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SEDIS HUIUS di Benedetto XV sulla legittimità di alcuni riti diversi

Ultimo Aggiornamento: 25/12/2013 21:29
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25/12/2013 21:29
 
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SEDIS HUIUS


IL VESCOVO BENEDETTO, 
SERVO DEI SERVI DI DIO.
A PERPETUA MEMORIA


 

Fu sempre impegno importante di questa Sede Apostolica, in quanto suprema moderatrice del diritto liturgico, che i Riti sacri della Chiesa Cattolica permanessero ovunque nella loro integrità, o, se per caso se ne fossero allontanati, venissero riportati all’antica purezza [1]. Ciò discende necessariamente da quello stesso Ufficio Pastorale, che è stato affidato alla Cattedra Romana, di vigilare con cura « affinché il culto esterno verso Dio sia celebrato con la dovuta venerazione, perché i sacri misteri che vengono compiuti diventino più solenni e portino a una grande edificazione dei cristiani, stimolando la loro pietà verso Dio e l’affetto della devozione » [2].

Questa cura sempre desta, si rivela al massimo grado quando i sacri Riti differiscono gli uni dagli altri; infatti la loro varietà, quando sia legittima, concorre non poco ad aumentare lo splendore del culto divino. E una tale diversità è in armonia con l’unità della fede, ché anzi esprime in modo molto più vivido e dichiara più apertamente i dogmi rivelati da Dio: « Infatti l’unità della fede va molto d’accordo con la varietà dei Riti legittimi, dai quali anzi ridondano meravigliosamente sulla Chiesa maggior splendore e maestà » [3]. Di qui quella sentenza di san Leone IX: «Non sono affatto di ostacolo alla salvezza dei credenti le diverse consuetudini secondo i luoghi e i tempi, quando una sola fede, operando per amore le cose buone che può, raccomanda tutti all’unico Dio » [4].

Infatti, con mirabile consonanza fra le varie liturgie, la fede erompe contro le eresie da quasi tutti i dogmi della Chiesa Cattolica: per cui accade che i teologi hanno riconosciuto nelle Liturgie una ricchissima fonte teologica, da cui la dottrina della Chiesa ci è manifestata abbondantemente. A questo portano anche quelle verissime parole del Nostro Predecessore Leone XIII [5]: «L’augusta antichità, dalla quale sono nobilitati i vari generi di Riti, è di meraviglioso ornamento a tutta la Chiesa e afferma l’unità della fede cattolica. Perciò la vera Chiesa di Cristo, come si impegna grandemente a custodire inviolate quelle cose che ricevette immutabili, in quanto divine, così, nel regolare la loro forma, talvolta concede qualche cosa di nuovo o accondiscende, specialmente in quelle cose che si adattano con la venerabile antichità.  In questo modo si afferma la forza della sua vita mai vecchia e si innalza in modo più magnifico la stessa Sposa di Cristo, che la sapienza dei Santi Padri vide adombrata nel verso di Davide : ‘ La regina sta alla tua destra in vesti dorate, circondata di splendore… con frange d’oro, circondata di splendore ’ » [6].

Valutando perciò tutte queste cose, i Romani Pontefici non solo non condannarono mai i sacri Riti che, per la loro antichità, fossero degni di venerazione, fino a quando mantenessero, con l’unità della fede, il dovuto ossequio alla Sede Apostolica, ma anzi vollero che fossero sempre conservati con riverenza e usati fedelmente in tutte quelle parti che non fossero in dissonanza con qualche nuovo e legittimo accomodamento, introdotto dalla stessa Cattedra Apostolica, alla quale, come a suprema Maestra, tutti i Riti devono obbedire.

Stando così le cose, è a Noi molto gradito e accetto quell’impegno generoso e degnissimo di lode, dal quale vediamo mosso il Nostro Venerabile Fratello Emanuele Vieira de Mattos, odierno Arcivescovo di Braga, il quale, assecondando i voti dei suoi Predecessori e anche del Clero attuale, cui sta a cuore l’antico, e degno di particolare riverenza, Rito Bracarense, non ha risparmiato né impegno né fatiche perché i libri liturgici di questo Rito fossero di nuovo stampati, in modo che, mantenuta la forma originaria, non solo non offendessero le leggi generali della Liturgia Cattolica, da osservarsi nei singoli Riti, ma anzi si conformassero del tutto a quelle medesime leggi, come piamente fu sempre in uso nel Rito Bracarense.

Questo Rito particolare, del quale la Chiesa Bracarense gode dalla remota antichità, è da annoverarsi fra i principali titoli di gloria di cui, a buon diritto, si vanta il popolo portoghese, tanto egregiamente benemerito della Chiesa Cattolica, da essere chiamato « fedelissimo » dai Pontefici Romani. Questo glorioso titolo meritarono i Portoghesi, non solo per la loro singolare fedeltà e devozione verso questa Sede Apostolica, ma anche per il grande impegno che sempre misero nel propagare il nome e il culto cristiano in tutto il mondo. Perciò, come giusto premio della fede, la Sede Romana conferì al Portogallo quel diritto di Patronato sulle chiese in cui tanti valenti figli del Portogallo profusero sia le fatiche apostoliche, sia lo stesso sangue [7]; per il medesimo diritto, fino a questi tempi, in molti luoghi ancora la Religione continua a dilatarsi e ad essere sostenuta; le chiese continuano ad essere ornate di sacre suppellettili; continuano ad essere forniti aiuti ad opere ed istituzioni pie, ed ai sacerdoti che si occupano di questo ministero che porta salvezza.

È perciò cosa davvero graditissima a Dio e apportatrice di grande gioia al Nostro animo paterno, questa revisione del Rito Bracarense, disposta sotto l’autorità della Sede Apostolica, e l’accurata correzione da tutte le imperfezioni che, col passar del tempo, vi entrarono. Così ai Portoghesi questa gloria risulterà più pura, e ne nascerà maggior forza di salvezza e di santificazione per il clero e il popolo della Chiesa Bracarense, per il quale imploriamo la più grande abbondanza dei doni celesti da Dio Onnipotente, per intercessione dell’Immacolata Madre di Dio, speciale Patrona del Portogallo.

Fra i punti che, in questa edizione tipica del Breviario Bracarense, come è uscita dalla Nostra Tipografia Vaticana, sono stati migliorati e meritano una lode speciale, si deve fare particolare menzione non solo della lettura della sacra Scrittura, fornita più frequentemente — pia consuetudine che è stata conservata santamente in tutti i Riti nelle epoche più felici — e dell’aver introdotto la nuova disposizione del Salterio, disposta dal Nostro Predecessore Pio X con la Costituzione Apostolica « Divino afflatu », ma anche delle norme da osservarsi, stabilite dalla Sede Apostolica, quando gli Uffici sono in concorrenza, e di alcune narrazioni espunte nella parte storica del Breviario Bracarense, che erano lontane dalla verità o dalla tradizione della Chiesa Bracarense. La medesima cura così diligente, messa nel pubblicare il Breviario Bracarense, bisogna che sia impiegata nel preparare la nuova edizione del Messale e degli altri libri liturgici. In questo riconosciamo volentieri l’ottimo spirito del Clero Bracarense e l’intima unione della sua venerabile Chiesa con la Cattedra Romana.

Pubblicato ormai il nuovo Breviario, scompare per il Clero Bracarense la difficoltà, dalla quale finora era travagliato, ad usare il proprio Rito per penuria di esemplari. Così adesso si compiono a sufficienza i voti e i desideri dei sacerdoti, come furono espressi nell’ultimo Sinodo Bracarense. Approvando in tutto e ratificando questi voti, con questa Nostra lettera ordiniamo e comandiamo che tutti e singoli coloro che sono tenuti alle Ore Canoniche nell’Arcidiocesi di Braga, si servano di questo Breviario, rivisto per Nostra autorità. Questa unità delle preghiere liturgiche sempre più accenda e nutra in tutto il venerabile Clero Bracarense quello spirito di orazione, dal quale vediamo animati i due incliti Patroni dell’Arcidiocesi e della Città di Braga, i santi Pietro de Rates e Geraldo.

Queste cose notifichiamo, dichiariamo, stabiliamo, decretando che questa Nostra lettera sia sempre valida ed efficace, nonostante le costituzioni e gli ordinamenti apostolici, generali e speciali, e qualsiasi altra cosa che stabilisca il contrario. Perciò a nessuno sia lecito negar valore a questa pagina della Nostra approvazione, decreto, concessione, indulto e volontà o contraddirla con ardire temerario. Se poi qualcuno si azzarderà a tentare questo, sappia che incorrerà nell’indignazione di Dio Onnipotente e dei beati Pietro e Paolo, Suoi Apostoli.

Dato a Roma, presso San Pietro, l’anno dell’Incarnazione del Signore 1919, il 14 maggio, Ottava della Solennità di San Giuseppe, sposo della beata Vergine Maria, anno quinto del Nostro Pontificato.

 

BENEDICTUS PP. XV

 


[1Tridentina Synodus, Sess. XXII, de Missae Sacrif., cap. 5, et sess. VII, de Sacram, in genere, Can. 12.

[2Instr. S. C. de Prop. Fide, die 3 iul. 1830.

[3] PIUS PP. IX, Litt. Apost. Romani Pontifices, die 6 iunii 1862.

[4Epist. ad Michaëlem, Patriarch. Constantinopol.

[5] Litt. Apost. Orientalium dignitas Ecclesiarum, die 30 nov. 1894.

[6Ps. XLIV, 10, 14-l5.

[7] LEO PP. X, in Bulla Dum fidei constantiam animaeque devotionis affectum, die iunii 1514; et in alia diei 3 novembris eiusdem anni Praeclarae devotionis et indefessum fervorem; quibus accedunt plura alia Romanorum Pontificum documenta, decursu saeculorum in favorem et laudem Lusitaniae concessa.

 





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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