dalla peste degli errori è possibile, se non con una retta istruzione del clero e del popolo; poiché la fede dall'udito, e l'udito poi per la parola di Cristo[35]. E la necessità d'inculcare la verità a tutti s'impone tanto maggiormente ai nostri giorni, mentre per tutte le vene dello Stato, e anche donde meno si crederebbe, vediamo infiltrarsi il veleno, a segno tale che per tutti valgono oggimai le ragioni addotte da S. Carlo con queste parole : « Quei che confinano con gli eretici ove non fossero stabili e fermi nei fondamenti della fede, darebbero moltissimo a temere che non si lasciassero ( troppo facilmente tirare da essi in qualche inganno di empietà e di guasta dottrina » [36]. Ora infatti, per la facilità dei vi aggi, sono cresciute le comunicazioni, come delle altre cose tutte, così anche degli errori,. e per la sfrenata libertà delle passioni, viviamo in mezzo ad una società pervertita, ove non è verità... e non esiste cognizione di Dio [37]; in una terra che è desolata... perchè ninno vi è che pensi di cuore [38].

Perciò Noi, volendo usare le parole di S. Carlo, « abbiamo adoperato finora molta diligenza perchè tutti e singoli i fedeli di Cristo fossero bene istruiti nei rudimenti della fede cristiana » [39]; e ne abbiamo anche scritto speciale lettera enciclica, come di argomento della più vitale importanza [40]. Ma, sebbene non vogliamo ripetere ciò che ardendo di zelo insaziabile deplorava il Borromeo cioè, « di avere finora ottenuto troppo poco in cosa di tanta rilevanza », pure, come lui, « indotti dalla grandezza del negozio e del peri« colo », vorremmo anche maggiormente infiammare lo zelo di tutti; perchè, prendendo Carlo a modello, concorrano, ciascuno secondo il grado e le forze, a quest'opera di ristaurazione cristiana. Ricordino i padri di famiglia e i padroni con quale fervore ad essi inculcava il santo vescovo costantemente. che ai figliuoli, ai domestici, ai servi, non solo dessero facoltà, ma imponessero l'obbligo d'imparare la dottrina cristiana. I chierici si ricordino l'aiuto che in questo insegnamento debbano prestare al parroco, e questi procuri che siffatte scuole si moltiplichino secondo il numero e la necessità dei fedeli, e siano commendevoli per la probità dei maestri, ai quali siano dati per aiutatori uomini o donne di provata onestà, a quel modo che prescrive lo stesso santo arcivescovo di Milano [41].

Di tale cristiana istruzione appare evidentemente cresciuta la necessità sia da tutto l'andamento dei tempi e dei costumi moderni, sia specialmente da quelle pubbliche scuole, prive di ogni religione, dove si tiene quasi per sollazzo il deridere tutte le cose più sante, e del pari sono aperte alla bestemmia e le labbra dei maestri e le orecchie dei discepoli. Parliamo di quella scuola che si chiama per somma ingiuria neutra o laica, ma non è altro che tirannide prepotente di una setta tenebrosa. Un siffatto nuovo giogo di ipocrita libertà voi già denunciaste ad alta voce e intrepidamente, o Venerabili Fratelli, massime in quei paesi dove più sfrontatamente furono calpestati i diritti della religione e della famiglia, anzi soffocata la voce stessa della natura che vuole rispettata la fede e il candore dell'adolescenza. A rimediare, per quanto era in Noi, a un sì gran male, recato da quelli stessi che, mentre pretendono dagli altri obbedienza, la negano al Padrone supremo di tutte le cose, abbiamo raccomandato che si istituissero per le città opportune scuole di religione. E sebbene quest'opera, mercè i vostri sforzi, abbia fatto finora assai buoni progressi, tuttavia è sommamente da desiderare che sempre più largamente si propaghi, cioè che siffatte scuole si aprano da per tutto numerose e fioriscano di maestri commendevoli per merito di dottrina e per integrità di vita.

Con tale insegnamento utilissimo dei primi elementi va strettamente congiunto l'ufficio dell'oratore sacro, nel quale a più forte ragione si ricercano le doti ricordate. Quindi le diligenze e i consigli di Carlo nei Sinodi provinciali e nei diocesani miravano con una cura specialissima a formare predicatori tali che si potessero adoperare santamente e con frutto nel ministero della parola. Ora la cosa stessa, e forse più fortemente, sembra richiesta a noi dai tempi che corrono, mentre la fede vacilla in tanti cuori, né mancano di quelli che, per vaghezza di gloria vana, assecondano la moda,adulterando la parola di Dio, e sottraendo alle anime il cibo della vita.

Con somma vigilanza, pertanto, noi dobbiamo guardare, Venerabili Fratelli, che il nostro gregge da uomini vani e frivoli non sia pasciuto di vento, ma sia nutrito del cibo vitale da ministri della parola ai quali si applicano quelle sentenze : Noi facciamo le veci di ambasciatori a nome di Cristo, quasi esortando Iddio per mezzo di noi: riconciliatevi con Dio [42]; - da ministri e legati che non camminano nell'astuzia, nè corrompono la parola di Dio, ma si rendono commendevoli presso ogni coscienza degli uomini innanzi a Dio per la manifestazione della verità [43]; - operai che non possono essere confusi e con rettitudine maneggiano la parola di verità'. E non meno utili ci saranno quelle norme santissime e sommamente fruttuose che il vescovo di Milano soleva raccomandare ai fedeli, e sono compendiate da quelle parole di S. Paolo : Avendo ricevuto da noi la parola della predicazione di Dio, voi l'accoglieste. non come parola umana, ma (qual'è veramente) parola di Dio, la quale opera in voi che avete creduto [44].

Così la parola di Dio viva, efficace, più penetrativa di ogni spada [45]  opererà non solo a conservazione e a difesa della fede, ma ad efficace impulso delle buone opere : giacché la fede senza le opere è morta [46]; e non saranno giustificati innanzi a Dio quelli che ascoltano la legge, ma quei che la legge mettono in esecuzione [47] .

Ed è questo un altro punto in cui si vede quanto immenso è il divario della vera dalla falsa riforma. Poiché quelli che propugnano la falsa, imitando la incostanza degli stolti, sogliono correre agli estremi, o esaltando la fede per modo da escludere la necessità delle buone opere, o collocando nella sola natura tutta la eccellenza della virtù, senza gli aiuti della fede e della grazia divina. Onde segue che gli atti provenienti dalla sola onestà naturale, non sono altro che simulacri di virtù, nè durevoli in sè, nè sufficienti alla salute. L'opera dunque di siffatti riformatori non è valevole a ristaurare la disciplina, ma esiziale alla fede ed ai costumi.

Al contrario, quelli che, ad esempio di Carlo, sinceramente e senza raggiri cercano la vera e salutare riforma, evitano gli estremi, nè mai trascorrono oltre quei limiti fuori dei quali non può sussistere riforma alcuna. Poichè, uniti essi fermissima-mente alla Chiesa ed al suo Capo Cristo, non solo di qui attingono forza di vita interiore, ma anche ricevono norma di azione esteriore, per accingersi con sicurezza all'opera sanatrice della umana società. Ora di questa divina missione, trasmessa perpetuamente in quelli che debbono fare da legati di Cristo, è proprio l'insegnare a tutte le genti, nè solamente le cose da credere, ma quelle da operare, cioè, come pronunziò Cristo stesso: osservare tutte quelle cose che io vi ho comandato [48]. Egli infatti è via, verità e vita [49], ed è venuto perchè gli uomini abbiano la vita e l'abbiano con esuberanza [50]. Ma poiché l'adempiere quei doveri tutti con la sola guida della natura è molto al di sopra di ciò che possano per sè conseguire le forze dell'uomo, perciò la Chiesa ha, insieme col suo magistero, congiunto il potere di governare la società cristiana e quello di santificarla, mentre per mezzo di quelli che nel loro proprio grado ed officio le sono ministri o cooperatori, viene comunicando gli opportuni e necessarii mezzi della salute.

Il che bene intendendo i veraci riformatori, non soffocano essi i germogli per porre in salvo la radice, cioè dire non disgiungono la fede dalla santità della vita, ma l'una e l'altra alimentano e riscaldano al soffio della carità, la quale è vincolo della perfezione [51]. Così pure, ubbidendo all'Apostolo, essi custodiscono il deposito [52], non già per impedirne la manifestazione e sottrarne la luce alle genti, ma per diramare anzi con più larga vena le acque saluberrime di verità e di vita che sgorgano da quella sorgente. E in ciò congiungono la teoria alla pratica, di quella valendosi a prevenire ogni circonvenzione dell'errore, di questa ad applicare i precetti alla morale ed all'azione della vita. Perciò anche procurano i mezzi tutti od opportuni o necessarii al fine, sia per la estirpazione del peccato, sia per la perfezione dei santi, per l'opera del ministero, l'edificazione del corpo di Cristo [53]. E a questo mirano appunto gli statuti, i canoni, le leggi dei Padri e dei Concilii; a questo i mezzi tutti d'insegnamento, di governo, di santificazione, di beneficenza d'ogni fatta; a questo insomma la disciplina e l'operosità intera della Chiesa. A tali maestri della fede e della virtù tiene rivolto l'occhio e l'animo il vero figlio della Chiesa, mentre si propone la riforma di sè e degli altri. E a tali maestri pure si appoggia il Borromeo nella sua riforma della disciplina ecclesiastica, e spesso li ricorda, come quando scrive : « Noi, seguendo l'antica consuetudine ed autorità dei santi Padri e dei sacri Concilii, principalmente del Sinodo ecumenico di Trento, abbiamo stabilito intorno a questi punti stessi nei nostri precedenti Concilii provinciali molte disposizioni ». - Similmente, nel prendere provvedimenti di repressione dei pubblici scandali, egli si professa guidato « e dal diritto e dalle sacrosante sanzioni dei sacri canoni, e del Concilio Tridentino sopra tutto » [54].

Nè contento di ciò, per meglio assicurarsi di non avere mai a dipartirsi dalla regola suddetta, così di solito conchiude gli statuti dei suoi Sinodi provinciali: « Tutte e singole quelle cose che da noi in questo Sinodo provinciale furono decretate e fatte, sottomettiamo sempre, perchè sieno emendate e corrette, all'autorità ed al giudizio della Santa Romana Chiesa, « di tutte le Chiese madre e maestra » [55]. E questo suo proposito egli mostrò sempre più fervido, quanto più si avanzava a gran passo nella perfezione della vita attiva; né solo finché occupava la cattedra di Pietro il pontefice suo zio, ma anche sotto i costui successori, Pio V e Gregorio XIII, dei quali, com'egli potentemente suffragò l'elezione, così nelle maggiori imprese fu valido aiuto, corrispondendo interamente alla loro aspettazione.

Ma sopra tutto li secondò nell'attuare i mezzi pratici per il fine propostosi, cioè per la vera riforma della sacra disciplina. Nel che, di nuovo, si mostrò egli più che mai lontano dai riformatori falsi che mascherano di zelo la loro disubbidienza ostinata. Quindi, cominciando il giudizio della casa di Dio [56], si applicò anzitutto a riformare con leggi costanti la disciplina del clero; e a questo fine eresse seminarii per gli alunni del sacerdozio, fondò congregazioni di sacerdoti, che ebbero nome di oblati, chiamò famiglie religiose e antiche e recenti, radunò concilii e con ogni sorta di provvedimenti assicurò e crebbe l'opera incominciata. Indi, senza ritardo, pose mano egualmente vigorosa a riformare i costumi del popolo, ritenendo per detto a sè quello che già fu eletto al profeta : « Ecco io ti ho stabilito oggi... perchè tu sradichi e distrugga, perchè disperda e dissipi, edifichi e pianti » [57]. Perciò, da buon pastore, visitando personalmente le chiese della provincia, non senza gran fatica, a somiglianza del divino Maestro, passò beneficando e sanando le ferite del gregge; si affaticò con ogni sforzo a sopprimere e sradicare gli abusi, che da per tutto s'incontravano, provenienti sia dall'ignoranza sia dalla trascuranza delle leggi; alla perversione delle idee ed alla corruzione dei costumi straripante oppose, quasi argine, scuole e collegi, ch'egli aprì per l'educazione dei fanciulli e dei giovinetti, congregazioni mariane, che egli accrebbe, dopo averle conosciute al loro primo fiorire qui in Roma, ospizi, ch'egli schiuse alla gioventù orfana, ricoveri, che aperse alle pericolanti, alle vedove, ai mendici o impotenti per malattia o per vecchiaia, uomini e donne; la tutela ch'egli prese dei poveri contro la prepotenza dei padroni, contro le usure, contro la tratta dei fanciulli, e simili altre istituzioni in gran numero. Ma tutto ciò egli operò aborrendo totalmente dal metodo di coloro che, nel rinnovare a loro senno la cristiana società, mettono tutto sossopra e in agitazione, con vanissimo strepito, dimentichi della parola divina : nella commozione non è il Signore [58].






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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