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CLERICALI FALSI E ANTICLERICALI VERI

Ultimo Aggiornamento: 15/04/2014 08:55
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15/04/2014 08:55
 
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  così Benedetto XVI nell'Anno Sacerdotale, Veglia di Preghiera 10.6.2010:


 Sappiamo che il clericalismo è una tentazione dei sacerdoti in tutti i secoli, anche oggi; tanto più importante è trovare il modo vero di vivere l’Eucaristia, che non è una chiusura al mondo, ma proprio l’apertura ai bisogni del mondo.
Dobbiamo tenere presente che nell’Eucaristia si realizza questo grande dramma di Dio che esce da se stesso, lascia – come dice la Lettera ai Filippesi – la sua propria gloria, esce e scende fino ad essere uno di noi e scende fino alla morte sulla Croce (cfr Fil 2).
L’avventura dell’amore di Dio, che lascia, abbandona se stesso per essere con noi - e questo diventa presente nell’Eucaristia; il grande atto, la grande avventura dell’amore di Dio è l’umiltà di Dio che si dona a noi.
In questo senso l’Eucaristia è da considerare come l’entrare in questo cammino di Dio. Sant’Agostino dice, nel De Civitate Dei, libro X: “Hoc est sacrificium Christianorum: multi unum corpus in Christo”, cioè: sacrificio dei cristiani è l’essere uniti dall’amore di Cristo nell’unità dell’unico corpo di Cristo. Il sacrificio consiste proprio nell’uscire da noi, nel lasciarsi attirare nella comunione dell’unico pane, dell’unico Corpo, e così entrare nella grande avventura dell’amore di Dio.

Così dobbiamo celebrare, vivere, meditare sempre l’Eucaristia, come questa scuola della liberazione dal mio “io”: entrare nell’unico pane, che è pane di tutti, che ci unisce nell’unico Corpo di Cristo. E quindi, l’Eucaristia è, di per sé, un atto di amore, ci obbliga a questa realtà dell’amore per gli altri: che il sacrificio di Cristo è la comunione di tutti nel suo Corpo.
E quindi, in questo modo dobbiamo imparare l’Eucaristia, che poi è proprio il contrario del clericalismo, della chiusura in se stessi.

 In questo senso, direi: vivere l’Eucaristia nel suo senso originario, nella sua vera profondità, è una scuola di vita, è la più sicura protezione contro ogni tentazione di clericalismo.






... e così Giovanni Paolo II  ai Rappresentanti del laicato in visita in Brasile il 17 ottobre 1991

È un fatto evidente che un’interferenza diretta da parte di ecclesiastici o religiosi nella prassi politica, o l’eventuale pretesa di imporre, in nome della Chiesa, una linea unica nelle questioni che Dio ha lasciato al libero dibattito degli uomini, costituirebbe un inaccettabile clericalismo. Ma è anche ovvio che incorrerebbero in un’altra forma non meno pregiudiziale di clericalismo quei fedeli laici che, nelle questioni temporali, pretendessero di agire, senza alcuna ragione o titolo, in nome della Chiesa, come suoi portavoce, o sotto la protezione della gerarchia ecclesiastica.

Abbiate il coraggio di assumervi la vostra libertà personale responsabile e di intervenire attivamente nella vita politica, economica e sociale, animati dallo spirito di Cristo, secondo quel criterio morale che già indicava la Costituzione Gaudium et spes: “come cittadini guidati dalla loro coscienza cristiana” (Gaudium et Spes, n. 76).

È certamente dovere e funzione dei Pastori della Chiesa aiutare a formare tale coscienza con i principi del Vangelo e la dottrina del magistero. Tuttavia, nell’ambito dell’immensa varietà di opzioni che si offrono alla coscienza cristiana ben formata, siete voi che dovete definire le vostre posizioni, fare le vostre scelte - che nessuno ha il diritto di limitare, e impegnarvi, individualmente o insieme ad altri cittadini che condividono i vostri stessi ideali, a promuovere un’azione vasta e profonda volta al corretto ordinamento delle realtà temporali.

Che altro posso dirvi, figli carissimi? Affinché questo splendido panorama della vocazione dei laici sia una realtà, occorre una sollecitudine, una condizione prioritaria: la vostra santità personale.

Questa è la supplica che rivolgo anche a Dio al termine del nostro incontro: che la Terra della Santa Croce diventi una terra di santi! Che diventi un terreno fertile in cui la santità cristiana fiorisca e fruttifichi nella vita di molti fedeli laici. 







Fraternamente CaterinaLD

"Siamo mendicanti e chiediamo agli altri anche le loro idee, come la staffetta della posta che riceve il documento dalle mani di uno e poi corre per darlo ad un altro. Faccio una timida parafrasi delle parole di chi ci ha preceduto nel cammino della fede, per annunciarle ad altri."
(fr. Carlos Alfonso Azpiroz Costa OP
Maestro dell’Ordine)
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