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Nuovo ciclo di Catechesi del Papa SUI SACRAMENTI da gennaio 2014

Ultimo Aggiornamento: 02/04/2014 20:17
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12/02/2014 12:14
 
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Udienza generale. Il Papa: l'Eucaristia ci fa vedere negli altri il volto di Gesù



All'udienza generale di stamani 12 febbraio, il Papa ha proseguito la sua catechesi sull’Eucaristia. Nell’ultima catechesi aveva messo in luce che l’Eucaristia “ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero. Ora possiamo porci alcune domande in merito al rapporto tra l’Eucaristia che celebriamo e la nostra vita, come Chiesa e come singoli cristiani: come viviamo noi l’Eucaristia? Come viviamo la Messa, quando andiamo a Messa la domenica? È solo un momento di festa? E’ una tradizione consolidata che si fa? E’ un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?".

Ci sono dei segnali molto concreti – ha osservato - per capire come viviamo tutto questo. Come viviamo l’Eucaristia. Segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene… Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ci ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita. Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù?”.


Poi ha aggiunto a braccio: “Tutti noi andiamo a Messa, perché amiamo Gesù e vogliamo condividere la sua Passione e la sua Resurrezione nell’Eucaristia. Ma amiamo come Gesù vuole che amiamo quei fratelli e sorelle più bisognosi? Per esempio a Roma, in questi giorni, abbiamo visto tanti disagi sociali o per la pioggia che ha fatto tanto male a quartieri interi o per la mancanza di lavoro per questa crisi sociale di tutto il mondo… Mi domando, tutti noi domandiamoci: io che vado a Messa come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per loro, che hanno questo problema? O sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: ‘Hai visto come era vestita quella o come è vestito quello?’…. Alle volte si fa questo dopo la Messa o no? Si fa! E quello non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci per i nostri fratelli e sorelle che hanno un bisogno, una malattia, un problema. Pensiamo - ci farà bene oggi! – a questi fratelli e sorelle che hanno oggi problemi qui a Roma, problemi per la pioggia, per questa tragedia della pioggia, e problemi sociali del lavoro e chiediamo a Gesù, a questo Gesù che noi riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad aiutarli”.

“Un secondo indizio, molto importante – ha proseguito - è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare. A volte qualcuno chiede: «Perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla Santa Messa è peccatore come gli altri?». Quante volte abbiamo sentito questo. In realtà, chi celebra l’Eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo”. E a braccio ha aggiunto: “Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, ma meglio che non vada a Messa! Perché noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Gesù, partecipare alla sua redenzione, al suo perdono. Quel ‘Confesso’ che diciamo all’inizio non è un ‘pro forma’, è un vero atto di penitenza! Io sono peccatore e confesso! Così inizia la Messa. Non dobbiamo mai dimenticare che l’Ultima Cena di Gesù ha avuto luogo «nella notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11,23). In quel pane e quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia”.

“Un ultimo indizio prezioso – ha detto - ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane. Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! E’ Cristo che li attua, che è sull’altare! E Cristo è il Signore. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita: questa coerenza tra liturgia e vita”.

Il Papa così ha concluso la sua catechesi in italiano: “Il cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù riportate nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso: la vita eterna! Così sia”.

Rivolgendosi poi ai pellegrini della Repubblica Ceca, ha salutato il cardinale Dominik Duka e il cardinale Vlk - che ha definito “vecchio lottatore e difensore della fede nella Repubblica Ceca” - e i vescovi della Conferenza Episcopale Ceca in visita “ad limina”. 

Infine, ha rivolto un pensiero speciale ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli: “Venerdì prossimo – ha ricordato - celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare”.



   segue il testo integrale dell'Udienza








UDIENZA GENERALE

Piazza San Pietro
Mercoledì, 12 febbraio 2014

Video

 

Cari fratelli e sorelle, buongiorno.

Nell’ultima catechesi ho messo in luce come l’Eucaristia ci introduce nella comunione reale con Gesù e il suo mistero. Ora possiamo porci alcune domande in merito al rapporto tra l’Eucaristia che celebriamo e la nostra vita, come Chiesa e come singoli cristiani. Come viviamo l’Eucaristia? Quando andiamo a Messa la domenica, come la viviamo? È solo un momento di festa, è una tradizione consolidata, è un’occasione per ritrovarsi o per sentirsi a posto, oppure è qualcosa di più?

Ci sono dei segnali molto concreti per capire come viviamo tutto questo, come viviamo l’Eucaristia; segnali che ci dicono se noi viviamo bene l’Eucaristia o non la viviamo tanto bene.

Il primo indizio è il nostro modo di guardare e considerare gli altri. Nell’Eucaristia Cristo attua sempre nuovamente il dono di sé che ha fatto sulla Croce. Tutta la sua vita è un atto di totale condivisione di sé per amore; perciò Egli amava stare con i discepoli e con le persone che aveva modo di conoscere. Questo significava per Lui condividere i loro desideri, i loro problemi, quello che agitava la loro anima e la loro vita.
Ora noi, quando partecipiamo alla Santa Messa, ci ritroviamo con uomini e donne di ogni genere: giovani, anziani, bambini; poveri e benestanti; originari del posto e forestieri; accompagnati dai familiari e soli… Ma l’Eucaristia che celebro, mi porta a sentirli tutti, davvero come fratelli e sorelle? Fa crescere in me la capacità di gioire con chi gioisce e di piangere con chi piange? Mi spinge ad andare verso i poveri, i malati, gli emarginati? Mi aiuta a riconoscere in loro il volto di Gesù? Tutti noi andiamo a Messa perché amiamo Gesù e vogliamo condividere, nell’Eucaristia, la sua passione e la sua risurrezione. Ma amiamo, come vuole Gesù, quei fratelli e quelle sorelle più bisognosi?
Per esempio, a Roma in questi giorni abbiamo visto tanti disagi sociali o per la piaggia, che ha fatto tanti danni a quartieri interi, o per la mancanza di lavoro, conseguenza della crisi economica in tutto il mondo. Mi domando, e ognuno di noi si domandi: Io che vado a Messa, come vivo questo? Mi preoccupo di aiutare, di avvicinarmi, di pregare per coloro che hanno questo problema? Oppure sono un po’ indifferente? O forse mi preoccupo di chiacchierare: Hai visto com’è vestita quella, o come com’è vestito quello? A volte si fa questo, dopo la Messa, e non si deve fare! Dobbiamo preoccuparci dei nostri fratelli e delle nostre sorelle che hanno bisogno a causa di una malattia, di un problema. Oggi, ci farà bene pensare a questi nostri fratelli e sorelle che hanno questi problemi qui a Roma: problemi per la tragedia provocata dalla pioggia e problemi sociali e del lavoro. Chiediamo a Gesù, che riceviamo nell’Eucaristia, che ci aiuti ad aiutarli.

Un secondo indizio, molto importante, è la grazia di sentirsi perdonati e pronti a perdonare.
A volte qualcuno chiede: «Perché si dovrebbe andare in chiesa, visto che chi partecipa abitualmente alla Santa Messa è peccatore come gli altri?». Quante volte lo abbiamo sentito! In realtà, chi celebra l’Eucaristia non lo fa perché si ritiene o vuole apparire migliore degli altri, ma proprio perché si riconosce sempre bisognoso di essere accolto e rigenerato dalla misericordia di Dio, fatta carne in Gesù Cristo. Se ognuno di noi non si sente bisognoso della misericordia di Dio, non si sente peccatore, è meglio che non vada a Messa! Noi andiamo a Messa perché siamo peccatori e vogliamo ricevere il perdono di Dio, partecipare alla redenzione di Gesù, al suo perdono. Quel “Confesso” che diciamo all’inizio non è un “pro forma”, è un vero atto di penitenza! Io sono peccatore e lo confesso, così comincia la Messa! Non dobbiamo mai dimenticare che l’Ultima Cena di Gesù ha avuto luogo «nella notte in cui veniva tradito» (1 Cor 11,23). In quel pane e in quel vino che offriamo e attorno ai quali ci raduniamo si rinnova ogni volta il dono del corpo e del sangue di Cristo per la remissione dei nostri peccati. Dobbiamo andare a Messa umilmente, come peccatori e il Signore ci riconcilia.

Un ultimo indizio prezioso ci viene offerto dal rapporto tra la celebrazione eucaristica e la vita delle nostre comunità cristiane. Bisogna sempre tenere presente che l’Eucaristia non è qualcosa che facciamo noi; non è una nostra commemorazione di quello che Gesù ha detto e fatto. No. È proprio un’azione di Cristo! È Cristo che lì agisce, che è sull’altare. E’ un dono di Cristo, il quale si rende presente e ci raccoglie attorno a sé, per nutrirci della sua Parola e della sua vita. Questo significa che la missione e l’identità stessa della Chiesa sgorgano da lì, dall’Eucaristia, e lì sempre prendono forma. Una celebrazione può risultare anche impeccabile dal punto di vista esteriore, bellissima, ma se non ci conduce all’incontro con Gesù Cristo, rischia di non portare alcun nutrimento al nostro cuore e alla nostra vita. Attraverso l’Eucaristia, invece, Cristo vuole entrare nella nostra esistenza e permearla della sua grazia, così che in ogni comunità cristiana ci sia coerenza tra liturgia e vita.

Il cuore si riempie di fiducia e di speranza pensando alle parole di Gesù riportate nel Vangelo: «Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno» (Gv 6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede, di preghiera, di perdono, di penitenza, di gioia comunitaria, di preoccupazione per i bisognosi e per i bisogni di tanti fratelli e sorelle, nella certezza che il Signore compirà quello che ci ha promesso: la vita eterna. Così sia!


Saluti:

Je salue bien cordialement les pèlerins de langue française, en particulier tous les jeunes des collèges et des lycées venus de France. Je vous invite à participer chaque dimanche à l’Eucharistie afin d’y rencontrer le Christ qui donne sa vie pour nous. C’est là que nous trouvons la grâce de transformer notre vie en profondeur, et nos relations avec les autres. Bon pèlerinage à Rome.

[Saluto cordialmente i fedeli di lingua francese, in particolare tutti i giovani dei collegi e licei venuti dalla Francia. Vi invito a partecipare ogni domenica all’Eucaristia per incontrare il Cristo che dona la sua vita per noi. È lì che noi troviamo la grazia di trasformare in profondità la nostra vita e le nostre relazioni con gli altri. Buon pellegrinaggio a Roma.]

I offer an affectionate greeting to all the English-speaking pilgrims and visitors present at today’s Audience, including those from England, Denmark, Hong Kong and the United States. May Jesus Christ confirm you in faith and make you witnesses of his love and mercy to all people. God bless you all!

[Saluto cordialmente i pellegrini di lingua inglese presenti all’odierna Udienza, specialmente quelli provenienti da Inghilterra, Danimarca, Hong Kong e Stati Uniti. Gesù Cristo vi confermi nella fede e vi faccia testimoni del suo amore e della sua misericordia per tutti. Dio vi benedica tutti!]

Von Herzen begrüße ich die Pilger deutscher Sprache, besonders die Gläubigen aus der Diözese Gurk-Klagenfurt und die Gruppe der Theologischen Fakultät der Universität Freiburg in der Schweiz. Liebe Freunde, leben wir die Eucharistie mit Glauben und im Gebet in der Gewissheit, dass der Herr das vollenden wird, was er verheißen hat. Ich wünsche euch einen schönen und anregenden Aufenthalt in Rom.

[Saluto con affetto i pellegrini di lingua tedesca, in particolare i fedeli provenienti dalla Diocesi di Gurk-Klagenfurt e il gruppo della Facoltà Teologica dell’Università di Friburgo in Svizzera. Carissimi, viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso. Vi auguro un soggiorno bello e arricchente a Roma.]

Saludo a los peregrinos de lengua española, en particular a los miembros de la Hermandad matriz de Nuestra Señora del Rocío, acompañados por el Obispo de Huelva, así como a los demás grupos provenientes de España, México, Argentina y otros países latinoamericanos. Invito a todos a vivir la Eucaristía con espíritu de fe y de oración, sabiendo que quien come el Cuerpo de Cristo y bebe su Sangre tendrá la vida eterna. Muchas gracias.

Queridos peregrinos de língua portuguesa, de coração lhes desejo as boas-vindas, com votos, para quantos participam da Eucaristia nos domingos, de a viverem com espírito de fé e de oração, sabendo que quem come a carne de Jesus tem a vida eterna e será ressuscitado por Ele no último dia. Sobre vós e sobre vossas comunidades, desça a benção do Senhor.

[Cari pellegrini di lingua portoghese, rivolgo un cordiale benvenuto a tutti. Auguro a quanti partecipano all’Eucaristia dominicale di viverla con spirito di fede e di preghiera, sapendo che chi mangia la carne di Gesù ha la vita eterna e sarà da Lui risuscitato nell’ultimo giorno. Su di voi e sulle vostre comunità scenda la benedizione del Signore.]

أُرحّبُ بالحجّاجِ الناطقينَ باللغةِ العربية، وخاصةً بالقادمينَ منالشرق الأوسط. لنَسمَح للمَسيحِ الحاضِرِ في سرِّ الافخارستيا بأَن يُحوِّلَنا ويَقودَنا لِنَخرُجَ منذَواتِنا فلا نخشى أَن نُعطيَ ونَتَشارَك ونُحِبّ!

[Rivolgo un cordiale benvenuto ai pellegrini di lingua araba, in particolare a quelli provenienti dal Medio Oriente. Lasciamo che Cristo, presente nell’Eucaristia, ci trasformi e ci guidi a uscire da noi stessi e a non aver paura di donare, condividere e amare.]

Drodzy polscy pielgrzymi! Serce napełnia się ufnością i nadzieją, gdy pomyślimy o zapewnieniu Jezusa: „Kto spożywa moje Ciało i pije moją Krew, ma życie wieczne, a Ja go wskrzeszę w dniu ostatecznym” (6,54). Przeżywajmy Eucharystię w duchu wiary i modlitwy, z pewnością, że Pan dokona tego, co obiecał. Niech Jego błogosławieństwo stale wam towarzyszy.

[Cari pellegrini polacchi, il nostro cuore si riempie di fiducia e di speranza quando pensiamo all’affermazione di Gesù: “Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno” (Gv 6,54). Viviamo l’Eucaristia con spirito di fede e di preghiera, nella certezza che il Signore compirà quello che ha promesso. La sua benedizione vi accompagni sempre!]

Do il benvenuto ai pellegrini della Repubblica Ceca. Sono lieto di accogliere il Cardinal Dominik Duka e il Cardinale Vlk, vecchio lottatore e difensore della fede nella Repubblica Ceca, e i Vescovi della Conferenza Episcopale Ceca in visita ad limina Apostolorum. Cari fratelli, portate il mio saluto ai vostri sacerdoti, ai religiosi e alle religiose e ai fedeli laici. Assicuro la mia preghiera per voi e per coloro che il Signore ha affidato alla vostra cura. Pregate anche per me. Mentre benedico le Corone per il Palladio della Terra Boema, di cuore imparto a voi e alla Chiesa ceca la Benedizione Apostolica.

* * *

Rivolgo un cordiale benvenuto ai fedeli di lingua italiana. Saluto i gruppi parrocchiali e le numerose associazioni, in particolare i fedeli di Volpiano, i soci della APLETI di Bari e i dipendenti della Maiorana di Roma. Saluto inoltre gli studenti presenti, specialmente quelli dell’Istituto Milani di Caivano e la Scuola Fusco di Angri; i membri delle Autorità italiane di vigilanza e i militari della Scuola Sottoufficiali di Viterbo. Ringrazio tutti per la vostra presenza e auspico che questo incontro susciti in ciascuno rinnovati propositi di testimonianza cristiana nella famiglia e nella società.

Un pensiero speciale rivolgo ai giovani, agli ammalati e agli sposi novelli. Venerdì prossimo celebreremo la festa dei Santi Cirillo e Metodio, evangelizzatori dei popoli slavi e patroni d’Europa. La loro testimonianza aiuti voi, cari giovani, a diventare in ogni ambiente discepoli missionari; incoraggi voi, cari ammalati, ad offrire le vostre sofferenze per la conversione dei peccatori; sia di esempio per voi, cari sposi novelli, a fare del Vangelo la regola fondamentale della vostra vita familiare.

 











[Modificato da Caterina63 12/02/2014 14:12]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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