A tutti voi che passate da qui: BENVENUTI
Se avete desiderio di capire che cosa insegna la Bibbia che il Magistero della Santa Chiesa, con il Sommo Pontefice ci insegna, questo Gruppo fa per voi. Non siamo "esperti" del settore, ma siamo Laici impegnati nella Chiesa che qui si sono incontrati da diverse parti d'Italia per essere testimoni anche nella rete della Verità che tentiamo di vivere nel quotidiano, come lo stesso amato Giovanni Paolo II suggeriva.
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Meditazioni quotidiane: Gennaio - Febbraio - Marzo - Aprile

Ultimo Aggiornamento: 09/04/2014 10:07
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 senza commento alcuno, ma con la santa disposizione a voler ben fare ....



Canonico Agostino Berteu,

Brevi meditazioni per tutti i giorni dell'anno e sopra le solennità della Chiesa proposte alle anime pie

Torino, M. E. Marietti Edit. Tip., 1927

Il canonico A. Berteu fu il primo successore del Ven. F. Faà di Bruno

 

 

GENNAIO

 

ORAZIONE DI SANT'IGNAZIO (1)

da recitarsi durante tutto il mese di Gennaio.

Accetta, o Signore, l'offerta di tutto me stesso, la memoria, l'intelletto, la volontà; quanto ho e posseggo io consacro e ridono a te da cui lo riconosco elargito, ed al cui volere mi sottometto interamente. Donami soltanto il tuo amore insieme colla tua grazia, e sono ricco abbastanza, e non domando altro. Così sia.

 

Santo protettore.

Eleggete S. Francesco di Sales, o S. Giuseppe, o S. Giovanni Bosco.

 
Giaculatoria

A voi dono il mio cuore, santissimo Gesù, mio Salvatore.

 

Virtù da praticarsi.

Confidenza in Dio.

 

(1) Indulgenza di 300 g. una volta al giorno (Leone X1I1, 26 maggio 1883).

 

 

1° Gennaio

L'ANNO NUOVO

 

1. È un regalo di Dio. Dio, inesauribile nella sua bontà, sebbene per nulla obbligato, lo dona a me che sono forse il più indegno di ottenerlo. Un padre che vede il figlio abusare della sua bontà, muta sistema, Iddio vede quanti anni già abbiamo consumato male, anzi forse prevede l'abuso di quest'anno stesso, eppure ce lo dona. Che ne pensi? Vorrai sempre essergli ingrato? Sprecherai anche questo nuovo anno in meschine vanità?

2. È un rendiconto di più. Ogni grazia ricevuta peserà sulla bilancia divina, I mesi, i giorni, le ore, i minuti del nuovo anno compariranno nel giudizio innanzi a me, e saranno fonte di gioia, se trascorsi bene; ma se passati male o inutilmente, come tanti anni trascorsi, ne dovrò rendere un rigoroso conto.

3. Come santificarlo. Prometti di diminuire le tue colpe e di crescere nel bene. L'Imitazione di Cristo dice: Se ogni anno ti emendassi almeno di un difetto, quanto presto saresti santo! Nel passato non l'abbiamo fatto: quest'anno prendiamo di mira un solo peccato, un vizio, e sradichiamolo. Gesù ordina: Estote perfecti (Matth. v, 48); ma prima di essere perfetti, quanti gradini dovremo ancora salire! Proponiamo di far meglio almeno una cosa, una pratica di pietà, una divozione.

PRATICA. - Offri a Dio tutti i momenti di questo anno consacrandoli alla sua gloria, e ripetendo sovente nella giornata; Tutto per te, o mio Dio.

 

2 Gennaio

BREVITÀ DEL TEMPO

 

1. Verità conosciuta, ma non apprezzata. Quante volte ti lamenti che le ore volano, che i mesi passano, che gli anni incalzano?... Pare un sogno l'anno, la vita passata... manca il tempo per mille cose... Tutti sanno e dicono che il tempo è breve, che forse questo è l'ultimo anno di vita..; ma chi si scuote per ciò? Io stesso, che cosa risolvo, che faccio per non perderlo?

2. Il tempo in punto di morte. A pensare all'anima, al giudizio, a vincere una passione, a correggersi si spera sempre di aver tempo; ma che diremo, negli ultimi istanti, quando con le mani vuote di meriti, nell'imminenza della resa totale dei conti chiederemo al tempo, al medico, ai parenti, a. Dio stesso un'ora che ci verrà negata? Ti prepari anche tu una simile delusione? 

3. Il tempo di fronte all'eternità. Pochi anni bastano per giungere al Paradiso, per poter godere, lodare, amare Iddio cogli Angeli e coi Santi, ed esser felice per sempre; ma ne bastano anche pochi, se male spesi, a meritarmi un inferno, coi tormenti, con l'odio, colle catene riservate ai demoni... E se l'eternità giungesse per me quest'oggi, come mi troverebbe? Posso consolarmi per il tempo passato?

PRATICA. - Ricorda il proverbio : " Il tempo è oro " Frutti per te ricchezze per l'eternità.

 

3 Gennaio

L'AIUTO DI DIO

 

1. È indispensabile. Che cosa saremmo senza Dio? Che faremmo di buono senza il soccorso della sua grazia? Con le nostre forze commetteremmo solo peccati, cadendo di abisso in abisso, fino all'inferno... Invano, dice Davide, si tenta di edificare la casa della virtù, della santità, del paradiso, senza Dio... Se Egli ci aiuta, in poco tempo saremo santi... Siamo noi praticamente persuasi di questa verità? Diffida di te, ma confida illimitatamente in Dio.

2. È facile ottenerlo. A chi mai Dio l'ha negato? Basta chiederlo. Lo concesse alla Maddalena, al ladrone pentito, a Pietro spergiuro, a quanti l'invocarono. L'accordò a molti milioni di Martiri, anzi, a tutti i Santi che già ottennero la palma: possiamo dubitare che lo voglia negare a noi, sebbene freddi e miserabili? Credi tu che Dio t'abbandoni, se tu per primo non l'abbandoni?

3. Insistiamo nel chiederlo. Gesù ce lo dice: a Picchiate, tornate a picchiare; nel Nome mio tutto otterrete ". Quanti si scoraggiano perché non sono prontamente esauditi... Perciò ad umiliarli il Signore permette qualche loro caduta!... Per passare bene il nuovo anno domandiamo l'onnipotente aiuto di Dio, ed insistiamo con ferma fiducia di ottenerlo.

 

PRATICA. - Recita il Veni Creator, od un Pater, Ave e Gloria allo Spirito Santo, e di' sovente: Deus, in adiutorium meum intende, Signore, vieni presto in mio aiuto.

 

4 Gennaio

L'ESEMPIO DEI SANTI

 

1. Quanto possa sul nostro cuore. Noi viviamo in gran parte d'imitazione; nel veder gli altri fare il bene, una forza irresistibile ci commuove, e quasi ci trascina ad imitarli. Sant'Ignazio, sant'Agostino, santa Teresa e cento altri riconoscono dall'esempio dei Santi gran parte della loro conversione... Quanti confessano di aver attinto di là, virtù, ardore, fiamme di santità! E noi leggiamo e meditiamo tanto poco le vite e gli esempi dei Santi!...

2. Confusione nostra al loro paragone. Paragonandoci ai peccatori, la superbia ci acceca, come il fariseo vicino al pubblicano; ma dinanzi agli esempi eroici dei Santi, come ci sentiamo piccoli! Confrontiamo la nostra pazienza, la nostra umiltà, la rassegnazione, il fervore nelle preghiere colle loro virtù, e vedremo quanto misere siano le nostre vantate virtù, i nostri pretesi meriti, e quanto ci resta da fare!

3. Eleggiamo a nostro modello un Santo particolare. L'esperienza prova quanto sia utile eleggere ogni anno un Santo a protettore e maestro di una virtù che ci manca. Sarà la dolcezza in S. Francesco di Sales; sarà il fervore in santa Teresa, in S. Filippo; sarà il distacco in S. Francesco d'Assisi, ecc. Cercando tutto l’anno di specchiarci nelle sue virtù, faremo certo progresso. Perché tralasciare una pratica così buona?

 

PRATICA. - Scegli, col consiglio del direttore spirituale, un Santo a tuo patrono, e, fin da oggi, seguine gli esempi. - Un Pater ed Ave al Santo eletto.


   a Dio piacendo, continueremo ad aggiornare la pagina.....

 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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04/01/2014 09:22
 
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  5 Gennaio

LA BUONA VOLONTÀ

 

1. Necessità di essa. Dio e l'uomo, dice sant'Agostino, dovevano concorrere a santificare l'anima; Iddio col suo aiuto, senza cui nulla è possibile, scrive l'Apostolo. Ma se l'uomo con la corrispondenza sua non concorre, quasi terreno docile all'opera dell'agricoltore, non produrrà mai frutti di Paradiso. Se non vuoi salvarti, il Signore sarà forse obbligato a far miracoli per trascinarti tuo malgrado? Hai avuta finora buona volontà di salvarti? Se vuoi, puoi diventare santo, e senza indugi.

 

2. Sua efficacia. In tutte le cose il buon volere è metà dell'opera. I Santi volendo riuscirono. L'uno volle divenire, come il Sales, mansueto; l'altro volle esser umile, come il d'Assisi; l'uno volle divenire obbediente, l'altro volle esser mortificato; l'uno volle saper pregare senza distrazioni; tutti vollero il Paradiso, e tutti riuscirono, E noi, se vorremo fermamente, perché non ci riusciremo? " Voluisti, fecisti: Volesti? L'hai ottenuto " (S. Agostino).

 

3. Ci accompagni sempre. In qualunque agitazione e tentazione, nelle imprese superiori alle proprie forze, anzi nelle stesse cadute, nell'incapacità di vincere una passione, un difetto, dopo l'aiuto di Dio, il buon volere risolve tutto. Non è forse un dolce riposo per l'anima affannata di giungere al Cielo il pensiero di aver fatto quanto dipendeva dalla buona volontà?

 

PRATICA. - Non scoraggiarti mai : con una volontà energica non solo ti salverai, ma ti farai santo. - Recita un atto di speranza.

 


6 Gennaio

EPIFANIA  - LA FEDE DEI MAGI

 

1. Fede pronta. Appena i Magi videro la stella ed intesero nel cuore la divina ispirazione, credettero e partirono. E pur avendo molte ragioni per rinunziare o differire il loro viaggio, non ammisero replica alla celeste chiamata. E tu quante ispirazioni a mutare vita, a cercare Gesù più da vicino hai avute, ed hai tuttora? Come vi corrispondi? Perché muovi tante difficoltà? Perché non ti avvii subito per il giusto cammino?

 

2. Fede viva. I Magi, seguendo la stella, invece del re cercato, trovano un bambino sulla umile paglia, in povertà, in miseria, eppure credono che è Re e Dio, si prostrano e lo adorano; ogni circostanza diviene preziosa agli occhi della loro fede. Qual è la mia fede dinanzi a Gesù bambino che piange per me, dinanzi a Gesù in Sacramento, di fronte alle verità della nostra Religione?

 

3. Fede attiva. Non bastò ai Magi di credere alla venuta del Re, ma si mossero a cercarlo; non bastò loro averlo adorato una volta, ma la tradizione ritiene che, divenuti apostoli, si fecero santi. Cosa ci vale essere cattolici, se non operiamo da cattolici? La fede senza opere è morta, scrive san Giacomo (Jac.,c. II, 26). Che giova esser buono qualche volta, se non si persevera?

 

PRATICA. - Con l'intenzione di accompagnare i Magi nel loro pellegrinaggio, recati a qualche chiesa un po' lontana, e adora per un po' di tempo Gesù con viva fede.

 

7 Gennaio

LA SPERANZA DEI MAGI

 

1. Speranza, ferma nei suoi principii. Se fosse loro bastato starsene a casa o percorrere un breve cammino per trovare il neonato Re, sarebbe stata poca la loro virtù; ma i Magi intrapresero un viaggio lungo, incerto, dietro le sole tracce d'una stella, forse vincendo anche opposizioni e ostacoli. Come ci comportiamo noi, di fronte alle difficoltà, anche piccole, che ci contrastano la via della virtù? Pensiamoci dinanzi a Dio.

 

2. Speranza, grande nella sua durata. Scomparve la stella presso Gerusalemme; e lì non trovarono il divin Bambino; nulla ne sapeva Erode; si mostrarono freddi i sacerdoti che pur li indirizzarono a Betlemme; tuttavia non vacillò la speranza dei Magi, La vita del cristiano è un intreccio di contrarietà, di spine, di oscurità, di aridità; non ci abbandoni mai la speranza: Iddio non può forse vincere tutto? Ricordiamoci sempre che breve è il tempo della prova!

 

3. Speranza, consolata nel suo fine. Chi cerca, trova, dice il Vangelo. I Magi trovarono più di quanto speravano. Cercavano un re terreno, trovarono un Re celeste; cercavano un uomo, trovarono un Uomo - Dio; volevano ossequiare un bambino, trovarono il Re celeste, la sorgente delle virtù e della loro santità. Se perseveriamo nella speranza cristiana, in Paradiso troveremo ogni bene. Anche quaggiù, chi mai sperò nella bontà di Dio e fu deluso? Ravviviamo la nostra speranza.

 

PRATICA. - Caccia dal cuore la diffidenza, e di' sovente: Signore, accresci in me la fede, la speranza e la carità. –

 

8 Gennaio

LA CARITÀ DEI MAGI

 

1. L'amore fu il movente del loro viaggio. Vista la stella come banditrice del nato Re, sentirono un alito d'amore che li infiammava a cercarlo, ad adorarlo, ad amarlo, e subito partirono. Quantunque Iddio sia invisibile, tutte le creature ci spirano un alito d'amore a Dio; il cielo, le erbe, i fiori, scrive S. Agostino, mi dicono di amarti, o Dio; il cuore soddisfatto solo in Dio, ci invita, ci spinge ad amarlo, e noi come sappiamo sollevarci dalle creature al Creatore? Sursum corda: In alto i cuori.

 

2. L'amore fu il fine del loro viaggio. Non li guidava alla capanna l'interesse, l'onore, l'ambizione, l'amor proprio; ma un segreto e ardente amor di Dio. Perché sei stato creato? Per conoscere ed amare Dio. - A che fine ti è concessa la vita? Per amare e servire Dio. - Che ti aspetta in Cielo? Il possesso dell'amore di Dio. - E tu Fami Iddio? Quali sacrifici fai per amore di Dio?

 

3. Tenerezze d'amore nei Magi. Chi sa ripetere ai piedi di Gesù bambino gli slanci, le offerte, le promesse, le consacrazioni dei Magi? E chi sa ridire le carezze, le consolazioni ottenute da Gesù? Molti lamentano la mancanza di dolcezze spirituali, ma dove sono i sacrifici ed i meriti nostri per ottenerle? Gesù solo alla fine del viaggio consolò i Magi e noi cosa pretendiamo? d'essere subito esauditi e senza sacrifizi?

 

PRATICA. - Recitando tre Pater ed Ave in onore dei Magi, domanda loro di ottenerti una scintilla d'amore a Dio, per te fatto bambino.

 

9 Gennaio

  LA STELLA DEI MAGI

 

1. Era, per i Magi, la divina chiamata. Gesù invitò i pastori, fedeli ebrei, mediante un Angelo, ed i Magi, ignari della vera Religione, mediante una stella. Essi risposero alla chiamata. Iddio chiama noi tante volte coi rimorsi e coi castighi, con le prediche, coi buoni esempi, coi sacramenti : sono tanti lampi di luce per noi; chi li segue si salva, chi li sprezza, guai...; guai ai Giuda!

 

2. Era la guida dei Magi. Come bene li guidò al loro fine! La mano di Dio li dirigeva, e non potevano desiderare di meglio... Alcuni dicono: avessimo anche noi una stella che ci guidasse alla virtù, alla perfezione, al Cielo!... Tale lamento è ingiurioso a Dio che non ci abbandona mai, e sempre ci invita e guida con intimi richiami, o con direttori da lui illuminati. Come li seguiamo?

 

3. Era un'ancella di Gesù. S'arrestò sopra la capanna come serva ossequiosa innanzi al padrone, e quasi invitando i Magi ad entrare presso Gesù. Per noi l'ancella del Signore è Maria, che, splendente come il sole, bella come la luna, chiara come la stella del mattino, ci guida a Gesù, e ci invita ad entrare nel divino Costato di Gesù. Supplichiamola sempre, in ogni luogo, per qualunque bisogno : Respice stellam, voca Mariam': Guarda la stella, invoca Maria.

 

PRATICA. - Recita le Litanie della Santissima Vergine Maria, pregandola di non abbandonarti mai, finché tu abbia ritrovato Gesù nel Paradiso.

 

10 Gennaio

PRIMA OFFERTA DEI MAGI: L'ORO

 

1. Oro materiale. Vennero a Gesù con offerte, testimonianze di ossequio e d'amore. Gesù era Re, e al Re si offre oro, ossia le ricchezze della terra. Gesù era Re, ma volontariamente povero; ed i Magi, privandosi del loro oro, si distaccano dalle loro ricchezze per amor di Gesù. E noi sempre saremo attaccati all'oro, ai beni della terra? Perché non doniamo ai poveri con generoso slancio?

 

2. Oro corporale. Mentre la 'mano porgeva l'oro a Gesù, il loro corpo era piegato col ginocchio a terra dinanzi a Gesù, non vergognandosi di umiliarsi in faccia ad un bambino, sia pure re, ma povero e sulla paglia; era questo l'ossequio del loro corpo. Perché noi temiamo il mondo in chiesa, in casa, nei doveri del cristiano? Perché ci vergogniamo di seguire Gesù? di segnarci devotamente col segno della 'Croce? d'inginocchiarci in chiesa? Di professare le nostre idee?

 

3. Oro spirituale. Il cuore è la nostra cosa più preziosa e Dio lo vuole tutto per sé: Praebe mihi cor tuum (Prov. 23, 26). I Magi ai piedi della culla provarono una forza misteriosa che rapiva loro il cuore; ed essi volentieri lo donarono tutto intero a Gesù; ma fedeli e costanti nella loro offerta, mai più glielo tolsero. A chi hai dato finora il tuo cuore e a chi lo darai in avvenire? Sarai tu sempre costante nel servizio di Dio?

 

PRATICA. - Fa un'elemosina in ossequio al Bambino, ed offriti tutto intero a Gesù.

 

11 Gennaio

SECONDA OFFERTA DEI MAGI: L'INCENSO

 

1. Incenso reale. Nel partire dal loro paese i Magi raccolsero, come dono al neonato Re, il meglio tra i prodotti che ivi si trovavano. Simili ad Abele ed ai cuori generosi offrivano, non gli avanzi, i rifiuti del mondo, le cose inutili, ma il più bello ed il più buono di ciò che avevano. Imitiamoli offrendo a Gesù il sacrificio di quella passione che più ci costa... Sarà il dono e il sacrificio del più odoroso incenso a Gesù.

 

2. Incenso mistico. II Signore dirigeva i Magi nella scelta dell'incenso: Gesù era Dio; la culla era il nuovo altare al Dio - fanciullo; e l'incenso dei Magi era il primo sacrificio offerto a Gesù dalla mano dei grandi della terra. Noi presentiamo al Bambino l'incenso di fervide preghiere, con frequenti giaculatorie d'amore, a lui che nacque per salvarci. Preghi, elevi tu il cuore a Gesù in questi giorni?

 

3. Incenso odoroso. In Cielo i seniori spandevano balsami al cospetto dell'Agnello (Apoc. V, 8), simbolo delle adorazioni dei Santi; la Chiesa profuma l'Ostia Santa, figura delle preghiere che salgono gradite al trono di Dio; ma che varrebbe mandare a Gesù per un istante l'incenso delle nostre preghiere, e poi continuamente offenderlo coi nostri peccati?

 

PRATICA. - Offri ogni giorno l'incenso della tua preghiera a Dio.

 

 

12 Gennaio

TERZA OFFERTA DEI MAGI: LA MIRRA

 

1. Simbolo d'incorruttibilità. Anche la mirra era scelta e posta in mano ai rè Magi per simboleggiare che Gesù era vero Dio, e ad un tempo vero uomo. Come Dio, Gesù è eterno ed incorruttibile; ma, come uomo, era soggetto a morte; i Magi, come la Maddalena col suo balsamo (Joan. 12, 3), prevennero la imbalsamazione di Gesù, Guai se il tuo corpo dovesse cadere nella dissoluzione dell'inferno! Basta un solo peccato mortale... a dannarci.

 

2. Simbolo d'amarezza. La mirra sa d'amaro; diveniva così simbolo dei patimenti che Gesù avrebbe dovuto sopportare nei primi giorni e poi per tutta la vita. Se nella Passione bevve intero il calice, anche tra le fasce, nella nuda stalla, nella povertà, nel freddo della stagione, quanto patì! Volle amarezze e patimenti in tutta la sua vita... E tu li fuggì? E tu non sai patire nulla per amor di Dio? Ama la mortificazione.

 

3. Simbolo di mortificazione. L'amarezza della mirra raffigurava ancora i sacrifici costati ai Magi per ritrovare Gesù, e la volontà risoluta di vincere e sacrificarsi nell'avvenire per amore di lui. È pur sempre vero il detto di S. Vincenzo de' Paoli, che la mortificazione è l'abbici della perfezione; e san Paolo intima: Porta sempre con tè la mortificazione di Gesù (II Cor. 4, 10). E tu come ti mortifichi?

 

PRATICA. — Fa una mortificazione per unirti ai patimenti di Gesù sofferente nella culla.

 

13 Gennaio

IL RITORNO DEI MAGI

 

1. Un Angelo annunzio loro il ritorno. Non più una stella li invita e li guida, bensì un Angelo manifesta loro la volontà di Dio. Essendo già fedeli e cristiani, il Signore parla loro come ad amici; anzi perché già santi, ricevono la grazia della vista degli Angeli stessi. Anche a noi è sempre accanto l'Angelo Custode, e noi come lo onoriamo? Come ne ascoltiamo le ispirazioni?

 

2. Ritornano per altra strada. Tale è l'ordine dell'Angelo per eludere le trame d'Erode invidioso del neonato Re dei giudei. I Magi obbediscono, ancorché Erode li possa tacciare di aver mancato di parola; ma è dovere obbedire a Dio prima che agli uomini (Act. v, 29). Grande lezione! Hai già imparato ad obbedire, senza rispetto umano ed a qualunque costo, ai comandamenti di Dio e della Chiesa? Ti lasci impaurire da un semplice sorriso di scherno?,.. Che coraggio da coniglio!

 

3. I Magi tornano santi. E come no, dopo aver contemplato, adorato, amato Gesù? Le loro anime si volsero al bene: un dardo scoccato dal cuor di Gesù aperse nel loro la ferita d'amore, si sentirono mutati, confermati nel bene; la Chiesa li venera come santi. E noi che cosa abbiamo appreso dalla culla? alla vista di Gesù? I cammelli entrarono e uscirono cammelli... E tu in che cosa ti sei mutato? Che virtù hai appresa?

 

PRATICA. — Esamina il frutto ricavato dalle feste natalizie; e, con tre Angele Dei, supplica l'Angelo Custode di guidarti per la nuova via intrapresa.









[Modificato da Caterina63 04/01/2014 11:16]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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09/01/2014 10:34
 
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  14 Gennaio


L'ADOLESCENZA DI GESÙ (1)


 


1. Gesù cresceva in età. La Chiesa ci presenta in questi giorni la figura di Gesù fanciullo ed adolescente. Come ogni età di nostra vita gli è cara, volle soprattutto trascorrere l'età della giovinezza come età di trasformazione e santificarla. Ma i suoi giorni erano pieni, gli anni suoi erano una catena di virtù e di meriti... E i nostri passano tanto vuoti e inutili per l'anima, per l'eternità!.,. Rimedia subito.


 


2. Gesù cresceva in statura. Volle adattarsi alle condizioni della natura umana, anche egli imparare a camminare, a parlare, passando per tutte le debolezze della prima età, eccetto il peccato. Quale stato d'umiliazione per lui, che traccia le vie al sole, e scioglie la lingua agli Angeli nei loro concenti' O Gesù, fammi camminare, parlare, vivere santamente umile con te.


 


3. Gesù progrediva nella sua arte. L'artefice del mondo, il regolatore dell'universo, la sapienza stessa s'adatta allo stato di umile apprendista, impara da S. Giuseppe a dirozzare il legno, a formare un lavoro, un attrezzo! Si meravigliavano gli Angeli; e chiunque si stupisce al pensarci... Pensa con che umiltà e fedeltà compi il tuo dovere... Non ti lamenti del tuo stato? Non ti par duro, insopportabile, perché umile?


 


PRATICA.: Attendi con amore al tuo lavoro, come Gesù.


 


(1) Novena dello Sposalizio di M. V.


 


15 Gennaio


S. MAURIZIO - IL NOSTRO MARTIRIO


 


1. Tutti dobbiamo essere martiri. Ammiriamo pure la fede, il coraggio, la generosità di S. Maurizio, che a capo della legione Tebea, nel Vallese, sacrifica la vita piuttosto che rinunziare alla fede in Gesù; è un martire glorioso,..; ma ricordiamoci che tutti dobbiamo soffrire un martirio. Gesù ha detto che con la violenza si rapisce il regno dei cieli (Mt. 11, 12), e san Paolo : Chi combatte, sarà coronato (II Tim. 2, 5); dunque per tutti il patire è prima della palma.


 


2. Il nostro martirio è meno violento, ma più lungo. I martiri, come S. Maurizio, si guadagnavano la corona tra crudeli tormenti, ma in poche ore, od in alcuni giorni; il nostro martirio dura tutta la vita, dovendo noi combattere contro di noi, contro le nostre passioni, contro il demonio, contro il mondo, mortificandoci, soffrendo con pazienza, rassegnandoci a Dio, il che è un morire continuo. Come amiamo noi tale martirio?


 


3. Il nostro trionfa. S. Maurizio è stato esaltato all'onore degli altari, questo è molto, ma il vero trionfo è il cielo, dove S. Giovanni (Apoc. 7, 9) vide tutti i Santi con la palma in mano circondare il trono di Dio, cantare le lodi del Signore, godere del godimento di Dio... Guardiamo al premio, ed accingiamoci, generosi, al nostro martirio quotidiano!


 


PRATICA. — Sopporta oggi con gioia i tuoi piccoli dolori, pensando che avrai più gloria m Paradiso.


 


16 Gennaio


GESU’ UBBIDIENTE


 


1. A chi obbediva. Che l'inferiore obbedisca al superiore è naturale; e così il servo al padrone, il figlio al padre, il sole a Dio; l'ubbidienza è legge universale, senza cui è impossibile l'armonia nel mondo. Ma che Dio obbedisca a Giuseppe ed a Maria, due creature soggette a lui, che nulla potevano senza di lui è ubbidienza che fa stupire. Impara a ubbidire,


 


2. Per quanto tempo obbedì. Tutta la vita; non solo fanciullo, perciò bisognoso delle cure premurose di Maria; non solo giovanotto, sotto la guida di san Giuseppe, ma anche adulto obbedisce a Maria ed a Giuseppe: Erat subditus illis: era soggetto a loro. San Bonaventura lo contempla in atto di chiedere ancora licenza alla Madre prima d'avviarsi al Getsemani; e noi quante scuse, quanti pretesti alleghiamo per non obbedire!


 


3. In che cosa obbediva. In tutte le cose, perfino le più comuni, le più servili; aiutava la Madre nelle faccende domestiche, si prestava al Padre - Custode in tutte le esigenze dell'arte del fabbro, senza ribattere parola, col sorriso sul labbro, con la prontezza dell'angelo al cenno di Dio. Quanta confusione per me tanto tardo, restio, recalcitrante Dell'obbedire'


 


PRATICA. — Recita un Pater, Ave e Gloria a Gesù, ed obbedisci oggi ai tuoi superiori ed al dovere senza replicare parola.


 


17 Gennaio


GESÙ AL LAVORO


 


1. Perché Gesù lavora. Provvedere miracolosamente il cibo a sé e alla famiglia non sarebbe stato per lui cosa più difficile del moltiplicare i pani, o del saziare gli uccelli dell'aria; ma Iddio comandò ad Adamo di faticare; il lavoro è legge universale: Gesù vi si assoggettò per nostro esempio, e per obbedienza al decreto del Padre suo. Noi riteniamo tanto duro il lavoro... Altro che amarlo!? Con quanti lamenti lo accompagniamo!?


 


2. Gesù lavora. Non un breve periodo, ma 30 anni passò nell'umile arte del fabbro: Lui, che teneva fra le mani lo scettro del mondo... Irrobustiva le braccia nell'abbattere il cedro ed il sicomoro, e la pialla e la sega furono per tanti anni la sua occupazione giornaliera. Non diciamo più troppo umile o duro il nostro stato; purché sia fatto per il Signore, tanto vale dinanzi a lui guidare l'aratro, quanto maneggiare lo scettro.


 


3. Il lavoro santificato. Lavorare per il guadagno è interesse; lavorare per la gloria è vanità ed orgoglio; lavorare per passatempo è tempo perduto, ma lavorare per compiere il nostro dovere, per far penitenza, per amor di Dio, per conquistare il Paradiso, lavorare sollevando di quando in quando mente e cuore a Dio, è santificare come Gesù il lavoro. Finora l'hai santificato così?


 


PRATICA- Santifica oggi il tuo lavoro offrendolo a Dio.


 


18 Gennaio


VITA NASCOSTA DI GESÙ


 


1. La vita interiore di Gesù. Il mondo guarda alle apparenze; Iddio all'intimo del cuore (I Reg. 16, 7); ed il cuore ha una vita propria, ignota allo sguardo del mondo, con cui cerca di unirsi a Dio, di pensare quanto più può a Lui, di operare secondo le Sue ispirazioni e i suoi voleri, di vivere tutto per Lui, staccandosi ogni giorno di più dalla terra. La conosci, la pratichi tu questa vita?


 


2. Gesù viveva con Dio. Il mondo vedeva solo la vita esterna di Gesù: e sarebbe inesplicabile come Egli, Sapienza eterna, capace di meravigliare il mondo coi prodigi della sua eloquenza e potenza, passasse tanti anni in un mestiere inutile in apparenza. Ma tutto si spiega, riflettendo sulle parole di S. Paolo: la mia vita è nascosta con Cristo in Dio (Col. 3, 3). Così il cuore di Gesù lavorava, unendosi, conformandosi, sacrificandosi ogni momento al Padre. Che lezione per te!


 


3. L'ardore del suo Cuore. Nelle limpide notti del cielo di Palestina, che fa Gesù all'aperto con gli occhi fissi al firmamento? S'immerge in seno al Padre e lo adora. Durante il lavoro, a chi sono rivolti quei frequenti aneliti? Si sottomette al Padre e lo benedice. Quando gli tocca qualche sofferenza, perché volge gli occhi al Cielo? Si rassegna al Padre, pregustando il sacrificio... E tu, sai sollevarti a Dio nelle varie circostanze della vita, pensando alla sua presenza?


 


PRATICA. - Recita tre A ve Maria, e cerca nel raccoglimento la vita interiore del tuo cuore.


 


19 Gennaio


PROGRESSI DI GESÙ


 


1. Gesù progrediva innanzi a Dio (Luc. 11. 52). La vita del vero cristiano deve essere un progresso continuo nel bene per piacere a Dio; l'imperfetto deve correggere i difetti e mortificare le passioni; il tiepido deve infervorarsi; il giusto deve progredire nella virtù sempre più; il santo guardare sempre più in alto e mai dire basta; chi rallenta la corsa, già retrocede. I tuoi anni segnano progressi o regressi nella virtù?


 


2. Gesù progrediva in sapienza. La vera sapienza non è altro che la santità; Gesù, come Dio, fin dal suo nascere era il Santo per eccellenza, non poteva dunque aumentare la sua santità; ma accordava lo sviluppo e l'esercizio delle virtù all'avanzare dell'età, e faceva spiccare man mano in sé la dolcezza, la pazienza, l'umiltà, l'amore. II Signore vede anche m noi, anno per anno, una pratica più spiccata delle virtù del cristiano?


 


3. Gesù avanzava in grazia. Le opere di Lui erano sempre più grandi e grate dinanzi al Padre, che nel Figlio si compiaceva (Luc, 3, 22); e vedendosi glorificato da Lui, lo esaltò con la sua approvazione (Jo. 12, 28), e col dargli un nome sopra ogni nome (Phil. 11, 9). Se Gesù ci conoscesse premurosi di avanzarci nella virtù, quali grazie, quali favori, quale gloria ci preparerebbe! Consacra dunque la vita interamente al bene.


 


PRATICA. - Prometti di crescere nella virtù a imitazione di Gesù e della Sacra Famiglia.







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  La grande rivoluzione di Dio
   

«Le parole di Elisabetta accendono nello spirito di Maria un cantico di lode, autentica e profonda lettura "teologica" della storia»
(Benedetto XVI).

  

Se leggiamo con attenzione il Magnificat, non possiamo che affermare che si tratta di un elevato componimento in cui le grandi emozioni interiori di una "donna unica" esprimono un’infinita sensibilità e spiritualità e, a distanza di 2000 anni, coinvolgono l’uomo di oggi in una sorta di scambio spirituale in cui si manifesta l’anima di Maria che, nella sua marcata perfezione, magnifica il Signore, ma ne è contemporaneamente magnificata.

Dall’intimità di Maria affiorano parole intense che fanno riferimento da un lato alla profondità della sua anima e dall’altro alle azioni attribuite al Signore: «Ha guardato l’umiltà...», «Grandi cose ha fatto in me…», «Di generazione in generazione la sua misericordia…», «Ha spiegato…», «Ha disperso…», «Ha innalzato…», «Ha ricolmato…», «Ha soccorso…».

Battista da Vicenza (1375 ca.-1438), Madonna del "Magnificat", Santuario di Monte Berico, Vicenza.
Battista da Vicenza (1375 ca.-1438), Madonna del "Magnificat", Santuario di Monte Berico, Vicenza.

Nel corso della storia molti sono i musicisti che, affidandosi alle parole del Cantico, hanno dato libertà espressiva ai propri sentimenti.

Carlo Recalcati, nell’impostazione del suo brano musicale (Benedetta per sempre, Audiovisivi San Paolo 1993, € 4,13), ha ripreso un metodo di composizione del Magnificat particolarmente diffuso nel Rinascimento e nel periodo barocco, che prevedeva l’alternanza di versetti intonati secondo la melodia gregoriana, a versetti liberamente composti. Questa pagina musicale, oltre l’alternanza dei versetti, appunto, secondo lo stile rinascimentale, presenta l’aggiunta di un ritornello che interrompe la delicatezza dei versetti quasi a voler sottolineare solennemente come non solo l’anima di Maria, ma tutte le anime, si innalzano a Dio per glorificarlo e magnificarlo.

Data l’intensità testuale di questo ritornello, l’esecuzione prevede l’intervento dell’assemblea supportata dall’intero coro i quali, ad un’unica voce e in modo forte e possente, ribadiscono il contenuto. L’esecuzione dei versetti pari, in cui emergono due voci intrecciate, è affidata alla schola. I versetti dispari della melodia gregoriana possono anche prevedere l’alternanza tra voci maschili e femminili. La varietà timbrica creata dai vari interventi facilita l’ascolto e la partecipazione personale diventa più intensa e coinvolgente.

Carlo Recalcati è un sacerdote paolino licenziato in teologia presso la Lateranense di Roma. Ha maturato lunga esperienza nel campo della formazione e dell’animazione spirituale. È cultore e autore di canto liturgico con particolare attenzione a quello riservato all’assemblea del popolo di Dio e alla catechesi dei bambini.

Luisa Tarabra 
     

Per i collegati URM lo spartito è reperibile presso la Direzione di Madre di Dio(piazza San Paolo 12, Alba, CN. Tel. 0173-2961).
  

MAGNIFICA L’ANIMA MIA

Magnifica l’anima mia
il Signore.
E il mio spirito esulta in Dio
mio salvatore,
perché ha guardato
l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni
mi chiameranno beata.

Grandi cose ha fatto in me
l’Onnipotente
e santo è il suo nome:
di generazione in generazione
la sua misericordia si stende
su quelli che lo temono.

Ha spiegato la potenza
del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri
del loro cuore.
Ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili.

Ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele suo servo
ricordandosi della sua misericordia,

come aveva promesso ai nostri padri,
ad Abramo e alla sua discendenza
per sempre.
Gloria al Padre e al Figlio
e allo Spirito Santo.
Come era nel principio, ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.






La Parola:
«Le preghiere di Maria, essendo ella madre, hanno una certa ragion di comando presso Gesù Cristo: e perciò è impossibile che ella, quando prega, non sia esaudita»
(sant’Alfonso M. de’ Liguori).

  

MARIA, NOSTRA MEDIATRICE E AVVOCATA
  

Mettiamo in rilievo un fattore molto importante per "utilizzare", e comprendere, con maggiore profitto l’aiuto provvidenziale che Dio ci ha dato, e dà, in Maria.

Se vogliamo che le nostre preghiere abbiano il loro effetto, giova molto, come insegnano i santi e primo fra tutti san Luigi M. Grignion de Montfort, affidarle a Maria. Ella, se ci sono impedimenti o in noi che chiediamo o in coloro per i quali preghiamo, può interporsi con i suoi meriti preziosissimi e il suo ascendente sul Figlio e ottenere grazie straordinarie.

Santa Gemma Galgani.
Santa Gemma Galgani.

Per illustrare questa "strategia spirituale" riportiamo un caso realmente avvenuto. Padre Gaetano, un sacerdote passionista chiamato da Roma da mons. Giovanni Volpi (1860-1931), vescovo ausiliare di Lucca, per esaminare la vita soprannaturale di santa Gemma Galgani (1878-1903), fu testimone di un colloquio tra Gesù e la Santa. Si trattava di perorare la causa di un gran peccatore della città che suscitava tanto scandalo per la sua vita libertina.

Gesù, opponendosi alla calorosa petizione di Gemma, appariva determinato a procedere con la sua giustizia contro quel peccatore indurito e intemerato. Gemma, senza darsi per vinta, insisteva: «Gesù, tu hai fatto tanto per quell’anima; non rigettarla dalla tua presenza in eterno. Sii misericordioso verso di lui. È vero che mi hai fatto conoscere il numero e la gravità dei suoi peccati, ma ricordati, Signore, che per la sua anima hai versato tutto il tuo sangue prezioso».

B. Bellano, La Madonna del presepe (sec. XV), Cento (Ferrara).
B. Bellano, La Madonna del presepe (sec. XV), Cento (Ferrara – foto Ferrari).

Gesù fece capire a Gemma come per quel peccatore, secondo l’equità della sua giustizia, la misura sovrabbondante della sua grazia era ormai esaurita.

Gemma sembrò per un momento arrendersi davanti alla chiarissima evidenza della colpevolezza ostinata di quel peccatore.

Ma poi, colta da un improvviso pensiero, rinnovò la sua supplica dicendo a Gesù: «Sì, Signore, è pur vero che io sono una serva inutile e indegna di essere da te ascoltata; è pur vero che i peccati di quest’uomo sono tanti ed orribili, che ha resistito alla tua grazia. Ma in questo momento ti presento la mia petizione per mezzo della tua santa Madre; rifiuta a lei, se vuoi, quanto ti chiederà».

N. Pisano, Deposizione dalla croce (1260 ca.), portale sinistro della Cattedrale romanico-gotica di Lucca.
N. Pisano, Deposizione dalla croce (1260 ca.), portale sinistro della Cattedrale romanico-gotica di Lucca (foto Giuliani).

Finita l’estasi di Gemma, padre Gaetano si ritirò nella sua stanza per riflettere sull’accaduto. A sera inoltrata qualcuno bussò alla porta. Era uno dei familiari dei Giannini con i quali Gemma viveva. Venne informato che un uomo voleva parlare con lui. Lo fece entrare. Subito lo sconosciuto si gettò in ginocchio e piangendo amaramente chiese di confessarsi. Quell’uomo, venne poi accertato, era il gran peccatore per il quale Gemma aveva perorato la causa presso Gesù.

Diacono Bruno Podestà,
Toronto (Canada)

 
 
 



«Aprirsi alla novità di Dio» 
   

«Dobbiamo nutrire la più cara speranza che per mezzo di questa pratica (il rosario), il Signore ci accordi le migliori grazie» (san Pio X).
  

Appena alzai la testa guardando la grotta, scorsi una signora in bianco. Aveva un vestito bianco, un velo bianco e una cintura azzurra e una rosa su un piede, del colore della catenella del suo rosario. Mi sfregai gli occhi. Guardai ancora e vidi sempre la stessa Signora. Misi la mano in tasca; vi trovai il mio rosario. Volevo fare il segno della croce. Non potei arrivare con la mano fino alla fronte. La mano mi cadeva. Allora lo sbigottimento s’impadronì più fortemente di me. La mia mano tremava. Tuttavia non fuggii. La Signora prese il rosario che teneva tra le mani e fece il segno della croce. Allora provai una seconda volta a farlo e potei. Mi misi in ginocchio. Ho recitato il rosario in presenza di quella bella Signora. La visione faceva scorrere i grani del suo, ma non muoveva le labbra. Quando ebbi finito il mio rosario, mi fece cenno di avvicinarmi, ma non ho osato. Allora disparve all’improvviso.

È il racconto dettagliato, fatto dalla stessa Bernardetta, della prima apparizione della Madonna a Lourdes, avvenuta l’11 febbraio 1858. È interessante notare che la Vergine appare con il rosario in mano; ma più interessante ancora è il fatto che Bernardetta aveva con sé la corona che sempre teneva in tasca: segno della profonda educazione religiosa che si respirava in casa Soubirous, che si traduceva nella semplice e quotidiana preghiera del rosario.

Così come avverrà più tardi ai tre pastorelli di Fatima, anch’essi fedelissimi al rosario, anche se in forma abbreviata e semplificata. Era la domenica del 13 maggio 1917 e dopo la Messa i tre cuginetti condussero il gregge al pascolo a Cova di Iria; dopo la merenda e la recita del rosario si misero a giocare. Improvvisamente videro un lampo in un cielo sereno e una dolce signora che con voce materna li tranquillizzò: Non abbiate paura… Recitate il rosario tutti i giorni per la pace del mondo e la fine della guerra… Sono la Madonna del rosario. Desidero che qui si costruisca una cappella in mio onore. Continuate a recitare il rosario ogni giorno.

Il culto alla Beata Vergine del rosario, con la rispettiva diffusione della preghiera con la corona, ebbe maggiore diffusione proprio dopo le apparizioni della Madonna a Lourdes e a Fatima: la Vergine appare con il rosario in mano ed invita e raccomanda fortemente la pratica di questa preghiera.

Rosario, preghiera dei poveri. La preghiera del rosario è stata denominata anche "Salterio": 150Ave Maria, in sostituzione dei 150 Salmi, per cui si poteva pregare con maggior facilità e soprattutto fu anche chiamata "Preghiera dei poveri", adatta per chi non sapeva o non aveva possibilità di leggere e pregare con i Salmi. Preghiera che, oggi come allora, è alla portata di tutti ed offre grandi possibilità per poter pregare e meditare i misteri cristiani.

Non per nulla Giovanni Paolo II, ai classici misteri della gioia, del dolore e della gloria, ha voluto aggiungere i misteri della luce: 5 quadri essenziali della "vita pubblica" di Gesù.

«Il rosario sta conoscendo una nuova primavera». Lo ha ricordato Benedetto XVI: «Nel mondo attuale così dispersivo questa preghiera aiuta a porre Cristo al centro, come faceva la Vergine, che meditava interiormente tutto ciò che si diceva del suo Figlio, e poi quello che egli faceva e diceva.

Quando si recita il rosario si rivivono i momenti importanti della storia della salvezza; si ripercorrono le varie tappe della missione di Cristo. Con Maria si orienta il cuore al mistero di Gesù. Si mette Cristo al centro della nostra vita, del nostro tempo, delle nostre città, mediante la contemplazione e la meditazione dei suoi santi misteri di gioia, di luce, di dolore e di gloria.

Ci aiuti Maria ad accogliere in noi la grazia che promana da questi misteri, affinché attraverso di noi possa irrigare la società, a partire dalle relazioni quotidiane, e purificarla da tante forze negative aprendola alla novità di Dio.

Il rosario, quando è pregato in modo autentico, non meccanico e superficiale, ma profondo, reca infatti pace e riconciliazione.

Contiene in sé la potenza risanatrice del nome santissimo di Gesù, invocato con fede e con amore al centro di ogni Ave Maria».

Giovanni Ciravegna


   



[Modificato da Caterina63 16/01/2014 12:30]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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22/01/2014 13:44
 
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20 Gennaio

LE SEMBIANZE DI GESÙ

 

1. Faceva progressi innanzi agli uomini. Invece di sbalordire il mondo con splendidi prodigi, volle crescere a poco a poco, come la luce dell'aurora, e nei suoi buoni esempi gli uomini videro la virtù in continuo accrescimento. Fate il bene, dice san Gregorio, anche in pubblico, per incitare gli altri ad imitarvi ed a glorificare in voi il Signore; ma il mondo vede purtroppo i nostri mali, impazienze, collere, ingiustizie, e forse mai la nostra virtù... Non è il tuo caso?

 

2. I progressi di Gesù furono continui. Non ha alcun valore, cominciare bene e tenere duro per un po' se poi ci si perde d'animo e viene meno la costanza... Gesù, nella manifestazione della scienza, della bontà, della carità, nel sacrificio di se stesso, nel far del bene a tutti, progredì continuamente fino alla morte. Perché tu sei così incostante nel bene? Non stancarti di salire su per il monte impervio della virtù ; ancor due passi, e sarai sulla vetta, felice per l'eternità.

 

3. Le sembianze di Gesù specchio del suo cuore. L'intimo dell'uomo si svela dall'espressione del suo viso; e l'ordine e l'armonia del sembiante dipingono quale sia il suo cuore. La dolce espressione di Gesù rivelava il suo dolce cuore; l'attività instancabile ne diceva lo zelo; gli occhi ardenti scoprivano l'interno fuoco d'amore. Il nostro disordine esterno, la nostra freddezza non rivelano il disordine e la tiepidezza del nostro cuore?

 

PRATICA. — Recita tre Gloria Patri, e da sempre buon esempio per amore di Gesù.

 

21 Gennaio

UTILITÀ DELLE NOVENE (1)

 

1. A che serve la pia pratica delle novene. Il nostro ardore di fede s'intiepidisce sovente; abbiamo bisogno di qualcosa che ci aiuti a scuotere il nostro torpore, a ritrovare il sentiero smarrito della virtù, a persuaderci che noi pure possiamo divenire santi A ciò mirano le novene. Se le segui con fervore, dopo non ti trovi meglio? Di'; voglio esser santo, e gran santo.

 

2. Come passare le novene. Ogni Santo ha una virtù particolare che spicca sulle altre, e di cui tu manchi; ogni Santo riuscì tale perché volle esserlo e si vinse, si mortificò, pregò; ogni Santo è un protettore che abbiamo in cielo... Nelle novene prega, mortificati, infervorati,.. S. Francesco di Sales invita ad attendervi senza caricarsi di troppe cose, ma compiendo tutti i nostri doveri con una esattezza minuziosa. E tu come le passi? Che fai di più del solito?

 

3. Cerchiamo un vantaggio particolare per noi. È bene pregare, ma è anche meglio praticare le virtù: meditiamo queste nelle novene, fissandoci su quella di cui ci troviamo mancanti; questa pratichiamo in tutti i giorni, supplicando il Santo con frequenti giaculatorie di amarci. Oggi, cominciando la novena del beato Sebastiano Valfrè, pensiamo di che virtù abbisognarne, e disponiamoci a trascorrerla nel modo meditato.

 

PRATICA. — Recita tre Pater, Ave e Gloria al Beato, e proponi di praticare la virtù che ti sei prefisso.

 

(1)           Primo giorno della novena del B. Sebastiano Valfrè.

 

22 Gennaio

IL   FERVORE

 

1. Ci spinge al fervore il comando di Gesù. Ci ordina di amare Lui con tutto il cuore, con tutta l'anima, con tutte le forze (Mt 22, 37); ci dice: Siate non solo santi, ma perfetti (Mt 5, 48); ci ordina di cavarci un occhio, di sacrificare una mano, un piede se ci scandalizza {Mt 18, 8); di rinunziare a tutto {Lc 14, 33) piuttosto di offenderlo. Come ubbidirlo senza un grande fervore?

 

2. La brevità della vita ci impone il fervore. Se ci fosse concessa la lunga vita dei patriarchi, se contassimo a secoli gli anni, forse sarebbero più degni di scusa la lentezza ed il ritardo nel servire Dio; ma che è la vita dell'uomo? Come fugge! Non ti accorgi che già s'avvicina la vecchiaia? La morte sta dietro alla porta... Addio allora desideri, volontà, progetti... tutto inutile per l'eternità beata.

 

3. L'esempio altrui ci deve Incitare al fervore. Che non fanno quelle persone che vivono in fama di santità? Esse si dedicano alle opere buone con tanto fervore e così ardente zelo che di fronte ad essi impallidiscono le nostre vantate virtù. Se poi ti paragoni al beato Sebastiano Valfrè, che, già ottuagenario, ancora lavora e si consuma per il bene altrui, vittima del suo fervore...; che mortificazione per te!

 

PRATICA, — Passa con fervore l'intera giornata... Ripeti sovente: O Beato, ottienimi il tuo fervore.

 

23 Gennaio

LO SPOSALIZIO DI MARIA E GIUSEPPE

 

1. Maria, Sposa di Giuseppe. Ogni stato è santo agli occhi di Dio, ed è via alla santità; Maria, quantunque apprezzasse e volesse lo stato dei vergini, vivendo nel Santuario, per volere di Dio dovette sposare Giuseppe, e lo fece con tutta sommissione. Impariamo ad uniformare in tutto la nostra volontà a quella di Dio, ripetendo : Fiat voluntas tua.

 

1. Giuseppe, Sposo di Maria. Quale innalzamento per Giuseppe! Quale fortuna incontrò nello sposare Maria! Anzi, quale grandezza nell'avere Maria, tanto amabile e santa, la Madre di Dio soggetta a lui! Con quale dolcezza, con qual pace, con quale armonia prese a convivere con lei? Giuseppe meritò una tal donna perché era giusto, ed il giusto ottiene sempre grazia da Dio, Fissiamoci in mente questa grande verità: Siamo buoni, e Dio ci aiuterà.

 

3. Accendiamoci di divozione a S. Giuseppe. Maria stessa lo rispettò, lo ubbidì, si affidò a lui nei pericoli, nei viaggi, lo fece custode della sua immacolata purezza; noi invochiamolo di cuore nei bisogni dell'anima e del corpo; abbandoniamoci con tutta confidenza nelle sue mani. Non s'invoca mai senza vantaggio; così dicono santa Teresa, sant'Alfonso de’ Liguori, il beato Sebastiano Valfrè. Lo preghi tu, e di cuore, san Giuseppe? Sai confidare in lui?

 

PRATICA. — Recita sette Gloria, in onore e in ricordo delle sette allegrezze e dolori di S. Giuseppe.

 

24 Gennaio

IL DISTACCO DALLA TERRA (1)

 

1. Il mondo giudicato dai mondani. Perché hanno essi tanta difficoltà a lasciar la terra? Perché tanto desiderio di prolungare la vita? Perché tanto impegno a voler godere i piaceri di quaggiù? Da dove viene tanta brama di crescere negli onori e nelle ricchezze? Perché tanta avidità di possedere, di guadagnare, e tanta paura e rincrescimento di perdere? La terra è il dio dei mondani. E non è forse anche il tuo?

 

2. Il mondo giudicato da Dio. È come un punto, un atomo, una goccia d'acqua, dice un profeta, è un nulla paragonato all'onnipotenza di Dio. È la valle delle lacrime per l'uomo, è l'esilio della povera umanità; i re coi loro onori, i ricchi col loro denaro, i piaceri col loro diletto sono niente davanti a Dio. Sulla sua bilancia pesa più un atto d'umiltà che una battaglia vinta. Sei praticamente persuaso di ciò?

 

3. Il mondo giudicato dai Santi. Comprendo ora perché i Santi ritenevano fango i piaceri, gli onori, le ricchezze di questa terra e le disprezzavano; ne sentivano il nulla di fronte alle grandezze di Dio e dei tesori del Paradiso. Il B. Sebastiano Valfrè vuole le anime e non i denari altrui; ed eletto arcivescovo di Torino piange, trema, usa ogni espediente, per sottrarsi alla carica; era distaccato dalla terra. Un momento di Paradiso vale più di tutto il mondo...

 

PRATICA. — Fa un atto di carità, e privati di qualche oggetto caro, per amor di Dio!

 

(1) Novena della Purificazione di M. V.

 

25 Gennaio

CONFORTI DELLA PREGHIERA

 

1. Perché i Santi pregano senza stancarsi? Si scorge, nella vita dei Santi, un amore costante alla preghiera. La prolungavano quanto più potevano. Gesù stesso passava le notti pregando (Luc. 6, 12) e sant'Antonio, santa Teresa, san Luigi, san Filippo, il beato Sebastiano consacravano alla preghiera le ore, le giornate, le notti intere, asserendo che era conforto e gioia per loro il pregare... Per noi forse è una noia! Quanto preghi tu?

 

2. Che cosa ottennero i Santi con la preghiera? Anche la vita dei Santi fu travagliata da lotte, passioni, tentazioni; così sant'Antonio, san Benedetto furono tentati di impurità; di impazienza san Francesco di Sales; di disperazione santa Teresa, il beato Valfrè; ma nell'ora del pericolo ricordarono le parole di Gesù Cristo; Vigilate et orale (Mt 26, 41), ed ebbero aiuto e vittoria pregando. Che lezione per noi!

 

3. Consolazioni gustate dai Santi nella preghiera. Alcuni Santi vissero in continue aridità di spirito; alcuni ebbero, dopo lunghi anni di tenebre, qualche rara stilla di soavità; alcuni furono in delizie quasi continue; eppure sono tutti santi egualmente al cospetto di Dio; sono varie vie al Paradiso; chi ebbe uno, chi cinque talenti; ma l'essenziale è farli fruttare, pregare e salvarsi.

 

PRATICA, — In chiesa, o in casa, recitiamo tre Pater domandando a Maria che ci ottenga l'amore all'orazione.

 






 

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 (31 gennaio San Giovanni Bosco)


26 Gennaio

TRE GRADI DELL'UMILTÀ

 

1. Disprezzare se stesso: Seipsum contemnere (De Imit. Chr.). La superbia si vale di ogni mezzo e di ogni arma per illuderci di essere grandi; ci acceca sui nostri difetti, ci nasconde i nostri vizi, ci magnifica le piccole e scarse nostre virtù!... quante volte ci lasciamo ingannare! L'umiltà ci svela il nostro nulla, i nostri demeriti, e ci muove al disprezzo di noi; il beato Valfrè si credeva il più gran peccatore, indegno di abitare coi religiosi. E tu come ti stimi? Che cosa ti

credi?

 

2. Amare di non essere conosciuto: Ama nesciri. Quanto è difficile amare la nostra meschinità; non voler comparire; non cercar di brillare per la nostra piccola sapienza, anzi nasconderla quando ci desse possibilità di sollevarci nel concetto del mondo; non lamentarci perché non si pensa a noi! II B. Valfrè, modello in questo secondo grado, amava comparire ignorante, fuggiva gli onori, piangeva nel vedersi tenuto in gran conto. Che rimprovero per me!

 

3. Desiderare di essere disprezzato: Ama pro nihilo reputari. Chi è fra noi che goda delle calunnie, dei disprezzi, come di veri trionfi? Chi, stimato, onorato, esaltato, cerchi ogni mezzo per essere umiliato? Chi fa questo, è un eroe di umiltà. Il B. Valfrè benefica chi lo ingiuria; suscita le risa sul suo nome di D. Bastiano; eletto Arcivescovo, si compiace di dire che i suoi fratelli zappano la meliga.

 

PRATICA. — Sii oggi umile con tutti.

 

27 Gennaio

LE PRIVAZIONI

 

1- Sopportare le privazioni involontarie. Il mondo è come un ospedale, in cui da ogni lato si alzano lamenti, dove a tutti manca qualche cosa per essere contenti. Privazioni nei beni, nella salute, nella pace di famiglia, nel lavoro, nelle virtù, nella santità!!! Chi ne va esente? A nulla serve il crucciarsi! La pazienza e la rassegnazione cambiano in rose le spine terrene. Gran cosa, la pazienza!

 

2. Aggiungervi privazioni volontarie. Soffrire è ben duro alla debole natura; ma 'vedendo Gesù che digiuna 40 giorni, che sopporta patimenti inauditi, fino a desiderare una goccia d'acqua, e non averla; e tutto soffre per amore nostro, come non imitarlo? Ecco il perché dei flagelli, dei digiuni, delle mortificazioni dei Santi... Amavano Gesù. Che ne dici tu, insofferente d'ogni pena?

 

3. Le privazioni, fonte di grandezza morale. Se il mondano si priva degli agi per arricchire; se il soldato vive di privazioni per far carriera nelle armi: il giusto si priva del sonno e del cibo, e diviene temperante; si mortifica nella collera, e diviene paziente; affligge il corpo, e solleva lo spirito; soffre alcuni giorni, ma si prepara godimenti senza fine. Il B, Valfrè era avido delle mortificazioni più che il mondano dei piaceri. Prega il Beato che t'ottenga forza d'imitarlo in qualche modo.

 

PRATICA. — Privati di un piacere onesto per imitare il beato Valfrè nel suo desiderio di mortificarsi.

 

28 Gennaio

LE OPERE DI CARITÀ

 

1. L'amor del prossimo fa parte dell'amare di Dio. Lo disse Gesù (Mc12, 31); amare Dio è il primo dei comandamenti, ma ve n'è un secondo molto simile, è l'amore del prossimo. Sono due rami di uno stesso albero, dice sant'Agostino; chi dice di amare Dio, mentre odia il prossimo, è un ipocrita (1 Jo. 4, 20). Non credere di amare Dio, se provi odio, rancore, avversione, freddezza col prossimo, se non lo soccorri quando puoi.

 

2. Chi ama Dio, è amorevole verso il prossimo. Chi fondò, istituì, promosse le più belle opere di carità, di beneficenza? Chi è tutto premuroso verso i poveri e i bisognosi, per spandere il Vangelo in regioni lontane? Non sono tutte anime innamorate di Dio? Il B. Valfrè, per esempio, notte e giorno lavora, fatica per beneficare il suo paese; piange e si ammala quando è impedito di far del bene. E noi che facciamo? Amiamo il vero bene altrui?

 

3. Chi ama Dio, si sacrifica per il prossimo. Il missionario e la religiosa sacrificano gli agi, le proprie soddisfazioni per salvare i loro simili; il sacerdote nell'apostolato, la suora di carità accanto al letto del moribondo, si consumano lentamente, senza speranza di ricchezze o di onori; ma l'amor di Dio li guida, li riscalda... Il B. Valfrè morì appunto perché non guardò a sé, per salvare il prossimo. E tu con qualche elemosina, con un servizio, con un po' d'incomodo quanto bene potresti fare al prossimo!

 

PRATICA. — Fa un'opera di carità, corporale o spirituale.

 

29 Gennaio

S. FRANCESCO DI SALES

L'ANGELO DELLA DOLCEZZA

 

1. Chi vuole, può vincere il suo carattere. Francesco di Sales ebbe da natura un carattere focoso e facile a risentirsi, ma accortosi del suo difetto propose di vincersi, e coll'aiuto di Dio vi riuscì. Fu capace più tardi di tacere se offeso, di non difendersi se calunniato, di sopportare con tranquilla pazienza le più dure prove tanto da meritarsi il titolo di angelo di dolcezza. Perché non potremo vincerci anche noi? Sarà difficile, ma non impossibile, se ci sarà compagna una tenace volontà.

 

2. Difficoltà di vincere il carattere. Certo non è fatica leggera, ne di pochi giorni; anzi richiede lotta, vigilanza, insistenza, perseveranza. Francesco di Sales confessò di aver impiegato ben 22 anni di continua lotta e tuttavia ancora sentiva ribollirgli nel petto impeti di collera. Cominciamo pure noi subito a combattere, e felici noi se ci arriderà la vittoria anche solo dopo 40 anni di insistenza, esami ed orazione.

 

3. Vantaggi della dolcezza. Il Redentore prendeva la dolcezza come suo carattere distintivo per avvincere le turbe e convertirle; S. Francesco di Sales con la dolcezza, convertì 70 mila eretici, fece ravvedere i peccatori, infervorò moltissime anime tiepide nell'amor di Dio; e soleva sempre dire che s'era pentito di aver usato con altri l'asprezza, non mai d'aver usato la dolcezza. Quanta pace avresti nel tuo cuore e quanto bene faresti agli altri, se fossi più dolce! Che ne dici?

 

PRATICA. — Recita tre Pater al Santo. Frenando la impazienza, tratta tutti con dolcezza.

 

 

30 Gennaio

IL B. SEBASTIANO VALFRÈ

UN SANTO DI TORINO

 

1. Anche nel nostro paese possiamo farci santi. Il beato Valfrè, nato a Verduno (Cuneo), passò circa 70 anni a Torino: nelle chiese predicava, confessava, infiammava gli animi al bene; negli ospedali, nelle case era l'angelo della carità e del conforto; in San Filippo porgeva esempi d'umiltà, di dolcezza, di pazienza; qui morì nel 1710, Perché non potremo farci santi anche noi nel nostro paese?

 

2. Confidiamo nel B. Valfrè. Iddio fece sorgere Santi in tutti i luoghi, a tutti porgendo, per mezzo loro, uno splendido esempio ed un valido protettore. Il B. Valfrè, così generoso nell'ottenere grazie temporali ai suoi devoti, il B. Valfrè la cui devozione tanto si diffonde (segno certo dei benefici per suo mezzo ottenuti) non vorrà esaudirci se gli chiediamo la grazia di giungere alla santità? Preghiamolo con tutta confidenza.

 

3. Imitiamo il B. Valfrè. Se amiamo la corona dei Santi, imitiamone le virtù. Non fanno per noi le estasi, i rapimenti, i miracoli del B. Valfrè, ma l'odio al minimo peccato, la mortificazione, la mansuetudine nelle contraddizioni; fa per noi lo spirito di preghiera, il fervore, lo zelo, il progresso continuo nel bene... Imitiamolo; saremo santi anche noi.

 

PRATICA. — Accostatevi ai santi Sacramenti e pregate il Beato perché vi ottenga dal cielo il dono della perseveranza.

 

31 Gennaio

L'AMORE DI DIO

 

1. L'amore del cuore. Perché ci commuoviamo e sentiamo tenerezza e palpitiamo d'amore per nostro padre, nostra madre, un nostro caro; e quasi mai abbiamo uno slancio d'affetto per il nostro Dio? Eppure, Dio ci è padre, amico, benefattore; è tutto per il nostro cuore; Egli dice: Che potrei far di più per voi? La giornata dei Santi era un palpito continuo d'amor per Dio, e la nostra com'è?

 

2. L'amore di fatto. Il sacrificio è la prova dell'amore. Val ben poco ripetere : Vi amo, mio Dio; vivo per voi, mio Dio: sono tutto vostro, quando non si resta attaccati al peccato, quando mancano le opere fatte per amor di Dio, quando non si vuoi soffrire nulla per lui, quando non si è disposti a tutto sacrificare per lui. II beato Valfrè provava, colle penitenze, colla rassegnazione, con mille opere di carità, il suo amor di Dio; noi non siamo buoni che a parole...?

 

3. L'amore che unisce. Ama la terra, diverrai terreno; volgiti al cielo, diverrai celeste (S. Agostino); il nostro cuore ama le comodità, le ricchezze, i piaceri, gli onori; si ciba di fango e rimane inchiodato alla terra. I Santi si univano a Dio nella preghiera, nelle Comunioni fervide, nell'adorazione al Santissimo Sacramento, in tutte le azioni; e così divenivano spiritualmente elevati, nel linguaggio, nel contegno, nelle loro opere.

 

PRATICA. — Invoca sovente: Signore, voglio amarvi, datemi il vostro santo amore.

 






 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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  FEBBRAIO

 

PREGHIERE DI RIPARAZIONE

da recitarsi durante tulio il mese di Febbraio.

 

Eterno Padre, per la vostra misericordia e per i meriti infiniti del Sacro Cuore di Gesù, fatevi conoscere da tutte le anime, poiché volete che tutte si salvino. Pater e Ave.

Eterno Verbo incarnato, Redentore del genere umano, degnatevi, per il vostro Sacratissimo Cuore, di convertire a voi tutte le anime, poiché per esse siete stato ubbidiente sino alla morte di croce. Pater e Ave.

Spirito d'Amore, per i meriti del Sacro Cuore di Gesù, degnatevi di diffondere la vostra ardentissima ed onnipotente carità in tutti i cuori, affinché tutti arriviamo a cantare in eterno le vostre divine misericordie in Cielo. Pater e Ave.

 

Santo protettore.

Santa Margherita da Cortona — S. Mattia — Sant'Agata — Santa Scolastica - Santa Dorotea

 

Giaculatoria.

Eterno Padre, vi offro il Sangue preziosissimo di Gesù Cristo, in sconto dei miei peccati e per i bisogni di santa Chiesa (100 giorni d'indulgenza ogni volta).

 

Virtù da praticarsi.

La pazienza in tutte le contrarietà.

 

1° Febbraio

DUE GENERI DI CARNEVALE

 

  1.Il carnevale del demonio. Guarda nel mondo quanta spensieratezza: bagordi, teatri, balli, cinematografi, divertimenti sfrenati. Non è forse il tempo in cui il demonio, sorridendo, va intorno cercando chi dannare, tentando anime, accumulando peccati? Il carnevale non è il trionfo del demonio? Quante anime si perdono in questi giorni! Quante offese a Dio non si moltiplicano! Forse anche tu ti lasci andare perché è carnevale. Pensa che il demonio ride, ma Gesù sente il cuore trafitto!... Questo non significa che tu non debba divertirti, ma c'è modo e modo di poterlo fare e alcuni di questi modi offendono Dio. Il cristiano, discepolo di Cristo, evita ogni sfrenatezza, Santa Caterina da Siena, durante il carnevale, si ritirava nella sua camera per trattenersi con Gesù che in quei giorni veniva dimenticato, ai suoi fratelli a cui piaceva andare al carnevale, raccomandava loro la sobrietà.

 

2. Il carnevale di Dio. Se c'è in te una scintilla di amore, puoi vedere impassibile le anime perdersi, Gesù offeso, abbandonato, bestemmiato, disprezzato, e non fare nulla per le anime e per Gesù? I Santi, in questi giorni, usavano mortificarsi, aumentare le preghiere, fuggire il mondo e moltiplicare le visite al Sacramento. Tali atti confortano Gesù, lo placano, lo disarmano; e tu che fai? Non confondere questi atti d'amore con la tristezza, a Gesù piacciono le anime felici. Guarda alla storia di Santa Teresa d'Avila, era un'anima gioiosa, pensa a Santa Teresina del Bambin Gesù, era così serena e di gioia fanciullesca che in una riproduzione teatrale in convento, si mascherò da Santa Giovanna d'Arco per celebrarne le lodi. 

 

3. A che classe appartieni? Sei mondano? Segui pure, scapricciati come vuoi, Gesù non ti impone nulla; ma se dal divertimento passassi all'inferno, che ne sarebbe di te? — Sei praticante? Prosegui, anzi progredisci, ricordando San Filippo Neri che sovente diceva "state buoni se potete"; la beata Maria degli Angeli, e altri santi pieni di zelo a compensare Gesù, abbandonato nel Santissimo Sacramento. — Sei tu oscillante tra la devozione e i piaceri? Ricorda che non si possono servire due padroni. Nostro Signore è felice se noi siamo felici, ma le sregolatezze, gli eccessi modaioli, la vanità, la mondanità, non danno felicità e tu, ingannato, rischieresti di perderti per pochi giorni di ubriacature festaiole?

 

PRATICA. — Scegli qualche penitenza da praticare per tutto il tempo del carnevale. Piccole rinunzie, il digiuno del venerdì, offriti al Divin Sacramento per le anime dei peccatori.

 

2 Febbraio

PURIFICAZIONE DI MARIA

 

1. Maria osserva tutta la legge. Gesù venne, non ad abrogare, ma a confermare e adempire la legge. Maria sa il comando della legge di Mosè per cui la donna doveva recarsi al tempio nel 40° giorno dopo la nascita del primogenito, per offrirlo e riscattarlo; e pur non essendo obbligata, vi si assoggetta esattamente; rimprovero per noi che a ogni occasione cerchiamo pretesti per esimerci dal dovere.

 

2. Maria si purifica. Ma di che cosa si purifica, se era tutta santa, immacolata, purissima? Quanta umiltà nel comparire peccatrice come le altre donne! Iddio la esalta subito; Simeone ed Anna uniscono alle lodi di Gesù gli elogi a Maria. — Con qual fine compiamo le nostre azioni?... Purifichiamo i nostri desideri volgendoli all'acquisto della virtù; purifichiamo le nostre intenzioni, affinché tutto sia fatto ad onore e gloria di Dio. Adempiere alla Legge divina è la vera gioia per il cristiano; ricordandoti di Dio, Egli si ricorderà di te al momento opportuno.

 

3. Maria riscatta Gesù. L'offerta dei poveri è il prezzo dato per il riscatto di Gesù; due colombine. — A che umile prezzo si concede il Redentore! Con questo manifestava il suo desiderio di essere tutto nostro purché lo vogliamo! Le due colombe simboleggiano l'offerta del corpo e dell'anima, ovvero della mente e del cuore da farsi a Gesù, per essere interamente suoi, consacrati al suo servizio. La tua mente e il tuo cuore, invece, di chi sono? 

 

PRATICA. — Recita le Litanie della Madonna, e fa l'offerta di tutte le tue azioni a Gesù.

 

3 Febbraio

PENITENZA

 

1. Il mondo la fugge. Tutto il mondo accorre quando si tratta di godere; la folla si accalca alle porte delle sale da ballo, dei teatri, dei cinematografi; ma se una voce chiama perché pensando alla nostra salvezza ci mortifichiamo e digiuniamo, ecco la scusa pronta: Io non mi sento, non posso, non è per me. Iddio non mi chiede nulla, io non pretendo farmi santo; è una pazzia quello che la Chiesa comanda (Sap. v, 4); non è più il tempo degli eremiti! Chi sa però se un giorno non piangeremo, chiamandoci da noi stessi stolti! Ricordati che cosa vuol dire essere nel mondo, ma non del mondo. Gesù non ci chiede nulla che sia superiore alle nostre forze, ma quel poco che ci chiede è il nostro vero mondo.

 

2. Iddio la comanda. L'intimò ad Adamo dopo il peccato, la pretese in tutti i secoli, mandò il diluvio a castigo degli uomini che, divertendosi disonestamente l'avevano dimenticata; Gesù abbracciò per sé la via della penitenza; predicò l'obbligo di portare ognuno la nostra croce, di rinnegare noi stessi, di metterci per la via stretta, di rapire con violenza il Paradiso, colla minaccia della perdizione per chi non fa penitenza (Luc. 13, 5). Dunque chi ascolteremo noi?

 

3. I nostri peccati la esigono. Nessuno può negare che i propri peccati sono molti e gravi; ognuno li ripete senza fine e senza misura; quale compenso diamo per questi al Signore? Adamo fu perdonato, ma subì ben 900 anni di penitenza. Davide, Pietro..., furono perdonati; ma quante lacrime sparsero! Gesù dovette salire sulla Croce, per riparare i nostri peccati, facendosi così, Lui che era il Santo, l'Iddio fra noi, peccato. Quanto a noi, se adesso non ci affrettiamo a far penitenza, quale duro e lungo castigo ci aspetta, in Purgatorio, pur essendo pentiti! altrimenti, l'Inferno, dal quale non c'è più rimedio. E' per questo che il Signore è tanto insistente: pregate per non cadere in tentazione, per questo la Chiesa come una madre tenera ammonisce continuamente i suoi figliuoli. La posta in gioco è davvero alta.

 

PRATICA. — Recitare il Miserere domandando pietà al Signore.

 

4 Febbraio

IL FINE DELL'UOMO

 

1. Da dove vieni? Ogni effetto ha la sua causa, ogni fiume ha la sua sorgente, ogni albero il suo seme; e tu che vivi, da dove vieni? Che origine hai? Esci forse dal nulla? No: Iddio ti ha creato... Egli è tuo padre (Deut. xxxil, 6); tu eri fin dall'eternità nelle mani di Lui; quando volle proferì su te le onnipotenti parole dette al giovanetto di Naim: Sorgi (Lc.7, 15); e ti consegnò ai tuoi genitori. Potrai ringraziarlo abbastanza d'averti creato? Ricorda sempre: le mie radici vengono da Dio, la mia anima viene da Lui, io sono opera delle sue mani, sono frutto del suo amore. Appena ti alzi di buon mattino ringrazia il Signore per il dono della vita; quando ti corichi, ringraziaLo per la giornata e chiedigli perdono per ogni mancanza fatta.

 

2. Dove sei? Nulla esce dalle mani di Dio senza un grande perché; e tu che cammini, che parli, che vivi, perché fosti creato? Solamente per vivere, per divertirti, per godere i piaceri della terra?— Sei forse quaggiù a caso, o per soddisfare i tuoi capricci? O nobile creatura. Iddio t'ha creato per sé; ricordati che sei in un mondo di prova... Iddio ti diede un'anima ragionevole perché lo conoscessi, Lo amassi, lo servissi... Ricorda: sono opera del Suo amore.

 

3. Dove vai? Non è questa la nostra ultima sede, altro luogo ci attende. Il nostro pianto, i nostri lamenti ci dicono che qui non siamo felici; il nostro cuore aspira più in alto ad una felicità infinita: l'avremo; entreremo un giorno nella Casa di Dio (Sal 121, 1); il Paradiso, il godimento di Dio ci aspetta... Non puoi pensare davvero che tutto il nostro mistero, dalla nascita alla morte, finisca miseramente in una tomba, dove il corpo sarà consumato dai vermi, se pensi vero questo allora non hai neppure un grande pensiero di te stesso! Vedi invece come Iddio eleva l'uomo a più grandi altezze! Non siamo destinati ad una tomba! La nostra vita non finisce in una tomba! Studia queste verità; e il mondo ti parrà meschino! Di' spesso; io sono di Dio. 

 

PRATICA. — Organizza la tua vita in modo che nulla sia contrario al tuo ultimo fine, ma tutto concorra a conseguirlo.

 

5 Febbraio

IL PECCATO

 

1. I mali della terra ce ne dicono la gravità ( Is. 31,1-3; 20 / Gerem.17,5). Che sono mai le disgrazie, le tribolazioni, le malattie, le guerre, le pestilenze, la morte, con tutte le sciagure che opprimono la misera umanità? Sono frutto, conseguenze e castigo di un solo peccato originale!.-. Quante volte Dio per un solo peccato punì e ridusse in stato miserando un uomo. una famiglia, un regno? (Prov. 14, 3)? Sarà, dunque, una cosa da nulla il peccato, se scatenò tutti i mali che ci affliggono? Gesù stesso ci mette in guardia dal peccato (leggi Mt.5,30; 18,8-15 /Mc. 3,28-30 / Eb. 6,4-8 / 10,26-29); Egli stesso si descrive quale Agnello sacrificale contro il peccato nostro: Mt. 3,13-17 / Gv. 3,28-36,  disse: «Ecco l'Agnello di Dio, che toglie il peccato del mondo!». 

 

2. L'inferno ce ne insegna l'enormità. Un castigo enorme suppone un enorme delitto. Iddio stesso accende e alimenta con la sua mano onnipotente il fuoco infernale. Un tormento senza misura, la privazione totale d'ogni bene, un castigo eterno, per punire anche un solo peccato mortale. E condanna i suoi figli, per cui ha dato il sangue... Questa riflessione non t'infonde vivo odio al peccato? Ma l'uomo insensato non pensa bene e dice piuttosto: come può un Dio tanto pietoso essere così crudele ed alimentare un fuoco eterno? Infatti tu pensi distortamente. Dio è giustizia, mentre dolore e desolazione non furono generate da Lui ma da Satana, dalla ribellione, dalla superbia, dalla lontananza da Dio. Se tu scegli di allontanarti da Dio, questo è quello che ti attende. Amore divino è quello di un Dio che non solo ci avverte del pericolo, ma si è fatto uomo per venicerlo a dire di persona, ed è finito sulla Croce per evitarci l'Inferno.

 

3. La grandezza di Dio ce ne dimostra l'infinità. Il peccato è offesa, recata non a un uomo, non a un angelo, ma al Re dei re, a Dio, Essere infinito, immenso e da amare sopra ogni cosa perchè da Lui veniamo e da Lui siamo stati creati a Sua immagine. E l'uomo, vile verme, fango e polvere, misera creatura, ardisce dichiarare guerra a Dio, e dire: Non voglio servirti. Ma questo è un atto di ribellione, è stoltezza, è provocare la giustizia infinita... eppure quante volte l'hai commesso! Il peccato ci fa perdere il Ciclo, cioè un bene eterno, infinito, la felicità del Paradiso! La vera meta, lo scopo per cui nasciamo e viviamo.

 

PRATICA. — Recita un atto di contrizione, soggiungendo: Signore, liberami da ogni peccato, abbi pietà di me peccatore.

 

6 Febbraio

L'ANIMA

 

1. Hai un'anima. Guardati dal peccatore che dice: Morto il corpo, tutto è finito. Hai un'anima che è alito di Dio; è un raggio della sapienza divina; anima ragionevole che ti distingue dal bruto; anima capace d'immenso amore che t'avvicina agli Angeli; anima semplice, spirituale, immortale, che porta in sé l'immagine e la rassomiglianza con Dio : nobile anima!

 

2. Hai un'anima sola. Se perdi una mano, l'altra ti soccorre, se perdi un occhio l'altro t'aiuta a vedere: ma un'anima sola t'ha dato il Signore e la libertà di perderla o di salvarla. Se ne avessi due, potresti perderne una, purché l'altra si salvi; ma ciò è impossibile: eppure, tu vivi come se ne avessi dieci! Abbi pietà dell'anima tua (Eccli. 30, 24).

 

3. Guai se perdi l'anima tua! Con un po' d'impegno, con qualche mortificazione, con un po' di riflessione, con poche preghiere ben fatte e costanti, puoi giungere felice alla Casa di Dio, in seno a Lui, immerso nelle delizie di Dio stesso... Ma un solo peccato mortale può allontanare per tutta l'eternità l'anima tua dal sommo bene, può gettarla nel fuoco eterno e nella disperazione... E tu, forse, attualmente sei in peccato! Ecco la vera misericordia di Dio che si avvicina a te mediante il Sacramento della Penitenza. Vai dal sacerdote e lasciati riconciliare con Dio.

 

PRATICA. — Rinunzia a tutto piuttosto che perdere l'anima. Cura la tua anima come hai cura del tuo corpo, ed anzi di più dovresti curare l'anima sapendo che questa ti sopravviverà al corpo.

 

7 Febbraio

MORTI IMPROVVISE

 

1- Frequenza di queste morti. Giovani e vecchi, poveri e ricchi, uomini e donne, di quanti si sente il triste annunzio! In ogni luogo, a casa, per via, sulle piazze, in chiesa, sul pulpito, all'altare, dormendo, vegliando, fra i bagordi e i peccati! Quanto spesso si ripete questo terribile passaggio! Non può toccare anche a te? Pensi forse di essere immortale quando non pensi affatto a curare la tua anima immortale? Vedi come si contraddice l'uomo peccatore! Dice: ma io all'anima non ci credo; non credo che sopravviva alla morte; non credo a quello che insegna la Chiesa. Eppure esorcizzi la morte con una infinità di pratiche pagane; come puoi pensare di essere così intelligente se piangi per il defunto, gli fai il funerale, ne tessi le lodi, per poi abbandonare la sua anima all'oblio?

 

2. Ammaestramento di queste morti. Ecco le ammonitrici parole del Redentore: Siate preparati, che il Figliuolo dell'uomo verrà nell'ora in cui non ve lo aspettate (Luc. 12. 40); vegliate, perché non sapete ne l'ora, ne il giorno (Mt 24, 42); sarà come un ladro che vi sorprende (II Petr. 3, 10), Se ciò non basta, l'esperienza ci avverte a star preparati, col farci veder tante morti repentine, fulminee! Non tentare di fuggire la verità; se tu la fuggi via essa ti diventerà ombra incomprensibile, ma se tu l'accogli essa ti sarà maestra di vita.

 

3. La morte è improvvisa solo per chi lo vuole. Il male della morte non sta nel morire improvvisamente; ma nel morire impreparati, con la coscienza sconvolta dal peccato! S. Francesco di Sales, S. Andrea Avellino, morirono d'un colpo apoplettico: eppure, sono santi. Per chi vive preparandosi alla morte, per chi mantiene la coscienza limpida, per chi cerca di piacere a Dio, in qualunque ora muoia, la morte, benché subitanea, non sarà mai imprevista. Pensa a te stesso nel senso vero, ossia, pensa alla tua anima che è il bene più prezioso che hai.

 

PRATICA. — Ripeti lungo il giorno: Signore, liberami dalla morte imprevista. Non lasciarmi nel peccato: salvami! E ricorda sovente che nell'Ave Maria imploriamo ogni momento: prega per noi peccatori, adesso, e nell'ora della nostra morte.

 

8 Febbraio

LA COSCIENZA

 

1. Coscienza elastica. Sei tu uno di quelli che, senza paura, senza scrupoli, non sentono alcun rimorso? Di quelli che considerano i peccati inezie, debolezze o necessità di natura? Che alternano piaceri e divertimenti a devozioni? O che disprezzano la frequenza ai Sacramenti, e si accontentano d'essere, non santi, ma uomini onesti? Eppure Gesù dice: Siate perfetti….e chiederà conto perfino delle parole oziose...

 

2. Coscienza eccessivamente scrupolosa. Sei nell'estremo opposto, in continuo affanno, sempre timoroso di peccare lasciando la santa Comunione, anche malgrado il formale ordine del direttore spirituale ritendosi, persino, più giudici del Signore stesso, ripetendo le preghiere, che non credi mai abbastanza ben fatte, vivendo così in Purgatorio continuo? Eppure lo spirito di Gesù è spirito di pace; Egli predica la confidenza; in questa e nell'obbedienza cerca il tuo rimedio. Questa coscienza conduce agli inutili sensi di colpa, porta tristezza, conduce persino al peccato contro lo Spirito Santo (Mt.12,31). 

 

3. Coscienza retta. Dobbiamo cercare di formarci una coscienza retta seguendo le massime del Vangelo e non quelle del mondo; basandoci sui comandamenti di Dio, non sul rispetto umano; sugli insegnamenti della Chiesa che è maestra di verità, non sul nostro capriccio. Nei casi dubbi è necessario non regolarsi da sé, ma consultare un buon direttore spirituale; bisogna ricorrere a chi può dirigerci nelle cose difficili, e praticare molta umiltà per non essere abbandonati da Dio in balia delle nostre cattive passioni (Rom. 1, 28). Il nostro modello di virtù è nei Santi a cominciare dalla Vergine Santissima, vedere come hanno operato gli Apostoli, guarda a Pietro che dopo aver rinnegato il Signore pianse amaramente, segno di una coscienza retta, e non si lasciò schiacciare da una coscienza rigida, non disperò di salvarsi, mentre vedi come è finito Giuda, amato anch'egli da Gesù e pure giunto a pentirsi del tradimento, quando restituisce i trenta danari, non resiste ad una coscienza avida a tal punto da morire disperato.

 

PRATICA. - Implora, con tre Pater allo Spirito Santo, la grazia di agire sempre con retta coscienza. Impegna le tue giornate a perseguire le virtù con le quali la coscienza viene formata ed educata a quella rettitudine che apre le porte sul Regno di Dio.











 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  9 Febbraio

LA RESA DEI CONTI

 

1. È verità di fede. Perché lasciarci agitare dal dubbio e dalla tentazione sul destino dell'al di là? Gesù ha parlato chiaro, e non mente. Dopo la morte, verrà il giudizio (hebr. 9, 27); Gesù lo disse con la parabola del servitore chiamato a rendere i conti (Luc. 16, v. 2); gli Apostoli raccogliendo la grande verità, la proposero nel Credo, dicendo :  Verrà a giudicare i vivi e i morti ". Se lo credi, perché vivi cosi male?

 

2. Il giudizio toccherà a te. Qui è inutile nasconderti, fingere e presumere: dovrai comparire dinanzi al Giudice, argum te (Ps. XLIX), spoglio di titoli, di protezioni, di vana speranza; tu solo in faccia a Dio solo: a Dio giusto, terribile per il corrotto e il mentitore, a Dio con le fatali bilance in mano perchè Lui solo è vera e somma giustizia, da cui dipende la nostra eternità. Tremavano di sana inquietudine i Santi a questo pensiero : e tu ridi e ti diverti? Pensaci bene prima di gettare via la misericordia di Dio, pensaci finchè sei in vita.

 

3. La giustizia è la regola dei giudizio. Il giudizio è il momento delle grandi rivelazioni: l'uomo è di fronte a se stesso (Ezech. 7, 3); allora non è più il regno della misericordia, ma il trionfo della giustizia; non più compassione, ma severità; se l'uomo abusò della bontà di Dio su questa terra, se ne disprezzò gli inviti amorevoli, allora vedrà i terribili effetti della giustizia divina: e tu non pensi che con Dio non si ride (Gal. 6, 7). Perchè credi Egli sia venuto sulla terra, se non per spingerci a scoprire la verità sulla nostra esistenza definitiva? Il male e il bene compiuti saranno giudicati alla fine, nulla rimane indiscusso, ma è certo che tu stesso sarai artefice del giusto verdetto che attende ogni soddisfazione: beato se avrai creduto e affidato la tua vita a Dio; dannato se con ostinazione e perversione superba lo avrai rifiutato. Egli ti darà ciò che avrai scelto!

 

PRATICA. - Oggi fa un serio esame di coscienza, e osserva a che punto ti trovi. Maria, Mater gratiae. - Dulcis Parens clementiae, - Tu nos ab hoste protege - Et mortis hora suscipe.

 

10 Febbraio

LA SENTENZA DEL GIUSTO

 

1. Sorriso del Giudice. Considera quale gioia inonderà l'anima del giusto al giudizio, nel vedere Dio col sorriso rivolgergli le dolci parole : “ Non temere, sono Io, tuo Padre, tuo Dio; non mi conosci? Mi temevi in vita; tremavi a comparire innanzi a me; moltiplicavi le opere buone, le virtù, i meriti... Coraggio, servo buono e fedele, tu hai compiuto il tuo dovere: vieni... ”. Anche a te Dio rivolgerà tale sorriso, purché tu viva bene... Mettiti presto sulla buona via, il nostro Dio è un Dio che ama e ti cerca.

 

2. Sentenza consolante del Giudice. Vieni, benedetto, nel regno di Dio Padre {Mt 25, 34). Che dolci parole! Vieni, Iddio invita l'anima ad accostarsi, a venirgli in seno, a congiungersi a Lui per non separarsi mai più; benedetto, benedizione che abbellisce, che allieta, che inebria, che accende di ardore celeste; nel regno, a godere Dio, con Dio, a parte del suo regno, delle sue dolcezze... L'avrai tu questa sentenza? Cerca di meritarla con l'esame frequente di coscienza. Diceva Santa Bernadette: Cielo, Cielo; solo il Paradiso conta, il resto è nulla.

 

3. L'anima consolata. Come spiegare la contentezza del giusto? Come benedirà allora il po' di bene, radunato per quel momento supremo! I peccati fuggiti, detestati, cancellati con la penitenza, le tentazioni superate, le mortificazioni intraprese, le virtù praticate; come tutto parrà un nulla in paragone alla benedizione, al godimento di Dio!... Che fai tu per meritare tale sentenza? Vedi come sei lasciato di scegliere da che parte stare? Dio non è venuto sulla terra per ricattarci o per metterci paura, è venuto per dirci la verità sulla nostra destinazione eterna, questa è la nostra consolazione: la verità che nessun altra religione al mondo o filosofia ha saputo spiegarci con tanta dimostrazione quando, per sigillare questa verità, Nostro Signore Gesù Cristo andò sulla Croce. Quele altro dio pregato o invocato dagli uomini di ogni tempo ha fatto questo per te?

 

PRATICA. — Quando sarai coricato, pensa se, giudicato in questa notte, potresti sperare la sentenza del giusto. Un Pater a S. Giuseppe.

 

 

11 Febbraio

L'ESAME DI COSCIENZA

 

1. Ci porta alla conoscenza di noi stessi. Nulla è nascosto a noi quanto noi stessi! Come l'occhio vede tutto e non se stesso, così il cuore è un mistero a se medesimo! Tu conosci i difetti altrui, vedi le paglie negli altrui occhi, critichi tutti; ma non sai conoscere te stesso!,.. Eppure se ogni sera esamini l'anima tua, se ti studi, se cerchi con diligenza i tuoi difetti, giungerai a conoscerti un poco. Lo fai tu questo esame ogni giorno? Pensi a quante volte critichi Dio stesso, il Papa, la Chiesa, ma eviti superbamente di pensare a come ti comporti nei confronti di Dio e del prossimo?

 

2. Ci aiuta ad emendarci. Potresti vedere in uno specchio la tua faccia macchiata, rimanere impassibile e non pulirla? Specchia ogni sera l'anima nella legge di Dio, nel Crocifisso; quante macchie! Quanti peccati! Non un giorno senza qualche miseria!... Se lo fai seriamente, non puoi dire con indifferenza: Oggi ho peccato come ieri, o più che ieri; e non m'importa niente. Se dopo l'esame non ti emendi, non è forse perché lo fai con leggerezza e con animo prevenuto? Non è forse la tua superbia, l'orgoglio, la vana gloria ad impedirti di vederti chiaramente dentro e di emendarti?

 

3. È un efficace mezzo di santificazione. Se contribuisse anche solo a diminuire i peccati, produrrebbe già un progresso .nella virtù; ma se ti metti a praticare una virtù per volta, se ogni sera esamini con che riuscita in quel giorno l'hai praticata, e, vedendoti deficiente, proponi e ti rimetti il giorno dopo a praticarla con più energia, quanto presto riuscirai a santificarti! Forse perché ti costa un leggero sforzo, vuoi perderne i vantaggi, tralasciandola? Eppure quanti sforzi compi ogni giorno per soddisfare le tue necessità umane e terrene? Non ti prendi forse cura del tuo corpo e non mangi ogni giorno per mantenerti in salute buona? Come puoi ignorare o persino danneggiare la salute della tua anima?

 

PRATICA. — Fin da questa sera, comincia a far bene l'esame di coscienza, e non lasciarlo più. Invoca il tuo Angelo Custode ogni giorno, più spesso che puoi.

 

12 Febbraio

LO SMARRIMENTO DI GESÙ

 

1. Gesù rimane in Gerusalemme. Il Redentore toccava i 12 anni, quando, venuto al Tempio per la solennità della Pasqua con Giuseppe e Maria, nel partire eluse le loro ricerche e rimase nel Tempio. Non fu per ingannarli, né per disubbidire o per rendersi libero; ma solo per obbedire al divin Padre che voleva desse un saggio della sua Sapienza celeste. Dobbiamo obbedire prima a Dio, poi agli uomini.

 

2. Gesù si ferma nel Tempio. Gesù non si ferma per le vie, per vana curiosità di vedere o di esser veduto; ne per le case in vane chiacchiere e inutili discorsi; nè con persone estranee per farsi conoscere; ma in chiesa, nella casa della preghiera, al cospetto di suo Padre, ragionando coi sacerdoti e dottori della legge, parlando di Dio e della sua legge. Che lezione ai tanti nostri inutili cicalecci!

 

3. Dolore di Giuseppe e di Maria nello smarrimento. Non appena si avvidero, dopo una giornata di cammino, che Gesù non era con essi, afflitti, dolenti, incolpando se stessi, non ebbero più posa. Lo cercarono tra parenti e amici; e non avendolo trovato, si sentirono il cuore trafitto; ed a ragione, avendo perduto Dio, Come mai noi siamo così tranquilli quando perdiamo il Signore e la sua grazia col peccato, e ci comportiamo come se nulla fosse? Perché non corriamo a cercarlo mediante la Confessione? L'anima senza Dio, è perduta!.. Che poi, rifletti, in questo smarrimento, non è certo Gesù che si era perduto, ma i suoi genitori che non lo trovavano più. Questo quadro ci spinge a pensare a quante volte noi perdiamo Gesù, lo smarriamo nella nostra vita e vedi come seguendo la Madre noi lo ritroviamo, lo ritroviamo nel posto giusto, a parlare dei progetti del Padre. Seguiamo i Santi Genitori di Gesù così anche noi lo ritroveremo ogni volta che lo smarriamo.

 

PRATICA, — Proponi seriamente di non perdere mai Gesù col peccato grave. E se ciò accadesse, fai ricorso alla medicina per sanarti, corri al confessionale e poi in ginocchio davanti all'Eucaristia. Il Signore non attende altro da te per poterti riabbracciare. Ti attende ogni giorno.

 

13 Febbraio

GESÙ RITROVATO

 

1. Fu ritrovato dopo tre giorni. Volle esercitare la pazienza e la virtù di Giuseppe e di Maria per tre giorni, e, malgrado il loro dolore e le loro fervide preghiere, differì al terzo giorno la loro consolazione. Noi ci lamentiamo se Iddio non ci consola subito, non ci fa sentire la sua presenza, non ci esaudisce come noi desideriamo. Egli lo fa per farci accrescere i nostri meriti. Rassegniamoci: Maria e Giuseppe, benché santissimi, furono forse subito consolati?

 

2. Tenero rimprovero di Maria. Appena la Vergine vide il Figlio tra i dottori e poté liberamente parlargli: Figlio, gli disse, perché ci hai fatto questo7 Ecco che tuo padre e io addolorati andavamo in cerca di te (Luca 2, 48). Che moderazione in questo rimprovero! Che parole misurate! Quando un giusto motivo ci obbliga al rimprovero, come parliamo noi?

Ci comportiamo con calma?

 

3. Risposta di Gesù. Non riprende la sollecitudine di Giuseppe e di Maria, non è insensibile alla loro amorevolezza; ma scusa se stesso, dicendo di essere stato causa del loro affanno per compiere la volontà del Padre: Non sapevate che debbo occuparmi delle cose spettanti al mio Padre celeste? Figli, inferiori, dipendenti, come rispondete ai vostri superiori? Imparate da Gesù ad amarli e a rispettarli. L'amore e il rispetto verso i genitori è un comandamento di Dio, e perchè è così importante? Perchè solo con l'obbedienza a Dio, che agisce per il nostro bene vero, noi possiamo essere veramente felici.

 

PRATICA.— Recita i sette dolori della santissima Vergine, o sette Gloria Patri, in ricordo di essi. Affidati a Maria e a Giuseppe quando, voltandoti, ti accorgi di aver smarrito Gesù.

 

14 Febbraio

DIO MI VEDE SEMPRE

 

1. Dio ti vede in tutti i luoghi. Dio è ovunque con la sua essenza, con la sua potenza. Cielo, terra, abissi, tutto è ripieno della sua maestà. Discendi nei più profondi abissi, o sali sulle più alte vette, cerca qualsiasi riposto nascondiglio : ivi Egli è. Nasconditi, se puoi; fuggilo: Dio ti porta in palma di mano. Eppure, tu che non faresti un'azione sconveniente o indecente alla presenza di un personaggio autorevole, la farai innanzi a Dio?

 

2. Dio vede tutte le tue cose. La tua apparenza come la tua essenza è svelata agli occhi di Dio : pensieri, desideri, sospetti, giudizi, compiacenze cattive, cattive intenzioni, tutto è chiaro e limpido in faccia a Dio. Le più grandi, come le menome azioni, meritorie o peccaminose, tutto vede e pesa, approva o condanna. Come osi fare cose che Egli può subito castigare? Come osi dire : Nessuno mi vede?...

 

3. Dio che ti vede sarà tuo giudice. Cuncta stricte discussurus: vaglierò tutto con rigore: a me la vendetta, e la farò davvero; retribuam! (Rom. 12, 19). È ben terribile cadere nelle mani del Dio vivente (Hebr 10, 31). Che diresti d'un bambino che graffia la madre che può vendicarsi solo coll'allargare le braccia e lasciarlo cadere? E come osi rivoltarti, offendere Dio che ti giudicherà e, se non ti penti, di punirà di sicuro? Il primo peccato che commetti, può essere l'ultimo... Il timore di Dio ti spinga a impegnarti a salvare l'anima. La pazienza proverbiale di Dio, che è infinita, cessa tuttavia nel momento in cui morirai. Finito il tuo tempo inizia l'eternità di Dio della quale ci ha resi partecipi con l'adozione a figli. Non esisterà un altro tempo, hai solo questa vita per decidere se stare dalla parte di Dio o contro di Lui. In fin dei conti non è Lui a punirti, giudicando le tue scelte Egli ti darà ciò che avrai scelto: o con Lui o contro di Lui.

 

PRATICA. — Nelle tentazioni rinnova il pensiero della presenza di Dio: Dio mi vede.La Sua presenza nel mondo ti incoraggi a nutrire un vero e santo timore che lontano da Lui, avresti solo l'Inferno.

 

15 Febbraio

LO SVAGO

 

1. Deve costituire un riposo dopo il lavoro. L'arco, sempre teso, alfine si spezza. Vi dev'essere il tempo per tacere e per parlare, per lavorare e per riposare, dice lo Spirito Santo (Eccl. 3). Come la notte succede al giorno, così il riposo alla fatica. Anche i Santi si prendevano il debito sollievo, e Gesù stanco si sedette presso il pozzo di Samaria. Ma il riposo deve essere un premio, una necessità, un ristoro e non già una manifestazione di pigrizia. Non organizzi forse un riposo al tuo corpo stanco dopo le fatiche del lavoro manuale? Così devi pensare anche ad un recupero delle forze spirituali, far riposare la tua anima, concedendole un tempo di ristorazione in Dio.

 

2. Deve essere moderato. Sia per la durata anche per non sciupare il tempo; sia in se stesso fuggendo tutto ciò che possa costituire peccato o occasione di peccato; sia pel modo in cui dev'essere preso, modo che non dovrà mai farci dimenticare il dovere più importante: l'anima. Dio. Come si possono conciliare balli, certi spettacoli cinematografici, certe letture, certi piaceri, con la purezza e la santità? Certo! Non ti è impedito di divertirti, anche Gesù e la Sua Madre venivano invitati ai banchetti, alle nozze, e Gesù stesso dipinge la festa delle anime come ad un banchezzo nuziale, ma non sono certo questi  sani divertimenti di cui parliamo , sono i divertimenti mondaniquesti che devi fuggire, fatti sempre più spesso non per avvicinarci a Gesù, ma per sfuggirgli, per dimenticarlo, quasi fosse Lui l'oggetto delle nostre distrazioni e del male.

 

3. Dobbiamo santificarlo. Siate allegri nel Signore, dice S. Paolo. Ti trovi a divertirti in compagnia? E fai bene ma cerca se te ne viene il destro, di elevare il tono con qualche parola che orienti al bello, al buono, alla virtù. Sei in una gita? Sappiti sollevare, dallo spettacolo della natura, a Dio con qualche atto d'amore pel Creatore di ogni bellezza. Esaminati: quale è stato sino ad oggi il tono dei tuoi svaghi? Ti sei vergognato di parlare di Gesù e della sua dottrina? Come in tutte le cose l'eccesso, la smoderatezza, l'esagerazione conducono a strafare e in ciò si finisce per offendere Dio perchè non lo si vuole più vicino, non santifichiamo Lui abbassando il nostro livello di dignità di figli di Dio. 

 

PRATICA. — Cerca di mettere ordine nei tuoi divertimenti dando loro l'impronta di Dio. Chiedi il sostegno dei Santi, invocandoli spesso.






Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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16/02/2014 09:27
 
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  16 Febbraio

LA RIPARAZIONE

 

1. L'amore la consiglia. La riparazione è un compenso che si presenta al Signore per chi fa male. Chi ama Gesù e lo vede abbandonato, offeso, bestemmiato, come può sopportare questo in pace? Come non far nulla per riparare tante afflizioni del Cuore di Dio? S. Filippo ingiungeva le Camminate: alcuni passano la notte innanzi al Santissimo, altri praticano penitenze, privazioni, preghiere... E tu che fai?

 

2. Il dovere vi ci obbliga. Vedere un padre offeso dall'ingratitudine dei suoi figli e non consolarlo, e non far nulla per compensarlo quando si può, non è come unirsi ai fratelli e accrescergli il dolore? Dio è tuo Padre amatissimo; ne vedi le offese, ne conosci l'afflizione, sai che Egli stesso ricerca d'essere compensato dagli altri, come comandò all'Alacoque, colla festa del Cuor di Gesù; se non lo fai, non è un volergli le tribolazioni? Non essere dunque freddo e indifferente nel riparare le offese fatte a Dio. Quando pretendi certi diritti da parte di Dio, rammenta che abbiamo verso di Lui dei doveri, lasciati animare da certa santa inquietudine e corri davanti al Santissimo Sacramento per renderGli l'onore e l'adorazione che Gli è dovuta.

 

3. La facilità la raccomanda. Non ti si chiede di privarti di tutto, né di digiunare rigorosamente, ne di fare austerità eroiche, ma solo qualche mortificazione della tua curiosità, qualche astinenza, un perdono generoso, una preghiera per i peccatori, una comunione... San Paolo porta l'esempio dell'atleta: l'atleta ha nel cuore una meta da raggiungere, il podio. E si allena giorno e notte, cura il proprio fisico, esercita i muscoli, compie molti sacrifici per raggiungere lo scopo. E se ciò è tanto facile, perché non farlo? Se un po' d'amore ti scaldasse il cuore, t'impegneresti risolutamente a riparare le offese recate al cuore di Gesù.

 

PRATICA, — Oggi fa una visita al Santissimo Sacramento, o recita il Miserere, per compensare Iddio delle offese che riceve.

 

17 Febbraio 

LE BUONE ISPIRAZIONI

 

1. Sono voci di Dio. Egli ci parla col linguaggio della natura: il sole, le stelle, la terra, l'amore verso anche gli animali ci parlano della grandezza di Dio; Egli ci manifesta la sua volontà con le prediche, con gli esempi, mediante i superiori, il confessore; ma talora Dio ci parla direttamente al nostro cuore: c'ispira a lasciare il peccato, come fece col figlio prodigo; c'ispira a tendere a una, maggiore perfezione, come fece col giovane del Vangelo; c'ispira opere buone. Non le senti tu queste voci di Dio? Non dire "Dio non parla", piuttosto chiediti se tu ti metti all'ascolto della Sua voce interiore, per ascoltare questa voce devi mettere silenzio nella tua vita.

 

2. Come ascoltarle. Che il Re dei re si degni di parlare famigliarmente con noi suoi servi, non è forse una grande degnazione e una bella grazia? Quale altro Dio ha fatto ciò che Gesù Cristo ha fatto per noi?Anzi, non è una bontà grande se, peccatori come siamo, Dio, invece di abbandonarci, ci martella il cuore, ci invita e ci spinge a tornare a Lui? Ascoltiamo le ispirazioni, dicendo con Samuele: Parlate, o Signore; ma più di tutto mettiamole in pratica. Finora le hai ascoltate? e con quale profitto? Gesù ci insegna come fare: quando voleva stare con il Padre suo, si allontanava dalla vita convulsa, andava in disparte e stava con Lui giorni e notti intere a pregare; ai suoi discepoli di ritorno dall'attività diceva: venite in disparte, venite con me, riposatevi. In questo riposo Dio ci parla.

 

3. Pericoli nel disprezzarle. Una grazia disprezzata è un debito di più; è un dispiacere dato a Dio, e quindi un demeritare grazie ulteriori. È un deviare dalla strada retta, per forse non trovarla mai più: è una mancanza di fedeltà al divino servizio, è prova di scarso amore dì Dio! Di quel giovanetto del Vangelo che ispirato e consigliato a lasciar tutto, non lo fece, si dubita se sia salvo... Se tu non curi le tue ispirazioni di far meglio, che sarà di te? Spesse volte si fa un gran parlare di peccati mortali cercando giustificazioni, ma spesso si dimenticano i peccati veniali, o perchè veniali si pensa che non saranno mai pericolosi abbastanza. Si dice: ma che male fa? che pericolo c'è? Non è forse Iddio buono e grande di misericordia?
Tutto giusto, ma banalizzare un peccato piccolo si finisce per eliminare il senso del peccato in se e alla fine si fanno i peccati mortali ritenendoli veniali. Una spirale dalla quale si rischia di non tornare più indietro.

 

PRATICA. — Ascolta oggi le ispirazioni di Dio, come le ascoltò la Sacra Famiglia che al cenno dell'Angelo fuggì in Egitto con tutta prontezza, per farvi ritorno seguendo sempre i consigli del Cielo.

 

 

Il Papa: le tentazioni, un contagio che uccide. La Parola di Gesù la cura che salva


Inoltre, prosegue Papa Francesco, la tentazione “cerca un altro per farsi compagnia, contagia” e “in questo crescere e contagiare, la tentazione ci chiude in un ambiente da dove non si può uscire con facilità”. È l’esperienza degli Apostoli narrata nel Vangelo del giorno, che vede i Dodici incolparsi a vicenda sotto gli occhi del Maestro per non aver portato del pane a bordo della barca. Gesù, ricorda il Papa, forse sorridendo a quel bisticcio, li invita a guardarsi “dal lievito dei farisei, di Erode”. Ma gli Apostoli per un po’ insistono, senza ascoltarLo, “tanto chiusi nel problema di chi avesse la colpa di non aver portato il pane, che – commenta Papa Francesco – non avevano spazio, non avevano tempo, non avevano luce per la Parola di Dio”:

“E così, quando noi siamo in tentazione, non sentiamo la Parola di Dio: non sentiamo. Non capiamo. E Gesù ha dovuto ricordare la moltiplicazione dei pani per farli uscire da quell’ambiente, perché la tentazione ci chiude, ci toglie ogni capacità di lungimiranza, ci chiude ogni orizzonte, e così ci porta al peccato. Quando noi siamo in tentazione, soltanto la Parola di Dio, la Parola di Gesù ci salva. Sentire quella Parola che ci apre l’orizzonte… Lui sempre è disposto a insegnarci come uscire dalla tentazione. E Gesù è grande perché non solo ci fa uscire dalla tentazione, ma ci da più fiducia”.

Papa Francesco - Omelia del mattino - 18.2.2014



 

18 Febbraio

LA MISERICORDIA DI DIO

 

1. Consola il peccatore. Il Signore potrebbe abbandonarci, punirci ad ogni istante; lo meriterebbero i nostri peccati, le ingratitudini, la poca corrispondenza ai suoi inviti, alle sue carezze, al suo amore. Perché differisce il castigo e perdona? Perché con un solenne esempio non atterrisce i malvagi? Perché non scacciò da sé S. Pelagio, la Maddalena, S. Margherita di Cortona? Perché è misericordioso. Sentiamo spesso rivendicare come un diritto la misericordia di Dio arrivando a dimenticare che, proprio perchè è misericordia, essa è un dono e non un diritto. Per ricevere questo dono bisogna anche implorarlo. E chi può meritarlo se non colui che si ritiene così in pericolo da supplicare: misericordia della mia anima in pericolo?

 

2. Ispira fiducia. Gesù dice: Io non venni a cercare i giusti, ma i peccatori (Luca. 5, 32); non venni per i sani, ma per gli ammalati (Marco. 2, 17); chiedete e otterrete (Gv 16, 24). Non perdonerai, disse a S. Pietro, solo sette volte a nome mio, ma settanta volte sette (Mt 18, 22). Tali parole non ti dipingono la bontà di Dio? Ancorché degno mille volte dell'inferno, non ti senti tornare la speranza del perdono? Come fai ad essere così cieco e così stolto? Si dice "ma sì, tanto Dio ci ama!" è vero, ma se non c'è relazione con questo Amore divino, non produce effetti. Gesù agisce in noi come il medico, ma tu devi prendere questa medicina e devi ascoltare il medico, altrimenti se non guarisci, a chi darai poi la colpa dei tuoi malanni?

 

3. E’ frutto dell'amore. Il Signore ci vuole salvi; benché peccatori, carichi d'iniquità, figli sleali, servi infedeli, non sa abbandonarci. La Sua giustizia chiama riparazione, vorrebbe vendetta, ma la sua bontà lo disarma; concede un altro anno all'albero sterile; cerca la pecora smarrita; accoglie senza rimproveri il prodigo. Sono espedienti amorosi perché ci convertiamo e amiamo Lui solo, che solo merita l'amore del nostro cuore. Quale altro Dio è mai venuto sulla terra per prendersi cura di noi? 

 

PRATICA. — Qualunque colpa tu commetta confida nel perdono di Dio: basta un pentimento sincero. Dio è più grande di ogni nostro peccato, solo vuole che riconosciamo in noi il nostro peccato.

 

19 Febbraio  

CAUSE DELLA TIEPIDEZZA

 

1. La mancanza di fede. Quando le grandi verità della religione illuminano improvvisamente il nostro spirito, quando una predica ci penetra nel cuore profondamente, o, dopo una preghiera, una santa Comunione, Gesù ci fa sentire la sua voce, perché allora siamo fervorosi? Perché allora nulla è difficile? — La fede in quei momenti è viva e produce il fervore. Meditiamo tutti i giorni qualche verità di fede per ravvivarla: non lasciamoci sgomentare dalla difficoltà della meditazione. Stiamo attenti che il lavorare nel mondo non ci distragga dall'amare Dio in ogni cosa che facciamo. Non mettiamo Dio fuori dalla nostra vita.

 

2. Lo spirito mondano. Costretti a vivere, a occuparci di questo mondo, tra i dispiaceri della terra, è troppo facile affannarci come S. Marta, attaccarci a questo fango, soddisfare insieme alle esigenze anche i piaceri del corpo. Questi sono altrettanti fili che impediscono il volo dell'anima a Dio. Ricordiamoci che il mondo passa, che la parte migliore di noi è l'anima. Chi cerca la terra, non avrà mai il Cielo. Mentre Gesù ci consiglia proprio un ordine contrario e cioè: cercate prima le cose di lassù, del cielo, il resto ci verrà dato in più. La vita cristiana non è una religione da farsi in stanze chiuse, ma è uno stile di vita quotidiano, così come vengono descritti i primi cristiani i quali si riconoscevano dai pagani proprio per lo stile di vita santo che conducevano, fino al martirio.

 

3. La difficoltà della virtù. Camminare continuamente fra le spine della mortificazione; astenerci dai piaceri; cercare sempre Dio, quasi sempre aridi, senza gusti sensibili, ignorando se piacciamo a Lui, senza un suo conforto; tutto questo stanca e genera rilassatezza nei meno fervorosi. Pensiamo a Gesù, che porta per noi la sua Croce pesante; che per il mondo si fa anche di più: che un'eterna felicità ci attende... Questo non significa condurre una vita triste, Gesù stesso ammonisce che quando digiuniamo non siamo come gli ipocriti i quali si facevano vedere tristi per farsi ammirare, questa non è virtù. 

 

PRATICA. — Studia il perché della tua tiepidezza; e oggi prega con fervore. Verifica quanto Gesù sia importante nella tua vita, e rimedia agli errori commessi.

 

20 Febbraio

LE NOZZE DI CANA

 

1. Gesù presiede il convito. Egli non sdegnò di prendere parte alle gioie innocenti di quella famiglia; ovunque regna la virtù, ivi è Dio; e qualunque cosa tu faccia, se è fatta per amor di Dio, il Signore la benedice. Se vuoi che la tua mensa e i tuoi conviti siano santi, invita Gesù, ossia la carità li presieda; invita Maria, ossia la modestia, la moderazione e la mortificazione ti siano compagne; invita gli Apostoli, ossia pensa ai poverelli. Se pretendi una vita senza invitare Gesù e Maria, non prendertela con Loro se poi le cose non vanno bene. 

 

2. Maria chiede il primo miracolo. Immagina la confusione degli sposi per la mancanza del vino: l'affanno sottentra alla gioia. Maria, attenta sempre e previdente per i bisogni del prossimo, se ne avvede, cerca il rimedio; s'alza, ed all'orecchio del Piglio sussurra queste poche parole: Vinum non habent (Gv 2, 3), non hanno più vino. Com'è buona Maria! Quando ella prega, è sicura della grazia... O Maria, pregate per il mio povero cuore, perché da Voi spero tutto. Aiutami a fare quello che Gesù mi chiede perchè la mia vita annacquata dal peccato del mondo, possa essere arricchita dal vino buono che da sapore e sostanza.

 

3. Gesù accontenta sua madre. Pareva inopportuno il tempo e il luogo di compiere un miracolo : L'ora mia non è ancor giunta, rispose Gesù; ma frattanto, per dimostrare che nulla sa negare alla sua Madre Maria, compie, in grazia di Lei, il suo primo miracolo della vita pubblica: muta l'acqua in vino, e consola gli sposi. — Impara a strappare le grazie a Gesù per intercessione di Maria. Qualcuno dice: ma io non ricevo grazie; Gesù non mi esaudisce! Hai chiesto davvero bene? Hai insistito abbastanza? Ti sei meritato quel che chiedi? E in definitiva, quando il Signore ti ha abbandonato? Maria non abbandona alcuno dei suoi figli, se non ricevi, dice l'apostolo, è perchè chiedi male, perchè magari chiedi ciò che non è buono per te, o perchè non insisti abbastanza!

 

PRATICA- — Ravviva la tua confidenza in Maria. invocandola: Salve, mia dolce speranza: Spes nostra, salve. Ella ci ha fatto dono del Rosario, lo dici ogni giorno? Ti vergogni di pregare in pubblico? Quanto coinvolgi Dio nella tua vita quotidiana?

 

21 Febbraio

I DESIDERI DEL CUORE

 

1.I desideri sono il pane quotidiano. Quanti ne sorgono ogni dì, ogni ora, dal profondo del cuore! Il mondano anela ai piaceri, l'ambizioso agli onori. L’avaro alle ricchezze, il malato alla salute; il povero e il ricco, il giovane e il vecchio, tutti hanno dei desideri; il cuore non è mai contento; Davide anela di ottenere pietà; S. Teresa invoca il patire; S. Filippo il Paradiso; S. Paolo sospira la fine della vita... E tu a che aneli? Lo fai l'esame della coscienza? 

 

2. Molti desideri sono colpevoli. Inutili per lo meno, sono quelli che pretendono cose impossibili, quelli che s'oppongono alla rassegnazione; sia per l'anima sia per il corpo; quelli che non si conformano alla volontà di Dio. Sono colpevoli quelli che cercano cose terrene per godere di più, per ambizione, per fini mondani. Sono bestemmie quei sospiri che incolpano Iddio nelle disgrazie, nelle tribolazioni, che maledicono alla propria sorte...! Alcuni di questi non spuntano forse sul tuo labbro?

 

3. Dirigiamo al bene i nostri desideri. Non è male nelle avversità domandare la liberazione, lo insegna Gesù: Liberaci dal male; ma prima si dica: Sia fatta la tua volontà. Ogni mattina offriamo a Dio tutti i nostri desideri; impariamo molte giaculatorie per saperle ripetere lungo il giorno; con ogni anelito intendiamo fare un atto di amore a Dio; tali aneliti sono santi e meritori. Quanti si alzano la mattina senza pensare a Dio ma nel metterlo subito fuori della propria vita, pretendono poi di ricevere le grazie più strane? Sia fatta la tua volontà! ci pensiamo davvero e facciamo davvero la volontà di Dio e non piuttosto la nostra?

 

PRATICA. — Fai tuo il desiderio contenuto nella giaculatoria: Lodato sempre sia il Nome di Gesù, di Giuseppe e di Maria. Gesù, mite ed umile di cuore, prendi il mio cuore e rendilo simile al Tuo.

 

22 Febbraio

IL  DIGIUNO

 

1. È un precetto di Dio. La Chiesa, nella sua sapienza, regola i giorni del digiuno, e ne prescrive il tempo e il modo; ma è Dio che lo comanda. S. Basilio dice che fu intimato da Dio ad Adamo innocente con l'astinenza dal pomo fatale; violandolo, perde l'innocenza e il paradiso terrestre! Gesù intimò a tutti penitenza per essere salvi, e digiunò quaranta giorni per nostro esempio. Che pensi, come parli tu del digiuno? Ne comprendi il profondo significato, oppure come fanno i miscredendi ti burli del precetto, te la ridi e in modo spavaldo pensi di poterne fare a meno?

 

2. Fu praticato in tutte le età del mondo. Tanti dicono: Mangiamo e beviamo, che tutto finisce con la morte; ma è gente rotta al vizio. Mosè, Elia e il popolo ebreo digiunavano, per ordine di Dio, per far penitenza; Davide scrisse che sentiva le ginocchia deboli per il digiuno (Ps. 118, 24). A Tobia l'Angelo insegnò che è buona la preghiera unita al digiuno (Tob. 12, 8); il Battista e gli Apostoli digiunavano; anzi persino i turchi e i cinesi digiunano; e noi perché troviamo cosi molesta tale pratica?

 

3. Sua utilità. Iddio nulla comanda d'inutile; nella sua bontà non ama i nostri patimenti se non per nostro maggiore vantaggio. Il digiuno è atto d'obbedienza a Dio : è mezzo per espiare gli innumerevoli nostri peccati; è vittoria sulle delicatezze e le pretese della nostra carne; esso, fiaccando le forze del corpo, lo rende sottomesso allo spirito, il quale vince più facilmente i vizi e si solleva a Dio. Tornando all'esempio dell'atleta, non fa anch'egli dei digiuni speciali per tenere sotto controllo la qualità del proprio fisico? Così è il digiuno ordinato da Dio: esso sollecità la nostra anima, la snellisce dal peso della mondanità, la rende equilibrata e pronta a vincere le gare della vita. Riflettici sopra e pratica di cuore il digiuno prescritto.

 

PRATICA. — Fa oggi una mortificazione e recita un Pater ed Ave per ottenere l'amore al digiuno.

 

23 Febbraio 

LO SPIRITO DI SACRIFICIO

 

1. Il digiuno è un sacrificio piccolo. Quante scuse si cercano per esimersene. La salute, l'impiego, il lavoro, un po' di debolezza; bisogna esaminarle innanzi a Dio perché non siano solo vani pretesti, o suggerite dal rispetto umano! In altri tempi, i digiuni prescritti erano frequenti, rigorosi, eppure si compivano; ora sono più facili e pochi; eppure la nostra freddezza, la poca fede ce li dipinge insopportabili. Ma un giorno dovremo renderne conto a Dio.

 

2. Lo spirito di sacrificio. Iddio non pretende l'impossibile. Nell'impossibilità del vero digiuno, o nel dubbio, chiediamo dispensa alla Chiesa; si offra la volontà al Signore; si pratichi almeno l'astinenza. S. Agostino rimprovera chi pur cambiando la qualità dei cibi, li cerca sempre delicati. Soprattutto si pratichi più severa mortificazione; se non in tutto, si digiuni almeno in parte; si supplisca con preghiere, con elemosine, con opere buone.

 

3. La rinuncia al peccato. Lo spirito del digiuno consiste nell'astenerci dal male, nel vincere il peccato, quindi nel frenare la lingua e nel trattenere gli occhi, nel raccoglimento interiore, nella mortificazione dei sensi e del corpo. Diminuiamo i peccati, detestiamoli, crocifiggiamo col dolore i nostri cuori (Joel, 2, 13). E del resto se non siamo solleciti e pronti al digiunare, come pretenderemo poi di tenere a freno il corpo dal commettere peccati ed atti che feriscono la legge di Dio? Tali mortificazioni valgono, più che qualsiasi digiuno.

 

PRATICA. — Oggi mortifica quel senso che più ti porta al peccato. Astieniti dal commetterlo pregando, occupando la tua mente con atti santi; passa più tempo davanti al Santissimo Sacramento.









[Modificato da Caterina63 18/02/2014 13:25]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  24 Febbraio

L'ASTINENZA DALLE CARNI

 

1. Iddio comanda ciò che vuole. Egli è il Signore, il Re dei re, a cui obbediscono il cielo e la terra e perciò può comandare ciò che vuole a noi suoi sudditi. Ad Adamo innocente comandò l'astinenza dal pomo; agli ebrei impose l'astinenza dal sangue, dalle carni immonde; a noi cristiani, mediante la Chiesa, prescrive l'astinenza dalle carni in alcuni giorni; chi ci da il diritto di disobbedire o di criticarlo? Spesse volte il problema non riguarda la dottrina in se, ma l'approccio ad essa sbagliato; si entra nella discussione con superbia, con l'intento di voler criticare le richieste di Dio o peggio, attribuire alla Chiesa "pesi ingiusti" al solo scopo di sovvertire le richieste di Dio o di giustificare la propria debolezza in quel non sapere, o non volere, obbedire a Dio.

 

2. Perché far vigilia? 1. Per l’obbedienza a Dio, perché se a Lui è indifferente qualunque cibo, sente però offesa dalla cattiva volontà di opporsi ai suoi voleri. 2. Per penitenza dei nostri peccati, che, essendo continui, esigono continua riparazione: Peccasti, poenitere (S. Agostino). 3, Per imparare a vincerci nelle tentazioni e nelle passioni sfrenate, con l'avvezzarci a vincerci nella gola, che è fonte di lussuria. Sei ben persuaso di queste verità? Se non sei convinto poniti avanti l'esempio del dottore: se devi fare qualche esame del sangue, devi attenerti ad un digiuno specifico e lo mantieni, altrimenti i tuoi esami o non engono accettati oppure vengono falsati i risultati. Se nel caso del corpo obbedisci al medico, perchè disobbedisci al Medico della tua anima?

 

3. Meriti dell'astinenza. 1. È un atto di mortificazione della nostra volontà; 2. È un atto di osservanza religiosa; 3. È una pratica di penitenza che diminuisce le pene del purgatorio; inoltre è un atto di umiltà riconoscendoci peccatori, debitori a Dio, e sottomessi agli ordini della Chiesa. Ma per averne i meriti è necessario attendervi con prontezza, con esattezza, offrendo la nostra astinenza a gloria di Dio. In definitiva devi comprendere che laddove tu riuscissi in queste pratiche, ciò è dovuto ad una ulteriore grazia oltre che alla tua volontà, saresti davvero doppiamente compensato. Non puoi farcela da solo, chiedi nella Preghiera questa volontà.

 

PRATICA. — Proponi di adattarti volentieri alle vigilie. Non fare promesse che non puoi mantenere, ma non astenerti dal proporti ogni giorno il cammino della riconciliazione con Dio.

 

25 Febbraio

LO   SCANDALO

 

1. Sentenze di Gesù contro gli scandalosi. Guai al mondo per causa degli scandali; guai all'uomo, per colpa del quale avviene lo scandalo (Mt 18, 7). Se la tua mano od il tuo piede, o l'occhio tuo ti serve di scandalo, gettalo via da te. Guai a chi scandalizza i piccoli, sarebbe meglio per lui che gli si appendesse al collo una macina, e fosse sommerso nel profondo del mare. Che sentenze terribili! Meditale...

 

2. Gravità dello scandalo. Con esso si priva il prossimo dell'innocenza, della grazia” della purità, del Paradiso; si rubano le anime a Gesù, dopo che gli sono costate tanto; si rende inutile il sangue che Gesù sparse per salvarle: sangue che grida vendetta come quello dell'innocente Abele (Gen. 4, 10); con esso si coopera col demonio nell'uccidere moralmente chissà quante anime e gettarle nell'inferno. 

 

3. Facilità dello scandalo. Se ci asteniamo da scandali gravi, difficilmente cerchiamo di evitare quelli leggeri che pure tanto male possono portare. Basta una parola, un gesto di malizia, un'impazienza, una malignità, una mormorazione, basta un contegno leggero, un'imprudenza... Ogni peccato commesso innanzi al prossimo è un cattivo esempio, forse origine di peccati negli altri... Quale confusione per tutti! Rimediamoli dunque coi buoni esempi!

 

PRATICA. — Esamina le tue azioni, gli oggetti, i quadri, i libri di casa tua, il come ti vesti, il come ti esprimi e togli subito lo scandalo. 

 

26 Febbraio

IL BUON ESEMPIO

 

1. E’ un dovere di tutti i cristiani. Iddio affidò a ciascuno la cura del suo prossimo (Eccl.17, 12); risplenda la vostra luce innanzi agli uomini (dice Gesù), affinché vedano le vostre opere buone, e diano gloria al Padre che sta nei Cieli (Mt 5, 16); tenete le lucerne ardenti nelle vostre mani (Luca 12, 35), ossia porgete buoni esempi, dice San Gregorio, fate il bene non solo davanti a Dio, ma anche davanti agli uomini (Rom. 12, 17); tali sentenze non ci ordinano di dare buon esempio?

 

2. Come praticarlo. In tutti i tempi, in tutti i luoghi, dobbiamo dare buon esempio al prossimo. Non solo in chiesa, nelle opere di pietà, ma in casa, con gli eguali, con gli inferiori, coi domestici, nel parlare, nel correggere, nel cibo, nel contegno, nelle vesti. Questo importa vigilanza continua sopra di noi, ma salutare a noi stessi. Come ti comporti a questo riguardo?

 

3. E’ mezzo di riparare agli scandali. Se è detto: Guai a chi perde un'anima, è pur vero che, chi ne guadagna una, giova alla propria. Che consolazione per noi, che mezzo facile di condurre anime a Dio! Chi non può dare buon esempio? Se esso vale più di qualsiasi predica, pensare che Iddio assegna a te parte del merito altrui, di cui tu fosti causa, è una grande consolazione. E tu quanti buoni esempi porgi al tuo prossimo? Vivi con coerenza le promesse fatte nel Battesimo? Vivi con coerenza le leggi della Chiesa? Non essere di quelli che predicano bene e razzolano male, che vivono incoerentemente, perchè la tua predica sarebbe infruttuosa ed anzi lo scandalo, il pretesto per l'altro a non convertirsi, a rimanere nel proprio errore.

 

PRATICA. — Da buon esempio oggi e sempre; con sette Gloria Patri al Sangue preziosissimo chiedi a Gesù che te ne dia la grazia.

 

27 Febbraio

LA PAROLA DI DIO

 

1. È principio di conversione. In molte maniere Iddio fa ravvedere i peccatori; il divino Spirito ispira dove e come vuole, ed è spirito che infonde la vita; ma il mezzo più comune di conversione è la predica. Iddio predica ad Adamo, e lo convince; il profeta Natan converte Davide; Giona converte Ninive; il Battista convince il popolo ebreo : il Redentore impone agli apostoli la predicazione per convertire tutto il mondo. Ami tu la parola di Dio? Se non ami questa Parola, come puoi pretendere le grazie per vivere?

 

2. È mezzo di correzione. La fede nasce dall'udito (Rom. 10, 17). Chi può ascoltare la divina Parola senza scuotersi? Quasi raggio di sole illumina chi sta nelle tenebre del peccato, della passione, della tentazione; rischiara il nostro spirito sui doveri nostri con Dio, col prossimo, con noi; svela i misteri del cuore e ci fa conoscere a noi medesimi. Con essa si riconoscono i pericoli e i rimedi, il male e i mezzi per evitarlo.

 

3. È fonte di santità. Ravvivando la fede, risveglia il fervore; mostrandoci deboli,, superbi, impazienti, privi di meriti pel Cielo, ci induce a riformarci, a scuoterei, a non perdere tempo e ad arricchire le nostre corone; ci infiamma all'amore per Gesù e ad emulare i Santi. E tu come e con qual fine ascolti la predica? Che profitto ne ricavi? Non riesce mai inefficace: o santifica o condanna!

 

PRATICA. — Ascolta volentieri e con attenzione la Parola di Dio, specialmente nei giorni festivi.

 

28 Febbraio

MODO DI UDIRE LA PAROLA DI DIO

 

1. Con rispetto. Qualsiasi sacerdote la predichi, è sempre Parola di Dio; e Dio ritiene come disprezzo proprio quello rivolto al suo inviato; la Parola di Dio è spada di Dio in mano al sacerdote, voce del cielo, sorgente di vita, cibo dell'anima, mezzo di salute, anche se è difettoso lo strumento ossia il sacerdote che ce la porge. Ascoltala con la devozione con cui ti accosti alla santa Comunione, dice S. Agostino: fanne gran conto. La rispetti? Non ne parli mai male? Non stare li a fare poi inutili discussioni perchè vuoi giustificare il tuo peccato, questa Parola va accolta, non chiacchierata.

 

2. Con serietà. Essa è una grazia di Dio; chi la disprezza, ne renderà conto a Lui; è cibo di salute per chi la cura; è cibo di morte per chi se ne ride; ma non torna mai vuota al seno di Dio (Is. 55, 11). Il sacerdote predicatore starà a giudizio contro di noi, e i suoi consigli che non abbiamo praticato ci condanneranno, Se non avessimo conosciute le cose, non avremmo peccato. Pensaci seriamente, e temi nella predica la tua condanna.

 

3. Con volontà di approfittarne. Non si ascolti per curiosità, per gustare l'eloquenza, per conoscere l'ingegno altrui; non già per abitudine, per obbedienza al superiore, per far piacere ad un parente o amico; non già con distrazione, criticando quel che si ode, perché ci ferisce e ci umilia; ascoltiamola con l'intento di praticare quanto si ascolta, applicandola a noi, esaminandoci, pentendoci, proponendo di emendarci con l'aiuto di Dio. Lo fai tu?

 

PRATICA. — Ascolta sempre con rispetto, con serietà e buona volontà la Parola di Dio. Invoca sempre lo Spirito Santo affinchè ti aiuti a comprendere il senso delle Scritture.

 

29 Febbraio (quando è presente nel calendario)

PARABOLA DEL SEMINATORE

 

1. La semenza parte cadde lungo la strada (Luca 8, 5). La semenza è la Parola di Dio, dice Gesù; talvolta cade in cuori volontariamente dissipati, distratti; e non fa frutto per colpa nostra, come non frutta il grano gettato sulla strada e calpestato dai viandanti. Il diavolo cerca di portarci via la Parola udita mediante le distrazioni, col persuaderci che non fa per noi, che è esagerazione, che ci manca il tempo per fare quanto si predica... E tu ascolti il demonio? Non sai che è padre della menzogna?

 

2. Parte cadde sopra la siepe. Sono i cuori duri che sempre ascoltano e mai si convertono, perché rincresce loro mutare vita, lasciare quel vizio, abbandonare quel capriccio... Non è così? Sono i cuori duri come pietra, perché avendo disprezzato tante volte le ispirazioni, gl'inviti di Dio, il Signore si ritira, e il cuore indurisce... Non sei. tu uno di questi? Sono i cuori instabili, senza radice profonda di devozione, un po' caldi, un po' freddi... Non è forse il tuo ritratto?

 

3. Parte cadde tra le spine. Chi attende a due padroni, al mondo e a Dio, chi alterna i piaceri alle devozioni, chi cerca le ricchezze, chi è troppo sollecito dei suoi affari, a lungo andare vede il buon seme soffocato isterilire e perdersi. Chi lascia regnare in sé le spine anche di una sola passione, non potrà mantenere lungamente la virtù, la pietà, la divozione. Cerca perché, con tante prediche, sei sempre lo stesso.

 

PRATICA. — Implora, con tré Poter, la grazia di potere sempre approfittare della divina Parola.





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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03/03/2014 09:25
 
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   MARZO

 


ORAZIONE DI SANT'AGOSTINO


da recitarsi durante tuffo il mese di Marzo.


 


O Redentore dell'anima mia, ecco ai piedi della vostra Croce un miserabile peccatore, per supplicarvi d'una goccia del vostro Sangue per lavare i suoi peccati. Mi riconosco colpevole delta vostra morte, e confesso d'avervi io, coi miei peccati, inchiodato su questa Croce. Pure. udendo che voi chiedete dal Padre pietà per i crocifissori, oso invocare la vostra misericordia. Trafiggete, con un chiodo delle vostre mani, questo durissimo cuore. Spargete sopra quest'anima una stilla del vostro Sangue. Rimirate, coi vostri occhi ardenti d'amore, questo mostro d'ingratitudine.
Io, sopraffatto dalla vostra carità, vorrei amarvi sopra ogni bene, e aborrire sopra ogni male il peccato, come cagione della vostra morte. Aiutatemi a farlo. Voglio morire prima di ritornare ad offendervi.

 

Santi protettori.

S. Giuseppe — S. Tommaso d'Aquino — L'Arcangelo Gabriele.

 

Gesù Cristo crocifisso, abbi pietà di me.

 

Virtù da praticarsi.

La mortificazione dei sensi. 

 

  1° Marzo

LA PASSIONE DI GESÙ CRISTO

 

1. E’ un libro facile a meditarsi. Il Crocifisso sta nelle mani di tutti; molti lo portano al collo, sta nelle nostre stanze, è nelle chiese, è decoro della Corona del Rosario, Esso è l'eccelso trofeo che richiama i nostri sguardi. Ovunque tu sia, di giorno e di notte, conoscendone minutamente la storia, ti riesce facile meditarla. La varietà delle scene, la molteplicità delle cose, l'importanza del fatto, l'eloquenza del Sangue che gronda, non ti facilita la meditazione? Ragiona anche sul fatto pratico, è gratis! 

 

2. Utilità del meditarla. S. Alberto Magno scrive: Il meditare la Passione di Gesù fa bene più di un digiuno a pane e acqua, e di una flagellazione a sangue. Santa Geltrude dice che il Signore guarda con occhio di misericordia chi medita sul Crocifisso. San Bernardo soggiunge che la Passione di Gesù spezza le pietre, ossia i cuori dei peccatori induriti. Che ricca scuola di virtù per gl'imperfetti! Che fiamma d'amore per i giusti! Dunque impegnati a meditarla, che cosa ti costa? Gesù stesso ci invita: «Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero» (Mt.11,25-30)

 

3. Modo di meditarla.
1. Compatendo i dolori di Gesù che ha sofferto per noi, Egli che è nostro Dio, che soffre per noi.
2. Imprimendo nel nostro corpo le ferite di Gesù con le penitenze, con qualche austerità, col portare nel nostro corpo la mortificazione, o almeno con la pazienza.
3. Imitando le virtù di Gesù: l'ubbidienza, l'umiltà, la povertà, il silenzio nelle ingiurie, il totale sacrificio. Se tu facessi così, non miglioreresti? 

 

PRATICA. — Bacia il Crocifisso con-passione; lungo il giorno ripeti: Gesù Cristo crocifisso, abbi pietà di me peccatore.

 

2 Marzo

INGRESSO DI GESÙ IN GERUSALEMME

 

1. Gesù pianse su Gerusalemme in trionfo. Immaginati di veder Gesù seduto sull'asinello: la turba lo accompagna e fa ondeggiare le palme e gli ulivi; i fanciulli esultanti esclamano: Osanna, al figlio di Davide! Fissa Gesù che sospira su Gerusalemme... Le lacrime gli scendono dagli occhi e pare estraneo alla solennità... Cinque giorni dopo sarà crocifisso! — Vicino alla gioia sta il pianto; e il peccato, la sventura, la morte possono essere a due passi dalla nostra spensieratezza. Pensaci, e sta preparato.

 

2. Nel trionfo Gesù parla dei patimenti. Più volte ne aveva parlato: il desiderio di venire battezzato di sangue; Quomodo coarctor? (Luca. 12, 50). Parlava a Giacomo e a Giovanni del calice di amarezza che avrebbe bevuto (Marco. 10, 38); anche sul Tabor parlava di passione. E nell'ingresso trionfale in Gerusalemme torna a parlarne. Come desidera patire! — E tu sempre lo fuggi? E tu ami sempre il godere? Come puoi rimanere insensibile davanti a Colui che ha dato la vita sua perchè tu guadagnassi la tua?

 

3. Il pianto di Gesù. Piange su Gerusalemme ingrata che rifiuta il suo Re Divino; che, sorda alle sue visite, non ascolta le divine chiamate; che sta per spargere il sangue d'un Dio, e meriterà riprovazione e sterminio; ma un tale sterminio costa lagrime al Cuor di Gesù!... Anima mia, se ingrata, sorda, ribelle alle voci della grazia, vorrai dannarti. Gesù piangerà forse su te, ma ti condannerà ugualmente all'inferno... perchè senza il tuo consenso non potrà fare ciò che è venuto a fare: salvarti!

 

PRATICA. — Fissa il Crocifisso per qualche istante cercando di penetrarne il profondo insegnamento. In questo giorno, sii tu il compenso di tante Anime che lo offendono continuamente....

 

3 Marzo   

GESÙ, VENDUTO DA GIUDA

 

1. Il discepolo vende il maestro. Se un nemico l'avesse tradito, a Gesù ed alla sua religione ne sarebbe venuto meno scorno e minor umiliazione; ma Giuda era uno dei dodici Apostoli, era tra i più cari ed i più confidenti col Redentore... E tu, o cristiano, tanto beneficato da Dio nel corpo e nell'anima, ricolmo di tante grazie, per cui Gesù diede il Sangue, col peccato, per rispetto umano, quante volte lo tradisci!...

 

2. I trenta denari. A che vile prezzo Giuda vende un Dio!... Era il prezzo imposto per uno schiavo ucciso; già l'aveva detto il profeta; e Gesù lo permette e diviene così carne venduta ai suoi più fieri nemici. Rifletti che tu vendi l'anima tua, irrorata e redenta dal Sangue di Gesù, al demonio, non per trenta monete, ma per molto meno...; per un capriccio, per una vile soddisfazione, per un po' di guadagno, per un nulla. Quante donne non si rendono conto di vendere anche la sola immagine per ottenere gli sguardi altrui, vogliono essere viste, vogliono essere compiaciute e così si vendono, si svendono. Anche certi uomini oggi hanno di questi piaceri esteriori. Dì all'anima tua: "Vergognati e pentiti".

 

3. Il poco conduce al molto. Giuda non giunse al tradimento tutto d'un colpo. L'avarizia, radice d'ogni male (1 Tim. 6, 30), gli travagliava il cuore! Mormorò della Maddalena che profumava di balsamo Gesù, Non vinse la passione: questa crebbe; e si lasciò condurre al tradimento dal luccicare dell'oro! Chi sprezza il poco, cadrà (Eccli. 19, 1); “ poca favilla gran fiamma seconda ” (Dante); ricordati che basta una passione sola a dannarti. Non abbasare la guardia, non pensare di essere fuori pericolo e come dice il primo Pontefice:  "Umiliatevi dunque sotto la potente mano di Dio, perché vi esalti al tempo opportuno, gettando in lui ogni vostra preoccupazione, perché egli ha cura di voi. Siate temperanti, vigilate. Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede, sapendo che i vostri fratelli sparsi per il mondo subiscono le stesse sofferenze di voi" (1Pt. 5, 6-9).

 

PRATICA. — Recita innanzi al Crocifisso tre atti di contrizione: l'Atto di dolore; la giaculatoria: O Gesù dìamore acceso, non t'avessi mai offeso! O mio amato e buon Gesù io non voglio offenderVi più! E nel baciare il Cocrefisso potete imparare quest'altra preghiera: "Crocifisso mio Signore, Voi siete la mia consolazione ed il desiderio del mio cuore: Sì, o mio Gesù, io voglio amarvi durante tutta la mia vita, e non voglio vivere che per Voi solo, e Voi confermate in me con la vostra grazia, questa mia volontà".

 

4 Marzo

L'ULTIMA CENA

 

1. Gesù con noi. Prima di partire, mentre Giuda e i nemici s'accingono ad immolarlo. Gesù, pur sapendo la futura ingratitudine dei cristiani, annunzia che un desiderio ardente lo brucia di esser con noi; si nasconde sotto le specie del pane e del vino, e ci lascia, non una parte, ma tutto se stesso. Bontà infinita, amore di Gesù! E noi siamo così misconoscenti, freddi, insensibili verso il gran Sacramento! E dimentichiamo tanto spesso Gesù che sta con noi! E così di rado Lo visitiamo, e tanto distratti!

 

2. Gesù comunica gli Apostoli. Dopo aver comunicato Se stesso (S. Tomm. 3a p.), per animare gli Apostoli e per dar loro esempio della dovuta riverenza, Gesù li comunicò: La fede sbocciò più viva in Pietro e il cuore di Giovanni arse d'amore; nell'anima di ogni Apostolo brillò la luce di Dio. Solo per Giuda il pane divino significò condanna. Tu, o cristiano, non invidiare gli Apostoli, frequenta la santa Comunione con fede e con devozione! Che desiderio ne senti? Aver fame dell'Eucaristia è buon segno.

 

3. Umiliazione di Gesù nell'ultima Cena. Gesù va attorno lavando i piedi agli Apostoli; Lui, Dio, Signore, ai piedi di quelli che dovevano tradirlo, negarlo, abbandonarlo... La purità di coscienza, l'umiltà e la carità sono appunto la necessaria preparazione alla santa Comunione. Esamina tè stesso: con quali disposizioni ti comunichi? Male tè ne verrà se sarai sacrilego, superbo e indifferente!

 

PRATICA. — Se non puoi comunicarti, visita il Santissimo; recita il Pange lingua. Impara la Comunione spirituale che potrai fare più volte nella giornata:
Gesù mio,
io credo che sei realmente presente
nel Santissimo Sacramento.

Ti amo sopra ogni cosa
e ti desidero nell' anima mia.

Poiché ora non posso riceverti
sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente
nel mio cuore. (ci si raccolga in un momento di silenzio profondo)

Come già venuto,
io ti abbraccio e tutto mi unisco a te;
non permettere che mi abbia mai
a separare da te.

Eterno Padre, io ti offro
il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo
in sconto dei miei peccati,
in suffragio delle anime del purgatorio
e per i bisogni della Santa Chiesa.

 

5 Marzo

GESÙ AL GETSEMANI

 

1- Gesù si dispone alla Passione, con la preghiera.

Rappresentati Gesù che, dopo la Cena, col viso ardente esce dalla città tumultuante con gli undici; entra nel Getsemani che è illuminato da luce fioca e mesta come il suo aspetto; all'entrata sceglie tre fidi, e, avanzatesi, s'inginocchia e prega. In qualunque travaglio impara a non lasciare la preghiera; e nei bisogni raddoppiala per ottenere forza dal Cielo.

 

2. Gesù prega, prostrato a terra. Si prostra tre volte per riverenza e per umiltà interna ed esterna; invoca il Padre con la confidenza d'un figlio. Potere e volere:  riposa in Lui con la rinunzia alla propria volontà e con la totale rassegnazione alla Divina. Fiat: impara questa grande lezione di saper ripetere fiat, cosi sia, in tutte le contrarietà; è il modo di offrire il sacrificio più bello e più meritorio.

 

3. Gesù esorta gli Apostoli a pregare. I tre Apostoli, oppressi dal sonno, dormivano; Gesù tre volte li visita, e dice loro : pregate per non cadere in tentazione, e dolcemente li sgrida. Chi prega, è visitato da Dio con le sue grazie; il sonno della pigrizia e della tiepidezza è ripreso da Gesù Cristo; l'orazione è l'unico mezzo per superare le tentazioni; lo disse Gesù...

 

Ripeti cinque volte : Gesù mio, misericordia.

 

6 Marzo

GESÙ CONFORTATO DALL'ANGELO

 

1. Tedio e paura di Gesù: coepit pavere et taedere. Privatesi volontariamente dell'allegrezza sensibile, si schierò innanzi tutti i peccati degli uomini nel loro numero e gravità, e vedendosi come carico di tutti, provò un tedio grande... Anche i tuoi peccati aggiungevano tedio a Gesù. — Si vide in faccia tutti i tormenti che l'attendevano, la morte crudele ormai vicina: una paura lo invase e tremò! Contremuerunt omnìa ossa meo. (Jer. 23, 9).

 

2. Mestizia di Gesù : contrìstari et moestus esse. Piombò sul cuore di Lui il pensiero dell'inutilità dei suoi patimenti per tanti uomini..., forse per te! Vide l'inferno sempre ingoiare anime, e i cristiani dimenticare, disprezzare il prezzo del suo Sangue... Oppresso da tanta ingratitudine, esclama che l'anima sua è triste della tristezza della morte... Uno di questi ingrati non saresti stato tu? Con tutto il cuore piangi e domanda perdono.

 

3. Un Angelo conforta Gesù. Lui che rende lieto il paradiso, abbisogna del conforto degli Angeli? Eppure lo vuole per sua umiliazione. L'Angelo col calice in mano lo esorta a berlo, che tale è la volontà del Padre e la salute degli uomini richiede tale sacrificio; Gesù china il capo e l'accetta, sebbene amarissimo. Accetta tormenti e morte perché vuoi salvarti; e tu rifiuti un po' di penitenza per Gesù e per salvare te stesso!

 

PRATICA. — Recita tre Pater al Crocifisso per ottenere una vera contrizione dei tuoi peccati.

 

7 Marzo 

GESÙ CRISTO SUDA SANGUE

 

1. Col Sangue ti dimostra l'amore. Nel tormento tristissimo dell'ora fra il timore e l'angoscia e nel desiderio ardente di salvare gli uomini. Gesù come in agonia sudò per il corpo un sudore di Sangue che goccia a goccia scendeva. Buon Gesù, quanto patite per me! Prima che i carnefici vi strazino il Corpo, voi spargete volontariamente il Sangue per amor mio; ed io sono tanto restio al patire, e così tiepido a riamarvi!

 

2. Nel Sangue affoga i nostri peccati. Una sola lacrima di Gesù bastava a cancellare tutti i peccati; ma Egli ne concepì un sentimento così vivo e profondo e ne provò un dolore così eccessivo, che volle piangerli con lacrime di Sangue. Fossi io stato quella terra felice che ne rimase inzuppata, per uscire mondo e santificato da tanto lavacro! Non voglio più essere freddo a pentirmi delle mie colpe, a detestarle, e facile a replicarle.

 

3. Col Sangue piange i nostri dolori. Volle, in quel punto, portare nel Cuore tutte le afflizioni e i patimenti dei suoi figli; fu allora, dice S. Lorenzo Giustiniani, spiritualmente lapidato con S. Stefano, crocifisso con S. Pietro, bruciato con S. Lorenzo, addolorato, afflitto con tutti i tribolati e gli afflitti, martirizzato con Maria Vergine e, per loro compassione, sudò Sangue. O buon Gesù, potessi io spargere per Voi il sangue mio! Potessi farvi amare e lodare da tutti!

 

PRATICA. — Sette Gloria Patri in onore delle sette effusioni di Sangue di Gesù e un'Ave Maria affinchè la Vergine Santa ci sia proprizia nella pratica.

 

8 Marzo

IL BACIO DI GIUDA

 

1. Bacio sacrilego. Bagliori di fiaccole e luccicare di armi accendono a tratti l'oscurità piena di dolore del Getsemani: Giuda, col cuore sconvolto dal tradimento che si riflette nei suoi occhi, si presenta a Gesù dolce e pallido, col viso intriso di sangue. Ascolta il saluto: Ave, Rabbi (Mt 26, 49); Salve, Maestro. Giuda abbraccia Gesù e gl'imprime un bacio... Sacrilegio! con esso tradisce, vende, condanna Gesù, il suo Dio... Quante volte una comunione sacrilega è il primo anello di una catena di sacrilegi!

 

2. Bacio ipocrita. Osculo filium hominis tradis? (Lc. 32, 48). Con un bacio tradisci il figlio dell'uomo? Che differenza tra l'esterno e l'interno di Giuda! Il saluto di pace, l'abbraccio di affetto, il bacio di amicizia coprono l'ipocrisia, velano il tradimento; nell'esterno è un fido, nell'interno un demonio. Non l'imiti forse anche tu, con la falsità, con le storte intenzioni, con le ingannevoli apparenze?

 

3. Il bacio di Gesù. Che mirabile contrapposto fa a Giuda l'accoglienza semplice, dolce, innocente, caritatevole di Gesù! Invece di rimproverarlo, lo chiama dolcemente amico, amico; lo avverte e lo richiama al suo seno, ad quid venisti? Nemmeno rifiuta il bacio traditore... Confida in Dio; sebbene tu sia peccatore, ingrato traditore, non ti sdegna, anzi t'invita al perdono e ti chiama amico... Torna presto tra le sue braccia.

 

PRATICA- — Perdona a chi ti ha offeso; bacia il Crocifisso, recitando cinque Gloria Patri.

   


Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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 19 marzo San Giuseppe, clicca qui per il thread dedicato a Lui, storia e preghiera...


9 Marzo

GESÙ CATTURATO

 

1. Fuga degli Apostoli. Rimasti fedeli nel tempo del trionfo, dei miracoli, delle carezze di Gesù; nelle tribolazioni, nei pericoli fugerunt: fuggirono!,.. E ciò, dopo averlo conosciuto per Dio, per Padre; dopo avergli protestato fedeltà fino alla morte; dopo averlo ricevuto nella Comunione! Tutto solo per paura!... Buon Gesù, quanta desolazione! Noi pure siamo i vili che dopo replicate promesse per rispetto umano o per qualche difficoltà ti abbandoniamo!

 

2. Sono Io; Ego sum. “ Chi cercate voi? “ disse Gesù alle turbe, — Gesù Nazareno. — Sono Io, replicò il Redentore; tosto, percossi come da fulmine, caddero indietro inchiodati a terra. O potenza del Nome di Gesù! Dolce, amabile ai giusti, ai santi; è terribile ai dannati e ai demoni. Sono Io, dirà al giudizio dei giusti, e tosto rimarranno inebriati dalla conoscenza di Dio; Sono Io, udranno i reprobi, e lo spavento li fulminerà. Risolviti a camminare sempre nella via del bene per aver amico Gesù,

 

3. Gesù in catene. Per nulla scossi dal miracolo, Giuda e i soldati, come leoni sguinzagliati sulla preda, si avventano contro Gesù, e legatelo con funi e catene come un delinquente, lo gettano a terra, e con pugni, con schiaffi e calci, lo percuotono per ogni parte del corpo. E voi, o mio Gesù, non dite nulla? Non vi difendete? Non vi vendicate?... Imparo anch'io a non risentirmi. Gesù, datemi pazienza e dolcezza sempre e con tutti.

 

PRATICA. — Nelle piccole contrarietà della tua vita prova a tacere perdonando in ricordo del grande perdono di Gesù.

 

10 Marzo (1)

LO   SCHIAFFO

 

1. Schiaffo crudele. Guarda Gesù con le mani legate, in piedi, al cospetto del sinedrio, che cerca ogni minimo appiglio per condannarlo. Guarda quel volto divino che rallegra il Paradiso, che gli Angeli fissano con riverenza, su cui Maria appena osava imprimere un bacio; guarda il servo che alza la mano e gli scaglia uno schiaffo... Crudele, che male t'ha fatto Gesù? — Tu piangi per Gesù; e poi l'offendi...!

 

2. Schiaffo ignominioso. Un servo percuote Gesù, fino allora stimato da tutti, alla presenza dell'intero sinedrio che applaude e approva l'ingiuria, senza che nemmeno uno solo sorga a difenderlo... Gesù era dunque reputato ben poca cosa... Lui che è padrone dell'universo e la Sapienza Eterna... Impara l'umiltà, vile verme della terra; impara a vincere l'amor proprio. Gesù tace e soffre...; e tu, superbo, che fai nelle ingiurie?

 

3. Schiaffo ingiusto. Perché dato senza diritto, per rabbia, per vendetta; perché prudentissima era la risposta di Gesù al pontefice, rimettendosi agli uditori per giudicare della Sua dottrina. Gesù che poteva paralizzargli la mano come a Geroboamo, non lo fece, e perdonò il soldato. Abbi pazienza quando ricevi male per bene, quando le parole tue sono male interpretate, quando la tua ragione non prevale quantunque giusta... La pazienza ti porta al Cielo.

 

PRATICA. — Recita tre Pater al Crocifisso per quelli che hai offesi.

 

(1) Novena di San Giuseppe.

 

11 Marzo

PIETRO SPERGIURO

 

1. Pietro rinnega Gesù per tiepidezza. Figurati nel cuore della notte, l'atrio del pontefice. Una lampada spande intorno una debole luce, e, attorno al fuoco, curiosi e sfaccendati parlano del nuovo prigioniero, Gesù. Pietro conversa con alcuni di essi; riconosciuto, vacilla, poi nega di conoscere il Maestro! Pietro dormì nell'orto invece di pregare e, catturato Gesù, tosto lo abbandonò; tornò, da lontano, a seguirlo, ma cadde! Tema Dio chi è freddo: la caduta è ben vicina alla tiepidezza!

 

2. Pietro spergiuro per presunzione. Si vantava di voler seguire Gesù, a ogni costo, fino alla morte; di non volersi mai scandalizzare; di non rinnegarlo mai. Pietro dimentica la predizione di Gesù, o presuntuoso non ci crede, e intanto basta una sola ancella a muoverlo allo spergiuro col dire che non aveva nulla da fare con Lui. Guai a chi fida in sé e nelle proprie forze; guai al presuntuoso che dimentica di non potere nulla senza Dio!

 

3. Pietro ricade nello spergiuro, perché sta nelle occasioni. Era trascorsa un'ora circa (Lc 22, 59) dal suo spergiuro e Pietro insensibile, indifferente al suo peccato, o non osando partire sebbene pentito, fu di nuovo incalzato a dire se fosse dei discepoli di Gesù. Pietro aggiungendo menzogne, cominciò a imprecare a se stesso e a spergiurare di non saperne nulla. È troppo vero che chi sta nelle occasioni pericolose volontariamente, deve cadere. Esamina i tuoi pericoli di cadere, e provvedi all'anima tua,

 

PRATICA. — Recita il Credo con viva fede.

 

12 Marzo

SAN PIETRO PENTITO

 

1. Lo sguardo di Gesù a S. Pietro. Gesù in mezzo a una tempesta di calunnie, d'ingiurie, di dolori, ancora accresciuti dalla caduta del suo primo Apostolo, dimentica se stesso, e, volgendo gli occhi intorno, li fissa in quelli di Pietro. Occhiata onnipotente e di grazia! Pietro, come in uno specchio, vede la sua deformità; già pentito, flevit, piange. O Signore, respice in me, guardami! Possa io convertirmi!

 

2. Pianto amaro di Pietro: flevit amare (Lc. 22, 62). Pianse non già per timore, ma per amore; ricordò i benefìzi, i favori ottenuti dal Maestro, e il triplice suo atto d'infedeltà, la mancanza alle promesse giurate; si riconobbe figliuol prodigo, pecorella smarrita; conobbe la grande bontà di Gesù nel richiamarlo al suo cuore, solo le lacrime gli temperavano l'amarezza del cuore... O Signore, spezzate pure il mio cuore! Datemi la contrizione di Pietro, della Maddalena!

 

3. Pianto efficace e continuo di Pietro: egressus foras (ib.). Fuggì dall'atrio, togliendosi dalle ricadute; pianse i tre suoi peccati per tutta la vita; le lacrime, dice san Clemente, gli avevano solcate le guance a guisa di due canali; il canto del gallo era come una frecciata al suo cuore! Rimase tanto ferito d'amore che poté dire a Gesù, Tu lo sai che io Ti amo (Gv 21, 16). Anima mia, come piangi, come compensi i tanti tuoi peccati? Quanto ami Gesù?

 

PRATICA. —Esamina attentamente ogni giorno la tua coscienza,

 

 

13 Marzo

GESÙ IN CASA DI CAIFA

 

1. Gesù davanti al sinedrio. Scribi, farisei, dottori della legge, principi dei sacerdoti, giudicano Gesù; e, uditolo che si proclama Figlio dì Dio, il pontefice Caifa si squarcia il ricco manto e grida : È reo di morte! Tutti ripetono; È reo di morte, è un bestemmiatore, è un ribaldo, è un violatore del sabato, è un sovvertitore del popolo! Gesù tace; ma qual ferita al suo onore! Si condanna per invidia, con piena falsità; e Gesù tace. Impara a tacere nelle offese.

 

2. Gesù dinanzi ai soldati. Ad essi fu consegnato Gesù nel rimanente della notte fatale; e questi, crudeli, inumani, istigati dal demonio, dai sacerdoti, dall'interesse, gli riempiono la faccia di sputi; gli strappano con violenza i capelli e la barba; gli bendano gli occhi, e percuotendolo, gli dicono : Indovina chi ti ha percosso. Che crudele vilipendio a Gesù! La mia smania di godere ne fu la causa; ed io non ci penso e non faccio nulla!...

 

3. Gesù nel suo Cuore. Non dovevano forse trapassargli l'anima di dolore tante oscenità dei soldati, tante calunnie dei sacerdoti, tante ingiustizie dei giudei, tante bestemmie e maledizioni dei servi, tanti peccati che si replicavano sotto i suoi occhi? Gesù offriva tutto al Padre in soddisfazione dei peccati; il suo Cuore era in continua orazione. Anche tu prega, soffri, fatica per la conversione dei poveri peccatori.

 

PRATICA. — Sopporta volentieri le offese, per riparare gl'insulti recati a Gesù.

 

14 Marzo

DISPERAZIONE DI GIUDA

 

1. Terribili giudizi di Dio. Due apostoli caddero in un orribile peccato, Pietro e Giuda. Ambedue prevenuti, corretti, invitati da Gesù al perdono; ambedue piangono il loro delitto; pure Pietro si salva, Giuda si perde; Pietro torna al Maestro, Giuda, disperato, si da la morte!... Adora i giudizi di Dio, ma non abusare della sua bontà. Non dire: a Solo un peccato, uno sfogo, un piacere, poi non più "; può essere l'ultimo!...

 

2. Pentimento inefficace di Giuda. Disse bensì, peccavi, ho peccato; restituì il denaro, ma lo fece per disperazione, e forse per timore di essere condannato come traditore; gettò il denaro nel tempio per rimorso, ma senza detestare l'avarizia; confessò il peccato, ma senza speranza del perdono! Perché non venne a Gesù? Perché non lo supplicò di riabbracciarlo? Era forse troppo tardi? Ma no ; anche nell'ultima ora Gesù ci aspetta a penitenza. Non disperiamoci mai...

 

3. Morte disperata. Pensalo, coi capelli irti,  col volto acceso, col demonio in cuore, fuggire il mondo, gli uomini che crede lo debbano esecrare; corre non già come la Maddalena, come Zaccheo, come il ladrone a Gesù, bensì a un albero, e con un capestro al collo si uccide. Infelice! Che guadagnò nel lasciare la compagnia di Gesù per seguire il demonio? Se hai peccato, torna presto a Gesù, confida in Lui; ti salverà.

 

PRATICA. - Proponi di confessarti subito dopo un peccato; recita tre Ave Maria.

 

15 Marzo

INNOCENZA DI GESU’

 

1. Esame di Pilato. Dopo una notte di affanni, Gesù, già condannalo dai giudei, sui mattino,, con le mani legate come un malfattore, viene trascinato da Pilato perché lo condanni a morte. Tre misfatti gli sono imputati : di sovvertire il popolo con false dottrine, di proibire il tributo a Cesare, di volersi far re dei giudei. Così sono travisati orribilmente i fatti, Che importano le bugie? si dice... Le credi anche tu cose da nulla?

 

2. Risposta di Gesù, Gesù risponde alle calunnie, perché non è vietata la propria difesa, ma paria con un dire così modesto e discreto, con tanta umiltà e tacendo sul non necessario che Filato si stupisce grandemente (Mt 27, 14) e ne deduce la sua innocenza. Medita sul tono delle tue difese, sulla durezza delle tue risposte, sulla veemenza del tuo risentimento, sull'orgoglio del tuo parlare: che differenza tra te e Gesù! Tu così violento. Gesù così calmo.

 

3. Gesù proclamato innocente. Pilato gli rende giustizia e a vista del popolo pronunzia; io non trovo in quest'uomo causa alcuna per condannarlo. Dunque, si sciolgano le catene. Gesù torni in libertà... Nulla di tutto questo! Tu sai che è male l'impazienza, il disobbedire, la superbia, la vanità, la freddezza: condanni tutto a parole; ma i fatti quali sono? Tu condanni il peccato; eppure, con solenne contraddizione, quante volte lo commetti?...

 

PRATICA. - Trattieniti dal parlare troppo e recita cinque Gloria Patri umilmente.

 

16 Marzo (1)

GESÙ ED ERODE

 

1. Gesù tace dinanzi ad Erode. Costui, re malvagio e crudele, era l'uccisore di S. Giovanni. Al vedere Gesù si rallegra, perché spera da Lui un miracolo, e lo interroga in cento maniere. Gesù, sia per condanna alla vita malvagia di lui, sia per eludere la vana curiosità, sia per guadagnarsi disprezzi, non risponde parola ad Erode. O Signore, vi scongiuro, non tacete con me; parlate al mio cuore; ispiratemi; con un miracolo spezzate la mia durezza.

 

2. Erode disprezza Gesù. Deridetur justi simplicitas (Gb, 12, 4); la semplicità del giusto gli procura derisione; Erode, figura del mondo, non capì nulla del saggio silenzio di Gesù ; “ Egli è scemo, disse, è un pazzo, uno scimunito; disprezzate tale re ”; e tutto l'esercito sprevit illum; lo disprezzò: è un pazzo, O sapienza eterna, o pazzo d'amore (sant'Agostino), datemi la celeste pazzia di amare Voi, disprezzando il mondo.

 

3. La bianca veste. Aggiungendo agli scherni l'ignominia, Erode mise indosso a Gesù la veste bianca dei re, ma vecchia e sdruscita, rimandandolo a Pilato, divenuto suo amico da quel momento. La candida veste era figura della bianchezza e purità dell'anima di Gesù e dell'innocenza della sua vita: qualità quasi sempre disprezzate dal mondo. Dammi, o mio Dio, la bianca veste dell'innocenza; mondami col tuo sangue; rendimi candido come la neve, dealba me! e poco m'importa che il mondo mi derida!

 

PRATICA. — Disprezza le derisioni dei mondani, apprezza solo il giudizio dei buoni e della coscienza.







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
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18/03/2014 09:36
 
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17 Marzo 

BARABBA

 

1. Chi era Barabba? Pilato per liberare Gesù giocò d'astuzia. Volle metterlo a confronto col peggiore dei malfattori; Barabba era un ladro, scrive san Giovanni; un insigne ladrone, dice S. Matteo; un sedizioso omicida, scrive S. Marco. Quale feccia dei ribaldi, era temuto dovunque, e il suo nome era esecrato. Che paragone per Gesù!,.. E tu, nelle tentazioni, nel piegare al peccato, nell'ascoltare le insinuazioni perverse, non metti Gesù a confronto col demonio?

2. Chi è Gesù? È un reo in apparenza, un condannato dagli uomini; ma egli è Gesù, Figlio di Dio, supremo Giudice del cielo e della terra, Egli è la Verità. Chi lo segue, non sbaglia; chi lo serve, è un re; chi confida in Lui, è tranquillo; chi Lo ama, è felice; chi combatte con Lui, ottiene vittoria; chi soffre per Lui, diviene glorioso; chi per Lui muore, è salvo! O Gesù, quanto sei grande, amabile, nobile! Ed io mi vergogno di seguirti?

3. Barabba vince. A tale confronto. Pilato tiene sicura la vittoria di Gesù; ma il popolo istigato dai principali sacerdoti, grida: Dimitte Barabbam (Luc. 23, 18): rilascia Barabba. Che sentenza iniqua! Scrive S. Anselmo: l'agnello è ucciso, il lupo salvato. Anima mia, ogni peccato è un preferire Barabba a Gesù... Ogni rispetto umano, ogni preferenza per il mondo è un gridare: Viva Barabba... Quante volte hai imitato i giudei in questo? Un'altro grande santo della Chiesa vedeva in questa scena come Dio avesse messo avanti a noi la Verità-Gesù e la menzogna-Barabba, lasciandoci liberi di scegliere. Come avremmo gridato noi in quel giorno, in quella piazza al Pretorio? Difficile dirlo perchè ogni volta che rifiutiamo Gesù noi è come fossimo lì a gridare: "lasciaci in pace, vogliamo seguire la bugia, la menzogna" e torniamo a crocifiggere in cuor nostro la Verità fatta persona. Barabba vince ogni volta che noi rigettiamo il Cristo.

 

PRATICA. — Vinci il rispetto umano; recita lo Stabat Mater o sette Ave Maria.

 

 

18 Marzo

LA FLAGELLAZIONE

 

1. Gesù spogliato. Sebbene Pilato conosca Gesù innocente per ben tre volte, non lo libera; ma per mitigare il furore dei giudei, lo condanna ai flagelli. Che ingiustizia!... Non lamentarti più delle ingiustizie che sono fatte a te! Immaginati il Redentore, trascinato in un atrio, spoglio delle sue vesti, comparire nudo in faccia alla sbirraglia!... Lui, modesto, bello per innocenza, verecondo di purità verginale... A ciò fu condotto dalle tue immodestie, dalle tue impurità. Domanda perdono ed emendati. Lasciati spogliare ora, su questa terra, de lì difetti e peccati perchè con quel vestito di peccato con cui morirai, non ti sarà dato più di cambiarlo nell'altro mondo.

 

2. Gesù flagellato. Considera i carnefici che, pieni di rabbia, alzano le robuste braccia, e con forza vibrano colpi tremendi sul delicatissimo corpo di Gesù, già indebolito dal sudore sanguigno dell'Orto e dai travagli della notte. Verghe tessute di spine, nervi durissimi, funi armate di ferro, squarciano la carne di Gesù! Si solcano le piaghe stesse, si scoprono le ossa!... Trenta carnefici!... Cinque mila e più furono le battiture... Chi non piangerebbe per pietà?

 

3. Gesù, l'Agnello di Dio. Quel che più mette rabbia nei crudeli soldati è l'atteggiamento paziente di Gesù, il quale, come l'agnello che sotto il ferro non bela, non da un lamento. Per le piaghe, per il sangue versato è reso irriconoscibile; è quasi un verme calpestato! Eppure, non dice nulla. Se i carnefici gli leggessero in cuore con quanto amore soffre per noi, il loro furore si cambierebbe in affetto. Tu conosci l'amore di Gesù e perché non l'ami?

 

PRATICA. - Fa una penitenza; e recita il Miserere.

 

19 Marzo                  

SAN GIUSEPPE

 

1. Sua grandezza. Fu scelto fra tutti i Santi per essere capo della Sacra Famiglia, ed aver obbedienti, ai suoi cenni. Gesù e Maria! Fu il più privilegiato fra tutti i Santi, perché poté, per circa trent'anni, vedere, udire, amare ed' essere amato da Gesù che con lui abitava. Egli superò in grandezza gli Angeli stessi, che, sebbene ministri di Dio, non udirono mai da Gesù, come udì Giuseppe, dirsi Padre... Non mai un Angelo osò dire a Gesù ; Tu, mio figlio...

 

2. Sua santità. Di quante grazie l'avrà adornato Iddio per renderlo capace del mistero a cui era chiamato! Dopo Maria, era il più ricco di grazia celeste; dopo Maria, era il più somigliante a Gesù. Giusto lo chiama il Vangelo, cioè in sé raccolse il fiore delle virtù, dice S. Ambrogio. In Lui trovi la purezza verginale, la pazienza, la rassegnazione, la dolcezza, la vita tutta di Dio. Imitalo almeno in una delle sue virtù... in quella che più ti manca.

 

3. Sua potenza. 1. È potente: perché sovranamente amabile e caro a Maria, la tesoriera del paradiso, e a Gesù, il re del cielo. 2. Potente, perché è il solo, con Maria, a cui Gesù debba, in certo qual modo, riconoscenza come a padre-custode. 3. Potente, perché Dio volle, per mezzo di lui, benedire tutto il mondo. Gesù, con affidarsi a Giuseppe, non ci invita a confidare in Lui? E tu lo preghi? Gli sci devoto?

 

PRATICA. - Le sette allegrezze o i sette dolori di S. Giuseppe; fa una visita al suo altare.

 

20 Marzo

LA CORONA DI SPINE

 

1. Un nuovo supplizio. Mai altro reo fu coronato di spine; fu invenzione del demonio che la suggerì ai soldati; ed essi, senz'ordine superiore, per irriderlo, per passatempo, vi posero mano. Quanti per ridere, per passatempo, offendono Gesù, di giorno, di notte! Gesù fu giudicato il pessimo tra i malfattori, degno di un nuovo e crudele supplizio. Era veramente nuovo il delitto di lui, quello di amare troppo gli uomini, ingrati a tanto patire!...

 

2. La tremenda corona. Che spasimo per Gesù vedere sotto i suoi occhi comporsi un cerchio di ramoscelli spinosi a foggia di corona! Che trafitture gli fecero provare nel mettergliela in capo, nel calcargliela' Che tormento ebbe dalle acutissime spine che si conficcavano nel cranio, nelle tempia, negli occhi!... Coroniamoci pur di rose (Sap. 2, 8), col diletto dei piaceri terreni; nutriamo pure in mente pensieri d'odio, di malignità, d'impurità, di superbia; Gesù ne porterà per noi le spine!...

 

3. Il Re dei dolori. La corona in capo, una canna per scettro in mano, uno straccio di porpora in spalla. i carnefici piegano il ginocchio e lo salutano; A ve, re dei giudei; gli scherni, gli schiaffi, gli sputi che si aggiungono, mostrano Gesù, re di nuovo genere, re dei dolori! Ti compatisco, buon Gesù; tu sei e sarai il Re del mio cuore; a tè voglio obbedire, a te servire, a te unirmi per sempre.

 

PRATICA. - Imprimi un forte bacio sul Crocifisso, dicendo: O mio caro e buon Gesù, non vi voglio offendere più.

 

21 Marzo                  

ECCE HOMO!

 

1. Comparsa umiliante di Gesù. Condotto il Redentore, con le insegne dell'incoronazione, davanti a Pilato, costui sentì una stretta di compassione, e, credendo muovere a pietà il popolo col presentarglielo, fece salire Gesù su una loggia, quasi per domandare carità alle turbe... Egli che ne aveva dimostrata tanta verso di esse, la troverà adesso? La invoca pure per te dalla Croce, e tu lo compatisci? Lo ami?

 

2. Ecco l'Uomo. Brevi parole disse Pilato, lasciando ai sensi il resto. Ecco l'Uomo, da voi temuto! Se era malfattore, fu castigato; se un mistificatore, tu flagellato; se re, vedetene la corona di ludibrio; quale assassino venne mai ridotto peggio di lui?... E tu, o cristiano, lo conosci quest'uomo? È il creatore, è il tuo Signore, nelle cui mani sta ogni potere, è la sovrana Bellezza, la Bontà per essenza... Adoralo e temilo, sebbene disprezzato, ma disprezzato per amor tuo!

 

3. Gesù disprezzato. Tutti derisero Gesù! Non vi fu uno che, con uno slancio di pietà cercasse di proteggerlo; fu come un verme o uno straccio buttato via. Sostenne questa pena a causa del tuo ridere degli altri, del tuo sparlare contro il prossimo o contro la virtù angelica, per non far brutta figura, per non essere creduto dappoco o ingenuo. Quanti disprezzi per Gesù! Piangi innanzi a Lui: amalo: promettigli fedeltà,

 

PRATICA. - Fissa il Crocifisso, dicendo: Ecco un Dio, maltrattato per mio amore. Fa una mortificazione.

 

 

22 Marzo

GESÙ CONDANNATO

 

1. Crocifiggilo? Appena Gesù comparve sulla loggia, si fece sentire un sordo rumore che ben presto scoppiò in un urlo solo: Crocifiggilo! Sul luogo della condanna stavi anche tu, o peccatore, anche tu gridavi : Sia crocifisso Gesù... Purché mi possa vendicare, purché mi sfoghi, che m'importa dì Gesù? Crocifiggilo!... Ecco le tue nobili prodezze!

 

2. Ingiustizia crudele. Pilato s'oppose alla condanna dicendo di non trovare motivo alcuno per condannarlo; ma, quando il popolo lo minacciò della inimicizia dell'imperatore, cioè della perdita della carica, prese la penna e scrisse; Gesù alla croce! Giudice iniquo e crudele!... Anche ai giorni nostri il timore di perdere un po' di ricchezza, un falso onore, un impiego, a quante ingiustizie apre la via!

 

3. Gesù accetta la condanna. Che cosa dice e fa Gesù, per giustificarsi, per esimersi dalla condanna a morte? Era innocente ed era Dio; poteva usare dei mezzi leciti e facili a Lui per palesare la propria innocenza! Invece tace; accetta sottomesso la condanna e non vuole vendicarsi! Quando verrai calunniato o trattato con ingiustizia, con parzialità, con ingratitudine, rammenta che Gesù tacque e soffri per amor di Dio, e per dare a te uno splendido esempio di perdono.

 

PRATICA. - Sta in silenzio nelle offese, a meno che motivi superiori non ti obblighino a difenderti.

 

23 Marzo

GESÙ PORTA LA CROCE

 

1. Gesù porta la croce. Pronunziata la sentenza, i carnefici preparano due tronchi informi, li legano in forma di croce, e li presentano a Gesù, vero Isacco carico di legno per il sacrifizio. Gesù, sebbene affranto dai patiti martirii, prende la pesantissima croce e la porta con rassegnazione. Tu invece la fuggì e trovi insopportabili le croci più leggere! Confonditi!...

 

2. Gesù ama la croce. La stringe come l'oggetto più caro al suo cuore! Talvolta inciampa e, alla scossa, gli si aprono le ferite del corpo, gli si conficcano le spine nel capo, si ferisce la spalla! Tuttavia Gesù non lascia la croce, l'ama, la tiene stretta a sé: è un caro peso per lui,..! E noi che ci lamentiamo della nostra e preghiamo tanto per esserne liberati, ci diciamo imitatori di Gesù!

 

3. Gesù cade sotto la croce. Incalzato da carnefici disumani, che non gli danno tregua ne respiro. Gesù, impallidendo, vacilla e cade! I soldati, con le percosse e gli urti, lo rialzano da terra. Gesù riprende la croce e ricade! Allora, per riservarlo al sacrifizio, i soldati obbligano Simone da Cirene a portare la croce dietro a Gesù! - Le tue ricadute nel peccato fanno cadere e ricadere Gesù. Almeno per penitenza, prendi volentieri la tua croce e seguilo.

 

PRATICA. - Oggi porta volentieri la tua croce per amore di Gesù; fa un'astinenza.

 

24 Marzo

INCONTRO CON MARIA

 

1. Momento doloroso. Ogni martirio del figlio veniva riferito a Maria, e, ad ogni notizia, la spada del dolore le trafiggeva il cuore; ma quando viene a sapere che Gesù si avvia al sacrificio, non ha più pace, vuole vederlo, vuole stargli accanto. Eccola su per l'erta del Golgota, trafelata dietro le tracce del Sangue: s'incontrano... si guardano!... Che momento! Quale dolore per il Figlio e per la Madre!

 

2. Silenzio di Gesù e di Maria. Gesù vide Maria mesta, piangente col cuore straziato; eppure non le disse nemmeno una parola di conforto. Maria vide Gesù coperto di lividure, stanco, cadente, abbandonato dai suoi più cari, in mezzo a nemici e non gli disse neppure : Coraggio, Figlio mio, ci sono io con te. - Che virtù, penare in silenzio, senza cercare sollievo; confortati dalla vista di Gesù che soffre, contenti di patire per Lui! Tu ne sei capace? Ti sforzi almeno per riuscirvi?

 

3. Maria segue Gesù. Da quel momento non si dividono più, sono due vittime che s'associano nel sacrifizio. Confortiamoci col loro esempio. Gesù non dice solo a noi: Prendi la tua croce e seguimi; anche Maria, sebbene santa, innocente, immacolata, dovette salire al Calvario per giungere al Cielo. Grande lezione!... Non ci sgomenti il cammino tra le spine! Gesù e Maria stanno sempre con noi.

 

PRATICA. - Recita, se puoi, i sette dolori della Madonna; ama di soffrire con Gesù.


     



[Modificato da Caterina63 18/03/2014 10:31]
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"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
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  25 Marzo Festa dell'Annunciazione


GESÙ CROCIFISSO


 


1. Il Calvario. È la montagna del dolore e dell'amore; è il teatro della giustizia e della bontà di Dio. Quando Gesù giunge in cima al colle, il popolo s'affolla curioso a vedere la vittima; i farisei, sogghignando, mostrano una gioia satanica: ma gli Angeli piangono amaramente! L'Eterno Padre domanda sangue in riparazione del peccato, e Gesù tutto l'offre per placarne lo sdegno. Se tu pensassi alle pene sofferte da Gesù a causa del peccato, lo commetteresti tanto facilmente, quasi per trastullo?


 


2. I chiodi. I carnefici non perdono tempo; chi squarcia le vesti di Gesù per spogliarlo, chi prepara la fossa, chi appresta le funi. Gesù volge uno sguardo profondamente triste allo strumento del suo dolore, e vi si stende sopra per obbedienza. Ecco : un soldato impugna il martello: odi il colpo, osserva il chiodo che penetra le carni, i nervi, le ossa delle mani, dei piedi... Quale spasimo!... Gesù, con un vostro chiodo feritemi il cuore di dolore e d'amore.


 


3. Il crocifisso. Ecco : la croce viene alzata e lasciata cadere nella fossa con un fremito straziante di tutte le membra rotte e slogate. Gesù crocifisso si aderge, tra cielo e terra, vittima volontaria per la riconciliazione dell'uomo con Dio. Il Divino Padre lo guarda, se ne compiace, lacera la sentenza di sangue, e riapre a noi il Paradiso. Ferma anche tu il tuo sguardo su di lui : è il tuo Gesù; l’amore l'ha condotto a tale pena. Pensa che i tuoi peccati ne furono la causa.


 


PRATICA, - Ama e adora Gesù crocifisso per amor Suo. Sopporta qualsiasi male, piuttosto che crocifiggerlo di nuovo, piuttosto che offenderlo.


 


26 Marzo


GESÙ PREGA E PERDONA


 


1. Prega per i crocifissori. Sulla croce Gesù non stette muto, insegnandoci così che la preghiera deve essere il conforto nel dolore. Egli pregava e domandava perdono per i suoi crocifissori, scusandoli per la loro ignoranza. Gesù dalla Croce domandava perdono al Padre anche per tè; a condizione che anche tu perdoni ai tuoi nemici, ai tuoi offensori, e scusi i difetti del prossimo. Gesù rende bene per male, e tu che fai? Rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori: quando ripeti queste parole, ci credi a quel che dici? Gesù solo non aveva nulla di cui farsi perdonare, ecco perchè Lui è il sacrificio perfetto, ecco perchè il suo perdono ha un valore immenso, ed è per mezzo suo che anche noi ora possiamo perdonare di cuore.


 


2. Perdona il Buon Ladrone. Fra tante voci d'ingiurie, di derisioni, di bestemmie, se ne sentì una di lode, di confidenza, d'amore. Il buon ladrone riconobbe Gesù per vero Dio, e lo supplicò di ricordarsi di lui. Ciò fu di conforto a Gesù languente che dimenticando senz'altro i delitti, gli assassini!, i peccati del ladro, gli volse un dolce sguardo e pronunziò; Oggi sarai con me in Paradiso. Che prontezza a perdonare! Lui l'Agnello immolato, puro, innocente, ci da la lezione più alta che come uomini dobbiamo imparare: perdonare. Gesù compie la prima indulgenza della Chiesa attraverso il Buon Ladrone ed è totale: Oggi sarai con me in Paradiso. Ma per fare questo vuole sentire da noi un atto di fede puro.


 


3. Lezione per noi. Non disperiamo mai del perdono di Dio; la bontà di Dio supera immensamente la nostra malizia; bastò un atto di contrizione al Buon Ladrone, e Gesù gli promise di condurlo, senz'altra penitenza, al Cielo. Ricordiamocene quando disperiamo del perdono. Tuttavia non differire alla morte la conversione, dice S. Agostino, perché dei due ladri uno solo si salva. Gesù ti chiama quest'oggi; forse non ti chiamerà più domani! Non stare lì a far lezioni agli altri se la tua anima non si è lasciata avvolgere dal Crocefisso! Non stare lì a far lezioni alla Chiesa, al Papa, ai Vescovi, se prima non ti senti nella condizione del Buon Ladrone pentito e amareggiato di veder di fronte il Giusto moribondo.


 


PRATICA. - Fa pace con tutti, di' spesso con fiducia: Sacro Cuor dì Gesù, confido in Voi. Mettiti come Giovanni accanto alla Madonna ai piedi della Croce; condividendo quei dolori anche tu sarai sorretto nel momento del bisogno.


 


27 Marzo


DUE CUORI DESOLATI


 


1. La desolata. Pallida ai piedi della croce stava Maria SS., vedendo Gesù bere la morte sorso a sorso. Il cuore di lei, divenuto specchio vivo dei dolori del Figlio, ne prova tutto il martirio... Gesù la guarda e dice: Donna, il tuo cuore desolato ha bisogno d'un aiuto: Io ti lascio, ma in Giovanni ecco tuo Figlio!, e tu Giovanni, ecco tua Madre. Quanti misteri in poche parole! Maria accettò, allora, dì essere! Madre...


 


2. Gesù abbandonato. Chi avrebbe creduto Gesù abbandonato dal Padre negli estremi della vita, se Egli non avesse detto; Dio mio. Dio mio, perché m'hai abbandonato? Non bastava l'ingratitudine degli uomini, non bastava l'abbandono degli Apostoli, non bastava il tormento della croce; volle che anche il cuore patisse la privazione delle consolazioni di Dio, delle gioie celesti che confortano tanto nel dolore... A paragone di Gesù che cosa soffro io? Eppure il dolore mi è tanto intollerabile! Quante volte usiamo il dolore e la sofferenza per avanzare critiche al nostro Dio? Che mai follia è questa: chè la creatura abbia da ridire del Creatore che per Amore della creatura è inchiodato sulla Croce?


 


3. Uniamoci ai due cuori desolati. Meditiamo sovente su quanto hanno sofferto per noi. Uniamo le nostre pene alle Loro; non diciamo che è troppo quanto ci è dato patire; se non siamo compatiti, se forse il Cielo stesso ci lascia aridi, quasi abbandonati a noi, ricordiamoci di Gesù, accettando tutto dalle sue mani e soffrendo tutto per Lui; sia il nostro conforto soffrire per amor di Gesù e di Maria. Diceva sant'Alfonso che vale più una meditazione del Crocefisso, sul Crocefisso, che mille altre devozioni! Una sola Via Crucis fatta bene potrebbe salvarci l'anima dalla dannazione eterna. Pensaci!


 


PRATICA. - Offri a Gesù tutti i tuoi travagli, anche quelli dell'agonia; recita lo Stabat Mater, o sette Ave Maria per i sette dolori della Vergine.


 


28 Marzo


LA SETE DI GESÙ


 


1. Quale sete provi Gesù. 1° Sete fisica, dopo tanto spargimento di sangue, dopo tante fatiche e viaggi, Gesti manifesta, con una sola parola, l'arsura che lo divora: sitio. 2° Sete spirituale, cioè sete di maggiori tormenti, se così fosse piaciuto all'Eterno suo Padre e fosse stato meglio per noi. 3° Sete mistica della nostra salvezza, dei nostri compatimenti, del nostro amore, della nostra felicità. Sitio: dammi il tuo cuore!... E tu osi negarglielo?


 


2. Il fiele. Gesù chiedeva ben poco: un sorso di acqua; il suo stato di agonizzante avrebbe mosso chiunque a pietà... Ma per Gesù nessuno sente compassione. Una spugna intinta nel fiele viene presentata a lui per tutto ristoro. Tale atto cinico e disumano eccita certo la tua indignazione. Eppure Gesù tante volte chiede a te di lasciare un capriccio, un cattivo sfogo, una bugia: chiede a tè di pensare all'anima tua; e non glielo neghi tu forse porgendogli amaro fiele?...


 


3. Gesù gusta il fiele. Siccome l'amara bevanda era simbolo dello stato in cui si trovavano sia il corpo che l'anima sua, l'assaggiò, ma non la volle bere tutta. Una parte rimase per te e Gesù t'invita a partecipare al suo calice del dolore, a bere con lui almeno una stilla di fiele. Consola Gesù sottomettendoti alla sua santa volontà in tutto ciò che disporrà per tuo bene.


 


PRATICA. - Fa una mortificazione nel bere e nel mangiare, dicendo: Gesù sulla croce, ed io nelle delizie?


 


29 Marzo


ULTIMI SOSPIRI DI GESÙ


 


1. Tutto è compiuto. La missione terrena di Gesù è terminata: le profezie, le speranze, i desideri dei Santi dell'antica legge sono compiuti, la giustizia del Padre è soddisfatta; senza risparmiarsi affatto, Gesù ha donato le sue agiatezze, l'onore, il sangue, il corpo, la vita; ora protesta che tutto è compiuto. Morendo, potremo anche noi dire d'avere speso bene la vita? Di avere adempiti tutti i nostri doveri, anche piccoli e comuni?


 


2. Rimette lo spirito nelle mani di Dio. Venuto dal Padre, vissuto cercando la gloria del Padre, prima di ritornare in seno a Lui, gli raccomanda lo spirito. Aveva rimesso il corpo in mano ai giudei perché fosse tormentato; ma serbava l'anima per il Padre suo che onorò, amandolo da figliuolo. Noi, morendo, oseremo chiamare Dio nostro Padre, per averlo rispettato, ubbidito e amato?


 


3. Parla ad alta voce. Tre Evangelisti scrivono che Gesù, morente, pronunziò le ultime parole gridando, sia per dimostrare che il morire per Lui era tutto volontario, sia per indicarci la necessità di pensare allo spirito sull'ultimo della vita. Prepariamoci ogni giorno per quel punto estremo da cui dipende un'eternità; ma, al suo avvicinarsi, pensiamo solo all'anima, ai Sacramenti, a morire nelle mani di Dio.


 


PRATICA. - Pensa alla tua morte, metti subito rimedio a ciò che ti farebbe paura; domanda a Gesù la morte del giusto. Tre Ave Maria. Ricordati che Gesù è venuto per salvarci non dalle calamità o dalle vicende del mondo, ma a salvarci l'anima dall'inferno, messa a custodia la nostra anima, allora il Signore ci farà dono di grazie per vivere con dignità questa vita breve.


 


30 Marzo


LA MORTE DI GESÙ


 


1. Chi muore. In apparenza è un uomo, è un reo condannato, e un verme calpestato; ma sopra la croce sta scritto: Gesù Nazareno, Re dei Giudei. Egli e il mio Gesù, il Salvatore mio, il Redentore del mondo, il Re dei veri credenti; anzi in Cielo, in terra, negli abissi è il Temuto, l'Amato. Adesso tace, ma un giorno giudicherà, condannerà; tu lo vedrai e buon per te se ti accoglierà lieto e ridente.


 


2. Come muore. Mentre la natura freme, il sole si oscura, si squarciano le montagne confessandolo loro Fattore; mentre il popolo e i carnefici sentono un brivido di paura e confessano che Gesù è veramente Dio, Egli china il capo, in segno d'ubbidienza al Padre e spira. Guardalo con le braccia tese, con lo sguardo rivolto verso te, accennarti che t'aspetta, ti vuole a sé... E tu lo fuggì? Diffidi di Lui?


 


3. Per chi muore. Rifletti: Gesù muore per te... per amor di te, in finem dilexit..., per liberarti dall'inferno, per schiuderti il regno del Cielo, per salvarti eternamente. Poteva abbandonarti nel peccato, nella via che porta alla perdizione, perché tu sei nulla e non meriti niente da Dio. Si sacrificò per te, mosso dalla sua immensa Carità. E tu che hai fatto, che farai per Lui? Gli ricuserai il tuo amore?


 


PRATICA. - Bacia le piaghe di Gesù e digli : O mio Gesù, pel tuo sangue, per la tua morte, salva l'anima mia.


 


31 Marzo


GESÙ NEL SEPOLCRO


 


1. Viene deposto dalla croce. Giuseppe d'Arimatea e Nicodemo si presero l'ardito e doloroso incarico di schiodare Gesù dalla croce. Prima erano discepoli di Gesù, ma occulti, per timore dei giudei; non appena muore, la loro fede si ravviva; e, innanzi a Pilato e agli occhi di tutti, si professano seguaci del Crocifisso. Ravviva anche tu la fede, caccia il rispetto umano, e gloriati di seguire la bandiera di Gesù.


 


2. Gesù in grembo a Maria. Non si posa più in seno a Lei carezzevole ed amabile fanciullo, non la vezzeggia più con la innocente confidenza del bambino; oggi è pallido, smunto, ricoperto di sputi e di sangue: freddo cadavere! Qual colpo al cuor della Madre! Fu lei che gli tolse la corona di spine e gli lavò le piaghe..., e con qual dolore! Prometto di consolarvi, o Maria, col consacrarmi tutto all'amore di Gesù e di Voi, compatendo ai vostri dolori.


 


3. Il sepolcro. Qui ebbe fine la dolorosa tragedia; una candida sindone raccolse il sacro Corpo, che fu deposto in un sepolcro nuovo, intagliato nella viva pietra. Signore, seppellite con Voi i miei peccati, in modo che non li trovi più; seppellite con Voi le mie passioni, i miei difetti, i miei vizi, affinché siano morti per sempre; seppellite con Voi il mio cuore, perché più non sappia vivere se non per Voi, con Voi e sempre innanzi a Voi.


 


PRATICA. - Fa la Comunione, almeno spirituale, e dona il tuo cuore a Gesù:

Gesù mio,
io credo che sei realmente presente
nel Santissimo Sacramento.

Ti amo sopra ogni cosa
e ti desidero nell' anima mia.

Poiché ora non posso riceverti
sacramentalmente,
vieni almeno spiritualmente
nel mio cuore (si faccia un momento di silenzio raccolto)

Come già venuto,
io ti abbraccio e tutto mi unisco a te;
non permettere che mi abbia mai
a separare da te.

Eterno Padre, io ti offro
il Sangue Preziosissimo di Gesù Cristo
in sconto dei miei peccati,
per la conversione dei peccatori,

in suffragio delle Anime del Purgatorio
e per i bisogni della Santa Chiesa.




 

Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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07/04/2014 11:06
 
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 PREGHIERA

da recitarsi durante tutto il mese di Aprile.

 

Signor mio Gesù Cristo, riconoscendovi per mio Dio, mio Salvatore e mio tutto, mi umilio davanti a Voi e mi glorio di esser vostro servo fedele. Come Voi deste per me il sangue, la vita, t'anima, la divinità, io dono a Voi tutto me stesso senza sottrarre neppure un palpito del mio cuore all'intera offerta che faccio di me. A Cristo tutto e per sempre; a Cristo nell'abbondanza, a Cristo nella povertà; a Cristo nell'allegrezza, a Cristo nelle lacrime; a Cristo nelle consolazioni, a Cristo nelle desolazioni; a Cristo negli onori, a Cristo nell'ignominia; a Cristo in ogni cosa e per sempre. A Cristo in vita, a Cristo in morte; a Cristo sulla terra, a Cristo in Cielo; a Cristo nel tempo, a Cristo nell'eternità. A Cristo per sempre. Così sia.

 

Santo protettore.

S. Giuseppe, o S. Caterina da Siena, o S. Vincenzo Ferreri.

 

Gesù, siatemi Gesù, e salvatemi (S. Agostino),

 

Virtù da praticarsi.

L'umiltà è la riconoscenza ai benefizi di Dio.

 

1° Aprile

LA RISURREZIONE DI GESÙ

 

1. Perché stette tre giorni nel sepolcro. Gesù volle provare che era veramente morto, perché risaltasse meglio il gran miracolo della sua risurrezione. Gli ebrei e gli increduli studiarono ogni insidia per negare che Gesù era morto e risorto. Lo stesso san Tommaso apostolo non voleva credere a una risurrezione così prodigiosa, ma, quando vide Gesù e ne toccò le piaghe, esclamò : Signor mio e Dio mio! Combatti tu i dubbi contro la fede? Prega Gesù che aumenti la tua fede.

 

2. Il terremoto e gli Angeli. La natura si scosse e tremò alla morte di Gesù, e lo stesso ripeté nell'istante in cui Egli risorse! Lo compianse sulla croce, lo glorificò nel trionfo. Non è questo uno stimolo per noi a unirci nelle gioie e nelle afflizioni a Gesù, benedicendo sempre il Suo santo nome? Anche gli Angeli corteggiano Gesù nella culla, nel Getsemani e nella Risurrezione; solo noi dimentichiamo Gesù per ore, per giornate intere, mentre dobbiamo a Lui tanta riconoscenza. Non è così di te?

 

3. Gesù risorto. Fissa lo sguardo su Lui, non più mortale, languente, ma glorioso; quanta luce da quelle piaghe di cui conserva le stimmate! Il corpo di Gesù risplende come sole. Che maestà e gloria risplendono su quella fronte, non più di Gesù umile, paziente, bensì del Re del Cielo e della terra, Giudice e Padre, tesoro del Paradiso e terrore dell'Inferno!... Adoralo, pregalo, affinché un dì sia Giudice pietoso con te; ma fuggi, fin d'ora, il peccato, se non vuoi la condanna di Gesù.

 

PRATICA. — Ripeti lungo il giorno col Centurione: Io credo, o Signore: ma tu accresci la mia fede.

 

2 Aprile

LE GIOIE DI PASQUA

 

1. La Chiesa c'invita alla gioia. Non si veste più di paramenti ispirati a mestizia; s'adorna a festa. Non più ci ripete le meste lezioni di Gesù paziente, ma le apparizioni, le vittorie di Lui sul peccato e sulla morte, Non più le compassionevoli lamentazioni, bensì l'alleluia, la lode a Dio : Esultate, rallegratevi. Non più digiuni: ora sono giorni di gioia innocente... Fate pur festa, servite al Signore con gioia, vi accompagni la letizia, ma non fate peccato, diceva S. Filippo.

 

2. Gioia per i  peccatori convertiti. Gesù stesso gioisce a Pasqua nel vedere tante anime che, dopo mesi e anni di vita peccaminosa, finalmente ritornano a Lui confessandosi. E noi, sensibili a quanto tocca il Cuore di Gesù, accresciamo la sua gloria col convertirci davvero; rallegriamoci con Gesù del maggior numero di persone che Lo prega e Lo ama, supplicandolo perché tutti i peccatori possano tornare a Lui. Questi sentimenti sorgono nel tuo cuore durante la Pasqua?

 

3. Gioia per i benefici che ci apporta. Ogni solennità porta con sé una grazia particolare che Gesù diffonde sulla sua Chiesa e sui suoi eletti, a vantaggio delle anime. A Pasqua è la grazia della liberazione dal peccato, dalla vita tiepida o cattiva a una vita nuova, fervorosa e santa; è la grazia del progresso nella virtù e della perseveranza finale. Procura, con ogni sforzo, di risorgere a vita nuova e di perseverare in essa.

 

PRATICA. — Offrendo una mortificazione o una preghiera, domanda che almeno un peccatore di più faccia Pasqua.

 

3 Aprile

TRE GENERI DI RISURREZIONE

 

1. Risurrezione apparente. È tale per chi si accosta a far Pasqua, perché obbligato, per usanza, per rispetto umano, per accondiscendere a un parente, senza contrizione, senza divozione, senza proposito di mutare vita. Questi ingannano, non Dio, ma se stessi! Credono di risorgere, di ottenere il perdono, facendo Pasqua : e forse non è che un debito, un sacrilegio di più per essi! Ecco perché non si ha la pace in cuore dopo la Pasqua.

 

2. Risurrezione imperfetta. Tale fu quella di Lazzaro (Joann. 11, 43), che, al comando onnipotente di Gesù risorse, ma per morire un'altra volta, più tardi. Simbolo di chi risorge veramente a Pasqua, detestando il peccato; ma, non avendo in sé una volontà ferma, perché non fugge le occasioni pericolose, non prega, o non vigila abbastanza, ricade dopo poco tempo nelle antiche colpe! Non è questo il tuo caso? Perché, dopo l'ultima Pasqua, sei ricaduto come prima?

 

3. Risurrezione perfetta. Gesù risorse per non morire mai più. La morte non ha più alcun dominio sopra di Lui (Rom. 6, 9). Così deve essere anche per noi, dice san Paolo. Accostiamoci alla Pasqua con  l'odio al peccato, col desiderio ardente di mutare vita, adottando tutti i mezzi opportuni per non ricadere mai più, supplicando il Signore a volerci tenere fermi nella nuova vita. Sia un vero passaggio per non morire mai più, per non tornare indietro mai più. Sarà così la tua Pasqua?

 

PRATICA. — Domanda la grazia di una vera risurrezione; Signore, prima morire che peccare.

 

4 Aprile

CIRCOSTANZE DELLA RISURREZIONE

 

1. La pietra del sepolcro. Gesù risorge ed esce trionfante senza dissigillare il sepolcro. Un Angelo, dopo, tolse la pietra che chiudeva l'entrata del monumento. Per risorgere veramente, togli la pietra d'inciampo dal cuore, cioè la passione dominante che ogni giorno ti trascina al male. Cerca quale sia, in quale difetto o peccato cadi più sovente, e, conosciutolo, combattilo, sradicalo dal cuore. Non aver paura se costa sacrifizi, se richiede fortezza e coraggio; gioirai, dopo, per la vittoria, che è vittoria eterna.

 

2. Le fasce ed il sudario. Era costume dei giudei fasciare ed imbalsamare il cadavere. Gesù pure fu involto in una candida sindone; ma, risorgendo, lasciò fasce e sudari nel sepolcro. Togliamo le fasce materiali che ci impediscono la vita nuova, cioè l'attacco alla ricchezza, al nostro onore, a noi, a qualche  persona, alle comodità, al capriccio... Sono tutti fili che ci impediscono non solo di volare in alto, ma ci distolgono dal risorgere efficacemente. Esamina quanti fili ti leghino al peccato, alla terra.

 

  1. I custodi. Stava al sepolcro la guardia, non già d'onore, ma posta dai nemici, perché non venisse rubato il cadavere. Gesù risorge e i custodi non se ne accorgono. L'Angelo poi li atterrì e li fece tramortire. Atterriamo anche noi i perversi custodi dell'anima nostra, i demoni, che sempre ci si aggirano intorno, per perdere l'anima nostra. Non servire più al demonio. Combattilo con la preghiera e con la vigilanza.

 

PRATICA. - Esaminati sulla passione dominante e combattila risolutamente.

 

5 Aprile

LA PASQUA CRISTIANA

 

1. Necessità d'una buona Pasqua. Al piedi di Gesù risorto, medita da quanti anni fai Pasqua. Pasqua vuol dire passaggio ; con tante Pasque, quanti passaggi o passi di progresso hai fatto? Dall'ultima Pasqua all'attuale, in che cosa ti sei emendato? Non sei piuttosto peggiorato? Forse nella Pasqua di cinque, di dieci anni fa, eri migliore di oggi! I tuoi passaggi sono dunque per andare indietro? Rifletti seriamente; rimedia presto... La morte si avvicina.

 

2. Potrebbe essere l'ultima. Qual pensiero! La pazienza del Signore ha i suoi limiti; la giustizia talvolta subentra alla bontà... Quanti giovani di belle speranze e senza un timore al mondo, l'anno passato o non hanno fatto la Pasqua, o la fecero male ed ora gemono inconsolabili nell'Inferno!... Se Gesù, pesando le tue opere, le trovasse scarse e dicesse: basta! saresti tranquillo sul tuo conto? E se ti mancasse il tempo per fare un'altra confessione, dove andresti?

 

3. Può farti santo. Pensa il seme della santità, che Dio getta nel cuore come e quando vuole; felice l'anima che è sempre disposta ad accoglierlo. La Pasqua di quest'anno potrebbe essere il giorno di grazia per te, se tu corrispondi al desiderio del Signore; potrebbe essere il principio della tua salvezza e della tua santità. Ma se impedisci l'opera della Grazia di Dio, ti chiamerà Egli un'altra volta con la sua grazia? Ti aspetterà ancora?

 

PRATICA. - Disponiti alla Pasqua con un serio esame; recita sette Gloria Patri allo Spirito Santo.

 

6 Aprile

LA RISURREZIONE FUTURA

 

1. Risorgerò anch'io. È un dogma di cui non posso dubitare: Credo carnis resurrectionem. Io so che nel giorno estremo risorgerò dalla terra, diceva Giobbe (Job, 19). Se Cristo risorse, noi pure risorgeremo, soggiungeva San Paolo (I Corinti. cap. 15). Non sono creato per finire sotterra; il mio spirito anela a cose ben più grandi che non le terrene; la Risurrezione di Gesù è prova e pegno della mia. Il dogma della Risurrezione non ti consola nelle tribolazioni, nelle ingiustizie del mondo?

 

2. Come risorgerò? In un batter d'occhio, al primo squillo di tromba, al comando onnipotente di Dio, le mie ceneri si riuniranno, il mio corpo si riorganizzerà, lo spirito vivificherà le mie morte membra per non separarsene mai più. Allora, è il tempo del raccolto, Hai tu seminato quaggiù penitenze, mortificazioni, sacrifizi, virtù? In quel di raccoglierai trionfi. Hai seminato vento?! Raccoglierai tempesta. Pensaci: tale alternativa ti attende.

 

3. Sarò eterno quanto Gesù. Credo nella vita eterna, così ci parla il Simbolo degli Apostoli. Andatevene, maledetti, nel fuoco eterno! pronunzia Gesù ai reprobi. Dunque, o nel premio o nel castigo, io starò per tutta l'eternità! Dunque se giungo in seno a Dio, vi riposerò senza timore di esserne scacciato mai più! Dunque, finché Dio è Dio, io sarò! È ben nobile il mio destino! Che mi manca per assicurarmi l'eternità beata? Quali sacrifizi faccio io per potervi giungere?

 

PRATICA. - Pensa che sarà di te all'ultimo giudizio; prega Maria di difendere la tua causa.

 

7 Aprile

GESÙ GLORIOSO

 

1. Apparizione di Gesù risorto. A consolare i suoi cari, Gesù appare ora alla Maddalena e la consola, or a Pietro e lo fortifica nella fede, ora a Tommaso e lo convince, ora ai due discepoli d'Emmaus e li illumina e li ravviva nella fede. Ora entra a porte chiuse nel Cenacolo, ora scompare; il Corpo di Lui non è più passibile, pesante, bensì glorioso!... Se giungi al Paradiso, qual gloria ti aspetta! Anima e corpo avranno un premio ineffabile... Ma come vivi per riuscirvi?

 

2. Qualità del corpo glorioso. S. Paolo le enumera: l'impassibilità: non più malattie, non più il timore della morte; risorgeremo come diamanti incorruttibili; la chiarezza: il fulgore del sole, lo splendore delle stelle circonderà il nostro corpo, riflesso dallo splendore dell'anima beata; l'agilità: deporremo il peso che ci opprime, divenendo quasi spirito sulle ali dei venti; la sottigliezza: saremo come la luce e l'aria che penetrano dappertutto. Che gran premio a un po' di penitenza!

 

3. La gloria non è per tutti. Tutti risorgeremo, dice S. Paolo, ma non tutti saremo mutati. I Santi vestiranno il corpo di gloria, e le membra compagne dell'anima giusta parteciperanno alle gioie di essa. Ma che sarà del corpo dei reprobi? Sorgeranno anch'essi, ma mutati in peggio. Nel momento di sentire la grande maledizione, e diventare tizzoni eterni d'inferno, che diranno i peccatori? E se tu fossi pure tra essi?

 

PRATICA. - Pensa allo squillo della risurrezione: tre Pater a S. Michele, perché ti difenda nel dì del giudizio.

 

8 Aprile

LA PACE DI PASQUA

 

1. Pace con Dio. Il saluto di Gesù risorto fu appunto; Pax vobis, la pace sia con voi. Col suo Sangue prezioso, ristabilì la pace tra Dio e l'uomo, cancellando il peccato, aprendo le porte del Cielo, rendendoci benigna la maestà divina; ma a che servirebbe tutto ciò, se tu, commettendo peccato mortale, o tenendolo in cuore, sei nemico a Dio, rendendo vana per tua colpa la redenzione da lui operata a prezzo di sangue? Non ti pare abbastanza dolce la pace del cuo-

re con Dio?

 

2. Pace col prossimo. Non è consiglio, bensì comando di Gesù perdonare ai nemici, agli offensori, rendere bene per male a tutti, amare gli ingrati, vincere l'astio, deporre il rancore contro il prossimo. Gesù ce lo insegnò con le parole e col perdono dato sulla Croce ai crocifissori, col dirci che la stessa misura, adoperata cogli altri, servirà pure per noi; e tu come osi far Pasqua con l'odio in cuore? Non puoi perdonare? Sappilo; Dio non perdonerà a tè!

 

3. Pace con noi. Non vi ha pace per l'empio, dice lo Spirito Santo. Il rimorso e il timore dell'Inferno sono indivisibili dal peccatore, sebbene simuli contentezza e gioia. Il seguire le passioni non portò mai vera pace all'uomo. Il giusto, il timorato di Dio, quantunque povero, afflitto, tribolato, prova in cuore la vera pace, la persuasione di piacere a Dio, che conforta, consola e sostiene. E tu che scegli per te?

 

PRATICA. - Mettiti presto in pace con Dio; prega per quella persona per cui senti maggiore avversione.

 

9 Aprile

LA CONFESSIONE PASQUALE

 

1. Come praticarla. II Capodanno e la Pasqua devono essere due momenti di massima importanza per un Cristiano; le anime zelanti vi si dispongono particolarmente. Esaminiamoci sullo stato dell'anima, sui peccati dell'anno, se diminuiti o cresciuti; se sono sempre gli stessi ancora, o se qualche nuovo s'aggiunge; se dall'ultima Pasqua vi fu progresso o regresso; esame serio, profondo, minuto. Hai l'abitudine di fare così?

 

2. Proponimenti pasquali. La prima cosa dunque è esaminare i peccati commessi, constatare il grado di virtù guadagnato o perduto, fare la Confessione annuale. Vista la nostra incostanza sulle risoluzioni passate, affidandoci alla bontà di Dio che tuttora ci aspetta, proponiamo più fermamente di lasciare quel tale peccato, di vincere la tale passione, di esercitare la tale virtù, di fare in modo di essere contenti nella futura Pasqua, Impegnati con tutte le energie del tuo spirito e ne ricaverai gran profitto.

 

3. Vita nuova. Il demonio permette, anzi, per illuderci, suggerisce i più caldi proponimenti, purché non riescano a nulla. Vigiliamo contro quest'astuzia del maligno. Vita nuova, subito, senza differire a domani. Vita nuova nelle preghiere, nel servizio di Dio, nel fervore. Vita nuova nel lasciare il peccato, le vecchie brutte abitudini. Vita nuova di pazienza, d'umiltà, di carità, in modo che Gesù, il prossimo, tutti, possano dire: Che cambiamento! Surrexit. risorse, non pare più lui!

 

PRATICA-  Disponiti per una tale Confessione; tre Angele Dei all'Angelo Custode, perché ti aiuti.

 

10  Aprile

LA COMUNIONE DI PASQUA

 

1. Richiede una degna preparazione. In ogni Comunione deve tornarci in mente il probet dell'Apostolo: provi, prepari se stesso, e poi s'accosti alla sacra Mensa, per non consumare la propria condanna. Prima della Pasqua, Gesù raccolse gli Apostoli in un Cenacolo adorno a festa; indi lavò loro i piedi per mondarli dalle più piccole macchie; così ci suggerisce tre mezzi di preparazione; mondezza dal peccato, ornarci di virtù, e raccoglimento. Mettili in pratica.

 

2. Carità ardente. L'Eucaristia è Sacramento d'amore; è lo sfoggio della Carità di Dio verso l'uomo, è il mezzo con cui Egli accende l'amore nei nostri cuori. Quindi Gesù, per nostra preparazione, vuole sempre in noi un amore ardente, o almeno il desiderio di tanto amore. A Pasqua figuriamoci dì vedere Gesù alla cena che arde d'amore, parla d'amore, accende gli Apostoli di carità: accendiamoci anche noi! E tu perché ti mostri così languido e freddo?

 

3. Gesù fa Pasqua con noi. Gesù Cristo inondò di gioia il cuore degli Apostoli e dei suoi seguaci, apparendo a loro. La stessa gioia vuole infondere a te in questa Comunione, Come ai discepoli di Emmaus, così a te spezza il pane e dice: Prendi, mangia; non è più il sacerdote che ti comunica. Io stesso faccio Pasqua con te; tutto Mi dono a te, e sarai una cosa sola con Me. - Quanta devozione dovrai provare al pensarvi! Gesù, non son degno...

 

PRATICA. - Prima della Pasqua, disponiti con una fervorosa preparazione; tre Salve Regina a Maria che ti aiuti.


11 Aprile

NOVENA DEL PATROCINIO DI S. GIUSEPPE (.1)

GIORNO DI RACCOGLIMENTO

 

1. Necessità del raccoglimento. L'anima dissipata è simile ad una vigna aperta al ladro; l'anima dissipata non fa nulla di bene! La vera, la solida virtù, non può durare con la dissipazione: svapora come il liquore lasciato all'aperto. Iddio non vuole parlare fra i tumulti, ma nella solitudine, nel raccoglimento. Rifletti e raccogliti.

 

2. Silenzio di S. Giuseppe. Il Vangelo non ci ricorda nemmeno una parola, detta da questo gran Santo. S. Giuseppe amava il ritiro nella sua casetta, né mai usciva senza necessità; contemplava in silenzio quanto avveniva al caro suo Gesù; e, aprendo il cuore alle ispirazioni, agli impulsi amorosi del Divin Figlio, ascese alle più sublimi vette di santità. Ami tu il silenzio? Pesi le tue parole? Ami anche tu il ritiro?..,

 

3. Vantaggi del raccoglimento. Se il dissipato, giunto a sera, trova perduta la giornata per l'anima, ricordando solo parole oziose, risa inutili, il dovere mal fatto e nessun merito guadagnato; l'anima raccolta, al contrario, gode d'avere sempre agito alla presenza di Dio, d'aver detto giaculatorie, d'aver praticato mortificazioni lungo i! giorno, d'aver ascoltato le ispirazioni dell'Angelo Custode. Tu a quale classe appartieni? A quella dei raccolti o dei dissipati?

 

PRATICA. - Frena la lingua; un Gloria Patri a S. Giuseppe.

 

(1) In caso che tal Novena non occorra in questi giorni, potrai anticiparla, o far precedere le meditazioni seguenti.

 

12 Aprile

GIORNO DI MONDEZZA INTERNA

 

1. Gioia dell'anima in grazia. Rifletti: quando sei in grazia di Dio, e la coscienza non ti rimprovera alcun peccato, perché sei cosi lieto? Donde tanta pace? Perché allora non t'importerebbe nulla di morire? Gesù ha detto: Beati, felici, i mondi di cuore: tale promessa non fallisce giammai. Mettendo a confronto le tristezze, i rimorsi, le afflizioni provate dopo il peccato, come lo preferisci ancora alla gioia pura dell'anima senza macchia.?

 

2. Giustizia di S. Giuseppe. Che cosa gli meritò di essere prescelto, fra tanti Santi, a Padre-custode di Gesù? Dopo il volere di Dio, fu la giustizia, la purezza, la bellezza della sua anima, che serbò sempre come giglio intemerato e santo. Risolse, un giorno, di lasciare la cara sua Sposa, per timore d'una offesa di Dio; se era felice di vivere con Gesù, era più felice d'averlo nel cuore. Che differenza da noi, così facili a peccare!

 

3. Giorno dì mondezza interna. In ossequio a S. Giuseppe, passiamo la giornata astenendoci da qualunque peccato volontario anche minimo; di più, esaminiamoci sull'attaccamento vizioso alle ricchezze, all'onore, alle persone, a noi, origine di tanti peccati e di tante inquietudini; cerchiamo se nulla ci rimprovera sulla santa purezza e modestia; studiarne con qual intenzione lavoriamo, parliamo, viviamo; purifichiamoci, affinché tutto l'interno piaccia al nostro Dio.

 

PRATICA. - Evita quel difetto in cui cadi ogni giorno; recita le allegrezze o sette Gloria Patri a S. Giuseppe.

 

13 Aprile

GIORNO DI SANTE ASPIRAZIONI

 

1. Bene che producono le aspirazioni. Il cuore ha bisogno di sfogo; il sospiro è comune al fanciullo e al vecchio, all'ignorante e al sapiente. Ma a che serve sospirare per il mondo, dietro l'oro e il fango, per la sanità perduta o le afflizioni che ci travagliano? Anela a! tuo Dio che ti ascolta e ti esaudisce; anela alla virtù che non hai, al Paradiso che non possiedi, alla pazienza che ti manca. I tuoi sospiri sono, allora, calde preghiere al buon Dio e ottengono la sua grazia, Esaminati su questo punto.

 

2. Le aspirazioni di S. Giuseppe. Povero di fortuna, non sospirava per le ricchezze, bensì per il Dio d'ogni ricchezza; afflitto, non aspirava alle consolazioni, ma alla conformità con il volere di Dio; stando con Gesù, Padrone d'ogni cosa, non aspirava a ottenere miracoli o virtù straordinarie, bensì ad esser tutto di Gesù... Ogni momento di vita del santo Patriarca era un palpito d'amore a Gesù, una vita di preghiera continua. O vita santa! Quando saprai tu principiarla?

 

3. Santifichiamo le nostre aspirazioni. Tutto quanto non vale per l'Eternità è perduto; a questa rivolgi dunque le tue aspirazioni. Aspira sovente a farti santo; anela a ottenere grande amor di Dio; aspira ad esser fatto degno del Paradiso. Le giaculatorie ti siano sempre in bocca, dice il Sales. Fatti familiare quel: Sia per amor di Dio, Sia benedetto Iddio, Sia fatta la volontà di Dio, Tu invece trascorri tante ore, senza nemmeno una giaculatoria!

 

PRATICA. - Oggi non lasciar passare ora senza giaculatorie: recita le litanie di S. Giuseppe o sette Gloria Patri.

 





Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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07/04/2014 11:12
 
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“... (Gesù) sarà un re dei poveri, un povero tra i poveri e per i poveri. La povertà s'intende nel senso degli anawim d'Israele, di quelle anime credenti ed umili nella prospettiva della prima Beatitudine del Discorso della montagna. Uno può essere materialmente povero, ma avere il cuore pieno di bramosia... Proprio il fatto che egli vive nell'invidia e nella cupidigia... desidera di rovesciare la ripartizione dei beni, ma per arrivare ad essere lui stesso nella situazione dei ricchi di prima. La povertà nel senso di Gesù – nel senso dei profeti – presuppone soprattutto la libertà interiore dall'avidità di possesso e dalla smania di potere. Si tratta di una realtà più
grande di una semplice ripartizione diversa dei beni, che resterebbe però nel campo materiale, rendendo anzi i cuori più duri. Si tratta innanzitutto della purificazione del cuore... La libertà interiore è il presupposto per il superamento della corruzione e dell'avidità che ormai devastano il mondo; tale libertà può essere trovata soltanto se Dio diventa la nostra ricchezza; può essere trovata soltanto nella pazienza delle rinunce quotidiane, nelle quali essa si sviluppa come libertà vera”.
Benedetto XVI - Omelia
Domenica delle Palme 2006

  14 Aprile

GIORNO DI UNIONE CON MARIA

 

1. Rispetto di Maria a S. Giuseppe. La Vergine Maria, dopo Gesù, è pur sempre il più bello e più compito modello da imitare. Orbene, per il suo sposo, quanta sottomissione, quanta ubbidienza, quanta umiltà mostrò Maria! Ella più grande di Lui, anzi, sapendo che tutta la dignità dello sposo era dovuta a lei, la vera Madre di Gesù, pure fu tutta rispetto per lui. Che esempio di sottomissione, d'umiltà mi presenta Maria!

 

2. Amore di Maria a S. Giuseppe. Quanta unione fra quei due cuori! Ambedue dolci, innocenti, rassegnati: il loro amore era fondato sulla virtù. Maria, dopo Gesù, amava Giuseppe quanto una sposa, tenera e affettuosa, può amare uno sposo... Servendolo e confortandolo in tutta la vita e più nell'agonia, non si può dire che Maria è la prima maestra di affetto, di devozione, d'amore a S. Giuseppe? Com'è possibile, guardando a Maria, non divenire divotissimo di S. Giuseppe?

 

3. Uniamoci a Maria nell'onorare S. Giuseppe. Per tanti titoli, dobbiamo essergli divoti: perché è un Santo tutto privilegiato; per le tante virtù che esercitò; perché è il padre-custode di Gesù; ma oggi ci basti imitare Maria e persuaderci di far cosa grata a Lei nell'onorare S. Giuseppe. Uniamo i nostri affetti, Ì nostri atti d'amore a S. Giuseppe con quelli di Maria; preghiamola che ci comunichi un profondo amore e una viva devozione a S. Giuseppe.

 

PRATICA. - Oggi fa tutto per amor di Gesù, di Giuseppe e di Maria; l'inno del Santo o sette Gloria Patri.

 

15 Aprile

GIORNO DI PREPARAZIONE ALLA MORTE

 

1. Importanza di tale preparazione. Il Signore nascose a bello studio la conoscenza dell'ultima nostra ora, perché sempre stiamo disposti : Estote parati. Siccome non basta una preparazione superficiale e leggera, i buoni cristiani usano scegliere un giorno al mese per ciò. Nel raccoglimento, in più profonda meditazione, pensando al gran passo decisivo, all'eternità che si avanza, l'anima si scuote, si purifica, si prepara, L'hai tu tale santa abitudine? Con qual frutto vi attendi?

 

2. S. Giuseppe sul letto di morte. Meditiamo l'agonia del Patriarca. I suoi capelli sono bianchi, le rughe solcano la sua fronte, segno che ha percorso una lunga carriera; ma nulla lo agita, nulla ne furba la placida agonia; lo sguardo calmo, il cuore tranquillo, si volge or al Figlio Gesù, or alla Sposa Maria; questa gli terge il freddo sudore. Gesù lo conforta con la dolce parola... È un placido sonno il morire del Santo. Quale sarà la tua morte?

 

3. Domandiamo la morte, del giusto. Che fortuna per noi se negli estremi, senza rimorsi, ci toccasse la morte del giusto! Che dolce morire coi nomi di Gesù, Giuseppe e Maria sulle labbra, senza paura de! Giudizio! Fin da oggi preparati; esamina se in tè abbonda il bene o il male, e ciò che ti darebbe pena in quel punto, toglilo. Domanda a S. Giuseppe una buona morte.

 

PRATICA. - Ripeti : Gesù, Maria, Giuseppe.

 

16 Aprile

GIORNO DI CONFIDENZA

 

1. Miserie quotidiane. Ovunque ci volgiamo, si tocca con mano la verità di quel detto di Giobbe: Militia est vita hominis: la vita è una lotta continua: sebbene breve è ripiena di molte miserie. Miserie che scoraggiano pei tristi tempi che corrono e per l'odio, l'egoismo, la cupidigia che dilagano dappertutto, originando guerre disastrose; miserie dovute alle malattie, alle privazioni, ai sacrifici d'ogni giorno; miserie per le passioni che ci tormentano, per la santità che scarseggia; tutto ci cruccia, ci affanna!.„

 

2. Il gran Protettore. Gesù nell'assoggettarsi anche Egli alle tribolazioni umane, tranne il peccato, scelse per sé un protettore, un custode, quasi un angelo terreno a cui si affidò. S. Giuseppe non venne meno alla grande e delicata missione. Ma, con questo fatto, non ci dice Gesù che egli stesso eleggeva S. Giuseppe a Protettore della famiglia cristiana? Questo ci apre il cuore a confidenza nei bisogni quotidiani, sperando che, se Gesù cc lo diede a protettore, S. Giuseppe è tutto per noi. Andate a Giuseppe... Ed io ci penso cosi poco!

 

3. Confidenza illimitata. Tra i guai e le miserie della vita, l'affanno e la malinconia non servono a nulla; solleviamo il cuore con la confidenza... Dopo Gesù e Maria, volgiamoci a S. Giuseppe. S. Teresa sfidava chiunque a trovare uno che fosse ricorso a lui senza essere esaudito. L'Angelico dice : S. Giuseppe è eletto ad ottenerci qualunque grazia. Sia dunque S. Giuseppe

il nostro confidente; in lui speriamo senza limite e sempre.

 

PRATICA. - Raccomanda a S. Giuseppe te e le tue pene: recita i sette dolori di S. Giuseppe o sette Gloria Patri.

 

17 Aprile

GIORNO DI UNIONE CON GESÙ

 

1. Le scene di Betlemme. In mezzo alla povertà, allo squallore di quella spelonca, S. Giuseppe è felice, né cambierebbe il suo stato con tutto l'oro del mondo. Vede il neonato Bambino, lo piglia tra le braccia, lo stringe al seno; Gesù riposa sul cuore di S. Giuseppe, lo unisce al suo nel bacio d'amore, lo ricolma di gioia... Non sono le ricchezze, né i piaceri che rendono contenti: cose tutte passeggere; solo Iddio rende il cuore felice. Io lo so, lo dico; ma, nelle occasioni mi regolo come se i beni materiali costituissero l'unica mia felicità.

 

2. La casa di Nazaret. La S. Famiglia vive modestamente del proprio lavoro; la sua giornata è un ripetersi di fatiche sempre più gravi e continue; tuttavia la pace, la vera contentezza brilla sulla loro fronte e Giuseppe, capo e sostenitore di casa, lungi dal lagnarsi, trova dolce ogni travaglio, facile ogni pena, perché è con Gesù e vive per amore di Lui. Ecco il segreto per cambiare in gaudio ogni amarezza : l'amore di Gesù e l'unione con Lui. Rifletti e applica a te.

 

3. Il cuore di S. Giuseppe. Chi può misurarne l’amore, l'affetto, l'unione col suo Gesù? S. Paolo diceva: Non sono più io che vivo, è Gesù che vive in me. S. Teresa; Io muoio d'amore, perché non muoio. S. Francesco d'Assisi non vedeva, non udiva, non desiderava se non Gesù Cristo. Che dire di S. Giuseppe che fu per trent'anni accanto all'Amore in terra! Desideriamo almeno di crescere nell'amor di Gesù; offriamo a Lui ogni palpito, ogni sospiro.

 

PRATICA. - Facciamo oggi tutto volentieri per amore di Gesù e di S. Giuseppe; sette Gloria al Santo.

 

18 Aprile

GIORNO DI ABBANDONO IN DIO

 

1. Iddio c'invita a riposarci in Lui. Egli stesso si fa chiamare: Padre nostro, dolce parola che tutta descrive la tenerezza del suo Cuore e le premure di cui ci circonda. Gesù per infonderci confidenza, richiama la nostra attenzione sul giglio del campo e sull'uccelletto dell'aria, nutrito e sostenuto dalla Provvidenza divina; Egli stesso pronunziò venite a me, o voi, che siete travagliati e stanchi, Io vi ristorerò. Possiamo dunque credere che non pensi a noi? Eppure ci lamentiamo tanto di Dio!

 

2. Abbandono di S. Giuseppe in Dio. Quante angustie travagliarono la famiglia del Santo! La povertà batteva di continuo alla sua porta; Giuseppe si abbandona in Dio e Dio provvede a Lui. Nel pellegrinaggio del deserto, nell'esilio d'Egitto si vede solo, senz'appoggio veruno per provvedere a Maria e Gesù, ma, dopo aver fatto tutto il possibile, si abbandona in Dio ed è consolato. Nelle pene di spirito confida in Dio e l'Angelo lo conforta. Come fece in vita, così fece in morte. Che nobile esempio!

 

3. Dolcezza dell'abbandono in Dio. Tu ti agiti per la povertà, per la malattia, per la poca capacità, per la mancanza di virtù, per le privazioni: che ci guadagni? Melanconie ed affanni maggiori! Chi s'abbandona in Dio, in tutte le afflizioni e ripete il fìat voluntas tua, si sente capace d'eroici sacrifici e la tribolazione s'alleggerisce; affidarci in tutto nelle braccia di un Padre che è onnipotente, conforta molto e ottiene miracoli.

 

PRATICA. - Riponiamo in seno a Dio noi e tutte le cose nostre: tre Pater a S. Giuseppe.

 

19 Aprile

GIORNO DI FERVORE

 

1. Incostanza nel servire Iddio. Abbiamo il comando di amare il Signore con tutte le forze, ossia in ogni tempo, luogo e circostanza; come servi e figli Suoi, ne segue il dovere di essergli sempre fedeli e devoti; il cuore stesso ci stimolala servire Dio, nostro fine e nostro bene... Ma la nostra fedeltà, il nostro fervore quanto durano? Le promesse giurate e ripetute quanto valgono? Per quanti giorni o per quante ore ci manteniamo veri amanti di Dio?

 

3. Fervore di S. Giuseppe. Come esercitò la sua missione di custode, di padre sostenitore di Gesù? Egli, giusto nell'opinione comune, ossia fedele nel servizio divino, che rifiutò di fare o di soffrire per il suo Gesù? - Nulla. Mutò per Lui la povera, ma pure sua casetta, con una spelonca; con lui esulò per sette anni in Egitto; tutta la vita lavorò per Lui. Tremò per Gesù, ricercato a morte da Erode; tre giorni lo pianse e lo cercò; quanto zelo nel servirlo! Impara una volta il modo di servire Iddio.

 

3. Giornata di fervore. È ben giusto vergognarci della nostra incostanza, del nostro ritirarci per una piccola difficoltà, di perdere il coraggio per l'asprezza della lotta. Gesù quanto fece e patì per noi! S. Giuseppe quanti anni servì a Gesù! Ripromettiamo con più volontà di servire fervorosamente Dio per sempre. Oggi sia tutto fatto con zelo, con ardore; ogni dovere del tuo stato e di religione sia compiuto con esattezza e con impegno.

 

PRATICA. - Comincia oggi a compiere ogni dovere con esattezza, con dedizione e con retta intenzione.

 

20 Aprile

PATROCINIO DI S. GIUSEPPE

 

1. Preghiamo S. Giuseppe. Medita quanto sia viva tra i cristiani la divozione a S. Giuseppe, Ogni cuore che ama Gesù e Maria, non sa separare S. Giuseppe da essi. Quasi tutti l'invocano, persuasi non solo del proprio vantaggio, ma di far cosa gradita al Figlio e alla Madre. Prediletto da Dio, adorno di tutte le virtù, lo pregarono S. Crisostomo, S. Teresa, S. Francesco di Sales, S. Giovanni Bosco, il B. Valfrè. Tu quanto lo preghi?

 

2. Speriamo in S. Giuseppe. I divoti a lui otterranno specialmente: 1° la castità e la forza contro le tentazioni della carne; 2° aiuti speciali per uscire dal peccato e per ritornare nell'amicizia di Dio; 3° la vera divozione a Maria; 4° assistenza in punto di morte e protezione contro il demonio; 5° salute corporale, se è meglio per l'anima e sollievo nei travagli della vita; 6° i demoni temeranno l'invocazione del nome glorioso di S. Giuseppe. Non ti paiono grazie abbastanza grandi? Forse che non ne abbisogni?

 

3. Imitiamo S. Giuseppe. S. Teresa otteneva dal Santo qualunque grazia domandasse; l'esperienza provò in cento casi che il ricorso a lui è sempre esaudito... Ma corroboriamo la preghiera con l'imitazione delle virtù sue: la carità, la vita nascosta tutta con Dio, l'umiltà, lo zelo e specialmente lo studio di lui di sempre fare ciò che Dio vuole, come Dio vuole, perché Dio lo vuole. Prendi per te questa massima: piacerai al Santo.

 

PRATICA. — Eleggi San Giuseppe a tuo patrono: pratica ogni mercoledì una divozione in suo onore: recita sette Pater al Santo.

 

21 Aprile (inizia la Novena a Santa Caterina da Siena)

GRAZIA D'ESSERE CRISTIANI

 

1. Grazia non meritata. Medita quante nazioni, quanti popoli sono nel mondo e, in proporzione, quanto pochi sono i Cristiani. Infinito è il numero degli idolatri che si prostrano innanzi a un dio dì legno o di pietra. Noi per qua! merito, con quale diritto, fummo destinati a nascere in paese cattolico, da parenti cattolici? Che cosa mai trovò Iddio in te, in noi, di buono, da preferirci a milioni d'anime, che forse meglio di noi avrebbero corrisposto alla grazia di Dio?

 

2. Grazia grandissima. Chi non crede in Gesù Cristo, è fuori della via della salvezza. Ora, al pensare che più di un miliardo e mezzo d'anime vivono nel mondo, non cattoliche, e tu sei cattolico, non ti pare una grande fortuna? Appena battezzato, ti fu dischiuso il Cielo... Purché tu voglia seguire Gesù, sei certo di battere la via della salvezza... Tu figlio di Dio, fratello di adozione di Gesù, hai diritto all'eredità di Lui... Che grazia! A tè par un nulla l'esser cattolico? È per questo che vivi cosi male!...

 

3. Come corrispondi a tanta grazia. Il Signore nella sua bontà dispensa i talenti e le grazie a seconda degli alti ed imperscrutabili Suoi disegni : ma qual conto ne chiederà un giorno! Il servo pigro fu condannato alle tenebre, solo perché non trafficò il talento in proporzione della sua capacità. Che dire di chi disprezza o non si cura d'essere cattolico? Di chi vive da pagano? Di chi paga d'ingratitudine la grazia di Dio?

 

PRATICA. — Ringrazia il Signore di essere nato tra i cristiani : tre Pater alla Santissima Trinità.

 

 

22 Aprile

DIGNITÀ DEL CRISTIANO

 

1. Il cristiano figlio di Dio Padre. Ogni persona, creata da Dio, e da Lui dotata di ragione, da Lui conservata, è figlia di Dio. Per tutti gli uomini sorge il sole, la terra germoglia, la Provvidenza provvede; Dio è il Padre universale, e il cristiano, in particolare, per adozione diviene figlio di Dio, cui concede quanto ha di più caro; è partecipe delle carezze di Dio, ed erede dei beni, dei godimenti di Dio. Tu, cristiano, come il prodigo, non sperperi tante grazie col peccato?

 

2. Il cristiano membro di Dio Figlio. In virtù del Battesimo, ogni cristiano si unisce cosi intimamente a Gesù mediante la fede, la carità e la grazia, che San Paolo ci dice : Voi siete il corpo di Cristo e membra delle membra di Lui, Come due amici, per l'amore che li lega, non sono più due volontà, due cuori, ma quasi un cuor solo; così il cristiano con Gesù. Ma come osi gettare nel fango della impurità un membro di Cristo? Getta, dunque, il Crocifisso nel fango... Tu non osi... Ed osi degradare il tuo corpo nelle bruttezze del vizio impuro?

 

3. Il cristiano tempio dello Spirito Santo. Lo spirito, la grazia di Dio entra nel cuore del battezzato, e ne santifica ogni pensiero, ogni parola, ogni opera. Lo Spirito Santo in noi prega, ci stimola al bene, ci muove ad atti di fede, di carità e rende meritoria per il Cielo ogni azione, fatta in grazia di Dio. Iddio, dunque, abita in me; Egli è il Dio del mio cuore; come, dunque, standomi così vicino, ardisco offenderlo?

 

PRATICA. Recita gli atti di fede, speranza e carità.

 

23 Aprile

DOVERI DEL CRISTIANO

 

1. Ubbidisci a Dio Padre. L'obbedienza non è il primo dovere che stringe un figlio al padre? Non si lamentò forse tante volte Iddio, per mezzo dei profeti, del popolo suo; Io m'allevai dei figli, ed essi mi hanno disprezzato? {Is. 1, 2). Tu cristiano, figlio di Dio, amalo perché e padre, temilo perché è Dio. La trascuranza, sebbene leggera, d'un solo comandamento è disobbedienza, è disprezzo di Lui: eppure, quante ne commetti al giorno?

 

2. Vivi della vita di Gesù. Qualora un re o anche solamente un amico t'invitasse a vivere eoa lui, non ti studieresti di vivere d'accordo, di uniformarti alle sue volontà? Gesù ti ha unito a sé come membro del suo Corpo divino : non devi dunque tu vivere dello Spirito di Gesù, dell'umiltà, della pazienza sua? Non devi cercare di piacergli, perché non ti divida da sé? Gesù può gloriarsi di te come membro eletto o dovrà vergognarsi di tè come membro corrotto? Ti chiamerà, un giorno, con sé in Cielo o ti caccerà negli abissi?

 

3. Non contristare la Spirito Santo. La profanazione dei templi e dei vasi sacri è grave delitto e severamente punito da Dio. San Paolo scrive: Se alcuno profanerà il tempio di Dio, Iddio lo disperderà, perché il tempio di Dio è santo; e voi siete questo tempio (I Cor. III, 17), Si affligge lo Spirito Santo se noi non ne ascoltiamo le ispirazioni e non ne seguiamo le attrattive, anzi si estingue, se gli resistiamo e se pecchiamo gravemente. Sei santo col Battesimo : non divenire demonio!

 

PRATICA. - Implora, con tre Pater, la perseveranza nel bene.

 

 

24 Aprile

DIVISIONE DEL CUORE

 

1. Di chi è il tuo cuore? È forse del demonio, tuo nemico principale? Questo pensiero ti fa rabbrividire, e non vorresti per tè tanta sventura. Guai a chi, lasciando Iddio, elegge per padrone il nemico di Lui, Satana, Guai a chi affida il proprio cuore a tale tiranno, che dopo gl'inganni in vita, ci abbandona nella disperazione in morte. Ma guai ancora a chi permette che il demonio si insinui insensibilmente nel suo cuore col peccato, con la tiepidezza, con l'indifferenza.

 

2. È di Dio il tuo cuore? Lo dovrebbe essere perché Egli l'ha creato per sé, l'ha comperato a prezzo d'infinito amore, charitate perpetua; perché tè lo chiede intero, ne lo lascia soddisfatto fuori del possesso di Dio... Ma il tuo cuore è proprio tutto di Dio? Quanto facevano i Santi per serbarglielo puro, intemerato e tutto unito a Lui! Quanto gemevano per le piccole infedeltà! Quanti aneliti a divenire tutti di Dio! E tu che fai per il tuo Dio?

 

3. Non è diviso il tuo cuore? 1 tuoi costumi non saranno apertamente cattivi, ma nemmeno sono schiettamente buoni. La divozione non è spenta in tè, ma nemmeno è fervorosa. Ami Dio a parole, con qualche fatto; ma il mondo, i piaceri, ti sono pure cari. Vuoi contentare il tuo Signore; ma neppure scontentare gli uomini, l'amor proprio, le tue comodità... Insomma vuoi contentare due padroni. Dimentichi che è impossibile tale compromesso?

 

PRATICA. - Oggi ripeti al Signore; Voglio essere vostro, solo vostro, tutto vostro.

 

25 Aprile

L'AMORE DI S. PIETRO

 

1. Pietro, mi ami tu? Immagina di trovarti, sulle sponde del lago di Tiberiade, con Gesù e S. Pietro. Medita la bontà del Redentore che, dimenticando l'abbandono e il triplice rinnegamento di Pietro, gli conserva l'affetto di prima e la dignità di suo Vicario in terra... Che dolce conforto per i peccatori convertiti! Rimangono sempre cari a Dio... Gesù interroga: Mi ami tu? E Pietro: Sì, Signore, tu sai che io t'amo. Che bella risposta!

 

2. Pietro, mi ami più di questi? Gesù non chiedeva solo a Pietro se l'amava, ma se l'amava più degli altri; e l'Apostolo franco rispondeva: Sì, t'amo. Se Gesù interrogasse tè: Mi ami tu? Oseresti rispondere: Sì, io t'amo? lo t'amo con tante infedeltà! Io t'amo con tanta freddezza! Io t'amo, ma neppure un sacrificio so fare per te! E se soggiungesse Gesù : Mi ami più degli altri? Quanta confusione ne avresti!

 

3. Pietro, mi ami tu? Tre volte l'interrogò Gesù e tre volte S. Pietro rispose protestando il suo amore in compenso della triplice negazione di Lui nell'atrio del Pontefice; ma, fatto più cauto e più umile dalla propria caduta, dice S. Agostino, non rispose a Gesù: Io t'amo più degli altri, ma, esprimendo semplicemente l'affetto del suo cuore, disse di sé: Io t'amo. Compensi tu le infedeltà passate con altrettanto amore? Impara ad amare Dio, quanto puoi, ma con un amore umile che non ti lasci preferire te agli altri, né disprezzarli.

 

PRATICA. - Se ami Gesù, mostraglielo oggi con la santità delle opere: recita tre atti di carità.

 

26 Aprile

IL   BATTESIMO

 

1. Gesù ne è l'amore. Volle Egli stesso ricevere il Battesimo dalle mani di Giovanni Battista per esempio nostro; ma risorto, intimò agli Apostoli di battezzare nel nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, soggiungendo : Chi crederà e sarà battezzato, questi sarà salvo; chi non crederà, sarà condannato. Ringrazia Gesù che rese tanto facile la via della salute; ma occorre una fede viva e congiunta alle opere buone.

 

2. Le cerimonie del Battesimo. Immaginati di essere presso il fonte, ove ricevesti il Battesimo. Allora il demonio veniva cacciato da te, con gli esorcismi, per dar luogo a Dio; col sale della sapienza, fu santificata la tua lingua, perché parlasse santamente; con l'olio e col crisma vennero consacrati l'anima e il corpo per renderti tabernacolo santo di Dio vivo; ti fu indossata la bianca veste, perché tu fossi sempre innocente; la candela accesa della fede e della carità era simbolo di queste virtù, che ti devono adornare l'anima.

 

3. Le condizioni del Battesimo. A quante cose ti obbligano le cerimonie battesimali! Le hai tu adempiute? A una solenne condizione ti fu concesso il Battesimo ed è: di rinunziare al demonio, al mondo ed alla carne, e di seguire Gesù e ta Sua legge. Puoi dire di avere mantenuta la parola data nel Battesimo per mezzo dei padrini? A nulla gioverà, anzi varrà a maggiore condanna essere cristiano per il Battesimo, senza le opere cristiane.

 

PRATICA. - Recita il Credo; raccomandati all'Angelo Custode.

 

27 Aprile   

OBBLIGO DI SANTIFICARSI PER IL CRISTIANO

 

1. È santo di nome. S. Paolo non esita a dire santi i cristiani a cui scrive (Eph. 1). S. Pietro ripete: Voi gente santa, santo sacerdozio, popolo di Dio (I Petr. c. II). Nel linguaggio comune per cristiano non s'intende forse un uomo onesto e virtuoso, cioè un santo? E di fatto cristiano non deriva forse dal nome di Dio stesso. Gesù Cristo, il Santo dei santi? Quale vergogna essere santo di nome e peccatore di fatto!

 

2. È santo in forza della fede che professa. Vero, unico scopo del Vangelo è salvare, santificare le anime: Io sono venuto, dice Gesù, perché gli uomini abbiano la vita (.Joann. x, 19). Indi animandoci alla più alta santità; Siate perfetti, dichiara, come il vostro Padre che è nei cieli. Devi dunque essere santo; altrimenti vieni meno alla legge che professi... Eppure, chi oserebbe dire: Io sono santo?... E che cosa faccio io per divenirlo?

 

3. È un futuro santo del Paradiso. Tutte le promesse di Gesù, lo scopo del Vangelo, la virtù dei Sacramenti, le grazie ed i meriti di Gesù, applicati alle anime nostre, non tendono forse a incoronarci dell'aureola di santi in Cielo? Per i cristiani il Paradiso è come parte di eredità dovuta ad essi : haeredes Dei. Non dire dunque che è impossibile farti santo: tu sei cristiano per divenire santo. Ricordati che, se non sarai santo, non entrerai in Paradiso. O santo, o dannato!

 

PRATICA. - Proponi fermamente: voglio farmi santo; implora tale grazia da Maria con tre Salve Regina.

 

28 Aprile

TRE GENERI DI SANTITÀ

 

1. La santità straordinaria. Per ciascuno è diversa la via della santificazione. Alcune anime sono chiamate per vie mirabili e straordinarie di miracoli, di estasi, di portenti come S. Luigi Gonzaga, S. Stanislao Kostka, S. Maddalena de' Pazzi, S, Caterina da Genova. Noi benediciamo Iddio nei suoi' Santi; non invidiamoli; ammiriamoli, senza pretendere tanto per noi; piuttosto imitiamo la loro fedele corrispondenza alla grazia.

 

2. La santità comune. Sono molti i Santi che prima peccatori, dopo con la penitenza si guadagnarono il cielo. Sono molti che, nello stato in cui erano posti della Provvidenza, riuscirono santi senza miracoli, solo con l'attendere esattamente ai loro doveri : così S. Francesco di Sales e tante altre anime sante sconosciute, ma ben care a Dio. Tale genere di santità non è difficile per chi si arma di buon volere; ma tu che fai per riuscirvi? Almeno hai fatto qualche passo in questa via?

 

3. La santità nascosta. Non credere solamente santo chi tale compare in vita e quelli che veneriamo sugli altari. Quante anime belle, quante sante Terese, quanti serafini rivelerà il giudizio finale! Sono le anime disprezzate, ma pazienti; sono le anime timorose, fra tentazioni, tra sacrifici quotidiani, in lavori abbietti, tra comuni impieghi, ma capaci di santificare tutto con la fedeltà a Dio. E tu fra quali Santi sarai? Trovi tutto difficile, ma al giudizio finale quanti vedrai pari tuoi, che fecero prodigi di santità!..

 

PRATICA, - Signore, fatemi santo: tre Angele Dei.

 

29 Aprile

LE VARIE CHIAMATE DI DIO

 

1- Gli uni sono chiamati alla prima età. Medita la bella parabola del padrone della vigna, che esce a varie riprese a condurre operai nel suo podere. Questa vigna è la Chiesa di Dio o l'anima da santificare; il padrone è Dio; i coltivatori siamo noi, destinati a coltivare l'anima nostra. Iddio chiama alcuni di primo mattino, perché la loro vita è breve, o perché giungano con gli anni a grande santità. Chi non corrisponde si salverà ancora? Nella giovinezza anche tu senti o hai sentito stimoli a darti a Dio; come li hai tu assecondati?

 

2. Chiama altri a metà del giorno. Dio è tanto buono: sempre accanto a noi, non guarda molte volte ai peccati commessi, alle infedeltà di vari anni, al tempo perduto, e ama la penitenza più che il sacrifizio; chiamò la Maddalena, S. Margherita da Cortona, la Taide, S. Camillo de' Lellis, li salvò e ne fece dei santi. Ma quante volte ha chiamato anche te e sempre invano? Perché non muti subito vita? Perché stanchi Iddio?

 

3. Chiama taluni al fine della vita. Verità consolante. Dunque avessi anche dissipata tutta la vita, fossi carico di enormi peccati come il buon ladrone, non mi rimanesse più che un'ora di vita, Iddio nella sua bontà accetta ancora il pentimento, la penitenza dell'ultima ora ed ancora mi salva! Non disperiamo dunque mai; confidiamo sempre in Dio che ci cerca per salvarci, ma pensiamo che ogni ora potrebbe essere l'ultima per noi.

 

PRATICA. - Rammenta la brevità della vita : muta presto in bene.

 

30 Aprile

ASCENSIONE DI GESÙ

 

1. Mistero di distacco. Ecco Gesù sul monte Oliveto in mezzo agli Apostoli e ai discepoli; dopo aver parlato del Regno di Dio, si leva, a palmo a palmo, da terra, finché una bianca nube, velandone la divina Persona, lascia tutti estatici per meraviglia. Gesù si stacca dalla terra, perché il Cielo è la sua patria, il suo Regno. Anch'io sono forestiero, pellegrino sulla terra: perché vi sto tanto attaccato? Forse domani devo lasciarla ed io non ci penso!

 

2. Mistero di desiderio. Gesù ascende, nell'anelito di congiungersi al Padre, invitandoci a seguirlo. Qual fortuna per noi se oggi potessimo volare al Cielo! Bramo sciogliermi dalla vita ed essere con Cristo, esclamava S. Paolo. Se Gesù è il mio tesoro, la mia vita, il bene del mio cuore, se il Paradiso è il luogo della mia eterna felicità, come non desiderarlo? Perché temo la morte, se è la porta del cielo? È un guadagno, lucrum. So bene perché temo la morte: forse perché non vi sono preparato...

 

3. Mistero di speranza. Perché Gesù ascese al Cielo? Io vado a prepararvi il luogo, disse Egli. Dolce promessa; il mio seggio è lassù, disposto da Gesù stesso per me. " Io voglio, o Padre, che dove sono Io, qui ancora siano i miei discepoli, affinché sia perfetta la mia felicità ". Armiamoci di confidenza nelle contrarietà della vita, nell’imperversare delle passioni, nelle difficoltà della virtù, dicendo : Pochi anni, poche ore; poi il Paradiso è mio. Quando vi potrò giungere io?...

 

PRATICA. - Sospira al Paradiso; tre atti. di speranza.


     



[Modificato da Caterina63 09/04/2014 10:07]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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