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Ultimo Aggiornamento: 14/10/2017 16:18
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14/10/2017 16:18
 
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[L'uguaglianza formale può far ammettere la democrazia solo come legittima forma di governo]

[23] Dunque il Sillon, che insegna tali dottrine e le mette in pratica nella sua vita interna, semina fra la vostra gioventù cattolica nozioni erronee e funeste sull'autorità, sulla libertà e sull'ubbidienza. Non diversamente accade per la giustizia e l'uguaglianza. Dice di lavorare alla realizzazione di un'era di uguaglianza, che perciò stesso sarebbe un'era di migliore giustizia. Quindi, per esso, ogni disuguaglianza di condizione costituisce un'ingiustizia, o, almeno, una giustizia minore! Si tratta di un principio assolutamente contrario alla natura delle cose, generatore di invidia e d'ingiustizia e sovvertitore di ogni ordine sociale. Così solamente la democrazia inaugurerà il regno della giustizia perfetta! Non si tratta di un torto fatto alle altre forme di governo, che vengono in tal modo svilite la livello di governo di ripiego impotenti? D'altra parte il Sillon contrasta anche su questo punto con l'insegnamento di Leone XIII. Avrebbe potuto leggere, nella già citata Enciclica sul Principato politico che, "fatta salva la giustizia, non è proibito ai popoli darsi il governo che meglio risponde al loro carattere o alle istituzioni e ai costumi che hanno ricevuto dai loro antenati(8); e l'Enciclica fa riferimento alla ben nota triplice forma di governo. Quindi suppone che la giustizia sia compatibile con ciascuna di esse. E l'Enciclica sulla condizione degli operai, non afferma chiaramente la possibilità di restaurare la giustizia nelle attuali organizzazioni della società, dal momento che ne indica i mezzi? Orbene, Leone XIII intendeva indubbiamente parlare non di una giustizia qualsiasi, ma della giustizia perfetta. Perciò, insegnando che la giustizia è compatibile con le tre note forme di governo, insegnava che, da questo punto di vista, la Democrazia non gode di un privilegio speciale. I membri del Sillon, che pretendono il contrario, o rifiutano di ascoltare la Chiesa, oppure si formano un concetto della giustizia e dell'uguaglianza, che non è cattolico.

[Fraternità solo con rapporto all'amore cristiano]

[24] Lo stesso accade per la nozione di fraternità, di cui stabiliscono la base nell'amore degli interessi comuni, oppure, al di la di tutte le filosofie e di tutte le religioni, nella semplice nozione di umanità, comprendendo così nello stesso amore e in un'eguale tolleranza tutti gli uomini con tutte le loro miserie, tanto intellettuali e morali quanto fisiche e temporali. Orbene, la dottrina cattolica ci insegna che il primo dovere della carità non consiste nella tolleranza delle convinzioni erronee, per quanto sincere esse siano, né nella indifferenza teorica o pratica per l'errore o per il vizio in cui vediamo immersi i nostri fratelli, ma nello zelo per il loro miglioramento intellettuale e morale, non meno che per il loro benessere materiale. Questa stessa dottrina cattolica ci insegna pure che la sorgente dell'amore per il prossimo si trova nell'amore di Dio, padre comune e comune fine di tutta l'umana famiglia, e nell'amore di Gesù Cristo, di cui siamo le membra al punto che consolare un infelice equivale a far bene a Gesù Cristo stesso. Ogni altro amore è illusione o sentimento sterile e passeggero. Certamente, l'esperienza umana sta a provare, nelle società pagane o laiche di tutti i tempi, che in certi momenti la considerazione dei comuni interessi o della naturale somiglianza è di scarsissimo peso di fronte alle passioni e agli affetti disordinati del cuore. No, Venerabili Fratelli, non vi è vera fraternità al di fuori della carità cristiana, che per amore di Dio e del suo Figlio Gesù Cristo, nostro Salvatore, abbraccia tutti gli uomini per confortarli tutti e tutti condurre alla stessa fede e alla stessa felicità celeste. Separando la fraternità della carità cristiana intesa in tal modo, la Democrazia, lungi dall'essere un progresso, costituirebbe un disastroso regresso per la civiltà. Infatti, se si vuol arrivare, e noi lo desideriamo con tutta l'anima nostra, alla maggior quantità di benessere possibile per la società e per ciascuno dei suoi membri, per mezzo della fraternità, oppure, come ancora si dice, per mezzo della solidarietà universale, sono necessarie l'unione degli spiriti nella verità, l'unione delle volontà nella morale, l'unione dei cuori nell'amore di Dio e di suo Figlio, Gesù Cristo. Orbene, questa unione è realizzabile soltanto per mezzo della carità cattolica, la quale solamente, di conseguenza, può condurre i popoli sul cammino del progresso, verso l'ideale della civiltà.

[La dignità umana può essere concepita solo come una libertà nel quadro di una morale]

[25] Infine il Sillon pone, alla base di tutte le falsificazioni delle nozioni sociali fondamentali, un'idea falsa della dignità umana. A suo avviso, l'uomo sarà veramente uomo, degno di questo nome, soltanto a partire dal giorno in cui avrà acquisito una coscienza illuminata, forte, indipendente, autonoma, che può fare a meno di un padrone, che ubbidisce solo a sé stessa ed è capace di assumere e di portare senza cedere le più gravi responsabilità. Ecco i paroloni con cui si esalta il sentimento dell'orgoglio umano; come un sogno che trascina l'uomo, senza luce, senza guida e senza soccorso, sulla via dell'illusione, dove, aspettando il gran giorno della piena coscienza, sarà divorato dall'errore e dalle passioni. E questo gran giorno, quando verrà? A meno di cambiare la natura umana (il che non rientra nel potere del Sillon), verrà mai? E i Santi, che hanno portato la dignità umana al suo apogeo, avevano tale dignità? E gli umili della terra, che non possono salire tanto in alto e si accontentano di tracciare modestamente il loro solco nel ruolo che la Provvidenza ha loro assegnato, compiendo con energia i loro doveri nell'umiltà, nell'ubbidienza e nella pazienza cristiana, non sarebbero degni del nome di uomini, proprio loro che il Signore sottrarrà un giorno alla loro condizione oscura, per insediarli nel cielo fra i principi del suo popolo?

[II. Presa di posizione sulla prassi del membri del Sillon]

[26] Interrompiamo qui le nostre riflessioni sugli errori del Sillon. Non abbiamo la pretesa di esaurire l'argomento, perché vi sarebbe ancora da attirare la vostra attenzione su altri punti, ugualmente falsi e pericolosi, per esempio sul modo di comprendere il potere coercitivo della Chiesa. Adesso è importante vedere l'influenza di questi errori sulla condotta pratica del Sillon e sulla sua azione sociale.

[Cameratismo senza autorità]

[27] Le dottrine del Sillon non restano nel campo dell'astrazione filosofica. Vengono insegnate alla gioventù cattolica, e, ancor di più, si prova a viverle. Il Sillon si considera il nucleo della città futura; perciò la rispecchia il più fedelmente possibile. Infatti, nel Sillon non vi è gerarchia. L'élite che lo dirige si è staccata dalla massa in modo selettivo, ossia imponendosi per la sua autorità morale e per le sue virtù. Vi si entra liberamente, come liberamente se ne esce. Gli studi vi si fanno senza maestro, al massimo con un consigliere. I circoli di studio sono autentiche cooperative intellettuali, nelle quali ciascuno è insieme maestro e alunno. Fra i membri regna il cameratismo più assoluto, che mette in totale contatto le loro anime; ne deriva l'anima comune del Sillon. E' stato definito "un'amicizia". Anche il sacerdote, quando vi entra, abbassa l'eminente dignità del suo sacerdozio e, con una stranissima inversione dei ruoli, si fa alunno, si mete al livello dei suoi giovani amici ed è solamente un compagno.

[28] In queste abitudini democratiche e nelle teorie sulla città ideale che le ispirano, riconoscerete, Venerabili Fratelli, la causa segreta delle mancanze disciplinari, che avete dovuto tanto spesso rimproverare al Sillon. Non è sorprendente che non troviate nei capi e nei loro compagni formati in questo modo, anche se seminaristi o sacerdoti, il rispetto, la docilità e l'ubbidienza dovuti alle vostre persone e alla vostra autorità; che avvertiate da parte loro una sorda opposizione, e che abbiate il dispiacere di vederli sottrarsi completamente, oppure, costretti all'ubbidienza, dedicarsi con disgusto a opere estranee al Sillon. Voi siete il passato; essi sono i pionieri della civiltà futura. Voi rappresentate la gerarchia, le disuguaglianze sociali, l'autorità e l'ubbidienza: istituzioni invecchiate, di fronte alle quali le loro anime, conquistate da un altro ideale, non si possono più piegare. Su questo stato d'animo abbiamo la testimonianza di fatti dolorosi, capaci di strappare le lacrime; e non possiamo, nonostante la nostra longanimità, sottrarci a un giusto sentimento d'indignazione. Davvero! S'ispira alla vostra gioventù cattolica la sfiducia verso la Chiesa, che ne è madre; si insegna ad essa che, dopo diciannove secoli, non è ancora riuscita a costruire nel mondo la civiltà sulle sue vere basi; che non ha capito le nozioni sociali dell'autorità, della libertà, dell'uguaglianza, della fraternità e della dignità umana; che i grandi vescovi e i grandi monarchi, che hanno creato e tanto gloriosamente governato la Francia, non hanno saputo dare al loro popolo né la vera giustizia, né la vera felicità, perché non possedevano l'ideale del Sillon!

[29] Il soffio della Rivoluzione è passato su ciò, e possiamo concludere che, se le dottrine sociali del Sillon sono erronee, il suo spirito è pericoloso e funesta la sua educazione.

[La falsa connessione fra cattolicesimo e democrazia]

[30] Ma allora, che cosa dobbiamo pensare della sua azione nella Chiesa, di esso, il cui cattolicesimo è tanto puntiglioso che, quasi quasi, a meno di abbracciare la sua causa, si sarebbe ai suoi occhi un nemico interno del cattolicesimo e non si capirebbe niente del Vangelo e di Gesù Cristo? Crediamo opportuno insistere su questo problema, perché proprio il suo ardore cattolico ha ottenuto al Sillon, fino a questi ultimi tempi, incoraggiamenti preziosi e illustri sostegni. Ebbene, di fronte alle parole e ai fatti, siamo costretti a dire che il Sillon, tanto nella sua azione quanto nella sua dottrina, non soddisfa la Chiesa.

[31] In primo luogo, il suo cattolicesimo si accorda soltanto con la forma del governo democratico, che giudica essere la più favorevole alla Chiesa, e, per così dire, confondersi con essa; perciò assoggetta la sua religione a un partito politico. Non siamo tenuti a dimostrare che l'avvento della democrazia universale non riguarda l'azione della Chiesa nel mondo; abbiamo già ricordato che la Chiesa ha sempre lasciato alle nazioni il compito di darsi il governo che ritengono più vantaggioso per i loro interessi. Ciò che vogliamo affermare ancora una volta dopo il nostro predecessore, è che vi è errore e pericolo nell'asservire per principio il cattolicesimo a una forma di governo; errore e pericolo che sono molto più grandi quando si fa la sintesi della religione con un genere di democrazia le cui dottrine sono erronee. E' proprio il caso del Sillon; che, di fatto, e per una forma politica speciale, compromettendo la Chiesa, divide i cattolici, strappa la gioventù e anche sacerdoti e seminaristi all'azione semplicemente cattolica, e disperde, in pura perdita, le forze vive di una parte della nazione.

[Cosmopolitismo neutrale sul piano culturale e politico]

[32] Osservate poi, Venerabili Fratelli, una stupefacente contraddizione. Proprio perché la religione deve dominare su tutti i partiti, invocando questo principio il Sillonsi esime dal difendere la Chiesa attaccata. Certamente la Chiesa non è scesa nell'arena politica; la vi si è trascinata per mutilarla e per spogliarla. Il dovere di ogni cattolico non è dunque di usare le armi politiche che ha in mano per difenderla, e anche per forzare la politica e restare nel suo ambito e a occuparsi della Chiesa soltanto per renderle quanto le è dovuto? Ebbene, si ha spesso il dolore di vedere, di fronte alla Chiesa in tal modo violenta, i membri del Sillon incrociare le braccia, a meno che non trovino il loro interesse nel difenderla; li si vede enunciare o sostenere un programma che in nessun punto, né ad alcun grado, rivela il cattolico. Il che non impedisce che gli stessi uomini, in piena lotta politica, sotto il colpo di una provocazione, dichiarino pubblicamente la loro fede. Quindi non resta altro da dire che vi sono due uomini in ogni membro del Sillon: l'individuo, che è cattolico; il membro del Sillon, l'uomo di azione, che è neutrale.

[33] Vi fu un tempo in cui il Sillon, in quanto tale, era formalmente cattolico. Relativamente alla forza morale, ne conosceva soltanto una, la forza cattolica, e andava proclamando che la democrazia sarebbe stata cattolica oppure non sarebbe stata. Venne un momento in cui cambiò parere. Lasciò a ciascuno la sua religione o la sua filosofia. Smise pure di qualificarsi cattolico e, alla formula: "la democrazia sarà cattolica", sostituì quell'altra: "la democrazia non sarà anticattolica", non più d'altronde che antiebraica o antibuddista. Fu l'epoca del più grande Sillon. Si chiamarono alla costruzione della città futura tutti gli operai di tutte le religioni e di tutte le sette. Si chiese loro unicamente di abbracciare lo stesso ideale sociale, di rispettare tutte le credenze e di portare un certo sostegno di forze morali. Certo, si proclamava, "i capi del Sillon mettono la loro fede religiosa al di sopra di tutto. Ma possono togliere agli altri il diritto di attingere la loro energia morale là dove possono? Al contrario, essi vogliono che gli altri rispettino il loro diritto di attingerla nella fede cattolica. Essi chiedono dunque a tutti quanti vogliono trasformare la società attuale nel senso della democrazia i non respingersi reciprocamente a causa delle convinzioni filosofiche o religiose che possono separarli, ma di camminare mano nella mano, non rinunciando alle loro convinzioni, ma cercando di fare sul terreno delle realtà pratiche la prova dell'eccellenza delle loro convinzioni personali. Forse su questo terreno dell'emulazione fra anime legate a differenti convinzioni religiose o filosofiche potrà realizzarsi l'unione(9). E nello stesso tempo si dichiarò (come lo si poteva realizzare?) che il piccolo Sillon cattolico sarebbe stato l'anima gemella del grande Sillon cosmopolita.

[34] Di recente è scomparso il nome più grande Sillon, ed è comparsa una nuova organizzazione, senza modificare, anzi tutt'altro, lo spirito e la sostanza delle cose "per mettere ordine nel lavoro e per organizzare le diverse forze operative. Il Sillon resta sempre un'anima, uno spirito, che si mescolerà ai gruppi e ispirerà la loro attività". E tutti i raggruppamenti nuovi, divenuti apparentemente autonomi: cattolici, protestanti, liberi pensatori, sono pregati di mettersi all'opera. "I compagni cattolici lavoreranno fra loro in un'organizzazione speciale per istruirsi ed educarsi. I democratici protestanti e liberi pensatori faranno altrettanto da parte loro. Tutti, cattolici, protestanti e liberi pensatori avranno a cuore di armare la gioventù non per una lotta fratricida, ma per una generosa emulazione sul terreno delle virtù sociali e civiche(10).

[35] Queste dichiarazioni e questa nuova organizzazione dell'azione del Sillon richiedono riflessioni assai gravi.

[36] Ecco, fondata da cattolici, un'associazione interconfessionale, per lavorare alla riforma della civiltà, opera in primo luogo religiosa: infatti non esiste vera civiltà senza civiltà morale, e nessuna civiltà morale senza la vera religione: è una verità dimostrata, si tratta di un fatto storico.

E i nuovi membri del Sillon non potranno addurre a pretesto che lavoreranno soltanto "sul terreno delle realtà pratiche" dove non ha importanza la diversità delle credenze. Il loro capo sente tanto bene l'influenza delle convinzioni dello spirito sul risultato dell'azione, che li invita, a qualsiasi religione essi appartengano, a "dare, sul terreno delle realtà pratiche, la prova dell'eccellenza delle loro convinzioni personali". E a ragione, perché le realizzazioni pratiche rivestono il carattere delle convinzioni religiose, come le membra di un corpo, fino alle ultime estremità, ricevono la forma dal principio vitale che lo anima.

[Organizzazioni che riuniranno tutte le religioni sulla base di una religione universale?]

[37] Detto questo, che cosa bisogna pensare della promiscuità in cui si troveranno coinvolti i giovani cattolici con eterodossi e con non credenti di ogni genere, in un'opera di questa natura? Per loro, non è mille volte più pericolosa di un'associazione neutrale? Che cosa dobbiamo pensare di questo appello a tutti gli eterodossi e a tutti i non credenti a provare l'eccellenza delle loro convinzioni sul terreno sociale, in uno speciale concorso apologetico, come se questo concorso non durasse da diciannove secoli, in condizioni meno pericolose per l fede dei fedeli e del tutto onorevoli per la Chiesa cattolica? Che cosa dobbiamo pensare di questo rispetto per tutti gli errori e della strana esortazione, fatta da un cattolico a tutti i dissidenti, a fortificare le loro convinzioni con lo studio e a farne sorgenti sempre più abbondanti di forze nuove? Che cosa dobbiamo pensare di un'associazione in cui tutte le religioni e perfino il "libero pensiero" possono manifestarsi apertamente, a loro piacimento? Infatti, i membri del Sillon che nelle conferenze pubbliche e altrove proclamano con fierezza la loro fede individuale, non hanno certamente intenzione di chiudere la bocca agli altri e d'impedire al protestante di affermare il suo protestantesimo e allo scettico il suo scetticismo. Infine, che cosa pensare di un cattolico che, entrando nel suo circolo di studio, lascia il suo cattolicesimo fuori dalla porta, per non spaventare i suoi compagni che "sognando un'azione sociale disinteressata, si rifiutano di farla servire al trionfo di interessi, di faziosità oppure di convinzioni, qualunque esse siano"? Tale è la professione di fede del nuovo comitato democratico di azione sociale, che ha ereditato la maggior parte del ruolo dell'organizzazione precedente, e che, esso stesso dice, "rompendo l'equivoco costruito intorno al più grande Sillon, tanto negli ambienti reazionari che negli ambienti anticlericali", è aperto a tutti gli uomini "rispettosi delle forze morali e religiose e convinti che non è possibile alcuna autentica emancipazione sociale senza il fermento di un generoso idealismo".

[38] Si, ahimé!, l'equivoco è rotto; l'azione sociale del Sillon non è più cattolica; il membro del Sillon, in quanto tale, non lavora per una fazione, e "la Chiesa - afferma - non saprebbe a nessun titolo beneficiare delle simpatie che la sua azione potrebbe suscitare". Insinuazione davvero strana! Si teme che la Chiesa approfitti dell'azione sociale del Sillon con uno scopo egoistico e interessato, come se tutto quanto favorisce la Chiesa non favorisse l'umanità! Strano capovolgimento delle idee: la beneficiaria dell'azione sociale sarebbe la Chiesa, come se i più grandi economisti non avessero riconosciuto e dimostrato che l'azione sociale, per essere seria e feconda, deve beneficiare della Chiesa. Ma sono ancor più strane, nello stesso tempo spaventose e rattristante, l'audacia e la leggerezza di spirito di uomini che si dicono cattolici, che sognano di rifare la società in simili condizioni e di stabilire sulla terra, al di sopra della Chiesa cattolica, "il regno della giustizia e dell'amore", con operai venuti da ogni parte, di tutte le religioni oppure senza religione, con o senza credenze, purché dimentichino quanto li divide, le loro convinzioni religiose e filosofiche, e mettano in comune quanto li unisce, un generosi idealismo e forze morali prese "dove possono". Quando si pensa a tutto quanto è necessario in forze, in scienza, in virtù soprannaturali per istituire la città cristiana, e alle sofferenze di milioni di martiri, e alle illuminazioni dei Padri e dei Dottori della Chiesa, e alla dedizione di tutti gli eroi della carità, e a una potente gerarchia nata dal Cielo, e ai fiumi di grazia divina, e il tutto edificato, collegato, compenetrato dalla Vita e dallo Spirito di Gesù Cristo, la Sapienza di Dio, il Verbo fatto uomo; quando si pensa, diciamo, a tutto questo, si è spaventati nel vedere nuovi apostoli intestardirsi a fare di meglio mettendo in comune un vago idealismo e virtù civiche. Che cosa produrranno? Che cosa sta per uscire da questa collaborazione? Una costruzione puramente verbale e chimerica, in cui si vedranno luccicare alla rinfusa e in una confusione seducente le parole di libertà, di giustizia, di fraternità e di amore, di uguaglianza e di umana esaltazione, il tutto basato su una dignità umana male intesa. Si tratterà di un'agitazione tumultuosa, sterile per il fine proposto e che avvantaggerà gli agitatori di masse meno utopisti. Sì, davvero si può dire che il Sillon scorta il socialismo, con l'occhio fisso su una chimera.

[39] Temiamo che vi sia ancora di peggio. Il risultato di questa promiscuità nel lavoro, il beneficiario di quest'azione sociale cosmopolitica, può essere soltanto una democrazia che non sarà né cattolica, né protestante, né ebraica; una religione (siccome il movimento del Sillon, i capi l'anno detto, è una religione) più universale della Chiesa cattolica, che riunirà tutti gli uomini divenuti finalmente fratelli e compagni, nel "regno di Dio". - "Non si lavora per la Chiesa: si lavora per l'umanità".

[40] E ora, pervasi dalla più viva tristezza, ci domandiamo, Venerabili Fratelli, che cos'è diventato il cattolicesimo del Sillon. Ahimé!, esso che, in altri tempidava tanto belle speranze, una tale fiume limpido e impetuoso è stato captato, nel suo corso, dai moderni nemici della Chiesa e d'ora innanzi forma solo un misero affluente del grande movimento di apostasia , organizzato, in tutti i paesi, per l'instaurazione di una Chiesa universale, che non avrà né dogmi, né gerarchia, né regole per lo spirito, né freno per le passioni, e che, con il pretesto della libertà e della dignità umana, ristabilirebbe nel mondo, qualora potesse trionfare, il regno legale dell'astuzia e della forza, e l'oppressione dei deboli, di quelli che soffrono e che lavorano.

[III. Giudizio complessivo ed esortazioni]

[Illuminismo e spirito della Rivoluzione]

[41] Conosciamo fin troppo le cupe officine, in cui si elaborano queste dottrine deleterie, che non dovrebbero sedurre spiriti chiaroveggenti. I capi del Sillon non hanno potuto difendersene; l'esaltazione dei loro sentimenti, la cieca bontà del loro cuore, il loro misticismo filosofico, mescolato con una componente illuministica, li hanno trascinati verso un nuovo vangelo, nel quale hanno creduto di vedere il vero Vangelo del Salvatore, al punto che osano trattare Nostro Signore gesù Cristo con una familiarità assolutamente irrispettosa e che, poiché il loro ideale è imparentato con quello della Rivoluzione, non temono di fare collegamenti blasfemi fra il Vangelo e la Rivoluzione, che non hanno la scusa di essere sfuggiti a qualche tumultuosa improvvisazione.

[Vangelo e società idealizzata]

[42] Vogliamo attirare la vostra attenzione, Venerabili Fratelli, su questa deformazione del Vangelo e del carattere sacro di Nostro Signore Gesù Cristo, Dio e Uomo, praticata nel Sillon e altrove. In altri ambienti è di moda, quando si tocca la questione sociale, mettere anzitutto da parte la Divinità di Gesù Cristo, e poi parlare soltanto della sua sovrana mansuetudine, della sua compassione per tutte le miserie umane, delle sue pressanti esortazioni all'amore del prossimo e alla fraternità. Certo, Gesù ci ha amati di un amore immenso, infinito, ed è venuto sulla terra a soffrire e a morire affinché, riuniti attorno a Lui nella giustizia e nell'amore, animati dai medesimi sentimenti di carità reciproca, tutti gli uomini vivano nella pace e nella felicità. Ma, per la realizzazione di questa felicità temporale ed eterna, Egli ha posto, con un'autorità sovrana, la condizione che si faccia parte del suo gregge, che si accetti la sua dottrina, che si pratichi la virtù e che ci si lasci ammaestrare e guidare da Pietro e dai suoi successori. Inoltre, se Gesù è stato buono con gli smarriti e con i peccatori, non ha rispettato le loro convinzioni erronee, per quanto sincere sembrassero; li ha tutti amati per istruirli, per convertirli e per salvarli. Se ha chiamato a Sé, per consolarli, quanti piangono e soffrono, non è stato per predicare loro l'invidia di un'uguaglianza chimerica. Se ha sollevato gli umili, non è stato per ispirare loro il sentimento di una dignità indipendente e ribelle all'ubbidienza. Se il suo Cuore traboccava di mansuetudine per le anime di buona volontà, ha saputo ugualmente armarsi di una santa indignazione contro i profanatori della casa di Dio, contro i miserabili che scandalizzano i piccoli, contro le autorità che opprimono il popolo sotto il carico di pesanti fardelli, senza muovere un dito per sollevarli. Egli è stato tanto forte quanto dolce; ha rimproverato, minacciato, castigato, sapendo e insegnandoci che spesso il timore è l'inizio della saggezza e che a volte conviene tagliare un membro per salvare il corpo. Infine, non ha annunciato per la società futura il regno di una felicità ideale, da cui sarebbe bandita la sofferenza; ma, con le sue lezioni e i suoi esempi, ha tracciato il cammino della felicità possibile sulla terra e della felicità perfetta in Cielo: la via regale della Croce. Sono insegnamenti che si avrebbe torto ad applicare soltanto alla vita individuale in vista della salvezza eterna; sono insegnamenti eminentemente sociali e ci mostrano in Nostro Signore Gesù Cristo una realtà ben diversa da un umanitarismo senza consistenza e senz'autorità.

[Il fondamento per la soluzione della questione sociale: l'adempimento dei doveri sociali e la giusta organizzazione della società secondo prospettive realistiche]

[43] Da parte vostra, Venerabili Fratelli, continuate attivamente l'opera del Salvatore degli uomini, con l'imitazione della sua dolcezza e della sua forza. Siate attenti a tutte le miserie; nessun dolore sfugga alla vostra sollecitudine pastorale, nessun lamento vi trovi indifferenti. Ma predicate anche coraggiosamente i loro doveri ai grandi e ai piccoli; spetta a voi formare la coscienza del popolo e dei pubblici poteri. La questione sociale sarà decisamente prossima alla soluzione quando gli uni e gli altri, meno esigenti sui loro reciproci diritti, compiranno più precisamente i loro doveri.

[44] Inoltre, come nel conflitto degli interessi, e soprattutto nella lotta con forze disoneste, la virtù di un uomo, la sua stessa santità non è sempre sufficiente per garantirgli il pane quotidiano, e i meccanismi sociali dovrebbero essere organizzati in modo tale che, con la loro attività naturale, paralizzino gli sforzi dei cattivi e rendano accessibile a ogni buona volontà la sua parte legittima di felicità temporale, desideriamo vivamente che prendiate una parte attiva nell'organizzazione della società a questo fine. Per questo scopo poi, mentre i vostri sacerdoti si dedicheranno con ardore al lavoro della santificazione delle anime, della difesa della Chiesa, e alle opere di carità propriamente dette, voi ne sceglierete alcuni, attivi e di spirito prudente, dotati della qualifica di dottore in filosofia e in teologia, e che possiedano perfettamente la storia della civiltà antica e moderna, e li applicherete agli studi meno elevati e più pratici della scienza sociale, per metterli, a tempo opportuno, alla testa delle vostre opere di azione cattolica. Tuttavia questi sacerdoti non si facciano deviare, nel dedalo delle opinioni contemporanee, dal miraggio di una falsa democrazia; non prendano a prestito della retorica dei peggiori nemici della Chiesa e del popolo un linguaggio enfatico, pieno di promesse tanto sonore quanto irrealizzabili. Abbiamo la convinzione che la questione sociale e la scienza sociale non sono nate ieri; che in ogni tempo la Chiesa e lo Stato, felicemente concertati, hanno suscitato a questo scopo organizzazioni feconde; che la Chiesa, che non ha mai tradito la felicità del popolo con alleanze compromissorie, non deve distaccarsi dal passato e che le basta riprendere con la collaborazione dei veri operai della restaurazione sociale, gli organismi infranti dalla Rivoluzione e adattarli, nel medesimo spirito cristiano che li ha ispirati, al nuovo ambiente creato dall'evoluzione materiale della società contemporanea: infatti i veri amici del popolo non sono né rivoluzionari, né novatori, ma tradizionalisti.

[45] A quest'opera sommamente degna del vostro zelo pastorale, desideriamo che la gioventù del Sillon, liberata dai suoi errori, lungi dal porvi ostacolo, vi apporti, nell'ordine e nella sottomissione convenienti un concorso leale ed efficace.

[Orientamenti per i membri del movimento del Sillon]

[46] Rivolgendoci dunque ai capi del Sillon con la fiducia di un Padre che parla ai suoi figli, chiediamo loro per il loro bene, per il bene della Chiesa e della Francia, di cedervi il loro posto. Certamente ci rendiamo conto della portata del sacrificio che sollecitiamo da loro, ma li sappiamo anche sufficientemente generosi da compierlo, e, anticipatamente, in nome del Nostro Signore Gesù Cristo, di cui siamo l'indegno rappresentante, per questo li benediciamo. Quanto ai membri del Sillon, vogliamo che si organizzino per diocesi allo scopo di lavorare, sotto la direzione dei rispettivi vescovi, alla rigenerazione cristiana e cattolica del popolo, contemporaneamente al miglioramento della sua condizione. Per il momento, questi gruppi diocesani saranno indipendenti gli uni dagli altri; e allo scopo di sottolineare che hanno rotto con gli errori del passato, prenderanno il nome di Sillon cattolici e ciascuno dei loro membri aggiungerà alla sua qualifica di "membro del Sillon" lo stesso aggettivo di cattolico. Resta indiscusso che ogni membro del Sillon cattolico conserverà la libertà di mantenere d'altra parte le sue preferenze politiche, epurate di tutto quanto no sia completamente conforme, in questa materia, alla dottrina della Chiesa. Se tuttavia, Venerabili Fratelli, dei gruppi rifiutassero di sottomettersi a queste condizioni, dovreste considerarvi, per questo, in stato di rifiuto di sottomettersi alla vostra direzione; e, allora, vi sarebbe da esaminare se essi si limitano alla politica o all'economia pura, o se perseverano nei loro vecchi sbandamenti. Nel primo caso, è chiaro che non dovreste occuparvene più che dei comuni fedeli; nel secondo, dovreste agire di conseguenza, con prudenza, ma con fermezza. I sacerdoti dovranno mantenersi completamente al di fuori dei gruppi dissidenti e si limiteranno a fornire il soccorso del santo ministero individualmente ai loro membri, applicando loro al tribunale della Penitenza le regole comuni della morale relativamente alla dottrina e alla condotta. Quanto ai gruppi cattolici, i sacerdoti e i seminaristi, pur favorendoli e assecondandoli, si asterranno dall'aderirvi come membri, perché è giusto che la milizia sacerdotale resti al di sopra delle associazioni laiche, anche le più utili e animate dallo spirito migliore.

[Conclusione]

[47] Tali sono le misure pratiche, con le quali abbiamo creduto necessario sanzionare questa lettera sul Sillon e sui suoi aderenti. Voglia il Signore, e noi lo preghiamo dal fondo dell'anima, far comprendere a questi uomini e a questi giovani le gravi ragioni che l'hanno dettata, dia loro la docilità del cuore, e il coraggio di provare, di fronte alla Chiesa, la sincerità del loro fervore cattolico; e ispiri a voi, Venerabili Fratelli, per loro, che ormai sono vostri, i sentimenti di un affetto assolutamente paterno.

[48] In questa speranza, e per ottenere questi tanto desiderabili risultati, vi accordiamo di tutto cuore, come al vostro clero e al vostro popolo, la Benedizione Apostolica.

Dato a Roma, presso San Pietro, il 25 agosto 1910, nell'anno ottavo del Nostro Pontificato

Note:

(1) "[.] dispares tueatur ordines, sane proprios bene constitutae civitatis; eam denum humano convictui velit formam atque indolem esse, qualem Deus auctor indidit" (Leone XIII Enciclica Graves de communi [del 18-1-1901, in ASS, vol. XXXIII, p.387])

(2) "Hinc imperium penes plebem in civitate velint esse, ut, sublatis ordinum gradibus aequatisque civibus, ad bonorum etiam inter eos aequalitatem sit gressus" (ibidem): "Per questo vogliono che il potere nella città sia in mano al popolo, affinché, soppresse le classi sociali e livellati i cittadini, si apra fra loro la via anche all'uguaglianza dei beni"

(3) "Instaurare tutte le cose in Cristo" (Ef. 1, 10); l'espressione paolina fu assunta da Papa san Pio X come divisa del suo pontificato.

(4) "Immo recentiores perplures, eorum vestigiis ingredientes qui sibi superiore saculo philosophorum nomen inscripserunt, omnem inquiunt potestatem a populo sibi mandatam, et hac quidem lege, ut populi ipsius voluntate, a quo mandata est, revocari possit. Ab his vero dissentium catholici homines, qui jus imperandi a deo repetunt velut a naturali necessarioque principio" (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, del 29-6-1881, in ASS, vol. XIV, p.4)

(5) Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907

(6) "Interest autem attendere hoc loco, eos, qui reipublicae praefuturi sint, posse in quibusdam causis voluntate iudicioque deligi multitudinis, non adversante neque repugnante doctrina catholica. Quo sane delectu designatur princeps, non conferuntur iura principatus: neque mandatur imperium, sed statuitur a quo sit gerendum" (Leone XIII, Enciclica Diuturnun illud, cit., pp.4-5)

(7) Mt. 22,21

(8) "Quamobrem, salva iustitia, non prohibentur populi illud sibi genus comparare reipublicae, quod aut ipsorum ingenio, aut maiorum istitutis moribusque magis apte conveniat" (Leone XIII, Enciclica Diuturnum illud, cit., pp. 5)

(9) Marc Sangnier, Discorso di Rouen, 1907

(10) Marc Sangnier, Parigi, maggio 1910



Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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