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Gli interventi del cardinale Muller

Ultimo Aggiornamento: 19/03/2018 20:16
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06/04/2015 12:39
 
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  FOCUSdi Lorenzo Bertocchi




 

«Il matrimonio è stato instaurato da Dio ed è stato trasformato da Gesù Cristo in sacramento. Noi non possiamo, né vogliamo cambiare questo. Noi vogliamo aiutare le persone in difficoltà, ma dobbiamo farlo in una maniera che sia conforme alla nostra fede». Lo ha detto il cardinale Ludwig Muller in una intervista alla tv francese KTO.

«Tutta la Chiesa è una rivoluzione, nel senso che Nostro Signore ha riposizionato tutto a un altro livello». Lo ha detto il cardinale Ludwig Muller, prefetto della congregazione della Dottrina della Fede, in una lunga intervista concessa al canale televisivo francese KTO (clicca qui per il video dell'intervista). Tra i vari argomenti sembra che il cardinale abbia voluto sottolineare sopratutto la necessità di non interpretare la Chiesa secondo categorie di stampo politico. «Dio ha fondato la Chiesa, e la Chiesa ha il grande dovere di riunire gli uomini. Dobbiamo superare le polarizzazioni».

Infatti, rispondendo a una domanda sulla presunta “rivoluzione” di Papa Francesco, ha tenuto a specificare che quella della Chiesa «non è una rivoluzione nel senso di un combattimento di una classe contro l'altra. La divisione della società in destra e sinistra, conservatori e progressisti, tutto questo deve essere superato. Papa Francesco ripete che bisogna ogni giorno ricominciare a livello della persona di Cristo».

Anche il tema della Chiesa povera per i poveri, secondo Muller, deve essere affrontato facendo attenzione a non cadere in trabocchetti ideologici. Il Papa pone attenzione ai poveri perchè lo ha “sperimentato”, viene da un contesto geografico che ha vissuto, e vive, una situazione di diffusa povertà e difficoltà sociale. «Naturalmente - ha detto Muller - noi abbiamo bisogno dei beni della Chiesa per compiere la missione, ma il Papa invita a domandarci qual è la nostra profonda attitudine. Noi non siamo soltanto dei principi della Chiesa, dei cardinali, dei vescovi, dei preti, non siamo qui per diventare noi stessi ricchi, ma per aiutare e servire. Questa è la ragione per cui la Chiesa deve essere povera con Cristo».

Dopo circa 15 minuti di domande e risposte l'argomento è scivolato inevitabilmente sui temi del Sinodo della famiglia. Anche in questo caso il cardinale ha fatto notare che «in un mondo fortemente politicizzato c'è il pericolo che le questioni teologiche e pastorali siano presentate solo a livello politico, invece, di luoghi dell'amore di Dio per gli uomini. L'amore di Dio non divide, ma unisce sempre».

Le risposte sui temi del Sinodo non hanno mancato di essere molto chiare, però, come ha più volte sottolineato, non dobbiamo catalogarle come prese di posizione di parte, o, peggio, come chiusure per evitare un dibattito. Al contrario «non è possibile opporre la teologia alla pastorale. La pastorale è il cammino della relazione, tutti i giorni più profonda, con Cristo Gesù. E Gesù, così come noi crediamo, è una persona, la Verità e la Vita. Così c'è la dottrina e la pastorale, allo stesso tempo».

Per quanto riguarda la famiglia e il matrimonio, ha detto, «noi ci troviamo a vivere dopo 200 anni di secolarizzazione generale». L'amore, la sessualità e la famiglia vengono ormai interpretati in maniera esclusivamente “funzionale”. «Noi diciamo, invece, che il matrimonio è un sacramento, un modo per vivere nella grazia di Dio e nella relazione con Dio». «Per gli effetti del sacramento del matrimonio noi partecipiamo alla vita di grazia dell'unità intima e intensa tra Cristo e la Chiesa. (…) Noi non possiamo, né vogliamo, cambiare tutto questo, semplicemente perché il matrimonio è stato instaurato da Dio ed è stato trasformato da Gesù Cristo in sacramento». 

Gli interventi del prefetto della Dottrina della Fede, che negli ultimi tempi si stanno intensificando, ribadiscono alcuni concetti molto precisi. «Molte persone, ha detto, incontrano delle difficoltà nel contesto del loro matrimonio e nella loro famiglia. Come Chiesa di Cristo noi vogliamo aiutare queste persone, ma dobbiamo farlo in una maniera che sia conforme alla nostra fede. Non possiamo fare sconti sui contenuti della nostra fede, quello che possiamo fare è soltanto considerare queste situazioni da un punto di vista umano. Noi vogliamo aiutarli, ma dobbiamo dire chiaramente che il matrimonio, se è concluso tra due cristiani, non è più un soggetto da dibattere, ma come ha detto Gesù dura per sempre, fino alla morte. È dono totale».

Incalzato dall'intervistatore sul tema dei divorziati risposati e l'accesso all'eucaristia, Muller dice che «la Chiesa e il magistero hanno già dato una risposta, non si tratta di una convinzione personale, ma dell'oggettività e della natura propria di un sacramento donato e ricevuto. Se qualcuno si è risposato civilmente non si tratta evidentemente di un matrimonio sacramentale, così il matrimonio sacramentalmente ricevuto continua a perdurare. È questo il punto».  In questo caso, quindi l'accesso all'Eucaristia, attraverso il sacramento della riconciliazione, presuppone che «il matrimonio sacramentalmente concluso sia recuperato molto concretamente nella vita quotidiana, oppure che la seconda relazione non sia vissuta in maniera coniugale nell'esercizio della sessualità».

Certo, aggiunge, vi sono alcune prassi della Chiesa che possono essere approfondite e rivalutate, come ad esempio quella di «accelerare le procedure di dichiarazione di nullità del matrimonio». Un problema che papa Benedetto XVI aveva già sollevato, insieme a quello più delicato riferito a quale «tipo di fede, nel senso di confessione della fede, è richiesta perché un matrimonio possa considerarsi valido nel senso della sacramentalità di questo atto». Su questi argomenti il cardinale prefetto non ha soluzioni facili, ma dice che «occorre ben riflettere» per far fronte a questo frutto della secolarizzazione e trovare risposte.

A proposito del ruolo della Congregazione della Dottrina della Fede ha voluto ricordare che «la nostra missione principale è sostenere i vescovi» nella promozione e difesa della fede cattolica, ma anche quella di «riformulare la fede in modo che il mondo di oggi possa accoglierla e percepirla come un indicatore nel cammino della vita. Nel nostro mondo secolarizzato, ha concluso, la verità resta la verità. Come qualcosa di intoccabile, dono di Dio per aiutare tutti gli uomini. (…) Gesù Cristo è il senso profondo della nostra vita».

 





CARDINAL MÜLLER: CI SARÀ SEMPRE UNA CONGREGAZIONE PER LA DOTTRINA DELLA FEDE.


A seguito delle recenti informazioni, sempre attraverso stampa [qui], c'era da aspettarsi un seguito.
Traduciamo ora le dichiarazioni rese dal Cardinale Gerhard Ludwig Müller al Welt am Sonntag riprese by Benoit et moi.


Berlino (kath.net/KNA). Il Cardinale di curia Gerhard Ludwig Müller non ha, secondo lui, alcuna grossa divergenza con Papa Francesco. «Il papa naturalmente conosce anche lui le leggende mediatiche che non cessano di pretendere che non siamo d'accordo», ha detto il prefetto della Congregazione vaticana per la dottrina della fede al Welt am Sonntag
«Questa immagine che ci presenta come avversari naturalmente fornisce ai giornalisti materiale inesauribile», dice il Vescovo Müller. «Ma il papa non le prende sul serio e, di conseguenza, nemmeno io».
 
«Che Francesco ignori sistematicamente le indicazioni della CDF per continuare la sua strada, è inesatto», sottolinea il cardinale Müller. «L'ho personalmente interrogato sull'argomento». La CDF ha «nel quadro delle competenze che le sono conferite dal magistero pontificio», ha detto il cardinale. «Non ha alcun senso voler mettere il papa contro la Curia romana».
 
Il prefetto della CDF non ha alcuna preoccupazione sulla sopravvivenza del servizio curiale che dirige. «In un modo o nell'altro», ci sarà sempre in Vaticano, nonostante tutte le possibili riforme, Congregazione per la Dottrina della Fede, «perché il Magistero del Papa rappresenta la sua missione, la più importante per la Chiesa universale», ha detto il cardinale Müller al Welt am Sonntag
 
Il cardinale afferma di non aver alcun timore che un giorno uno dei suoi successori possa vedere le cose diversamente. «Anche fra 500 anni si dirà ancora che il mondo deve la sua esistenza alla volontà creatrice di Dio. Ed è l'espressione del suo amore e bontà ». Sulla «via della salvezza», la Chiesa non può sbagliarsi, in quanto ha l'assistenza dello Spirito Santo e la promessa della sua grazia. «Chi non riconosce questo è portato sempre a sospettare dietro l'azione della Chiesa, una nascosta volontà di potere o una mancanza di lungimiranza».
 
Allo stesso tempo, il cardinale Müller ammette che molti eventi nella Chiesa rivelano ogni sorta di «dialettica umana». A ciò si aggiunge che «la nostra congregazione non è istituita da Dio». Questo vale solo per i vescovi e il papa. «Ma il papa esercita il primato, chiedendo la collaborazione Collegio Cardinalizio, in particolare anche sotto la forma delle congregazioni cardinalizie della curia romana». 
 
La CDF è la più antica e, per le questioni dogmatiche, la più alta autorità vaticana. Fondata nel 1542 sotto il pontificato di Paolo III come «Congregazione dell'Inquisizione romana e universale», dopo la Riforma, ha dovuto salvaguardare l'integrità della fede cattolica, indagare sugli errori dottrinali e, se necessario, sanzionarli. Nel 1908, la Congregazione dell'Inquisizione è diventata il «Sant'Uffizio». 


Il Papa del Concilio, Paolo VI, le ha dato il nome attuale nel 1965 e ha precisato che la Congregazione non deve solo difendere la dottrina e la morale della Chiesa contro gli errori, ma anche promuoverla, approfondirla e stimolarla attraverso studi positivi. Nel suo centro è la sezione per le questioni dottrinali, che esamina le pubblicazioni teologiche in termini di compatibilità con la dottrina cattolica. Il Cardinale Müller è capo della congregazione dal 2012. 
 
Accanto a molte lettere positive, il capo della più antica congregazione vaticana riceve anche comunicazioni cariche di odio, soprattutto dalla Germania. Da ciò che egli dichiara su Welt am Sonntag, uno dei messaggi dice: «Siete ancora nel Medioevo». Oppure: «Siete peggiori di Hitler» e cose del genere. 
 
In simili casi, il cardinale non invia una risposta. Questo è inutile. «L'odio rende incapaci di dialogo». Alla domanda di sapere se avesse due facce, dal momento che alcuni lo considerano un uomo caloroso e altri per un «Grande Inquisitore arrogante e glaciale», il cardinale Müller risponde: «Io non so se ho due facce. Ci sono persone che hanno imparato a conoscermi personalmente che dicono una cosa e altri un'altra».



 

[Modificato da Caterina63 15/04/2015 19:44]
Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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